Caterina, Lettere 228

228

A Neri di Landoccio, essendo lui in Pisa, quando lei lo mandò al santo padre.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

A te dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Gesù: io Caterina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti unito e transformato nel fuoco dell'ardentissima carità, sì che tu sia uno vasello di dilezione a portare el nome e la parola di Dio, co' misterii grandi suoi, nella presenzia del nostro dolce Cristo in terra, e facci frutto con accendere el desiderio suo.

E però io voglio, figliuolo mio, che apra l'occhio del cognoscimento nell'obiecto di Cristo crucifisso, perché egli è quella fonte dove s'inebria l'anima traendone dolci e amorosi desiderii, e' quagli voglio che tu distenda sopra el corpo della santa Chiesa per onore di Dio e salute d'ogni creatura. Facendo così egli diverrà dell'operazioni e parole tue come della saetta che si trae del fuoco bene rovente, che gittandola ella arde dovunque si gitta, perché non può fare che non dia di quello che ella à in sé. Così ti pensa, figliuolo, che se l'anima tua entrarà nella fornace del fuoco della divina carità per forza di caldo d'amore, sì converrà che tu gitti e porga quello che tu ài tratto del fuoco.

Che ài tratto dell'obiecto di Dio? Odio e dispiacimento di te e amore delle virtù, fame de la salute dell'anime e de l'onore del Padre etterno, però che in questo obiecto di questo dolce Verbo non si truova altro; così vedi tu che per fame egli muore. Ed è sì grande la fame che 'l fa sudare non d'acqua, ma, per forza d'amore, gocciole di sangue. Come potrebbe essere tanto duro e ostinato quello cuore che non si risentisse e scoppiasse per questo caldo, e calore del fuoco? Raguardandolo, non potrebbe essere se non come della stoppa che si mette nel fuoco, che non può essere che non arda, però che condizione del fuoco è d'ardare e convertire in sé ciò che a lui s'accosta. Così l'anima che raguarda l'affetto del suo Creatore subbito è tratta ad amarlo e convertire l'affetto suo in lui. Ine si consuma ogni umido d'amore proprio di sé medesimo, e piglia la similitudine del fuoco dello Spirito santo, e questo è il segno che egli l'à ricevuto: che subbito diventa amatore di quello che Dio ama e odiatore di quello che egli odia.

E però desidera l'anima mia di vedere in te questa vera unione d'essere unito e transformato nel fuoco della sua carità. Fa' che giusta al tuo potere te ne ingegni, figliuolo mio carissimo, sì che tu adempia la volontà di Dio e di me trista miserabile madre.

Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.

Di' a Nanni e a Papo che gridino per sì-fatto modo che io m'avegga delle voci loro. Di' a Gherardo figliuolo che risponda alla voce della madre che 'l chiama, e spaccisi tosto ché io l'aspetto. Vanni, missere Francesco, mona Nella e Caterina stregnemeli tutti e benedice ponendovi in mezzo la santissima croce, e così mi fa al babbo. Gesù dolce Gesù. Dice Francesco che è fuore dell'obligo e dice Francesco gattivo e pigro che tu el racomandi a frate Ramondo mille volte in Cristo Gesù, e digli che preghi Dio per lui. Gesù Gesù.

Sai che quando ebbi la indulgenzia di colpa e di pena dal santo padre, m'impose che io dovesse dire ogni venardì trenta e tre paternostri e trenta e tre avemarie e poi settanta e due avemarie. Ora mi contentarei se ti pare di dimandarli che m'imponesse che io digiunasse ogni venardì in pane e acqua, e questo non dimenticare se ti pare da chiedarlo. Gesù Gesù.



229

A papa Gregorio XI.

Al nome di Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Reverendo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, indegna vostra figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e senza veruno timore servile, imparando dal dolce e buono Gesù, di cui voi vicario sete: ché tanto fu l'amore suo inestimabile verso di noi che corse a la obbrobriosa morte de la croce, non curando strazii, obbrobrii, villanie e vituperio, ma tutti gli passava e punto non gli temea, tanto era l'affamato desiderio che egli aveva de l'onore del Padre e de la salute nostra, però che al tutto l'amore gli aveva fatto perdere sé in quanto uomo.

