Catechismo Chiesa Catt. 248

III. La Santissima Trinità nella dottrina della fede


La formazione del dogma trinitario

249 La verità rivelata della Santissima Trinità è stata, fin dalle origini, alla radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del Battesimo. Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa. Simili formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo saluto, ripreso nella liturgia eucaristica: « La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi » (2Co 13,13). (305)

(305) Cf 1Co 12,4-6 Ep 4,4-6.

250 Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per difenderla contro errori che la alteravano. Fu questa l'opera degli antichi Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano.

251 Per la formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: « sostanza », « persona » o « ipostasi », « relazione », ecc. Così facendo, non ha sottoposto la fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi termini assunti ora a significare anche un mistero inesprimibile, « infinitamente al di là di tutto ciò che possiamo concepire a misura d'uomo ». (306)

(306) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 9: AAS 60 (1968) 437.

252 La Chiesa adopera il termine « sostanza » (reso talvolta anche con « essenza » o « natura ») per designare l'Essere divino nella sua unità, il termine « persona » o « ipostasi » per designare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro reale distinzione reciproca, il termine « relazione » per designare il fatto che la distinzione tra le Persone divine sta nel riferimento delle une alle altre.


Il dogma della Santissima Trinità

253 La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: « la Trinità consustanziale ». (307) Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: « Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura ». (308) « Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina ». (309)

(307) Concilio di Costantinopoli II (anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1:
DS 421.
(308) Concilio di Toledo XI (anno 675), Symbolum: DS 530.
(309) Concilio Lateranense IV (anno 1215), Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804.

254 Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. « Dio è unico ma non solitario ». (310) «Padre», «Figlio» e «Spirito Santo» non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: « Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio ». (311) Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: « È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede ». (312) L'Unità divina è Trina.

(310) Fides Damasi:
DS 71.
(311) Concilio di Toledo XI (anno 675), Symbolum: DS 530.
(312) Concilio Lateranense IV (anno 1215), Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804.

255 Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: « Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza ». (313) Infatti « tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione ». (314) « Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio ». (315)

(313) Concilio di Toledo XI (anno 675), Symbolum:
DS 528.
(314) Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis (anno 1442): DS 1330.
(315) Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis (1442): DS 1331.

256 Ai catecumeni di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, detto anche « il Teologo », consegna questa sintesi della fede trinitaria:

« Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola divinità e potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa [...]. Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero [...]. Dio le tre Persone considerate insieme [...]. Ho appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia... ». (316)

(316) San Gregorio Nazianzeno, Oratio, 40, 41: SC 358,292-294.


IV. Le operazioni divine e le missioni trinitarie

257 « O lux, beata Trinitas et principalis Unitas – O luce, Trinità beata e originaria Unità! ». (317) Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto. Dio è amore: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio liberamente vuole comunicare la gloria della sua vita beata. Tale è il disegno della « sua benevolenza » (Ep 1,9), disegno che ha concepito prima della creazione del mondo nel suo Figlio diletto, « predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo » (Ep 1,5), cioè « ad essere conformi all'immagine del Figlio suo » (Rm 8,29), in forza dello « Spirito da figli adottivi » (Rm 8,15). Questo progetto è una « grazia che ci è stata data... fin dall'eternità » (2Tm 1,9) e che ha come sorgente l'amore trinitario. Si dispiega nell'opera della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella missione della Chiesa. (318)

(317) Inno ai Secondi Vespri della Domenica, Settimane 2 e 4: Liturgia Horarum, editio typica altera, v. 3 (Libreria Editrice Vaticana 1986) p. 736 e 997; v. 4 (Libreria Editrice Vaticana 1987) p. 686 e 947.
(318) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 2-9, AAS 58 (1966) 948-958.

258 Tutta l'Economia divina è l'opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione. (319) « Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio ». (320) Tuttavia, ogni Persona divina compie l'operazione comune secondo la sua personale proprietà. Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento (321) professa: « Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose ». (322) Le missioni divine dell'incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine.

(319) Cf Concilio di Costantinopoli II (anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1:
DS 421.
(320) Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis (1442): DS 1331.
(321) Cf 1Co 8,6.
(322) Concilio di Costantinopoli II (anno 553), Anathematismi de tribus Capitulis, 1: DS 421.

