Catechismo Chiesa Catt. 59

Dio elegge Abramo

59 Per riunire tutta l'umanità dispersa, Dio sceglie Abram chiamandolo: « Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre » (Gn 12,1), per fare di lui Abramo (Abraham), vale a dire « il padre di una moltitudine di popoli » (Gn 17,5): « In te saranno benedette tutte le famiglie della terra » (Gn 12,3). (66)

(66) Cf Ga 3,8.

60 Il popolo discendente da Abramo sarà il depositario della Promessa fatta ai patriarchi, il popolo dell'elezione, (67) chiamato a preparare la ricomposizione, un giorno, nell'unità della Chiesa, di tutti i figli di Dio; (68) questo popolo sarà la radice su cui verranno innestati i pagani diventati credenti. (69)

(67) Cf
Rm 11,28.
(68) Cf Jn 11,52 Jn 10,16.
(69) Cf Rm 11,17-18 Rm 11,24.

61 I patriarchi e i profeti ed altre figure dell'Antico Testamento sono stati e saranno sempre venerati come santi in tutte le tradizioni liturgiche della Chiesa.




Dio forma Israele come suo popolo

62 Dopo i patriarchi, Dio forma Israele quale suo popolo salvandolo dalla schiavitù dell'Egitto. Conclude con lui l'Alleanza del Sinai e gli dà, per mezzo di Mosè, la sua Legge, perché lo riconosca e lo serva come l'unico Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stia in attesa del Salvatore promesso. (70)

(70) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 3, AAS 58 (1966) 818.

63 Israele è il popolo sacerdotale di Dio, (71) colui che « porta il nome del Signore » (Dt 28,10). È il popolo di coloro « a cui Dio ha parlato quale primogenito », (72) il popolo dei « fratelli maggiori » nella fede di Abramo. (73)

(71) Cf Ex 19,6.
(72) Venerdì Santo, Passione del Signore, Preghiera universale VI: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1983) p. 149.
(73) Cf Giovanni Paolo II, Alloc. nella sinagoga durante l'incontro con la comunità Ebraica della Città di Roma (13 aprile 1986), 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX1, 1027.

64 Attraverso i profeti, Dio forma il suo popolo nella speranza della salvezza, nell'attesa di un'Alleanza nuova ed eterna destinata a tutti gli uomini (74) e che sarà inscritta nei cuori. (75) I profeti annunziano una radicale redenzione del popolo di Dio, la purificazione da tutte le sue infedeltà, (76) una salvezza che includerà tutte le nazioni. (77) Saranno soprattutto i poveri e gli umili del Signore (78) che porteranno questa speranza. Le donne sante come Sara, Rebecca, Rachele, Miryam, Debora, Anna, Giuditta ed Ester hanno conservato viva la speranza della salvezza d'Israele. Maria ne è l'immagine più luminosa. (79)

(74) Cf
Is 2,2-4.
(75) Cf Jr 31,31-34 He 10,16.
(76) Cf Ez 36.
(77) Cf Is 49,5-6 Is 53,11.
(78) Cf So 2,3.
(79) Cf Lc 1,38.


III. Cristo Gesù - «mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione» (80)

(80) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 2, AAS 58 (1966) 818.


Dio ha detto tutto nel suo Verbo

65 « Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio » (He 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. San Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando He 1,1-2:

« Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. [...] Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, ce l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di lui ». (81)

(81) San Giovanni della Croce, Subida del monte Carmelo, 2, 22, 3-5: Biblioteca Mistica Carmelitana, v. 11 (Burgos 1929), p. 184.


Non ci sarà altra rivelazione

66 « L'economia cristiana, in quanto è Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non c'è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo ». (82) Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli.

(82) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 4, AAS 58 (1966) 819.

67 Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.

La fede cristiana non può accettare « rivelazioni » che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali « rivelazioni ».



In sintesi

68 Per amore, Dio si è rivelato e si è donato all'uomo. Egli offre così una risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l'uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita.

69 Dio si è rivelato all'uomo comunicandogli gradualmente il suo mistero attraverso gesti e parole.

70 Al di là della testimonianza che dà di se stesso nelle cose create, Dio si è manifestato ai nostri progenitori. Ha loro parlato e, dopo la caduta, ha loro promesso la salvezza (83) ed offerto la sua Alleanza.

(83) Cf
Gn 3,15.

