Gemma a Mons Volpi 48

lettera 49

A Mons. Volpi, L 48: agosto 1900

49
Agosto 1900
Monsignore,

Ho dimandato a Gesù se quello che Lei ha in mente di fare, fa bene a farlo; Gesù mi ha risposto: «Digli che lo faccia». Più tardi poi, quando Gesù è tornato, mi ha detto che dicessi a Lei che faccia le cose in maniera che nessuno si avveda di niente. Gesù mi ha detto che le persone che lo sanno, è contento; ma ora però non vuole che nessun altro lo sappia; però ha detto Gesù che se Lei è contento di far venire P. Germano, anche Gesù è contento. Allora anche Lei di certe cose resterà persuaso, perché ora è tanto angustiato: me lo ha detto Gesù.
Gli chiedo la sua benedizione e raccomandi a Gesù la povera

Gemma.








lettera 50

A Mons. Volpi, L 45: luglio 1900

50 Luglio 1900
Monsignore,
Stamattina mi sono dimenticata di dirgli una cosa. Per carità, se avesse occasione di vedere le zie mie, lo prego a non dirgli nulla di tutto quello che mi succede, prima di tutto perché se delle volte mi viene inavvedutamente risposto male, e poi delle volte anche in presenza loro mi chiudo le orecchie per non sentire certe cose che il diavolo mi dice, esse dicono che sono matta e fanno i fogli per mandarmi lassù, ma poi questo non lo conterei per niente. Il più sarebbe che non possono stare zitte, nessuna di [= delle] due, e lo direbbero subito al fratello ed a altri, e Gesù non vorrebbe. Mi aiuta sempre Gesù, per non far conoscere niente a nessuno; con la Sig.ra Cecilia sola parli di tutto quello che vuole, ma con le zie no: ci pensi, perché Gesù non vuole.
Gli ho scritto subito questa cosa, perché se non glielo dicevo, non mi sentivo tranquilla. So che la zia vuol venire da Lei per sentire del Borgo. È contento che se lo dimandano a me, gli dica un no assoluto? La zia (no quella che viene da Lei, quell'altra) mi disse che se volevo farmi monaca, andassi al Borgo, e non stassi dietro a Lei, perché sono cinque mesi che mi canzona. Ogni giorno che vado a casa non mi dimandano altro [che] quando vado in convento, dicono che non ne ho più voglia; io non rispondo, ma se sapesse quelle parole come mi dispiacciono! Quando prego lo dico a Gesù di tutte queste cose. e Gesù mi risponde che dica tutto a Lei, ma che mi metta in convento, perché resiste alla volontà sua. Faccia come crede Lei. Se poi crede che certe cose le abbia anche in convento, questo non è, perché Gesù mi dice che mi leva tutto, e ne [è] Lui solo responsabile, quando sarò dentro. Ci pensi, per carità: faccia come crede, ma Gesù mi vuole Passionista.
Mi benedica e preghi Gesù per la povera Gemma









lettera 51

A Mons. Volpi, L 49: agosto 1900

51
Agosto 1900
Monsignore,

Ieri sera Gesù mi disse che dicessi a Lei, che venga P. Germano. Lei faccia come gli pare.
Poi ieri sera Gesù mi fece conoscere tante persone che avevano pensato male: una pensò fino che fossi sonnambula; altri credono che sia ammalata; altri che i segni nelle mani e nei piedi, sia io che mi sgraffio. Gesù mi ha detto che sono tutte cose che le permette Lui; permetterà anche di peggio, ma però mi ha assicurato che per mezzo di P. Germano persuaderà bene il Confessore. Le altre persone Gesù vuole che restino così.
Le dimando la sua Benedizione e preghi per me che ne ho bisogno.

Gemma.








lettera 52

A Mons. Volpi, L 50: agosto-settembre 1900

52
Agosto-settembre 1900
Monsignore,

Oggi sono stata assai cattiva, forse anche peggio di stanotte. Stanotte Gesù lo aveva permesso dalla disobbedienza di ieri; oggi l'ho dimandato alla Mamma mia addolorata in che maniera mi dava nelle mani del diavolo; mi ha risposto, prima perché stamani (non so il perché), ad ogni domanda che mi veniva fatta, rispondevo molto male, tanto arditamente che Gesù ne è rimasto offeso. Poi perché oggi mi è presa una rabbia sì forte, perché ci era fra Flamiano: mi diceva che andassi a pregare e la Sig.ra Cecilia mi diceva che facessi quel che mi pare così incerta, la rabbia mi è presa sì forte che non potevo più. Finalmente ci sono andata; un po' ho pregato, ma è venuto il diavolo in fine, che per dire il vero ho un po' sofferto. Non mica uno solo era, ma erano 2. Ero sgomenta; avevo in mente Gesù, ma non potevo proferire [il suo nome] con la bocca. La Madonna prima mi aveva detto: «Eccoti all'assalto. Durerà fino che non hai potuto avere nelle mani l'immagine di Confratel Gabriele». È stato vero; ho faticato per averlo, ma l'ho potuto dire, e sono rimasta libera.
Monsignore, per carità, io non vorrei in nessun modo disobbedire, lo prego di una cosa: mi tolga affatto (che può benissimo) di dormire in tempo della preghiera, così vuole pure Gesù almeno per questo tempo; mi lasci pure, se può, il raccoglimento soltanto.
Mi benedica e preghi per la povera

Gemma.

