Agnese Grazi 102

102

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (102)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 2 maggio 1741.

(era nel Vol. I, al n. 148, a pag. 268)(500)


I. M. I.

Sia lodato Gesù e Maria.

Mia figliuola in Gesù Crocifisso,

Ieri ricevei la sua lettera, in cui vedo che il Sommo Bene continua le infinite sue misericordie con un minimo vermicello putrido, che è meno del nulla. O Agnese, e perchè non resti incenerita in quel gran fuoco ? Perchè non tiri nel tuo cuore quel mare immenso delle pene del nostro Gesù ? Ma questo non si può fare da noi, perchè siamo nulla e peggio del nulla : il gran Padre delle misericordie, che ha cominciata l'opera, la perfezionerà, se saremo fedeli, come spero.
Seguiti dunque con le solite regole, che martedì venturo (a Dio piacendo) ci parleremo, e seguiti a pregare per i miei e nostri bisogni ecc.
Oggi ho ricevuto lettera dell'Eminentissimo Rezzonico, in cui mi dice che già hanno sottoscritto le Regole, e che il tutto è concluso, e che questa settimana scorsa sarà andato per il Rescritto del Papa. Dio sia benedetto. Sicchè aspettiamo a momenti il tutto terminato. S'umilii assai avanti a Dio e seguiti a pregare insieme con noi e gli altri che pregano, e lei si ponga nell'ultimo luogo, come la più indegna. Io non so però come siano stabilite le dette Costituzioni, perchè non me lo dice. . . faremo in tutto la Divina Volontà.
Bisogna continuare a pregare il Sommo Bene perchè mandi santi operai, e massime per quel buon sacerdote che porta la Croce di Malta che sta in pronto per venire (1) .
Desidero che di questa notizia ne sia intesa lei sola.
Tenga conto dei suoi dolori, e lasci che il Sovrano Artefice limi la ruggine, acciò l'anima diventi più bella agli occhi suoi divini, ed aspiri alla santa unione sempre più, ed a volarsene all'eterno riposo, perchè :

Nelle pene si raffina L'alma amante, come l'oro Che si purga nel crogiolo Con quell'arte alta e divina. Se tu vuoi che te lo dica E' un segreto assai nascosto L'ubriacarsi di quel mosto E portar la Croce amica. Sì ! è amica assai la Croce Di chi ama il Divin Sole E si studia quanto puole Di patir senza dar voce.

Non ho altro tempo. Domani è la gran festa, ed il povero Paolo è della Croce, bisogna esclamare assai per me, acciò sia sempre seguace e vero amante della Croce.
Gesù la benedica, resto in fretta

Ritiro ai 2 maggio 1741.

PAOLO della Croce Suo Servo.

(Conforme all'originale che si conserva nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. Questo sacerdote dell'Ordine Gerosolimitano si chiamava Don Angelo di Stefano ed era vicario Generale di Barletta. Era già stato compagno di s. Paolo e di suo fratello nel Romitorio della Catena presso Gaeta. I rigori però della vita menata dal P. Paolo lo atterrirono ed egli se ne separò. Ma udito in quest'anno che le regole erano state approvate sentì rinascersi in cuore l'antica vocazione e perciò domandò ed ottenne di potervi fare ritorno. Fu lui che portò al Monte Argentaro il Rescritto apostolico di approvazione delle Regole e un altro del Cardinal Abate delle Tre Fontane per conservare nella Chiesa il SS. Sacramento. Ma ammalatosi poco appresso e avvilitosi quindi, anche per le cattive insinuazioni di un medico di Orbetello, che staccò dal S. Fondatore alcuni dei suoi primi Religiosi, arrecandogli con ciò gravissimo dolore, se ne partì nuovamente (Ann. mss. d. Congr., a. 1741-1742). 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 148, a pag. 268




103

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (103)

Luglio 1741. (era nel Vol. I, al n. 149, a pag. 270)

(501)


