Direttorio generale catechesi IT 285


CONCLUSIONE


286 Nella formulazione dei presenti orientamenti e direttive non si è risparmiato sforzo alcuno affinché ogni riflessione trovasse origine e fondamento negli insegnamenti del Concilio Vaticano II e dei successivi e principali interventi magisteriali della Chiesa. Sollecita attenzione è stata, inoltre, riservata alle esperienze di vita ecclesiale dei diversi popoli che sono avvenute nel frattempo. Alla luce della fedeltà allo Spirito di Dio è stato operato il necessario discernimento, sempre in ordine al rinnovamento della Chiesa e al migliore servizio dell'evangelizzazione.


287 Il Direttorio Generale per la Catechesi è proposto a tutti i Pastori della Chiesa, ai loro collaboratori e ai catechisti nella speranza che sia un incoraggiamento nel servizio, che la Chiesa e lo Spirito affida loro: favorire la crescita della fede in coloro che hanno creduto.

Gli orientamenti qui contenuti non vogliono solo indicare e chiarire la natura della catechesi e le norme e i criteri che reggono questo ministero evangelizzatore della Chiesa; intendono, altresì, alimentare la speranza, con la forza della Parola e l'azione interiore dello Spirito, in coloro che si affaticano in questo campo privilegiato dell'attività ecclesiale.


288 L'efficacia della catechesi è e sarà sempre un dono di Dio, mediante l'opera dello Spirito del Padre e del Figlio.

Questa totale dipendenza della catechesi dall'intervento di Dio è insegnata dall'apostolo Paolo ai Corinzi, quando ricorda loro: « Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere » (
1Co 3,6-7).

Non è possibile né catechesi, né evangelizzazione senza l'azione di Dio per mezzo del suo Spirito. (332) Nella prassi catechistica, né le tecniche pedagogiche più avanzate, né il catechista, dotato della più accattivante personalità umana, possono mai sostituire l'azione silenziosa e discreta dello Spirito Santo. (333) È Lui, « invero, il protagonista di tutta la missione ecclesiale »; (334) è Lui il principale catechista; è Lui il « maestro interiore » di coloro che crescono verso il Signore. (335) Infatti, Egli è « il principio ispiratore di tutta l'opera catechetica e di coloro che la compiono ». (336)


289 Abitino, perciò, nell'intimo della spiritualità del catechista la pazienza e la fiducia che è Dio stesso colui che fa nascere, crescere e fruttificare il seme della parola di Dio, seminato in terra buona e lavorato con amore! L'evangelista Marco è l'unico che presenta la parabola nella quale Gesù fa capire — una dopo l'altra — le tappe dello sviluppo graduale e costante del seme sparso: « Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura » (Mc 4,26-29).


290 La Chiesa, che ha la responsabilità di catechizzare quelli che credono, invoca lo Spirito del Padre e del Figlio, supplicandolo di far fruttificare e di rinvigorire interiormente tanti lavori che, dappertutto, si compiono a favore della crescita della fede e della sequela di Gesù Cristo Salvatore.


291 Alla Vergine Maria, che vide suo Figlio crescere « in sapienza, età e grazia » (Lc 2,52), gli operatori della catechesi ricorrono, anche oggi, fiduciosi nella sua intercessione. Essi trovano in Maria il modello spirituale per proseguire e consolidare il rinnovamento della catechesi contemporanea, nella fede, nella speranza e nella carità. Per l'intercessione della « Vergine della Pentecoste », (337) nasca nella Chiesa una forza nuova per generare figli e figlie nella fede ed educarli verso la pienezza in Cristo.

Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II, il 15 agosto 1997, ha approvato il presente Direttorio Generale per la Catechesi e ne ha autorizzato la pubblicazione.

