Catechismo Chiesa Catt. 1321


ARTICOLO 3

IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA

1322 La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore.

1323 « Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura ». (143)

(143) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium
SC 47, AAS 56 (1964) 113.



I. L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale

1324 L'Eucaristia è « fonte e culmine di tutta la vita cristiana ». (144) « Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua ». (145)

(144) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 11, AAS 57 (1965) 15.
(145) Concilio Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis PO 5, AAS 58 (1966) 997.

1325 « La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall'Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo ». (146)

(146) Sacra Congregazione dei Riti, Istr. Eucharisticum mysterium, 6: AAS 59 (1967) 545.

1326 Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà « tutto in tutti » (1Co 15,28).

1327 In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: « Il nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare ». (147)

(147) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 5: SC 100,610.


II. Come viene chiamato questo sacramento?

1328 L'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:

Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio. I termini « eucharistein » (
Lc 22,19 1Co 11,24) e « eulogein » (Mt 26,26 Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che – soprattutto durante il pasto – proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.

1329 Cena del Signore, (148) perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione e dell'anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello (149) nella Gerusalemme celeste.

Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, (150) soprattutto durante l'ultima Cena. (151) Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua risurrezione, (152) e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche. (153) In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano dell'unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo. (154)

Assemblea eucaristica (« synaxis »), in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa. (155)

(148) Cf
1Co 11,20.
(149) Cf Ap 19,9.
(150) Cf Mt 14,19 Mt 15,36 Mc 8,6 Mc 8,19.
(151) Cf Mt 26,26 1Co 11,24.
(152) Cf Lc 24,13-35.
(153) Cf Ac 2,42 Ac 2,46 Ac 20,7 Ac 20,11.
(154) Cf 1Co 10,16-17.
(155) Cf 1Co 11,17-34.

1330 Memoriale della passione e della risurrezione del Signore.

Santo sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, « sacrificio di lode » (
He 13,15), (156) sacrificio spirituale, (157) sacrificio puro (158) e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.

Santa e divina liturgia, perché tutta la liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo si chiama pure celebrazione dei santi misteri. Si parla anche del Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il sacramento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.

(156) Cf Ps 116,13 Ps 116,17.
(157) Cf 1P 2,5.
(158) Cf Ml 1,11.

1331 Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; (159) viene inoltre chiamato le cose sante (« ta hagia; sancta ») (160) – è il significato originale dell'espressione « comunione dei santi » di cui parla il Simbolo degli Apostoli –, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immortalità, (161) viatico...

(159) Cf
1Co 10,16-17.
(160) Cf Constitutiones apostolicae, 8, 13, 12: SC 336,208; Didaché 9,5, SC 248,178; Ibid 10,6, SC 248,180.
(161) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2: SC 10bis, 76 (Funk 1, 230).

1332 Santa Messa, perché la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l'invio dei fedeli (« missio ») affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana.



III. L'Eucaristia nell'Economia della salvezza


I segni del pane e del vino

1333 Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha fatto la vigilia della sua passione: « Prese il pane... », « Prese il calice del vino... ». Diventando misteriosamente il Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche la bontà della creazione. Così, all'offertorio, rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino, (162) « frutto del lavoro dell'uomo », ma prima ancora « frutto della terra » e « della vite », doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sacerdote, che « offrì pane e vino » (Gn 14,18) la Chiesa vede una prefigurazione della sua propria offerta. (163)

(162) Cf Ps 104,13-15.
(163) Cf Preghiera eucaristica I o Canone Romano: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 390.

1334 Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio. (164) Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il « calice della benedizione » (1Co 10,16), al termine della cena pasquale degli Ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice.

(164) Cf Dt 8,3.

1335 I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la sua Eucaristia. (165) Il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana (166) annunzia già l'Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta il compimento del banchetto delle nozze nel regno del Padre, dove i fedeli berranno il vino nuovo (167) divenuto il Sangue di Cristo.