I. M. I.

Mia figliuola in Gesù Cristo,

Replico in fretta con dirle che venendo il P. Angelo-Maria lei gli parli con prudenza e carità, senza far conoscere in verun modo ch'io le abbia detto cosa alcuna, e si guardi bene. Gli parli indifferentemente, l'ascolti con riverenza e umiltà, e gli risponda secondo Dio l'ispirerà ; ma risponda secondo ciò che parlerà, con poche parole, ma dolci, caritative, e prudenti e con brevità ecc.
Il medesimo è un buon Servo di Dio e m'ascolta volentieri, ed ha tutta la confidenza e carità con me e con gli altri. Tanto mi sono esteso a contentarmi che lei parli al medesimo, perchè so che gradisce di parlar con chi ha qualche principio d'orazione ; sebbene lei neppure è al principio di quella perfezione a cui deve aspirare per essere grata a Dio. Non si ponga a fargli discorsi sopra di me, ma di me ne parli solamente il puro necessario, secondo porterà il discorso del medesimo.
La figlia umile deve parlare del padre con umiltà e riverenza, e non più, senza lodi affettate che dispiacciono a Dio, sicchè solo a Dio si deve lode, onore e gloria. Amen.
Basta, so che se starà attenta a Dio nel suo interno, sepolta nel puzzolentissimo suo nulla, Dio guiderà la sua lingua con sante, prudenti e poche parole. Io non vengo che non posso. Gesù la benedica e preghi per me, che sto in continue e gravi tempeste al solito. . . . Luglio 1741 (1).

PAOLO della Croce Suo Servo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La data non esiste nell'originale, ma, è notata su esso da altra mano quasi contemporanea. Il P. Angelo di cui è qui parola è lo stesso Angelo di Stefano, del quale abbiamo fatto parola nella nota alla lettera precedente. Egli entrò in Congregazione il 1741 e ne uscì sul principio del 1742. La data quindi segnata è attendibilissima. Di elogi di questo P. Angelo, il lettore ne troverà ancora in altre lettere. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 149, a pag. 270




104

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (104)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 22 luglio 1741.

(era nel Vol. I, al n. 150, a pag. 271)(502)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

Ricevei ieri la sua lettera, nella quale vedo ciò che mi dice intorno a quella buona figliuola, che si conturbò perchè io non andai a sentirla. Mi creda che la compatisco molto, poichè io sono la causa di tutto, giacchè le avevo promesso di andarvi ed in verità mi scordai, che se me ne fossi ricordato sarei andato a servirla in ciò desiderava ; credo però che Dio abbia disposto questo per suo bene, tanto più che io mai mi sono sentito ispirato a dirigerla ; tuttavolta al mio ritorno costì la sentirò, e le darò quegli avvisi che stimerò necessari, e la raccomanderò al P. Lazzaro (1). Bisogna pigliar tutto in buona parte ; ed in quanto a quello che ha detto di me, non è da farne caso, perchè in verità chi sono io se non un abisso di mali, di miserie orribilissime, che sono assai peggio del nulla ? Dio avrà permesso che parli così, acciò meglio sia conosciuto da tutti, e si faccia quella stima di me che si deve, sebbene la carità del prossimo sa compatirmi troppo, e questo mi dispiace. Lei dunque miri con occhio semplice ogni cosa, non mi difenda, non mi giustifichi, nè avanti a Dio, nè avanti le creature.
Lei desidera sapere come sto : sappia che sto sempre più sepolto nell'abisso dei miei mali e sotto la sferza dei più tremendi flagelli di un Dio adirato contro di me, e temo e fortemente temo della mia eterna salute, sebbene spero nella misericordia infinita di Dio.
Lei preghi per me, come per gli altri poveri peccatori e non più ; solamente lo faccia con più efficacia come il più abbandonato ed il più bisognoso.
Circa a quella persona : le dico che ne ho tutta la venerazione, stima e concetto, e fa del bene assai, con fervore, prontezza ecc. Spero che vincerà ogni tentazione, che altro non fu quello che lei sa ; del resto poi è un'anima assai buona, e ne spero assai bene, preghi per il medesimo, acciò faccia sempre ciò che è di maggior gusto di Dio, e creda che è di gran bene per l'opera nostra la sua persona, per essere assai pio, dotto, prudente ecc.
Seguiti la sua condotta in vera umiltà, spogliamento e morte di tutto il creato ecc., non lasci di starsene nel Sancta Sanctorum del Cuore purissimo di Gesù ; l'ami con lo stesso suo Cuore, si lasci penetrare da un vivo dolore degli oltraggi che gli son fatti in quell'adorabilissimo Sacramento, e li ripari con umiliazioni, adorazioni, affetti, lodi, ringraziamenti ecc. Si faccia sempre più piccola nella cognizione del suo nulla, e poi si lasci portar da quell'aura amorosa come piacerà alla Sua Divina Maestà. Chi sarà più piccolo sarà più grande ; chi sarà più annichilato sarà più inalzato, arricchito ecc., ed avrà l'ingresso più sicuro in quel gran Gabinetto, in quella gran Cantina, in quella gran Cella vinaria, in quella Sala regia, dalla quale si passa al Segreto Gabinetto ove la sposa tratta a solo a solo con lo Sposo Divino ; e tutto questo ed infinitamente più di questo è il Cuore dolcissimo di Gesù, in cui l'anima trasformata e divinizzata si perde tutta in quell'Abisso d'infinite perfezioni.
Ed ivi tutta arrostita, incenerita, stemprata, liquefatta in quel fuoco d'immensa carità, canta le misericordie, i trionfi, le magnificenze, le maraviglie dell'Agnello Immacolato. Gesù la ricolmi della pienezza delle sue benedizioni. Amen.
Sia fedele in tutto, e si ricordi d'eseguire ciò le dissi costì, e non parli più di quella figliuola, ma preghi per lei, e più per me perchè vedo sempre più le cose per terra, e quel che mi fa più spavento, io mi trovo in uno stato che può far tremare di spavento il mondo tutto, dal quale prego che S. D. M. ne liberi ogni creatura.
Deo gratias.

