Agnese Grazi 113

113

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (113)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 13 luglio 1742.

(era nel Vol. I, al n. 159, a pag. 288)(511)


I. M. I.

Mia figliuola in Cristo Gesù,

Ho ricevuto la sua lettera, sopra la quale non so che rispondere, perchè parmi di non saper far di più di quel che fo per il suo profitto spirituale. Io so benissimo che sarebbe di suo maggior pascolo spirituale se potesse parlarmi più spesso a voce, ma questo non può essere, e Dio dispone così, nè il mio spirito è disposto a parlare di cose d'orazione ed altre cose interne ecc. neppure è disposto ad intenderle. Se Dio volesse questo da me, mi darebbe calma dei miei travagli ecc. e luce per parlare ed intendere. Tiri avanti la sua condotta al solito, che va bene. Stia sempre più umiliata ecc., e s'abbandoni in Dio, che le insegnerà gran cose. Circa quello mi dice quasi nel fine della lettera, io non intendo, se si spiegherà chiaro farà bene, e sarà esente di dirmelo a voce, come dice.
Io sono apparecchiato a tutto, ecc. Gesù la benedica, amen, e seguiti a pregare per me, chè i bisogni sono estremi.

Ritiro ai 13 luglio 1742.

Suo Indeg.mo Servo PAOLO della Croce.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 159, a pag. 288




114

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (114)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 29 luglio 1742.

(era nel Vol. I, al n. 160, a pag. 289)(512)


I. M. I.

Mia figliuola in Cristo,

Scrivo in fretta, che il garzone parte per portar la mortella alle monache.
Ho ricevuta la sua lettera. Desidero che il suo cuore si consumi sempre più in olocausto al Sommo Bene in quel Sancta Sanctorum del Cuore Santissimo di Gesù, lasciando abissare la cenere dell'olocausto nell'infinito mare della Divina Carità. Adesso è tempo di morir più che mai a tutto quel che non è Dio, per trattare con maggior amore a solo a solo col Sommo Bene. Che ne volete fare delle creature ? State sola più che sia possibile, nascosta, rinserrata, sepolta in quel gran gabinetto del Divin Cuore, dove lo Sposo Divino dà a bere di quel mosto che inebria, profuma, conforta, vivifica, accende, innalza e fa volare in alto alla contemplazione del Sovrano Monarca, dove s'impara la scienza dei Santi insegnata ai veri umili. La prego di vero spogliamento, segreta a tutti, annichilata ecc. Nel Cuore di Gesù si compatiscono le sue pene, e l'anima si bagna tutta in quel divin bagno del suo Sangue, che ha forza di far bruciare d'amore : umiltà, conoscimento di sè, odio di sè, amor di Dio, amor del prossimo, semplicità fanciullesca ecc. tutte queste sono carte divine, che fanno guadagnare il giuoco ecc.
Ori per me e sono in fretta

Ritiro 29 luglio 1742.

PAOLO suo Servo in Cristo.

Martedì verrà il P. Fulgenzio, ho caro che gli parli, ma prudenza e poco.
Io me la passo nel solito stato miserabile e lagrimevole.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 160, a pag. 289






115

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (115)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 20 settembre 1742.

(era nel Vol. I, al n. 161, a pag. 290)(513)