Non le voglio neanche io, sa, queste cose; vorrei solo pentirmi dei peccati e nulla di più, ma così...
Gesù anzi ieri mattina dopo la SS. Comunione mi ha detto che dicessi a Lei che per un mese intero mi togliesse (come soffro nel dire questa parola) il dono dell'orazione.
Un'altra cosa grossa ci ho da dirgli.







lettera 53

A Mons. Volpi, L 51: agosto-settembre 1900

53
Agosto-settembre 1900
Monsignore,

Ieri notte passai al solito una brutta nottata; il diavolo mi venne davanti come un uomo grosso grosso e lungo lungo, e mi picchiò tutta la notte; mi diceva: «Tu forse credi che Gesù ti voglia bene, invece ti ha abbandonata; per te non ci è speranza che tu ti possa salvare: sei nelle mie mani». Risposi che Dio è misericordioso, e non temevo nulla; allora lui arrabbiato disse, dandomi un colpo forte nel capo: «Maledetta te!» e sparì. Feci la SS. Comunione, e sentii Gesù venire: era tanto che non lo sentivo più. E sa in che modo lo sentii? Prima, appena l'ebbi nel cuore, me lo cominciò a far battere forte forte, che credevo mi uscisse dal posto; poi Gesù mi dimandò se veramente lo amassi; risposi di sì. «E tu mi vuoi bene?» gli dissi, e Gesù: «Figlia mia, se vuoi veramente conoscere se io ti amo, guarda quanto ti faccio soffrire: il segno unico del mio amore è quando do da soffrire; e ricordati che è il regalo più grosso che posso fare alle anime più care, e la grazia più grande che posso loro concedere».
Stanotte poi è venuto Confratel Gabriele. Ieri sera mi sentivo tanto stanca, che mi venne detto a Gesù che mi facesse un po' riposare; infatti andai in camera, e ci trovai il solito uomo grosso e lungo; mi cominciò a picchiare con una fune tutta nodi, e mi picchiava perché voleva che dassi retta a lui che m'insegnava [a] fare una cosa cattiva . Io dicevo di no, e lui bussava più forte; mi faceva battere la testa tanto forte per terra, che bisognò che dicessi: «Confratel Gabriele, aiutami». Venne subito, ma però non era solo: era con un altro Passionista vecchio. Appena il diavolo l'ha veduto, è scappato, e mentre scappava ho veduto del fuoco; sono rimasta però senza forza e per terra, ma Confratel Gabriele mi ha aiutato [ad] alzarmi, mi ha benedetta e mi diceva: «Gemma, sei stanca del diavolo?». Ho risposto di no, che sono pronta fino che vuole Gesù; ho dimandato quanto tempo ancora ci ho,` e mi ha detto: «Sempre qualche giorno, e ti tratterà [il diavolo] anche peggio, perché sei sull'ultimo; fatti coraggio, e chiamami quando mi vuoi, ché vengo sempre».
Gli ho poi dimandato quando questo convento verrà. Mi ha risposto: «A suo tempo si farà, stai contenta». «O io come devo fare? Così sto tanto male, non mica perché soffro, ma perché vorrei essere in convento». «Fra poco ci sei; non temere, sta' buona e fa' quello che vorrà il Confessore. Ricordati bene quello che ti ho promesso, che ogni sera dopo le 11 verrò e se tu porterai volentieri la croce dove Gesù ora vorrà, presto poi ti concederà di portarla...». «Ma io ho paura che poi, quando sono in convento, tutti si dimentichino di me, e bisognerà che resti dove sono». «Sta' forte, sorella mia, - ha risposto - non ti lasciare ingannare da chi ti dice il contrario; è volere di Dio che tu sia Passionista. Se altri ti dimenticano, io però no; quando sarà il suo tempo, t'informerò di tutto quello che avranno da fare; tu però a nessun'altra persona dovrai parlare di questo, altri che al Confessore. Ricordati che [non] per niente Gesù ti ha dato la vita due volte; non ti ricordi quello che promettesti la sera del 5 luglio?».
Mi ha poi benedetta e mi ha lasciata sola; ma ho dormito quasi tre ore; sono poi andata a fare la S. Comunione, e Gesù si è fatto di nuovo sentire, e sa in che modo stamani? Appena ho avuto l'ostia in bocca, la bocca mi si è empita di Sangue; ma quel Sangue era tanto buono, e me lo lasciava scorrere per la bocca e me lo ha mandato fino al cuore. Ha durato più di un quarto.
Mi benedica e preghi per la povera

