Direttorio Presbiteri IT 33

Capitolo II


SPIRITUALITA' SACERDOTALE

Contesto storico attuale


34 Interpretare i segni dei tempi

La vita e il ministero dei sacerdoti si sviluppano sempre nel contesto storico, di volta in volta carico di nuovi problemi e di inedite risorse, nel quale si trova a vivere la Chiesa pellegrina nel mondo.

Il sacerdozio non nasce dalla storia, ma dalla immutabile volontà del Signore. Tuttavia esso si confronta con le circostanze storiche e - pur rimanendo sempre fedele a se stesso - si configura, nella concretezza delle scelte, anche attraverso una relazione critica e una ricerca di evangelica risposta ai « segni dei tempi ». Per tale motivo, i presbiteri hanno il dovere di interpretare tali « segni » alla luce della fede e di sottoporli a prudente discernimento. In ogni caso non potranno ignorarli, soprattutto se si vuole orientare in modo efficace e pertinente la propria vita in modo che il loro servizio e la loro testimonianza siano sempre più fecondi per il regno di Dio.

Nell'attuale fase della vita della Chiesa e della società, i presbiteri sono chiamati a vivere con profondità il loro ministero, attese le sempre più profonde, numerose e delicate esigenze di ordine non solo pastorale ma anche sociale e culturale, alle quali devono far fronte. (102)

Essi, pertanto, sono oggi impegnati nei diversi campi di apostolato che richiedono generosità e dedizione completa, preparazione intellettuale e, soprattutto, una vita spirituale matura e profonda radicata nella carità pastorale, che è la loro specifica via alla santità e che costituisce anche un autentico servizio ai fedeli nel ministero pastorale.


35 L'esigenza della nuova evangelizzazione

Da ciò deriva che il sacerdote è coinvolto, in maniera del tutto speciale, nell'impegno dell'intera Chiesa per la nuova evangelizzazione. Partendo dalla fede in Gesù Cristo, Redentore dell'uomo, ha la certezza che in Lui vi è una « imperscrutabile ricchezza » (
Ep 3,8) che nessuna cultura, nessuna epoca può esaurire e alla quale possono attingere sempre gli uomini per arricchirsi.(103)

È questa, pertanto, l'ora di un rinnovamento della nostra fede in Gesù Cristo, che è lo stesso « ieri, oggi e sempre » (Ebr 13, 8). Pertanto, « la chiamata alla nuova evangelizzazione è innanzitutto una chiamata alla conversione ». (104) Al tempo stesso, è una chiamata a quella speranza, « che poggia sulle promesse di Dio, sulla fedeltà alla sua Parola, e che ha come certezza incrollabile la risurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte, primo annuncio e radice di ogni evangelizzazione, fondamento di ogni promozione umana, principio di ogni autentica cultura cristiana ». (105)

In tale contesto, il sacerdote deve anzittutto ravvivare la sua fede, la sua speranza e il suo amore sincero al Signore, in modo tale da poterlo offrire alla contemplazione dei fedeli e di tutti gli uomini come veramente è: una Persona viva, affascinante, che ci ama più di tutti perché ha dato la sua vita per noi; « nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » (Jn 15,13).

Nello stesso tempo, il sacerdote, consapevole che ogni persona è, in diverso modo, alla ricerca di un amore capace di portarla oltre gli angusti confini della sua debolezza, del proprio egoismo e, soprattutto, della stessa morte, proclamerà che Gesù Cristo è la risposta a tutte queste ansie.

Nella nuova evangelizzazione, il sacerdote è chiamato ad essere l'araldo della speranza.(106)


36 La sfida delle sette e dei nuovi culti

Il proliferare delle sette e dei nuovi culti, nonché la loro diffusione anche fra i fedeli cattolici, costituisce una particolare sfida al ministero pastorale.

Alla base di un tale fenomeno ci sono motivazioni complesse. In ogni caso, il ministero dei presbiteri viene sollecitato a rispondere con prontezza e incisività alla ricerca del sacro e dell'autentica spiritualità che oggi emerge in modo particolare.

In questi ultimi anni, infatti, si è reso evidente che sono eminentemente pastorali le motivazioni che richiedono il sacerdote come uomo di Dio e maestro di preghiera.

Al tempo stesso, si impone la necessità di far sì che la comunità affidata alle sue cure pastorali sia realmente accogliente in modo che nessuno appartenente ad essa possa sentirsi anonimo o oggetto di indifferenza.

