Caterina, Lettere 95

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A certi giovani fiorentini figliuoli adottivi di don Giovanni da le Celle.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame dolce de la carità sì e per sì-fatto modo che né demonio né creatura ve ne possa mai separare.

Questo è quello dolce legame che legò Dio ne l'uomo e l'uomo in Dio quando la natura divina si unì con la natura umana; e questo fu quello amore ineffabile che donò l'essere a l'uomo, traendolo Dio di sé medesimo quando el creò alla imagine e similitudine sua (Gn 1,26). E perché l'anima è fatta per puro amore, l'amore acorda le potenzie dell'anima nostra e lega insieme queste tre potenzie.

La volontà muove lo intelletto a vedere, volendo amare alcuna cosa; e sentendo lo intelletto che la volontà vuole amare, se ella è volontà ragionevole lo intelletto si pone per obiecto l'amore ineffabile del Padre etterno - che ci à donato el Verbo del Figliuolo suo -, e l'obedienzia e la umilità del Figliuolo, el quale sostenne con mansuetudine pene, ingiurie, strazii, scherni e villanie, le quali à tutte portate con grandissimo amore. E così a quello che l'occhio dell'intelletto à veduto, la volontà con amore ineffabile va dietro, e come mano forte ripone el tesoro - che egli trae di questo amore - ne la memoria; e così diventa grato e cognoscente al suo Creatore de le grazie e doni che si vede avere ricevuti da lui. E ciò che egli à, vede di grazia avere in sé, e non per sé medesimo; perciò che noi siamo quelli che non siamo, e però siamo operatori di quella cosa che non è, cioè del peccato.

Oh quanto è orribile morte la colpa che ci tolle la vita! E questo vedendo l'anima, nel modo detto, si veste d'amore e di perfetta umilità: la carità truova e gusta ne la bontà di Dio, vedendola in sé medesimo participare con molti doni e grazie, e' quali à ricevuti e riceve continuamente. Del cognoscimento di sé e del peccato - che truova per la legge perversa che à in sé, che à ribellato e ribella al suo Creatore - sì concepe uno odio e uno dispiacimento verso questa sensualità; e ne l'odio truova una pazienzia, la quale pazienzia el fa forte a sostenere pene, scherni, villanie, fame, sete, freddo, caldo, tentazioni e molestie dal demonio; e schifa e fugge il mondo con tutti i diletti suoi. E nascene una vena d'umilità, la quale è baglia e nutrice de la carità; e però porta con tanta pazienzia, perché la carità, amore ineffabile, à trovata la baglia sua, cioè l'umilità.

E il servo, cioè l'odio di sé, che per amore la serve con perfetta pazienzia, esso fa vendetta e giustizia de' nemici de la divina carità. E' nemici suoi sono questi: amore proprio, el quale per propria utilità ama sé, e ciò che egli ama, ama per sé e non per Dio; diletti, piacimenti, stati, onori e ricchezze. E che vendetta è questa? è una vendetta di tanta dolcezza che lingua non è sufficiente a dirlo, perciò che da l'amore proprio, che dà morte, viene all'amore divino che gli dà vita; da la tenebre e odio e dispiacimento de la virtù viene a la luce e all'amore delle virtù, in tanto che elegge inanzi la morte, che volere lassare la virtù.

Anco si dà a tenere tutti quelli modi e quelle vie per le quali vede che possa venire a virtù, e a conservare la virtù in sé.