I. M. I.

Mia figliuola in Gesù Cristo,

Dal P. Fulgenzio ricevei la sua lettera, e ringrazio la misericordia di Dio per la carità che continua all'anima sua. Io non potrò venire sino dopo la festa di S. Michele, che voglio fare la Novena, e mi farà la carità se la farà anche lei per me, che sto sempre più in maggiori necessità. Sento ciò mi dice intorno al trattare ecc. Si regoli così, che va bene e piace a Dio, cioè di starsene raccolta in Dio, ma con volto sereno e naturale, e con alto spogliamento dalle creature, abissandosi ed internandosi tanto in Dio a segno che non si badi a ciò che parlano : vedere e non vedere, sentire come non si sentisse ecc., sbrigata poi da quel pò di cibo se ne ritiri con destrezza e con modo naturale, per stare più nascosta ai loro occhi e tenere il Tesoro segreto, acciò i ladri non lo rubino.
Quando poi verrò io, mi dirà a voce ciò che passa, e mi regolerò secondo la volontà di Dio, e mi piacerebbe assai se potesse riuscire di mangiar sola, massime quando vi sarà la sposa ; basta, Dio ci darà lume, ed io negozierò con prudenza più che potrò con la signora M. Giovanna e con D. Fabio, che li farò restar capaci e contenti, e lo dimanderò in grazia alla sig. M. Giovanna. Intanto raccomandiamo le cose a Dio acciò meglio si conosca ciò che sarà di suo gusto : ne preghi dunque Dio, che le dia lume se gli piace che lei mangi sola, e lo preghi con umiltà ed indifferenza, esponendogli solamente l'affare ecc.
Tiri avanti la sua condotta così, si fidi di Dio, e lasci che l'anima faccia quei voli che vuole S. D. M., tanto nelle Comunioni, che in tutto, e non faccia caso nè di tentazioni nè di distrazioni, nè di altre mosche, ma se ne stia tutt'assorta in Dio e beva assai di quel mosto che le dà il Sommo Bene e non si sazi mai di bere, e gliene dimandi come una minima poverella bisognosa, che la lasci bere assai ; glielo chieda per elemosina. Dar da bere ai poveri assetati è opera di misericordia ; glielo dica a Nostro Signore, che se gradisce che noi facciamo quest'opera di misericordia, quanto più la farà volentieri lui, che è un Abisso d'amore e di misericordia ? State ai suoi piedi come una poverina, e chiedete da bere assai, e lasciate che trabocchi ; e se vi ubbriacate, non importa, perchè questa santa ubbriachezza fa divenire sapiente, umile e tutto di Dio ; ciò si può chiedere ancora nella SS. Comunione ; ed in quella divina Cantina del suo santissimo Cuore è dove si beve il mosto più dolce, più vigoroso, ed ubbriaca tanto che addormenta d'amore chi lo beve ; ma quando il mosto fa dormire, non bisogna svegliarsi senza licenza dello Sposo. Stiamo nel nulla, in grand'odio di noi, in gran disprezzo, occulti al mondo, buttati nel niente, e così si fa ali di fuoco ; basta ritornare il Tesoro nell'erario di dove è uscito, che è in Dio, e così l'anima si vede sempre più povera, sempre più bisognosa nell'orribil suo nulla. Io sto in gran miserie, e in gran bisogni : Gesù la benedica.

Ritiro ai 20 settembre 1742.

Suo inutil Servo PAOLO D. .

(Conforme all' originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 161, a pag. 290





116

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (116)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 8 dicembre 1742.

(era nel Vol. I, al n. 162, a pag. 292)(514)


