Caterina, Orazioni 21

ORAZIONE XXI.

21Deità etterna, o alta etterna Deità, amore inestimabile! Nel lume tuo ho veduto lume, nel lume tuo ho cognosciuto il lume (Ps 35,10); nel lume tuo si cognosce la cagione del lume e la cagione della tenebre, ciò è che tu se' la cagione d'ogni lume e noi siamo la cagione delle tenebre; nel lume tuo si cognosce quello che adopera il lume nell'anima e quello che adoperano le tenebre. Ammirabili sonno l'opere tue (Ap 15,3 Ps 91,6 Ps 103,24 Ps 138,14), Trinità etterna; nel lume tuo si cognoscono perché procedeno da te lume.

Oggi la verità tua con ammirabile lume dimostra la cagione della tenebre, ciò è il vestimento fetido della propria volontà, e manifesta lo strumento con che si cognosce il lume, ciò è il vestimento della tua dolce volontà. Mirabile cosa che mentre che siamo nelle tenebre cognosciamo el lume, nelle cose finite cognosciamo le infinite, stando nella morte cognosciamo la vita. La verità tua dimostra che sì come l'uomo si traie il vestimento a rovescio, così l'anima si debba spogliare della sua propria volontà se perfettamente si vuole rivestire della tua (Mt 16,24).

E come se ne spoglia? Col lume, il quale s'acquista exercitando el lume, el quale aviamo ricevuto nel santo baptesimo con la mano del libero arbitrio, perché nel lume ha veduto lume. Et unde riceve l'anima questo lume? Solo da te lume, el quale lume tu ci hai mostrato sotto el velame della nostra umanità. E che riceve l'anima vestita di questo lume? è privata della tenebre, della fame e di sete e di morte, però che con la fame delle virtù caccia la fame della propria volontà, con la sete de l'onore tuo caccia la sete de l'onore suo, e con la vita della gracia tua ha cacciata la morte della colpa e della perversa sua voluntà.

O fetido vestimento della voluntà nostra, tu non ricopri, ma scuopri l'anima. O volontà spogliata, o arra di vita etterna! Tu se' fedele infino alla morte, non al mondo ma al tuo dolcissimo Creatore; tu leghi l'anima in lui perché in tutto s'è sciolta da sé.

A che s'avede l'anima che ella è perfettamente sciolta da se medesima? Quando non cerca tempo né luogo a modo suo, ma a modo tuo. Questo è il lucido vestimento. Drittamente egli è un sole, però che, sì come il sole illumina riscalda e fa germinare la terra (Is 61,10-11), così questo vero lume riscalda l'anima che 'l possiede nel fuoco della tua carità. Illuminala, perché col lume gli fa cognoscere la verità nel lume della sapienzia tua, e falla germinare, mentre che è in questa terra mortale, il frutto delle vere e reali virtù.

Chi n'è cagione che ella non si spogli di sé come detto è? La privacione del lume, perché non ha cognosciuto né exercitato il principale lume che tu hai dato a ogni creatura che ha in sé ragione (Dial XCVIII). Perché non l'ha cognosciuto? Perché s'ha offuscato l'occhio dell'intelletto con la colpa, con la quale colpa ha legata la volontà, la quale volontà è quella che commette ogni colpa (Dial XLIII).

O ignorante anima mia, e come non senti la puzza della colpa? come non senti l'odore della virtù e della grazia? Perché tu se' privata del lume.

"Peccavi Domino, miserere mei".

O Dio etterno, nel lume tuo ho veduto quanta conformità tu hai data di te a la tua creatura, unde io veggo che tu l'hai posta quasi in uno cerchio, che da qualunque parte ella va si truova in esso. Se io mi vollo a cognoscere nel lume tuo l'essere che tu hai dato a noi, tu ci hai data conformità a la imagine e similitudine tua, participando te Trinità etterna nelle tre potenzie de l'anima. Se io raguardo nel Verbo per cui siamo ricreati a gracia, io veggo te conformato a noi e noi a te per l'unione che tu, Dio etterno, hai fatta ne l'uomo. E se io mi vollo all'anima illuminata da te vero lume, veggo che ella fa mansione in te, seguitando la dottrina della tua Verità (Jn 15,10) et in comune et in particulare, ciò è nelle particulari virtù che sono provate per l'amore che l'anima ha conceputo a te nel lume tuo. E tu se' esso medesimo amore. Adunque l'anima che per amore seguita la dottrina della tua Verità diventa un altro te per amore. Questa, spogliata della sua volontà, è vestita della tua per sì fatto modo ch'ella non cerca né desidera se non quel che tu richiedi e vuoli che sia ne l'anima.