E perché i diletti sensitivi e la dilicatezza del corpo, e la conversazione de' gattivi e perversi secolari vede che gli sono nocive, però le fugge con tutto 'l cuore e con tutto l'affetto. Del corpo fa il contrario e fanne vendetta, macerandolo con la penetenzia, col digiuno, vigilie, orazioni e discipline; e singularmente quando vedesse averne bisogno, cioè quando la carne volesse ribellare allo spirito. La volontà vendica con la morte: però che l'uccide sottomettendola a' comandamenti di Dio e a' consigli che Cristo, unigenito Figliuolo di Dio, ci lassò; e con essi comandamenti e consigli si veste dell'etterna volontà sua dolce e navica in questo mare tempestoso, virilmente e realmente seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Or questo è quello dolce legame, nel quale io voglio che siate legati. O dolce e soave legame, el quale leghi l'anima col suo Creatore, tu legasti Dio ne l'uomo, come detto è, e l'uomo in Dio, quando tu, Padre etterno, ci donasti il Verbo del Figliuolo tuo, e unisti la natura divina con la natura umana. O figliuoli carissimi, questo fu quello legame dell'amore che tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in croce - ché se l'amore non l'avesse tenuto, non erano sufficienti i chiovi né la croce a poterlo tenere -: l'amore che Cristo ebbe a l'onore del Padre e a la salute nostra, e l'odio e 'l dispiacimento che egli ebbe del peccato; l'odio insieme con l'amore fece vendetta de le nostre iniquità, e punille con pene e tormenti sopra il corpo suo. Adunque l'anima, che è legata con Cristo crocifisso, el seguita facendo vendetta - per onore di Dio e salute sua e del prossimo - de la parte sensitiva, cacciando i nemici dell'anima sua (de' vizii dico, e de la disobedienzia che egli à avuta contra 'l suo Creatore disobediendo a' comandamenti suoi); e mettevi dentro e riceve gli amici.

Gli amici sono le vere e reali virtù, fatte in amore e in perfetta carità. E perché uno de' principali amici che abbi l'anima è la vera obedienzia, ché tanto è umile quanto obediente, obedisce a' comandamenti santi di Dio. Ma l'anima che molto s'innamora di questa obedienzia, che è uno annegare e uccidere la sua volontà, distendesi anco più oltre, perciò che ella vuole osservare l'obedienzia de' consigli di Cristo, pigliando in ordine il giogo della santa obedienzia; e non è dubbio, figliuoli miei, che ella è cosa più sicura e più provata. E perché noi vediamo i relegiosi infermi, non essendo osservatori dell'ordine, non di meno l'ordine non inferma mai, però che è fondato e fatto da lo Spirito santo.

Unde, se sentite che Dio vi chiami all'obedienzia, rispondeteli: e se vi venisse in pensiero di non contentarvi per gli ordini che sono così venuti meno, e perché per poco amore v'à di molti traversi, io rispondo a questo pensiero che molti monasterii ci sono che al tutto ogni gattiva barba n'è uscita fuore; unde, avendo voi volontà de la religione, sarebbe molto bene e onore di Dio che voi v'andaste, essendovi uno buono capo. E fra gli altri monasterii, vi so dire di quello di santo Antimo, el quale, come don Giovanni vi dirà, à uno abbate, che è specchio d'umilità e di povertà e d'unità: perciò che egli non vuole essere il maggiore, ma il più minimo. Dio per la sua infinita bontà ne dispensi quello che debba essere più suo onore, e il meglio di voi.

Legatevi, legatevi insieme, figliuoli miei, caritativamente; l'uno sopporti e comporti e' difetti dell'altro; a ciò che siate legati, e none sciolti, in Cristo dolce Gesù. Amatevi, amatevi insieme: ché voi sapete che questo è il segno che Cristo benedetto lassò a' discepoli suoi, dicendo che ad altro non sono cognosciuti i figliuoli di Dio, se none all'unità dell'amore che l'uomo à col prossimo suo in perfettissima carità (Jn 13,35). Ò avuta grandissima consolazione de le buone novelle dell'unità che io ò udito che avete insieme. Crescete e non vollete il capo adietro (Lc 9,62); sì che io possa dire con santo Paulo, quando disse a' discepoli suoi, che essi erano el suo gaudio, la sua letizia e la sua corona (Ph 4,1 1Th 2,19-20).

Unde io vi prego che adoperiate sì, che io el possa dire io. Altro non dico. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, e legatevi insieme col legame dell'amore.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



96

A Piero Canigiani da Fiorenze (patri meo secundum carnem).

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre e figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vero e perfettissimo amore, acciò che siate vestito del vestimento nuziale della carità; senza il quale vestimento non potremo intrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati, ma saremmo scacciati, e sbanditi della vita durabile con grandissima vergogna (Mt 22,11-13).