259 Tutta l'economia divina, opera comune e insieme personale, fa conoscere tanto la proprietà delle Persone divine, quanto la loro unica natura. Parimenti, tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine, senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo, lo fa perché il Padre lo attira (323) e perché lo Spirito lo guida. (324)

(323) Cf
Jn 6,44.
(324) Cf Rm 8,14.

260 Il fine ultimo dell'intera economia divina è che tutte le creature entrino nell'unità perfetta della Beatissima Trinità. (325) Ma fin d'ora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinità. Dice infatti il Signore: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Jn 14,23):

« O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell'eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice ». (326)

(325) Cf Jn 17,21-23.
(326) Beata Elisabetta della Trinità, Élévation à la Trinité: Ecrits spirituels, 50, ed. M.M. Philipon (Parigi 1949) p. 80.


In sintesi

261 Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. Soltanto Dio può darcene la conoscenza rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo.

262 L'incarnazione del Figlio di Dio rivela che Dio è il Padre eterno e che il Figlio è consustanziale al Padre, cioè che in lui e con lui è lo stesso unico Dio.

263 La missione dello Spirito Santo, che il Padre manda nel nome del Figlio (327) e che il Figlio manda « dal Padre » (Jn 15,26), rivela che egli è con loro lo stesso unico Dio. « Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato ». (328)

(327) Cf Jn 14,26.
(328) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.

264 « Lo Spirito Santo procede, primariamente, dal Padre e, per il dono eterno che il Padre ne fa al Figlio, procede dal Padre e dal Figlio in comunione ». (329)

(329) Sant'Agostino, De Trinitate, 15, 26, 47: CCL 50A, 529 (PL 42, 1095).

265 Attraverso la grazia del Battesimo « nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), siamo chiamati ad aver parte alla vita della Beata Trinità, quaggiù nell'oscurità della fede, e, oltre la morte, nella luce eterna. (330)

(330) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 9: AAS 60 (1968) 436.

266 « La fede cattolica consiste nel venerare un Dio solo nella Trinità, e la Trinità nell'Unità, senza confusione di Persone né separazione della sostanza: altra infatti è la Persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella dello Spirito Santo; ma unica è la divinità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, uguale la gloria, coeterna la maestà ». (331)

(331) Simbolo « Quicumque »:
DS 75.

267 Inseparabili nella loro sostanza, le Persone divine sono inseparabili anche nelle loro operazioni. Ma nell'unica operazione divina ogni Persona manifesta ciò che le è proprio nella Trinità, soprattutto nelle missioni divine dell'incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo.





Paragrafo 3. ONNIPOTENTE

268 Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l'onnipotenza di Dio: confessarla è di grande importanza per la nostra vita. Noi crediamo che tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato, (332) tutto governa e tutto può; amante, perché Dio è nostro Padre; (333) misteriosa, perché soltanto la fede può riconoscere allorché « si manifesta nella debolezza » (2Co 12,9). (334)

(332) Cf Gn 1,1 Jn 1,3.
(333) Cf Mt 6,9.
(334) Cf 1Co 1,18.


«Egli opera tutto ciò che vuole» (Ps 115,3)

(Ps 115,3)

269 Le Sacre Scritture affermano a più riprese la potenza universale di Dio. Egli è detto « il Potente di Giacobbe » (Gn 49,24 Is 1,24 e altrove), « il Signore degli eserciti », « il Forte, il Potente » (Ps 24,8-10). Se Dio è onnipotente « in cielo e sulla terra » (Ps 135,6), è perché lui stesso li ha fatti. Nulla quindi gli è impossibile (335) e dispone della sua opera come gli piace; (336) egli è il Signore dell'universo, di cui ha fissato l'ordine che rimane a lui interamente sottoposto e disponibile; egli è il Padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito. (337) « Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio? » (Sg 11,21).

(335) Cf Jr 32,17 Lc 1,37.
(336) Cf Jr 27,5.
(337) Cf .


« Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi »\b (@SG 11,23@)

270 Dio è Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna attraverso il modo con cui si prende cura dei nostri bisogni; (338) attraverso l'adozione filiale che ci dona (« Sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente »: 2Co 6,18); infine attraverso la sua infinita misericordia, dal momento che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i peccati.