Gemma.









lettera 54

A Mons. Volpi, L 52: agosto-settembre 1900

54
Agosto-settembre 1900
Monsignore,

Ieri sera quando uscii da Lei, non mi pareva di essere libera per bene; ma pure mi sentivo contenta, perché volevo fare quello che voleva Gesù. Andai a casa, ma quando fu tardi, ricominciai al solito. Quando mi fui un po' sfogata, ma tanto meno delle altre sere, mi quietai; e mi pareva che Lei pure pregasse che Gesù facesse quello che voleva. Venne Gesù e mi dimandò: «Figlia mia, che vuoi fare?» Risposi: «Gesù, soltanto la tua SS. Volontà». «Allora ti voglio liberare, e in memoria di questi 5 giorni che tu hai sofferto, ricordati delle mie piaghe». Pregai Gesù che se voleva farmi pure soffrire un altro po' quelle cose, lo avesse fatto, ché tutto avrei offerto per l'anime del Purgatorio. Ma Gesù mi rispose che mi liberava presto così, soltanto perché Lei potesse mettermi in convento subito, altrimenti non lo avrebbe fatto, ma da soffrire me lo avrebbe dato tanto tanto, ma tutto internamente. Venne poi Confratel Gabriele; mi parve che mi mettesse una mano sul capo, e mi fece ripetere per tre volte: Ab insidiis diaboli, libera nos, Domine. Lo dissi, lo disse pure anche la Sig.ra Cecilia; mi parve che mi benedisse e mi lasciò libera. Ora sono con le monache, la Sig.ra Cecilia è andata in campagna, stasera vado a casa. Come ci vado mal volentieri! Sono tre giorni che manco, ed ho paura che mi gridino.
Gesù poi mi rimproverò, perché (si ricorda pure che gli dissi anche a Lei, che dissi a Gesù che lasciasse stare in pace Suor Nazarena e mi tribolasse me); e Gesù mi gridò e mi disse che queste cose senza il suo permesso non le devo chiedere. Ho promesso a Gesù di obbedire. Oggi le monache fanno il ritiro per prepararsi alla morte; lo faccio anch'io, e poi bisogna che venga a confessarmi, perché ne ho troppi dei peccati.
Gli chiedo la sua S. Benedizione, e preghi Gesù per la povera

Gemma.










lettera 55

A Mons. Volpi, L 53: agosto-settembre 1900

55
Agosto-settembre 1900
Monsignore,

Ieri sera mi riuscì pregare benino assai; mi feci un po' di forza e tutto venne bene. Sul principio venne Gesù; mi dimandava se avessi patito tanto; risposi: «Con te, o Gesù, si soffre bene. O che cos'è, Gesù mio, il patire tanti giorni, se poi vieni te e consoli subito?». Mi disse che in questi giorni era sempre stato vicino a me;. vedeva che io pativo, e Lui rideva; mi disse anche che per premio, perché avevo combattuto assai, baciassi le sue piaghe. Ma [per] quel poco che avevo passato io, non lo meritavo un premio sì grande. Mi si fece vedere Gesù tutto piaghe, mi fece avvicinare a sé, gliele baciai tutte; quando fui a quella del Costato, mi parve di non poter resistere. Come ero contenta! Questi giorni passati Gesù me li ha fatti tutti dimenticare in pochi momenti.
Venne poi anche Confratel Gabriele (perché a questo Santo io voglio tanto bene), e mi disse che mi avrebbe liberato da tutte le specie di tentazioni; io lo pregai (non so se feci bene), che qualche cosa mi lasciasse, perché se no, non avrei niente da dare a Gesù quando arriva la sera. Sono passati certi giorni, e la sera non avevo niente da dare a Gesù, e stavo male. Ma Confratel Gabriele mi disse che ora invece mi avrebbe liberata da tutto, perché voleva Gesù, e lo dicessi anche a Lei che ora sono affatto libera. In quanto poi al soffrire, mi avrebbe dato lui occasione per oggi. Capii bene quel che valeva dire. Mi benedì e mi lasciò contenta.
Mi benedica anche Lei e preghi per la povera

Gemma.