Si tratta di una responsabilità che ricade certamente su ogni fedele ma, in modo del tutto particolare, sul presbitero, che è l'uomo di comunione.

Se egli saprà accogliere con stima e rispetto chiunque lo avvicini, valorizzandone la personalità, allora creerà uno stile di autentica carità che diventerà contagioso e si estenderà gradualmente all'intera comunità.

Per vincere la sfida delle sette e dei nuovi culti, è particolarmente importante una catechesi matura e completa, la quale richiede oggi uno speciale sforzo da parte del sacerdote affinché tutti i suoi fedeli conoscano realmente il significato della vocazione cristiana e della fede cattolica. In modo particolare, i fedeli devono essere educati a conoscere bene il rapporto che intercorre tra la loro specifica vocazione in Cristo e l'appartenenza alla sua Chiesa, che devono imparare ad amare filialmente e tenacemente.

Tutto questo si realizzerà se il sacerdote, nella sua vita e nel suo ministero, eviterà quanto potrebbe provocare tiepidezza, freddezza o identificazione selettiva nei confronti della Chiesa.


37 Luci e ombre dell'attività ministeriale

È motivo di grande conforto rilevare che oggi i presbiteri di tutte le età e nella stragrande maggioranza svolgono con gioioso impegno, spesso frutto di silenzioso eroismo, il loro ministero, lavorando fino al limite delle proprie forze senza vedere, alle volte, i frutti del loro lavoro.

Per questo loro impegno, essi costituiscono oggi un annuncio vivente di quella grazia divina che, elargita al momento dell'ordinazione, continua a donare forza sempre nuova per il sacro ministero.

Assieme a queste luci, che illuminano la vita del sacerdote, non mancano ombre che tendono ad indebolirne la bellezza e a renderne meno efficace l'esercizio del ministero.

Il ministero pastorale è impresa affascinante ma ardua, sempre esposta all'incomprensione e all'emarginazione, e, oggi soprattutto, alla stanchezza, alla sfiducia, all'isolamento e, qualche volta, alla solitudine.

Per vincere le sfide che la mentalità secolaristica continuamente gli pone, il sacerdote avrà cura di riservare il primato assoluto alla vita spirituale, allo stare sempre con Cristo e a vivere con generosità la carità pastorale, intensificando la comunione con tutti e, in primo luogo, con gli altri presbiteri.

Stare con Cristo nella preghiera


38 Primato della sita spirituale

Il sacerdote è stato, per così dire, concepito in quella lunga preghiera durante la quale il Signore Gesù ha parlato al Padre dei suoi Apostoli e, certamente, di tutti coloro che nel corso dei secoli sarebbero stati fatti partecipi della Sua stessa missione (cf Lc
Lc 6,12 Gv Jn 17,15-20). La stessa orazione di Gesù nel Getsemani (cf Mt Mt 26,36-44 par.), tutta protesa verso il sacrificio sacerdotale del Golgota, manifesta in modo paradigmatico « come il nostro sacerdozio debba essere profondamente vincolato alla preghiera: radicato nella preghiera »,(107)

Nati da queste preghiere e chiamati a rinnovare un Sacrificio che da esse è inseparabile, i presbiteri manterranno vivo il loro ministero con una vita spirituale, alla quale daranno l'assoluta preminenza, evitando di trascurarla a motivo delle diverse attività. Proprio per poter svolgere fruttuosamente il ministero pastorale, il sacerdote ha bisogno di entrare in una particolare e profonda sintonia con Cristo buon Pastore, il quale, solo, resta il protagonista principale di ogni azione pastorale.


39 Mezzi per la sita spirituale

Tale vita spirituale dev'essere incarnata nell'esistenza di ogni presbitero attraverso la liturgia, la preghiera personale, lo stile di vita e la pratica delle virtù cristiane, che contribuiscono alla fecondità dell'azione ministeriale. La stessa conformazione a Cristo esige, per così dire, di respirare un clima di amicizia e di incontro personale con il Signore Gesù e di servizio alla Chiesa, suo Corpo, che il sacerdote dimostrerà di amare attraverso l'adempimento fedele e indefesso dei doveri del ministero pastorale.(108)

È necessario, pertanto, che il presbitero programmi la sua vita di preghiera in modo da comprendere: la celebrazione eucaristica quotidiana,(109) con adeguata preparazione e ringraziamento; la confessione frequente110 e la direzione spirituale già praticata in seminario;(111) la celebrazione integra e fervorosa della liturgia delle ore,(112) alla quale è quotidianamente tenuto;(113) l'esame della propria coscienza;(114) l'orazione mentale propriamente detta;(115) la lectio divina;(116) i prolungati momenti di silenzio e di colloquio, soprattutto negli Esercizi e Ritiri Spirituali periodici;(117) le preziose espressioni della devozione mariana, come il Rosario;(118) la Via Crucis e gli altri pii esercizi;(119) la fruttuosa lettura agiografica.(120)

