GPII 1979 Insegnamenti - Ai Rappresentanti delle organizzazioni non governative

Ai Rappresentanti delle organizzazioni non governative

Titolo: Un contributo fondamentale per i popoli, le persone, la pace

Testo: Signore e Signori, sono molto lieto di rivolgere il mio saluto ai rappresentanti delle Organizzazioni Intergovernative e Non governative che sono presenti qui, e di ringraziarvi per la cordiale accoglienza.

La vostra presenza al centro delle attività delle Nazioni Unite è una conseguenza della crescente consapevolezza che i problemi del mondo di oggi possono essere risolti soltanto quando tutte le forze sono unite insieme e rivolte verso lo stesso scopo comune. I problemi che la famiglia umana si trova oggi di fronte possono sembrare schiaccianti. Dal canto mio, sono convinto che esiste un enorme potenziale per farvi fronte. La storia ci dice che il genere umano è capace di reagire e di cambiare direzione ogniqualvolta percepisce con chiarezza di essere sulla strada sbagliata. Voi avete il privilegio di testimoniare in questo edificio come i rappresentanti delle nazioni cercano di tracciare una rotta comune affinché su questo pianeta si possa vivere in pace, nell'ordine, nella giustizia e nel progresso di tutti. Ma voi siete anche consapevoli che ogni individuo deve operare per lo stesso fine. Sono le azioni individuali messe insieme che possono esercitare, nel presente e nel futuro, l'influenza determinante a beneficio o a danno dell'umanità.

I diversi programmi e le organizzazioni esistenti nella struttura delle Nazioni Unite, così come le Agenzie specializzate e le altre Organizzazioni Intergovernative, costituiscono una parte rilevante di questo sforzo globale.

Nell'ambito della sua specifica competenza - cibo, agricoltura, commercio, ambiente, sviluppo, scienza, cultura, educazione, salute, soccorso, problemi dei bambini e dei rifugiati - ciascuna di queste organizzazioni reca un contributo unico non soltanto per provvedere ai bisogni dei popoli, ma anche per promuovere il rispetto della dignità umana e la causa della pace mondiale.

Nessuna organizzazione, tuttavia, né le Nazioni Unite né alcuna delle sue Agenzie specializzate, può risolvere da sola i problemi globali che vengono costantemente sottoposti alla sua attenzione, se la sua sollecitudine non è condivisa da tutta la gente. E' questo il compito prioritario delle Organizzazioni non governative: aiutare a diffondere questa sollecitudine nelle comunità e nelle case degli uomini, e portare poi alle varie agenzie le istanze e le aspirazioni dei popoli, in modo che tutte le soluzioni e tutti i progetti intrapresi siano veramente rispondenti alle necessità della persona umana.

I delegati che firmarono lo Statuto delle Nazioni Unite ebbero una visione di governi uniti e aperti alla cooperazione, ma dietro alle nazioni essi videro anche l'individuo, e vollero che ogni essere umano fosse libero e godesse - uomo o donna - dei suoi diritti fondamentali. Questa ispirazione fondamentale deve essere salvaguardata.

Desidero esprimere i miei migliori auguri a tutti voi che lavorate insieme per portare i benefici di un'azione coordinata in tutte le parti del mondo. Il mio saluto cordiale va ai rappresentanti delle varie associazioni protestanti, ebraiche e musulmane, e in modo speciale ai rappresentanti delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche. La vostra dedizione e il vostro senso morale non vengano mai affievoliti dalle difficoltà; non perdete mai di vista lo scopo ultimo dei vostri sforzi: create un mondo dove ogni essere umano possa vivere nella dignità e in armonia d'amore come figlio di Dio.

Data: 1979-10-02

Data estesa: Martedì 2 Ottobre 1979.





Agli operatori della comunicazione sociale all'ONU - New York (USA

Titolo: Spendete per l'umanità i vostri anni migliori

Testo: Miei cari amici dei mezzi di comunicazione.