lettera 56

A Mons. Volpi, L 54: settembre 1900

56
Settembre 1900
Monsignore,

La Sig.ra Cecilia si sente male e a confessarmi non mi ci può portare; lo direi alle zie, ma non mi attento, perché sanno che ci fui Sabato e dicono che è troppo spesso e che ho degli scrupoli, e poi, se vedessero che ci sto troppo, sarebbe peggio.
Ora gli dico una cosa, perché se no, tanto mi vergogno in confessionario. L'altro giorno a desinare (ero in casa mia) il mio fratello cominciò a bestemmiare, perché non gli piaceva quel che c'era e bestemmiò tanto. Mi fece un po' male, ed ero per cascare in terra dalla sedia, e allora l'Angelo Custode mi disse: «Non voglio che tu disturbi»; mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla e mi resse. Mi parve che le zie si accorgessero di qualche cosa, perché piangevano, e non vedevano il momento che venisse a prendermi la Sig.ra Cecilia.
Un'altra cosa: quando io gli dicevo che mi mettesse in convento, era il gran desiderio che avevo. Gesù mi diceva: «Sì, ma Passionista»; e altre volte mi diceva che gli dicessi che mi nascondesse.
Ora però non dirò più niente, perché la Mamma mia non vuole, altro che Passionista; se no, in Paradiso. O bene, in Paradiso! Ci vado?
Mi benedica: sono la povera

Gemma.

Ci ho dell'altre cose, ma le dico da me a voce. L'ultima volta mi confessai male, perché per la vergogna ci lasciai una cosa, ma mi ha detto la Sig.ra Cecilia che l'ha detta Lei.
O come faccio, se [la Sig.ra Cecilia] si sente sempre male? Bisogna che stia sola; non posso andare da Gesù, perché mi sento male. Gli comandi Lei di stare subito bene, se no, va male senza di Lei.







lettera 57

A Mons. Volpi, L 55: settembre 1900

57
Settembre 1900
Monsignore,

Mi fa la carità: mi ci leva dal mondo? Non posso più vivere così, non posso stare con Gesù quanto vorrei, ci crede? non posso proprio più. Mi metta in qualche posto: lavorerò, farò da serva alle monache, ma mi levi: non trovo quiete, perché non posso essere in convento.
Una cosa volevo dirgli stamattina, ma non mi sono attentata. Ieri sera disse P. Gaetano (che era tornato allora da Roma) che le monache Passioniste nel mese di Ottobre aprono il Noviziato. Annetta stamattina me ne ha parlato, e ha idea di esserci. E io? Monsignore, è contento che io ci vada da me? Vado lassù, dimando che mi prendano per servire; anche come schiava, se mi volessero. Sarei pure contenta, anche se mi tenessero come schiava. Sarei al mio posto. Me lo dà, è vero, questo permesso? Mi prendono, sa. Quando sono lassù, vado a cercare P. Germano, e se lo dice Lui, non mi ci mandano via. Mi ci manda, è vero?
Mi benedica e preghi Gesù per la povera

Gemma.







lettera 58

A Mons. Volpi, L 56: settembre 1900

58
Settembre 1900
Monsignore,

Ieri mattina, appena uscii di confessionario, dimandai a Gesù quello che Lei mi aveva detto, cioè gli dimandassi che cosa era quella pena. Glielo dimandai subito; gli dissi così: « O Gesù, fammi passare la pena, se no non posso fare quelle penitenze che vuoi tu». E Gesù: «Fai tutto come al solito, figlia mia; ché le cose te le dirò stasera». La sera poi non vedevo il momento di sentire, e Gesù senza che io gli dimandassi nulla, mi disse: «Vai subito dal Confessore e digli che se non ti mette in convento, quella è una pena che ti ammalerà e ti farà morire. Diglielo subito». Ci ho sofferto tanto a scriverglielo: mi vergognavo troppo. L'ho detto prima alla Sig.ra Cecilia, e mi ha obbligato a dirlo subito; volevo aspettare a scrivere dimani, perché ho da dimandare altre cose a Gesù, ma ha voluto che scriva subito. Ora però la pena non mi sente, oggi sto benissimo.
Mi benedica e preghi Gesù per la povera

Gemma.







lettera 59

A Mons. Volpi, L 57: primi ottobre 1900

59
Primi di ottobre 1900
Monsignore,

Se crede, parli pure con la Guerra, perché se Gesù non fa diversamente, sembra che per ora voglia così. In ogni modo io son contenta; faccia Lei quello che vuole. Mi benedica, e preghi tanto tanto per la povera

Gemma.

Per ora Gesù non cerca altro, che mi nasconda e faccia presto: mi ripete sempre così. Io vorrei che mi dicesse altre cose, ma Lui ai miei desideri e a quello che vorrei io subito non mi ci risponde, dice sempre: «Di' al Confessore che ti nasconda e faccia presto». Non dice altro; sì sì, e mi dice anche: «Non voglio che ti affidi a nessuno».

