Scritti vari 28

Apparizione del demonio, che prende pure le sembianze del

Confessore

29 Avevo avuto da Monsignore la proibizione assoluta di uscir di casa sola; quel giorno mancava appunto la zia da Lucca e nessuno poteva farmi la spia, e uscii per andare alle quarantore. Ci feci appena una visita e nell'uscire vidi un uomo che cominciò ad inseguirmi; cominciai a camminare, senza sapere dove andassi; dopo non so quanto tempo mi trovai in Chiesa di S. Michele. Quell'uomo pure era entrato in Chiesa e poi sparì. Andai per confessarmi, entrai e Monsignore ci era. La prima cosa mi accusai di essere quasi scappata di casa ed Esso non mi gridò come sempre, anzi disse che avevo fatto bene. Continuai a confessarmi, e tutto approvava quello che dicevo. Uscii, e di nuovo il solito uomo dietro che continuò a inseguirmi fino in Chiesa della SS. Trinità. Corsi dalle monache per liberarmi da esso e le pregai ad accompagnarmi a casa, perché avevo paura; ma subito non mi ci vollero condurre e mi fecero trattenere. Io mi sentivo molto sossopra, inquieta, agitata; le monache tanto fecero, tanto dissero, che riuscirono a farmi andare fuori di testa. Mi comparve un Crocifisso, e io senza neppure pensare, come ero solita, a farmi il segno della Croce e a disprezzare quello che vedevo, cominciai a parlarci, e non so quanto vi stetti. Fu tutta una giornata del diavolo; Monsignore poi era il diavolo e venne fino colla mitria in testa.

La flagellazione. - Le due corone

Giovedì 7 febbraio 1901

30 Era tanto tempo che pregavo Gesù affinché mi togliesse ogni segno esterno, ma Gesù invece ecco che me ne aggiunge un altro: mi fece provare qualche piccolo colpo della sua flagellazione; ai dolori delle mani, piedi, testa e cuore vi aggiunse pure qualche altro di detti colpi. Sia sempre ringraziato.
Infatti circa le ore 5 fui presa da un dolore tanto grande dei miei peccati, che mi sembrava di essere fuori di me; ma a questo spavento mi successe ben presto la speranza nella misericordia di Dio, che ben presto mi calmai. Non provavo ancora nessun dolore; dopo circa un'ora mi sembrò di vedere l'Angelo mio Custode, che teneva in mano due corone: una di spine, fatta a guisa di cappello, e l'altra di gigli bianchissimi. Al primo vedere quest'Angelo mi cagionò, come sempre. un po' di paura, ma poi mi cagionò allegrezza; insieme adorammo la maestà di Dio, gridammo «Viva Gesù!» forte forte, e poi, mostrandomi le due corone, mi chiese quale volessi. Non volevo rispondere, perché P. Germano me lo aveva proibito; ma insisté, dicendomi che era Lui che lo mandava, e per darmene un segno che veramente era Lui che lo mandava, mi benedì nella maniera che era solito benedirmi Lui (P. G.), e fece l'offerta di me all'Eterno Padre, dicendomi che dimenticassi in quella notte me stessa e pensassi ai peccatori.
Fui persuasa di queste parole, e risposi all'Angelo che avrei scelta quella di Gesù; mi mostrò quella di spine, e me la porse; la baciai più volte, e l'Angelo sparì, dopo averla posta sulla mia testa. Cominciai allora a soffrire, nelle mani, piedi, e il capo; più tardi poi per tutto il corpo, e sentivo dei forti colpi. Passai la notte in quel modo; a forza la mattina mi alzai, tanto per non far conoscere le cose tanto grosse; i colpi e i dolori li sentii fino circa le due; verso quest'ora tornò l'Angelo (e per dire il vero, quasi non potevo più reggere), e mi fece star bene, dicendomi che Gesù aveva avuta compassione di me, perché sono piccina, e ero incapace di arrivare a soffrire fino all'ora che Gesù spirò. Dopo stetti bene; mi sentivano però tutti gli ossi, e appena potevo reggermi in piedi. Ma una cosa mi affliggeva: vedevo che i segni non erano spariti; anzi nelle braccia e in qualche altra parte del corpo (mi avvidi mentre mi vestivo) che ci avevo del sangue e qualche segno dei colpi. La mattina, quando feci la Comunione, pregai con più forza Gesù, che mi togliesse i segni, e mi promise che il giorno della Sua Passione me li avrebbe tolti. Seppi che la Passione era Martedì, e dei Venerdì non ne dovevano più passare.
Venerdì poi ultimo, dei segni nel capo, nelle mani, nei piedi e nel cuore non ce ne era; ma Gesù per la seconda volta mi fece sentire di nuovo qualche colpetto: mi venne un po' di sangue per qualche parte del corpo, ma spero che Gesù presto mi toglierà pure questo. La povera