71 Dio ha concluso con Noè un'Alleanza eterna tra lui e tutti gli esseri viventi. (84) Essa durerà tanto quanto durerà il mondo.

(84) Cf
Gn 9,16.

72 Dio ha eletto Abramo ed ha concluso un'Alleanza con lui e la sua discendenza. Ne ha fatto il suo popolo al quale ha rivelato la sua Legge per mezzo di Mosè. Lo ha preparato, per mezzo dei profeti, ad accogliere la salvezza destinata a tutta l'umanità.

73 Dio si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la sua Alleanza per sempre. Egli è la Parola definitiva del Padre, così che, dopo di lui, non vi sarà più un'altra rivelazione.






ARTICOLO 2

LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA

74 Dio « vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità » (1Tm 2,4), cioè di Gesù Cristo. (85) È necessario perciò che il Cristo sia annunciato a tutti i popoli e a tutti gli uomini e che in tal modo la Rivelazione arrivi fino ai confini del mondo:

« Dio, con la stessa somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni ». (86)

(85) Cf Jn 14,6.
(86) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 7, AAS 58 (1966) 820.


I. La Tradizione apostolica

75 « Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli, comunicando loro i doni divini, di predicare a tutti il Vangelo che, promesso prima per mezzo dei profeti, egli aveva adempiuto e promulgato con la sua parola, come fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale ». (87)

(87) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 7, AAS 58 (1966) 820.


La predicazione apostolica...

76 La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi:

Oralmente, « dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo »;

Per iscritto, « da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza ». (88)

(88) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 7, AAS 58 (1966) 820.


...continuata attraverso la successione apostolica

77 « Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi "affidando il loro proprio compito di magistero" ». (89) Infatti, « la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi ». (90)

(89) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 7, AAS 58 (1966) 820.
(90) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 8, AAS 58 (1966) 820.

78 Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite « la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede ». (91) « Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega ». (92)

(91) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.
(92) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 8, AAS 58 (1966) 821.

79 In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa: « Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo ». (93)

(93) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.


II. Il rapporto tra la Tradizione e la Sacra Scrittura


Una sorgente comune...

80 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine ». (94) L'una e l'altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi « tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).

(94) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 9, AAS 58 (1966) 821.


...due modi differenti di trasmissione

81 « La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino ».
« La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano ». (95)

(95) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 9, AAS 58 (1966) 821.

82 Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto ». (96)

(96) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 9, AAS 58 (1966) 821.


Tradizione apostolica e tradizioni ecclesiali

83 La Tradizione di cui qui parliamo è quella che proviene dagli Apostoli e trasmette ciò che costoro hanno ricevuto dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù e ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo. In realtà, la prima generazione di cristiani non aveva ancora un Nuovo Testamento scritto e lo stesso Nuovo Testamento attesta il processo della Tradizione vivente. Vanno distinte da questa le « tradizioni » teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali. Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste «tradizioni» possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa.



III. L'interpretazione del deposito della fede


Il deposito della fede affidato alla totalità della Chiesa

84 Il deposito (97) della fede (« depositum fidei »), contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. « Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente nell'insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra Vescovi e fedeli ». (98)

(97) Cf
1Tm 6,20 2Tm 1,12-14.
(98) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 10, AAS 58 (1966) 822.


Il Magistero della Chiesa

85 « L'ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo », (99) e cioè ai Vescovi in comunione con il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma.

(99) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 10, AAS 58 (1966) 822.

86 Questo « Magistero però non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ». (100)

(100) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 10, AAS 58 (1966) 822.

87 I fedeli, memori della parola di Cristo ai suoi Apostoli: « Chi ascolta voi, ascolta me » (Lc 10,16), (101) accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.

(101) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 20, AAS 57 (1965) 24.


I dogmi della fede

88 Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell'autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un'irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione.

89 Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c'è un legame organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede. (102)

(102) Cf
Jn 8,31-32.

90 I mutui legami e la coerenza dei dogmi si possono trovare nel complesso della rivelazione del mistero di Cristo. (103) « Esiste un ordine o "gerarchia" nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana ». (104)

(103) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 4:
DS 3016 (nesso dei misteri); Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 25, AAS 57 (1965) 29.
(104) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio UR 11, AAS 57 (1965) 99.

