Agnese Grazi 41

41

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (041)

S. Antonio - Monte Argentario, 9 febbraio 1737.

(era nel Vol. I, al n. 87, a pag. 171)(439)


Viva sempre nei nostri cuori l'amabilissimo Gesù.

Mia Figlia dilett.ma in Gesù Cristo,

Ricevei la sua lettera ieri, che m'è stata assai cara, perchè vedo che il nostro Sommo Bene le continua i tesori delle sue grazie. Oh quanto godo che si cammini un poco più per la via regia della Santa Croce che prima ! Faccia una grande stima di quelle preziose pene interne, e delle indisposizioni esterne : quando sente quei tormenti interni faccia il segno della Croce nel luogo dove li sente, col dito grosso della mano, dicendo : In Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Iesus.
Tiri avanti nel solito raccoglimento, s'abissi tutta in Dio, si riposi nel Seno amoroso di Dio come un bambino. Oh quanto dice l'anima amante al suo Dio in quel sacro silenzio d'amore ! In quel compiacersi che Dio sia quell'infinito Bene che egli è ! Con uno slancio amoroso, con una parola d'amore, l'anima amante dice gran cose : Dio le farà capire ciò che dico.
Circa all'andare nel Monastero di Suor Lilia le dico con ogni franchezza che non è la volontà di Dio : quando abbia da stare educanda in Monastero meglio è lo stare dove è adesso. Ma se s'aggiustano perfettamente le cose, il signor zio vuole che ella venga qui in Orbetello, ed io condiscendo a questo, perchè credo che si farà la Divina Volontà.
Vero è che io già ho parlato chiaro al signor zio e gli ho detto che se viene qui, conviene che se le dia una stanza remota, solitaria, senza che abbia da impicciarsi in niente di casa, fuori che uscire qualche poco di quel tempo che avanza nell'orazione : che possa stare in Chiesa le sue ore stabilite : andarvi ogni giorno, ecc. Se le farà un povero letticciuolo, acciò stia sola, e se viene altra con lei, se le farà un altro letticciuolo nella medesima cella : ma bisogna pensarvi bene prima di condurre altra seco. Rosa è maritata, tanto basta : bisogna esaminare bene le cose ecc., il signor zio m'ha promesso di fare tutto.
Sa Dio quanto sarei venuto volentieri in Viterbo, per molte cause ; ma se lei non viene qui, in questa Quaresima spero di forzarmi per farvi un passo.
Non confidi le sue cose spirituali nemmeno con Suor Lilia, se le potesse parlare a voce le darei licenza di dirle qualche cosa, ma poco, ma in scritto non mi pare bene.
Non impedisco però che lei non le scriva qualche biglietto, per sapere come sta e per dirle qualche cosa in generale ecc.
Io tengo una disciplina di ferro con punte ed è corta, che non sarà comoda per quella Religiosa ; tuttavia, se sapessi come fare la manderei a lei, acciò ne facesse ciò che vuole, ma non so come mandarla segreta. Per lei sarà provvista, o come sarà qui, o come vengo io.
Per ora si serva di quella che ha.
Quella indisposizione ecc. è una gran disciplina ed è un gran cilicio.
Se lei vi portasse qualche preservativo, camperebbe un poco più, e ciò sarebbe una piccola legatura da quella parte, non già di ferro, ma di cosa più leggera e sopportabile ; converrebbe però farlo con gran segreto, ecc. Si abbia cura. Non stia tanto in ginocchio, si sieda in sedia bassa. Anche la Maddalena sedeva ai piedi di Gesù, e gli Apostoli sedevano quando venne sopra loro lo Spirito Santo. Se la disciplina le fa dànno per causa del moto ecc. la faccia solo due volte, e procuri di non farla con impeto: uando sarà qui Dio provvederà.
Oh quanto piacciono a Dio quelle discipline che ci manda S. D. M. ! L'indisposizione sua ella è madre di molte altre indisposizioni, che la terranno crocefissa con Cristo.
Io non le ho mai detto niente di ciò, perchè V. S. non me l'ha mai motivato. Orsù buon cuore, figlia mia, che si vanno sottigliando le mura della prigione, e poi cascheranno del tutto, e ce ne voleremo in casa nostra. Oh, chi mi darà ali di colomba per presto volare al Seno del mio Dio e in lui riposarmi ! Desideriamolo con ardore. Di me non dico altro se non che grido col Santo Profeta : Salvatemi o mio Dio, perchè le acque sono entrate sino nella mia anima ; sono venuto nell'altezza del mare, e le tempeste m'hanno poco meno che affogato. Così vuole Dio. Deo gratias. Preghi Dio, e lo faccia pregare che mi faccia fare una santa morte. Amen.
Dio la ricolmi delle sue Divine Benedizioni. Amen. La lascio nel Cuore purissimo di Gesù acciò bruci d'amore in sempiterno. Amen.