Oh quanta confusione sarà a quell'anima che nell'ultima estremità della morte, quando ella è per intrare nelle nozze della patria sua, ella per sua colpa se ne truovi isbandita, trovandosi terminata la vita sua senza questo dolce e grazioso vestimento! Confusione truova nel cospetto di Dio, nell'aspetto degli angeli e degli uomini, e nella coscienzia sua - la quale è uno vermine che sempre rode -, e nella visione delle dimonia, de' quali si fece servo, servendo a loro, al mondo e alla propria sensualità. Quello è il merito che egli ne riceve: confusione e rimproverio, con molto supplicio e tormento, dando le dimonia a lui quello che ànno per sé. Questo perché gli adiviene? Perché andava al convito senza el vestimento nuziale. Chi ne l'avea privato? L'amore proprio di sé medesimo: però che colui che ama sé d'amore sensitivo non può amare Dio né el prossimo né sé d'amore ragionevole, perché l'uno amore è contrario all'altro, in tanto che niuna conformità ànno insieme.

O carissimo padre, raguardate quanto egli è differente l'uno da l'altro, e quanto è penoso l'amore sensitivo, e quanto è dilettevole l'amore divino! La differenzia è questa: che colui che à posto l'affetto suo nel mondo ama e cerca tutte quelle cose nelle quali si possa dilettare sensitivamente. Egli cerca gli onori, stati e ricchezze del mondo; dove il vero servo di Dio - che n'à levato l'amore, trattone l'affetto e 'l cuor suo, e postolo solamente nel suo Creatore - gli fugge come veleno, reputandosi a gloria d'essere privato de' suoi stati, ricchezze, diletti e piaceri, e di ricevere grandi persecuzioni e rimproverii dal mondo e da' suoi seguaci: ogni cosa porta con vera e santa pazienzia, perché gli à conculcati co' piedi dell'affetto suo. è fatto signore del mondo - perché pienamente l'à lassato, non a mezzo, ma in tutto; e se non el lassa attualemente, almeno col santo e vero desiderio, apprezzando il mondo per quello che vale, e non più, e spregiando la propria fragilità, tenendola per serva, e la ragione per donna -; dove l'amatore di sé medesimo si fa Dio di sé e del mondo co' suoi piaceri: cioè, che quello tempo che egli debbe spendere in servizio del suo Creatore, egli lo spende in cose vane e transitorie, e nel corpo suo fragile che oggi è e domane non è, perché è cibo di vermini e cibo di morte, ed è uno sacco pieno di sterco. Egli ama la superbia, e Dio l'umilità; egli è impaziente, e Dio ama la pazienzia; egli à el cuore stretto - che non vi cape Dio né 'l prossimo per amore -, ed egli è largo e liberale.

E però i servi di Dio, seguitatori della divina carità, che in verità amano la dottrina di Cristo crocifisso, si dispongono a dare la vita per onore di Dio e in salute del prossimo; dove el misero uomo servo del mondo il rode co' denti della invidia e de l'odio: con ira e dispiacere divora le carni sue, con appetito di vendetta l'onore e lo stato suo, increscendogli del suo bene. Egli si diletta nel loto della immundizia; e 'l servo di Dio ne l'odore della continenzia, eziandio essendo nello stato legittimo del matrimonio, s'ingegna di conservare, per amore della virtù, sentendo l'odore della continenzia. In tutte quante le cose troviamo che l'uno è contrario all'altro; e però non possono stare insieme, ma l'uno caccia l'altro. Unde vediamo che quando l'uomo si vòlle a cognoscere la miseria sua, e la poca fermezza constanzia e stabilità del mondo, subito l'odia, e con l'odio caccia l'amore. E perché senza amore non può vivere, subitamente ama quello che col lume de l'intelletto à veduto e cognosciuto nell'affetto della divina carità, trovando in sé la grande bontà di Dio, e la fermezza e stabilità che riceve da lui, vedendosi ricreato a grazia nel sangue de l'umile e immaculato Agnello: el quale per amore à lavata col proprio sangue la faccia dell'anima sua. Vedendosi tanto amare, non può fare che non ami. E però ci è molto neccessario el lume per cognoscere l'amore che Dio ci à, e le grazie e doni che riceviamo continuamente da lui.

