Catechismo Chiesa Catt. 908

La loro partecipazione all'ufficio regale di Cristo

908 Mediante la sua obbedienza fino alla morte, (451) Cristo ha comunicato ai suoi discepoli il dono della libertà regale, « perché con l'abnegazione di sé e la vita santa vincano in se stessi il regno del peccato ». (452) « Colui che sottomette il proprio corpo e governa la sua anima senza lasciarsi sommergere dalle passioni è padrone di sé: può essere chiamato re perché è capace di governare la propria persona; è libero e indipendente e non si lascia imprigionare da una colpevole schiavitù ». (453)

(451) Cf
Ph 2,8-9.
(452) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 36, AAS 57 (1965) 41.
(453) Sant'Ambrogio, Expositio psalmi CXVIII, 14, 30: CSEL 62, 318 (PL 15, 1476).

909 « Inoltre i laici, anche mettendo in comune la loro forza, risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve ne sono che spingano i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori dell'uomo ». (454)

(454) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 36, AAS 57 (1965) 42.

910 « I laici [...] possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare ». (455)

(455) Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, EN 73: AAS 68 (1976) 61.

911 Nella Chiesa, nell'esercizio della medesima potestà di governo, « i fedeli laici possono cooperare a norma del diritto ». (456) E questo mediante la loro presenza nei Concili particolari, (457) nei Sinodi diocesani, (458) nei Consigli pastorali; (459) nell'esercizio della cura pastorale di una parrocchia; (460) nella collaborazione ai Consigli degli affari economici; (461) nella partecipazione ai tribunali ecclesiastici, (462) ecc.

(456) CIC canone
CIC 129, § 2.
(457) Cf CIC canone CIC 443, § 4.
(458) Cf CIC canone CIC 463, § 1-2.
(459) Cf CIC canoni CIC 511-512 CIC 536.
(460) Cf CIC canone CIC 517, § 2.
(461) Cf CIC canoni CIC 492, § 1. CIC 537.
(462) Cf CIC canone CIC 1421, § 2.

912 I fedeli devono « distinguere accuratamente tra i diritti e i doveri che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana. Cerchino di metterli in armonia, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio ». (463)

(463) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 36, AAS 57 (1965) 42.

913 « Così ogni laico, in ragione degli stessi doni ricevuti, è un testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa stessa "secondo la misura del dono di Cristo" (Ep 4,7) ». (464)

(464) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 33, AAS 57 (1965) 39.


III. La vita consacrata

914 « Lo stato [di vita] che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non appartenendo alla struttura gerarchica della Chiesa, interessa tuttavia indiscutibilmente la sua vita e la sua santità ». (465)

(465) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 44, AAS 57 (1965) 51.


Consigli evangelici, vita consacrata

915 I consigli evangelici, nella loro molteplicità, sono proposti ad ogni discepolo di Cristo. La perfezione della carità, alla quale tutti i fedeli sono chiamati, comporta per coloro che liberamente accolgono la vocazione alla vita consacrata l'obbligo di praticare la castità nel celibato per il Regno, la povertà e l'obbedienza. È la professione di tali consigli, in uno stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa, che caratterizza la « vita consacrata » a Dio. (466)

(466) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 42-43, AAS 57 (1965) 47-50; Id., Decr. Perfectae caritatis, PC 1: AAS 58 (1966) 702-703.

916 Lo stato di vita consacrata appare quindi come uno dei modi di conoscere una consacrazione « più intima », che si radica nel Battesimo e si dedica totalmente a Dio. (467) Nella vita consacrata, i fedeli di Cristo si propongono, sotto la mozione dello Spirito Santo, di seguire Cristo più da vicino, di donarsi a Dio amato sopra ogni cosa e, tendendo alla perfezione della carità a servizio del Regno, di significare e annunziare nella Chiesa la gloria del mondo futuro. (468)

(467) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Perfectae caritatis
PC 5, AAS 58 (1966) 704-705.
(468) Cf CIC canone CIC 573.