G. G.










lettera 60

A Mons. Volpi, L 58: circa 16 ottobre 1900

60
Circa il 16 ottobre 1900
Monsignore,

Se mi volesse dare un permesso, quanto sarei contenta! Altra volta mi ha detto di no; ancora questa volta me lo dice? Mi contenti. Se dimandassi a Gesù di morire etica (ma si capisce, quando è il tempo, non mica ora), sarebbe contento? Quanta consolazione avrei, se mi dicesse di sì! Stasera me lo dirà, è vero? Avrei questo desiderio, ma in ogni modo sono contenta di fare ciò che Lei vuole.
È tornata la Sig.ra Cecilia; è sola, mi tiene con sé; quanto sto bene! Nessuno mi vede, posso fare ciò che voglio, ma mi manca quasi sempre Gesù. Quanto è andato lontano! Se ora fosse con me, potrei stare sempre con Lui; ora sarei certa che nessuno mi vedrebbe.
Si ricorda? nei giorni passati che venni a confessarmi, gli parlai di Angelina, di quelle rabbiette che sfogava verso di me...
Gesù quanto me l'ha gradite! mi vuole assai più bene: l'ho potuto capire stamani dopo la SS. Comunione. Io davvero non credevo di aver fatto nulla per Gesù, e invece è rimasto sì contento, come se avessi fatto tanto. Per sua misericordia delle occasioni neppure ora me ne mancano; tutto sta nella mia cattiva volontà, e nella mia inclinazione al peccato.
Gli chiedo la sua Benedizione e preghi tanto tanto per la povera

Gemma.

Se avesse cinque minuti di tempo, per andare alle Cappuccine... Gesù lo vuole che mi nasconda in qualche convento; non dubiti...







lettera 61

A Mons. Volpi, L 61: ottobre 1900

61 Ottobre 1900

Monsignore,
Stia a sentire, ma poi faccia come vuole. Invece di andare a parlare con le Zitine, non potrebbe con le Cappuccine? Io sono contenta in ogni modo
Prima di andare via avrei bisogno dell'assoluzione, perché stamani ho fatto due peccati, uno veniale e l'altro mortale. Ho un po' conteso con le zie, ma la ragione era tutta loro. E poi mi sono dato degli sguardi addosso per me.
Mi fa la carità di mandarmi l'assoluzione. Io non trovo pace. Quanto sono cattiva! Non mi riesce di essere buona.
Mi benedica e preghi tanto tanto per la povera

Gemma

Le Cappuccine mi prendono anche come deposito.









lettera 62

A Mons. Volpi, L 59: ottobre 1900

62
Ottobre 1900
Monsignore,

Neppure ieri il giorno non ci fu niente, però mi accadde una cosa assai curiosa; a pregare mi ci misi come sempre, e Gesù mi diceva: «Gemma, non le vuoi oggi le mie piaghe?». «No, - rispondevo - il Confessore non vuole». «E perché non vuole?». «O tu non lo sai perché non vuole? Ha paura che tu sia il diavolo, e allora sarebbe un affare serio serio». E Gesù: «Lo farò vedere chi sono, non temete». «E ho tanta paura anch'io». «Tu poi - diceva Gesù - di che temi? Più volte ti ho fatto conoscere chi sono. Che credi? a me mi dispiacciono i tuoi dubbi». «Ma io - risposi - dubito perché dubitano gli altri; ma per carità, se tu sei Gesù proprio, fatti conoscere ammodo; ci credi? non possiamo più andare avanti, né io, né il Confessore, né quelli che sanno queste cose. Temo tanto, o Gesù, perché ho paura di essere ingannata dal diavolo, e anche ho paura di ingannare gli altri, e allora?...».
Io parlavo e Gesù mi guardava, e voleva pure che io guardassi le sue piaghe, che versavano tutte Sangue, e mi diceva: «Vieni, avvicinati, guarda queste piaghe, toccale. No, assicurati, non t'inganno...». Piangevo, ma non mi avvicinai, e spesso ripeteva: «No, non t'inganno, stai sicura. Di' al Confessore che faccia pure [ciò] che vuole. Io da ora sono pronto a farle conoscere le cose sì chiare, da non aver più dubbio alcuno». Poi si smise di parlare, ma nel vedere Gesù in quello stato, stavo tanto male, e mi pareva di sentirmi qualche cosa nelle mani e i piedi; ma appena me ne avvidi, mi alzai, scappai subito, lasciai lì Gesù, e così obbedii e fui contenta.
Più tardi poi volli andare a vedere se Gesù fosse sempre stato dove l'avevo lasciato, ma non ci era più. Stamani poi, dopo la SS. Comunione, l'ho sentito; era contento contento, e mi ha detto che sia buona, obbediente, che ogni cosa andrà bene. Poi non sapevo che cosa volesse dirmi con queste parole: «Dimmi, Gemma, ieri non venisti mai davanti al Sacramento a fare...» e stava zitto. «A fare di che?» (è già qualche giorno che gli rispondo arrabbiata a Gesù, perché lo disse P. G. [= Germano], ma Lui [= Gesù] non mi dice niente, perché devo obbedire). «La visita di umiltà che ti consigliò P. G. [= Germano]». Allora mi ricordai subito, e Gesù mi ha detto di non lasciarla mai un giorno, e come l'Angelo Custode m'insegnerà, la faccia. Per ora non ho visto nessuno. Oggi vado in Chiesa dalle monache e la faccio, vedrò come.
Mi benedica, e preghi per la povera