Or così voglio che facciate voi, padre: perdete voi medesimo a ogni amore proprio; non amate voi per voi, né la creatura per voi, ma voi e il prossimo amate per Dio, e Dio per Dio, in quanto è degno d'essere amato, e in quanto egli è sommo ed eterno bene. Ponetevi per obiecto questo Agnello svenato, però che il sangue di questo Agnello vi farà inanimare ad ogni battaglia. Nel sangue perdarete ogni timore, diventarete e sarete pastore buono, che porrete la vita per le pecorelle vostre.

Or su, padre, non state più; accendetevi di grandissimo desiderio, aspettando l'aiutorio e providenzia divina: però che mi pare che la divina bontà venga disponendo i grandi lupi e facciali tornare agnelli. E però io ora di subbito vengo costà per metterveli in grembo umiliati; voi, come padre, so' certa che gli ricevarete, non obstante la ingiuria e la persecuzione che v'ànno fatta, imparando da la dolce e prima Verità, che dice che il buono pastore, poi che egli à trovata la pecorella smarrita, egli se la pone in sulla spalla e rimettela nell'ovile. Così farete voi, padre, però che la vostra pecorella smarrita, poi che ella è ritrovata, la porrete in su la spalla dell'amore e mettaretela nell'ovile de la santa Chiesa.

Poi di subbito vuole e vi comanda el nostro dolce Salvatore che voi rizziate el gonfalone de la santissima croce sopra gl'infedeli, e tutta la guerra si levi e vadane sopra di loro. La gente che avete soldata per venire di qua, sostentate e fate sì che non venga, però che sarebbe più tosto guastare che aconciare.

Padre mio dolce, voi mi dimandate de lo avvenimento vostro: e io vi rispondo e dico, da parte di Cristo crucifisso, che voi vegniate el più tosto che voi potete. Se potete venire, venite prima che settembre, e se non potete prima, non indugiate più che infino a settembre. E non mirate a veruna contradizione che voi aveste, ma, come uomo virile e senza veruno timore, venite. E guardate che, per quanto voi avete cara la vita, voi non veniate con sforzo di gente, ma con la croce in mano come agnello mansueto: facendo così, adempirete la volontà di Dio, ma venendo per altro modo la trapassareste e non l'adempireste. Godete, padre, ed essultate. Venite venite!. Altro non dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Perdonatemi, padre. Umilemente v'adimando la vostra dolce benedizione.



230

Agli Otto della guerra, eletti per lo Comune di Firenze, perché era andata a loro richiesta a Vignone, al papa Gregorio XI.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi padri e fratelli in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri figliuoli, umili e obedienti al padre nostro, sì e per sì-fatto modo che voi non voliate mai el capo adietro, ma con vero dolore e amaritudine de l'offesa fatta al padre.

Però che, se colui che offende non si rileva con dolore dell'offesa fatta, non è degno di ricevere misericordia. E io v'invito a vera umiliazione di cuore, non volendo el capo adietro, ma andando inanzi seguitando el proponimento santo che cominciaste, crescendolo ogni dì perfettamente, se volete essere ricevuti nelle braccia del padre. Come figliuoli morti dimandarete la vita, e io spero per la bontà di Dio che voi l'arete, pure che voi vi vogliate bene umiliare, e conosciare e' difetti vostri.

Ma io mi lagno fortemente di voi, s'egli è vero quello che di qua si dice, cioè che voi abiate posta la presta a' cherici. Se questo è vero, egli è grandissimo male per due modi. L'uno, perché n'offendete Dio, però che nol potete fare con buona coscienzia. Ma e' pare a me che perdiate la coscienzia e ogni cosa buona; e non pare che s'atenda ad altro che a' beni sensitivi e transitori, che passano come 'l vento; e non vediamo che siamo mortali e dobiamo morire, e non sapiamo quando. E però è grande stoltizia di tolarsi la vita della grazia, ed esso medesimo darsi la morte. Non voglio che facciate più così, ché a questo modo volareste el capo adietro; e voi sapete che colui che comincia non è degno di gloria, ma la perseveranzia insino alla fine. Così vi dico che voi non verresti in effetto della pace, se non con la perseveranzia della umilità, non faccendo più ingiuria né scandolo a' ministri e sacerdoti della santa Chiesa.