Un grande albero dai molti rami

917 « Come in un albero piantato da Dio e in un modo mirabile e molteplice ramificatosi nel campo del Signore, sono cresciute varie forme di vita solitaria o comune e varie Famiglie, che si sviluppano sia per il profitto dei loro membri, sia per il bene di tutto il corpo di Cristo ». (469)

(469) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 43, AAS 57 (1965) 49.

918 « Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che per mezzo della pratica dei consigli evangelici intesero seguire Cristo con maggiore libertà e imitarlo più da vicino e condussero, ciascuno a loro modo, una vita consacrata a Dio. Molti di essi, dietro l'impulso dello Spirito Santo, o vissero una vita solitaria o fondarono Famiglie religiose, che la Chiesa con la sua autorità volentieri accolse e approvò ». (470)

(470) Concilio Vaticano II, Decr. Perfectae caritatis
PC 1, AAS 58 (1966) 702.

919 I Vescovi si premureranno sempre di discernere i nuovi doni della vita consacrata affidati dallo Spirito Santo alla sua Chiesa; l'approvazione di nuove forme di vita consacrata è riservata alla Sede Apostolica. (471)

(471) Cf CIC canone
CIC 605.


La vita eremitica

920 Senza professare sempre pubblicamente i tre consigli evangelici, gli eremiti, « in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine e nell'assidua preghiera e nella penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo ». (472)

(472) CIC canone
CIC 603, § 1.

921 Essi indicano a ogni uomo quell'aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l'intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell'eremita è predicazione silenziosa di colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. È una chiamata particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale, la gloria del Crocifisso.


Le vergini e le vedove consacrate

922 Fin dai tempi apostolici, ci furono vergini (473) e vedove (474) cristiane che, chiamate dal Signore a dedicarsi esclusivamente a lui in una maggiore libertà di cuore, di corpo e di spirito, hanno preso la decisione, approvata dalla Chiesa, di vivere nello stato rispettivamente di verginità o di castità perpetua « per il regno dei cieli » (Mt 19,12).

(473) Cf 1Co 7,34-36.
(474) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Vita consecrata, VC 7: AAS 88 (1996) 382.

923 « Emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, [le vergini] dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa ». (475) Mediante questo rito solenne (Consecratio virginum), « la vergine è costituita persona consacrata » quale « segno trascendente dell'amore della Chiesa verso Cristo, immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura». (476)

(475) CIC canone
CIC 604, § 1.
(476) Consacrazione delle vergini, Premesse, 1 (Libreria Editrice Vaticana 1980) p. 59.

924 Aggiungendosi alle altre forme di vita consacrata, (477) l'ordine delle vergini stabilisce la donna che vive nel mondo (o la monaca) nella preghiera, nella penitenza, nel servizio dei fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i rispettivi carismi offerti ad ognuna. (478) Le vergini consacrate possono associarsi al fine di mantenere più fedelmente il loro proposito. (479)

(477) Cf CIC canone
CIC 604, § 1.
(478) Cf Consacrazione delle vergini, Premesse, 2 (Libreria Editrice Vaticana 1980) p. 59.
(479) Cf CIC canone CIC 604, § 2.


La vita religiosa

925 Nata in Oriente nei primi secoli del cristianesimo (480) e continuata negli istituti canonicamente eretti dalla Chiesa, (481) la vita religiosa si distingue dalle altre forme di vita consacrata per l'aspetto cultuale, la professione pubblica dei consigli evangelici, la vita fraterna condotta in comune, la testimonianza resa all'unione di Cristo e della Chiesa. (482)

(480) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio
UR 15, AAS 57 (1965) 102.
(481) Cf CIC canone CIC 573.
(482) Cf CIC canone CIC 607.

926 La vita religiosa sgorga dal mistero della Chiesa. È un dono che la Chiesa riceve dal suo Signore e che essa offre come uno stato di vita stabile al fedele chiamato da Dio nella professione dei consigli. Così la Chiesa può manifestare Cristo e insieme riconoscersi Sposa del Salvatore. Alla vita religiosa, nelle sue molteplici forme, è chiesto di esprimere la carità stessa di Dio, nel linguaggio del nostro tempo.