Ritiro della Presentazione ai 22 luglio 1741.

PAOLO della Croce M. C. R. S. (2) Suo Servo Indeg.mo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. Questo ed altri nomi occorsi in queste lettere alla Grazi, eccettuatine alcuni pochi che il lettore conoscerà in appresso, non sono di Religiosi di S. Paolo, ma di un'altra Comunità Religiosa esistente allora in Orbetello. 2. Ottenuto il primo Rescritto di approvazione delle Regole, S. Paolo usò sottoscriversi : Minimo Chierico Regolare Scalzo. 3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 150, a pag. 271





105

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (105)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 26 agosto 1741.

(era nel Vol. I, al n. 151, a pag. 274)(503)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Martedì prossimo a Dio piacendo verrà in Orbetello il Padre Angelo-Maria col Padre Antonio, ma credo non pranzeranno in casa, e verranno solamente a riverirli : il medesimo viene per parlar al medico, per purgarsi, e poi anderanno a stare una quindicina di giorni a Rio nell'Isola, per pigliare un po' d'aria ; ed io per giusti motivi glielo accordo. Credo che verrà a trovarla, e perciò potrebbe, fatta la SS. Comunione, andarsene alle monache, ed ivi far trovar una sedia anche per lui. Lo tratti cordialmente con modestia naturale senza affettazione, e con poche parole gli faccia animo in Dio acciò porti la croce allegramente, e con animo grande soffra la prova di Dio ecc. ; gli dica, ma con gran prudenza, quello che Dio le ispira, ma si raccomandi a Dio acciò le insegni e gli parli con ogni riverenza ed umiltà e poche parole e ben pesate, perchè questi dotti vanno a fondo, e non sono come me che sono un povero ignorantello.
Questa settimana farò macinare il grano e lo manderò ; ma bisogna che la signora Maria Giovanna abbia pazienza ancor un poco di farci il pane, sino che si sia provveduto gli attrezzi per farlo qui.
Sia tutta di Dio, nel suo vero nulla, e sacrificata in olocausto sul mazzetto che le dissi e sull'Altare del Cuore di Gesù. Ori per me.

Ritiro ai 26 agosto 1741.

PAOLO della Croce M. C. Reg. Scalzo Suo Servo Indeg.mo.

Aggiungo con dirle, che il P. Angelo ha ottimi sentimenti e cerca la maggior gloria di Dio ; e però lo consoli e lo animi quanto puole, ma tutto ciò lo faccia con un grande spirito di annichilamento, come un orribilissimo nulla, tenendosi indegnissima di trattare con un tanto Servo di Dio, che veramente lo è, ed io l'amo molto, in Dio, ed ha forte risoluzione di perseverare.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 151, a pag. 274




106

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (106)

Porto S. Stefano, 13 ottobre 1741.

(era nel Vol. I, al n. 152, a pag. 275)(504)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