Il senso soprannaturale della fede

91 Tutti i fedeli partecipano della comprensione e della trasmissione della verità rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che insegna loro ogni cosa (105) e li guida « alla verità tutta intera » (Jn 16,13).

(105) Cf 1Jn 2,20 1Jn 2,27.

92 « La totalità dei fedeli [...] non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo quando "dai Vescovi fino agli ultimi fedeli laici" esprime l'universale suo consenso in materia di fede e di costumi ». (106)

(106) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 12, AAS 57 (1965) 16.

93 «Infatti, per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, il popolo di Dio, sotto la guida del sacro Magistero, [...] aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi, con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita». (107)

(107) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 12, AAS 57 (1965) 16.

La crescita nell'intelligenza della fede

94 Grazie all'assistenza dello Spirito Santo, l'intelligenza tanto delle realtà quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita della Chiesa:

- « con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro »; (108) in particolare « la ricerca teologica [...] prosegue nella conoscenza profonda della verità rivelata »; (109)
- « con la profonda intelligenza che [i credenti] provano delle cose spirituali »; (110) « divina eloquia cum legente crescunt – le parole divine crescono insieme con chi le legge »; (111)
- « con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità ». (112)

(108) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.
(109) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes GS 62, AAS 58 (1966) 1084; cf Ibid., GS 44: AAS 58 (1966) 1065; Cost. dogm. Dei Verbum, DV 23: AAS 58 (1966) 828; Ibid., DV 24: AAS 58 (1966) 828-829; Decr. Unitatis redintegratio, UR 4: AAS 57 (1965) 94.
(110) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 8, AAS 58 (1966) 821.
(111) San Gregorio Magno, Homilia in Ezechielem, 1, 7, 8: CCL 142, 87 (PL 76, 843).
(112) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 8, AAS 58 (1966) 821.

95 « È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime ». (113)

(113) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 10, AAS 58 (1966) 822.


In sintesi

96 Ciò che Cristo ha affidato agli Apostoli, costoro l'hanno trasmesso con la predicazione o per iscritto, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, a tutte le generazioni, fino al ritorno glorioso di Cristo.

97 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio », (114) nel quale, come in uno specchio, la Chiesa pellegrina contempla Dio, fonte di tutte le sue ricchezze.

(114) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 10, AAS 58 (1966) 822.

98 « La Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita, nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa stessa è, tutto ciò che essa crede ». (115)

(115) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.

99 Tutto il popolo di Dio, in virtù del suo senso soprannaturale della fede, non cessa di accogliere il dono della rivelazione divina, di penetrarlo sempre più profondamente e di viverlo più pienamente.

100 L'ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio è stato affidato al solo Magistero della Chiesa, al Romano Pontefice e ai Vescovi in comunione con lui.






ARTICOLO 3

LA SACRA SCRITTURA




I. Il Cristo - Parola unica della Sacra Scrittura

101 Nella condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla loro in parole umane. « Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini ». (116)

(116) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 13, AAS 58 (1966) 824.

102 Dio, attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale esprime se stesso interamente. (117)

« Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo ». (118)

(117) Cf
He 1,1-3.
(118) Sant'Agostino, Enarratio in Psalmum 103, 4, 1: CCL 40, 1521 (PL 37, 1378).

103 Per questo motivo, la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come venera il Corpo stesso del Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. (119)

(119) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 21, AAS 58 (1966) 827.

104 Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore; (120) infatti attraverso la divina Scrittura essa non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che è realmente: Parola di Dio. (121) « Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro ». (122)

(120) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 24, AAS 58 (1966) 829.
(121) Cf 1Th 2,13.
(122) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 21, AAS 58 (1966) 827-828.


II. Ispirazione e verità della Sacra Scrittura

105 Dio è l'autore della Sacra Scrittura. « Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo.
« La santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa ». (123)

(123) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 11, AAS 58 (1966) 822-823.

106 Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. « Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva ». (124)

(124) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 11, AAS 58 (1966) 823.

107 I libri ispirati insegnano la verità. « Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere ». (125)

(125) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 11, AAS 58 (1966) 823.

108 La fede cristiana tuttavia non è una « religione del Libro ». Il cristianesimo è la religione della « Parola » di Dio: di una Parola cioè che non è « una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente ». (126) Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture. (127)

(126) San Bernardo di Chiaravalle, Homilia super "Missus est", 4, 11: Opera, ed. J. Leclercq-H. Rochais, v. 4 (Roma 1966) p. 57.
(127) Cf
Lc 24,45.