927 Tutti i religiosi, esenti o non esenti, (483) sono annoverati fra i cooperatori del Vescovo diocesano nel suo ufficio pastorale. (484) La fondazione e l'espansione missionaria della Chiesa richiedono la presenza della vita religiosa in tutte le sue forme fin dagli inizi dell'evangelizzazione. (485) « La storia attesta i grandi meriti delle Famiglie religiose nella propagazione della fede e nella formazione di nuove Chiese, dalle antiche istituzioni monastiche e dagli Ordini medievali fino alle moderne Congregazioni ». (486)

(483) Cf CIC canone
CIC 591.
(484) Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus CD 33-35, AAS 58 (1966) 690-692.
(485) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 18, AAS 58 (1966) 968-969; Ibid., AGD 40: AAS 58 (1966) 987-988.
(486) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio RMi 69, AAS 83 (1991) 317.


Gli istituti secolari

928 « L'istituto secolare è un istituto di vita consacrata in cui i fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando all'interno di esso ». (487)

(487) CIC canone
CIC 710.

929 Mediante una « vita perfettamente e interamente consacrata a [tale] santificazione », (488) i membri di questi istituti « partecipano della funzione evangelizzatrice della Chiesa », « nel mondo e dal mondo », (489) in cui la loro presenza agisce come un fermento. (490) La loro testimonianza di vita cristiana mira a ordinare secondo Dio le realtà temporali e a vivificare il mondo con la forza del Vangelo. Essi assumono con vincoli sacri i consigli evangelici e custodiscono tra loro la comunione e la fraternità che sono proprie al loro modo di vita secolare. (491)

(488) Pio XII, Cost. ap. Provida Mater: AAS 39 (1947) 118.
(489) CIC canone
CIC 713, § 2.
(490) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Perfectae caritatis PC 11, AAS 58 (1966) 707.
(491) Cf CIC canone CIC 713.

Le società di vita apostolica

930 Alle diverse forme di vita consacrata « si aggiungono le società di vita apostolica i cui membri, senza voti religiosi, perseguono il fine apostolico proprio della società e, conducendo vita fraterna in comunità secondo un proprio stile, tendono alla perfezione della carità mediante l'osservanza delle costituzioni. Fra queste vi sono società i cui membri assumono i consigli evangelici », secondo le loro costituzioni. (492)

(492) CIC canone
CIC 731, § 1-2.


Consacrazione e missione: annunziare il Re che viene

931 Consegnato a Dio sommamente amato, colui che già era stato votato a lui dal Battesimo, si trova in tal modo più intimamente consacrato al servizio divino e dedito al bene della Chiesa. Con lo stato di consacrazione a Dio, la Chiesa manifesta Cristo e mostra come lo Spirito Santo agisca in essa in modo mirabile. Coloro che professano i consigli evangelici hanno, dunque, come prima missione, quella di vivere la loro consacrazione. Ma « dal momento che in forza della stessa consacrazione si dedicano al servizio della Chiesa, sono tenuti all'obbligo di prestare l'opera loro in modo speciale nell'azione missionaria, con lo stile proprio dell'Istituto ». (493)

(493) CIC canone
CIC 783 cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio RMi 69, AAS 83 (1991) 317-318.

932 Nella Chiesa che è come il sacramento, cioè il segno e lo strumento della vita di Dio, la vita consacrata appare come un segno particolare del mistero della redenzione. Seguire e imitare Cristo « più da vicino », manifestare « più chiaramente » il suo annientamento, significa trovarsi « più profondamente » presenti, nel cuore di Cristo, ai propri contemporanei. Coloro, infatti, che camminano in questa via « più stretta » stimolano con il proprio esempio i loro fratelli e «testimoniano in modo splendido che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini». (494)

(494) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 31, AAS 57 (1965) 37.

933 Che tale testimonianza sia pubblica, come nello stato religioso, oppure più discreta, o addirittura segreta, la venuta di Cristo rimane per tutti i consacrati l'origine e l'orientamento della loro vita:

« Poiché il popolo di Dio non ha qui città permanente, [...] (lo stato religioso) rende visibile per tutti i credenti la presenza, già in questo mondo, dei beni celesti; meglio testimonia la vita nuova ed eterna acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del regno celeste ». (495)

(495) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 44, AAS 57 (1965) 50-51.