E questa è l'altra cosa ch'io vi dicevo che v'era nociva e male, oltra 'l male che si riceve per l'offesa di Dio, come detto è. Dico che questo è guastamento della vostra pace, però che, sapendolo el santo padre, conciparebe magiore indegnazione verso di voi. E questo è quello che à detto alcuno cardinale, che cercano e vogliono la pace volontieri. Sentendo ora questo, dicono che non pare che questo sia vero, ch'eglino si voglino pacificare, però che, se fusse vero, si guardarebono d'ogni minimo atto che fusse contr'a la volontà del santo padre e a' costumi della santa Chiesa. Credo che queste simili parole possa dire el dolce Cristo in terra, e à ragione e cagione di dirlo, se egli el dice.

Dicovi, carissimi padri, e pregovi che non vogliate impedire la grazia dello Spirito santo, la quale, non meritandola voi, per la sua clemenzia è disposto a darvela. E a me fareste vergogna e vituperio, ché none potrebe uscire altro che vergogna e confusione, dicendo una cosa, e voi ne faceste un'altra. Priegovi che non sia più così, anco v'ingegniate in detto e in fatto di dimostrare che voi volete pace e non guerra.

Ò parlato col santo padre: udìmi, per la bontà di Dio e sua, graziosamente, mostrando d'avere affettuoso amore della pace; facendo come fa el buono padre, che non riguarda tanto a l'offesa del figliuolo, ch'egli à fatta a lui, ma riguarda s'egli è umiliato, per poterli fare piena misericordia. Quanto egli ebbe singulare letizia, la lingua mia nol potrebe narrare. Avendo ragionato con lui buono spazio di tempo, nella conclusione delle parole disse che, essendo quello ch'io li ponevo inanzi di voi, egli era aconcio di ricevarvi come figliuoli, e di farne quello che ne paresse a me. Altro non dico qui.

Altra risposta assolutamente non parbe al santo padre che si dovesse dare, infino a tanto ch'e' vostri ambasciadori giognessero. Maravigliomi che anco non sonno gionti. Come saranno gionti, io sarò con loro, e poi sarò col santo padre: e com'io trovarò la disposizione, così vi scrivarò. Ma voi, con le vostre preste novelle, m'andate guastando ciò che si semina. Non fate più così, per l'amore di Cristo crocifisso e per la vostra utilità. Non dico più etc.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.

Data in Vignone, a dì xxviij di giugno Mccclxxvj.



231
Risposta d'una breve poliza che 'l sopradetto padre santo le mandò, essendo essa Caterina in Vignone, la quale risposta il provoca a venire a Roma.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

santissimo padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi si racomanda nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pietra ferma fortificata nel santo e buono proponimento, sì che i molti venti contrarii - e' quali vi percuotono - de li uomini del mondo, per ministerio e illusioni e per malizia delle dimonia, non vi nuociano; e' quali vogliono impedire tanto bene che seguita de l'andata vostra.

Intesi, per la scritta che mi mandaste, che i cardinali alegano che papa Climento IIII, quando aveva a fare una cosa, non la voleva fare senza el consiglio de' suoi fratelli cardinali: poniamo che spesse volte li paresse che fusse di più utilità el suo medesimo che il loro, nondimeno seguitava il loro. Oimé, santissimo padre, costoro v'alegano papa Climento IIII, ma eglino non v'alegano papa Urbano V, il quale, delle cose ch'egli era in dubio se egli era il meglio o sì o no di farle, alora voleva il loro consiglio; ma della cosa che gli era certa e manifesta - come è a voi l'andata vostra, della quale sete certo - egli non se n'ateneva al loro conseglio, ma seguitava el suo, e non si curava perché tutti li fussero contrarii. Parmi che 'l consiglio de' buoni atenda solo a l'onore di Dio e alla salute dell'anime e alla riformazione della santa Chiesa, e non ad amore proprio di loro. Dico che 'l consiglio di costoro è da seguitarlo, ma non quello di coloro che amassero solo la vita loro, onori, stati, dilizie, però che 'l consilio loro va colà dove ànno l'amore.