(338) Cf Mt 6,32.

271 L'onnipotenza divina non è affatto arbitraria: « In Dio la potenza e l'essenza, la volontà e l'intelligenza, la sapienza e la giustizia sono una sola ed identica cosa, di modo che nulla può esserci nella potenza divina che non possa essere nella giusta volontà di Dio o nella sua sapiente intelligenza». (339)

(339) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae,
I 25,5, ad 1: Ed. Leon. 4, 297.


Il mistero dell'apparente impotenza di Dio

272 La fede in Dio Padre onnipotente può essere messa alla prova dall'esperienza del male e della sofferenza. Talvolta Dio può sembrare assente ed incapace di impedire il male. Ora, Dio Padre ha rivelato nel modo più misterioso la sua onnipotenza nel volontario abbassamento e nella risurrezione del Figlio suo, per mezzo dei quali ha vinto il male. Cristo crocifisso è quindi « potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini » (1Co 1,25). Nella risurrezione e nella esaltazione di Cristo il Padre ha dispiegato « l'efficacia della sua forza » e ha manifestato « la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti » (Ep 1,19-22).

273 Soltanto la fede può aderire alle vie misteriose dell'onnipotenza di Dio. Per questa fede, ci si gloria delle proprie debolezze per attirare su di sé la potenza di Cristo. (340) Di questa fede il supremo modello è la Vergine Maria: ella ha creduto che « nulla è impossibile a Dio » (Lc 1,37) e ha potuto magnificare il Signore: « Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome » (Lc 1,49).

(340) Cf 2Co 12,9 Ph 4,13.

274 « La ferma persuasione dell'onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall'idea della divina onnipotenza, assentirà, senza più dubitare, a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all'ordine della natura. Anzi, quanto più sublimi saranno le verità da Dio rivelate, tanto più agevolmente riterrà di dovervi assentire ». (341)

(341) Catechismo Romano, 1, 2, 13: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona) p. 31.


In sintesi

275 Con Giobbe, il giusto, noi confessiamo: « Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te » (Jb 42,2).

276 Fedele alla testimonianza della Scrittura, la Chiesa rivolge spesso la sua preghiera al « Dio onnipotente ed eterno » (« Omnipotens sempiterne Deus... »), credendo fermamente che « nulla è impossibile a Dio » (Lc 1,37). (342)

(342) Cf Gn 18,14 Mt 19,26.

277 Dio manifesta la sua onnipotenza convertendoci dai nostri peccati e ristabilendoci nella sua amicizia con la grazia (« Deus, qui omnipotentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas... – O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono...»).343

(343) Domenica XXVI del tempo ordinario, Colletta: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 272.

278 Senza credere che l'amore di Dio è onnipotente, come credere che il Padre abbia potuto crearci, il Figlio riscattarci, lo Spirito Santo santificarci?





Paragrafo 4. CREATORE

279 « In principio Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1). Con queste solenni parole incomincia la Sacra Scrittura. Il Simbolo della fede le riprende confessando Dio Padre onnipotente come « Creatore del cielo e della terra », (344) « di tutte le cose visibili e invisibili ». (345) Parleremo perciò innanzi tutto del Creatore, poi della sua creazione, infine della caduta a causa del peccato, da cui Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto a risollevarci.

(344) Simbolo apostolico: DS 30.
(345) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.

280 La creazione è il fondamento di « tutti i progetti salvifici di Dio », « l'inizio della storia della salvezza », (346) che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, « in principio, Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo. (347)

(346) Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 51: AAS 64 (1972) 128.
(347) Cf Rm 8,18-23.

281 Per questo le letture della Veglia pasquale, celebrazione della nuova creazione in Cristo, iniziano con il racconto della creazione; parimenti, nella liturgia bizantina, il racconto della creazione è sempre la prima lettura delle vigilie delle grandi feste del Signore. Secondo la testimonianza degli antichi, l'istruzione dei catecumeni per il Battesimo segue lo stesso itinerario. (348)

(348) Cf Egeria, Itinerarium seu Peregrinatio ad loca sancta, 46, 2: SC 296,308; PLS 1,1089-1090; Sant'Agostino, De catechizandis rudibus SC 3,5, CCL 46,124.