In sintesi

934 « Per istituzione divina vi sono nella Chiesa tra i fedeli i ministri sacri, che nel diritto sono chiamati anche chierici; gli altri poi sono chiamati anche laici ». Dagli uni e dagli altri provengono fedeli, i quali, con la professione dei consigli evangelici, sono consacrati a Dio e così danno incremento alla missione della Chiesa. (496)

(496) Cf CIC canone
CIC 207, § 1-2.

935 Per annunziare la fede e instaurare il suo regno, Cristo invia i suoi Apostoli e i loro successori. Li rende partecipi della sua missione. Da lui ricevono il potere di agire in sua persona.

936 Il Signore ha fatto di san Pietro il fondamento visibile della sua Chiesa. A lui ne ha affidato le chiavi. Il Vescovo della Chiesa di Roma, Successore di san Pietro, è « Capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale ». (497)

(497) CIC canone
CIC 331.

937 Il Papa « è per divina istituzione rivestito di un potere supremo, pieno, immediato e universale per il bene delle anime ». (498)

(498) Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus
CD 2, AAS 58 (1966) 673.

938 I Vescovi, costituiti per mezzo dello Spirito Santo, succedono agli Apostoli. «Singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari». (499)

(499) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 23, AAS 57 (1965) 27.

939 Aiutati dai presbiteri, loro cooperatori, e dai diaconi, i Vescovi hanno l'ufficio di insegnare autenticamente la fede, di celebrare il culto divino, soprattutto l'Eucaristia, e di guidare la loro Chiesa da veri Pastori. È inerente al loro ufficio anche la sollecitudine per tutte le Chiese, con il Papa e sotto di lui.

940 « I laici, essendo proprio del loro stato che vivano nel mondo e in mezzo agli affari secolari, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, a modo di fermento esercitino nel mondo il loro apostolato ». (500)

(500) Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem
AA 2, AAS 58 (1966) 839.

941 I laici partecipano al sacerdozio di Cristo: sempre più uniti a lui, dispiegano la grazia del Battesimo e della Confermazione in tutte le dimensioni della vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale, e realizzano così la chiamata alla santità rivolta a tutti i battezzati.

942 Grazie alla loro missione profetica, « i laici sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in mezzo a tutti, e cioè pure in mezzo alla società umana ». (501)

(501) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes
GS 43, AAS 58 (1966) 1063.

943 Grazie alla loro missione regale, i laici hanno il potere di vincere in se stessi e nel mondo il regno del peccato con l'abnegazione di sé e la santità della loro vita. (502)

(502) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 36, AAS 57 (1965) 41.

944 La vita consacrata a Dio si caratterizza mediante la professione pubblica dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza in uno stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa.

945 Consegnato a Dio sommamente amato, colui che era già stato destinato a lui dal Battesimo si trova, nello stato di vita consacrata, più intimamente votato al servizio divino e dedito al bene di tutta la Chiesa.







Paragrafo 5. LA COMUNIONE DEI SANTI

946 Dopo aver confessato « la santa Chiesa cattolica », il Simbolo degli Apostoli aggiunge « la comunione dei santi ». Questo articolo è, per certi aspetti, una esplicitazione del precedente: « Che cosa è la Chiesa se non l'assemblea di tutti i santi? ». (503) La comunione dei santi è precisamente la Chiesa.

(503) San Niceta di Remesiana, Instructio ad competentes, 5, 3, 23 [Explanatio Symboli, 10]: TPL 1, 119 (PL 52, 871).

947 « Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri. [...] Allo stesso modo bisogna credere che esista una comunione di beni nella Chiesa. Ma il membro più importante è Cristo, poiché è il Capo. [...] Pertanto, il bene di Cristo è comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante i sacramenti della Chiesa ». (504) « L'unità dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono ». (505)

(504) San Tommaso d'Aquino, In Symbolum Apostolorum scilicet « Credo in Deum » expositio, 13: Opera omnia, v. 27 (Parigi 1875) p. 224.
(505) Catechismo Romano, 1, 10, 24: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 119.