Pregovi, da parte di Cristo crocifisso, che piaccia alla santità vostra di spaciarvi tosto. Usate uno santo inganno: cioè parendo di prolungare più dì, e farlo poi subito e tosto, ché, quanto più tosto, meno starete in queste angoscie e travagli. Anco, mi pare ch'eglino v'insegnino, dandovi l'esemplo delle fiere, che, quando campano del lacciuolo, non vi ritornano più. Per insino a qui sete campato del lacciuolo de' consigli loro, nel quale una volta vi feceno cadere, quando tardaste la venuta vostra: el quale lacciuolo fece tendare el dimonio, perché ne seguitasse el danno e 'l male che n'è seguito. Voi, come savio, 'spirato dallo Spirito santo, più non vi cadrete. Andianci tosto, babbo mio dolce, senza neuno timore; se Dio è per voi, neuno sarà contra voi (
Rm 8,31): Dio è quello che vi muove, sì ch'egli è con voi. Andate tosto a la Sposa vostra, che v'aspetta tutta impalidita perché le poniate el colore. Non vi voglio gravare di più parole, ché molte n'arei a dire.

Permanete etc.

Perdonate a me presuntuosa. Umilemente vi domando la vostra benedizione, etc. Gesù dolce, Gesù amore.



232

A Sano di Maco, in Siena.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi unito e fondato nel vero fondamento, cioè Cristo crocifisso, el quale è pietra viva (1P 2,4): nel quale fondandosi ogni edifizio è stabile e sicuro; e senza lui nullo può aver fermezza veruna.

Così dicea quello inamorato di Pavolo: «Neuno può con sicurtà fondarsi in altro fondamento che nella pietra viva, la quale è Cristo crocifisso (1Co 3,11); imperò che non è posto da Dio altro fondamento che egli». E veramente, fratello e figliuolo carissimo in Cristo Gesù, a me pare che così sia la verità, però che, se l'anima è fondata veramente in Cristo, neuno vento di superbia o di vanagloria il può cacciare a terra, però ch'ell'è fondata in umilità profonda (Mt 7,25), la quale vede Dio umiliato a l'uomo per salvarlo. Così ancora neuna acqua d'avarizia o diletti mondani e carnali, quantunque sia grande la piena, può cacciare a terra questa anima, imperò ch'è stabilita e fermata in quella pietra (Lc 6,48 Mt 7,25) ne la quale non fu mai neuna molizie di diletti o consolazioni corporali, ma tutta fermezza in pene e in dolori.

Unde l'anima inamorata di lui non può volere altro che sempre patire con lui obrobi, scherni, fame, sete, freddo, caldo, ingiurie e infamazioni, e a l'ultimo ancora, con grande diletto, ponere e dare la vita corporale per amore di lui. Anco, alora l'anima gode e ingrassa, quando si vede fatta degna di sostenere strazii e derisioni e beffe dal mondo, per amore del dolce e buon Gesù. Così si legge degli apostoli che alora godevano, quando cominciarono a essere spregiati e vilanegiati per lo nome di Gesù. In questo modo disidera l'anima mia di vederci fondati in Cristo crocifisso, sì e per sì-fatto modo che né acqua di tribulazioni, né vento di tentazioni, né anco il dimonio co' le sue astuzie, né il mondo co' le sue lusinghe, né la carne con le sue immondizie mai ci possano separare dalla carità di Cristo e da quella del prossimo (Rm 8,35-39).

E non vi movesse parole seminate dal dimonio per mezzo delle creature, per conturbare la mente vostra e degli altri miei dolci figliuoli e figliuole in Cristo Gesù: imperò che questa è l'arte sua antica, di fare suo strumento delle lingue de' cattivi; e alcuna volta, per permessione di Dio, delle lingue de' servi di Dio ne fa suo strumento, per conturbare gli altri servi di Dio.

Per la grazia del nostro dolce Salvatore, noi giognemo qui a Vignone già xxvi dì, e ò parlato col santo padre e con alquanti cardinali e altri signori temporali. Ed èssi molto adoperata la grazia del nostro dolce Salvatore ne' fatti per li quali venimo qua etc. Pregate tutti Dio per Cristo in terra e per la pace etc.

Godete, ed () Confortate etc.

Permanete etc. Gesù dolce e Maria etc.

A dì xviij di giugno Mccclxxvj giognemo in Vignone.