I. M. I.

Mia Figliuola in Cristo,

Consiste l'altissima perfezione in essere perfettissimamente unito alla SS. Volontà di Dio ; e chi è più unito e trasformato in questo divinissimo beneplacito quello è il più umile, il più povero di spirito, il più perfetto, il più santo.
Questa è la nobile e perfetta scienza dei Santi, che il povero sacerdote Paolo ha sempre predicato a D. Agnese, e vorrei che ormai l'avesse imparata, ma non so.
La volontà di Dio detta del beneplacito (dicono i S. Padri), si conosce dall'evento delle cose, e perciò l'anima amante si quieta in tutto ciò che segue (fuor che nel peccato), prendendo tutto dal gusto di Dio, e conseguentemente si compiace che in ogni cosa si faccia il divin beneplacito ; cibandosi in tal forma della divina volontà, come disse Cristo, che il suo cibo era il far la volontà del Padre, non nelle cose di gusto solamente, ma molto più nel patire.
Tutto è ottimo quel che accade, fuorchè il peccato, onde l'anima amante gusta in tutti gli eventi della divina volontà, come che non puol volere che l'ottimo.
Se lei fosse in qualche grado di perfezione, non avrei fatto tutto questo esordio ; ma perchè è debole e bambina nella virtù, ho voluto avvertirla con questa dottrina di fede, acciocchè una volta s'acquieti, giacchè finora non mi è riuscito di farla star quieta nel punto della direzione, pigliandola quando Dio gliela dà senza cercar altro ; e se non fa questo, lei non arriverà mai alla perfezione, e Dio la priverà delle sue grazie. Si ricordi che glielo dico e scrivo il giorno della SS. Concezione ; e gliel'ho detto sempre. I poveri che sono umili, pigliano l'elemosina quando e come gli vien fatta in silenzio, senza querelarsi : m' intenda bene ! e faccia ciò le dico, che farà la volontà di Dio, altrimenti le replico, Dio la priverà delle sue grazie. Dio guida le anime come vuole : lui è il Padrone Sovrano. Alle volte ci pare d'intendere che Dio voglia una cosa, ma non la vuole come pensiamo noi e quando pare a noi, e se non segue, non per questo è inganno il lume ricevuto: e grazie di Dio hanno significati profondissimi.
S'umilii bene e s'acquieti alla volontà di Dio, in profondo silenzio e povertà di spirito. Se lo farà, Dio le farà grazie grandi, altrimenti ecc.
Io non potrò venire costì sino all'ultima festa di Natale, perchè sto indisposto, e Dio sa come sto, e lei non si quereli, perchè nè Dio, nè gli angeli, nè gli uomini comandano quello che è nocivo.
Oh ! se lei fosse di quel taglio che desidero, non parlerei così, ma direi francamente, non voglio venire per mortificarla, ma mi conviene abbassare il capo ed umiliarmi, accomodandomi ai piccoli. La verità si è che se stessi bene, verrei, ma sto assai indisposto con dolori, per essermi bagnato, ed altri tempi cattivi, e molto più indisposto di spirito. Osservi con umiltà di cuore e con vero spirito bambinesco le sante regole che Dio le ha date per bocca di questa puzzolente creatura, e stia certa che arriverà alla santa perfezione ed unione con Dio. Attenda al silenzio di dentro e di fuori, di notte e di giorno : raccolta in casa, in chiesa, in camera, in tavola e per tutto, e non guardi in faccia a tanta vanità d'apparecchi che si fanno costì.
E giacchè le mie esortazioni non hanno fatto profitto, faccia lei col buon esempio, con sprezzare le vanità terrene.
Oh, che lei non deve approvare la vanità de' suoi parenti ! Stia ritirata, tacita, e non s'imbarazzi. Preghi Dio per loro, perchè vedo che hanno fatto e fanno troppo. Io sono ben informato. Dio gli dia grazia di non andare a terra, come è occorso ad altre case più forti. Non dica niente di ciò che scrivo, ma preghi per loro che non v'è altro rimedio, che io ho detto non poco. Senta, mia figliola in Gesù Cristo. Stia in guardia del suo cuore, acciò non s'accosti il veleno, ed apparecchi una culla fiorita per il dolce Gesù nel suo cuore ; e preghi per me, che sto in non poche necessità. Io se sarò vivo, verrò l'ultima festa, prima non mi aspetti ; e le scriverò in che chiesa potrà venire.
Gesù la benedica : Amen.
Dirà a Maddalena che non venga sopra, che non è tempo proprio.

Ritiro 8 dicembre 1742.

Suo inutil Servo PAOLO D. .

(Conforme all' originale conservato nell'Arch. Gen dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 162, a pag. 292




117

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (117)

1742. (era nel Vol. I, al n. 163, a pag. 294)

(515)


. . . Lei mi fa stupire che in tanti anni abbia fatto sì poco profitto nella virtù. Ma possibile che non si potesse aspettare due altri giorni senza mandar sopra questa povera figliuola con tanta premura ? Ah ! ben si vede che si cerca il proprio contento e non il contento di Dio : non v'è stato mai verso insinuarglielo. Io non ho potuto leggere i suoi gran pieghi, chè ho tanto da scrivere, solamente ho letto un verso che dice essere stata invenzione diabolica il non essere passati da Orbetello. Oh, inganno di Satanasso ! Si può dire di più ? E che io voglio dir una bugia ? A me m'è stato detto per strada che la casa è occupata e che suo Sig. Padre sta nelle stanze sopra la scala, dove solevamo star noi ecc. D. Agnese, vada adagio, stia umile, non si fidi tanto dei suoi sentimenti che v'è del grande amor proprio.
Io il giorno della Madonna SS. venivo abbasso, e venivo, e verrò addirittura in casa. Nè io volevo andar altrove, perchè so la loro gran carità : ed in mia vera verità non sono passato costì per non accrescere incomodo, e porre noi in soggezione di star in altre stanze : ecco buttate a terra le sue false luci. Adagio D. Agnese, stiamo in umiltà, altrimenti sbaglieremo. Ma possibile che non si voglia credere ? Basta : a voce parlerò, ma lei non venga con preamboli, ma con umiltà : mi spiace dei suoi infermi e si raccomanderanno a Dio.