Tu se' innamorato di questa anima e l'anima di te, ma tu l'ami di grazia, perché l'amasti prima che ella fusse (1Jn 4,10), et ella ama te di debito. Ella ha cognosciuto che di grazia non ti può amare perché è obligata a te e non tu a lei, e ha veduto che questo amore, el quale a te non può rendere, gli conviene rendere al prossimo suo amandolo di grazia di debito insiememente (1Jn 4,11-12): di grazia, ché non cerca d'esserne retribuito, né propriamente il serva per utilità ricevuta da lui, ma solo per amore; di debito l'ama in quanto tu glil comandi et egli è obligato d'obbedire a te (Mt 22,39 Rm 13,9).

Se io raguardo quanta conformità tu fai de l'anima in te quando si leva col lume de l'intelletto acquistato da te vero lume, e con l'affetto in te, speculandosi nel lume della tua verità, vedo che tu, che se' Dio immortale, le dài a cognoscere i beni immortali, e fa'glili gustare nell'affetto della tua carità. Tu che se' lume le fai participare teco el lume; tu che se' fuoco participi con lei el fuoco, e nel fuoco tuo unisci la volontà tua con la sua e la sua con la tua. Tu, sapiencia, le dài sapiencia in discernere e cognoscere la verità tua. Tu che se' fortezza le dài fortezza, e in tanto diventa forte che né dimonio, né creatura glili può tollere la sua fortezza se egli non vuole, e mai non vuole mentre che porta il vestimento della tua volontà perché solo la volontà sua è quella che la fa indebilire. Tu infinito la fai infinita per la conformità che tu hai fatta con lei per grazia in questa vita, mentre che è peregrina (Dial LXXIX), e nella vita durabile nell'eterna visione tua, ine tanto perfettamente conformata teco che il libero arbitrio è legato, in tanto che non la può separare da te (Dial XLI).

Ben confesso adunque che la Verità tua dice la verità, che in tutto la creatura è conformata in te e tu in lei per gracia. Tu non le dài parte de la gracia, ma tutta. Perché dico tutta? Perché non le manca cavelle a la salute sua (1Co 1,4-7). Ben è meno e più perfetta secondo che nel lume tuo ella vuole esercitare el lume naturale che tu le hai dato.

Che più dicerò? Non altro se non che tu Dio se' fatto uomo e l'uomo è fatto Dio. Chi fu cagione di tanta conformità? El lume, nel quale lume cognobbe la tua volontà. Cognoscendola si spogliò della sua che gli dava tenebre nudità e morte, vestita della tua è vestita di te per gracia, per lume per fuoco e per unione. Sì che tu se' la cagione d'ogni bene, e la propria perversa volontà è cagione d'ogni male, perché è vestita de l'amore proprio, e di tanto male è cagione che con tenebre la fa saltare fuore del cerchio del lume della santissima fede, nel quale cerchio da qualunque lato si volleva trovava te. E che conformità si truova e in che si truova unita poi che è uscita del lume? Truovasi drittamente conformata alle bestie che sono senza veruna ragione; egli seguita la legge perversa e la dottrina de' dimoni visibili e invisibili.

Confesso, Dio etterno, alta etterna Deità, e non lo niego, che io so' quella miserabile cagione d'ogni male, perché non ho esercitato el lume nel lume tuo a cognoscere quanto a te spiace, e a me è nocivo, il malvagio e fetido vestimento della propria perversa volontà, e non ho cognosciuta la dolce volontà tua, della quale per debito io mi debbo vestire.

"Peccavi, peccavi Domino, miserere mei".