233
A papa Gregorio XI, quando ella era a Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Reverendo caro e dolce padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna miserabile figliuola Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vi scrive e conforta nel dolce sangue suo, con desiderio di vedervi senza veruno timore servile, considerando me che l'uomo timoroso taglia el vigore del santo proponimento e buono desiderio.

E però io ò pregato e pregarò el dolce e buono Gesù che vi tolga ogni timore servile, e rimanga solo el timore santo. E sia in voi uno ardore di carità, sì e per sì-fatto modo che non vi lassi udire le voci de' dimoni incarnati, e non vi faccia tenere el consiglio de' perversi consiglieri, fondati in amore proprio, che, secondo che io intendo, vi vogliono mettare paura, dicendo «voi sarete morto»; e questo dicono per impedire l'avenimento vostro per paura.

E io vi dico da parte di Cristo crucifisso, dolcissimo e santissimo padre, che voi non temiate per veruna cosa che sia: venite sicuramente, confidatevi in Cristo dolce Gesù, ché, facendo quello che voi dovete, Dio sarà per voi, e non sarà veruno che sia contra a voi (
Rm 8,31). Su virilmente, padre, ché io vi dico che non vi bisogna temere. Se non faceste quello che dovete fare, avreste bene bisogno di temere. Voi dovete venire: venite dunque venite, dolcemente e senza veruno timore.

E se alcuno dimestico vi vuole impedire, dite a loro arditamente come disse Cristo a santo Pietro, quando per tenerezza el voleva ritrare che non andasse alla passione, e Cristo si rivolse a lui dicendo: «Va doppo me, sathana; tu mi se' scandolo, cercando le cose che so' dagli uomini e non quelle che sono da Dio. E non vuoli tu che io compia la volontà del Padre mio?» (). Or così fate voi, dolcissimo padre: seguitatelo come vicario suo, deliberando e fermando in voi medesimo e dinanzi da loro, dicendo: «Se n'andasse mille volte la vita, io voglio adempire la volontà del Padre mio etterno»; poniamo che vita non ne vada, anco pigliate la via e la materia d'acquistare continuamente la vita de la grazia. Or vi confortate e non temete, ché non vi bisogna. Pigliate l'arme della santissima croce, che è la sicurtà e la vita de' cristiani; lassate dire chi vuole dire, e tenete fermo el santo proponimento.

Dissemi el padre mio frate Ramondo, per vostra parte, che io pregasse Dio se doveste avere impedimento; e io già n'avevo pregato inanzi e doppo la santa comunione: non vedevo né morte né pericolo alcuno, e' quali pericoli pongono coloro che vi consigliano: credete e confidatevi in Cristo dolce Gesù. Spero che Dio non dispregiarà tante orazioni, fatte con tanto ardentissimo desiderio e con molte lagrime e sudori.

Perdonatemi perdonatemi. Altro non dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.



234

A Bonacorso di Lapo in Firenze, poi che gli ambasciadori fiorentini gionsero in Vignone, non volendo atenere cavelle di quello che promessole in Firenze dagli Otto de la guerra.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere voi e gli altri vostri signori pacificare il cuore e l'anima vostra nel dolcissimo sangue suo. Nel quale sangue si spegne ogni odio e guerra e abassasi ogni superbia de l'uomo, però che nel sangue l'uomo vede Idio umiliato a sé prendendo la nostra umanità, la quale umanità è uperta e confitta e chiavellata in croce, sì che per li forami del corpo di Cristo crocifisso esce e versa il sangue sopra di noi, ed ècci ministrato da' ministri della santa Chiesa.

Priegovi, per l'amore di Cristo crocifisso, che voi riceviate il tesoro del sangue, el quale v'è dato dalla Sposa di Cristo. Pacificatevi pacificatevi con lei nel sangue; conoscete le colpe e l'offese vostre fatte contra di lei, però che chi conosce la colpa sua, e mostra in effetto che si conosca e sia umiliato, riceve sempre misericordia. Ma chi 'l mostra solo con la parola e non va più oltre con l'operazione, non la truova mai.

Questo non dico tanto per voi, quanto per li altri che in questo difetto cadessero.