(165) Cf
Mt 14,13-21 Mt 15,32-39.
(166) Cf Jn 2,11.
(167) Cf Mc 14,25.

1336 Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i discepoli, così come l'annunzio della passione li ha scandalizzati: « Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo? » (Jn 6,60). L'Eucaristia e la croce sono pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione: « Forse anche voi volete andarvene? » (Jn 6,67): questa domanda del Signore continua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è lui solo ad avere « parole di vita eterna » (Jn 6,68) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere lui stesso.


L'istituzione dell'Eucaristia

1337 Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era giunta la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell'amore. (168) Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua pasqua, istituì l'Eucaristia come memoriale della sua morte e della sua risurrezione, e comandò ai suoi Apostoli di celebrarla fino al suo ritorno, costituendoli « in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza ». (169)

(168) Cf
Jn 13,1-17.
(169) Concilio di Trento, Sess. 22a, Doctrina de ss. Missae Sacrificio, c. 1: DS 1740.

1338 I tre Vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia; da parte sua, san Giovanni riferisce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano l'istituzione dell'Eucaristia: Cristo si definisce come il pane di vita, disceso dal cielo. (170)

(170) Cf
Jn 6.

1339 Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue.

« Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare". [...] Essi andarono [...] e prepararono la Pasqua. Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli Apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". [...] Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi" » (
Lc 22,7-20). (171)

(171) Cf Mt 26,17-29 Mc 14,12-25 1Co 11,23-25.


1340 Celebrando l'ultima Cena con i suoi Apostoli durante un banchetto pasquale, Gesù ha dato alla Pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua morte e la sua risurrezione, è anticipata nella Cena e celebrata nell'Eucaristia, che porta a compimento la Pasqua ebraica e anticipa la Pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno.


«Fate questo in memoria di me»

1341 Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole « finché egli venga » (1Co 11,26), non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica, per mezzo degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione e della sua intercessione presso il Padre.

1342 Fin dagli inizi la Chiesa è stata fedele al comando del Signore. Della Chiesa di Gerusalemme è detto:

« Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [...] Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore » (
Ac 2,42 Ac 2,46).

1343 Soprattutto « il primo giorno della settimana », cioè la domenica, il giorno della risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano « per spezzare il pane » (Ac 20,7). Da quei tempi la celebrazione dell'Eucaristia si è perpetuata fino ai nostri giorni, così che oggi la ritroviamo ovunque nella Chiesa, con la stessa struttura fondamentale. Essa rimane il centro della vita della Chiesa.

1344 Così, di celebrazione in celebrazione, annunziando il mistero pasquale di Gesù « finché egli venga » (1Co 11,26), il popolo di Dio avanza « camminando per l'angusta via della croce » (172) verso il banchetto celeste, quando tutti gli eletti si siederanno alla mensa del Regno.

(172) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 1, AAS 58 (1966) 947.


IV. La celebrazione liturgica dell'Eucaristia


La Messa lungo i secoli

1345 Fin dal secondo secolo, abbiamo la testimonianza di san Giustino martire riguardo alle linee fondamentali dello svolgimento della celebrazione eucaristica. Esse sono rimaste invariate fino ai nostri giorni in tutte le grandi famiglie liturgiche. Ecco ciò che egli scrive, verso il 155, per spiegare all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) ciò che fanno i cristiani:

« Nel giorno chiamato del sole ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne.
Si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti, finché il tempo consente.
Poi quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere » (173) « sia per noi stessi [...] sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna.
Finite le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato.
Egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie (in greco: eucharistian), per essere stati fatti degni da lui di questi doni.
Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: Amen.
Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l'acqua "eucaristizzati" e ne portano agli assenti ». (174)

(173) San Giustino, Apologia, 1, 67:
CA 1,184-186.
(174) San Giustino, Apologia, 1, 65: CA 1,176-180.