Gemma.






lettera 63

A Mons. Volpi, L 60: ottobre 1900

63
Ottobre 1900
Monsignore,

Mi scusi anche per questa volta. Stia a sentire. Venerdì mi prese un colpo di quei molto forti. Non mi gridi, ché io farò sempre di tutto per impedire queste cose. Nel ripensare alla Comunione che avevo fatta, erano pochi momenti, mi sentii mancare; e ripensando a Gesù, gli feci la solita dimanda che gli faccio tutti i giorni: «O mio Dio, potessi amarti quanto vorrei, e patire quanto vorrei, e renderti contento» (perché Gesù, ogni volta che soffro, è allegro allegro).
E Gesù, facendosi sentire forte forte, mi disse: «O figlia, siccome l'amore mi si dimostra col dolore, tu d'ora in poi lo sentirai acuto nello spirito, e più tardi acuto nel corpo». Di queste cose non so dire nulla, perché non le ho capite. Non mi gridi, veh! ché sarò buona, e l'obbedirò sempre.
Mi benedica e sono la povera

Gemma.








lettera 64

A Mons. Volpi, L 62: novembre-dicembre 1900

64
Novembre-dicembre 1900
Monsignore,

Una mattina, dopo ricevuta la SS. Comunione, mi sembrò che Gesù mi dicesse queste parole: «Già il tuo Confessore se ne deve essere avveduto, che Io ti voglio far passare da tutta la fila della via mistica. Già la prima parte della tua vita è trascorsa; presentemente siamo alla fine del dolore amoroso, sopraggiungerà il dolore doloroso, ed infine notte scura scura: e questa sarà la seconda e l'ultima parte della tua vita; e al termine di questa, o mia figlia, ti condurrò... in Cielo». Viva Gesù!
Un'altra cosa grossa. Stia a sentire: Venerdì ieri, feci assai sforzi col cuore, e mi venne parecchio sangue dalla bocca. La Sig.ra Cecilia disse che lo vorrebbe dire alle zie. Io piansi, perché ho paura che glielo dica davvero; sa quel che avverrebbe? mi farebbero stare a letto, verrebbe il medico. Addio Gesù! Glielo dica subito, perché Gesù non vuole che succeda questo e ne parli. Io obbedirei subito.
Mi benedica: sono la povera
Gemma di Gesù.







lettera 65

A Mons. Volpi, L 28: 1899

65 1899

Ieri mattina gli mandai una lettera, e poi ieri sera non me ne parlò. Ma l'ha ricevuta?












lettera 66

A Mons. Volpi, L 28: 1899

66 1900

Monsignore,
Se crede bene faccia così: scriva a P. Germano che fino che Gesù non disponga di me diversamente, mi metta in qualche convento lassù. Mi diceva pure che a lui gli era facile e lo avrebbe fatto volentieri. Se lo volesse fare, io sono contenta in ogni modo.
Mi benedica e preghi per la povera Gemma









lettera 67

A Mons. Volpi,: dicembre 1900

67
Monsignore,
Mi farebbe una grandissima carità se potesse farci sapere a che ora precisa oggi potesse confessarmi, perché la Sig.ra Cecilia non può lasciare la mamma tanto sola che oggi si sente male assai.
Mi benedica e, baciandole la mano, mi dico la povera
Gemma di Gesù










lettera 68

A Mons. Volpi, L 67: primi 1901

68
Primi 1901

Monsignore,

Lesto, ora poi non aspetti più. Gesù vuole che ora subito mi metta in convento, qualche posto lo trovi. Padre mio, lesto: Gesù non ne può più... io pure... io sono la vittima, Gesù il mio sacrificatore. Lesto; non dico altro. Dico così, ma mi perdoni: oggi non sono in me, sono col mio Gesù, tutta in lui. La povera

Gemma.












lettera 69

A Mons. Volpi, L 63: dicembre 1900

69
Dicembre 1900
Monsignore,

Stia a sentire: Gli dico una cosa, ma poi Lei faccia quello che crede. Gesù ogni mattina mi dice sempre: «Di' al Confessore che sono io che lo voglio: ti nasconda e faccia presto». Stamani me l'ha detto fino per la strada. Io sono cattiva cattiva.
Mi benedica e preghi tanto tanto per la povera

Gemma.