Ogni anno, come segno di duraturo desiderio di fedeltà, durante la Messa crismale, i presbiteri rinnovino, davanti al Vescovo e insieme con lui, le promesse fatte nel momento dell'ordinazione.(121)

La cura della vita spirituale deve essere sentita come un gioioso dovere da parte dello stesso sacerdote, ma anche come un diritto dei fedeli che cercano in lui consciamente o inconsciamente, l'uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l'amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza.(122)


40 Imitare Cristo che prega

A causa di numerosi impegni provenienti in larga misura dall'attività pastorale, la vita dei presbiteri è esposta, oggi più che mai, ad una serie di sollecitazioni che potrebbero condurla verso un crescenteattivismo esteriore, sottomettendola ad un ritmo, alle volte, frenetico e travolgente.

Contro tale tentazione, non bisogna dimenticare che la prima intenzione di Gesù fu quella di convocare intorno a sé degli Apostoli che anzitutto « stessero con lui » (
Mc 3,14).

Lo stesso Figlio di Dio ha voluto anche lasciarci testimonianza della sua preghiera.

Con grande frequenza, infatti, i Vangeli ci presentano Cristo in preghiera: nella rivelazione della sua missione da parte del Padre (cf Lc Lc 3,21-22), prima della chiamata degli Apostoli (cf Lc Lc 6,12), nel rendere grazie a Dio nella moltiplicazione dei pani (cf Mt Mt 14,19 Mt 15,36 Mc 6,41 Mc 8,7 Lc Lc 9,16 Jn 6,11), nella trasfigurazione sul monte (cf Lc Lc 9,28-29), quando risana il sordomuto (cf Mc Mc 7,34) e risuscita Lazzaro (cf Gv Jn 11,41 ss), prima della confessione di Pietro (cf Lc Lc 9,18), quando insegna ai discepoli a pregare (cf Lc Lc 11,1), e quando questi ritornano dall'aver compiuto la loro missione (cf Mt 11,25 ss.; Lc Lc 10,21 ss.), nel benedire i fanciulli (cf Mt Mt 19,13) e nel pregare per Pietro (cf Lc Lc 22,32).

Tutta la sua attività quotidiana derivava dalla preghiera. Così egli si ritirava nel deserto o sul monte a pregare (cf Mc Mc 1,35 Mc 6,46 Lc 5,16 Mt Mt 4,1 Mt Mt 14,23), si alzava al mattino presto (cf Mc 1,35) e passava la notte intera in orazione a Dio (cf Mt Mt 14,23 Mt Mt 14,25 Mc Mc 6,46 Mc Mc 6,48 Lc Lc 6,12). Fino al termine della sua vita, nell'ultima Cena (cf Gv Jn 17,1-26), nell'agonia (cf Mt Mt 26,36-44 par.) e sulla Croce (cf Lc 23,34 Lc 23,46 Mt Mt 27,46 Mc Mc 15,34), il Maestro divino dimostrò che la preghiera animava il suo ministero messianico e il suo esodo pasquale. Risuscitato da morte, vive per sempre e prega per noi (cf He 7,25).(123)

Sull'esempio di Cristo, il sacerdote deve saper mantenere la vivacità e l'abbondanza dei momenti di silenzio e di preghiera nei quali coltivare e approfondire il proprio rapporto esistenziale con la persona vivente del Signore Gesù.


41 Imitare la Chiesa che prega

Per rimanere fedele all'impegno di « stare con Gesù », occorre che il presbitero sappia imitare la Chiesa che prega.