+ Darío Castrillón Hoyos
Arcivescovo emerito di Bucaramanga
Pro-Prefetto

+ Crescenzio Sepe
Arcivescovo tit. di Grado
Segretario


NOTE

(1) CD 44.
(2) CT 2.
(3) CT 3.
(4) Corrisponde alla parte II del DCG (1971).
(5) Ha gli stessi obiettivi della parte III del DCG (1971).
(6) Corrisponde alla parte IV del DCG (1971).
(7) Corrisponde alla parte V del DCG (1971). Sebbene alcuni, adducendo significative motivazioni, consigliassero di far precedere questa parte a quella sulla pedagogia, si è preferito, data la nuova impostazione della terza parte, di mantenere lo stesso ordine del testo del 1971. Si vuole sottolineare, in tal modo, che l'attenzione al destinatario è una partecipazione e conseguenza della stessa pedagogia divina, della « condiscendenza » (DV 13) di Dio nella storia della salvezza, del Suo adattarsi nella Rivelazione alla condizione umana.
(8) Assume tutti gli elementi della parte VI del DCG (1971).
(9) Cf DCG (1971), Proemio.
(10) Cf ibid.
(11) Cf ibid.
(12) GS 1.
(13) GS 2.
(14) GS 2.
(15) Cf SRS 35.
(16) SRS 13b; cf EN 30.
(17) Cf CT 29.
(18) SRS 41; cf Documenti del Sinodo dei Vescovi, II: De Iustitia in mundo (30 novembre 1971), III, « L'educazione alla giustizia »: AAS 63 (1971), pp. 935-937; e LC 77.
(19) SRS 42; cf ChL 42; CCC 2444-2448; TMA 51.
(20) Giovanni XXIII, Lettera enciclica Pacem in Terris (11 aprile 1963), 9-27: AAS 55 (1963), pp. 261-270. Qui si segnalano quali sono per la Chiesa i diritti umani più fondamentali. Nei numeri 28-34 (AAS 55 (1963), pp. 270-273
(21) Cf SRS 15a.
(22) Cf PP 14; CA 29.
(23) ChL 5d; cf SRS 26b; VS 31c.
(24) Cf ChL 5a; Sinodo 1985, II, D, 1.
(25) Cf SRS 15; CCC 2444; CA 57b.
(26) ChL 37a; cf CA 47c.
(27) AG 22a.
(28) GS 5.
(29) GS 54.
(30) GS 56c.
(31) Cf EN 20; CT 53.
(32) GS 19.
(33) Ibid.
(34) EN 55; cf GS 19 e LC 41.
(35) Sinodo 1985, II, A, 1.
(36) ChL 4.
(37) Cf RM 38.
(38) CA 29 ad c; CA 46c.
(39) Cf GS 36. Giovanni Paolo II, nella Lettera enciclica Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), n. 38: AAS 78 (1986), pp. 851-852, stabilisce anche questa connessione: « L'ideologia della "morte di Dio" nei suoi effetti dimostra facilmente di essere, sul piano teoretico e pratico, l'ideologia della "morte dell'uomo" ».
(40) VS 101; cf EV 19,20.
(41) CT 3; cf MPD 4.
(42) TMA 36b; cf GS 19c.
(43) EN 52; cf CT 19 e 42.
(44) EN 56.
(45) EN 52.
(46) EN 48; cf CT 54; ChL, 34b; DCG (1971) 6; Sinodo 1985, II, A, 4.
(47) EN 52.
(48) Cf EN 52; CT 44.
(49) Cf ChL 34b; RM 33d.
(50) LG 10.
(51) Sinodo 1985, I, 3.
(52) Ibid.
(53) Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio (28 maggio 1992), n. 1: AAS 85 (1993), p. 838; cf TMA 36e.
(54) Cf CT 19b.
(55) Cf CT 43.
(56) Cf CT 27b.
(57) DV 10c.
(58) Cf CT 29b.
(59) Cf CT 30.
(60) CT 23.
(61) Cf CT 58.
(62) Cf EN 63.
(63) Cf FC 4b; cf ChL 3e.
(64) GS 11; cf GS 4.
(65) Cf GS 62e; FC 5c.
(66) Cf Mc 1,15 e paralleli; RM 12-20; CCC 541-560.
(67) Cf Mt 5,3-12.
(68) Cf Mt 5,1–7,29.
(69) Cf Mt 13,11.
(70) Cf Mt 18,1-35.
(71) Cf Mt 24,1–25,46.
(72) DV 3.
(73) Cf 2 Pt 1,4; CCC 51-52.
(74) DV 2.
(75) Cf Ef 1,9.
(76) DV 2.
(77) EN 11.
(78) Cf GS 22a.
(79) Cf Ef 2,8; EN 27.
(80) Cf EN 9.
(81) Cf Gv 11,52; AG 2b e 3a.
(82) Cf DV 15; CT 58; ChL 61; CCC 53, 122; S. Ireneo di Lione, Adversus haereses, III, 20, 2: SCh 211, 389-393. Si veda nel presente Direttorio la parte III, cap. 1.
(83) CCC 54-64.
(84) DV 2.
(85) Cf DCG (1971) 11b.
(86) Cf Eb 1,1-2.
(87) DV 4
(88) Cf Lc 24,27.
(89) CCC 65; S. Giovanni della Croce si esprime così: « Ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola » (Salita al Monte Carmelo 2, 22; cf Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle letture del lunedì della seconda settimana di Avvento).
(90) Cf CT 5; CCC 520 e 2053.
(91) CCC 125, che fa riferimento a DV 18.
(92) CT 5. Il tema del cristocentrismo si affronta, con maggiori particolari, in: « Finalità della catechesi: la comunione con Gesù Cristo » (parte I, cap. 3) e « Il cristocentrismo del messaggio evangelico » (parte II, cap. 1).
(93) Cf DV 7.
(94) Cf DV 7a.
(95) Cf DV 8 e CCC 75-79.
(96) DV 10b; cf CCC 85-87.
(97) LG 48; AG 1; GS 45; cf CCC 774-776.
(98) Cf Col 1,26.
(99) Nella Dei Verbum (nn. 2-5) e nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 50-175) si parla della fede come risposta alla Rivelazione. In questo contesto, per motivazioni catechistico-pastorali, si è preferito legare la fede più alla evangelizzazione che alla Rivelazione, in quanto quest'ultima, di fatto, raggiunge l'uomo normalmente attraverso la missione evangelizzatrice della Chiesa.
(100) EN 14.
(101) EN 18.
(102) Cf Mt 28,19-20.
(103) Cf At 1,8.
(104) Cf Mt 28,19.
(105) EN 17.
(106) EN 28.
(107) Cf EN 22a.
(108) Cf EN 47b.
(109) Cf EN 18.
(110) EN 24d.
(111) Cf EN 14.
(112) Cf AG 6b.
(113) Nel dinamismo dell'evangelizzazione occorre distinguere le « situazioni iniziali » (initia), gli « sviluppi graduali » (gradus) e la situazione di maturità: « A qualsiasi condizione o stato debbono corrispondere atti appropriati » (Ag 6).
(114) Cf EN 18-20 e RM 52-54; AG 11-12 e 22.
(115) Cf EN 21 e 41; RM 42-43; AG 11.
(116) EN 51.52.53; cf CT 18.19.21.25; RM 44.
(117) Cf AG 13; EN 10 e 23; CT 19; RM 46.
(118) EN 22; CT 18; cf AG 14 e RM 47.
(119) AG 14; CCC 1212; cf CCC 1229-1233.
(120) Cf EN 23; CT 24; RM 48-49; cf AG 15.
(121) Cf ChL 18.
(122) Cf ChL 32; cf ChL 32, che mostra l'intima connessione tra « comunione » e « missione ».
(123) Cf EN 24.
(124) CT 18.
(125) Cf AG 6f; RM 33 e 48.
(126) Cf At 6,4. Il ministero della Parola divina, è svolto nella Chiesa da parte:
– dei ministri ordinati (cf CIC 756-757);
– dei membri degli istituti di vita consacrata, in forza della loro consacrazione a Dio (cf CIC 758);
– dei fedeli laici in forza del loro battesimo e della confermazione (cf CIC 759).
In merito al termine ministero (servitium), occorre rilevare che solo il costante riferimento all'unico e fontale ministero di Cristo permette, in una certa misura, di applicare anche ai fedeli non ordinati, senza ambiguità, il termine ministero... In senso originario, esso esprime l'opera con cui i membri della Chiesa prolungano, al suo interno e per il mondo, la missione di Cristo. Quando, invece, il termine viene differenziato nel rapporto e nel confronto tra i diversi munera e officia, allora occorre avvertire con chiarezza che solo in forza della sacra Ordinazione esso ottiene quella pienezza e univocità di significato che la tradizione gli ha sempre attribuito (cf Giovanni Paolo II, Allocuzione al Simposio sulla « Partecipazione dei fedeli laici al Ministero », n. 4: L'Osservatore Romano, 23 aprile 1994, p. 4).
(127) EN 22; cf EN 51-53.
(128) Cf EN 42-45.54.57.
(129) DV 8c.
(130) PO 4b; cf CD 13c.
(131) Nel Nuovo Testamento appaiono forme molto diverse di quest'unico ministero: « annuncio », « insegnamento », « esortazione »... La ricchezza di espressioni è notevole.
(132) Le modalità attraverso le quali si canalizza l'unico ministero della Parola non sono, in realtà, intrinseche al messaggio cristiano. Sono, piuttosto, accentuazioni, tonalità, sviluppi più o meno esplicitati, adattati alla situazione di fede di ciascuna persona e di ciascun gruppo umano nelle loro concrete circostanze.
(133) Cf EN 51-53.
(134) AG 14.
(135) Vi sono ragioni di diversa natura che legittimano le espressioni « educazione permanente della fede » o « catechesi permanente », a condizione che non si relativizzi il carattere prioritario, fondante, strutturante e specifico della catechesi in quanto iniziazione di base. L'espressione « educazione permanente della fede » si diffuse nella prassi catechistica, a partire dal Concilio Vaticano II, per indicare solo un secondo grado di catechesi, posteriore alla catechesi di iniziazione, e non la totalità dell'azione catechistica. Si veda come questa distinzione tra formazione di base e formazionepermanente è assunta, in riferimento alla preparazione dei presbiteri, in: Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo Vobis (25 marzo 1992), capp. V e VI, specialmente il n. 71: AAS 84 (1992), pp. 729ss.; 778ss.; 782-783.
(136) DCG (1971) 19d.
(137) Cf SC 35; CCC 1154.
(138) Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo (24 maggio 1990), n. 6: AAS 82 (1990) p. 1552.
(139) DCG (1971) 17; cf GS 62g.