S. Antonio 9 febbraio 1737. Sposalizio di S. Caterina.

Suo Servo in Cristo PAOLO D. S.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).







42

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (042)

S. Antonio - Monte Argentario, 28 febbraio 1737.

(era nel Vol. I, al n. 88, a pag. 174)(440)


La Passione di Gesù e i dolori di Maria SS.ma sia sempre nei nostri cuori. Amen.

Dilettissima figliuola in Gesù Cristo,

Ieri ricevei una sua lunghissima lettera, e vi erano non poche cose superflue e già replicate altre volte : Dio sia benedetto.
In risposta le dico che sia fedele, costante e forte in fare ciò che le ho ordinato, cioè di non credere a quei lumi, a quelle visioni, a quelle immaginazioni, ma scacciar tutto con gran costanza, rifiutarle assolutamente, e non farne caso niente affatto ; e se tornano fare lo stesso, ma senza inquietarsene e turbarsene.
Ciò che sarà di Dio, farà il suo effetto, e il diavolo rimarrà confuso. Nell'orazione bisogna anche essere discreta, e non far portare più peso al corpo di quello che può reggere : già sa che l'ho consigliata a sedersi, quando però deve orare lungamente. Godo che si alzi di notte ; ma voglio che dorma il suo bisogno ecc.
Le visioni immaginarie, splendori, rappresentazioni di gente, di prospettive ecc., sono soggette ad infiniti inganni, e però bisogna fuggirle, scacciarle via : e così le locuzioni, non crederle con facilità, ma fare come ho detto di sopra : perchè ciò che sarà di Dio, anche si scacci, farà il suo effetto.
La guarigione di suo fratello sa Dio come è stata ; e lei in ciò che mi dice che Dio ha fatta la grazia a Suor N., lei si inganna. Voglio ben credere che Dio abbia ricevuto le orazioni d'una sì buona religiosa, ma la grazia non è stata fatta a lei, e ciò lo dico secondo l'intelligenza che Dio mi ha dato, nell'istesso suo miglioramento. Io non posso dir di più : sia benedetto il suo Santissimo Nome.
E' vero, è verissimo ciò che mi dice, che sono un Padre ingrato, ma non devo essere chiamato Padre, ma iniquo peccatore. Or senta. Lei dice bene : ma Dio non ha voluto che passi a Viterbo ; io volevo passarvi, ma Dio mi ha chiuso la strada. Lei si lamenta a torto con dire che ha delle croci, dei patimenti. Mi creda che lei non sa cosa sia patire.
Dio la guardi di avere una sola giornata di quelle, che prova una povera anima, che non posso nominare. Lei sta in continue dolcezze, elevazioni di mente, affetti ecc., e poi dice, che ha la croce ? Eh ! via, che lei non sa, le replico, ciò che sia patire.
Verrà il tempo, se lei non muore presto, che saprà ciò che è vero patire. Credo che fra poco verrà in Orbetello, e sarà messa subito in Monastero, senza smontare nemmeno in casa. Non ne parli però, nè lo scriva : glielo dico in confidenza. Allora avrà poco comodo di parlarmi, perchè io sono poco amico di venire ai Monasteri : vero è che poi, accomodate le cose, uscirà, e si farà la volontà di Dio.
Quando sarà il tempo, conoscerà che era cosa buona l'essersi provvista un Padre dotto e santo costì, che non mancano, come io tante volte l'ho consigliata.