III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura

109 Nella Sacra Scrittura, Dio parla all'uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. (128)

(128) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 12, AAS 58 (1966) 823.

110 Per comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei « generi letterari » allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. « La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo se sono storici o profetici, o poetici, o altri generi di espressione ». (129)

(129) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 12, AAS 58 (1966) 823.

111 Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe « lettera morta »: « La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta ». (130) Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata: (131)

(130) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 12, AAS 58 (1966) 824.
(131) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 12, AAS 58 (1966) 824.

112 1. Prestare grande attenzione « al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura ». Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. (132)

« Il cuore (133) di Cristo designa la Sacra Scrittura, che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima della passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la passione, affinché coloro che ormai ne hanno l'intelligenza considerino e comprendano come le profezie debbano essere interpretate ». (134)

(132) Cf
Lc 24,25-27 Lc 24,44-46.
(133) Cf Ps 22,15.
(134) San Tommaso d'Aquino, Expositio in Psalmos, 21, 11: Opera omnia, v. 18 (Parigi 1876) p. 350.

113 2. Leggere la Scrittura nella « Tradizione vivente di tutta la Chiesa ». Secondo un detto dei Padri, « Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta (135) – la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali ». Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa secondo il senso spirituale (« ...secundum spiritalem sensum, quem Spiritus donat Ecclesiae – ...secondo il senso spirituale che lo Spirito dona alla Chiesa »). (136)

(135) Cf Sant'Ilario di Poitiers, Liber ad Constantium Imperatorem, 9: CSEL 65, 204 (PL 10, 570); San Girolamo, Commentarius in epistulam ad Galatas, 1, 1, 11-12: PL 26, 347.
(136) Origene, Homiliae in Leviticum, 5, 5: SC 286,228.

114 3. Essere attenti all'analogia della fede. (137) Per « analogia della fede » intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.

(137) Cf
Rm 12,6.

I sensi della Scrittura

115 Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest'ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.

116 Il senso letterale.È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l'esegesi che segue le regole della retta interpretazione. « Omnes [Sacrae Sripturae] sensus fundentur super unum, scilicet litteralem – Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale ». (138)

(138) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae,
I 1,10, ad 1: Ed. Leon. 4, 25.

117 Il senso spirituale.Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni.

1. Il senso allegorico.Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e quindi del Battesimo. (139)

2. Il senso morale.Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti « per ammonimento nostro » (
1Co 10,11). (140)

3. Il senso anagogico.Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce (in greco: “anagoge” verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste). (141)

(139) Cf 1Co 10,2.
(140) Cf .
(141) Cf .

118 Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi:

« Littera gesta docet, quid credas allegoria,
Moralis quid agas, quo tendas anagogia»

« La lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere,
il senso morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere ». (142)

(142) Agostino di Dacia, Rotulus pugillaris, I: ed. A. Walz: Angelicum 6 (1929) 256.

119 « È compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare ed interpretare la Parola di Dio ». (143)

« Ego vero Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas – Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l'autorità della Chiesa cattolica ». (144)

(143) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 12, AAS 58 (1966) 824.
(144) Sant'Agostino, Contra epistulam Manichaei quam vocant fundamenti, 5, 6: CSEL 25, 197 (PL 42, 176).


IV. Il canone delle Scritture

120 È stata la Tradizione apostolica a far discernere alla Chiesa quali scritti dovessero essere compresi nell'elenco dei Libri Sacri. (145) Questo elenco completo è chiamato « canone » delle Scritture. Comprende per l'Antico Testamento 46 libri (45 se si considerano Geremia e le Lamentazioni come un unico testo) e 27 per il Nuovo Testamento. (146)

Essi sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache (o Paralipomeni), Esdra e Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet (Ecclesiaste), il Cantico dei Cantici, la Sapienza, il Siracide (Ecclesiastico), Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioèle, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonìa, Aggèo, Zaccaria, Malachia per l'Antico Testamento.

I Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le Lettere di san Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Gàlati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l'Apocalisse per il Nuovo Testamento.

(145) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.
(146) Cf Decretum Damasi: DS 179-180 Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis: DS 1334-1336 Concilio di Trento, Sess. 4a, Decretum de Libris Sacris et de traditionibus recipiendis: DS 1501-1504.



Catechismo Chiesa Catt. 59