1742 (1) .

(Conforme all' originale (frammento) conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La data non esiste nell'originale, ma in una copia. E' però attendibilissima. Confronti il lettore il contenuto della presente con la lettera 158 (136) e se ne persuaderà facilmente. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 163, a pag. 294





118

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (118)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 19 giugno 1743.

(era nel Vol. I, al n. 164, a pag. 295)(516)


I. M. I.

Viva il dolcissimo Amore Sacramentato.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Rispondo alla vostra lettera oggi, che già abbiamo celebrati i primi vesperi dell'ottava dell'infinito Amore Sacramentato.
Gran cose vorrei dirvi, ma chi non ama non sa parlare d'amore ; questo è linguaggio, che solamente è insegnato dall'amore. Letta che ebbi la vostra lettera ieri, che mi trovavo in Orbetello, nel mio ritorno al Ritiro verso la sera, gran cose disse il povero mio spirito al vostro cuore. Basta. . . taccia la terra avanti al grande Iddio : sileat terra ecc.
Gran cose vi replico vorrei dirvi, ma resto muto. Ascoltate, figlia mia, l'Amante Divino, e lasciatevi insegnar da lui. Io vorrei incenerirmi d'amore. Ah, che non so parlare ! vorrei quello che non so dire. Ah ! mio grande Iddio, insegnatemi voi come ho da dire. Vorrei essere tutto fuoco d'amore, più, più, vorrei saper cantare nel fuoco dell'amore e magnificare le grandi misericordie che l'Increato Amore comparte all'anima vostra.
Ma ditemi, mia figliuola : non è forse dovere che il povero vilissimo padre sia grato a Dio delle grazie sopragrandi che comparte alla figlia ? Così è : ma io non so come fare ; vorrei e non so. Spasimare di desiderio di più amare questo gran Dio, è poco, incenerirsi per lui è poco ; come faremo ? Ah ! meneremo una vita in continue agonie di morte d'amore per il nostro Amante Divino. Ma che vi credete che io abbia detto bene ? no, perchè vorrei dire più, e non so. Sapete come mi consolo un poco ? in compiacermi che il nostro gran Dio sia quell'Infinito Bene che è, e che nessuno possa lodarlo ed amarlo abbastanza come merita.
Godo che egli ami infinitamente se stesso, godo dell'essenziale sua beatitudine, che ha in sè, senza aver bisogno di nessuno : ma io son pazzo ; non sarebbe meglio che a guisa d'una farfalletta mi slanciassi tutto nelle amorose fiamme, ed ivi in silenzio d'amore restassi incenerito, sparito, perso in quel Divin Tutto ? Ma questa è opera d'amore, ed io sempre più mi rendo indisposto con la mia cattiva vita a questa perdita felicissima d'amore ; e voi siete poltrona, da poco, che non mi mantenete la parola, perchè già sapete i nostri patti, che vogliamo essere uguali nell'amore, e vogliamo amar più di tutti. Voi state a tavola, ed il povero padre si muore di fame : bella cosa ! la figlia al banchetto, e il povero padre, un pezzo di biscotto duro, nero, e senza un po' da bere ? Pensate bene, che ormai le mie viscere sono tanto inaridite, che i fiumi non bastano a dissetarmi, se non bevo ai mari non mi levo la sete, ma avvertite, che voglio bere ai mari di fuoco d'amore. Ditelo allo Sposo Divino, non vi partite, e non cessate di supplicarlo giorno e notte, sin che non otteniate il favorevole rescritto per tutti e due ; ma voi bevete, e io no, come va ? questi sono i nostri patti ? Ah, che siete una mancante di parola ! basta, per ora vi perdono.
Non vi meravigliate di questo mio lamento : compatite chi ha fame e sete, e dimandate soccorso. Dimani vi voglio far un bel regalo. Il giorno della gran solennità dell'Amore voi non potete credere quante cose ho detto al vostro spirito, e quante volte vi ho detto che vi vestiate alla grande e da festa ecc. Vi raccomando di esser grata a Dio, di stare nella cognizione del vostro nulla, conoscendovi capace d'ogni male : ma lasciate poi sparire il nulla nell'Infinito Tutto, al solito. Fate i voli che vuole lo Sposo : lasciatevi guidare da lui : tenete lo spirito in una santa filiale libertà, acciò riceva di mano in mano quelle impressioni che l'Amante Divino vuol farvi.
Raccomandate sempre più a Dio quest'opera, che già sapete che è comune.
Non si può a meno di non fondare un'altra Casa : pregate Dio che dia lume se si deve accettare il Ritiro della Madonna Santissima del Cerro, che vogliono fabbricarlo più in alto, e dicono che è buon aria e fina: io temo, pregate S. D. M. che mi dia lume, che vi è bisogno ; come pure per il Ritiro di Vetralla ecc.
Oh, se sapeste quanta santità vi desidero ! e quanto temo che non siate fedele a Dio ; ma poi entro in confidenza, che l'amore vi farà essere fedele. Scrivetemi per un pezzo ogni posta, se però potete, che così si compenserà al tempo che non mi date conto di voi, cioè quando son fuori ; e ben sapete che conviene tenere i conti giusti per non errare nella via ecc.
Gesù vi benedica : Amen.