Ma perchè vedo che lei insiste, e dice d'essere sempre ispirata di me, per questo piego il capo, e spero che Dio mi assisterà, e quando sarà qui, la serviro meglio che potrò, ma ci parleremo di raro, perchè quando vengo in Orbetello ho sempre tanto da fare che appena mi resta tempo per fare gli obblighi del mio stato ; e le mie povere penitenti mi vedono sì, ma raro mi parlano, e rubo del tempo per sentirle al confessionale, ma di rado, ed è buono assai per loro, che così sono più spogliate di contento. Vero è che hanno la direzione necessaria. Quando sarà qui, se lei vorrà che la serva nello spirituale, bisognerà licenziarsi da tutti, e scrivere rarissime volte, e con licenza ; e perciò lei non prometta di scrivere a nessuno, e dica che già le è stata fatta proibizione. Io non voglio che si perda tempo in cose superflue. Qualche volta di raro, non dico che non si scriva a qualche anima più amica in Dio, ma di raro assai, una o due volte l'anno, e meno ancora.
Bisogna morire a tutto e vivere solo a Dio e per Dio.
Circa le penitenze, ci parleremo presto qui. Seguiti per ora così. Ho sempre avuta una massima di vivere staccato e spogliato dall'istessa direzione che Dio vuole che dia alle anime ; e per questo spero che Dio non permetterà che m'inganni. Ma, oh ! quanto desidero di spogliarmene del tutto, e lasciar questo nobilissimo, ma faticosissimo e pericolosissimo esercizio per i santi sacerdoti dotti e prudenti, che io tocco con mano che sono tutto tenebre e deformità ; e ciò lo dico come è, e come lo sento in Dio. Esamini V. S. tutto ciò, e poi faccia quelle risoluzioni che lo Spirito Santo le suggerirà. Siccome scrive a me, perchè non potrà scrivere ad altro servo di Dio che abbia luce ? Lascio il tutto in santa libertà in Dio.
Di me non dico più altro ; solo che l'accerto che vedo che Dio è assai sdegnato con me ingratissimo, poichè più faccio pregare, le mie cose vanno sempre più di male in peggio ; e per questo vorrei seppellirmi agli occhi di tutti, per dispormi meglio alla morte, che temo assai assai. Vorrei quest'elemosina, che si pregasse il Signore che ricevesse presto il mio spirito in sua grazia, acciò non facessi più peccati, che sono ogni giorno più cattivo, ingrato e puzzolente, e glielo dico in verità, e acciò V. S. sappia in mano di chi ha messa l'anima sua, e però le serva di stimolo per provvedersi, se Dio l'ispira, che poi se non se ne puol far di meno, io, replico, abbasso il capo. E' Dio che guida le anime, puol servirsi di chi gli piace, anche sia un diavolo. Questo ho scritto senza avervi pensato, ma come è venuto sotto la penna. Godo di esser scordato da tutti, e ben lo merito. Se qualche volta si ricorderanno d'un povero peccatore, e spargere qualche lagrima per i miei peccati, faranno gran carità ; preghino Dio che mi dia grazia di morir presto, se così gli piace, e morir bene.
Preghi Dio che l'ispiri, se è sua volontà, che bruci tutte le mie lettere ; e se poi ne sente impulso le getti al fuoco (1). Dio la benedica e la faccia santa.