(140) Cf Rm 10,17; LG 16 e AG 7; cf CCC 846-848.
(141) Cf AG 13a.
(142) Cf CT 5b.
(143) Cf CT 20b.
(144) Cf CCC 166-167.
(145) Cf CCC 150, 153 e 176.
(146) DV 5.
(147) CCC 177.
(148) Cf EN 10; AG 13b; CCC 1430-1431.
(149) EN 23.
(150) Cf AG 13.
(151) Cf RM 45c.
(152) Cf RM 46d.
(153) DV 5; cf CCC 153.
(154) DV 5; cf CCC 153.
(155) CCC 149.
(156) CT 20a: « Si tratta di far crescere, a livello di conoscenza e nella vita, il seme della fededeposto dallo Spirito Santo col primo annuncio ».
(157) Cf RM 46b.
(158) Cf 1 Pt 2,2; Eb 5,13.
(159) Ef 4,13.
(160) RICA 12.
(161) Cf Eusebio di Cesarea, Praeparatio evangelica, I, 1: SCh 206, 6; LG 16; AG 3a.
(162) ChL 4c.
(163) RICA 12 e 111.
(164) Cf RICA 6 e 7.
(165) AG 13b.
(166) Cf AG 13; EN 10; RM 46; VS 66; RICA 10.
(167) AG 13b.
(168) Cf MPD 8b; CCC 187-189.
(169) Mt 5,48; cf LG 11c, 40b, 42e.
(170) Cf DV 24; EN 45.
(171) Cf RM 33.
(172) RM 33b.
(173) M 33b. È importante prendere coscienza degli « ambiti » (fines) che RM assegna alla « missione ad gentes ». Non si tratta solo di « ambiti territoriali » (), ma anche di « mondi e fenomeni sociali nuovi » (), come sono le grandi città, il mondo dei giovani, le migrazioni... e di « aree culturali o areopaghi moderni » (), come sono il mondo della comunicazione, quello della scienza, l'ecologia... A misura di ciò, una Chiesa particolare, già impiantata in un territorio, realizza la « missione ad gentes » non solo « ad extra », ma anche « ad intra » dei suoi confini.
(174) RM 33c.
(175) RM 33d.
(176) RM 33d.
(177) RM 34b.
(178) RM 34c. Il testo parla, in concreto, del mutuo arricchimento tra la missione ad intra e la missione ad extra. In RM 59c, nello stesso senso, si mostra come « la missione ad gentes » stimola i popoli allo sviluppo, mentre la « nuova evangelizzazione » nei paesi più sviluppati crea una chiara coscienza di solidarietà verso gli altri.
(179) Cf RM 31; 34.
(180) MPD 8.
(181) DCG (1971) 20; cf CT 43; parte IV, cap. 2.
(182) CT 19.
(183) Mc 16,15 e Mt 28,19.
(184) Mc 16,16.
(185) Cf CT 19; DCG (1971) 18.
(186) RICA 9-13; cf CIC 788.
(187) Nel presente Direttorio, si suppone che ordinariamente il destinatario della « catechesi kerigmatica » o « precatechesi » abbia un interesse, o un'inquietudine verso il Vangelo. Se in assoluto non ne ha, l'azione che si richiede è il « primo annuncio ».
(188) Cf RICA 9,10,50; CT 19.
(189) CT 18; cf CT 20c.
(190) CT 18.
(191) Ibidem.
(192) AG 14.
(193) CT 18.
(194) S. Cirillo di Gerusalemme, Catecheses illuminandorum, I, 11: PG 33, 351-352.
(195) Cf Mt 7,24-27.
(196) CT 13; cf CT 15.
(197) CCC 1122.
(198) AG 14; cf CCC 1212, 1229.
(199) CCC 1253. Nel catecumenato battesimale degli adulti, proprio della missione ad gentes, la catechesi precede il Battesimo. Nella catechesi dei battezzati (bambini, giovani o adulti) la formazione è posteriore. Però anche in questo caso, ciò a cui mira la catechesi è far scoprire e vivere le immense ricchezze del Battesimo già ricevuto. CCC 1231 usa l'espressione catecumenato post-battesimale. ChL 61 la chiama catechesi post-battesimale.
(200) Cf CD 14.
(201) CT 22; cf CT 18d, 21b.
(202) Cf CT 21.
(203) CT 21. Due ragioni meritano di essere sottolineate in questo apporto sinodale, assunto daCatechesi Tradendae: la preoccupazione di tener conto di un problema pastorale (« Insisto sulla necessità di un insegnamento cristiano organico e sistematico, perché da diverse parti si tende a minimizzarne l'importanza »); e il fatto di considerare l'organicità della catechesi come lacaratteristica principale che la connota.
(204) CT 21.
(205) Cf CT 20; S. Agostino, « De catechizandis rudibus », IV, 8: CCL 46, 128-129.
(206) Cf CT 21b.
(207) Cf CT 21c.
(208) Cf AG 14; CT 33 e CCC 1231.
(209) Cf DCG (1971) 31.
(210) CT 24.
(211) DV 21.
(212) Gv 17,21.
(213) CT 48; cf SC 52; DV 24; DCG (1971) 17; Missale Romanum, Ordo Lectionum Missae, n. 24, Editio Typica Altera, Libreria Editrice Vaticana, 1981.
(214) Cf DV 21-25; Pontificia Commissione Biblica, Documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (21 settembre 1993), IV, C, 2-3, Città del Vaticano 1993.
(215) SRS 41; cf CA 5. 53-62; DCG (1971) 26; Congregazione per l'Educazione Cattolica, Documento Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988), Roma 1988.
(216) CT 23; cf SC 35 ad 3; CIC 777, ad 1 e 2.
(217) Cf CT 21c e 47; DCG (1971) 96c,d,e,f.
(218) Cf 1 Pt 3,15; Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum veritatis, n. 6b:l.c. 1552. Si veda anche quanto è indicato in CT 61, circa la correlazione esistente tra catechesi e teologia.
(219) CT 45c.
(220) Congregazione per l'Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell'educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione (7 aprile 1988), n. 68, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988; cf Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Sacerdoti della Diocesi di Roma (5 marzo 1981): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV1, pp. 629-630; CD 13c; CIC 761.
(221) Sacrée Congrégation pour l'Education Catholique, Document L'école catholique (19 mars 1977), n. 26, Typographie Polyglotte Vaticane 1977.
(222) CT 69. Si noti come, per CT 69, l'originalità dell'insegnamento religioso scolastico non consiste solo nel rendere possibile il dialogo con la cultura in generale, giacché questo riguarda tutte le forme del ministero della Parola. Nell'IRS si cerca, in un modo più diretto, di promuovere questo dialogo nel processo personale di iniziazione sistematica e critica, e di incontro con il patrimonio culturale che promuove la scuola.
(223) Cf Congregazione per l'Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell'educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 70, l.c.
(224) Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione al Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa sull'Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola pubblica (15 aprile 1991):Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV1, pp. 780s.
(225) Ibid.
(226) Cf CT 69; Congregazione per l'Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell'educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 66: l.c.
(227) Cf CT 33.
(228) Cf CT 34.
(229) Cf ciò che è stato indicato nel cap. 1 di questa parte, in « La trasmissione della Rivelazione per mezzo della Chiesa, opera dello Spirito Santo », e nella II parte al cap. 1, in « La ecclesialità del messaggio evengelico ». Cf EN 60, che parla dell'ecclesialità di qualsiasi atto di evangelizzazione.
(230) Cf LG 64; DV 10a.
(231) Cf DCG (1971) 13.
(232) Cf AG 22a.
(233) Cf CT 28, RICA 25 e 183-187. La traditio-redditio symboli (consegna e restituzione del simbolo) è stata ed è un elemento importante del Catecumenato battesimale. La bipolarità di questo gesto esprime la duplice dimensione della fede: dono ricevuto (traditio) e risposta personale e inculturata (redditio). Cf CT 28 per « un'adeguata e più ampia utilizzazione nella catechesi di questo rito tanto espressivo ».
(234) Cf LG 64.
(235) CCC 169. La relazione tra la maternità della Chiesa e la sua funzione educatrice è stata espressa molto bene da san Gregorio Magno: « Dopo essere stata fecondata, concependo i suoi figli grazie al ministero della predicazione, la Chiesa li fa crescere nel suo seno con i suoi insegnamenti » (Moralia in Iob, XIX, 12; CCL 143a, 970).
(236) CT 5; cf CCC 426; AG 14a. In relazione con questa finalità cristologica della catechesi, si veda quanto indicato nella I parte, cap. 1: « Gesù Cristo mediatore e pienezza della Rivelazione »; e ciò che si dice nella II parte, cap. 1: « Il cristocentrismo del messaggio evangelico ».
(237) AG 13b.
(238) CT 20c.
(239) LG 7b.
(240) MPD 8; Cf CCC 185-197.
(241) Cf CCC 189.
(242) Cf CCC 189-190 e 197.
(243) Cf CCC 2113.
(244) Cf CCC 166-167; CCC 196.
(245) Cf RM 45.
(246) Anche il DCG (1971) 21-29 distingue tra la finalità (finis) e i compiti (munera) della catechesi. Questi sono gli obiettivi specifici nei quali si concretizza la finalità.
(247) Cf Mc 4,10-12.
(248) Cf Mt 6,5-6.
(249) Cf Mt 10,5-15.
(250) CT 21b.
(251) GE 4; cf RICA 19; CIC 788, 2.
(252) Cf DCG (1971) 36a.
(253) DCG (1971) 24.
(254) DV 25a.
(255) SC 7.
(256) Cf SC 14.
(257) DCG (1971) 25b.
(258) AG 13.