Nel dispensare la Parola di Dio, che lui stesso ha ricevuto con gioia, il sacerdote sia memore dell'esortazione rivoltagli dal Vescovo il giorno della sua ordinazione: « Per questo, facendo della Parola l'oggetto della tua continua riflessione, credi sempre quel che leggi, insegna quel che credi, realizza nella vita quel che insegni. In questo modo, mentre con la dottrina darai nutrimento al Popolo di Dio e con la buona testimonianza della vita gli sarai di conforto e sostegno, diventerai costruttore del tempio di Dio, che è la Chiesa ». Similmente riguardo alla celebrazione dei sacramenti e, in particolare dell'Eucaristia: « Sii dunque consapevole di quel che fai, imita ciò che compi e poiché celebri il mistero della morte e della risurrezione del Signore, porta la morte di Cristo nel tuo corpo e cammina nella sua novità di vita ». E, infine, riguardo alla guida pastorale del Popolo di Dio perché lo conduca fino al Padre: « Per questo non cessare mai di tenere lo sguardo rivolto a Cristo, Pastore buono, che è venuto non per essere servito, ma per servire, e per cercare e salvare quelli che si sono perduti ».(124)


42 Preghiera come comunione

Forte dello speciale legame con il Signore, il presbitero saprà affrontare i momenti in cui potrebbe sentirsi solo in mezzo agli uomini; rinnovando con forza il suo stare con Cristo che nell'Eucaristia è suo rifugio e suo miglior riposo.

Come Gesù, che mentre era solo stava continuamente con il Padre (cf
Lc 3,21 Mc Mc 1,35), anche il presbitero deve essere l'uomo che nella solitudine trova la comunione con Dio,(125) per cui potrà dire con S. Ambrogio: « Io non sono mai così poco solo come quando sono solo » (126)

Accanto al Signore, il presbitero troverà la forza e gli strumenti per riavvicinare gli uomini a Dio, per accendere la loro fede, per suscitare impegno e condivisione.

Carità pastorale


43 Manifestazione della carità di Cristo

La carità pastorale costituisce il principio interiore e dinamico capace di unificare le molteplici e diverse attività pastorali del presbitero e, dato il contesto socio-culturale e religioso nel quale egli vive, è strumento indispensabile per portare gli uomini alla vita della Grazia.

Plasmata da tale carità, l'attività ministeriale deve essere una manifestazione della carità di Cristo, di cui il presbitero saprà esprimere atteggiamenti e comportamenti, fino alla donazione totale di sé a favore del gregge che gli è stato affidato.(127)

Assimilare la carità pastorale di Cristo in modo da farla diventare forma della propria vita, è una meta che richiede dal sacerdote impegni e sacrifici continui, giacché essa non si improvvisa, non conosce soste né può essere raggiunta una volta per sempre. Il ministro di Cristo si sentirà obbligato a vivere e a testimoniare questa realtà sempre e dovunque, anche quando, a ragione dell'età, fosse sgravato da incarichi pastorali concreti.


44 Funzionalismo

La carità pastorale corre, oggi soprattutto, il pericolo di essere svuotata del suo significato dal cosiddetto funzionalismo.Non è raro, infatti, percepire, anche in alcuni sacerdoti, l'influsso di una mentalità che tende erroneamente a ridurre il sacerdozio ministeriale ai soli aspetti funzionali. « Fare » il prete, svolgere singoli servizi e garantire alcune prestazioni d'opera sarebbe il tutto dell'esistenza sacerdotale. Tale concezione riduttiva dell'identità e del ministero del sacerdote, rischia di spingere la vita di questi verso un vuoto, che viene spesso riempito da forme di vita non consone al proprio ministero.

Il sacerdote, che sa di essere ministro di Cristo e della sua Sposa, troverà nella preghiera, nello studio e nella lettura spirituale la forza necessaria per vincere anche questo pericolo.(128)

Predicazione della Parola


45 Fedeltà alla Parola

Cristo ha affidato agli Apostoli e alla Chiesa la missione di predicare la Buona Novella a tutti gli uomini.

Trasmettere la fede è svelare, annunziare e approfondire la vocazione cristiana; cioè la chiamata che Dio rivolge ad ogni uomo nel manifestargli il mistero della salvezza e, contemporaneamente, il posto che egli deve occupare in riferimento a tale mistero, come figlio di adozione nel Figlio.(129) Questo duplice aspetto si evidenzia sinteticamente nel Simbolo della Fede, una delle espressioni più autorevoli di quella fede con cui la Chiesa ha sempre risposto all'appello di Dio.(130)

Si pongono, allora, al ministero presbiterale due esigenze che sono quasi le due facce della stessa medaglia. Vi è, in primo luogo, il carattere missionario della trasmissione della fede. Il ministero della parola non può essere astratto o lontano dalla vita della gente; al contrario, esso deve far diretto riferimento al senso della vita dell'uomo, di ogni uomo e, quindi, dovrà entrare nelle questioni più vive che si pongono alla coscienza umana.

D'altra parte vi è una esigenza di autenticità e di conformità con la fede della Chiesa, custode della verità su Dio e sull'uomo. Ciò deve essere fatto con senso di estrema responsabilità, nella consapevolezza che si tratta di una questione della massima importanza in quanto é in gioco la vita dell'uomo e il senso della sua esistenza.