S. Antonio 28 febbraio 1737.

Il povero peccatore PAOLO.

(Conforme all' originale conservato nell. Arch. Gen. dei Passionisti).





43

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (043)

Orbetello, 7 marzo 1737.

(era nel Vol. I, al n. 89, a pag. 177)(441)


Sia lodato Gesù e Maria.

Mia figliuola dilett.ma in Gesù Cristo,

Oggi ho ricevuta una sua carissima lettera, e ringrazio il Sommo Bene delle prove che S. D. M. fa di me e di lei. Che importa figlia mia che il Padre tenga (quando così piace a Dio) tenga, dico, i chiodi e il martello, e con essi crocefigga spiritualmente, sulla croce della mortificazione, la figlia che Dio gli ha dato ? Anche ad Abramo fu comandato dall'Altissimo di sacrificare il suo unico figlio Isacco. Or via, sia come si voglia, purchè si faccia la volontà di Dio va tutto bene.
Io replico ciò che tante volte ho detto : Il lavoro è tutto di Dio, stia quieta. Il timore che conturba bisogna scacciarlo come la peste, ma il timor filiale, che è quello che ci fa star sempre in guardia e in paura di dar disgusto a Dio, di non servirlo bene, questo è un timore che fa beato : questo che dico, mai leva la pace del cuore, anzi l'aumenta, perchè l'anima diffida di sè, e tutta confida in Dio.
Seguiti le regole antiche intorno alla direzione del suo spirito, e non dubiti che non è ingannata.
Seguiti a fare la sua orazione a modo dello Spirito Santo. Chi si riposa in Dio con confidenza e vera umiltà non sarà ingannato.
Sopra tutto le raccomando di non inquietarsi di quelle visioni immaginarie ecc., locuzioni ecc., le scacci dolcemente, non ne faccia caso, e poi seguiti il suo riposo amoroso in Dio ; se farà ciò che le dico lei sarà felice.
Io ho date tante ripulse per la sua direzione, perchè non mi fido di me : già mi sono spiegato assai. Il direttore deve essere un gran dotto, un grand'uomo d'orazione e di grande esperienza : questo tutto mi manca e perciò ricuso di dirigere ; eppure sa Dio che grande unione di spirito vi è tra il povero Paolo ecc. . . ., ma accompagnata da un sommo staccamento, e questo è il vero segno che tale unione di spirito è fondata in Gesù Cristo.
Con tutto ciò mi conosco cieco, ignorante e senza virtù, e perciò ricuso dirigere chicchessia.
Ma quando Dio lo vuole, per quanto rifiuti, non posso però a meno di non seguitare ad assistere alle anime che Dio mi ha confidate.
Lei mi dimanda se starò qui. Rispondo che il mio desiderio è di far la volontà di Dio in ogni luogo : secondo quel che vedo presentemente io sono per star qui, e non per andare altrove, fuori che non vada in Missione. Vorrei però che seguitasse con gran caldezza a pregare Dio che le insegni la sua SS. Volontà, tanto per la sua direzione che per il resto ; che se Dio vuole servirsi di questo povero cieco, io non ricuso : e mi creda, che la servo tanto, ma tanto volentieri che niente più.
Non si pigli pena che per trasporto d'orazione abbia chiamato il Padre Spirituale ingrato, mi creda che ho inteso ben tutto, e l'ho preso in quella buona parte che va preso ; anzi credo d'essermene riso un po' fra me stesso.
Lei non viene più in Orbetello per due altri mesi. S'abbandoni tutta in Dio : stia contenta e s'assicuri per certo che faremo la volontà del Signore.
Bisogna raccomandare con gran caldezza e perseveranza le cose del Ritiro, ma farlo con gran fede, pregando Dio che lo provveda d'uomini santi che lo dirigano. Mi faccia dunque questa carità.
Oh, se lei sapesse in che acque si trova il povero Paolo ! Oh, se Dio le facesse conoscere in che stato mi trovo ! Credo che ne tratterebbe con Dio più di quello che fa. Sia benedetto Dio : abbasso il capo ai Giudizi Divini : sia per sempre benedetta quella mano che mi castiga. Tutto questo lo dico al cuore della mia Figliuola in Gesù Cristo, non già per lamentarmi, ma per dimandare elemosina, come fo da tutti, che preghino per me.
Mi trovo con l'impegno di questo Ritiro, vedo che ci vuole gran perfezione per dirigerlo, vedo i bisogni che vi sono di pietre fondamentali : basta, raccomandiamo il tutto a Gesù e Maria SS.ma.
Le raccomando di operare con la dovuta discrezione sì nel mangiare che nel riposo ecc. ; nelle lunghe orazioni si sieda con somma modestia e raccoglimento.
Non ho sentito con gusto che lei abbia ballato per dar gusto alle monache, per una volta pazienza, ma poi non più. Lo stare occulto è buono e piace a Dio ; ma poi non bisogna essere estrema. Chi è filosofo non si vergogna d'essere tenuto da filosofo, e vestir da tale ; così il Servo di Dio deve mantenersi raccolto in ogni luogo con le dovute regole, e non badar ad altro. Orsù finisco, che è notte : lei mi scriva, e mi dica tutto con filiale libertà, se però Dio l'ispira.
Le do la buona sera, e prego Gesù che la bruci d'amore : Amen. Dio la benedica.

Orbetello, 7 marzo 1737.

Paolo Suo vero Servo ind.g.mo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






44

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (044)

S. Antonio - Monte Argentario, 21 marzo 1737.

(era nel Vol. I, al n. 90, a pag. 179)(442)


Viva sempre nei nostri cuori l'Amabilissimo Gesù.