Non sarebbe facile per me lasciare le Nazioni Unite senza dire "grazie" di cuore a coloro che hanno informato l'opinione pubblica non soltanto sugli eventi di questo giorno, ma su tutte le attività di questa valida organizzazione.

In questa assemblea internazionale, voi potete veramente essere strumenti di pace essendo messaggeri della verità.

Voi siete veramente servitori della verità; voi siete i suoi instancabili trasmettitori, diffusori, difensori. Voi vi dedicate alla comunicazione, promuovendo l'unità fra tutte le nazioni mediante la diffusione della verità tra tutti i popoli.

Se il vostro lavoro non sempre richiama l'attenzione che desiderereste, oppure non sempre è coronato dal successo che voi desiderereste, non scoraggiatevi. Siate fedeli alla verità e alla sua trasmissione, perché la verità resta; la verità non scomparirà. La verità non passerà e non cambierà.

E vi dico - prendetela come una mia parola particolare per voi - che il servizio alla verità, il servizio all'umanità attraverso il mezzo della verità è qualcosa che merita i vostri anni migliori, i vostri principali talenti, i vostri sforzi più intensi. Come trasmettitori della verità, voi siete strumenti della comprensione tra i popoli e della pace tra le nazioni.

Dio benedica le vostre fatiche per la verità, per il frutto della pace.

E' questa la mia preghiera per voi, per le vostre famiglie e per coloro che voi servite come messaggeri della verità, e come strumenti della pace.

Data: 1979-10-02

Data estesa: Martedì 2 Ottobre 1979.

Saluto alla partenza dall'ONU - New York (USA)

Titolo: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace"

Testo: Signor Segretario Generale.

Nel concludere la mia troppo breve visita alla Sede delle Nazioni Unite, desidero esprimere il mio grazie di cuore a tutti coloro che si sono adoperati per rendere possibile la visita stessa.

Il mio grazie va in primo luogo a lei, Signor Segretario Generale, per il suo cortese invito, che ho considerato non solo un grande onore, ma anche un obbligo, poiché mi ha consentito, con la mia presenza qui, di testimoniare, pubblicamente e solennemente, l'impegno della Santa Sede a collaborare, pienamente in linea con la sua propria missione, con questa valida Organizzazione.

Il mio grazie va anche all'illustre Presidente di questa XXXIV assemblea Generale, che mi ha onorato invitandomi a rivolgere la parola a quest'assise unica al mondo di delegati di quasi tutte le nazioni. Proclamando l'incomparabile dignità di ogni essere umano e manifestando la mia ferma fiducia nell'unità e nella solidarietà di tutte le nazioni, mi sono permesso di affermare ancora una volta un concetto fondamentale della mia Lettera enciclica: "In definitiva, la pace si riduce al rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo" (RH 17).

Ringrazio poi tutti gli illustri delegati delle nazioni qui rappresentate, e tutto il Segretariato delle Nazioni Unite, per l'amichevole accoglienza riservata ai rappresentanti della Santa Sede e in modo particolare al nostro Osservatore Permanente, l'Arcivescovo Giovanni Cheli.

Il messaggio che desidero lasciarvi è un messaggio di certezza e di speranza: la certezza che la pace è possibile quando si basa sul riconoscimento della paternità di Dio e della fratellanza di tutti gli uomini; la speranza che il senso della responsabilità morale che ogni persona deve assumersi renderà possibile la creazione di un mondo migliore nella libertà, nella giustizia e nell'amore.

Come uomo il cui ministero trae significato dall'essere il fedele Vicario di Cristo in terra, mi congedo da voi con le parole di colui che rappresento, di Gesù Cristo stesso: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Jn 14,27). La mia costante preghiera per voi è questa: che ci possa essere la pace nella giustizia e nell'amore. Possa la voce orante di tutti coloro che credono in Dio cristiani e non cristiani far si che le risorse morali presenti nei cuori degli uomini e delle donne di buona volontà siano unite per il bene comune, e far discendere dal cielo quella pace irraggiungibile con i soli sforzi umani.

Dio benedica le Nazioni Unite.

Data: 1979-10-02

Data estesa: Martedì 2 Ottobre 1979.