Tu, Dio etterno, alta etterna Deità, nel lume tuo fai vedere lume. Unde io supplico a te, umilemente che tu infonda esso lume ad ogni creatura che ha in sé ragione, ma singularmente al dolce padre nostro vicario tuo, tanto quanto è de necessità, in tanto che de lui tu facci un altro te; e rende el lume a' tenebrosi (Is 58,10 Lc 1,79) a ciò che nel lume tuo cognoscano e amino la verità. Anco ti prego per tutti quelli che tu m'hai dati che io ami di singulare amore, con singulare sollicitudine: che siano illuminati nel lume tuo e sia tolta da loro ogni imperfezione, a ciò che in verità lavorino nel giardino tuo dove tu gli hai posti a lavorare.

Punisci e vendica le colpe e la imperfeccione loro sopra di me, perché io ne so' la cagione.

"Peccavi Domino, miserere mei".

Gracia, gracia sia a te alta ed etterna Trinità, che nel lume tuo hai dato refrigerio all'anima mia per la conformità che io ho veduta di noi tue creature in te. Io so' colei che non so', e tu se' colui che se'. Adunque tu medesimo ti rende gracie dando a me che io possa lodare te. La volontà tua ti constringa a fare misericordia al mondo e con l'aiutorio tuo divino subvenire al vicario tuo e alla tua dolce sposa.

"Peccavi Domino, miserere mei".

Alta etterna Deità, dona la tua dolce benedizione.

Amen.

ORAZIONE XXII.

22Deità etterna, o alta etterna Deità, o sommo ed etterno Padre, o fuoco che sempre ardi! Tu, Padre etterno, alta etterna Trinità, tu se' fuoco inestimabile di carità. O Deità, Deità, chi manifesta la bontà e grandezza tua? (Ps 105,2) El dono che tu hai dato a l'uomo. E che dono gli hai dato? Tutto te Dio, Trinità etterna. In che te gli se' dato? Nella stalla della nostra umanità, che drittamente era fatta stalla, recettacolo d'animali, ciò è de' peccati mortali, per dimostrare a che era venuto l'uomo per la colpa; sì che tu ti se' dato tutto te Dio, conformandoti con la nostra umanità.

O Dio eterno, o Dio etterno, tu dici ch'io raguardi in te, alta ed eterna Deità, e raguardando in te vuogli che io cognosca me, a ciò che meglio cognosca la bassezza mia per l'altezza tua, e la grandezza tua per la bassezza mia. Ma io veggo che se prima io non mi spoglio di me medesima, della propria perversa mia volontà, io non ti posso vedere, e però prima m'hai data la dottrina che io mi spogli della mia volontà cognoscendo me, nel quale cognoscimento truovo e cognosco te, per lo quale cognoscimento più perfettamente si spoglia l'anima di sé e vestesi della tua volontà. Alora vuogli che ella si levi con lume a cognoscere sé in te.

O fuoco che sempre ardi, l'anima che in te cognosce sé, dovunque ella si volle, nelle cose minime truova la grandezza tua, ciò è nelle creature e in tutte le cose create, però che in tutte vede la potenzia tua la sapienzia e la clemenzia. Che se tu non avessi potuto saputo e voluto, non l'avresti create, ma tu potesti sapesti e volesti, e però ogni cosa creasti. Miserabile e cieca anima mia, mai non cognoscesti te in lui perché non ti se' spogliata della tua perversa volontà né vestitati della sua.

E come vuogli, dolcissimo amore, che io raguardi me in te? Vuogli che io raguardi la creazione che tu m'hai data alla imagine e similitudine tua, con che tu, somma ed eterna purità, ti se' unita nel loto de l'umanità nostra, constretto dal fuoco della tua carità, col quale fuoco tu anco ti se' lassato a noi in cibo. E che cibo è questo? Cibo de gli angeli, somma ed etterna purità; e però richiedi e vuoli tanta purità da l'anima che riceve te in questo dolcissimo sacramento che, se possibile fusse che la natura angelica si purificasse, la quale non ha mistieri di purificazione, di bisogno sarebbe che a tanto misterio si purificasse. Come si purifica l'anima? Nel fuoco della tua carità e lavando la faccia sua nel sangue de l'unigenito tuo Figliuolo. O misera anima mia, e come vai a tanto misterio senza la purificazione? Vergognati, degna d'abitare con le bestie e con le dimonia, perché sempre hai fatta l'operazione delle bestie e seguito la volontà del dimonio.