Per un fruttuoso ministero della Parola, tenendo presente tale contesto, il presbitero darà il primato alla testimonianza della vita, che fa scoprire la potenza dell'amore di Dio e rende persuasiva la sua parola. Inoltre, terrà conto della predicazione esplicita del mistero di Cristo ai credenti, ai non credenti e ai non cristiani; della catechesi, che é l'esposizione ordinata e organica della dottrina della Chiesa; dell'applicazione della verità rivelata alla soluzione dei casi concreti.(131)

La consapevolezza dell'assoluta necessità di « rimanere » fedeli e ancorati alla Parola di Dio e alla Tradizione per essere veramente discepoli di Cristo e conoscere la verità (cf Gv
Jn 8,31-32) ha sempre accompagnato la storia della spiritualità sacerdotale ed è stata autorevolmente ribadita anche dal Concilio Ecumenico Vaticano II.(132)

Soprattutto per la società contemporanea, contrassegnata dal materialismo teorico e pratico, dal soggettivismo e dal problematicismo, è necessario che il Vangelo sia presentato come « la potenza di Dio per salvare coloro che credono » (Rm 1,16). I presbiteri, ricordando che « la fede dipende dalla predicazione e la predicazione, a sua volta, si attua per la Parola di Cristo » (Ibid. 10, 17), impegneranno tutte le loro energie per corrispondere a questa missione che è primaria nel loro ministero. Essi, infatti, sono non soltanto i testimoni, ma anche gli annunciatori e i trasmettitori della fede.(133)

Tale ministero - svolto nella comunione gerarchica - li abilita ad esprimere con autorità la fede cattolica e a dare testimonianza ufficiale della fede della Chiesa. Il Popolo di Dio, in effetti, « viene adunato innanzitutto per mezzo della parola del Dio vivente, che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti ». (134)

Per essere autentica, la Parola deve essere trasmessa « senza doppiezza e senza alcuna falsificazione, ma manifestando con franchezza la verità davanti a Dio » (2Co 4,2). Il presbitero eviterà con responsabile maturità di contraffare, ridurre, distorcere o diluire i contenuti del messaggio divino. Suo compito, infatti, « non è di insegnare una propria sapienza, bensì di insegnare la parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità ».(135)

La predicazione, pertanto, non può ridursi alla comunicazione di pensieri propri, alla manifestazione dell'esperienza personale, a semplici spiegazioni di carattere psicologico,(136) sociologico o filantropico; neppure può indulgere eccessivamente al fascino della retorica, così spesso presente nella comunicazione di massa. Si tratta di annunciare una Parola di cui non si può disporre, in quanto è stata data alla Chiesa, affinché la custodisca, la scruti e fedelmente la trasmetta.(137)


46 Parola e vita

La coscienza della propria missione di annunciatore del Vangelo dovrà sempre più concretizzarsi pastoralmente in modo che il presbitero possa vivificare, alla luce della Parola di Dio, le diverse situazioni e i diversi ambienti nei quali svolge il suo ministero.

Per essere efficace e credibile è, perciò, importante che il presbitero - nella prospettiva della fede e del suo ministero - conosca, con costruttivo senso critico, le ideologie, il linguaggio, gli intrecci culturali, le tipologie diffuse attraverso i mezzi di comunicazione e che, in larga parte, condizionano le mentalità.

Stimolato dall'Apostolo che esclamava: « Guai a me se non predicassi il Vangelo! » (
1Co 9,16), egli saprà utilizzare tutti quei mezzi di trasmissione che le scienze e la tecnologia moderna gli offrono.

Certamente non tutto dipende da tali mezzi o dalle capacità umane, giacché la grazia divina può raggiungere il suo effetto indipendentemente dall'opera degli uomini. Ma, nel piano di Dio, la predicazione della Parola è, normalmente, il canale privilegiato per la trasmissione della fede e per la missione evangelizzatrice.

Per i tanti che oggi sono fuori o lontani dall'annuncio di Cristo, il presbitero sentirà come particolarmente urgente ed attuale l'angoscioso interrogativo: « come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che annunzi? » (Rm 10,14).