(259) Cf LC 62; CCC 1965-1986. Il CCC 1697 precisa in particolare le caratteristiche che la catechesi deve assumere nella formazione morale.
(260) VS 107.
(261) Cf CT 29f.
(262) RICA 25 e 188-191.
(263) Cf CCC 2761.
(264) PO 6d.
(265) AG 14d.
(266) DCG (1971) 27.
(267) UR 3b.
(268) CT 32; cf CCC 821; CT 32-34.
(269) Cf CT 24c e DCG (1971) 28.
(270) Cf LG 31b e ChL 15; CCC 898-900.
(271) Cf Mt 10,5-42 e Lc 10,1-20.
(272) Cf EN 53 e RM 55-57.
(273) Cf RM 55b; Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Istruzione Dialogo e Annuncio. Riflessioni e orientamenti de Evangelio nuntiando et de Dialogo inter Religioso (19 maggio 1991), nn. 14-54: AAS 84 (1992) pp. 419-432. CCC 839-845; Nella IV parte, cap. 4, parlando dei destinatari della catechesi, si ritorna sul tema nella sezione « La catechesi nel contesto delle altre religioni ».
(274) RM 55a.
(275) Cf CIC 773 e 788.2.
(276) Cf DCG (1971) 22 e 23.
(277) Cf DCG (1971) 26.
(278) DCG (1971) 31b.
(279) Cf RICA 19.
(280) RICA 9-13.
(281) RICA 14-20; 68-72; 98-105.
(282) RICA 93; cf MPD 8c.
(283) RICA 21-26; 133-142; 152-159.
(284) RICA 25 e 183-187.
(285) RICA 25 e 188-192.
(286) RICA 37-40; 235-239.
(287) Questa gradualità traspare anche dai nomi che la Chiesa utilizza per designare coloro che si incontrano nelle diverse tappe del Catecumenato battesimale: « simpatizzante » (RICA 12), il già propenso alla fede, anche se non crede pienamente; « catecumeno » (RICA 17-18), il fermamente deciso a seguire Gesù; « eletto » o « concorrente » (RICA 24), il chiamato a ricevere il Battesimo;« neofita » (RICA 31-36), l'appena nato alla luce, grazie al Battesimo; « fedele cristiano » (RICA 39), il maturo nella fede e membro attivo della comunità cristiana.
(288) Cf MPD 8; EN 44; ChL 61.
(289) Nel presente Direttorio Generale per la Catechesi si utilizzano, come distinte, le espressioni « catecumeni » e « catechizzandi », allo scopo di indicare questa differenza. Per parte sua il CIC, cann. 204, 206, ricorda il diverso modo di unione con la Chiesa che hanno « catecumeni » e « fedeli cristiani ».
(290) RICA 295. Lo stesso Rito di Iniziazione Cristiana degli Adulti, cap. IV, contempla il caso degli adulti battezzati bisognosi di una catechesi di iniziazione. CT 44 precisa le diverse circostanze in cui questa catechesi di iniziazione si rende necessaria.
(291) AG 14d.
(292) Metodio di Olimpia, per esempio, ha di mira questa azione materna della comunità cristiana quando dice: « Rispetto a quelli che sono ancora imperfetti (nella vita cristiana), sono i più maturi quelli che li formano e li danno alla luce come in un'azione materna »: Metodio di Olimpia,Symposium, III, 8: SCh 95, 111. Vedi nello stesso senso: S. Gregorio Magno, Homiliarum in Evangelia, I, III, 2: PL 76, 1086.
(293) RICA 8.
(294) Cf CT 53.
(295) DCG (1971) 130. Tale numero si apre con la seguente affermazione: « Il catecumenato degli adulti, che è insieme catechesi, partecipazione liturgica e vita comunitaria, è il caso tipico di una istituzione che nasce dalla collaborazione di diverse attività pastorali » (ivi).
(296) Cf DCG (1971) 36a.
(297) CT 27.
(298) Cf DV 10 a e b; 1 Tm 6,20 e 2 Tm 1,14.
(299) Cf Mt 13,52.
(300) DV 13.
(301) Ibid.
(302) DV 10.
(303) Come si vede, si impiegano entrambe le espressioni: la fonte e « le fonti ». Si parla de « la » fonte della catechesi per sottolineare l'unicità della parola di Dio, ricordando il concetto di Rivelazione nella Dei Verbum. Si è seguito la CT 27, che parla anche de la fonte della catechesi. Si è mantenuto, ciò nonostante, l'espressione le fonti, seguendo l'ordinario uso catechistico dell'espressione, per indicare i luoghi concreti da cui la catechesi estrae il suo messaggio; cf DCG (1971) 45.
(304) Cf DCG (1971) 45b.
(305) DV 9.
(306) Ibid.
(307) DV 10b.
(308) DV 10c.
(309) Cf MPD 9.
(310) Cf CCC 426-429; CT 5-6; DCG (1971) 40.
(311) CT 5.
(312) DCG (1971) 41a; cf DCG (1971) 39, 40, 44.
(313) GS 10.
(314) CT 6.
(315) Cf 1 Cor 15,1-4; EN 15e, f.
(316) CT 11b.
(317) CCC 139.
(318) Cf Gv 14,6.
(319) L'espressione « Uno della Trinità » fu utilizzata dal V Concilio ecumenico a Costantinopoli (a. 553): cf Constantinopolitanum II, Sessio VIII, can. 4: DS 424. È stata ricordata in CCC 468.
(320) CCC 234; cf CCC 2157.
(321) DCG (1971) 41; cf Ef 2,18.
(322) Cf DCG (1971) 41.
(323) Cf CCC 258, 236 e 259.
(324) Cf CCC 236.
(325) CCC 450.
(326) Cf CCC 1702; 1878. SRS 40 utilizza l'espressione « modello di unità », riferendosi a questo tema. CCC 2845 chiama la comunione della SS. Trinità « la sorgente e il criterio della verità di ogni relazione ».
(327) LG 4b, che cita testualmente S. Cipriano, De dominica oratione 23: CCL 3A2, 105.
(328) Cf EN 11-14; RM 12-20; CCC 541-556.
(329) La liturgia della Chiesa l'esprime così nella Vigilia pasquale: « ..illumina i figli da te redenti perché comprendano che, se fu grande all'inizio la creazione del mondo, ben più grande, nella pienezza dei tempi, fu l'opera della nostra redenzione nel sacrificio pasquale di Cristo Signore » (Missale Romanum [Editio Typica Altera - 1975]
(330) EN 9.
(331) CT 25.
(332) EN 26.
(333) Questo dono della salvezza ci conferisce « la giustificazione per mezzo della grazia della fede e dei sacramenti della Chiesa. Questa grazia ci libera dal peccato e ci introduce nella comunione con Dio » (Lc 52).
(334) EN 27.
(335) Cf LG 3 e 5.
(336) Cf RM 16.
(337) GS 39.
(338) LG 5.
(339) RM 20.
(340) EN 28.
(341) Cf EN 30-35.
(342) EN 30.
(343) CA 57; cf CCC 2444.
(344) EN 30.
(345) EN 32; cf SRS 41 e RM 58.
(346) EN 32.
(347) EN 33; cf LC: quest'Istruzione è un punto di riferimento obbligato per la catechesi.
(348) LC 71.
(349) CA 57; LC 68. cf SRS 42; CCC 2443-2449.
(350) LC 68.
(351) SRS 41; cf LC 77. Per parte sua, il Sinodo del 1971 trattò un tema di importanza fondamentale per la catechesi: « L'educazione alla giustizia »: cf Documenti del Sinodo dei Vescovi, II: De Iustitia in mundo, III: l.c. 835-937.
(352) RICA 75; cf CCC 1253.
(353) Cf CCC 172-175 dove, ispirandosi a sant'Ireneo di Lione, si analizza tutta la ricchezza contenuta nella realtà di una sola fede.
(354) CCC 815: « L'unità della Chiesa nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione: la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli; la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti; la successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio ».
(355) EN 61, che riprende san Gregorio Magno e la Didaché.
(356) CCC 1076.
(357) DCG (1971) 44.
(358) I Santi Padri, basando il contenuto della catechesi nella narrazione degli avvenimenti della salvezza, desideravano radicare il cristianesimo nel tempo, mostrando che era storia salvifica e non una mera filosofia religiosa; come pure desideravano evidenziare che Cristo era il centro di questa storia.
(359) CCC 54-64. In questi testi del Catechismo, che sono riferimento fondamentale per la catechesi biblica, si indicano le tappe più importanti della Rivelazione, nelle quali l'Alleanza è il tema chiave. cf CCC 1081 e 1093.
(360) Cf DV 4.
(361) DCG (1971) 11.
(362) CCC 1095; cf CCC 1075; CCC 1116; CCC 129-130 e 1093-1094.
(363) CCC 1095. Il CCC al n. 1075 indica il carattere induttivo di questa « catechesi mistagogica » poiché « procede dal visibile all'invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai "sacramenti" ai "misteri" ».
(364) DV 2.
(365) DCG (1971) 72; cf CCC 39-43.
(366) Cf parte IV, cap. 5.
(367) AG 10; cf AG 22a.
(368) CT 53; cf EN 20.
(369) Il termine « inculturazione » è stato assunto da diversi documenti del Magistero. Si veda: CT 53; RM 52-54. Il concetto di « cultura », sia in senso generale, sia in senso « sociologico ed etnologico » è stato chiarito nella GS 53; cf anche ChL 44a.
(370) AG 22a; cf LG 13 e 17; GS 53-62; DCG (1971) 37.
(371) Cf RM 52b che parla di un « lungo tempo » richiesto dall'inculturazione.
(372) EN 20; cf EN 63; RM 52.
(373) LG 13 utilizza l'espressione « favorisce e assume (fovet et assumit) ».
(374) LG 17, si esprime in questo modo: « sanare, elevare e perfezionare (sanare, elevare et consummare) ».
(375) EN 19 afferma: « raggiungere e quasi sconvolgere ».
(376) RM 54a.
(377) RM 54b.
(378) Cf GCM, 12.
(379) Cf CCC 24.
(380) CT 30.
(381) Cf ibid.
(382) DCG (1971) 38a.
(383) Cf DCG (1971) 38b.
(384) Cf Mt 11,30.