Questo amore fa l'uomo grato e cognoscente verso Dio e verso il prossimo suo, sì come l'amore proprio fa l'uomo ingrato e scognoscente, ché quasi retribuisce al suo proprio sapere e virtù quello che egli à. Chi mostra che così sia? la ingratitudine sua. E la ingratitudine chi mostra? le colpe che tutto dì egli commette; sì come la gratitudine dimostra che l'anima retribuisce solo a Dio ciò che à - eccetto il peccato, che non è -, e la virtù dimostra la gratitudine. Bene è adunque vero che in ogni cosa sono differenti. Dico che il servo del mondo, amatore di sé, porta grandissime e intollerabili fadighe, perché, come dice santo Agustino: «Signore tu ài permesso che l'uomo che disordinatamente ama, sia incomportabile a sé medesimo». Questi porta la croce del dimonio, però che, se egli acquista i diletti, egli gli acquista con pena; se egli gli à, gli tiene con fadiga, per timore di non perdergli; e se gli perde, egli n'è crociato con grandissima impazienzia; e se non gli può avere, pena à, perché gli vorrebbe. Tanto è cieco che perde la libertà sua, facendosi servo e schiavo del peccato, e del mondo con le sue delizie, e della propria fragilità.

Queste sono pene generali, ma quante sono le particolari? Tutto dì il vediamo, le fadighe che portano gli uomini in servizio del dimonio. Oimé, per acquistare l'inferno essi non curano la morte corporale, né rifiutano veruna fadiga; e io (misera me!), per Dio, e per acquistare virtù, non sostenni mai una piccola cosa. L'ombra mia m'à fatto paura. Veramente io confesso che i figliuoli della tenebre fanno vergogna e confusione a' figliuoli della luce, perché vanno con più sollicitudine e con più essercizio e con maggiore fadiga allo 'nferno, che i figliuoli della luce a vita eterna. Si che la fadiga è grande, e l'amaritudine è assai, che dà questo perverso e miserabile amore.

Ma il vero e perfettissimo amore è di tanto diletto, dolcezza e suavità, che niuna amaritudine gli può tòllere la dolcezza sua; né la tribolazione il può conturbare, ma molto maggiormente fortifica la mente, perché l'accosta più al suo Creatore; e in lui gusta la dolcezza della sua carità, tenendo con fede viva che ciò che Dio gli dà e permette, il fa per suo bene e per sua santificazione. Chi gliel'à mostrato? Il sangue di Cristo, nel quale vide col lume della fede che se egli avesse voluto altro che il nostro bene, non ci avarebbe dato sì-fatto ricompratore quanto è il Verbo del suo Figliuolo; e il Figliuolo non avrebbe data la vita la quale diede con tanto fuoco d'amore, fabricando le nostre iniquità sopra al corpo suo. Egli riempie l'anima di fortezza e di lunga perseveranzia, non voltando mai il capo adietro a mirare l'arato (Lc 9,62); egli non si scandalizza né in sé né nel prossimo suo, ma con benivolenzia e carità fraterna porta e sopporta i suoi difetti. Non à pena per privazione di stato; né, se egli l'à, il possiede con pena; e se egli non l'à, nol cerca, né à fadiga per non averlo, perché l'affetto suo è ordinato e dirizzato secondo la voluntà di Dio, nella quale à annegata e uccisa la voluntà sua propria, la quale voluntà dà pena e fadiga mentre che è viva. Questo amore taglia la persona dal mondo, e uniscelo in Dio per affetto d'amore; ordina la memoria a ritenere i benefizii suoi; allumina l'occhio de l'intelletto a cognoscere la verità nella dottrina di Cristo crocifisso; e dirizza l'affetto ad amarla con tutto il cuore e con ansietato e grande desiderio. Ordina ancora gli stormenti del corpo, cioè che tutti i suoi essercizii corporali e spirituali sono drizzati e ordinati ne l'onore di Dio e in amore della virtù.