Io faccio quello che vuole Lei; in qualunque posto sono contenta, ma faccia presto: Gesù lo vuole.









lettera 70

A Mons. Volpi, L 70: marzo 1901

70
Marzo 1901
Monsignore,

Stia a sentire. Ieri sera vidi che aveva troppa furia, non lo trattenni; ma stamani ho pensato di scrivergli, perché se non fossi sincera e non gli dicessi tutto, Gesù mi griderebbe; anzi in questi ultimi giorni è stata la cosa che più di tutto mi abbia raccomandata.
Ogni mattina dopo la Comunione, succede sempre al solito, o più presto o più tardi: non passa mattina. Faccio di tutto per distrarmi, e tanto è lo stesso; ma nel distrarmi un po' di giovamento ce lo trovo, e cioè: quando mi giova e quando non mi giova. Anzi ieri mattina fu più forte delle altre mattine; stavo attenta a ciò che voleva Gesù, e ieri mattina mi fece fare quest'offerta: prima di tutto l'anima, poi quegli anni che mi rimangono di vita; e gli promisi che nessuna parte ne voglio per me di questi anni, ma sieno tutti per Lui. Mi dimandò se gli avessi offerto tutte quelle fatiche, che l'obbedienza e la mia condizione volevano da me; lo feci volentieri. In ultimo mi dimandò ancora se avessi offerto a Lui di vero cuore tutte quelle amarezze, quelle piccole pene, che Lui mi manderà per provare la mia fedeltà e la mia rassegnazione ai suoi divini voleri. Offerii tutto di buon cuore. Anzi io pregavo Gesù affinché mi lasciasse stare, e accusai Lei dicendo che non vuole, e mi griderebbe. E Gesù sembrò che mi rispondesse: «Di' francamente al Confessore che non può impedirle queste cose». Ora ho detto quasi tutto; mi rimane solo di Venerdì, che mi sentì forte forte la testa, ma mi scossi quanto più potei.
Di tutte queste cose ne faccia il conto che crede. Gli ho scritto prima di tutto per obbedire a Gesù. e poi, quando Lei sa tutto, mi sento più leggera. Mi benedica, e a Lei mi raccomando affinché mi aiuti a salvarmi l'anima, perché io sono pronta a tutto per salvarla.









lettera 71

A Mons. Volpi, L 71: aprile 1901

71
Aprile 1901

Monsignore,

Oggi nell'ora di guardia, dal tocco alle due, non dormivo come sempre. ero proprio svegliata; mi è parso che Gesù bambino mi sia venuto sulle mie ginocchia. Io, appena ce l'ho avuto. Gli ho detto: «Gesù, ora certamente mi farai la grazia che desidero: dimani farai conoscere la verità a Monsignore». E Gesù: «Figlia mia, la verità chi doveva conoscerla, l'ha conosciuta; in quanto a Monsignore, non è ancora tempo che la conosca, ma verrà un tempo che la conoscerà. Assicuralo che sono Io, Gesù, che ti parlo, e che fra qualche anno per opera mia tu sarai Santa, farai miracoli, e sarai agli onori degli altari».
Gesù mi ha detto ancora che dica a Lei che mi metta subito in convento, ma Passionista; è proprio volontà di Dio, sia certo. Se ancora resiste, vedrà quello che accadrà tra qualche giorno: Gesù si farà, come mi ha detto, Giudice vendicativo: «Se Lui non obbedirà a ciò che gli dico Io, male per Lui. In quanto a te, stai contenta, ché ti conduco come a me meglio mi piace e per vie aspre e dolorose; ti sembri che ti manchi sotto i piedi la terra, sotto gli occhi il Cielo, ma tu non mancar di fede, di amore, di speranza. Attendi solo a guadagnar meriti coll'esercizio delle virtù, disprezza le dicerie del mondo, e a dispetto de' tuoi nemici corri per la via del Divino Volere; stringiti forte con Gesù, umiliati dinanzi a Lui, ricorri in tutti momenti alla sua Infinita Bontà, e sappi giovarti di questi mezzi, che il demonio tende per rovinarti. Figlia mia, - mi diceva Gesù - se veramente mi ami, mi ami ancor tra le tenebre. Si delizia il Signore e scherza con le anime a Lui più care, e scherza per amore: ora le consola, ora le mette in venerazione presso gli uomini, ora permette che diventino il ludibrio del mondo, ora le fa coraggiose a tutto l'inferno, ora le lascia atterrire da un nulla. Chi crede di patire, ha poca luce; chi soffre e se ne crede lontano, è illuminato. Chi sta sotto terra, sta in Cielo e vive in Croce; chi ha il primo luogo in terra, ha l'ultimo innanzi a Dio».
Monsignore, ha detto Gesù che, riguardi bene questo scritto, e più non aspetti a rinchiudermi. Gesù vuole che Lei rimanga nella Sua incertezza, però mi ha detto: che Lui non opera miracoli per contentare i curiosi. Si ricordi però,«così dice Gesù, che chi conosce la Croce, la pregia; chi non la conosce, la fugge.
Mi benedica, e Gesù vuole che oggi sia la decisione; vuole che Lei mi metta in convento. Preghi Gesù per la povera