(385) EN 63 utilizza le espressioni « transferre » e « traslatio »; cf RM 53b.
(386) EN 63c; cf CT 53c e CT 31.
(387) Sinodo 1985, II, D, 3; cf EN 65.
(388) CT 31, che altresì espone l'integrità del messaggio; cf DCG (1971) 39 e 43.
(389) CCC 234.
(390) UR 11.
(391) DCG (1971) 43.
(392) DCG (1971) 41.
(393) San Cirillo di Gerusalemme, riguardo al Simbolo, afferma: « Questa sintesi della fede non fu composta secondo le opinioni umane, ma da tutta la Scrittura fu raccolto ciò che in essa era più importante, per dare nella sua integrità l'unico insegnamento della fede » (Catecheses illuminandorum, 5, 12: PG 33, 521). Il testo è riferito anche nel CCC 186. Cf CCC 194.
(394) CCC 1211.
(395) CCC 1211.
(396) Sant'Agostino presenta il discorso della Montagna come « la carta perfetta della vita cristiana... che contiene tutti i precetti appropriati per guidarla » (De sermone Domini in monte, 1, 1: CCL 35, 1); cf EN 8.
(397) Il Padre Nostro è, in verità, « il riassunto di tutto il Vangelo » (Tertulliano, De oratione, 1: CSEL 20, 181); « Percorrete tutte le preghiere nelle Scritture, e non credo che si possa incontrare alcunché che non sia incluso nella preghiera del Signore » (S. Agostino, Epistola, 130, c. 12: PL 33, 502); cf CCC 2761.
(398) GS 22a.
(399) Cf Ibid.
(400) CT 22c; cf EN 29.
(401) GS 22b.
(402) CCC 521; cf CCC 519-521.
(403) Cf CT 20b.
(404) Cf Rm 6,4.
(405) DCG (1971) 74; cf CT 29.
(406) Cf AG 8a.
(407) Cf Fil 1,27.
(408) Cf CCC 1697.
(409) Cf CCC 1145-1152.
(410) Cf parte III, cap. 2.
(411) DCG (1971) 46.
(412) CT 31.
(413) Cf CIC 775 §§ 1-3.
(414) Cf FD 2d.
(415) FD 4a.
(416) DCG (1971) Proemio.
(417) DCG (1971) parte III, cap. 2.
(418) CCC 11.
(419) FD 4a; cf FD 4b.
(420) CCC 815.
(421) FD 4a; cf FD 4c.
(422) FD 1f; cf FD 4c.
(423) FD 4d.
(424) Ibid.
(425) FD 3d.
(426) FD 3e.
(427) Cf CCC 13.
(428) Cf parte I, cap. 3 del presente Direttorio.
(429) Cf Card. J. Ratzinger, Il Catechismo della Chiesa Cattolica e l'ottimismo dei redenti, in J. Ratzinger - C. Schönborn, Breve introduzione al Catechismo della Chiesa cattolica [tit. orig.Kleine Hinführung zum Katechismus der Katholischen Kirche, München 1993]
(430) Cf CCC 189-190; 1077-1109; 1693-1695; 2564; ecc.
(431) Cf CCC 27-49; 355-379; 456-478; 1699-1756; ecc.
(432) GS 22a.
(433) Cf DCG (1971) 119.
(434) CCC 24.
(435) DV 21.
(436) MPD 9c; Pontificia Commissione Biblica, Documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, IV, C, 3: l.c.
(437) CT 27; cf Sinodo 1985, II, B, a, 1.
(438) DV 9.
(439) Cf MPD 9.
(440) DV 8c.
(441) Quando il Concilio Vaticano II sollecitò la restaurazione del catecumenato degli adultisottolineò la sua necessaria gradualità: « Si ristabilisca il catecumenato degli adulti, diviso in più gradi » (SC 64).
(442) È significativa, a titolo di esempio, la testimonianza di Origene: « Quando abbandoni le tenebre dell'idolatria e desideri arrivare alla conoscenza della legge divina, allora inizia la tua uscita dall'Egitto. Quando sei stato aggregato alla moltitudine dei catecumeni e hai iniziato a obbedire ai comandamenti della Chiesa, allora hai attraversato il mare Rosso. Nelle soste del deserto, ogni giorno, ti applichi ad ascoltare la legge di Dio e a contemplare il volto di Mosé che ti scopre la gloria del Signore. Ma quando arrivi alla fonte spirituale del battesimo..., allora, avendo attraversato il Giordano..., entrerai nella terra promessa » (Origene, Homiliae in Iesu Nave, IV, 1: SCR 71, 149).
(443) Cf CCC 13.
(444) Il presente titolo si riferisce esclusivamente ai Catechismi ufficiali, cioè, a quelli che il Vescovo diocesano (CIC 775,1) o la Conferenza Episcopale (CIC 775,2) assume come propri. I Catechismi non ufficiali (CIC 827,1) e altri strumenti di lavoro per la catechesi (DCG 1971 116) vengono considerati nella V parte, cap. 4.
(445) FD 4c.
(446) FD 4d.
(447) Cf CIC 775.
(448) CT 53a; cf CCC 24.
(449) CT 50.
(450) DV 15.
(451) Cf DV 13.
(452) DV 13.
(453) DV 13. Benignità ineffabile, provvidenza e cura, condiscendenza sono espressioni che definiscono la pedagogia divina nella Rivelazione. Mostrano il desiderio di Dio di adattarsi(synkatabasis) agli essere umani. Questo stesso spirito deve guidare l'elaborazione dei Catechismi locali.
(454) DCG (1971) 119.
(455) Nella catechesi, insieme con gli strumenti intervengono altri fattori decisivi: la persona del catechista, il suo metodo di trasmissione, il rapporto fra catechista e catechizzando, il rispetto del ritmo interiore di ricezione da parte del destinatario, il clima d'amore e di fede nella comunicazione, l'attivo coinvolgimento della comunità cristiana, ecc.
(456) Cf parte IV, cap. 1.
(457) CCC 24.
(458) GS 44.
(459) CT 53a.
(460) Cf CT 55c; MPD 7; DCG (1971) 34.
(461) Cf CT 36-45.
(462) Nei Catechismi locali si deve prestare attenzione alla trattazione e all'orientamento della religiosità popolare (cf EN 48 CT 54 e CEC 1674-1676), ugualmente a ciò che concerne il dialogo ecumenico (cf Ct 32-34 CEC 817-822) e il dialogo inter-religioso (cf EN 53 RM 55-57 e CEC 839-845).
(463) LC 72 fa la distinzione fra « principi di riflessione » e « criteri di giudizio » e « direttrici d'azione », che la Chiesa offre nella sua dottrina sociale. Un Catechismo saprà distinguere questi livelli.
(464) Ci si riferisce fondamentalmente alle « differenti situazioni socio-religiose » di fronte alla evangelizzazione. Si tratta di esse nella I parte, cap 1.
(465) Su questa distinzione fra Catechismi locali e opere sintetiche del CCC vedere quanto indicato in Congregazione per la Dottrina della Fede - Congregazione per il Clero, Lettera ai Presidenti delle Conferenze Episcopali Orientamenti circa le « opere di sintesi » del Catechismo della Chiesa cattolica (Prot. n. 94004378 del 20 dicembre 1994), Premesse 1-5. Fra l'altro si dice: « Le opere di sintesi del CCC possono erroneamente essere intese come sostitutive dei Catechismi locali fino a scoraggiarne di fatto la preparazione, mentre mancano invece di quegli adattamenti alle particolari situazioni dei destinatari che la catechesi richiede » (Premesse 4).
(466) Cf CIC 775 §§ 1-2.
(467) La questione del linguaggio sia nei Catechismi locali sia nell'atto catechistico è di capitale importanza: cf CT 59.
(468) EN 63. In questo delicato compito di assimilare-tradurre, indicato in questo testo, è molto importante tener conto dell'osservazione fatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede – Congregazione per il Clero in: Orientamenti circa le « opere di sintesi » del Catechismo della Chiesa Cattolica, Premesse 3: l.c.: « L'elaborazione di Catechismi locali, che abbiano il CCC come "testo di riferimento sicuro e autorevole" (FD 4), resta un obiettivo importante per gli Episcopati. Ma le prevedibili difficoltà che si incontreranno in tale impresa potranno essere superate solo se, mediante un adeguato e magari anche prolungato tempo di assimilazione del CCC, si sarà preparato il terreno teologico, catechistico e linguistico per una reale opera di inculturazione dei contenuti del Catechismo ».
(469) GS 62b.
(470) FD 4b.
(471) RM 54b.
(472) CCC 815.
(473) LG 23a.
(474) Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis Notio, n. 9: l.c. 843.
(475) Cf CT 63b.
(476) Cf Gv 15,15; Mc 9,33-37; 10,41-45.
(477) Cf CT 9.
(478) Cf Mc 8,14-21.27.
(479) Cf Mc 4,34; Lc 12,41.
(480) Cf Lc 11,1-2.
(481) Cf Lc 10,1-20.
(482) Cf Gv 16,13.
(483) Cf Mt 10,20; Gv 15,26; At 4,31.
(484) CT 9.
(485) CT 58.
(486) DV 15; DCG (1971) 33; CT 58; ChL 61; CCC 53, 122, 684, 708, 1145, 1609, 1950, 1964.
(487) Cf Dt 8,5; Os 11,3-4; Prv 3,11-12.
(488) Cf Dt 4,36-40; 11,2-7.
(489) Cf Es 12,25-27; Dt 6,4-8; 6,20-25; 31,12-13; Gios 4,20.
(490) Cf Am 4,6; Os 7,10; Ger 2,30; Prv 3,11-12; Eb 12,4-11; Ap 3,19.
(491) Cf Mc 8,34-38; Mt 8,18-22.
(492) LG 1.
(493) CCC 169; cf GE 3c.
(494) Cf GE 4.
(495) Cf Paolo VI, Lett. Enc. Ecclesiam suam (6 agosto 1964), III: AAS 56 (1964), 637-659.
(496) Cf DV 2.
(497) Cf RM 15; CCC 24b-25; DCG (1971) 10.
(498) Cf MPD 11; CT 58.
(499) Cf CT 52.
(500) Cf Paolo VI, Lett. enc. Ecclesiam Suam, l.c. 609-659.
(501) Cf MPD 7-11; CCC 3; 13; DCG (1971) 36.
(502) DV 5.
(503) Cf MPD 7; CT 55; DCG (1971) 4.
(504) CT 55.
(505) Cf DCG (1971) 10, 22.
(506) DV 13; CCC 684.
(507) Cf DV 2.
(508) Cf DV 13.
(509) Cf EN 63; CT 59.
(510) Cf CT 31.
(511) Cf GE 1-4; CT 58.