Allora si truova in verità avere risposto a Dio, che l'à invitato alle nozze di vita eterna dal principio della sua creazione infino all'ultimo, e, come grata, s'à messo il vestimento nuziale dell'affetto della carità.

Perché? perché si spogliò de l'amore sensitivo, odiandolo; e amò Dio e sé d'amore ragionevole: e però si trovò vestita di carità, ché in altro modo non poteva né sarebbe giunta al termine suo. Considerando io che non ci è altra via, dissi che io desiderava di vedervi fondato in vero e perfettissimo amore; e così voglio che facciate questo punto del tempo che Dio v'à serbato: che ora di nuovo cominciate a spogliarvi di voi e vestirvi di Cristo crocifisso (Ep 4,22-24 Rm 12,14). Lassate oggimai i morti sepellire a' morti (Mt 8,22); e voi seguitate lui con ogni verità. Lassate oggimai gli affanni del mondo, e rimanga la fadiga in cui ella debbe essere; e voi furate il tempo ne' santi essercizii con le vere e reali virtù. E non dite «quando io mi sarò un poco ricolto io il farò»: non è da fare così, però che 'l tempo non v'aspetta; adunque non aspettate voi lui. Amate, amate; ché ineffabilemente sete amato. Altro non vi dico.

Confortate e benedicete tutta la famiglia. E voi pigliate diletto e spasso co' servi di Dio, avendo la loro conversazione. Confessatevi molto spesso (bene che io credo che non bisogni dire); e la comunione ricevete per tutte le pasque solenni, acciò che più perfettamente potiate acquistare questo dolce vestimento.

E studiate che la famiglia s'allevi col timore di Dio.

Permanete etc. Gesù etc.



97

A monna Pavola da Siena e a le sue discepole, quando stava a Fiesole.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso. Amen.

A voi, dilettissima e carissima figliuola e suoro in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, confortovi e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io ò desiderato di vedervi unite ne la sua ardentissima carità, la quale carità e amore fa diventare l'anima una cosa con Dio.

O carità piena di letizia e di galdio e d'ogni soavità, in tanto che ogni cosa tempestosa vi diventa pacifica e tranquilla! O madre carissima de la dolce carità, che parturisci tutti e' figliuoli de le virtù! Sapete, dilettissima mia suoro, che neuna virtù è viva senza la carità. Così disse quello dolce inamorato di Pavolo, vasello di dilectione: «Se io avessi lingua angelica, e dessi ogni cosa a' povari, non avendo carità nulla mi vale» (1Co 13,1-3). E veramente è così, ché l'anima che non è in carità non può fare cosa che sia piacevole a Dio; anco parturisce e' figliuoli morti de le virtù. Perché sono morte? perché non v'è Dio che lo' dà vita, cioè la carità: chi sta in carità sta in Dio, e Dio in lui (1Jn 4,16).

Ma la sposa di Cristo ch'è vulnerata di questa saetta de la carità non resta mai d'adoperare; come la ferita fresca che sempre batte, molto maggioremente el cuore nostro, ché ogni dì di nuovo gli sono gittate nuove, cioè saette d'ardentissima carità: ché non passa mai tempo che la bontà di Dio non gitti carboni accesi sopra del capo nostro (Rm 12,20 Pr 25,22). Se noi ci volliamo verso l'essare che la bontà di Dio à dato a noi, non ci creò se non per pura carità - perché noi godessimo el bene el quale aveva in sé medesimo - e darci vita etterna. E però dice santo Pavolo che Dio non vuole altro che la nostra santificazione: e ciò che dà, dà a questo fine, acciò che siamo santificati in lui.