Gemma

Sul mistero dell'Incarnazione

Spiegazione avuta dall'Angelo Custode il 25 marzo 1901

31 BABBO MIO ,
Non so se l'avessi mai detto a Lei, babbo mio, che Gesù tempo indietro mi promise di farmi spiegare il mistero della Incarnazione, se però fossi stata buona; buona non stetti, nondimeno Gesù mandò il mio caro Angelo Custode a spiegarmelo, e me lo fece capire in questi termini, e accadde in questo modo:
La mattina del 25 Marzo, Gesù si fece sentire all'anima mia più del solito: mi sentivo un interno raccoglimento, che per grazia di Dio non mi distraeva nessuna cosa al mondo; verso mezzogiorno sento che l'Angelo mio mi batte sopra una spalla e mi dice: «Gemma, vengo per parte di Gesù ad adempire la Sua promessa». Non sapevo che pensare; mi meravigliai all'udire quelle parole. «Figlia, - soggiunse - Io sono il tuo Custode, mandato da Dio; Io vengo per farti capire un mistero, maggiore a tutti gli altri misteri». La mia meraviglia si fece più grande, ancora non capivo... L'Angelo mio se ne accorse e mi disse: «Ti ricordi, 12 giorni indietro, quel che ti promisi?». Pensai e presto mi rinvenni. «Sappi, o mia figlia, che io ti parlerò di Maria SS., di una giovinetta tanto umile dinanzi al mondo, ma d'infinita grandezza davanti a Dio; ti parlerò della più bella, della più santa di tutte le creature; della figlia prediletta dell'Altissimo, di Colei che veniva destinata all'impareggiabile dignità di Madre di Dio».


32 Mi preparai ad ascoltare le sue parole, come meglio potei, ed Esso soggiunse: «Sappi, dunque, che erano già trascorsi 4000 anni di lutto e questi pesavano tutti sopra il genere umano, e Maria SS. doveva col frutto delle Sue SS. viscere recare a tutti la liberazione e la salvezza.
Appena (o figlia mia, mi ripeteva spesso l'Angelo mio) dal Divin Padre fu decretata l'imbasciata grandissima da inviarsi all'umile Maria, doveva decretarsi ancora il portatore di tanto annunzio. E per questo ne fu scelto uno, che stava più vicino al trono dell'Altissimo, e questo fu l'Arcangelo Gabriele (che significa Fortezza di Dio). Maria dunque stava per divenire la donna forte, donna terribile alle potestà delle tenebre. O quanto doveva essere contento l'Arcangelo di essere stato scelto ad un mistero così sublime, e di presentarsi messaggero di sì lieto annunzio a quella Vergine, che più tardi salutò poi Regina del Paradiso! Era già notte inoltrata, e Maria SS. se ne stava sola nella sua camera: pregava, era tutta rapita in Dio. All'improvviso si fa una gran luce in quella misera stanza, e l'Arcangelo prendendo umane sembianze, e circondato da un numero infinito di Angeli, va vicino a Maria, riverente e insieme maestoso. La inchina come signora, le sorride come annunziatore di una lieta notizia, e con dolci parole così le dice: «Ave, o Maria, il Signore è con te. La benedetta Tu sei fra tutte le donne». O bello, o grande e sublime saluto, che in terra non s'era mai udito, né si udirà mai! Solo un Arcangelo, che annunziava alla più eccelsa di tutte le creature la sublimità di un sì grande mistero poteva esser degno di proferire sì magnifico encomio e sì sublimi parole. Sola era degna di essere salutata con sì nobili e sovrumani accenti l'Augusta Madre del Figlio di Dio.