seconda parte note

(1) CT 51.
(2) Cf CT 51.
(3) Cf CT 31, 52, 59.
(4) Cf CT 52.
(5) Cf Pontificia Commissione Biblica, Documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, l.c.
(6) MPD 9.
(7) DCG (1971) 72.
(8) Cf DCG (1971) 72.
(9) Cf DCG (1971) 74; CT 22.
(10) Qui intendiamo quelle esperienze collegate alle « grandi domande » della vita e della realtà, segnatamente della persona: l'esistenza di Dio, il destino della persona, l'origine e la conclusione della storia, la verità sul bene e sul male, il senso della sofferenza, dell'amore, del futuro...; cf EN 53; CT 22 e 39.
(11) Cf parte I, cap. 3; DCG (1971) 73; CT 55.
(12) Cf MPD 9.
(13) Cf CT 55.
(14) Cf CCC 22.
(15) CT 55.
(16) Cf parte I, cap. 3, in « Il catecumenato battesimale: struttura e gradualità ».
(17) DCG (1971) 71; cf parte V, cc. 1 e 2.
(18) DCG (1971) 75.
(19) Cf parte V, cap. 1.
(20) Cf AG 14; DCG (1971) 35; CT 24.
(21) Cf EN 46.
(22) DCG (1971) 76.
(23) Cf DCG (1971) 122-123; EN 45; CT 46; FC 76; ChL 44; RM 37; Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, Istruzione Aetatis novae (22 feb. 1992). AAS 84 (1992), pp. 447-468; EA 71; 122-124.
(24) RM 37.
(25) Aetatis novae, l.c., n. 11.
(26) EN 45.
(27) Cf CT 46.
(28) Cf DCG (1971) 122.
(29) RM 37.
(30) EN 45.
(31) Cf FC 76.
(32) ChL 44.
(33) RM 15; cf EN 49-50; CT 35s; RM 14; 23.
(34) Cf Lc 4,18.
(35) Cf Mc 16,15.
(36) Cf Introduzione generale.
(37) Cf DCG (1971) 77.
(38) EN 49-50; CT 14; 35s.
(39) RH 13; cf EN 31.
(40) Cf RH 13-14; CCC 24.
(41) Cf DCG (1971) 75.
(42) Cf DCG (1971) 21.
(43) CT 13.
(44) Cf GS 44; EN 63; CT 31; CCC 24-25.
(45) GS 44. In questa parte IV viene accolto, perché usato dal Magistero e per utilità pratica, il doppio termine di adattamento ed inculturazione, dando al primo termine prevalentemente il senso di attenzione alle persone, al secondo il senso di attenzione ai contesti culturali.
(46) Cf RM 33.
(47) CCC 24.
(48) RH 14.
(49) Cf CT 45.
(50) Cf DCG (1971) 20; 92-97; CT 43-44; COINCAT, La catechesi degli adulti nella comunità cristiana, 1990.
(51) Cf DCG (1971), 20; CT 19; 44 ; COINCAT 10-18.
(52) Cf COINCAT 10-18.
(53) Cf CT 44.
(54) Cf CT 19.
(55) Cf DCG (1971) 92-94; CT 43; COINCAT 20-25; 26-30; 33-84.
(56) Cf 1 Cor 13,11; Ef 4,13.
(57) Cf COINCAT 33-84.
(58) Cf COINCAT 26-30.
(59) LG 31; cf EN 70; ChL 23.
(60) Cf ChL 57-59.
(61) Cf DCG (1971) 97.
(62) Cf parte I, cap. 2; DCG (1971) 96.
(63) Cf DCG (1971) 78-81; CT 36-37.
(64) Cf DCG (1971) 78-79; ChL 47.
(65) Cf ChL 47.
(66) Cf Mc 10,14.
(67) Cf DCG (1971) 78-79; CT 37.
(68) Cf CT 37.
(69) Cf Sacra Congregazione per il Culto Divino, Direttorio per le messe con la partecipazione de fanciulli (1 novembre 1973): AAS 66 (1974), pp. 30-46.
(70) Cf DCG (1971) 79.
(71) Cf DCG (1971) 78, 79.
(72) Cf DCG (1971) 80-81; CT 42.
(73) Cf DCG (1971) 82-91; EN 72; CT 38-42.
(74) Cf DCG (1971) 83.
(75) Cf Esposizione Introduttiva, 23-24.
(76) Cf DCG (1971) 82; EN 72; MDP 3; CT 38-39; ChL 46; TMA 58.
(77) GE 2; ChL 46.
(78) Cf Mt 19,16-22; Giovanni Paolo II, Lettera ai Giovani Parati semper (31 marzo 1985): AAS 77 (1985), pp. 579-628.
(79) Cf Giovanni Paolo II, Parati semper, cit., n. 3.
(80) ChL 46; cf DCG (1971) 89.
(81) Cf DCG (1971) 84-89; CT 38-40.
(82) Cf DCG (1971) 87.
(83) Altri temi significativi: rapporto tra fede e ragione; l'esistenza e il senso di Dio; il problema del male; la persona del Cristo; la Chiesa; l'ordine etico in rapporto alla personale soggettività; l'incontro uomo e donna; la dottrina sociale della Chiesa...
(84) CT 40.
(85) Cf DCG (1971) 95; ChL 48.
(86) Cf ChL 48.
(87) Cf DCG (1971) 91; CT 41.
(88) Cf CT 59.
(89) Cf EN 51-56; MPD 15.
(90) Cf Esposizione Introduttiva, 23-24.
(91) EN 54.
(92) Cf 1 Pt 3,15.
(93) Cf DCG (1971) 6; EN 48; CT 54.
(94) EN 48.
(95) EN 48.
(96) Cf Paolo VI, Esort. ap. Marialis cultus (2 febbraio 1974), nn. 24, 25, 29: AAS 66 (1979), pp. 134-136, 141.
(97) Cf DCG (1971) 27; MDP 15; EN 54; CT 32-34; Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo(25 marzo 1993) 61: AAS 85 (1993), pp. 1063-1064; TMA 34; Giovanni Paolo II, Litt. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995), n. 18: AAS 87 (1995), p. 932.
(98) CT 32.
(99) Cf UR 11.
(100) Cf Direttorio per l'ecumenismo, n. 190, l.c., p. 1107.
(101) Cf CT 33.
(102) Cf NA 4; Segretariato per l'Unione dei Cristiani (Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo), Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi cattolica (24 giugno 1985).
(103) CCC 839.
(104) Ebrei ed ebraismo, cit., n. VII.
(105) Cf NA 4.
(106) Cf EN 53; MPD 15; ChL 35; RM 55-57; CCC 839-845; TMA 53; Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Ist. Dialogo e annuncio(19 maggio 1991): AAS 84 (1992), pp. 414-446; 1263.
(107) Segretariato per l'Unione dei Cristiani - Segretariato per i non Cristiani - Segretariato per i non credenti - Pontificio Consiglio per la Cultura, Rapporto Il fenomeno delle sètte o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale: « L'Osservatore Romano » del 7 maggio 1986.
(108) Il fenomeno delle sètte o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale, cit., n. 5.4.
(109) RM 38.
(110) Cf parte II, cap. 1; DCG (1971) 8; EN 20; 63; CT 53; RM 52-54; Giovanni Paolo II, Allocuzione ai membri del Consiglio Internazionale per la catechesi: « L'Osservatore Romano » del 27 settembre 1992; Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione La liturgia romana e l'inculturazione (25 gennaio 1985): AAS 87 (1995), pp. 288-319; Commissione Teologica Internazionale, Documento Commissio Theologica su Fede e inculturazione (3-8 ott. 1988); cf pure Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Ecclesia in Africa, l.c.; Allocuzioni in occasione dei viaggi pastorali.
(111) Cf EN 20; 63; CT 53; RM 52-54; CCC 172-175.
(112) CT 53.
(113) Cf parte II, cap. 1.
(114) Cf CT 53.
(115) CT 53.
(116) EN 20.
(117) RM 54.
(118) Cf CT 59.
(119) CT 59.
(120) RM 37.
(121) Cf parte III, cap. 2.
(122) Cf DCG (1971) 123.
(123) Giovanni Paolo II, Alloc. ai membri del Coincat, l.c.
(124) CCC 24; cf FD 4.
(125) RM 37.
(126) ChL 63.
(127) Cf parte V, cap. 4.
(128) EN 63.
(129) In questa parte quinta, come nel resto del presente documento, l'espressione « Chiesa particolare » si riferisce alla Diocesi e ai suoi assimilati (CIC 368). L'espressione « Chiesa locale »si riferisce alle aggregazioni di Chiese particolari, bene stabilite in una regione o nazione, o anche in un insieme di nazioni unite tra loro da vincoli particolari. Cf parte I cap. 3: « La catechesi è una azione di natura ecclesiale » e parte II, cap. 1: « La ecclesialità del messaggio evangelico ».
(130) Come indica LG 26a, le legittime aggregazioni dei fedeli ricevono il nome di « Chiese » nel NT; cf i testi biblici con i quali si apre questa parte.
(131) Cf CD 11.
(132) La Chiesa particolare è descritta, prima di tutto, come «porzione del Popolo di Dio » (CD 11).
(133) Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis Notio », 7 AAS 85 (1993), p. 842.
(134) Ibidem, 9b.
(135) LG 23b, raccoglie la testimonianza di sant'Ilario di Poitiers: In Ps 14,3 (PL 9, 206) e di san Gregorio Magno: Moral. IV, 7, 12 (PL 75, 643 C).
(136) EN 14.
(137) Cf At 2,11.
(138) « Communionis Notio » 7 l.c. 842.
(139) Ibidem, 9b: l.c. p. 843; cf AG 4.
(140) L'espressione ministero della catechesi è utilizzata in CT 13.
(141) È importante sottolineare il carattere di servizio unico che la catechesi ha nella Chiesa particolare. Il « soggetto » delle grandi azioni evangelizzatrici è la Chiesa particolare. È lei che annunzia, che trasmette il Vangelo, che celebra. Gli agenti « servono » a questo ministero e operano « in nome della Chiesa ». Le implicazione teologiche, spirituali e pastorali di questa « ecclesialità » della catechesi sono grandi.