O somma ed etterna verità, bene el desti a divedere, ché avendo noi perduta la grazia, non potavamo participare questo bene; vedendo Dio che questa sua volontà non si poteva adempire per lo peccato, costretto dall'amore pazzo che aveva in noi mandò l'unigenito suo Figliuolo a fabricare le nostre iniquità sopra el corpo suo. Subito che questo Verbo fu innestato ne la carne nostra nel ventre di Maria, subbito el giudicò all'obrobriosa morte de la croce, posto nel campo di questa vita a combattare per la sposa sua, per trarla de le mani del dimonio che la possedeva come adultera. Venne questo dolce cavaliere, come dice santo Bernardo, e salse a cavallo in sul legno de la santissima croce, missesi l'elmo - la corona de le spine bene fondata -, e' chiovi ne le mani e ne' piei, la lancia nel costato (Jn 19,34), per manifestarci el segreto del cuore. Oimé, amore amore! Parti che sia bene armato questo nostro dolce Salvatore? Confortianci, ché à venta la battaglia per noi. Così disse a li discepoli suoi: «Rallegratevi, però che io ò sconfitto el principe del mondo» (Jn 16,33). E santo Agustino dice che co' la mano confitta e chiavellata à sconfitte le dimonia. Adunque non voglio che neuno timore caggia in voi, dilettissime mie figliuole, né per dimonio visibile né invisibile; se vi desse le molte battaglie e illusioni, o paura di non potere perseverare nell'operazioni cominciate, confortatevi dicendo: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, però che per me à sconfitte le dimonia».

O dolcissimo amore Gesù, tu ài giocato con la morte in su la croce a le braccia: la morte vinse la vita, e la vita vense la morte; cioè che per la morte del corpo suo distrusse la morte nostra, e per la nostra morte distrusse la vita del corpo suo. O inestimabile dilezione di carità, che tutto questo ci manifesta l'amore e la volontà e il fine per lo quale ci creasti: solo per darci vita etterna. O amore dolce, qual cuore adunque si difendarà che non s'acenda a tanto fuoco d'amore? ché Dio ci à donato l'unigenito suo Figliuolo; e il Figliuolo ci à donata la vita con tanto desiderio che non pare che 'l possa esprimere quando dice: «Con desiderio io ò desiderato di fare la Pasqua con voi inanzi ch'io muoia» (Lc 22,15). O dolcissimo amore, dicevi tu de la Pasqua del mangiare con loro? no, ma dicevi de la Pasqua di fare sagrificio del corpo tuo al Padre tuo per noi. O amore, con quanta carità e con quanta letizia dicesti quella parola di fare di te sacrifizio, perché ti vedevi presso al termine! Tu facesti come colui che à avuto grandissimo desiderio di fare una grandissima operazione, che quando se la vede presso a fare, à galdio e letizia; e con questa letizia corre questo inamorato all'obrobrio de la santissima croce.

Adunque io vi prego, dilettissima suoro, e voi figliuole, che di questo noi ci dilettiamo, cioè di portare gli obrobrii suoi. Ponete ponete la bocca al costato del Figliuolo di Dio, però che è una bocca che gitta fuoco di carità, cioè sangue per lavare le vostre iniquità. Dicovi che l'anima che vi si riposa, e raguarda con l'occhio dello intendimento el cuore consumato e aperto per amore; ella riceve in sé tanta conformità con lui, vedendosi tanto amare, che non può fare che non ami: e allora diventa l'anima ordenata, ché ciò che ama, ama per Dio, e neuna cosa ama fuore di lui; e così diventa un altro lui per desiderio, però che non si truova altra volontà che quella di Dio. Non siate adunque negligenti, ma sempre corrite, rompendo sempre le vostre volontà.

Permanete, figliuole mie, ne la santa dilezione di Dio. Fate che adempiate el mio desiderio che io vi veggia una cosa, unite e transformate in lui. Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo.

Molto confortate monna Bartolomea e tutte l'altre: che non si volla adietro a mirare l'arato (Lc 9,62), ma sempre perseveri nel santo proponimento, ché senza la perseveranzia non potreste ricevare la corona.

Laudato sia Gesù Cristo.



98

A frate Tomaso dalla Fonte de l'Ordine de' Predicatori in Siena.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato di voi pienamente, acciò che perfettamente vi troviate vestito di Cristo crocifisso.