33 Appena l'Arcangelo Celeste ebbe pronunziate queste parole, tacque, quasi aspettando il cenno di Lei per spiegare la sua divina ambasciata.
Maria però, udito il sorprendente saluto, si turbò; taceva e pensava. Ma forse credi, o figlia mia, che a Maria non fossero mai discesi gli Angeli del Paradiso? Essa ogni momento ne godeva la vista e i loro dolci colloqui. Poteva essa forse temer d'illusione? No, non mai, perché troppo chiari erano i segni che il Messaggero divino portava di Lui che lo aveva inviato. Sì, questo era vero, che i messaggeri della Corte Celeste mai le erano apparsi con tanto splendore e in sì nobile corteggio, ma però non era questa la ragione per la quale la Verginella si turba. Essa non va ad investigare nella sua mente il senso misterioso, ma si turba perché si crede indegna dell'Angelico saluto. Ah! figlia mia, - mi ripeteva - se Maria avesse saputo quanto la sua umiltà fosse piaciuta al Signore, non si sarebbe stimata indegna dell'ossequio di un Angelo. "Come mai - diceva tra sé - un Angelo di Dio mi chiama piena di grazia, mentre io mi riconosco immeritevole di ogni divino favore? Come mai - ragionava tra sé Maria - un Angelo del Paradiso mi chiama benedetta fra le donne, mentre sono tra le femmine la più inutile, la più vile, la più abbietta? Qual mistero mai si nasconde sotto il velo di sì eccelso saluto?...".


34 Al saluto dell'Angelo, Maria nessuna risposta aveva data; allora Gabriele per cessarle il timore così ripete: "Non temere, o Maria, tu sei l'unica che hai trovato grazia dinanzi all'Altissimo. Da questo istante concepirai nel tuo seno un figlio, gli porrai nome Gesù, e da tutti sarà chiamato figlio dell'Altissimo; ad Esso sarà dato il trono di David, regnerà in eterno, e il suo regno mai avrà fine". Con queste sublimi parole l'Arcangelo spiegava tutta intera la sua ambasciata a Maria. Evviva! gridiamo: Maria ormai è dichiarata Madre del promesso liberatore, del Redentore del mondo, del figlio di Dio. Sì, Maria fu la gran Vergine aspettata da tanto tempo. Quel figlio doveva essere grande, e però doveva essere eccelsa anche la Madre. Quel figlio doveva esser figlio dell'Altissimo, e però Maria doveva essere sollevata alla più intima relazione con la SS. Trinità...
L'Angelo ormai aveva manifestato alla Vergine l'Arcano della grande missione, cioè che essa era per divenir Madre del Figliuol dell'Altissimo. Ma essa, rivoltasi all'Angelo, così gli parlò: "E in che modo potrà questo avvenire, serbando io illibato il mio candore verginale?". (Già era stato predetto nel Vaticinio d'Isaia, che diceva che il Cristo doveva nascer da Madre Vergine), Maria SS. questo già lo sapeva, e sapeva ancora che Gesù era giglio, e il giglio trova il suo pascolo solo tra i gigli; e ben capiva che il figlio di Dio, prendendo da Lei umana natura, e da Lei nascendo, non ne avrebbe nella più piccola parte lesa l'integrità verginale. Solo in cosa di sì grave momento Maria SS. interroga l'Angelo Santo, e lo prega che le riveli il modo misterioso, per cui a Lei sarebbe toccato, con la gloria di Vergine, il vanto di madre. Già tu avrai capito, - mi ripeteva - si trattava di un privilegio singolare, inaudito, e Maria non si abbatte; giustamente chiede all'Angelo che glielo spieghi. Si trattava di un gran prodigio, e Maria chiede all'Angelo che glielo dichiari. Sappi - qui mi disse l'Angelo mio - che Maria SS., con un esempio non mai udito, fino da' suoi teneri anni aveva consacrato al celeste sposo delle anime caste il verginale suo fiore, e sebbene non fosse soggetta al senso della concupiscenza ribelle, non aveva però mancato di custodire i suoi gigli tra le spine della mortificazione.