Mia dilett.ma Figliuola in Gesù Cristo,

Io le sono debitore della risposta di due lettere che ho ricevute in due poste, ma non si meravigli, che la prima mi fu data la Domenica dopo, perchè a chi fu consegnata non me la portò ; l'altra l'ho ricevuta martedì ch'ero in Orbetello. Confesso il vero che ho poco tempo, e però non potrò rispondere a tutto, riservandomi un'altra volta.
Orsù giacchè così è la SS. Volontà di Dio che io seguiti a dirigerla, eccomi pronto. Oh, voglia Iddio, che io viva per adempire tutte le volontà del mio Sommo Bene !
Intanto lei, figlia mia, seguiti le regole antiche, che va bene ; e soprattutto godo che si nasconda tutta, e che si mostri uguale e riverente con tutte le monache, senza esser parziale con veruna.
Non dubiti che faremo la volontà di Dio, seguiti sempre a domandar questa grazia a Gesù che le insegni la sua Santissima Volontà.
S'abbandoni sempre più in Dio, con grande spogliamento di tutte le creature e sommo annichilamento di se stessa, che proverà gran cose, e spero che bruceremo d'amore. Oh, figlia mia in Gesù Cristo ! quando, quando saremo morti a tutto, per vivere solo al nostro Dio ? Ah, quando quando ? Oh, morte preziosa, più desiderabile della vita : morte che ci rende divini, perchè tutti trasformati in Dio per amore ! Orsù aspiriamo a questa morte di tutto il creato. Ma per morire, figlia mia, vi bisogna patire molti dolori. Chi puol mai esprimere i dolori che patiscono quei che muoiono della morte corporale ? Basta dire che sono tanti e sì grandi che fanno licenziare l'anima dal corpo.
Così in certo modo di dire, succede ai Servi di Dio che muoiono a tutte le consolazioni. Oh, che desolazioni bisogna patire, che angoscie di dentro e di fuori, che battaglie interne ed esterne ! Che aridità e malinconia ! Che oscurità di mente ! Che timori d'inganni ! Che affanni per gli abbandonamenti, che pare all'anima abbia perso Iddio ! tutte queste, figlia mia, sono disposizioni e mezzi per morire a tutte le creature, e vivere solo a Dio e per Iddio ; ma vi è di più, che non lo so dire, nè spiegare.
Seguiti dunque ad essere spogliata di tutto, a cacciare l'immaginativa, e altre cose ecc., come le ho detto altre volte. Ori in pura fede, con riposo d'amore in Dio. Oh ! quanto esclama avanti a Dio quel sacro silenzio d'amore ! Oh ! quanto arricchisce l'anima ! perchè nasce da un abbandonamento amoroso, che l'anima ha nel seno Divino del Sommo Bene. Seguiti dunque a non far caso di visioni immaginarie, nè di quei lumi ecc. ; ma cerchi Dio : cerchi l'amore, e non dubiti, che non sarà ingannata.
Voglio che in orazione stia per lo più seduta, ma alquanto bassa, come però le par meglio ; e ciò lo fo per quella indisposizione secreta, che puol cagionare del danno considerabile, e anco della vita, da cui sebbene bisogna esserne staccata, bisogna però preservarla, non essendone noi padroni, ma Dio. Sieda anche dopo la SS. Comunione, e come è stata mezz'ora in ginocchio si sieda.
Vada ben legata, e provveda il bisognevole, già m'intende ; e se non l'ha costì, mi scriva, che provvederò io con segretezza ; ma a mandarlo poi non so come farci. Basta : Dio le ispirerà il come deve fare. Si consulti con qualche buona donna di timor di Dio, e si potrebbe servir di Rosa, o come le pare.
Vi è un certo cerotto assai prezioso, che con la legatura fa mirabilmente bene ; così ho sentito a dire da un chirurgo, se ne faccia informare, e dica a Rosa, o a qualche altra, che ne parlino con qualche professore, con segretezza, senza nominar nè donna, nè uomo ecc. Finisco che è tardi : Dio la benedica e bruci d'amore : Amen.
Vada adagio con la disciplina, e se sta assai male ecc. la lasci, e si dia solamente sette colpi, per i Dolori di Maria Ss.ma.
Mi saluti la M. Suor Lilia, e la Signora Anna Vergari, se avevo un po' di tempo mi sentivo quasi di scriverle un biglietto per sua consolazione, che so la poverina sta afflitta ; ma io ne godo, perchè fa la volontà di Dio, e si arricchisce di gran tesori : glielo dica, come ha comodo. Deo gratias.

S. Antonio, 21 marzo 1737.

Suo Indeg.mo Servo PAOLO D. S.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






45

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (045)

S. Antonio - Monte Argentario, 4 aprile 1737.

(era nel Vol. I, al n. 91, a pag. 182)(443)



Sia lodato Gesù e Maria.