Per rispondere a tali interrogativi, egli si sentirà personalmente impegnato a coltivare in maniera particolare la Sacra Scrittura con lo studio di una sana esegesi, soprattutto patristica, e con la meditazione fatta secondo i diversi metodi comprovati dalla tradizione spirituale della Chiesa, in modo da ottenerne una comprensione animata dall'amore.(138) A tale scopo, il presbitero sentirà il dovere di riservare particolare attenzione alla preparazione, sia remota che prossima, dell'omelia liturgica, ai suoi contenuti, all'equilibrio tra parte espositiva e applicativa, alla pedagogia e alla tecnica del porgere, fino alla buona dizione, rispettosa della dignità dell'atto e dei destinatari.(139)


47 Parola e catechesi

La catechesi è parte rilevante di questa missione evangelizzatrice, essendo strumento privilegiato dell'insegnamento e della maturazione della fede.(140)

Il presbitero, in quanto collaboratore e per mandato del Vescovo, ha la responsabilità di animare, coordinare e dirigere l'attività catechistica della comunità che gli è affidata. È importante che egli sappia integrare tale attività in un progetto organico di evangelizzazione garantendo, innanzitutto, la comunione della catechesi della propria comunità con la persona del Vescovo, con la Chiesa particolare e con la Chiesa universale.(141)

In particolare, egli saprà suscitare la giusta e opportuna responsabilità e collaborazione nei riguardi della catechesi, sia dei membri degli Istituti di Vita consacrata e delle Società di vita apostolica, sia dei fedeli laici,(142) adeguatamente preparati, mostrando ad essi il riconoscimento e la stima per il compito catechistico.

Singolare premura egli porrà nella cura della formazione iniziale e permanente dei catechisti, delle associazioni e dei movimenti. Nella misura del possibile, il sacerdote dovrà essere il catechista dei catechisti, formando con questi una vera comunità di discepoli del Signore che serva come punto di riferimento per i catechizzandi.

Maestro143 ed educatore della fede,(144) il presbitero farà sì che la catechesi sia parte privilegiata nella educazione cristiana in famiglia, nell'insegnamento religioso, nella formazione dei movimenti apostolici, ecc., e che essa sia rivolta a tutte le categorie dei fedeli: fanciulli e giovani, adolescenti, adulti, anziani. Egli, inoltre, saprà trasmettere l'insegnamento catechistico facendo uso di tutti quegli aiuti, sussidi didattici e strumenti di comunicazione che possano essere efficaci affinché i fedeli, in modo adatto alla loro indole, capacità, età e alle condizioni pratiche di vita, siano in grado di apprendere più pienamente la dottrina cristiana e di tradurla in pratica nel modo più conveniente.(145)

A tale scopo, il presbitero non mancherà di avere come principale punto di riferimento, ilCatechismo della Chiesa Cattolica.Tale testo, infatti, costituisce norma sicura e autentica dell'insegnamento della Chiesa.(146)

Il sacramento dell'Eucaristia


48 Il mistero eucaristico

Se il servizio della Parola è elemento fondamentale del ministero presbiterale, il cuore e il centro vitale di esso è costituito, senza dubbio, dall'Eucaristia, che è, soprattutto, la presenza reale nel tempo dell'unico ed eterno sacrificio di Cristo.(147)

Memoriale sacramentale della morte e risurrezione di Cristo, ripresentazione reale ed efficace dell'unico Sacrificio redentore, fonte e culmine della vita cristiana e di tutta l'evangelizzazione,(148) l'Eucaristia è principio mezzo e fine del ministero sacerdotale, giacché « tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d'apostolato sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati ».(149) Consacrato per perpetuare il santo Sacrificio, il presbitero manifesta così, nel modo più evidente, la sua identità.

Esiste, infatti, un'intima connessione tra la centralità dell'Eucaristia, la carità pastorale e l'unità di vita del presbitero,(150) il quale trova in essa le indicazioni decisive per l'itinerario di santità al quale è specificamente chiamato.

Se il presbitero presta a Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, l'intelligenza, la volontà, la voce e le mani perché, mediante il proprio ministero, possa offrire al Padre il sacrificio sacramentale della redenzione, dovrà fare proprie le disposizioni del Maestro e, come Lui, vivere quale dono per i propri fratelli. Egli dovrà perciò imparare ad unirsi intimamente all'offerta, deponendo sull'altare del sacrificio l'intera vita come segno manifestativo dell'amore gratuito e preveniente di Dio.


49 Celebrazione dell'Eucaristia

È necessario richiamare il valore insostituibile che per il sacerdote ha la celebrazione quotidiana della Santa Messa, anche quando non vi fosse concorso di alcun fedele.(151) Egli la vivrà come il momento centrale della giornata e del ministero quotidiano, frutto di sincero desiderio e occasione di incontro profondo ed efficace con Cristo, e porrà la massima cura nel celebrarla con devozione ed intima partecipazione della mente e del cuore.