E pensate, padre mio dolce, che tanto ci manca di lui quanto ci reserbiamo di noi. Quanto doviamo dunque diradicare da noi ogni propria volontà, e uccidarla e anegarla, poiché ella è cagione di privarci di tanto ricco vestimento, el quale illumina l'anima, infiammala e fortificala! Illuminandola della verità etterna, le mostra che ciò che ci adiviene in questa vita è per nostra santificazione, e per farci venire a virtù, infiammandola di disiderio affocato di fare grandi fatti per Dio, e di dare la vita per onore di Dio e salute dell'anime; e fortificala, però che non è lume né fuoco senza fortezza. Perché il lume e l'amore portano ogni grande peso: la guerra l'à pace, e la tempesta ell'à bonaccia; e tanto le pesa la mano dritta quanto la manca, tanto l'avversità quanto la prosperità, perché da una medesima fonte vede procedare l'una e l'altra, e per uno medesimo fine.

Oh quanto virilmente navica quella anima che sì bene si spogliò, unde fu rivestita! Ella non può volere né disiderare se non la gloria e loda del nome di Dio, la quale cerca nella salute dell'anime: di queste si fa uno suo cibo; e non el vuole mangiare altrove che in su la mensa della croce - cioè con pena, scherni e rimproverio quanti a Dio piace di concedarle -: tanto gode quanto si vede portare senza colpa. A questo alto stato non si può venire col peso del vestimento nostro, e però vi dissi che io desideravo di vedervi spogliato di voi pienamente; e così vi prego che v'ingegniate di fare per l'amore di Cristo crocifisso. Non dico più qui.

Avemmo a dì xiij di giugno la vostra lettera etc.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.



99

A Neri di Landoccio, essendo ad Asciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi unito e trasformato e conformato in Cristo Gesù.

La quale cosa, figliuolo mio dolcissimo, l'anima non può fare - cioè d'essare conformata con Cristo perfettamente - se al tutto non si stacca da la conformazione del secolo; però che 'l mondo è contrario a Dio, e Dio è contrario al mondo: non ànno veruna conformità insieme. E veramente così è, ché noi vediamo che Dio e Uomo elesse perfetta povertà, ingiurie e strazii e scherni e villania, fame e sete; spregiò gloria e onore umano: sempre cercò la gloria del Padre e la salute nostra, sempre perseverando con vera e perfetta pazienzia; non era in lui superbia, ma perfetta umilità. O inestimabile diletta carità, ben se' contrario al secolo! El secolo cerca gloria e onori e delizie, superbia, impazienzia, avarizia, odio, rancore, amore propio di sé medesimo, con tanta strettezza di cuore che non vi cape el prossimo per Dio. O quanto s'ingannano li stolti uomini che sono conformati con questo malvagio secolo, che volendo onori sono vitoperati; volendo ricchezza sono povari, perché non cercano la vera ricchezza; volendo letizia e delizie ànno tristizia e amaritudine, perché sono privati di Dio che è somma letizia. Non vogliono né morte né amaritudine, e caggiono ne la morte e nell'amaritudine; vogliono fermezza e stabilità, e dilongansi da la pietra viva. Or vedi, carissimo figliuolo, quanta differenzia egli è da Cristo al secolo.

E però e' veri servi di Dio, vedendo che 'l mondo non à veruna conformità con Cristo, si studiavano, con ogni sollecitudine, di non avere neuna conformità col mondo; anco si levano con odio e dispiacimento, e diventano amatori di ciò che Dio ama, odiatori di ciò che Dio odia; non ànno altro desiderio se non di conformarsi con Cristo crocifisso, seguitando sempre le vestigie sue, affocati e innamorati de le vere virtù.

Quello che essi vegono che Cristo elesse per sé, vogliono per loro, e per contrario ricevono: ché, eleggendo povertà e viltà, sono sempre onorati; eglino ànno pace e diletto e letizia, galdio e ogni consolazione, privati d'ogni tristizia. E non mi maraviglio, però che sono conformati e transformati con la somma etterna verità e bontà di Dio, due si contiene ogni bene, due s'adempiono e' veri e santi desiderii.