A tutti i negri d'America - New York (USA)

Titolo: Siamo il popolo della Pasqua

Testo: Cari amici, cari fratelli e sorelle in Cristo.

"Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps 118,24).

Vi saluto nella gioia e nella pace di Nostro Signore Gesù Cristo. Sono lieto di questa opportunità di trovarmi insieme con voi e di parlarvi, e attraverso voi di rivolgere il mio saluto a tutti i negri d'America.

Accogliendo un suggerimento del Cardinale Cooke, sono stato lieto di includere nel mio programma una visita alla parrocchia di San Carlo Borromeo ad Harlem, e alla sua comunità nera, che per mezzo secolo ha alimentato qui le radici culturali, sociali e religiose della gente nera. Ho ardentemente atteso di essere qui questa sera.

Vengo a voi come un servo di Gesù Cristo, e voglio parlarvi di lui.

Cristo è venuto a portare la gioia: gioia ai bambini, gioia ai genitori, gioia alle famiglie e agli amici, gioia ai lavoratori e agli studenti, gioia agli infermi e agli anziani, gioia a tutta l'umanità. Nel suo vero significato, la gioia è la nota caratteristica del messaggio cristiano e il motivo ricorrente del Vangelo. Ricordate le prime parole dell'angelo a Maria: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). E al momento della nascita di Gesù gli angeli annunciarono ai pastori: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10). Alcuni anni più tardi, quando Gesù entro in Gerusalemme su un puledro, "tutta la folla dei discepoli, esultando, comincio a lodare Dio a gran voce... Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore" (Lc 19,37-38). Ci è stato detto che alcuni farisei, mescolati tra la folla, dicevano: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". Ma Gesù rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19,39-40). Non sono forse ancora vere oggi queste parole di Gesù? Se noi taceremo la gioia che viene dal conoscere Gesù, grideranno le pietre della nostra città! Poiché noi siamo il popolo della Pasqua e "Alleluia" è la nostra canzone. Con san Paolo vi esorto: "Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi" (Ph 4,4).

Rallegratevi perché Gesù è venuto al mondo! Rallegratevi perché Gesù è morto sulla croce! Rallegratevi perché è risuscitato dalla morte! Rallegratevi perché nel battesimo egli ha cancellato i nostri peccati! Rallegratevi perché Gesù è venuto a renderci liberi! E rallegratevi perché egli è il Signore della nostra vita! Ma quante persone non hanno mai conosciuto questa gioia? Essi si nutrono del vuoto e camminano sulla strada della disperazione. "Essi camminano nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc 1,79). E non abbiamo bisogno di cercarli ai lontani confini della terra. Vivono intorno a poi, camminano per le nostre strade, possono essere addirittura membri delle nostre stesse famiglie. Essi vivono senza la vera gioia perché vivono senza la speranza. Vivono senza la speranza perché non hanno mai ascoltato, veramente ascoltato, la Buona Novella di Gesù Cristo, perché non hanno mai incontrato un fratello o una sorella che toccasse le loro vite con l'amore di Gesù e li liberasse dalla loro infelicità.

Dobbiamo andare verso di loro come messaggeri di speranza. Dobbiamo portare loro la testimonianza della vera gioia. Dobbiamo promettere loro il nostro impegno di operare per una società giusta e per una società in cui si sentano rispettati e amati.

Vi esorto quindi ad essere uomini e donne di profonda e costante fede.

Siate araldi della speranza. Siate messaggeri di gioia. Siate veri operatori di giustizia. Irradiate la Buona Novella di Cristo dai vostri cuori, e la pace che egli soltanto può dare rimanga sempre nel vostro spirito.

Miei cari fratelli e sorelle della comunità nera: "Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi".

Data: 1979-10-02

Data estesa: Martedì 2 Ottobre 1979.





Alla comunità spagnola in South Bronx - New York (USA)

Titolo: Non vi abbandonate, fratelli, allo scoramento

Testo: Cari fratelli e amici.