1346 La liturgia dell'Eucaristia si svolge secondo una struttura fondamentale che, attraverso i secoli, si è conservata fino a noi. Essa si articola in due grandi momenti, che formano un'unità originaria:

- la convocazione, la liturgia della Parola, con le letture, l'omelia e la preghiera universale;
- la liturgia eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l'azione di grazie consacratoria e la Comunione.
Liturgia della Parola e liturgia eucaristica costituiscono insieme « un solo atto di culto »; (175) la mensa preparata per noi nell'Eucaristia è infatti ad un tempo quella della Parola di Dio e quella del Corpo del Signore. (176)

(175) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium
SC 56, AAS 56 (1964) 115.
(176) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 21, AAS 58 (1966) 827.

1347 Non si è forse svolta in questo modo la Cena pasquale di Gesù risorto con i suoi discepoli? Lungo il cammino spiegò loro le Scritture, poi, messosi a tavola con loro, « prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro » (Lc 24,30). (177)

(177) Cf Lc 24,13-35.


Lo svolgimento della celebrazione

1348 Tutti si riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l'assemblea eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista principale dell'Eucaristia. È il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. È lui stesso che presiede in modo invisibile ogni celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo rappresenta, il Vescovo o il presbitero (agendo in persona Christi Capitis – nella persona di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la parola dopo le letture, riceve le offerte e proclama la preghiera eucaristica. Tutti hanno la loro parte attiva nella celebrazione, ciascuno a suo modo: i lettori, coloro che presentano le offerte, coloro che distribuiscono la Comunione, e il popolo intero che manifesta la propria partecipazione attraverso l'Amen.

1349 La liturgia della Parola comprende « gli scritti dei profeti », cioè l'Antico Testamento, e « le memorie degli Apostoli », ossia le loro lettere e i Vangeli; all'omelia, che esorta ad accogliere questa parola come è veramente, quale Parola di Dio (178) e a metterla in pratica, seguono le intercessioni per tutti gli uomini, secondo la parola dell'Apostolo: « Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere » (1Tm 2,1-2).

(178) Cf 1Th 2,13.

1350 La presentazione dei doni (l'offertorio): vengono recati poi all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena, « quando prese il pane e il calice ». « Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione ». (179) La presentazione dei doni all'altare assume il gesto di Melchisedek e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.

(179) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4: SC 100,606; cf
Ml 1,11.

1351 Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per l'Eucaristia, presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta, (180) sempre attuale, trae ispirazione dall'esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchire noi: (181)

« I facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno ». (182)

(180) Cf
1Co 16,1.
(181) Cf 2Co 8,9.
(182) San Giustino, Apologia, 1, 67: CA 1,186-188.

1352 L'anafora. Con la preghiera eucaristica, preghiera di rendimento di grazie e di consacrazione, arriviamo al cuore e al culmine della celebrazione:

Nel prefazio la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione. In questo modo l'intera comunità si unisce alla lode incessante che la Chiesa celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo.

1353 Nell'epiclesi essa prega il Padre di mandare il suo Santo Spirito (o la potenza della sua benedizione) (183) sul pane e sul vino, affinché diventino, per la sua potenza, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo e perché coloro che partecipano all'Eucaristia siano un solo corpo e un solo spirito (alcune tradizioni liturgiche situano l'epiclesi dopo l'anamnesi).

Nel racconto dell'istituzione l'efficacia delle parole e dell'azione di Cristo, e la potenza dello Spirito Santo, rendono sacramentalmente presenti sotto le specie del pane e del vino il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte.

(183) Cf Preghiera eucaristica I o Canone Romano: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 387.

1354 Nell'anamnesi che segue, la Chiesa fa memoria della passione, della risurrezione e del ritorno glorioso di Gesù Cristo; essa presenta al Padre l'offerta di suo Figlio che ci riconcilia con lui.