Oimé oimé, carissimo fratello, io mi doglio de' modi che si sonno tenuti in domandare la pace al santissimo padre, che s'è mostrato più la parola che l'affetto. Questo dico perché, quando io venni costà a voi e ai vostri signori - mostrando ne le parole che fussero amendati della colpa comessa, parendo che si volessero umiliare, chiedendo misericordia al santo padre -, dicendo io a loro: «Vedete, signori, se voi avete intenzione d'usare ogni umilità in fatto e in detto, e ch'io v'offari come figliuoli morti dinanzi al padre vostro, io m'afadigarò in quanto questo vogliate fare: per altro modo non v'andarei»; ed eglino mi risposero erano contenti. Oimé oimé, carissimi fratelli, questa è la via, e la porta per la quale vi convenia intrare, e neuna altra ce n'à; e se si fusse seguitata questa via in effetto, come con la parola, voi avareste avuto la più gloriosa pace che avesse mai persona.

E non dico questo senza cagione, però ch'io so la disposizione del santo padre com'era fatta: ma poi che noi cominciamo a uscire della via, seguitando e' modi astuti del mondo, facendo altro in effetto che non s'era porto con la parola, à dato materia al santo padre non di pace, ma di più turbazione. Però che, venendo di qua e' vostri imbasciadori, non tennero quello modo debito che l'era fatto tenere per li servi di Dio. Voi sete andati co' li modi vostri, e mai con loro non potei conferire, sì come diceste a me che direste a loro quando chiesi la lettara della credenzia, cioè che noi conferissimo insieme d'ogni cosa, dicendo: «Noi non crediamo che questo si faccia mai per altra mano che per servi di Dio». Ed egli s'è fatto tutto 'l contrario.

Tutto è perché non ci è anco il vero conoscimento de' difetti nostri. E avegomi che le parole umili procedono più per timore e per bisogno che per effetto d'amore o di virtù, però che, se fusse stato in verità il conoscimento de la colpa comessa, avarebbe risposto l'operazione al suono della parola; e i vostri bisogni, e quello che volavate dal santo padre, avareste posti nelle mani de' veri servi di Dio. I quali sarebbero quelli mezzi che avarebbero sì dirizzati e' dimandati vostri e quelli del santo padre, che voi avareste avuto buona concordia. Non l'avete fatto, della qual cosa ò avuto grande amaritudine, per l'offesa di Dio e danno vostro. Ma voi non vedete quanto male e quanti inconvenienti ne vengono per la vostra ostinazione, e per lo stare fermo nel vostro proponimento.

Oimé oimé, scioglietevi dal legame della superbia e legatevi con l'umile Agnello, e non vogliate spregiare né fare contra 'l vicario suo. Non più così, per l'amore di Cristo crocifisso: non tenete a vile il sangue suo.

Quello che non s'è fatto per lo tempo passato, fatelo per lo presente. Non pigliate amaritudine né sdegno, se vi paresse che 'l padre santo dimandasse quello che vi paresse molto duro e impossibile a fare. Egli non vorrà però altro che la vostra possibilità. Ma egli fa come vero padre, che batte il figliuolo quando egli offende; fagli grande riprensione per farlo umiliare e conoscere la colpa sua: e 'l buono figliuolo non si sdegna contra el padre, perché vede che ciò che fa, fa per amore e però, quanto più il caccia, più torna a lui, chiedendo sempre misericordia. Così dico a voi da parte di Cristo crocifisso che, tante volte quante fuste spregiati dal vostro padre Cristo in terra, tante volte fuggiate a lui. Lassatelo fare, ch'egli à ragione.

Ecco che ora ne viene a la Sposa sua, cioè al luogo di santo Pietro e di santo Pavolo. Fate che subito corriate a lui, con vera umilità di cuore e mendazione delle colpe vostre, seguitando el santo principio con lo quale cominciaste. Facendo così, avarete pace spirituale e corporale; e tenendo altro modo, i nostri antichi non ebero mai tanti guai quanti avaremo noi, però che chiamaremo l'ira di Dio sopra di noi e non participaremo il sangue dell'Agnello. Non dico più.