Adunque bene è da seguitarlo e al tutto levarsi via, tagliarvi da questa tenebrosa vita: el coltello dell'odio e dispiacimento di voi, e l'amore puro di Dio ve ne tagliarà. Dicovi, figliuolo mio carissimo, che questo coltello e dispiacimento non potreste avere senza la continua memoria di Dio, singularmente dell'abondanzia del sangue del Figliuolo di Dio che ce n'à fatto bagno, svenando e uprendo sé medesimo, con tanto fuoco e ardentissimo amore, in sul legno de la santa croce. Or qui acquistarete questo coltello dell'odio, però che per l'odio e dispiacimento del peccato è morto. L'amore el tiene legato: come dicono e' santi, né chiovi né croce era sofficiente a tenerlo, se non fusse el legame de la divina carità. Or qui voglio che raguardi e si riposi sempre l'occhio dello intendimento vostro; ine trovarete e inamorarete de le virtù vere: trovarete una perseveranzia che né dimonia né creature vi potrà separare da esse virtù, con volontà di soggiogarvi e sottomettarvi ad ogni creatura per Dio, con vera e perfetta umilità. Verràvi in tedio e abominazione el mondo e ogni sua operazione, ne la memoria di questo sangue; diventarete gustatore e mangiatore dell'anime, el quale è cibo de' servi di Dio; e di questo vi prego e consiglio che sempre vi dilettiate di mangiare. Perché vi paia essare difettuoso, non lassate perciò, ché Dio raguarda più a la buona volontà che a' difetti nostri. Anco vi dico che ne la carità del prossimo, fatta per Dio, è quello fuoco che purifica l'anima.

E acciò che sia bene purificata, aitate a frate Bartalomeo quanto potete, mentre che vi sta, a trarli de le mani de le dimonia. Se io potessi venirvi aitare, verrei volentieri; non pare che sia stata volontà di Dio.

Per ora ci à poco tempo, faremo quello che Dio ci farà fare. Sappiate, fratello, ch'io non ò fatto visibile, ma io ò fatto e farò invisibilemente.

Dimandastemi ch'io vi ricevesse per figliuolo: io, poniamo che indegna misera miserabile sia, già v'ò ricevuto e ricevo con affettuoso amore; e sempre m'obligo e obligarò dinanzi da Dio d'intrare in ricolta per voi, d'ogni vostra inequità commessa o che commetteste. Ma pregovi che adempiate el mio desiderio, cioè che vi conformiate con Cristo crocifisso, levandovi pienamente da la conversazione del secolo, sì come detto è di sopra; in altro modo non potremmo avere la conformità di Cristo. Vestitevi vestitevi di Cristo crocifisso, ché egli è quello vestimento nuziale che vi darà qui la grazia, e poi vi porrà a la mensa de la vita durabile, a mangiare co' veri gustatori. Non dico più.

Permanete ne la santa dilezione di Dio. Benedicete e confortate frate Bartalomeo e frate Simone in Cristo Gesù.



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A frate Ramondo da Capova dell'ordine de' Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi portatore de' pesi delle creature - per affetto e desiderio de l'onore di Dio e della salute loro -, e pastore vero che con sollicitudine governiate le pecorelle che vi sono o fussero messe tra le mani, a ciò che el lupo infernale non ne le portasse; però che se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto.

Ora è tempo da mostrare chi à fame o no, e chi si sente de' morti che noi vediamo giacere privati della vita della grazia. Sollicitate virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continue orazioni infine alla morte. Sapete che questa è la via a volere cognoscere, ed essere sposo della verità etterna; e neuna altra ce n'à. E guardate che voi non schifiate fadighe; ma con allegrezza le ricevete, facendove lo' a rincontra per santo desiderio, dicendo: «Voi siate le molto bene venute»; e dicendo: «Quanta grazia mi fa el mio Creatore, che elli mi facci sostenere e patire per gloria e loda del nome suo!».

Facendo così, l'amaritudine vi sarà dolcezza e refrigerio, offerendo lagrime, con dolci sospiri per ansietato desiderio, per le miserabili pecorelle che stanno nelle mani delle demonia: allora e' sospiri vi saranno cibo, e le lagrime beveraggio (Ps 41,3 Ps 79,6). Non terminate la vita vostra in altro, dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso: facendo così, sarete figliuolo dolce di Maria, e sposo della verità etterna.

Altro non dico.

Date la vita per Cristo crocifisso, e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; mangiate el cibo dell'anime in su la croce con Cristo crocifisso; affogatevi e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Caterina, Lettere 95