Tu vuogli, Bontà etterna, che io raguardi in te e vegga che tu ami me, e che di grazia m'ami, a ciò che di questo medesimo amore io ami ogni creatura che ha in sé ragione, Unde tu vuoli che io ami e serva el prossimo mio di grazia, ciò è sovvenendolo spiritualmente e corporalmente quanto m'è possibile, senza veruna speranza di propria utilità o piacere; anco non vuogli che io me ne ritraga per sua ingratitudine o persecuzione, o per infamie ch'io ricevesse da lui. Che farò adunque a ciò che io el vegga? Spogliarommi del mio vestimento fetido, e col lume della santissima fede raguarderò me in te, e vestiromi dell'etterna volontà tua, e con questo lume cognoscerò che tu, Trinità etterna, se' a noi mensa, cibo e servidore. Tu, Padre etterno, se' quella mensa che ci dài el cibo dell'Agnello de l'unigenito tuo Figliuolo. Egli è a noi cibo soavissimo, sì per la dottrina sua, che ci notrica nella volontà tua (Jn 4,34), e sì per lo sacramento che riceviamo nella santa communione, el quale ci pasce e conforta mentre che siamo peregrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita . Lo Spirito santo è a noi drittamente servitore, però che ci ministra questa dottrina illuminandone l'occhio dell'intelletto nostro e spirandoci che noi la seguitiamo (Jn 14,26); anco ci ministra la carità del prossimo e la fame del cibo de l'anime e della salute di tutto quanto el mondo, per onore di te Padre. Unde noi vediamo che l'anime illuminate in te vero lume mai non lassano passare uno punto di tempo che elle non mangino questo soave cibo per onore tuo.

Amore inestimabile, tu dimostri in te la necessità del mondo e massimamente della santa chiesa, e l'amore che tu l'hai, perché ella è fondata nel sangue del tuo Figliuolo, e in essa è riposto. Anco manifesti l'amore che tu hai al vicario tuo, avendolo fatto ministro di questo sangue. Però io raguardarò me in te, a ciò ch'io diventi pura, e così purificata gridarò dinanzi alla misericordia tua a ciò che tu volla l'occhio della pietà sopra la necessità della sposa tua, e illumini e fortifichi il vicario tuo. Illumina ancora perfettissimamente i servi tuoi, affinché essi el consiglino drittamente e schiettamente, e dispone lui a seguitare el lume che tu infonderai in loro.

Tu, alta ed etterna sapienzia, non hai posta l'anima sola, anco l'l'hai accompagnata con le tre potenzie, ciò è memoria intelletto e volontà, e tanto sono unite insieme che quel che vuole l'una l'altre la seguitano. Unde, se la memoria si dà a vedere i benefici tuoi e la smisurata tua bontà, subito lo 'ntelletto gli vuole intendere e la volontà amare, e seguire la volontà tua. E perché tu non l'hai posta sola, non vuogli che ella stia sola senza l'amore di te e dilezione del prossimo suo. E allora è perfettamente unita quando ella è così accompagnata: fatta è una cosa con teco e una cosa col prossimo suo per unione d'amore e affetto di carità. E così si può dire la parola di Pavolo: «molti corrono al palio, ma uno è colui che l'ha» (1Co 9,24), ciò è la carità. Ma quando l'anima s'accompagna con la colpa, alora rimane sola perché è partita da te che se' ogni ben: essendo partita da te è separata dalla carità del prossimo ed è accompagnata con la colpa, che è non cavelle, e però mostri tu Verità etterna che ella rimane sola. "Peccavi Domino, miserere mei": mai non seppi cognoscere me in te; ma el lume tuo fa vedere ciò che si cognosce di bene.