Mia Figliuola dilett.ma in Gesù Cristo,

Sento nella sua carissima lettera la visita amorosa di Gesù nella sua indisposizione, io già l'aspettavo : sia pur benedetto il Suo Santissimo Nome. Amen. Orsù, figlia mia, adesso è il tempo più opportuno per mostrare una vera fedeltà allo Sposo Celeste : stia dunque sulla Croce fino a tanto che il Padre Celeste vorrà.
Oh, che belle virtù si può praticare nell'infermità ! e sopra a tutto l'amore alla propria abiezione, la gratitudine e dolcezza di cuore verso chi la serve : un'obbedienza cieca al medico e all'infermiera, sempre con volto gioviale : starsene sul letto come sulla Croce del Salvatore : amar di patire quei dolori, febbri, ecc. che Dio manda : parlar poco nelle visite che le sono fatte, ma tenersi raccolta in Dio, con somma modestia. L'infermità non impedisce l'unione con Dio, anzi l'accresce. Viva dunque, figlia mia dilettissima in Gesù, tutta riposata nel Cuore dolcissimo del Sommo Bene. Seguiti il suo riposo amoroso in Dio, secondo i nostri patti antichi : s'offerisca a Dio come una Vittima in olocausto, e preghi S. D. M., che faccia scendere il fuoco dal Cielo, che bruci e consumi questa vittima. Viva Gesù. O si vive, o si muore, sempre siamo di Dio. S'offerisca pronta a licenziarsi dal mondo, cioè a morire per la gloria di Dio ; e se mai crescesse il male, che spero di no, consegni tutte le mie lettere con i suoi istromenti di penitenza a sua sorella D. Elisabetta, con farsi promettere che le consegni poi a me, e il tutto ben sigillato. Ciò le dico a cautela, e forse per la mia poca fede : del resto poi una figlia obbediente non deve morire senza licenza del suo Padre Spirituale : io non le ho ancor data tal licenza, e per dargliela voglio trovarmi presente a darle il buon viaggio per il Paradiso, e poi bisogna che facciamo i nostri patti chiari. Or via, si rida un poco di queste mie follie, che le do licenza.
Il consegnare i miei scritti non si deve fare se non in caso di sommo pericolo di morte, e pare a me non sia ancor tempo.
Io già ho raccomandato a Dio la mia figliuola inferma per Gesù ; acciò S. D. M. disponga ciò che più è di sua gloria.
Non scrivo altro, che non voglio darle tanto da leggere. Non si pigli scrupolo della quaresima di mangiar brodo ecc., e per la SS. Comunione rubi spesso l'amore Sacramentato con infuocati desideri, ma senza sforzi di capo o di petto.
Or via stia allegra, che adesso s'arricchisce più dei tesori infiniti della Passione di Gesù.
La prego a mostrare il male meno che puole. Oh quei fiotti quanto mi dispiacciono ! Gesù la benedica, e bruci d'amore. Amen.
Non mi scriva se non puole, ma preghi per me assai, che ora saranno più esaudite le nostre orazioni, perchè stiamo più in Croce.

S. Antonio 4 aprile 1737.

Paolo suo Servo in Gesù Cristo.

(Conforme all'originale esistente nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






46

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (046)

Orbetello, 12 aprile 1737.

(era nel Vol. I, al n. 92, a pag. 183)(444)


La Passione di Gesù ed i dolori di Maria Sntissima siano sempre nei nostri cuori. Amen.

Mia dilett.ma Figliuola in Gesù Crocefisso,

Ho ricevuto la sua lettera, e le posso dire che adesso mi è stata più cara dell'altra volta, perchè vedo che la mia figlia in Gesù Cristo sta volentieri sulla Croce del Salvatore.
Godo in Dio che lei mostri poco il suo male, e solamente tanto quanto l'obbedienza del medico richiede, e in questo bisogna essere molto esatta.
Orsù figlia mia, stia nel suo letto sempre più volentieri, perchè così è il beneplacito di Dio ! Ora è tempo di cibarsi, con maggiore avidità, del cibo soavissimo della Divina Volontà. Se ne stia dunque in un silenzio amoroso, ma si mostri di volto uguale e dolce con tutte le monache. Chiuda bene la porta del cuore acciò non vi entri la tenerezza che sogliono apportare le creature quando ci compatiscono ; e però in se stessa aborrisca molto di essere compatita, ecc. Ah, figlia mia ! Gesù nostro bene fu in un sommo abbandono sulla Croce : legga questa lezione. Or via, io l'invito al Calvario ad assistere al funerale del nostro amoroso Gesù. Ah ! vorrei che una volta restassimo tanto feriti dalla Divina Carità, tantochè ci venissero accidenti d'amore e dolore per la Passione e Morte del nostro vero Bene. Io celebrerò i Divini Misteri in quei SS. Giorni, e metterò sempre il cuore di quella figlia che Dio mi ha data nel Cuore purissimo addolorato di Gesù e Maria.
Così faccia lei per il povero Padre datole dalla Divina Provvidenza. Addio, mia figlia, Gesù la benedica e bruci d'amore.
Finisco in fretta.

Orbetello 12 aprile 1737.

Paolo suo vero Servo.

(Conforme all'originale esistente nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






47

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (047)

Orbetello, 25 aprile 1737.