35 Rifletti - mi diceva - come Maria SS. tacque a tutte le cose che riguardavano il grande mistero, solo parlò e si fece sollecita, quando udì trattare del Suo puro e intemerato candore, e si fece intorno a quell'Angelo di Dio con premurosa richiesta... Hai ancor capito, o figlia, quanto Maria amasse questa bella, angelica, celeste virtù? Ma chi credi tu che l'amasse maggiormente? Gesù o Maria? Certamente Gesù, che mai si sarebbe scelta una Madre, se non Vergine pura, immacolata.
La purità di Maria trasse dal Cielo quell'esemplare, che in terra avrebbe imitato; quella virtù fu quella che trapassò le nubi, tutte le regioni dell'aria, trapassò fino gli Angeli e le stelle del firmamento; ma infine trovò nel seno stesso del Padre il Verbo di Dio, e in un baleno lo fece tutto Suo...
Alla sola, alla unica domanda di Maria riguardo al mistero dell'Incarnazione del Verbo Divino, l'Angelo Gabriele rispose: "Maria, lo Spirito Santo scenderà sopra di te, la virtù sublime dell'Altissimo ti adombrerà; e però quello che nascerà di Te Santo, sarà il vero figliuol di Dio. A questo punto pure ti avverto che Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiezza ha concepito un figlio, ed è già nel sesto mese colei che si diceva sterile; perché ricordati che a Dio nulla è impossibile". L'Angelo Gabriele continuò a Maria SS. con queste parole: "Rassicurati e consolati, o Vergine Benedetta: il Divino Spirito sarà quello che scenderà a fecondare le Tue viscere immacolate. L'Onnipotente Virtù dell'Altissimo opererà in te un nuovo prodigio, che serbandoti al tempo stesso l'onore di Vergine, ti darà il gaudio di madre. Il Santo, che concepirai nel tuo seno, non sarà che il figlio di Dio". Con queste parole l'Arcangelo Gabriele svelava l'arcano, spiegava il mistero, rassicurava Maria.

36 Ormai tutto era precisato, non mancava che l'ultima parola di Maria, perché la Vergine fosse Madre di Dio. Il Verbo divino, generato dal Padre nello splendore dei Santi, non doveva aver padre in terra, siccome madre non ebbe in Cielo. E Maria, essendo eletta genitrice dell'unigenito del Divin Padre, diveniva del Padre stesso l'unigenita figlia. Essendo Colei, che della Verginale sua sostanza dovea somministrare le umane membra al Verbo divino, era sollevata all'ineffabile dignità di Madre del Figlio di Dio. Essendo Maria quella, sulla quale sarebbe disceso lo Spirito Santo, che adombratala con la sua virtù onnipotente l'avrebbe fatta Madre Vergine di un figlio Dio, era perciò innalzata all'eccelso onore di Sposa allo Spirito Santo.
Spiegato l'arcano, rassicurata pienamente la Vergine, il Messaggero divino taceva, ansioso aspettando la risposta di Lei, cioè il consenso di Maria all'Incarnazione del Verbo Eterno. Angeli del Paradiso, uomini della terra, creature tutte, ascoltate! Maria proferisce finalmente il grande assenso al Nunzio Divino e risponde: "Ecco l'Ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola". Il grande accento è proferito, Maria è la Madre del Figlio dell'Altissimo. A queste parole esulta il Cielo, si consola il mondo intero. L'Angelo riverente si prostra innanzi alla sua Signora, e poi spiega il volo e se ne ritorna in Paradiso.