I. La catechesi sulla creazione

282 La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: « Da dove veniamo? », « Dove andiamo? », « Qual è la nostra origine? », « Quale il nostro fine? », « Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste? ». Le due questioni, quella dell'origine e quella del fine, sono inseparabili. Sono decisive per il senso e l'orientamento della nostra vita e del nostro agire.

283 La questione delle origini del mondo e dell'uomo è oggetto di numerose ricerche scientifiche, che hanno straordinariamente arricchito le nostre conoscenze sull'età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle forme viventi, sull'apparizione dell'uomo. Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l'intelligenza e la sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori. Con Salomone costoro possono dire: « Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza degli elementi [...]; perché mi ha istruito la Sapienza, artefice di tutte le cose » (Sg 7,17-21).

284 Il grande interesse di cui sono oggetto queste ricerche è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. E se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C'è una liberazione da esso?

285 Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due principi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universalità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell'uomo.

286 Indubbiamente, l'intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti, è possibile conoscere con certezza l'esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana, (349) anche se questa conoscenza spesso è offuscata e sfigurata dall'errore. Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: « Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede » (He 11,3).

(349) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Revelatione, canone 1: DS 3026.

287 La verità della creazione è tanto importante per l'intera vita umana che Dio, nella sua tenerezza, ha voluto rivelare al suo popolo tutto ciò che è necessario conoscere al riguardo. Al di là della conoscenza naturale che ogni uomo può avere del Creatore, (350) Dio ha progressivamente rivelato a Israele il mistero della creazione. Egli, che ha scelto i patriarchi, che ha fatto uscire Israele dall'Egitto, e che, eleggendo Israele, l'ha creato e formato, (351) si rivela come colui al quale appartengono tutti i popoli della terra e l'intera terra, come colui che, solo, « ha fatto cielo e terra » (Ps 115,15 Ps 124,8 Ps 134,3).

(350) Cf Ac 17,24-29 Rm 1,19-20.
(351) Cf Is 43,1.

288 La rivelazione della creazione è, così, inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'Alleanza dell'unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio. (352) E poi la verità della creazione si esprime con una forza crescente nel messaggio dei profeti, (353) nella preghiera dei Salmi (354) e della liturgia, nella riflessione della sapienza (355) del popolo eletto.

(352) Cf
Gn 15,5 Jr 33,19-26.
(353) Cf Is 44,24.
(354) Cf Ps 104.
(355) Cf Pr 8,22-31.

289 Tra tutte le parole della Sacra Scrittura sulla creazione, occupano un posto singolarissimo i primi tre capitoli della Genesi. Dal punto di vista letterario questi testi possono avere fonti diverse. Gli autori ispirati li hanno collocati all'inizio della Scrittura in modo che esprimano, con il loro linguaggio solenne, le verità della creazione, della sua origine e del suo fine in Dio, del suo ordine e della sua bontà, della vocazione dell'uomo, infine del dramma del peccato e della speranza della salvezza. Lette alla luce di Cristo, nell'unità della Sacra Scrittura e della Tradizione vivente della Chiesa, queste parole restano la fonte principale per la catechesi dei misteri delle « origini »: creazione, caduta, promessa della salvezza.



II. La creazione - opera della Santissima Trinità

290 « In principio, Dio creò il cielo e la terra » (Gn 1,1). Queste prime parole della Scrittura contengono tre affermazioni: il Dio eterno ha dato un inizio a tutto ciò che esiste fuori di lui. Egli solo è Creatore (il verbo « creare » – in ebraico bara – ha sempre come soggetto Dio). La totalità di ciò che esiste (espressa nella formula « il cielo e la terra ») dipende da colui che le dà l'essere.

291 « In principio era il Verbo [...] e il Verbo era Dio. [...] Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto » (Jn 1,1-3). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. « Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra [...]. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono » (Col 1,16-17). La fede della Chiesa afferma pure l'azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che « dà la vita », (356) lo « Spirito Creatore » (« Veni, Creator Spiritus »), la « sorgente di ogni bene ». (357)

(356) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.
(357) Liturgia bizantina, 2o Stico dei Vespri della domenica di Pentecoste (Roma 1883) p. 408.