Solicitate quanto potete, ora che 'l santo padre sarà a Roma. Io ò fatto e farò ciò che potrò, infino a la morte, per onore di Dio e per pace vostra, e perché si levi via questo mezzo che impedisce il santo e dolce passagio: che se non n'escisse altro male, sì siamo degni di mille inferni. Confortatevi in Cristo nostro dolce Gesù, ch'io spero per la sua bontà che, se vorrete tenere quel modo che dovete, voi avarete buona pace.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.



235

Al re di Francia, a 'stanza del duca d'Angiò.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo signore e padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi osservatore de' santi e dolci comandamenti di Dio, considerando me che in altro modo non potiamo partecipare il frutto del sangue dell'Agnello immaculato.

El quale Agnello dolce Gesù ci à insegnato la via; e così diss'egli: «(), verità e vita» (Jn 14,6). Egli è el dolce maestro che ci à insegnata la dottrina, salendo in sulla catedra della santissima croce. Venerabile padre, raguardate che dottrina e che via egli vi dà. La via sua è questa: pene, obrobii, vituperi, scherni e villanie; sostenere con vera pazienzia fame e sete, satolato d'obrobii; confitto e chiavellato in croce per onore del Padre e salute nostra, ché, con la pena e obrobio suo, à sodisfatto alla colpa nostra e al nostro vituperio, nel quale era caduto l'uomo per lo peccato comesso. Egli à ristituito, e punite le nostre iniquità sopra el corpo suo, e àllo fatto solo per amore e non per debito. Questo dolce Agnello, via nostra, à spregiato el mondo con tutte le dilizie e stato suo, e à odiato el vizio e amato le virtù.

Voi, come figliuolo e servo fedele a Cristo crocifisso, seguitate le vestigie sue e la via la quale egli v'insegna: cioè, che ogni pena, tormento e tribulazione che Dio permette che 'l mondo vi faccia, portiate con vera pazienzia, però che la pazienzia non è venta, ma essa vence el mondo. Siate siate amatore delle virtù, fondate in una vera e santa giustizia, e spregiatore del vizio.

Tre cose singulari vi prego, per l'amore di Cristo crocifisso, che facciate nello stato vostro. La prima si è che spregiate el mondo e voi medesimo, con tutti e' diletti suoi; possedendo voi el reame vostro come cosa prestata a voi, e non vostra, però che voi sapete bene che né vita né sanità né ricchezze né onore né stato né signoria non è vostra, ché s'ella fusse vostra, voi la potreste possedere a vostro modo. Ma talora vuole essere l'uomo sano, ch'egli è malato; o vivo, ch'egli è morto; o ricco, ch'egli è povaro; o signore, ch'egli è fatto servo o vassallo. E tutto questo è perché elle non so' sue; e non le può tenere se no quanto piace a colui che gli l'à prestate. Adunque bene è semplice colui che possiede l'altrui per suo: dirittamente egli è furo, e degno di morte. E però pregovi che, come savio, facciate come buono dispensatore - possedendo come cose prestate a voi -, fatto per lui suo dispensatore.

L'altra cosa si è che voi manteniate la santa e vera giustizia, e non sia guasta né per amore proprio di voi medesimo, né per lusinghe, né per veruno piacere d'uomo; e non tenete occhio ch'e' vostri uffiziali faccino ingiustizia per denari, tollendo la ragione a' povarelli, ma siate padre de' povari, sì come distribuitore di quello che Dio v'à dato. E vogliate ch'e' difetti che si truovano per lo reame vostro sieno puniti, e la virtù essaltata, però che tutto questo apartiene alla divina giustizia di fare.

La terza cosa si è d'osservare la dottrina che vi dà questo maestro in croce, che è quella cosa che più desidera l'anima mia di vedere in voi: cioè l'amore e la dilezione col prossimo vostro, col quale tanto tempo avete avuto guerra. Però che voi sapete bene che, senza questa radice dell'amore, l'alboro dell'anima vostra non farebbe frutto, ma seccarebbesi, non potendo trare a sé l'umore della grazia stando in odio.

Oimé, carissimo padre, che la prima dolce Verità ve lo 'nsegna e lassa per comandamento, d'amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo come sé medesimo (Mt 22,37-39 Mc 12,30-31 Lc 10,27).