Sono di partenza per Piombino, e perchè non ebbi tempo di dirle alcune cose necessarie, le scrivo questo biglietto, e le dico che quando prende il Crocefisso in mano per trattenersi in santi affetti e baci di devozione, subito che ha compito alla sua divozione si abbandoni subito nell'immenso mare del Divino Amore, entrando per la porta del Cuore purissimo di Gesù in pura fede, senza immagini, e si rinserri tutta in quel gran Sancta Sanctorum, ed ivi si perda tutta in quel pelago senza fondo dell'infinita carità di Dio, innalzandosi alla contemplazione delle infinite grandezze, bellezze, ricchezze del Sommo Bene, compiacendosi di lui, stemprandosi in quel gran fuoco come un granello di cera, ponendosi sopra il mazzetto d'aromati, che sono le pene di Gesù, ed ivi bruci tutta, s'incenerisca tutta vittima d'olocausto.
Tutto ciò lo deve fare in pura fede, in quel gran Cuore, e tutta abissata nell'Infinita Divinità ; e chi darà fuoco al mazzetto d'aromati ? Sapete chi ? Sarà quello stesso fuoco d'amore che fece patire tanto il nostro dolce Gesù. Imparate questa lezione nella scuola del vero annientamento ed imparerete gran cose. Se poi il diavolo facesse fracasso con tentazioni o con immaginazioni, come mi disse, non ne faccia caso, come d'una mosca, e soprattutto troncate subito quando baciando il Crocefisso vi pare che sia di carne ; subito tronchi e vada in fede, che il diavolo potrebbe fare un gran giuoco d'inganno.
Inoltre le dico che continui le orazioni per me e compagni del Ritiro e per la conversione delle anime, e cammini in pura fede, troncando sempre le immaginazioni e certe cose materiali, come ho detto di sopra, perchè così si fuggono gli inganni.
Figliuola in Gesù Cristo, non perda di vista il suo niente. Si lasci disprezzare, burlare, e lasci che dicano ciò che vogliono, e se la correggono di qualche cosa non si giustifichi, ma zitta, quieta e morta, cieca, sorda e muta ecc.
Gesù la benedica. Amen.
Legga un poco la canzonetta (1) ecc., che sempre imparerà, e gli altri biglietti ecc.

Porto S. Stefano ai 13 ottobre 1741...di partenza (2) .

Paolo D. Suo Servo Indeg.mo.

(Conforme a copia antica).


1. Vedila riportata nella lettera n. 142 ( ?). 2. Nella copia non è indicato che il giorno e il mese ; l'anno si ricava dagli Ann. mss. della Congregazione. 3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 152, a pag. 275





107

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (107)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 25 gennaio 1742.

(era nel Vol. I, al n. 153, a pag. 277)(505)


I. M. I.

Viva Gesù e la S. sua Croce.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

M'è stata consegnata dal P. Fulgenzio la sua lettera, in cui vado scuoprendo sempre più il soprafino del nobile lavoro che il Sommo Bene opera nell'anima di Agnese, la quale vorrei che con alta gratitudine e spogliamento e sommo annichilamento si rendesse sempre più disposta a ricevere le divine impressioni, per più innamorarsi di quell' Infinita Beltà e Bontà, che si compiace d'arricchire dei suoi alti tesori la più miserabile, puzzolente ed inferma fra le sue creature, che è quella a cui scrivo, consegnata al più infimo, imperfetto, cieco ed ignorante fra tutti gli uomini, da quel Sovrano Architetto che per cooperare all'innalzamento di fabbriche magnifiche, in cui egli vuol pigliare le sue delizie, suole servirsi dei più miserabili della terra, acciò da tutti si conosca che l'opera della condotta delle anime è opera eccelsa, tutta tutta sua. Orsù, il gran vaso d'elezione, massimo Dottore delle Genti e gran Predicatore della Verità in tutto il mondo, di cui oggi celebriamo l'ammirabile ed altissima conversione (e di cui io ne porto tanto indegnamente il nome) non si gloriava in altro che nella Croce del dolce Salvatore, e portando nelle genti il nome dolcissimo di Gesù, di cui era sopramodo innamorato, esclamava con lingua di fuoco : Non voglia mai Dio che mi glorii in altro che nella Croce del mio Signore Gesù Cristo ; e poi diceva che portava nel suo corpo le stimmate di Gesù Cristo. Questa lezione la predico questa mattina alla mia figliuola, che S. D. M. mi ha consegnato, acciò non si glorii in altro che star crocefissa e portare le stimmate di Gesù anche nel corpo, con i vari dolori che S. D. M. permette che abbia. Sulla Croce bisogna starvi con alto riposo e gioia di spirito ; e ciò si fa con la totale alienazione da contenti esteriori delle creature, continuando quelle pratiche di virtù già accennate, cioè con la solitudine interna ed esterna che genera maggior raccoglimento, da cui ne nasce umiltà, silenzio, pazienza, carità ecc., e si sta come morta in mezzo ai vivi.
Quel cantoncino è un divoto gabinetto, e se sente lì vicino a sè la dolce presenza di Gesù Sacramentato, come mi disse quando la confessai inferma a letto, ne faccia stima, gli s'umilii, l'abbracci spesso, lo prenda in spirito, ma in pura fede, e l'offerisca al Divin Padre ; si butti tutta in quel fuoco che arde nel Cuore suo santissimo e si lasci incenerire, e poi dia libertà che l'aura amorosa dello Spirito Santo sparga questo nulla di questa cenere nell'Infinito tutto della Divinità. Oh ! che Dio le insegnerà questa gran scienza, che io non so insegnarle, ma fatevi sempre più piccolina, semplice, e nel nulla ecc.
Così nessuna creatura le potrà impedire gli abbracci amorosi all'Amato Bene Sacramentato, di cui desidero ne sia sempre più affamata, innamorata e languente, liquefacendosi tutta d'amore in questo amore infinito, che è fuoco di carità.
Io poi sto, posso dire, sempre peggio, sempre più in mare tempestoso. Basta : non posso dir altro. Temo i giudizi di Dio. Seguiti ad esclamare per me poverello e per i bisogni di questa Santa Opera, acciò Dio si plachi e la provveda di veri servi suoi. Ma dalla Tebaide e dall'Egitto, come prega lei, non possono venire, perchè non ve ne sono più in quei deserti, è passato quel secolo d'oro ; preghi che Dio li mandi, che lui sa dove sono, e non gli manca modo ecc. Offerisca quell'Ostia Immacolata, e creda che Dio ci esaudirà.
Il P. Carlo mi fa sempre più temere, bisogna dimandarlo in grazia a Maria Santissima e S. Anna, acciò non perda il tesoro ecc.
Sino che non è passato febbraio non posso venir costì, perchè vedo che ancora sto in pericolo, e ieri credevo mi venisse la febbre, e poi non devo dar dispiacere in Ritiro, che tutti desiderano mi abbia riguardo ; come vengo (a Dio piacendo) verrò solo.
Io non so più che farmi : mi vedo in uno stato assai lagrimevole, più che possa mai mai immaginarsi. Temo e non dico altro.
Gesù la benedica e la trasformi tutta nel suo Santo Amore. Amen.