948 Il termine « comunione dei santi » ha pertanto due significati, strettamente legati: « comunione alle cose sante (sancta) e « comunione tra le persone sante (sancti) ».

« Sancta sanctis! » – le cose sante ai santi – viene proclamato dal celebrante nella maggior parte delle liturgie orientali, al momento dell'elevazione dei santi Doni, prima della distribuzione della Comunione. I fedeli (sancti)vengono nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo (sancta) per crescere nella comunione dello Spirito Santo (“koinonia”) e comunicarla al mondo.



I. La comunione dei beni spirituali

949 Nella prima comunità di Gerusalemme, i discepoli « erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » (Ac 2,42). La comunione nella fede. La fede dei fedeli è la fede della Chiesa ricevuta dagli Apostoli, tesoro di vita che si accresce mentre viene condiviso.

950 La comunione dei sacramenti. « Il frutto di tutti i sacramenti appartiene così a tutti i fedeli, i quali per mezzo dei sacramenti stessi, come altrettante arterie misteriose, sono uniti e incorporati in Cristo. Soprattutto il Battesimo è al tempo stesso porta per cui si entra nella Chiesa e vincolo dell'unione a Cristo [...]. La comunione dei santi significa questa unione operata dai sacramenti [...]. Il nome di "comunione" conviene a tutti i sacramenti in quanto ci uniscono a Dio [...]; più propriamente però esso si addice all'Eucaristia che in modo affatto speciale attua questa intima e vitale comunione soprannaturale ». (506)

(506) Catechismo Romano, 1, 10, 24: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 119.

951 La comunione dei carismi. Nella comunione della Chiesa, lo Spirito Santo « dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali » per l'edificazione della Chiesa. (507) Ora « a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune » (1Co 12,7).

(507) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 12, AAS 57 (1965) 16.

952 « Ogni cosa era fra loro comune » (Ac 4,32). « Il cristiano veramente tale nulla possiede di così strettamente suo che non lo debba ritenere in comune con gli altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei fratelli più poveri ». (508) Il cristiano è un amministratore dei beni del Signore. (509)

(508) Catechismo Romano, 1, 10, 27: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 121.

953 La comunione della carità. Nella « comunione dei santi » « nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso » (Rm 14,7). « Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte » (1Co 12,26-27). « La carità non cerca il proprio interesse » (1Co 13,5). (510) Il più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ha ripercussioni benefiche per tutti, in forza di questa solidarietà con tutti gli uomini, vivi o morti, solidarietà che si fonda sulla comunione dei santi. Ogni peccato nuoce a questa comunione.

(509) Cf Lc 16,1-3.
(510) Cf 1Co 10,24.


II. La comunione della Chiesa del cielo e della terra

954 I tre stati della Chiesa. « Fino a che il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando "chiaramente Dio uno e trino, qual è" »: (511)

« Tutti però, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti quelli che sono di Cristo, infatti, avendo il suo Spirito formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in lui ». (512)

(511) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 49, AAS 57 (1965) 54.
(512) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 49, AAS 57 (1965) 54-55.

955 « L'unione quindi di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali ». (513)

(513) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 49, AAS 57 (1965) 55.

956 L'intercessione dei santi. « A causa infatti della loro più intima unione con Cristo, i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità [...]. Non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini. [...] La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine »: (514)

« Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita ». (515)

« Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra ». (516)

(514) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 49, AAS 57 (1965) 55.
(515) San Domenico, morente, ai suoi frati: Relatio iuridica 4 (Fra Rodolfo da Faenza), 42: Acta sanctorum, Augustus I, p.636; cf Giordano di Sassonia, Vita 4, 69: Acta sanctorum, Augustus I, p. 551.
(516) Santa Teresa di Gesù Bambino, Ultimi colloqui (17 luglio 1897): Opere complete (Libreria Editrice Vaticana 1997) p.1028.