(era nel Vol. I, al n. 93, a pag. 184)(445)


Sia lodato Gesù e Maria.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Ho ricevuto la sua lettera ; vorrei che mi scrivesse solamente il necessario, senza andar così a minuto per non straccarsi tanto il capo, stante la sua infermità. Seguiti sempre a spogliarsi di tutte quelle immaginazioni, ecc., e riduca sempre più la sua orazione in fede, tutta abbandonata in Dio, ecc.
Lei non l'ha intesa bene, quando mi dice che le pareva che i Santi non ardissero accostarsi ad abbracciar Gesù, e che questo privilegio è concesso solamente a noi : non ha inteso bene questo (torno a dire), è vero che i Santi stanno in somma riverenza avanti a Dio, ma gli è concesso d'abbracciarlo meglio che a noi, perchè loro sono fuori della carcere del corpo, e così hanno maggior libertà d'abissarsi in Dio, perchè lo vedono come è, e lo godono svelatamente, e però l'abbracciano con un modo infinitamente migliore del nostro, perchè è tutto puro, tutto spirituale, ecc. Non dico altro, che non ho tempo.
Circa le penitenze e digiuni, le proibisco tutto, fin a tanto che non sia guarita. Seguiti pure la sua orazione, e le do tutta la libertà di orare quel tempo che puole, o da letto o seduta, ogni volta che puole si comunichi, e poi vada a fare il suo ringraziamento a letto. Dica al Confessore che non la privi di questo gran medicamento di vita eterna.
Finisco, e l'assicuro che le cose mie vanno di male in peggio ; e sa Dio quanto volentieri aspetto la morte, purchè sia in grazia del Signore : Gesù la benedica. Amen.

Orbetello 25 aprile 1737.

Paolo D. Suo Servo in Dio.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






48

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (048)

S. Antonio - Monte Argentario, 9 maggio 1737.

(era nel Vol. I, al n. 94, a pag. 186)(446)



Sia lodato Gesù e Maria.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Nell'altra mia non dissi che lei pregasse Dio che rivelasse a lei se era sua Santissima Volontà si tirasse avanti l'opera, ecc., ma che lo supplicasse ad illuminare chi le piaceva, sapendo bene che lei non è persona tale da avere rivelazioni. Or basta, seguiti a raccomandare a Dio i miei estremi bisogni e del Ritiro, e mi scriva ancora questa posta e non più, perchè otto o nove giorni dopo S. Biagio lei verrà in Orbetello, e non anderà in monastero, ma starà in casa ; v'andrà solamente D. Elisabetta, che così conviene. Non dubiti che io penso per lei più che non si crede, e procuro di aprirle tutte le strade acciò sia tutta di Dio : finisco che ho fretta per molti miei affari, ecc.
Tiri avanti con le solite regole, ma non le penitenze, ci parleremo qui. Gesù la benedica e bruci d'amore. Amen.
Stia sempre più umiliata avanti a Dio e occulta a tutti.
Mi saluti in Gesù la nostra Suor Lilia, e la Signora Anna Vergari, e tutte le anime che conosce ; e se le dicono di scrivergli, gli risponda che non ha tal licenza. Io non scriverò più quest'altra posta, perchè circa ai 20 del corrente partiranno di qui per venirla a pigliare. Deo gratias.

S. Antonio 9 maggio 1737.

Paolo suo vero Servo in Gesù Cristo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).






49

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (049)

S. Antonio - Monte Argentario, 13 maggio 1737.

(era nel Vol. I, al n. 95, a pag. 187)(447)


L'amore purissimo di Gesù sia sempre noi nostri cuori. Amen.