Ritiro della SS. Presentazione ai 25 del 1742.

Suo Indeg.mo Servo in Cristo PAOLO della Croce M. C. Reg. Scalzo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 153, a pag. 277




108

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (108)

Oriolo, 23 aprile 1742.

(era nel Vol. I, al n. 154, a pag. 279)(506)


I. M. I.

L'Amore che arde nel Cuore dolcissimo di Gesù, bruci i nostri cuori. Amen.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Non si maravigli se non ho risposto prima d'ora alle sue lettere, perchè sono state tante le occupazioni che neppure ho potuto scrivere al Ritiro. Adesso le dico che ringrazio sempre piu la misericordia di Dio della carità che continua all'anima sua, e massime dei lumi le comunica per conoscere gl'inganni del diavolo ; ne tenga conto, che è grazia sopragrande, e s'umilii sempre più a Dio acciò gliela continui. Animo grande, Agnese, che Dio compirà l'opera incominciata : lasci che la povera farfalletta si bruci tutta e s' incenerisca in quella luce divina, in quella luce amorosa della fornace dolcissima del Cuore amoroso di Gesù, ed incenerita, lasciate che quella poca cenere del nostro nulla si abissi, si perda, si consumi (dirò così) tutta in quell'abisso d'infinita bontà del nostro Dio, ed ivi liquefatta d'amore faccia festa continua, con cantici amorosi, con sacre compiacenze, con sonni d'amore, con sacro silenzio, tutta assorbita in quel Mare immenso d'amore, ed in questo mare nuotate bene a fondo, che troverete un altro gran mare delle pene di Gesù e dei dolori di Maria Santissima ; e questo mare scaturisce da quell'immenso mare dell'Amore di Dio. Oh, che gran cosa è mai questa ! non ho tempo di dir altro, a suo tempo faremo le nostre sacre conferenze.
Io sto mediocremente bene, e mi ho cura, e credo troppa. La Missione di Vetralla è stata tanto fruttuosa che niente più, tanto nel clero che nel popolo. Seguiti sempre ad orare al solito, e che Dio mandi operai.
Siamo chiesti in altri luoghi, e credo s'andrà pure alla città di Sutri, ma non so certo ancora.
Stia più occulta che puole, ma quando Dio tira l'anima, lasciatela volare dove vuole Dio, ma con disinvoltura modesta. Conservi gli avvisi dati, e sia molto fedele. Gesù la bruci tutta di Sant'Amore e la benedica. Preghi assai per me, che sempre sto al mio solito e temo i giudizi di Dio.
Finisco in fretta.

Oriolo in atto di Santa Missione ai 23 aprile 1742.

Aggiungo che spesso pongo Agnese nel Cuore di Gesù, ed ho intenzione d'aiutarla sempre ad amar Dio con la santa direzione, e non me ne scordo.
Deo gratias.