Nelle intercessioni, la Chiesa manifesta che l'Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti, e nella comunione con i Pastori della Chiesa, il Papa, il Vescovo della diocesi, il suo presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i Vescovi del mondo con le loro Chiese.

1355 Nella Comunione, preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione del pane, i fedeli ricevono « il pane del cielo » e « il calice della salvezza », il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato « per la vita del mondo » (Jn 6,51).

Poiché questo pane e questo vino sono stati « eucaristizzati », (184) come tradizionalmente si dice, « questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato ». (185)

(184) Cf San Giustino, Apologia, 1, 65: CA 1,180.
(185) San Giustino, Apologia, 1, 66: CA 1,180.


V. Il sacrificio sacramentale: azione di grazie, memoriale, presenza

1356 Se i cristiani celebrano l'Eucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua passione: « Fate questo in memoria di me » (1Co 11,24-25).

1357 A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo sacrificio. Facendo questo, offriamo al Padre ciò che egli stesso ci ha dato: i doni della creazione, il pane e il vino, diventati, per la potenza dello Spirito Santo e per le parole di Cristo, il Corpo e il Sangue di Cristo: in questo modo Cristo è reso realmente e misteriosamente presente.

1358 Dobbiamo dunque considerare l'Eucaristia

- come azione di grazie e lode al Padre,
- come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo,
- come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua parola e del suo Spirito.
L'azione di grazie e la lode al Padre


1359 L'Eucaristia, sacramento della nostra salvezza realizzata da Cristo sulla croce, è anche un sacrificio di lode in rendimento di grazie per l'opera della creazione. Nel sacrificio eucaristico, tutta la creazione amata da Dio è presentata al Padre attraverso la morte e la risurrezione di Cristo. Per mezzo di Cristo, la Chiesa può offrire il sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e nell'umanità.

1360 L'Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici, per tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: « azione di grazie ».

1361 L'Eucaristia è anche il sacrificio della lode, con il quale la Chiesa canta la gloria di Dio in nome di tutta la creazione. Tale sacrificio di lode è possibile unicamente attraverso Cristo: egli unisce i fedeli alla sua persona, alla sua lode e alla sua intercessione, in modo che il sacrificio di lode al Padre è offerto da Cristo e con lui per essere accettato in lui.


Il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo, la Chiesa

1362 L'Eucaristia è il memoriale della pasqua di Cristo, l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella liturgia della Chiesa, che è il suo corpo. In tutte le preghiere eucaristiche, dopo le parole della istituzione, troviamo una preghiera chiamata anamnesi o memoriale.

1363 Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini. (186) Nella celebrazione liturgica di questi eventi, essi diventano in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall'Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell'Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita.

(186) Cf
Ex 13,3.

1364 Nel Nuovo Testamento il memoriale riceve un significato nuovo. Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, fa memoria della pasqua di Cristo, e questa diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale: (187) « Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato" (1Co 5,7), viene celebrato sull'altare, si effettua l'opera della nostra redenzione ». (188)

(187) Cf He 7,25-27.
(188) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 3, AAS 57 (1965) 6.

1365 In quanto memoriale della pasqua di Cristo, l'Eucaristia è anche un sacrificio. Il carattere sacrificale dell'Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell'istituzione: « Questo è il mio Corpo che è dato per voi » e: « Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi » (Lc 22,19-20). Nell'Eucaristia Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue che egli ha « versato per molti, in remissione dei peccati » (Mt 26,28).

1366 L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente) il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto:

Cristo « Dio e Signore nostro, [...] si è immolato a Dio Padre una sola volta morendo sull'altare della croce per compiere una redenzione eterna: poiché, tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte (
He 7,24 He 7,27), nell'ultima Cena, "nella notte in cui veniva tradito" (1Co 11,23), [...] [volle] lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa, un sacrificio visibile (come esige l'umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei nostri peccati quotidiani ». (189)

(189) Concilio di Trento, Sess. 22a, Doctrina de ss. Missae Sacrificio, c. 1: DS 1740.