37 Maria proferì quelle parole, e Dio pure aggiunse "Si faccia"; ed ecco che [come a questa parola] dal seno del nulla uscirono ad esistere tutte le opere della creazione; [così, non appena] disse Maria "Si faccia", ebbe principio l'ammirabile opera della Redenzione del mondo. Maria, nel l'atto di accettare l'altissima dignità di Madre di Dio, si dichiarava umilmente serva del Signore. Quell'umiltà profondissima, in che la trovò raccolta e quasi annientata l'Angelo del Signore, non le venne meno al glorioso saluto e alla più gloriosa proposta di divenire la genitrice del Verbo divino.
Maria aveva allora allora proferito il prodigioso fiat, e in un istante, formato dal Divino Spirito nel Seno di Lei, della purissima Verginal sua sostanza, un tenero e perfetto corpicciuolo, ed unitavi un'anima umana, a questa e a quello si congiunse, con istrettissima e ipostatica unione, la Divina persona del Verbo. O Miracolo! Quel Dio, che non può essere contenuto nell'ampiezza dei Cieli, sta racchiuso nel grembo di Maria. Quel Dio, che sostiene con un dito la gran macchina dell'universo, è sostenuto dal puro seno di una Vergine. Chi può ridire pertanto qual pienezza di gaudio inondò e incendiò l'anima di Maria in quel felice momento, in cui divenne Madre del Figliuol di Dio? Il Re dei Regi, il gran Signore dei dominanti ha posto il suo trono nell'intemerato seno di Maria. Un infinito gaudio inondò Maria, quando si fissò nella infinita luce e poté mirare gli arcani splendori della Divinità. Come la sua mente non dové vedere quel Dio, che fino a Lei discendeva a farsi Suo Figlio? Come il suo cuore non doveva inebriarsi delle più pure gioie del Divino Amore? Ma se tanto gaudio riempie Maria, mentre accoglie nelle viscere immacolate il Verbo di Dio, che sarà allora, quando lo vedrà Bambino sorridere soavemente tra le sue braccia, potrà dargli tenerissimi baci, e nutrire al suo seno il figliuol dell'Altissimo?
Accettando Maria l'incomparabile dignità di Madre di Dio, accettava intanto il generoso ufficio di Madre dell'umano genere. Rallegriamoci: Maria, prestando all'Angelo il verecondo suo assenso, vi ha adottati per figli, divenuta la madre di tutti».


Propositi e promesse

Propositi fatti da me il giorno 16 Giugno 1902,

dopo che fu partito il mio Direttore Spirituale.

38 Coll'aiuto di Dio spero di poterli in tutto mantenere.

1. Non tacere più alcuna cosa al Padre Spirituale; o buona o cattiva che sia, o grande o piccola, dirla. Dire tutto ciò che mi sembra di vedere, di sentire, tanto per parte del nemico come per parte di Gesù, e più sicuramente ciò che mi fa vedere e sentire ogni giorno la mia fantasia.
2. Non fare più nessuna cosa di mia testa; non fare più penitenze, né chiedere più nessuna cosa da patire a Gesù, senza il permesso del mio P. Spirituale. E se quando l'ho chiesta, ho avuto un rifiuto, obbedire ciecamente e senza lamenti, senza ripetere né insistere.
3. Dire ogni cosa con sincerità, e senza farmi pregare.
4. Palesare anche tutto ciò che passa nell'interno.
5. Obbedire in tutto senza lamenti.
6. Sempre mi contenterò di quello che farà il mio Padre, perché so con certezza [che è] guidato e illuminato da Dio.
7. Manifestare ogni tentazione, per vergognosa che sia; e nel modo da comportarmi in quei brutti momenti, obbedirò a ciò che mi è stato ordinato; non più farò come per il passato.
8. Per restringere ogni cosa, propongo innanzi a Dio di non avere più volontà propria.
9. Qualunque tentazione mi venga, specialmente sopra il mio Padre, non ci presterò più fede e non ci crederò più, perché il Demonio non può se non dire delle bugie.


Promesse fatte a Gesù lo stesso giorno.