Indeg.mo Suo Servo in Cristo Paolo della Croce M. C. Reg. Scalzo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 154, a pag. 279





109

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (109)

Barbarano, 16 maggio 1742.

(era nel Vol. I, al n. 155, a pag. 275)(507)


I. M. I.

Mia figliuola in Cristo,

Ho ricevuta la sua lettera diretta a Monte-Rosi, e l'altro biglietto. Godo che Dio la provi e la purifichi come l'oro nella fornace. Adesso è tempo di mostrare la fedeltà verso Gesù Cristo e non sgomentarvi di nulla, perchè questo è un fracasso che fa l'arrabbiato diavolo fuori del Castello. Lei s'impicciolisca sempre più e se ne stia nascosta nella solita inespugnabile fortezza, e non tema, che dopo questa tempesta spero proverà gran cose e maggior unione con Dio.
Io mi trovo in Barbarano, e di qui anderemo a Bieda, e perchè le forze sono più poche, credo che verso li 6 di giugno sarò costì ; ma se le forze durano, andremo a Sutri, se Dio lo disporrà, ed ivi staremo sino ai 17 detto. Io poi sto sempre peggio in tutto, e mi do pace, giacchè vedo l'opera quasi totalmente distrutta, e sono in risoluzione di continuare una vita assai occulta. Preghi per me ecc. ; ed in fretta mi dico. Gesù la benedica.

Barbarano ai 16 maggio 1742.

Suo Servo Indeg.mo PAOLO D. M. C. R. scalzo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 155, a pag. 275




110

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (110)

Bieda, 26 maggio 1742.

(era nel Vol. I, al n. 156, a pag. 282)(508)


I. M. I.

Mia figliuola in Gesù Crocefisso,

L'altro giorno ricevei una sua lettera in Barbarano, in cui sentivo che desidera sapere se abbia ricevuta quella diretta a Monterosi, su di che le dico che l'ho ricevuta, e parmi che delle sue lettere e biglietti non se ne sia smarrito veruno. Godo sentire i forti combattimenti che lei fa con i nemici d'inferno ecc. ; e siccome tocco con mano la grande assistenza e grazia che le dà Dio, così ho motivo di più rallegrarmi, perchè vedo che il Sommo Bene dispone l'anima per questa via ad una più intima unione con S. D. Maestà. Già sa che lo Spirito Santo per bocca di San Giacomo ci dice, di doverci rallegrare quando siamo tentati in varie guise, perchè sono tante le ricchezze spirituali che acquista l'anima che con l'aiuto della grazia combatte fedelmente, che non vi è mente le possa capire, nè lingua esprimere. Quando dunque si trova in tali battaglie si armi più di coraggio in Dio ; e per prepararsi alla battaglia ed essere armata dell'armatura di Dio, non v'è mezzo più efficace che l'annichilarsi ed annientarsi davanti a Dio, credendo fermamente di non essere atta ad uscirne vittoriosa se Dio non è con lei a combattere, onde deve gettare questo suo nulla in quel vero tutto che è Dio, e con alta fiducia combattere da valorosa guerriera, stando certissima d'uscire vittoriosa.
Oh ! se capisse ciò che pretende di cavar Dio da questi combattimenti ! Oh, quanto giubilerebbe d'allegrezza ! Ora basta. Soprattutto la prego a non mettersi in scrupoli, perchè io, sebbene son lontano, so che grazie a Dio non vi è stata perdita veruna, ma guadagno grande. Ma mi dica per carità. Non è forse vero che il gran Dio della Maestà l'ha posta in una fortezza inespugnabile che è il Cuore dolcissimo di Gesù ? Non si parta di lì e non dubiti che Gesù combatte in lei e per lei, e mi creda che questi combattimenti m'assicurano sempre più che la condotta è di Dio, e sarà cura sua perfezionarla. Sia fedele negli esercizi intrapresi, mai lasci la SS. Comunione. Stia nella solita solitudine, spogliata di tutto il creato, amante del proprio disprezzo, e di non essere compatita da creatura alcuna, con odio santo di se stessa, morta a tutto ecc. Lasci che la povera farfalletta giri con gran libertà di spirito attorno a quella Luce Divina, anzi la lasci tutta sommergere in quell'abisso di luce, di fuoco, di carità, e che s'incenerisca tutta, e poi sospiri con ardente desiderio che questa poca cenere che è lo stesso suo nulla, sia abissata dall'aura amorosa dello Spirito Santo nel Mare immenso dell'infinita carità di Dio, da cui esce quel gran mare della Vita Santissima, Passione e Morte del nostro Gesù.
Tutto ciò si fa con una sola occhiata in pura fede. Tutto ciò si pratica nel Cuore SS. di Gesù, perchè stando tutta unita a quell'Umanità SS.ma di Gesù Cristo vero Dio, non può a meno l'anima di non abissarsi tutta nell'infinito oceano della Divinità.
So bene che questa è una scienza altissima, ma so altresì che Dio l'insegna a chi sta nel suo niente, e se non l'insegna Dio, da noi non vi ci possiamo mettere. Io replico ciò che tante volte ho detto : si lasci guidare da Dio, lasci l'anima in libertà di correre dietro al soavissimo odore di quel balsamo divino che inebria i cuori. Tutto il suo studio sia la cognizione del suo nulla e del vero tutto che è Dio. Tutto il suo impiego sia d'essere fedele nella virtù, in star segreta e nascosta, sempre uguale, senza lamentarsi nè con Dio, nè con gli uomini, e star contenta d'essere disprezzata, muta come un agnellino quando se gli si tosa la lana, sempre dolce, sempre mansueta, sempre d'un volto, sempre segreta, ma riceva le divine impressioni in qualunque luogo e tempo Dio gliele dà. Mi sono esteso un poco a lungo, perchè ier l'altro cominciai la Missione qui in Bieda, e ancora non ho cominciato a confessare. Qui si finirà ai 3 di giugno, e poi andiamo a Sutri, e vi si starà sino ai 17, poi partiremo per codesta volta, ma ancora sto in dubbio di poter andare a Sutri, perchè le forze mancano a tutt'andare. Io poi sto ecc. che non si puole andar più in là. Dio sia benedetto. Ori per me. Ho scritto al sig. Don Atanasio ed a lei una posta fa, con l'acclusa al P. Fulgenzio, e gli dia nuova di noi che gli scriverò da Sutri. Gesù la benedica. Amen.