Gemma.









lettera 72

A Mons. Volpi, L 74: maggio 1901

72
Maggio 1901

Monsignore,

Faccia come crede. Ma questa sarebbe meglio per posta; per l'angelo ne scrivo una oggi, dove parlerò del mistero che l'Angelo mi spiegò.
Mi benedica; la povera

Gemma.

Sarò buona; la faccio la Comunione domani?









lettera 73

A Mons. Volpi, L 72: aprile 1901

73
Aprile 1901
Monsignore,

Sono più mattine che dopo la Comunione mi sembra che Gesù mi dica una cosa da dire a Lei; gliela dico per obbedire a Gesù, Lei poi faccia come vuole. Mi dice così: «Gemma, di' al tuo Confessore che se non si occupa di fare il convento, avrà presto a pentirsene. Digli che lo voglio proprio Io. Digli che i suoi progetti di tempo indietro sono come io li desidero. Faccia». Ho detto tutto.
Mi benedica, sono la povera

Gemma.










lettera 74

A Mons. Volpi, L 68: primi 1901

74 Primi del 1901

Monsignore,
Ho pensato bene di scrivergli, perché quando vengo a confessarmi devo dirgli le cose che mi accadono giorno per giorno e allora se gli parlassi di questo andrei tropo in lungo, e poi mi vergogno a voce.
Sa in che maniera Gesù è così serio con me? Perché prima di tutto ho disubbidito a Lei, poi alla Sig.ra Cecilia. A Lei, perché non sapeva nulla, ma se anche glielo avessi chiesto, son certa che non mi avrebbe dato [il] permesso. Alla Sig.ra Cecilia poi, perché parecchie volte mi aveva detto di non fare quella cosa perché contraria alla modestia, ma era tutto inutile per me.
Sa che cosa era? Fra Flamiano più volte mi aveva detto se gli facevo vedere dalla parte sinistra; avevo sempre detto di no. Venerdì passato me lo richiese e io mi scostai un po' da lui e feci atto di aprirmi, KK Aprii un po', ma non vide nulla; ora poi mi dice di voler vedere a modo, che chieda a Gesù se fosse contento che faccia vedere, ma Gesù gli ha già risposto di no. E per questa cosa che feci di provare a scoprirmi in presenza sua, Gesù mi ha castigata col ritirarsi Lui del tutto e mandare invece il diavolo.
Erano quattro giorni che non mi riusciva più di pregare né fare la meditazione; il giorno invece di Gesù ci avevo in mente altre cosaccie. Ero quasi sgomenta; ieri poi mi raccomandai col cuore proprio alla Madonna e mi ottenne da Gesù quasi un'ora di preghiera per bene. La pregai anche che tornasse da Gesù e gli dicesse che non avrei più fatto quella cosa, che, se piaceva a Lui, mi facesse dormire la notte. Ci andò e fece tutto ammodo, e da ieri mattina, dopo la SS. Comunione sono sempre stata bene. Io spero che la Madonna sia riuscita a farmi perdonare da Gesù, ma Gesù però non si è fatto più vedere.
Ogni sera poi faccio l'esame di coscienza, e l'altra sera l'Angelo mio Custode mi disse (io a questo non ci pensavo neppure) di non mettere le mano addosso a nessuno, specialmente a persone diverse, ma è tanto grande la mia inclinazione al peccato che ieri ci ricaddi almeno tre volte. Ora però ci attendo sempre di più.
Ma se sapesse il male che ho fatto a far questa cosa! Prima di tutto Gesù è arrabbiato; poi alla Sig.ra Cecilia gli è dispiaciuto assai e ora ha quasi paura a venire da Lei, perché crede di averci avuta lei la colpa. Invece la colpa è mia; neppure a F. Flamiano la dia: tutta a me che mi avvedo bene di aver mancato. E poi Gesù ha castigato me, è serio soltanto con me, e allora perché dar la colpa agli altri?
Monsignore, quando... quel giorno che andrò in convento sarò quasi troppo contenta mi pare; sarà presto, è vero? Non ne posso più.
Mi benedica e preghi per la povera

Gemma








Gemma a Mons Volpi 48