Esso vi dé l'esemplo, pendendo in sul legno della santissima croce; gridando e' giudei: «Crucifige»(Mt 27,22-23 Mc 15,13-14 Lc 23,21), ed egli grida con voce umile e mansueta: «Padre, perdona a costoro che mi crucifigeno, che non sanno che si faccino» (Lc 23,34). Raguardate la sua inestimabile carità che, non tanto ch'egli perdoni, ma gli scusa dinanzi al Padre. Che esemplo e dottrina è questa, che 'l giusto, che non à in sé veleno di peccato, sostenga dallo 'ingiusto, per punire le nostre iniquità! O quanto si debba vergognare l'uomo che seguita la dottrina del dimonio e della sensualità, curandosi più d'acquistare le richezze del mondo e di conservarle - che tutte sono vane e passano come el vento - che dell'anima sua e del prossimo suo! Ché, stando in odio col prossimo, sta in odio con seco medesimo, perché l'odio lo priva della divina carità. Bene è stolto e cieco, ch'egli non vede che col coltello dell'odio del prossimo suo ucide sé medesimo.

E però vi prego e voglio che seguitiate Cristo crocifisso, e siate amatore della salute del prossimo vostro, dimostrando di seguitare l'Agnello, che, per fame dell'onore del Padre e salute dell'anime, elesse la morte del corpo suo. Così fate voi, signore mio: non curate di perdare della sustanzia del mondo, ché 'l perdare vi sarà guadagno, pure che potiate pacificare l'anima vostra col fratello vostro. Io mi maraviglio come voi non ci metete eziandio, se fusse possibile, la vita, non tanto che le cose temporali, considerando tanta distruzione dell'anime e de' corpi, quanta è stata, e quanti religiosi, donne e fanciulle sonno state vituperate e cacciate per questa guerra. Non più, per l'amore di Cristo crocifisso! Non pensate voi che, se voi non fate quello che voi potete, di quanto male voi sete cagione? male ne' cristiani, e male nelli infedeli, però che la briga vostra à impacciato e impaccia el misterio del santo passagio; che, se non n'uscisse altro male che questo, mi pare che dobiamo aspettare el divino giudicio.

Io vi prego che non siate più così, operatore di tanto male, e impacciatore di tanto bene quanto è la ricuperazione della Terra-santa, e di quelle anime tapinelle che non participano el sangue del Figliuolo di Dio. Della qual cosa vi dovareste vergognare, voi e gli altri signori cristiani: ché grande confusione è questa dinanzi agli uomini, e abominazione dinanzi a Dio, che si facci la guerra sopra el fratello e lassisi stare el nemico, e voglisi torre l'altrui e non racquistare el suo. Non più tanta stoltizia né cechità! Io vi dico, da parte di Cristo crocifisso, che non indugiate più tempo a fare questa pace: fate fate fate la pace, e tutta la guerra mandate sopra gl'infedeli. Aitate a favoregiare e a levare su la 'nsegna della santissima croce, la quale Dio vi richiederà, a voi e agli altri, nell'ultima 'stremità della morte, di tanta negligenzia e ignoranzia, quanto ci s'è commessa e commette tutto 'l dì. Non dormite più, per l'amore di Cristo crocifisso e per la vostra utilità, questo punto del tempo che v'è rimaso; però che 'l tempo è breve, e dovete morire e non sapete quando. Cresca in voi uno fuoco di santo desiderio a seguitare questa santa croce, e a pacificarvi col prossimo vostro. E per questo modo seguitarete la via e la dottrina dell'Agnello svenato derelitto in croce, e osservarete e' comandamenti.

E la via seguitarete, portando con pazienzia le 'ngiurie che vi sonno state fatte; e la dottrina, in riconciliarvi col prossimo; e l'amore di Dio, manifestandolo con seguitare la santissima croce nel santo e dolce passagio, nel quale mi pare che 'l vostro fratello, signore duca d'Angiò, per l'amore di Cristo, vuole prendare a faticarsi in questa santa operazione. Sarebbe da farsi coscienzia se per voi rimanesse tanto dolce e santo misterio. Ora in questo modo seguitarete le vestigie di Cristo crocifisso, adempirete la volontà di Dio e mia, e i comandamenti suoi, che vi dissi ch'io desiderava di vedervi osservatore de' comandamenti santi di Dio. Non dico più. Perdonate alla mia presunzione.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore, Maria dolce madre.




Caterina, Lettere 228