Bieda ai 26 maggio 1742.

Suo Indeg.mo Servo Paolo D. .

(Conforme all'originale conservato nell' Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 156, a pag. 282




111

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (111)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 11 giugno 1742.

(era nel Vol. I, al n. 157, a pag. 284)(509)


I. M. I.

Mia figliuola in Gesù Crocifisso,

Quest'altra settimana spero di fare una visita al suo spirito, giacchè non mi riuscì ieri, che ero in compagnia di tre persone che venivano in Ritiro, due dei quali sono chierici novizi e l'altro un canonico che li accompagnava : vanno crescendo i soggetti e ne spero assai bene, ma fra poco siamo senza celle. Bisogna pregare assai S. D. M. che visiti e custodisca questa sua povera vigna e conceda a me il suo S. Spirito acciò serva fedelmente ai Servi suoi.
Lei tiri avanti la sua condotta al solito e s'immerga più che mai in Dio e lasci sparire il suo niente nel Divino Tutto, acciò Agnese non si trovi più. Resto con lasciarla nel Cuore dolcissimo di Gesù e sono sempre

Ritiro 11 giugno 1742.

Suo inutil Servo PAOLO d. .

(Conforme a copia antica).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 157, a pag. 284





112

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (112)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 21 giugno 1742.

(era nel Vol. I, al n. 158, a pag. 285)(510)