292 Lasciata intravedere nell'Antico Testamento, (358) rivelata nella Nuova Alleanza, l'azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: « Non esiste che un solo Dio [...]: egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l'Autore, l'Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza »; (359) « il Figlio e lo Spirito » sono come « le sue mani ». 360 La creazione è opera comune della Santissima Trinità.

(358) Cf
Ps 33,6 Ps 104,30 Gn 1,2-3.
(359) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 2, 30, 9: SC 294,318-320.


III. «Il mondo è stato creato per la gloria di Dio»

293 È una verità fondamentale che la Scrittura e la Tradizione costantemente insegnano e celebrano: « Il mondo è stato creato per la gloria di Dio ». (361) Dio ha creato tutte le cose, spiega san Bonaventura, « non [...] propter gloriam augendam, sed propter gloriam manifestandam et propter gloriam suam communicandam – non per accrescere la propria gloria, ma per manifestarla e per comunicarla ». (362) Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore e la sua bontà: « Aperta enim manu clave amoris, creaturae prodierunt – Aperta la mano dalla chiave dell'amore, le creature vennero alla luce ». (363) E il Concilio Vaticano I spiega:

« Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, dall'inizio dei tempi, creato insieme dal nulla l'una e l'altra creatura, la spirituale e la corporale ». (364)

(360) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 20, 1: SC 100,626.
(361) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Deo rerum omnium Creatore, canone 5:
DS 3025.
(362) San Bonaventura, In secundum librum Sententiarum, dist. 1 P 2,a 2, q. 1, concl., Opera omnia, v. 2 (Ad Claras Aquas 1885) p. 44.
(363) San Tommaso d'Aquino, Commentum in secundum librum Sententiarum, Prologus: Opera omnia, v. 8 (Parigi 1873) p. 2.
(364) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 1: DS 3002.

294 La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Ci ha predestinati « a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia » (Ep 1,5-6). « Infatti la gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo è la visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la vita a coloro che vedono Dio ». (365) Il fine ultimo della creazione è che Dio, « che di tutti è il Creatore, possa anche essere "tutto in tutti" (1Co 15,28), procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità ». (366)

(365) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses 4, 20, 7: SC 100,648.
(366) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 2, AAS 58 (1966) 948.


IV. Il mistero della creazione


Dio crea con sapienza e amore

295 Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza. (367) Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Noi crediamo che il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà: « Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono » (Ap 4,11). « Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza » (Ps 104,24). « Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature » (Ps 145,9).

(367) Cf Sg 9,9.

Dio crea «dal nulla»

296 Noi crediamo che Dio, per creare, non ha bisogno di nulla di preesistente né di alcun aiuto. (368) La creazione non è neppure una emanazione necessaria della sostanza divina. (369) Dio crea liberamente « dal nulla »: (370)

« Che vi sarebbe di straordinario se Dio avesse tratto il mondo da una materia preesistente? Un artigiano umano, quando gli si dà un materiale, ne fa tutto ciò che vuole. Invece la potenza di Dio si manifesta precisamente in questo, che egli parte dal nulla per fare tutto ciò che vuole ». (371)

(368) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 1:
DS 3002.
(369) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Deo rerum omnium Creatore, canoni 1-4: DS 3023-3024.
(370) Concilio Lateranense IV, Cap. 2, De fide catholica: DS 800 Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Deo rerum omnium Creatore, canone 5: DS 3025.
(371) San Teofilo d'Antiochia, Ad Autolycum, 2, 4: SC 20,102.

297 La fede nella creazione « dal nulla » è attestata nella Scrittura come una verità piena di promessa e di speranza. Così la madre dei sette figli li incoraggia al martirio:

« Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore del mondo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi. [...] Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano » (
2M 7,22-23 2M 7,28).

298 Dio, poiché può creare dal nulla, può anche, per opera dello Spirito Santo, donare ai peccatori la vita dell'anima, creando in essi un cuore puro, (372) e ai defunti, con la risurrezione, la vita del corpo, egli « che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono » (Rm 4,17). E, dal momento che, con la sua Parola, ha potuto far risplendere la luce dalle tenebre, (373) può anche donare la luce della fede a coloro che non lo conoscono. (374)

(372) Cf Ps 51,12.
(373) Cf Gn 1,3.
(374) Cf 2Co 4,6.


Catechismo Chiesa Catt. 248