Mia Figliuola dilett.ma in Gesù Cristo,

Ieri sera ricevei una sua lettera, e ringrazio Dio che sia cessata l'orribile tentazione, ecc., bisogna però star sempre preparata per la battaglia, affin di combatterla valorosamente per la gloria di Dio.
Circa a quei sogni non bisogna farne caso niente affatto, poichè sebbene è vero che alcune volte anche Dio si comunica ai suoi diletti pure nei sogni spirituali, v'è però sempre che temere più d'inganno che altro. Il diavolo è un gran furbo astuto, e si mischia da per tutto, e vuol far la scimmia in tutte le cose anche più sante per ingannare le anime. Pertanto il meglio è rigettar tutte queste cose materiali, e starsene in fede cercando Dio solamente, abissandosi in lui, in purissimo e ss. Amore.
Se lei è di mediocre salute, le do licenza di ripigliare il digiuno in pane ed acqua nel venerdì, e spero che la Madre Abbadessa si accontenterà, quando lei le dirà che dal Padre Spirituale l'è permesso, ecc., come pure le accordo la Novena dello Spirito Santo di vigilia, ecc. e le discipline al solito, come pure mi è caro sentire che dorma vestita per essere più pronta ad alzarsi a lodare Dio. Subito che si alza di notte le do licenza di darsi sette colpi di disciplina per più svegliare lo spirito, con quel poco di patir di corpo, ecc. Al venerdì dorma pure su la cassa, ma col guanciale sotto il capo e coperta, per il freddo, se vi è.
Mi trovo in estreme calamità e battaglie. Il Ritiro è finito, e la Chiesa è assai bella e divota, ma le difficoltà crescono, e non so quando si entrerà, perchè i demoni non cessano di far rumore, e gli uomini ancora : Deo gratias.
Bisogna moltiplicar le suppliche all'Altissimo, e massime per me poverello, che sono in uno stato il più deplorabile che possa trovarsi una povera creatura. Bisogna pregar Dio che si plachi, giacchè vedo che è giustissimamente sdegnato contro di me, che troppo l'ho offeso, e gli sono tanto e poi tanto ingrato ; e però la ringrazio in Gesù di quella carità che mi fa di mettermi sotto il manto di Maria SS.ma, ma abbia intenzione di mettermi sotto i piedi di tutte le creature e faccia quest'obbedienza ; come pure le sono tanto obbligato dell'altra divozione di S. , e dei fiori mandati a Gesù Sacramentato, e vorrei averne assai per potergli far onore di molto.
Non ho voluto dare il biglietto a fratel Giacomo, che non mi è parso bene, massime in questi principii che bisogna ben fondarlo in umiltà, ecc., e però l'ho bruciato. Dica a Suor Reginalda che mi perdoni, e mi dia la penitenza del fallo se vi è : l'intenzione è stata buona, e me la saluti in Cristo.
Mi saluti in Cristo la Madre Abbadessa, e tutte le Religiose che pare a lei, e massime Suor Ippolita che mi rallegro delle visite amorose che le fa Dio.
Senta, mia figliuola : lei desidera un Monastero più riformato, e perchè vedo che questo suo desiderio è buono e viene da Dio, pertanto ho pensato di consolarla con ogni facilità, e però le do licenza d'entrare in questo SS. Monastero che io le mando qui accluso : lo legga e rilegga, che troverà un buon pascolo.
Il titolo è Monastero Divino : basta, sentirà ; e spero che le piacerà.
Mi saluti ancora il P. Confessore, ecc. Finisco, e la lascio nel Cuore purissimo di Gesù, che prego a benedirla in eterno. Amen.
Qui vi è il digiuno perpetuo, glielo dico perchè lo vuol sapere.

S. Antonio 13 maggio 1737.

Suo vero Servo PAOLO D. S.

La Novena dello Spirito Santo la vogliamo fare assieme in spirito, con tutte le anime divote del mondo, e massime con quelle anime che Dio m'ha confidate per la direzione, e mi creda che fra l'altre v'è un'anima di gran virtù e altissima orazione, che pare Dio voglia essere servito in qualche grand'opera di sua gran gloria. Non ne parli con nessuno, solamente raccomandiamoci a Dio che ci bruci tutti d'amore. Amen.
Ringrazi la Madre Abbadessa dei carciofani e del formaggio, ma non me ne mandi più, che qui non si mangia. Dio le meriti la carità di ogni cosa. Amen.

Monastero Divino.

Spogliamento perfetto per essere vestite di Gesù Cristo.
1. Lasciarsi spogliare di tutti i lumi, di tutte le notizie, intelligenze, consolazioni interiori ed esteriori, di tutti gli affetti e desideri.
2. In questo spogliamento, o sia altissima povertà di spirito, lasciarsi tutto perdere, immergere ed assorbire dalla Divina Volontà, senza cercare il proprio gradimento almeno nella parte inferiore dell'anima.
3. In tale povertà fare atti di compiacenza dell'infinite ricchezze di Dio, e compiacendosi di essere il più poverello del mondo, fuori e dentro.
4. In tale compiacimento non desiderare altro stato di orazione, nè di altra cosa, se non quello in cui si trova al presente momento sino alla fine della vita.
5. Far l'esame sopra tale povertà ricchissima d'ogni bene, per vedere se c'è fedeltà in non lamentarsi nè fuori nè dentro, a riserva della necessaria conferenza.
6. Replicare gli atti di tal compiacenza bene spesso.

(Conforme all'originale esistente nell'Arch. Gen. dei Passionisti. Del Monastero divino non v'è però che una copia antica).







Agnese Grazi 41