Ritiro ai 19 giugno 1743.

Vostro Indeg.mo Servo in Cristo PAOLO della Croce, M. Chierico Reg. Scalzo.

Vorrei, che mi deste un po' più di ragguaglio del modo con cui intendeste ciò che mi dite della nostra Congregazione, se fu con lume in pura fede, e se l'anima stava in alto con Dio, in modo speciale ecc., e se sentiste parole espresse, oppure intelligenza mentale nell'essenza dell'anima ecc.
Questa mattina si è vestito con rara divozione il P. Pastorelli vero servo di Dio, che prima era prete della Dottrina Cristiana, ed ora ha il nome di P. Marco-Aurelio del Santissimo Sacramento : pregate assai per il medesimo, e ditelo anche a Suor Angela-Rosa. Pregate che Dio gli dia fortezza per perseverare. Credetemi che è un grande operaio, atto alle Missioni, a tutto. Oh, che gran provvidenza ! fra poco vestiremo gli altri : pregate Dio che non sbagli in ricevere i soggetti ecc.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La fondazione del Ritiro di S. M. del Cerro in Toscanella (oggi Tuscania) fu effettuata l'anno 1748. I timori del Santo però per la salute dei suoi Religiosi si verificarono purtroppo e il Ritiro fu abbandonato l'anno 1796, ventun anni dopo la sua morte. Del P. Marco Aurelio, vissuto e morto con fama di santità, occorrerà parlarne più di proposito altrove. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 164, a pag. 295




119

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (119)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 29 giugno 1743.

(era nel Vol. I, al n. 165, a pag. 298)(517)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Cristo,

Non ho risposto alla sua lettera perchè non vi è stata occasione. Ora le dico che un giorno di questa settimana, e forse mercoledì, verrò in Orbetello, e la sentirò al meglio che potrò. Quando la croce è più afflittiva e penetrante va meglio ; quando il patire è più privo di conforto è più puro ; quando le creature ci sono più contrarie ci avviciniamo più all'unione col Creatore. Cammini alla buona da bambina, stia sopra di sè : non perda di vista il proprio nulla e lo lasci sparire nel Divin Tutto. Non si spaventi degli assalti dei demoni, si burli di loro : goda che Dio l'eserciti così. Quanto più fracasso fanno i diavoli è segno che l'anima s'accosta più a Dio.
Il giorno della Santa Visitazione si vestiranno i Novizi : faccia la SS. Comunione per loro e per me, pregando Dio che gli dia perseveranza nella perfezione ecc. Gesù la benedica : Amen.

Ritiro della Presentazione 29 giugno 1743.

Suo inutil Servo PAOLO della Croce.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 165, a pag. 298






120

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (120)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 24 agosto 1743.

(era nel Vol. I, al n. 166, a pag. 299)(518)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