39 Caro mio Dio - Eccomi ai piedi vostri, non vogliate rigettarmi ora che mi presento a Voi come peccatrice. Vi ho offeso tanto per il passato, Gesù mio, ma non sarà più così. Dinanzi a Voi, mio Dio, presento tutte le mie colpe, i miei peccati... già le ho considerate, o Gesù mio, e vedo che non meritano perdono; ma deh! date uno sguardo ai vostri patimenti, e guardate quanto vale quel Sangue che scorre dalle vostre vene. Chiudete, mio Dio, in questo momento gli occhi ai miei demeriti, e apriteli agli infiniti meriti vostri; e giacché vi siete compiaciuto morire per i miei peccati, perdonatemeli tutti, affinché mai più senta il peso di essi; perché quel peso, o Gesù, troppo mi opprime.
Aiutatemi, mio Gesù: vo' ad ogni costo divenire buona; togliete, distruggete, annientate tutto ciò che si trova in me non conforme alla Vostra Volontà. Vi prego però, Gesù, ad illuminarmi, affinché possa camminare nel vostro Santo Lume.


Promesse

40 1. Non cercare più nessun sollievo in nessuna cosa. Intendo di comprendere tutto tutto.
2. Unirmi a Dio più strettamente col dolce voto di obbedienza.
Obbedire a qualunque persona, in ogni cosa che mi venga comandata. (E qui intendo dire delle cose che accadono giornalmente, non mai dello spirito né dell'anima).
3. Unirmi più strettamente a Gesù col dolce vincolo di castità.
4. Unirmi a Gesù col dolce vincolo di povertà.
5. Cercare sempre nell'operare di eseguire il fine più perfetto.
Sento già da tanto tempo che Gesù mi dà una smania ardentissima di fare quest'ultimo voto.
Dinanzi a Dio, alla mamma mia Maria SS., al mio caro Angelo, fino da questo momento prometto, che prima di parlare, prima di fare, prima di scrivere, prima di pensare ecc. ecc., di cercare prima qual sia la cosa più perfetta.


Poesia

Anelando al chiostro

41 Quando il giorno che sospiro
Arrivato alfin vedrò
Ed in povero ritiro
Per mio ben mi chiuderò,

Con qual gioia queste chiome
In quel dì reciderò,
Cangerò l'antico nome
Ed il piede snuderò.

Veste ruvida ed abbietta
Le mie membra coprirà,
Ma più che oro al cuor diletta
Quella veste mi sarà.

Scarso cibo e mal condito
La mia mensa appresterà,
Ma abbondante e saporito
Gesù mio lo renderà.


Affetti a Gesù

42 Gesù mi dice il labbro
E intanto il cuore
Mi balza in petto
E mi risponde:
Amore amore.

Che cerco, che bramo,
Che voglio di più?
Ripeter mi basta:
Son tutta tua, o Gesù.

Serafini del Ciel,
Deh! m'insegnate
Come si ami quel cuor
Che tanto amate.

O Gesù, non più
Cercarmi amore,
Ché non ne ho più,
Se mi hai
Rubato il cuore.

Mille volte peggiore
Son dei giudei,
Perché ti crocifiggo
E so chi sei.

O Gesù, io non so come
Mi riscalda e mi accende
Il tuo bel nome.


Sentenze ed aspirazioni

43 Chi veramente ama,
Volentieri soffre.

I momenti più dolorosi
Sono i momenti più preziosi.

Due cose, o Gesù, brama, il mio cuore:
Viver languendo, poi morir d'amore.

Se tutti gli si studiassero di amare e conoscere il vero Iddio, questo mondo si cangerebbe in un Paradiso.

Alla purezza mi vengon dei dubbi perché penso: come possiamo noi esser puri che siamo stati concepiti nel peccato e da immondo seme siamo nati?


Giaculatorie per ogni circostanza

NELLO SVEGLIARSI LA NOTTE

44 E notte e dì piango, o mio Signor, le offese
Che ti feci in occulto ed in palese.

NEL VESTIRSI

Del vostro spirito, Signor, vestitemi;
Di vostre grazie sempre arricchitemi.

NEL LAVARSI

Gesù, lavate e fate ognor che sia
Sempre scevra d'error l'anima mia.

NELL'USCIRE DI CASA

Mi guidi sempre, o Gesù, la vostra mano,
Affinché non vada mai da te lontano.