Nella natura tua, Deità etterna, cognoscerò la natura mia. E quale è la natura mia, amore inestimabile? è il fuoco, però che tu non se' altro che fuoco d'amore, e di questa natura hai data a l'uomo però che per fuoco d'amore l'hai creato (Dial CX). E così tutte l'altre creature e tutte le cose create facesti per amore. O ingrato uomo, che natura t'ha data lo Dio tuo? La natura sua. E tu non ti vergogni di tollere da te tanto nobile cosa con la colpa del peccato mortale? O Trinità etterna, amore mio dolce! Tu lume dona a noi lume, tu sapienzia, dà a noi sapienzia, tu somma fortezza, fortifica. Oggi, Dio etterno, si dissolva la nuvila nostra (Dial CLXVII) a ciò che perfettamente cognosciamo e seguitiamo in verità la Verità tua, con cuore schietto e libero.

Dio, intende al nostro aiutorio, Signore, affrettati d'aitarci. Amen.

ORAZIONE XXIII.

23O Trinità eterna una Deità! Tu Deità, una in essenzia e trina in persone, tu sei una vite che hai tre palmiti (Jn 15,5): sia licito che così ti assimiglie. Tu hai fatto l'uomo a la imagine e similitudine tua a ciò che, per tre potenzie le quali egli ha in una anima, si assimigli a la tua trinitate e alla tua unitate. E sì come si assimiglia ancora si agiognesse, ciò è che per la memoria si assimigliasse e unissesi al Padre, a cui si attribuisce la potenzia; per lo intellecto si assimigliasse e unissesi al Figliuolo, a cui si attribuisce la sapienzia; e per la volontà si assimigliasse e unissesi allo Spirito santo, a cui si attribuisce la clemenzia e che è amore del Padre e del Figliuolo.

Tu, o Paulo ottimo, hai bene considerato sopra questa cosa, il quale veramente hai saputo donde venivi e dove andavi (Jn 8,14), e non solamente dove andavi, ma ancora per che via andavi; perché hai cognosciuto el principio e il fine tuo e per che via andassi al fine tuo. E così hai congionto le potenzie de l'anima tua a le persone divine, perché hai congionto la memoria al Padre, ricordandoti perfettamente che lui è il principio dal quale procede ogni cosa, non solamente le cose create, ma ancora a suo modo esse persone divine (Ep 3,14-15): e così per consequente per neuno modo hai dubitato che lui è il tuo principio. Tu hai congionta la potenzia de l'intelletto al Figliuolo Verbo, intendendo perfettamente tutto l'ordine di ridurre le cose create al suo fine (1Co 15,22-24), il quale è il medesimo principio ordinato da essa sapienzia del Verbo; la qual cosa a ciò che più manifestamente apparesse, esso Verbo è fatto carne e ha abitato in noi (Jn 1,14), a ciò che, essendo verità, per le opere sue sé facesse via de andare a la vita (Jn 14,6), a la quale eravamo creati, e privati di essa. Hai congionto la volontà al Spirito santo, amando perfettamente quello amore, quella clemenzia che cognoscevi essere cagione de la tua creazione e di ciascuna grazia data a te senza merito precedente (1Co 15,9-10): e sapevi che questo ha fatto la divina clemenzia solo a fine di farti felice e beatificarti.

Per la qual cosa tu in questo dì, da poi che per esso Verbo (Ac 9,5) sei stato convertito da lo errore a la verità e da poi che hai ricevuto il dono di essere rapto dove vedesti la divina Essenzia in tre Persone (2Co 12,2), spogliato di quella visione, retornando al corpo o vero a li sensi, rimanesti vestito solo de la visione del Verbo incarnato. Nella quale considerando con attenzione che esso Verbo incarnato sostenendo continue pene ha operato l'onore del Padre e la salute nostra, tu per questo sei fatto sitibondo e desideroso di sostenere pene (2Co 9,10) a ciò che, dismenticato di tutte quante le altre cose, confessassi di non sapere altro che Iesu Cristo, e questo crocifisso (1Co 2,1-2). Perché nel Padre e nel Spirito santo non poteva accadere pena, pare quasi che tu ti sia quasi dimenticato di quelle persone, ma dici che solo cognosci il Figliolo, e questo che sostenne acerbissime pene agiognendo «e questo crocifisso».

ORAZIONE XXIV.