Ricevo in questo punto un suo biglietto, e le dico in risposta, che farò ogni sforzo per portarmi costì mercoledì mattina : ma lei procuri altresì di mostrare più che mai la sua fedeltà a S. D. M. con riposare sulla santa croce, con grande ugualità di spirito, mostrandosi a tutto potere quieta, serena e tranquilla senza lamentarsi, ma beva dolcemente quel calice che le porge l'istesso Gesù Cristo ; che sebbene pare amaro al nostro senso, è però dolce allo spirito, perchè l'arricchisce sopramodo.
Già le mura della prigione si assottigliano sempre più, ed è da credere che la povera prigioniera se ne volerà nella santa libertà dei figli di Dio. Aspiri pure a quella cara Patria, lasci il suo spirito in libertà di fare sacri voli d' amore ecc., ma soprattutto beva con grand'amore al Calice del Salvatore, e s'ubbriachi tutta, e come ? col puro amare e puro patire, e mischiare l'uno con l'altro, oppure gettar quella piccol goccia del suo patire nel mare dei patimenti dello Sposo Divino ; ed ecco che così l'anima tutta ebbra d'amore, s'immerge tutta nel puro amore e nel puro patire, da cui vien penetrata di dentro e di fuori. Non perda di vista la sua indegnità, viltà ecc., stando nel solito annichilamento, per innalzarsi più a Dio. Resto in fretta. Gesù la benedica : Amen. Io sto come sa Dio.

Ritiro 24 agosto 1743.

Suo Indeg.mo Servo PAOLO D. .

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 166, a pag. 299




121

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (121)

Ritiro della Presentazione di Maria SS.ma -

Monte Argentario, 31 agosto 1743.

(era nel Vol. I, al n. 167, a pag. 300)(519)


I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

Vengo a visitare il suo spirito con questo vilissimo mio biglietto ; e siccome lo Sposo Divino la tiene (per sua infinita misericordia) seco crocefissa, sebben poco, perchè lei è debole e piccola, così ora che sta più del solito sulla Croce del caro Salvatore, io la rimiro con occhio più chiaro del solito, perchè quel divino liquore che scaturisce da quest'Albero di vita ha più purificata la mia tenebrosa cecità. Orsù legga questa canzonetta che le manda il povero vilissimo Paolo, datole da Dio per direttore dell'anima sua, e preghi S. D. M. che le faccia ben capire il tesoro che sta nel santo patire. Non ho altro tempo. Seguiti a raccomandarmi a Dio, che sto nelle solite mie tempeste : così piace a Dio, così merito : Deo gratias. Gesù la bruci d'amore e la benedica : la prego a star sopra di sè, per sempre più conoscere quanto è vile, indegna d'ogni bene e sol meritevole d'ogni castigo. Questa è verità incontrastabile. Resto in fretta, ch'è buio.

Ritiro ai 31 agosto 1743.

Non mi scriva, chè lei non puole, mi mandi a dire in cifre come sta, e stia segreta a tutti.

Indeg.mo Suo Servo PAOLO della Croce M. C. Reg. Scalzo.


Viva la Santa Croce.

Nella Croce il Sant'Amore Perfeziona l'alma amante Quando fervida e costante Gli consacra tutt'il cuore. Oh ! se io sapessi dire Quel tesoro alto e divino Che il gran Dio Uno e Trino Ha riposto nel patire ! Ma perchè è un grand'arcano All'amante sol scoperto, Io che non sono esperto Sol l'ammiro da lontano. Fortunato è quel cuore Che sta in croce abbandonato Nelle braccia dell'Amato Brucia sol di Sant'Amore. Ancor più è avventurato Chi nel suo nudo patire Senza ombra di gioire Sta in Cristo trasformato. Oh, felice chi patisce Senza attacco al suo patire ! Ma sol vuol a sè morire Per più amar chi lo ferisce. Io ti do questa lezione Dalla Croce di Gesù, Ma l'imparerai tu più Nella santa orazione : Amen.


(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti : della canzonetta però vi è solo una copia).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 167, a pag. 300




122

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (122)

(era nel Vol. I, al n. 168, a pag. 302)

(520)