PER LA STRADA

Gesù mio bene, ovunque vada o sia,
Tu solo onori la condotta mia.

NELL'ENTRARE IN CHIESA

Fate, o Gesù, che io dia sì buon esempio,
Che il buon migliori e si converta l'empio.

AL SACRAMENTO

Fate, o Gesù, che innanzi a Voi m'inchini
Coll'umil fervore dei Serafini.

AL CROCIFISSO

Mille volte peggior son dei Giudei,
Perché ti crocifiggo e so chi sei.

A MARIA SS.

Per me pregate, o Vergine Maria,
Adesso e in fine della vita mia.

AI SANTI

Santi tutti del Ciel, sia vostro impegno
Di farmi entrare nel celeste regno

AGLI ANGELI

Angeli santi, il vostro braccio forte
Mi salvi in vita e mi difenda in morte.

RICEVENDO LA BENEDIZIONE

Benedite, o Gesù, l'anima mia,
Perché costante nell'amor vi sia.

QUANDO SI LAVORA

In ogni azion che ad eseguire imprendo,
A Voi solo, o mio Dio, piacere intendo.

SE IL LAVORO È PENOSO

Quanto provo di pena e di dolore,
Tutto soffro per Voi, caro Signore.

AL SUONO DELLE ORE

D'avervi offeso, o Dio, ogni momento
Non per timor, ma per amor mi pento.


45 PRIMA DI RICREARSI

O quanto è più soave e più giocondo
Patir con Dio, che tripudiar col mondo!

DOPO RICREAZIONE

Se sì buono con noi siete quaggiù,
Che sarà poi nel ciel, caro Gesù?

SE SI FA DEI PECCATI

Propongo, o mio Gesù: per l'avvenire
Prima che peccar voglio morire.

PRIMA DI PRENDER CIBO

Fate, o Signor, che da una parca mensa
Passi a godere alla tua cena immensa.

DOPO IL CIBO

Più assai che il corpo, amato mio Signore,
Il mio spirto nutrite ed il mio cuore.

NELL'ACCENDERE IL LUME

Gesù, la fiaccola di vostra fè
Fate che sfolgori sempre in me.

QUANDO SI SPENGE

Non permettete mai, o mio Signore,
Che in me si spenga il vostro santo amore.

NELLO SPOGLIARSI

D'ogni colpevole abito - spogliatemi, o Signore,
E sia la vostra grazia - la veste del mio cuore.

NEL LETTO

Sul vostro petto, o mio Gesù, riposo;
Deh! mi svegli con Voi più fervoroso.
Ogni moto del cor voglio che sia
Un sospiro per Voi, Gesù e Maria.

Suor Maria Gemma
23 Ottobre 1899.



Preghiera di Gemma

46
Tu Signore anche quando sei sdegnato non castighi, anzi fai grazie a quelli che ti cercano. Dio mio, salute mia, io infelice, io ho peccato alla tua presenza, e tu mi hai sopportato, se me ne pento tu mi perdoni, anzi se io indugio tu mi aspetti. Io sono ignorante e tu mi insegni, dopo la caduta mi fai sorgere, ti lasci trovare se io ti chiamo. Ecco mio Dio io non so più che opporre e non so più che rispondere, dico solo che lontano da te non ci è nessuno che possa trovare dove nascondersi. Tu stesso mi hai insegnato il modo di vivere, mi hai detto che ci è l'inferno pei cattivi e il Paradiso per i buoni.
Padre misericordioso e Dio di tutte le consolazioni, mortifica col timore tuo la mia carne perché non pecchi, tema delle pene dell'inferno e abbia speranza che amandoti arrivi a goderti in Cielo. Gesù mia fortezza e mio liberatore dimmi ciò che devo fare, e con quali opere fare la tua volontà. Due cose faccio, l'una può placarti l'altra può piacerti, so che ti è grata l'offerta di un cuore tribolato, e di uno spirito umiliato. Dammi forza di combattere contro il nemico, da conforto al mio cuore infiammato dall'ardore dei vizi. Fa che io non sia come quelli che al buon tempo credono ma poi vanno indietro in tempo di tentazioni.





























Scritti vari 28