957 La comunione con i santi. « Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d'esempio, ma più ancora perché l'unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio »: (517)

« Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del Signore e per la loro suprema fedeltà verso il loro Re e Maestro; e sia dato anche a noi di farci loro compagni e condiscepoli ». (518)

(517) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 50, AAS 57 (1965) 56.
(518) Martyrium sancti Polycarpi, 17, 3: SC 10bis, 232 (Funk 1, 336).

958 La comunione con i defunti. « La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati" (2M 12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi ». (519) La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.

(519) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 50, AAS 57 (1965) 55.

959 Nell'unica famiglia di Dio. « Tutti noi che siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola famiglia, mentre comunichiamo tra di noi nella mutua carità e nell'unica lode della Trinità Santissima, corrispondiamo all'intima vocazione della Chiesa ». (520)

(520) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 51, AAS 57 (1965) 58.


In sintesi

960 La Chiesa è « comunione dei santi »: questa espressione designa primariamente le « cose sante » (sancta), e innanzi tutto l'Eucaristia con la quale « viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo ». (521)

(521) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 3, AAS 57 (1965) 6.

961 Questo termine designa anche la comunione delle « persone sante » (sancti) nel Cristo che è « morto per tutti », in modo che quanto ognuno fa o soffre in e per Cristo porta frutto per tutti.

962 « Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere ». (522)

(522) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 30: AAS 60 (1968) 445.






Paragrafo 6. MARIA - MADRE DI CRISTO, MADRE DELLA CHIESA

963 Dopo aver parlato del ruolo della beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e dello Spirito, è ora opportuno considerare il suo posto nel mistero della Chiesa. « Infatti la Vergine Maria [...] è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. [...] Insieme però [...] è veramente "Madre delle membra" (di Cristo), [...] perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra ». (523) « Maria, [...] Madre di Cristo, Madre della Chiesa ». (524)

(523) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 53, AAS 57 (1965) 57-58; cf Sant'Agostino, De sancta virginitate,6, 6: CSEL 41, 240 (PL 40, 399).
(524) Paolo VI, Discorso ai Padri Conciliari alla conclusione della terza Sessione del Concilio Ecumenico II (21 novembre 1964): AAS 56 (1964) 1015.


I. La maternità di Maria verso la Chiesa


Interamente unita al Figlio suo...

964 Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente deriva.

« Questa unione della Madre col Figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui ». (525) Essa viene particolarmente manifestata nell'ora della sua passione: « La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Cristo Gesù morente in croce fu data come madre al discepolo con queste parole: "Donna, ecco il tuo figlio" (cf
1Jn 19,26-27)». (526)

(525) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 57, AAS 57 (1965) 61.
(526) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 58, AAS 57 (1965) 61-62.

965 Dopo l'ascensione del suo Figlio, Maria « con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa». (527) Riunita con gli Apostoli e alcune donne, « anche Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già presa sotto la sua ombra nell'annunciazione». (528)

(527) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 69, AAS 57 (1965) 66.
(528) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 59, AAS 57 (1965) 62.


...anche nella sua assunzione...

966 « Infine, l'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte ». (529) L'assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un'anticipazione della risurrezione degli altri cristiani:

« Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte ». (530)

(529) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 59, AAS 57 (1965) 62; cf Pio XII, Cost. ap. Munificentissimus Deus (1° novembre 1950): DS 3903.
(530) Tropario della festa della dormizione della beata Vergine Maria (Roma 1876) p. 215.


...Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia

967 Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all'opera redentrice del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa» (531) «ed è la figura (typus)della Chiesa». (532)

(531) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 53, AAS 57 (1965) 59.
(532) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 63, AAS 57 (1965) 64.

968 Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. « Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia ». (533)

(533) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 61, AAS 57 (1965) 63.

969 « Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice ». (534)

(534) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 62, AAS 57 (1965) 63.

970 « La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce [...] l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Infatti ogni salutare influsso della beata Vergine [...] sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia ». (535) « Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore; ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte ». (536)

(535) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 60, AAS 57 (1965) 62.
(536) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 62, AAS 57 (1965) 63.



Catechismo Chiesa Catt. 908