In una civiltà sempre più sensibile alla comunicazione mediante i segni e le immagini, il sacerdote darà adeguata attenzione a tutto ciò che può esaltare il decoro e la sacralità della celebrazione eucaristica. È importante che, in tale celebrazione, si pongano in giusto risalto la proprietà e la pulizia del luogo, l'architettura dell'altare e del tabernacolo,(152) la nobiltà dei vasi sacri dei paramenti,(153) del canto,(154) della musica,(155) il sacro silenzio,(156) ecc. Questi sono tutti elementi che possono contribuire ad una migliore partecipazione al Sacrificio eucaristico. Infatti, la scarsa attenzione agli aspetti simbolici della liturgia e, ancor più, la trascuratezza e la fretta, la superficialità e il disordine, ne svuotano il significato e indeboliscono la funzione di incremento della fede.(157) Chi celebra male manifesta la debolezza della sua fede e non educa gli altri alla fede. Celebrare bene, invece, costituisce una prima importante catechesi sul santo Sacrificio.

Il sacerdote, allora, pur mettendo a servizio della celebrazione eucaristica tutte le sue doti per renderla viva nella partecipazione di tutti i fedeli, deve attenersi al rito stabilito nei libri liturgici approvati dalla competente autorità, senza aggiungere, togliere o mutare alcunché.(158)

Tutti gli Ordinari, i Superiori degli Istituti di vita consacrata e i Moderatori delle Società di vita apostolica hanno il grave dovere, oltre che di precedere nell'esempio, di vigilare affinché le norme liturgiche riguardanti la celebrazione dell'Eucaristia vengano fedelmente osservate in tutti i luoghi.

I sacerdoti che celebrano o anche concelebrano sono tenuti ad indossare le vesti sacre prescritte dalle rubriche.(159)


50 Adorazione eucaristica

La centralità dell'Eucaristia dovrà apparire non solo dalla degna e sentita celebrazione del Sacrificio, ma altresì dalla frequente adorazione del Sacramento in modo che il presbitero appaia modello del gregge anche nell'attenzione devota e nell'assidua meditazione fatta - sempre che ciò sia possibile - alla presenza del Signore nel tabernacolo. È da auspicarsi che i presbiteri incaricati della guida di comunità dedichino larghi spazi all'adorazione comunitaria e riservino al Santissimo Sacramento dell'altare, anche fuori della Santa Messa, attenzioni e onori superiori a qualsiasi altro rito e gesto. a La fede e l'amore per l'Eucaristia non possono permettere che la presenza di Cristo nel Tabernacolo rimanga solitaria ».(160)

Momento privilegiato dell'adorazione eucaristica può essere la celebrazione della Liturgia delle Ore, la quale costituisce il vero prolungamento, durante la giornata, del sacrificio di lode e di ringraziamento che ha nella santa Messa il centro e la fonte sacramentale. La Liturgia delle Ore, nella quale il sacerdote, unito a Cristo, è voce della Chiesa per il mondo intero, sarà celebrata, anche comunitariamente, quando ciò è possibile e nelle forme opportune, in modo da essere « interprete e veicolo della voce universale che canta la gloria di Dio e chiede la salvezza dell'uomo »,(161) Esemplare solennità a tale celebrazione sarà riservata dai Capitoli canonicali. Si dovrà comunque sempre evitare, sia nella celebrazione comunitaria che in quella individuale, di ridurla ad un puro « dovere » da eseguire meccanicamente come semplice e affrettata lettura senza la necessaria attenzione al senso del testo.

Il Sacramento della Penitenza


51 Ministro della Riconciliazione

Dono della risurrezione agli Apostoli è lo Spirito Santo per la remissione dei peccati: « Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi » (
Jn 20,21-23). Cristo ha affidato l'opera di riconciliazione dell'uomo con Dio esclusivamente ai suoi Apostoli e a coloro che succedono loro nella stessa missione. I sacerdoti, allora, per volontà di Cristo, sono gli unici ministri del sacramento della riconciliazione.(162) Come Cristo, sono inviati a chiamare i peccatori alla conversione e a riportarli al Padre, mediante il giudizio di misericordia.