1367 Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico sacrificio: « Si tratta infatti di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù la offre ora per il ministero dei sacerdoti, egli che un giorno offrì se stesso sulla croce: diverso è solo il modo di offrirsi ». (190) « E poiché in questo divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo, che "si offrì una sola volta in modo cruento" sull'altare della croce, [...] questo sacrificio [è] veramente propiziatorio ». (191)

(190) Concilio di Trento, Sess. 22a, Doctrina de ss. Missae Sacrificio, c. 2:
DS 1743.
(191) Ibid) DS 1743.

1368 L'Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa. La Chiesa, che è il corpo di Cristo, partecipa all'offerta del suo Capo. Con lui, essa stessa viene offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo. Il sacrificio di Cristo riattualizzato sull'altare offre a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua offerta. Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le braccia spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede per tutti gli uomini.

1369 Tutta la Chiesa è unita all'offerta e all'intercessione di Cristo. Investito del ministero di Pietro nella Chiesa, il Papa è unito a ogni celebrazione dell'Eucaristia nella quale viene nominato come segno e servo dell'unità della Chiesa universale. Il Vescovo del luogo è sempre responsabile dell'Eucaristia, anche quando viene presieduta da un presbitero; in essa è pronunziato il suo nome per significare che egli presiede la Chiesa particolare, in mezzo al suo presbiterio e con l'assistenza dei diaconi. La comunità a sua volta intercede per tutti i ministri che, per lei e con lei, offrono il sacrificio eucaristico:

« Si ritenga legittima solo quell'Eucaristia che viene celebrata dal Vescovo, o da chi è stato da lui autorizzato ». (192)

« È attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo, unico mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell'Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore ». (193)

(192) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8, 1: SC 10bis, 138 (Funk 1, 282).
(193) Concilio Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis
PO 2, AAS 58 (1966) 993.

1370 All'offerta di Cristo si uniscono non soltanto i membri che sono ancora sulla terra, ma anche quelli che si trovano già nella gloria del cielo. La Chiesa offre infatti il sacrificio eucaristico in comunione con la santissima Vergine Maria, facendo memoria di lei, come pure di tutti i santi e di tutte le sante. Nell'Eucaristia la Chiesa, con Maria, è come ai piedi della croce, unita all'offerta e all'intercessione di Cristo.

1371 Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti « che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati », (194) affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo:

« Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore ». (195)

« Poi [nell'anafora] preghiamo anche per i santi Padri e Vescovi e in generale per tutti quelli che si sono addormentati prima di noi, convinti che questo sia un grande vantaggio per le anime, per le quali viene offerta la supplica, mentre qui è presente la vittima santa e tremenda. [...] Presentando a Dio le preghiere per i defunti, anche se peccatori, [...] presentiamo il Cristo immolato per i nostri peccati, cercando di rendere clemente per loro e per noi il Dio amico degli uomini ». (196)

(194) Concilio di Trento, Sess. 22a, Doctrina de ss. Missae Sacrificio, c. 2:
DS 1743.
(195) Sant'Agostino, Confessiones, 9, 11, 27: CCL 27, 149 (PL 32, 775); parole di santa Monica, prima di morire, a sant'Agostino e a suo fratello.
(196) San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 5, 9-10: SC 126,158-160.

1372 Sant'Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita ad una partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro Redentore che celebriamo nell'Eucaristia:

« Tutta quanta la città redenta, cioè l'assemblea e la società dei santi, offre un sacrificio universale [...] a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che nella passione ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante. [...] Questo è il sacrificio dei cristiani: "Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo" (
Rm 12,5); e la Chiesa lo rinnova continuamente nel sacramento dell'altare, noto ai fedeli, dove si vede che, in ciò che offre, offre anche se stessa ». (197)

(197) Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6: CSEL 401, 456 (PL 41, 284).



Catechismo Chiesa Catt. 1321