(142) Cf CT 16: È una responsabilità differenziata ma comune.Cf anche la nota 54, apposta al n. 50 come chiarificazione del termine « ministero della Parola »
(143) AG 14. In questo senso si esprime CT 16: « La catechesi è stata sempre e resterà un'opera, di cui tutta la Chiesa deve sentirsi e voler essere responsabile ». Cf anche: MPD 12; RICA 41; CIC 774, 1.
(144) « La catechesi deve poggiarsi nella testimonianza della comunità ecclesiale » (DCG 1971 35); cf parte IV, cap. 2.
(145) CT 24.
(146) « Oltre a questo apostolato, che spetta assolutamente a tutti i fedeli, i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente coll'apostolato della Gerarchia, a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, faticando molto per il Signore » (LG 33). Questa dottrina conciliare è stata raccolta dal CIC 228 e 759.
(147) LG 25; cf CD 12a; EN 68c.
(148) LG 25.
(149) Ibid.
(150) DV 8.
(151) CT 63b.
(152) Cf CT 12a.
(153) CT 63c.
(154) CT 63d; cf CIC 775 § 1.
(155) Cf CT 63c; CIC 823 § 1.
(156) CT 63d.
(157) CD 14b; cf CIC 780.
(158) Cf PO 8; 6; 12a; Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), n. 12: l.c. 675-677.
(159) PO 6b.
(160) Cf CIC 773.
(161) LG 10.
(162) LG 10. Circa i « due modi di partecipare nell'unico sacerdozio di Cristo » cf CCC 1546-1547.
(163) PO 9b.
(164) Cf CIC 776-777.
(165) CT 64. Rispetto a questo orientamento di fondo che i presbiteri devono collaborare a dare alla catechesi, il Concilio Vaticano II indica due esigenze fondamentali: « non insegnare la propria sapienza ma la parola di Dio » (PO 4) e « esporre la parola di Dio e non « limitarsi ad esporre in termini generali e astratti ma applicandola alle circostanze concrete della vita » (ibid).
(166) Cf nel capitolo 3 di questa parte il numero dedicato alla «famiglia come ambito o mezzo di crescita nella fede », dove si analizzano le caratteristiche della catechesi familiare. Questo numero verte più sulla considerazione dei genitori come agenti della catechesi; cf CIC 226 § 2; 774 § 2.
(167) CT 68.
(168) Ibid.
(169) Ibid.
(170) Cf ChL 62; FC 38.
(171) FC 38.
(172) CT 68; cf EN 71b.
(173) Cf CT 68.
(174) LG 11; cf EC 36b.
(175) CT 65; cf CIC 778.
(176) CCC 915; cf LG 44.
(177) EN 69; cf VC 33.
(178) Cf VC 31 circa « i rapporti fra i diversi stati di vita del cristiano »; cf CCC 932.
(179) CT 65; cf RM 69.
(180) CT 65.
(181) Cf 1 Cor 12,4; LG 12b.
(182) LG 31. In ChL 15 si analizza dettagliatamente questo «carattere secolare ».
(183) LG 35.
(184) AA 2b; cf Rituale Romanum, Ordo Baptismi Parvulorum, n. 62, Edito Typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1969; RICA 224.
(185) CCC 429.
(186) Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che l'autorità della Chiesa possa affidare ufficialmente un officio o servizio ecclesiale ai laici, prescindendo dal fatto che quel servizio sia o no un « ministero » non ordinato formalmente istituito come tale: « I laici che risultano idonei, sono giuridicamente abili ad essere assunti dai sacri Pastori in quegli uffici ecclesiastici e in quegli incarichi (officia ecclesiastica et munera), che sono in grado di esercitare secondo le disposizioni del diritto » (CIC 228 §1); cf EN 73; ChL 23.
(187) CT 66b; cf GCM.
(188) CT 66b.
(189) GCM 4.
(190) Ibid.
(191) CT 45; cf RM 37, ab, par 2o.
(192) RM 33.
(193) CT 66a.
(194) Ibid.; cf CT 42.
(195) Cf DCG (1971) 96c.
(196) Cf CT 45; cf DCG (1971) 95.
(197) Cf DCG (1971) 91; cf CT 41.
(198) CT 45a.
(199) GCM 5.
(200) Il Concilio Vaticano II distingue due tipi di catechisti: i «catechisti con piena dedizione » e « i catechisti ausiliari » (cf Ag 17). Questa distinzione è ripresa dalla GCM 4, con la terminologia di « catechisti a tempo pieno » e « catechisti a tempo parziale ».
(201) Cf GCM 5.
(202) Cf DCG (1971) 108a.
(203) DCG (1971) 111.
(204) Cf CT 5. Questo testo definisce la finalità cristocentrica della catechesi. Tale fatto determina il cristocentrismo del contenuto della catechesi, il cristocentrismo della risposta del destinatario, il a Gesù Cristo e il cristocentrismo della spiritualità del catechista e della sua formazione.
(205) Si segnalano qui le quattro tappe del Catecumenato battesimale colte in una prospettiva cristocentrica.
(206) GCM 20.
(207) LG 64.
(208) Cf DCG (1971) 114.
(209) Cf GCM 7.
(210) Cf GCM 13.
(211) DCG (1971) 31.
(212) CT 52; cf CT 22.
(213) Cf CT 22d.
(214) Cf GCM 21.
(215) Le qualità umane suggerite dalla GCM sono le seguenti: facilità di rapporti umani e di dialogo, idoneità per la comunicazione, disposizione alla collaborazione, funzione di guida, serenità di giudizio, comprensione e realismo, capacità di dare consolazione e speranza... (cf 21).
(216) EN 79.
(217) Cf ChL 60.
(218) Cf DCG (1971) 112. GCM 23, sottolinea l'importanza primordiale della Sacra Scrittura nella formazione dei catechisti: « La Sacra Scrittura continui ad essere il soggetto principale di insegnamento e costituisca l'anima di tutto lo studio teologico. Ove occorre, venga potenziato ».
(219) ChL 60c.
(220) CT 22.
(221) DCG (1971) 112.
(222) GS 62b.
(223) DCG (1971) 100.
(224) GS 59.
(225) « L'insegnamento delle scienze umane, data la loro enorme estensione e diversità, pone ardui problemi di scelta e di impostazione. Poiché non si tratta di formare specialisti in psicologia ma catechisti, il criterio da seguire è quello di distinguere e scegliere ciò che può loro direttamente giovare all'acquisto della capacità di comunicazione »
(226) Un testo fondamentale per utilizzare le scienze umane nella formazione dei catechisti continua a essere questa raccomandazione del Concilio Vaticano II in GS 62: «I fedeli, dunque, vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione. Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché la pratica della religione e l'onestà procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica, in modo che possano giudicare e interpretare tutte le cose con senso integralmente cristiano».
(227) L'importanza della pedagogia è stata sottolineata da CT 58: « Tra le numerose e prestigiose scienze umane, che registrano ai nostri giorni un immenso progresso, la pedagogia è senza dubbio una delle più importanti.. La scienza dell'educazione e l'arte dell'insegnare sono oggetto di continue rimesse in discussione, in vista di un migliore adattamento o di una più grande efficacia ».
(228) Cf CT 58.
(229) Cf DCG (1971) 113.
(230) Ibid.
(231) DCG (1971) 112.
(232) Cf GCM 28.
(233) « I sacerdoti e i religiosi devono aiutare i fedeli laici nella loro formazione. In questo senso i Padri del Sinodo hanno invitato i presbiteri e i candidati agli Ordini a prepararsi accuratamente ad essere capaci di favorire la vocazione e la missione dei laici » (ChL 61).
(234) Cf ChL 61.
(235) « Sono anche da raccomandare le iniziative parrocchiali... finalizzate alla formazione interiore dei catechisti, come le scuole di preghiera, le convivenze di fraternità e di condivisione spirituale, i ritiri spirituali. Queste iniziative non isolano i catechisti, ma li aiutano a crescere nella spiritualità propria e nella comunione tra di loro » (GCM 22).
(236) Cf DCG (1971) 110.
(237) Cf per quanto riguarda le Scuole di catechisti nelle missioni: AG 17c; RM 73; CIC 785 e GCM 30. Per la Chiesa in genere vedere DCG (1971) 109.
(238) L'espressione catechista di base è utilizzata in DCG (1971) 112c.
(239) Cf DCG (1971) 109b.
(240) DCG (1971) 109a.
(241) CT 71a.
(242) Vedere parte V, cap. 1: « La comunità cristiana e la responsabilità di catechizzare », dove si parla della comunità come responsabile della catechesi. Essa è qui considerata come « luogo » di catechizzazione.
(243) Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio, n. 1: l.c. 838.
(244) Cf MPD 13.
(245) Cf CT 24.
(246) CT 67a. Si tratta di una espressione classica nella catechesi. L'Esortazione apostolica parla deiluoghi della catechesi (« de locis catecheseos »).