I. M. I.

Mia Figliuola in Gesù Crocefisso,

Questa mattina ho ricevuta la sua lettera ed ho osservato molte cose che meritano esame. Io vorrei che certe immaginative si troncassero al più che fosse possibile per fuggir gl'inganni. L'essenziale di quello che mi scrive non è inganno, ma vi sono delle cose da ragazzi. In tutte queste elevazioni, se l'anima cresce nella cognizione di Dio e del suo nulla, e conosca al vivo, al certo questa verità, le cose vanno bene ; ma però bisogna sempre stare in un s. timore di Dio. Sono caduti i cedri del Libano, come non temeranno le fragili canne delle anime peccatrici e deboli ? S'abbandoni sempre più in Dio con filiale confidenza e somma purità d'intenzione, e poi si fidi di S. D. M. Certe unioni troppo frequenti mi fan temere, bisogna andarle troncando : parlo anche di me ; far insomma il suo dovere e poi seguir la divina attrattiva. Non ho gusto che si frequentino le conferenze, nè con M. Angela nè con altri : di tanto in tanto non m'oppongo, ma spesso non mi pare bene, e quando vengono da lei si sbrighi presto : una mezz'ora o poco più, senza scrupoleggiare, mi pare che basti ecc.
Lei è troppo facile ad unirsi con le spirituali e troppo presto le vuole santificare. Quella è un'anima buona ; ma santa, andiamo adagio.
Io non posso venire in Orbetello che sto sempre più nelle orribili calamità ; ed ho stabilito che senza necessità non voglio calare il Monte : se vi sarà necessità di me per il Ritiro verrò, se no, manderò : lei mi puol scrivere.
Io conosco più chiaro che non è il giorno, che Dio non mi vuole in affari ecc. Se mi volesse ad assistere ai prossimi, mi darebbe ciò che è necessario, massime per la direzione di anime. Dio solo sa come sto, in che abisso di miserie sempre più orribile : e lei non mi stia a persuadere in contrario, che sarebbe fina superbia, che in questo intendo bene con la dottrina dei Santi. Mi scriva i suoi bisogni ogni settimana, se però ha necessità ; che io ho fermissimamente stabilito di seppellirmi qui, fuori del tempo delle Missioni ed altre cose necessarie da farsi da me. Gesù la benedica : Amen.
Dica a Maddalena che non mi vengano qui bizzocche, e lei avverta bene a far lamenti, che se lo saprò, lei non vedrà mai più la mia faccia.
Spero di darle più direzione in scritto che in voce : so cosa dico, e non mi parli più di dovere venire a pigliare medicamenti, che sto bene.

PAOLO suo Servo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. Le lettere che seguono dirette ad Agnese Grazi sono tutte senza data o con data insufficiente. Le riportiamo nello stess'ordine in cui le abbiamo trovate conservate. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 168, a pag. 302





123

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (123)

Farnese, 22 ottobre.

(era nel Vol. I, al n. 169, a pag. 303)(521)



Sia lodato Gesù e Maria.

Mia Figliuola dilettissima in Gesù,

Poco fa ho ricevuto una sua lettera, che nemmeno ho tempo di leggerla, e però non rispondo. Spero essere in Orbetello la vigilia de' Santi, o almeno a' 4 novembre. Ori per me. Io sto qui prigioniero per servire le care prigioniere d'amore di Gesù Cristo : dico le monache di Farnese, a cui do i S. Esercizi, ed ho la patente per quindici giorni. Dio mi va aiutando. Ho terminate le missioni per adesso, e perchè sono poco in forze non vado alla diocesi della Pieve. Viva Gesù. Non ho tempo nemmeno di leggere una lettera. Dio la benedica. Il confessionale m'aspetta.

Farnese ai 22 ottobre (1) .

Il povero PAOLO Suo vero Servo in Dio.

Mi saluti tutta la Casa, ed in particolare il sig D. Giacomo.

(Conforme a copia conservata nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. A Farnese il Santo predicò l' anno 1739. Vedi lettere 131 e 132. Poi fino al 1744 anno della morte di Agnese Grazi non vi è memoria di predicazioni da lui ivi tenute. La presente si dovrebbe forse quindi collocare in quell'anno. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 169, a pag. 303




124

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (124)

S.Antonio - Monte Argentario, 21 maggio.

(era nel Vol. I, al n. 170, a pag. 304)(522)


La Passione SS.ma di Gesù e i Dolori di Maria SS.ma siano sempre nel suo cuore. Amen.