Una delle visite alla quale attribuisco grande importanza e alla quale vorrei poter dedicare più tempo, è proprio questa che sto facendo a South Bronx, in questa immensa città di New York, ove risiedono tanti immigrati di colore,: Omelia allo Yankee Stadium - New York (USA)

Titolo: Non lasciate ai poveri le briciole della festa

Testo:

1. "La pace sia con voi!".

Queste furono le prime parole che Gesù disse agli apostoli dopo la sua Risurrezione. Con queste parole il Cristo Risorto riporto la pace nei loro cuori, quando essi erano ancora in uno stato di forte emozione dopo la prima terribile esperienza del Venerdì Santo. Questa sera, nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, per la forza del suo Spirito, nel cuore di un mondo che è preoccupato per la sua stessa esistenza, io ripeto queste parole a voi, perché sono parole di vita: "La pace sia con voi"! Gesù non ci ha dato semplicemente la pace. Ci ha dato la sua pace accompagnata dalla sua giustizia. Egli diviene la nostra pace e la nostra giustizia.

Che significa questo? Significa che Gesù Cristo - il Figlio di Dio fatto uomo, l'uomo perfetto - completa, ristabilisce e manifesta in se stesso l'insuperabile dignità che Dio desidera dare all'uomo fin dall'inizio. Egli realizza in se stesso ciò che l'uomo è chiamato ad essere: colui che è pienamente riconciliato con il Padre, completamente uno in se stesso, completamente donato agli altri. Gesù Cristo è la pace vivente e la giustizia vivente.

Gesù Cristo ci mette in grado di condividere ciò che egli è. Attraverso la sua Incarnazione, il Figlio di Dio si unisce in un certo modo con ogni essere umano. Nel nostro essere interiore egli ci ha riconciliato con Dio, ci ha riconciliato con gli altri, ci ha riconciliato con i nostri fratelli e con le nostre sorelle: egli è la nostra pace.


2. Quali insondabili ricchezze portiamo in noi, e nelle nostre comunità cristiane! Noi siamo portatori della giustizia e della pace di Dio! Noi non siamo principalmente gli operosi costruttori della giustizia e della pace che sono semplicemente umane, sempre deperibili e sempre fragili. Noi siamo in primo luogo gli umili beneficiari della vera vita di Dio, che è giustizia e pace nel vincolo della carità.

Durante la Santa Messa, quando il sacerdote ci saluta con le parole "la pace del Signore sia sempre con voi", dobbiamo pensare principalmente a questa pace che è dono di Dio. Gesù Cristo nostra pace. E quando, prima della comunione, il sacerdote ci invita a scambiarci un segno di pace, dobbiamo pensare principalmente al fatto che siamo invitati a scambiarci la pace di Cristo, che dimora in noi, che ci invita a partecipare al suo Corpo e al suo Sangue, per la nostra gioia e per il servizio a tutta l'umanità.

Poiché la giustizia e la pace di Dio esigono di portare il frutto nell'opera umana della giustizia e della pace, in tutte le sfere della vita di oggi. Quando noi cristiani mettiamo Gesù Cristo al centro dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri, non ci estraniamo dalla gente e dalle necessità della gente.

Al contrario, noi siamo coinvolti nel movimento eterno dell'amore di Dio che viene incontro a noi; siamo coinvolti nel movimento del Figlio, che è venuto tra noi, che è diventato uno di noi; siamo coinvolti nel movimento dello Spirito Santo, che visita i poveri, placa i cuori turbati, lenisce i cuori feriti, riscalda i cuori freddi e ci dà la pienezza dei suoi doni. La ragione per cui l'uomo è la primaria e fondamentale via della Chiesa è nel fatto che la Chiesa cammina sui passi di Cristo: è Gesù che ha mostrato il cammino. Questo cammino passa in modo inequivocabile attraverso il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione; conduce da Cristo all'uomo. La Chiesa guarda verso il mondo proprio attraverso gli occhi di Cristo: Gesù è il principio della sua sollecitudine per l'uomo (Giovanni Paolo II, RH 13-18).