(247) Cf LG 11; cf AA 11; FC 49.
(248) EN 71.
(249) Cf GS 52; FC 37a.
(250) Si veda la parte I, cap. 3: « Il Catecumenato battesimale: struttura e gradualità ». Qui si affronta il Catecumenato battesimale come luogo di catechesi e in relazione alla continua presenza della comunità in esso.
(251) Cf DCG (1971) 130, dove si descrive la finalità del Catecumenato battesimale. Cf RICA 4, che indica la connessione del Catecumenato battesimale con la comunità cristiana.
(252) Sinodo 1977, MPD 8c.
(253) Cf RICA 4, 41.
(254) RICA 18.
(255) RICA 41.
(256) Cf RICA 41.
(257) Cf CT 67c.
(258) Cf AA 10.
(259) CT 67b.
(260) Ibidem.
(261) Ibidem.
(262) L'importanza della catechesi degli adulti è stata sottolineata in CT 43 e nel DCG (1971) 20.
(263) ChL 61.
(264) Cf EN 52.
(265) Cf DCG (1971) 96c.
(266) È importante constatare come Giovanni Paolo II, in ChL 61, pone la convenienza delle piccole comunità ecclesiali nel contesto delle parrocchie e non come un movimento parallelo che assorbe i suoi membri migliori: « All'interno poi di talune parrocchie... le piccole comunità ecclesiali presenti possono essere di notevole aiuto nella formazione dei cristiani, potendo rendere più capillari e incisive la coscienza e l'esperienza della comunione e della missione ecclesiale ».
(267) Cf Sacrée Congrégation pour l'Education Catholique, Document L'école catholique: l.c.
(268) Congregazione per l'Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell'educazione nella Scuola Cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 31: l.c.
(269) GE 8.
(270) Congregazione per l'Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell'educazione..., n. 32: l.c.
(271) « Il carattere proprio e la ragione profonda della scuola cattolica, per cui appunto i genitori cattolici dovrebbero preferirla, consistono precisamente nella qualità dell'insegnamento religioso integrato nell'educazione degli alunni » (Ct 69); cf parte I, cap. 2, nn. 73-76.
(272) AG 12c.
(273) Cf CT 70.
(274) CT 70. Qui si fa riferimento a quelle associazioni, movimenti o gruppi di fedeli, nei quali vengono curati gli aspetti catechistici nei loro scopi formativi, ma che non nascono propriamente per costituirsi in ambiti di catechizzazione.
(275) ChL 62.
(276) CT 67.
(277) CT 47b.
(278) Cf CT 47b.
(279) CT 47. In questo testo, Giovanni Paolo II parla dei diversi gruppi di giovani: gruppi di azione cattolica, gruppi caritativi, di orazione, di riflessione cristiana... Chiede che in essi non manchi « uno studio serio della dottrina cristiana ». La catechesi è una dimensione che deve sempre darsi nella vita apostolica del laicato.
(280) CT 21.
(281) Cf CT 67b-c.
(282) EN 58 indica come le comunità ecclesiali di base fioriscano un po' dappertutto nella Chiesa. RM 51 afferma che si tratta di un « fenomeno in rapida crescita ».
(283) EN 58c.
(284) RM 51a; cf EN 58f; LC 69.
(285) RM 51c.
(286) Ibid.; cf EN 58; LC 69.
(287) DCG (1971) 126. Il Segretariato diocesano (officium catechisticum) è stato istituito in tutte le diocesi con il decreto Provido sane: cf Sacra Congregatio Concilii, Decretum Provido sane (12 gennaio 1935): AAS 27 (1935), p. 151; si veda anche CIC 775 § 1.
(288) Cf DCG (1971) 100. Si vedano le linee suggerite nella Esposizione Introduttiva e quanto affermato in questo capitolo: « Analisi delle situazioni e delle necessità ».
(289) Cf DCG (1971) 103. Si veda in questo capitolo: « Programma di azione e orientamenti catechistici ».
(290) Cf DCG (1971) 108-109. Si veda la parte V, capitolo 2: « La pastorale dei catechisti nella Chiesa particolare », e « Scuole di catechisti e Centri Superiori per esperti in catechesi ».
(291) Cf DCG (1971) 116-124.
(292) DCG (1971) 126.
(293) Cf CT 63. Lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II raccomanda di dotare la catechesi di una «organizzazione adeguata ed efficace, che metta in opera le persone, i mezzi, gli strumenti, come pure tutte le risorse economiche necessarie » (ibid.).
(294) DCG (1971) 126.
(295) Ibidem.
(296) DCG (1971) 127.
(297) CIC 775 § 3.
(298) Cf DCG (1971)129.
(299) AG 38a; cf CIC 756 §§ 1-2.
(300) Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Vescovi degli Stati Uniti durante l'incontro nel Seminario minore di Nostra Signora di Los Angeles (16 settembre 1987): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X3 (1987), p. 556. La frase è stata ripresa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, LetteraCommunionis Notio, n. 13: l.c. 846.
(301) La Costituzione Pastor Bonus, del 28 giugno 1988, tratta della riforma della Curia Romana che fu richiesta dal Concilio: cf CD 9. Una prima riforma fu promulgata con la Costituzione Apostolica di Paolo VI Regimini Ecclesiae Universae, del 15 agosto 1967: AAS 59 (1967), pp. 885-928.
(302) Si vedano i nn. 282 e 285 del presente capitolo.
(303) PB 94.
(304) RM 33.
(305) Ibid.
(306) CD 17a: « Le varie forme di apostolato.... siano coordinate e intimamente unite tra loro, sotto la guida del Vescovo, di modo che tutte le iniziative e attività di carattere catechistico, missionario, caritativo, sociale, familiare, scolastico e ogni altro lavoro mirante a fini pastorali tendano a un'azione concorde, dalla quale sia resa ancora più palese l'unità della diocesi ».
(307) Cf parte IV, cap. 2: « La catechesi per età ».
(308) CT 45c.
(309) Ibid.
(310) CF DCG (1971) 20, dove si indica come le altre forme di catechesi sono ordinate (ordinantur) alla catechesi degli adulti.
(311) CT 18d.
(312) RM 33.
(313) Ibid.
(314) Cf CT 19 e 42.
(315) Cf AG 11-15. Il concetto di evangelizzazione come un processo strutturato in tappe è stato analizzato nella parte I, cap. 1: « Il processo dell'evangelizzazione ».
(316) CT 67b.
(317) DCG (1971) 100.
(318) Cf parte V, cap. 5.
(319) DCG (1971) 102; cf Esposizione introduttiva, 16.
(320) Cf DCG (1971) 117 e 134; PB 94.
(321) Riguardo a quest'insieme di libri catechetici, Catechesi Tradendae afferma: « Uno degli aspetti maggiori del rinnovamento della catechesi consiste oggi nella revisione e nella moltiplicazione dei libri catechetici, avvenute quasi dappertutto nella Chiesa. Opere numerose ed assai riuscite hanno visto la luce e rappresentano una vera ricchezza al servizio dell'insegnamento catechetico » (Ct 49).
DCG (1971) 120 definisce i Testi didattici nel seguente modo: « I testi didattici sono sussidi offerti alla comunità cristiana impegnata nella catechesi. Nessun testo può sostituire la viva comunicazione del messaggio cristiano. I testi tuttavia sono molto importanti perché provvedono a una più diffusa spiegazione dei documenti della tradizione cristiana e degli altri elementi che favoriscono l'attività catechistica ».
(322) Riguardo alle Guide, DCG (1971) 121 indica ciò che devono contenere: « La spiegazione del messaggio della salvezza (con costanti riferimenti alle fonti e con la precisa distinzione di ciò che fa parte della fede e della dottrina sicura e di ciò che invece è soltanto opinione di teologi): consigli psicologici e pedagogici e suggerimenti metodologici ».
(323) Cf parte III, cap. 2: « La comunicazione sociale »; cf DCG (1971) 122.
(324) CT 49b.
(325) Ibid.
(326) Ibid.
(327) La questione dei Catechismi locali è stata trattata nella parte II, cap. 2: « I Catechismi nella Chiesa locale ». Qui si presentano soltanto alcuni criteri per la loro elaborazione. Con la denominazione « Catechismi locali », il presente documento si riferisce ai Catechismi proposti dalle Chiese particolari o dalle Conferenze Episcopali.
(328) FD 4c.
(329) CT 50.
(330) DCG (1971) 119, 134; CIC 775 §2; PB 94.
(331) Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis Notio, n. 9: l.c. 843.
(332) Cf EN 75a.
(333) Cf EN 75d.
(334) RM 21.
(335) Cf CT 72.
(336) CT 72.
(337) CT 73.



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