Ringrazio l'infinita Bontà di Dio che arricchisce di grazie l'anima sua, purificandola col fuoco delle tentazioni e travagli: iva Gesù.
Non si pigli pena di quella tentazione che le è venuta nell'orazione, di dispregio contro il Signore e di non compatirlo nelle sue pene : questa è prova di Dio, per provare la sua fedeltà e fargliene cavare gran bene. Stia sicura sopra me che non ha fatto alcun peccato, anzi v'è molto merito : il segno certo è l'afflissione che lei prova. Oh, quanto è preziosa quella pena, quell'afflizione ! Sono gioie con le quali il Celeste Sposo adorna l'anima fedele e la fa partecipe dei tesori della sua Passione : s'acqueti dunque e stia in pace.
Soprattutto avverta bene a non inquietarsi mai per qualunque tentazione per iniqua che ella sia, quantunque le venissero i più laidi pensieri ecc., li scacci prontamente, e se seguitano, faccia le sue proteste di prima morire che peccare, e poi non dubiti che il diavolo partirà confuso. Adesso è tempo di battaglia, combattiamo con gran cuore, che il nostro buon Dio ci ha preparata un'eterna corona. O cari patimenti ! o care tribolazioni ! che ci preparano tanto bene. Allegramente dunque : Viva Gesù.
Quando le verrà un'altra volta tal tentazione come mi ha scritto, baci la croce che porta seco, o il suo Rosario, e poi dica, ma con fervore : Ah ! Gesù Redentor mio caro ! Mio Eterno Dio, v'adoro, vi amo ! Ah, caro mio Dio ! se potessi morire di dolore ! O Eterno Iddio ! vi adorino per me tutte le creature. Tremo, o mio Sommo Bene, per riverenza del vostro SS. Nome ! Oh, Nome santissimo ! Oh, Nome dolcissimo ! Oh, Nome soavissimo del mio Gesù ! Oh, Nome SS.mo che fa tremare il cielo, la terra e l'inferno ! Queste orazioni giaculatorie se ne serva in qualunque tempo lei vuole, e massime nel tempo di quella tentazione, ma le faccia una per volta, e mentalmente, con slancio del suo cuore in Dio, ma senza sforzi di capo o di petto : le faccia dolcemente ecc.
Non le mando il libro, che è troppo scorretto, e sento che lei ne ha uno buono sopra la SS. Passione. Come vengo io procurerò di provvederle ciò sarà necessario per il tempo presente, e di mano in mano la provvederò, che spero non mi mancherano nè libri e sentimenti da comunicarle per la sua perfezione. Avrei caro che venissero alla SS. Comunione Generale e Benedizione Papale, ma non posso scrivere al m.to r.do sig. suo zio e bene si raccomandino loro, che spererei glielo concederà.
Saluto in Gesù Cristo le sue signore sorelle e le prego ad amare assai il nostro dolcissimo Gesù, così la sua sig.a cognata, e tutti : non dico però che V. S. le dica niente, la lascio in libertà. Dio la benedica. Faccia la santa orazione in mezzo a qualunque pena, stia alla presenza di Dio, eserciti le sante virtù ; il silenzio è la chiave che serra il Tesoro : parli però a suo tempo con ogni dolcezza e modestia.
Se vuole far leggere questa alla sig.a Marianna la lascio in libertà, giacchè non ho tempo di scriverle. Preghino per me e le lascio nel Cuore di Gesù. Amen.

S. Antonio 21 maggio di partenza per la Missione.

Suo vero servo in Gesù PAOLO FRANCESCO DANEI D. S. .

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 170, a pag. 304




125

Sig. D. Agnese Grazi. Orbetello. (125)

Monte Argentario. (era nel Vol. I, al n. 171, a pag. 306)

(523)


Viva la S. Croce.

Mia dilettissima Figlia in Gesù,

Oh, quanto godo che il nostro buon Dio la spogli del contento delle creature ! Questa sera per la strada mi meravigliavo da me del modo come avevo trattato la mia figliuola al confessionale, e perchè vedo che Dio è quello che fa questo taglio, me ne rallegro, e ne ringrazio S. D. M. Or bene, figlia mia : come se l'è passata il suo cuore ? me lo dica franco : è stato egli trapassato da qualche chiodo ? O mio caro Gesù, medicate voi la ferita colla vostra ineffabile dolcezza !
Io sono tutto dedicato al servizio spirituale dell'anima sua, e credo che non cerco altro se non che lei ami Dio, ed ho sempre avuta questa massima di non esser ladro di quel S. Amore che si deve al Sommo Bene. Oh via, mia figliuola, adesso che vedo che la grazia di Dio le fa ricevere volentieri anche le ferite del suo povero padre spirituale, e che è contenta di essere spogliata della conferenza, in cui l'anima trova tanto conforto, un'altra volta le voglio dar comodo di farla a suo piacere per gloria di Dio. Intanto mi scriva tutto e mi raccomandi al Signore al solito, e a S. Agostino. Addio, mia figlia. Sono credo tre ore di notte.


PAOLO Suo vero Servo in Dio arrivato al Monte Tabor (1) .

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. Cioè al Monte Argentaro. 2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 171, a pag. 306







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