3. E' un compito immenso. E' affascinante. Ne ho appena messo in evidenza diversi aspetti davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e ne tocchero altri nel corso del mio viaggio apostolico nel vostro Paese.

Oggi, consentitemi di insistere sullo spirito e sulla natura del contributo della Chiesa alla causa della giustizia e della pace, e ricordare alcune priorità urgenti sulle quali il vostro servizio all'umanità attualmente si deve concentrare.

Il pensiero sociale e la pratica sociale ispirati dal Vangelo debbono essere sempre caratterizzati da una particolare sensibilità nei confronti di coloro che si trovano nelle situazioni più penose, verso i più poveri, i sofferenti a causa di tutti i mali fisici, psichici e morali che affliggono l'umanità, compresi gli affamati, gli emarginati, i disoccupati e i disperati. C'è tanta povera gente di questo tipo nel mondo. Ce n'è tanta in mezzo a voi. In molte occasioni, la vostra nazione si è meritata una ben giustificata reputazione per la generosità, sia pubblica che privata. Siate fedeli a questa tradizione, stando all'altezza delle vostre grandi possibilità e delle presenti responsabilità. La rete di opere caritative di ogni genere che la Chiesa è riuscita a creare qui è un prezioso strumento per mobilitare efficacemente generose imprese destinate a dare sollievo alle situazioni di disagio che si moltiplicano sia qui, sia ovunque nel mondo. Fate uno sforzo per assicurarvi che questa forma di aiuto mantenga il suo insostituibile carattere di incontro fraterno e personale con coloro che si trovano in stato di necessità; se necessario, ristabilite questo carattere a dispetto di tutti i fattori che operano in senso contrario. Sia questa forma di aiuto rispettosa della libertà e della dignità di coloro che vengono aiutati; sia un mezzo per formare le coscienze dei donatori.


4. Ma questo non basta. Nell'intelaiatura delle vostre istituzioni nazionali e in collaborazione con tutti i vostri compatrioti, dovete cercare le ragioni strutturali che alimentano o causano le varie forme di povertà nel mondo e nel vostro Paese, così da poter apportare gli opportuni rimedi. Non permetterete di essere intimiditi o scoraggiati da spiegazioni semplicistiche, che sono più ideologiche che scientifiche, spiegazioni che cercano di chiarire un male complesso con una sola causa. Ma non arretrerete di fronte alle riforme specialmente quelle profonde di atteggiamenti e strutture che potranno rivelarsi necessarie per ricreare di nuovo le condizioni di cui hanno bisogno gli svantaggiati per una effettiva chance nella dura lotta della vita. I poveri degli Stati Uniti e di tutto il mondo sono vostri fratelli e vostre sorelle in Cristo.

Non dovete mai accontentarvi di lasciare loro le briciole della festa. Dovete attingere alla vostra sostanza, e non alla vostra abbondanza, per aiutarli. E dovete trattarli come ospiti alla vostra tavola.


5. Cattolici degli Stati Uniti, mentre fate progredire le vostre legittime istituzioni, voi partecipate nello stesso tempo allo sviluppo della nazione nell'ambito delle istituzioni e delle organizzazioni che scaturiscono dalla comune storia nazionale e dalle vostre comuni attività. Questo siete soliti fare, mano nella mano, con i vostri concittadini di ogni fede e confessione religiosa.

L'unione tra voi in tutto ciò è essenziale, sotto la guida dei vostri Vescovi, per approfondire, proclamare e promuovere realmente la verità sull'uomo, sulla sua dignità e sui suoi inalienabili diritti, la verità così come la Chiesa la riceve nella Rivelazione e incessantemente la sviluppa nella sua dottrina sociale alla luce del Vangelo. Queste convinzioni tuttavia non sono un modello prefabbricato per la società (cfr. Paolo VI, "Octogesima Adveniens", 42). E' compito principalmente dei laici metterle in pratica in progetti concreti, definire le priorità e sviluppare i modelli che sono convenienti per promuovere il vero bene dell'uomo. La costituzione Pastorale del Concilio Vaticano II "Gaudium et Spes" ci dice che "dai sacerdoti, i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino pero che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto, che ad ogni nuovo problema, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta o che proprio a questo li chiami la loro missione: assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e prestando fedele attenzione alla dottrina del Magistero" (GS 43).