I. M. I.

Mia figliuola in Cristo,

Iersera ricevei la sua lettera, in cui non so dove cavi il motivo di lamentarsi di me. Io non so più come diportarmi in questo misero mondo. Se ho detto di cercare un ospizio non mi pare d'aver fatto male, perchè costì in sua casa non vi è più luogo, e non crederei che la giustizia voglia che poveri religiosi vadano vagabondi qua e là. Se in casa sua vi fosse appartamento separato, avrebbe ragione, ma non essendovi, e tanto più per l'imminente sposalizio, dove s'ha da stare ? Forse insieme con donne e uomini ? chi puole coonestare questo disordine ?
Io dunque non le fo torto veruno a pigliare a pigione due stanze, per abitarvi quando accidentalmente ci troviamo costì, quando non si trovi benefattore che ce le dia. In case particolari non è nostro pensiero d'andarvi ; ma giacchè lei mi chiede a non pigliarle sino alla rinfrescata, ecco che ubbidisco, ma intanto le devo cercare, per non trovarmi poi imbrogliato, giacchè quando sarà venuta quella signora di Viterbo, non ci conviene più star costì come prima, ma puramente visitare loro Signori con brevità per la convenienza e gratitudine.
In quanto ai somari, fu il P. Fulgenzio che mi disse che ve n'era bisogno per portare la calcina, ed io li chiesi ; ma visitando poi il P. Gio. Batta la fossa, vide che non era necessario, e però non mandai più il garzone ; ed infatti oggi credo termini di portare detta calcina.
Sicchè per qual ragione si lamentano di me ? e li dispiace se io ho operato schiettamente ? Parmi che in questa maniera chi tratta con secolari abbia persa la libertà, e sia divenuto schiavo : ma io prendo in buona parte, ed attribuisco alla loro carità . (1)
In quanto poi al venire costì per sentire lei, io lo farei volentieri, se avessi le forze di prima : ma due malattie mortali, che m'hanno lasciato tanti acciacchi e dolori e debolezze, m'impediscono il farlo. Sappia che stento a stare in piedi in Coro all'uffizio divino, e spesso mi conviene sedere, cosa che non ho fatto mai. Duro fatica a salire le scale, e come dunque ho da fare con questi caldi così eccessivi a scendere il monte e salir la sera, perdendo la notte ecc., senza riposo al giorno ? questo è un modo di vedermi morto ben presto. Io so che lei brama il mio bene e non il mio male, e però conoscerò la volontà di Dio se mi darà forza e salute per venire a servirla costì ; cosa che farei assai volentieri per amor di Dio se non stessi come sto, oltre di che, le orribili mie miserie di spirito e i terribili flagelli con cui Dio mi castiga, tirano avanti sempre più, e sa Dio come sto ed in quali abbandonamenti e desolazioni mi trovo ; come dunque vuole V. S. che faccia questo povero infelicissimo sacerdote a dar soccorso ai prossimi, senza forza di farlo ? Inoltre lei si spiega tanto con lo scrivere, che ben si fa intendere, e però scrivendomi nei suoi bisogni io volentierissimo come prima le darò la santa direzione, e lei camminerà bene ; e se non fossero questi gran caldi verrei da me, ma non ho forza, nè spirito di farlo.
Se Dio lo vorrà, ben volentieri lo farò, e volevo venir fino d'adesso, ma sto tanto oppresso che niente più ; dunque lei accetti la buona volontà, e tiri avanti i suoi esercizi come prima. Quel che la prego che non sia facile a credere a quelle viste che mi dice in quest'ultima lettera, ma esamini bene gli effetti al solito : è ottimo però il troncare tali viste, che si cammina più sicuro e si dà più gusto a Dio.
L'umiltà, il proprio disprezzo ecc. fanno fuggire gli inganni. La santità consiste in essere totalmente unito alla volontà di Dio. Se Dio volesse che venissi spesso costì, come ella pensa, mi darebbe forza e salute di corpo e vigor di spirito. Se lei capirà bene questa segreta provvidenza, giubilerà d'allegrezza in vedere che Dio la vuole morta a tutto e priva della consolazione di trattare spesso con me gli affari dell'anima sua ; cosa però che puol supplire con lo scrivere, e mi creda che se lei starà quieta, tranquilla, rassegnata e spogliata in questo, farà gran voli alla santa perfezione e Dio le farà grazie grandi.
Creda a me, e non si fidi tanto dei suoi sentimenti : li riceva come vengono, ma con grande attenzione agl'inganni dagli effetti che producono.
Io le ho sempre detto che lei non è ingannata, e più glielo dico. Viva in Dio, s'abbandoni in Dio e stia contenta solo in lui. Seguiti il suo ritiro, comunioni, pratiche di virtù ecc., e mi scriva quando ha bisogno, che quando Dio mi darà forza verrò, e se dopo San Giovanni starò un po' meglio, mi sforzerò venirvi un giorno ecc. La prego dalla prima facciata sino dove troverà la croce a leggere tutto a D. Atanasio, acciò veda come ho operato, ma però gli ho detto qualche cosa, ma gli legga tutto sino alla .
Nell'ultima lettera le ho dato qualche buon documento per l'orazione ecc. ; se ne serva come Dio però la tira. Venerdì passato dissi la Messa, credendo fosse l'ultima, credo valerà quella, ma può essere celebri anche domani ; le dico però che la facciata della lettera sino alla la legga lei, e non la dia in mano ad altri.
Le mie cose vanno di male in peggio : Dio sia benedetto.

Ritiro ai 21 giugno 1742.

P. D. .

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. Questo richiamo è inserito nell'originale con quanto segue, a lato : "Avverta che non voglio che questa lettera nè altre vadano in mano a nessuno, e però legga lei stessa a D. Atanasio la facciata sino alla ". 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 158, a pag. 285




Agnese Grazi 102