24Potencia del Padre etterno, aitami; sapiencia del Figliuolo, illumina l'occhio dell'intelletto mio; clemencia dolce dello Spirito santo, infiamma e unisce el cuore mio in te. Confesso, Dio etterno, che la potencia tua è potente e forte a liberare la chiesa e il popolo tuo e trarlo delle mani del demonio e cessare la persecuzione della santa chiesa, e a me dare vittoria e fortezza contra i nemici miei (Jn 5,4). Confesso che la sapiencia del tuo Figliuolo, che è una cosa con teco, può illuminare l'occhio dell'intelletto mio e quello del populo tuo e levare la tenebre della dolce sposa tua (1Co 1,30). Confesso ancora, dolce etterna bontà di Dio, che la clemencia dello Spirito santo e affocata tua carità vuole infiammare e unire il cuore mio in te e i cuori di tutte le creature che hanno in loro ragione (Rm 5,5). Adunque ti constringo, poi che tu sai e puoi e vuoli, la potencia di te, Padre etterno, la sapienzia dell'unigenito tuo Figliuolo per lo precioso sangue suo, e la clemencia dello Spirito santo, fuoco e abisso di carità che tenne esso tuo Figliuolo confitto e chiavellato in croce, che tu facci misericordia al mondo e renda il calore della carità con pace e unione nella santa chiesa. Doimé, io non voglio che t'indugi più: pregoti che la infinita tua bontà ti constringa a non chiudere l'occhio della tua misericordia.

Iesu dolce, Iesu amore.

ORAZIONE XXV.

25Spirito santo, viene nel mio cuore, e per la tua potenzia el trae ad te e dammi carità con timore. Guardami, Cristo, da ogni malo pensiero (Dial CXXIV) e riscaldami del tuo santissimo amore. Santo el mio Padre e dolce el mio signore, aitami in ogni mio misterio.

ORAZIONE XXVI.

26O Dio etterno, o maestro buono che hai fatto e formato el vasello del corpo della tua creatura del limo della terra; o dolcissimo amore, di così vile cosa l'hai formato e ha'vi messo dentro tanto grande tesoro quanto è l'anima, la quale porta la imagine di te, Dio etterno; tu, maestro buono, amore mio dolce, se' quello maestro che disfai e rifai (Jr 18,3-6), tu spezzi e risaldi questo vasello secondo che piace a la tua bontà (Let 373).

A te, Padre etterno, io miserabile offero di nuovo la vita mia per la dolce sposa tua, che, quante volte piace a la tua bontà, tu mi traghi del corpo e rendami al corpo sempre con maggiore pena l'una volta che l'altra, pur che io vegga la reformazione di questa sposa dolce de la santa chiesa. Io t'adimando, o Dio etterno, questa sposa, e anco ti raccomando i dilettissimi figliuoli miei, e pregoti, sommo ed etterno Padre, che, se alla tua misericordia e bontà piacesse di trarmi di questo vasello e non farmi più tornare (Let 373), che tu non gli lassi orfani (Jn 14,18); ma visitali con la grazia tua e fagli vivere morti con vero e perfettissimo lume e legali insieme nel vincolo dolce della carità (Jn 17,22-23), acciò che muoiano spasimati in questa dolce sposa. E pregoti, Padre etterno, che neuno me ne sia tolto delle mani (Jn 10,27), e perdonaci tutte le nostre iniquitadi e a me perdona la molta ignoranzia e la grande negligenzia che io ho commessa nella chiesa tua, di non aver adoperato quello che io averei potuto e dovuto.

"Peccavi Domino, miserere mei." Io offero a te e racomandoti i dilettissimi figliuoli miei, però che essi sono l'anima mia. E se a la tua bontà piace di farmi pure stare in questo vasello, tu, sommo medico, el cura e provedi, però che egli è tutto dilaniato (Let 373). Dona, Padre etterno, dona a noi la tua dolce benedizione. Amen.

ORAZIONE XXVBis.

27O Spirito santo, vieni nel mio cuore; per la tua potentia trailo a te Dio e concedimi carità con timore.

Custodimi, Cristo, d'ogni mal pensiero; (Dial CXXIV) riscaldami e reinfiammami del tuo dolcissimo amore sì che ogni pena mi pari leggiera. Santo mio Padre, e dolce mio Signore, ora aiutami in ogni mio ministerio.

Cristo amore. Cristo amore. Amen.




Caterina, Orazioni 21