La Riconciliazione sacramentale ristabilisce l'amicizia con Dio Padre e con tutti i suoi figli nella sua famiglia che è la Chiesa, la quale, pertanto, ringiovanisce e viene edificata in tutte le sue dimensioni: universale, diocesana, parrocchiale.(163)

Nonostante la triste constatazione della perdita del senso del peccato, che è largamente presente nelle culture del nostro tempo, il sacerdote deve praticare, con gioia e dedizione, il ministero della formazione delle coscienze, del perdono e della pace.

Occorre, pertanto, che egli sappia identificarsi, in un certo senso, con questo sacramento e, assumendo l'atteggiamento di Cristo, sappia chinarsi con misericordia, come buon samaritano, sull'umanità ferita, facendo trasparire la novità cristiana della dimensione medicinale della Penitenza, che è in vista della guarigione e del perdono.(164)


52 Dedizione al ministero della Riconciliazione

Sia a motivo del suo ufficio,(165) sia anche a motivo dell'ordinazione sacramentale, il presbitero dovrà dedicare tempo ed energie all'ascolto delle confessioni dei fedeli, i quali, come dimostra l'esperienza, si recano volentieri a ricevere questo sacramento laddove sanno che vi sono sacerdoti disponibili. Ciò vale ovunque ma, soprattutto, per le chiese delle zone maggiormente frequentate e per i Santuari, dove è possibile una fraterna e responsabile collaborazione con i sacerdoti religiosi e con quelli anziani.

Ogni sacerdote si atterrà alla normativa ecclesiale che difende e promuove il valore della confessione individuale e della personale, integra accusa dei peccati nel colloquio diretto con il confessore,(166) riservando l'uso della confessione e della assoluzione comunitaria ai soli casi straordinari e con le condizioni richieste, contemplate dalle disposizioni vigenti.(167) Il confessore avrà modo di illuminare la coscienza del penitente con una parola che, per quanto breve, sia appropriata alla sua situazione concreta, in modo da favorire un rinnovato orientamento personale verso la conversione ed incidere profondamente sul suo cammino spirituale, anche attraverso l'imposizione di un'opportuna soddisfazione.(168)

In ogni caso, il presbitero saprà mantenere la celebrazione della Riconciliazione a livello sacramentale, superando il pericolo di ridurla ad una attività puramente psicologica o semplicemente formalistica.

Ciò si manifesterà, fra l'altro, nel vivere fedelmente la disciplina vigente anche circa il luogo e la sede per le confessioni.(169)


53 Necessità di confessarsi

Come ogni buon fedele, anche il presbitero ha necessità di confessare i propri peccati e le proprie debolezze. Egli è il primo a sapere che la pratica di questo sacramento lo rafforza nella fede e nella carità verso Dio e i fratelli.

Per trovarsi nelle migliori condizioni di mostrare con efficacia la bellezza della Penitenza, è essenziale che il ministro del sacramento offra una testimonianza personale precedendo gli altri fedeli nel fare l'esperienza del perdono. Ciò costituisce anche la prima condizione per la rivalutazione pastorale del sacramento della Riconciliazione. In questo senso, è buona cosa che i fedeli sappiano e vedano che anche i loro sacerdoti si confessano con regolarità:(170) « tutta l'esistenza sacerdotale subisce un inesorabile scadimento, se viene a mancarle, per negligenza o per qualsiasi altro motivo, il ricorso, periodico e ispirato da autentica fede e devozione, al sacramento della Penitenza. In un prete che non si confessasse più o si confessasse male, il suo essere prete e il suo fare il prete ne risentirebbero molto presto, e se ne accorgerebbe anche la comunità, di cui egli è pastore ».(171)


54 Direzione spirituale per sé e per gli altri

Parallelamente al sacramento della Riconciliazione, il presbitero non mancherà di esercitare il ministero della direzione spirituale. La riscoperta e la diffusione di questa pratica, anche in momenti diversi dall'amministrazione della Penitenza, è un grande beneficio per la Chiesa nel tempo presente.(172) L'atteggiamento generoso e attivo dei presbiteri nel praticarla costituisce anche un'occasione importante per individuare e sostenere le vocazioni al sacerdozio e alle varie forme di vita consacrata.

Per contribuire al miglioramento della loro spiritualità è necessario che i presbiteri pratichino essi stessi la direzione spirituale. Ponendo nelle mani di un saggio confratello la formazione della loro anima, matureranno la coscienza, fin dai primi passi del ministero, dell'importanza di non camminare da soli per le vie della vita spirituale e dell'impegno pastorale. Nel far uso di questo efficace mezzo di formazione, tanto sperimentato nella Chiesa, i presbiteri avranno piena libertà nella scelta della persona che li deve guidare.


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