6. Per portare questa impresa a una felice conclusione, è necessaria una fresca energia spirituale e morale tratta dall'inesauribile sorgente divina. Questa energia non si sviluppa facilmente. Lo stile di vita di molti membri della nostra società ricca e permissiva è comodo, ed è tale anche lo stile di vita di un sempre maggior numero di persone nei Paesi più poveri. Come dissi l'anno scorso all'assemblea Plenaria della Pontificia Commissione "Iustitia et Pax" (11 novembre

1978, AAS 71 (1979) 28), "I cristiani vorranno essere all'avanguardia nel favorire modi di vita che interrompano finalmente la frenesia del consumismo, triste e spossante". Non si tratta di rallentare il progresso, poiché non vi è vero progresso umano quando ogni cosa concorre a favorire l'istinto dell'interesse egoistico, quello del sesso e quello del potere. Dobbiamo trovare un modo di vita semplice. Poiché non è giusto che il livello di vita dei Paesi ricchi cerchi di mantenersi inalterato rastrellando la maggior parte delle riserve di energia e di materie prime che sono destinate a servire per tutta l'umanità. Poiché la rapidità nel creare una più grande e più giusta solidarietà tra i popoli è la prima condizione della pace. I cattolici degli Stati Uniti, e tutti voi cittadini degli Stati Uniti, avete una tale tradizione di generosità spirituale, di operosità, di semplicità e di sacrificio che non potete evitare di prestare attenzione a questo odierno appello per un rinnovato entusiasmo e per una nuova determinazione. E' nella lieta semplicità di vita ispirata dal Vangelo e dallo spirito evangelico di fraterna condivisione che voi troverete il rimedio migliore contro l'aspro criticismo, il dubbio paralizzante e la tentazione di vedere nel denaro lo strumento principale e la vera misura del progresso umano.


7. In diverse occasioni, ho ricordato la parabola evangelica del ricco e di Lazzaro. "C'era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco" (Lc 16,19ss). Sia il ricco, sia il mendicante morirono e furono portati davanti ad Abramo, e fu dato il giudizio in base alla loro condotta. Le Scritture ci dicono che Lazzaro trovo consolazione, mentre il ricco trovo tormento. Fu condannato il ricco perché fu ricco, perché ebbe in terra abbondanti proprietà, perché "vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente"? No, direi che non lo fu per questa ragione. Il ricco fu condannato perché non presto attenzione all'altro uomo. Perché trascuro di informarsi di Lazzaro, la persona che giaceva alla sua porta bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla sua mensa. Cristo non condanna mai il semplice possesso di beni materiali. Egli pronuncia invece parole molto severe contro coloro che usano dei loro beni materiali in modo egoista, senza fare attenzione alle necessità degli altri. Il Discorso della Montagna comincia con le parole: "Beati i poveri di spirito... E al termine del bilancio dell'ultimo giudizio, come si legge nel Vangelo di san Matteo, Gesù dice le parole che ben conosciamo: "Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, ammalato e in carcere e non mi avete visitato" (Mt 25,42-43).

La parabola dell'uomo ricco e di Lazzaro deve essere sempre presente nella nostra memoria; essa deve formare la nostra coscienza. Cristo ci chiede di essere aperti ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che hanno bisogno: ai ricchi, ai benestanti, a coloro che sono economicamente avvantaggiati domanda di essere aperti ai poveri, ai sottosviluppati e agli svantaggiati. Cristo reclama un'apertura che è più di una benevola attenzione, più di atti simbolici o di attivismo distaccato che lasciano il povero indigente come prima, se non ancora di più.

Tutta l'umanità deve pensare alla parabola dell'uomo ricco e del mendicante. L'umanità deve tradurla in termini contemporanei, in termini di economia e di politica, in termini di tutti i diritti umani, in termini di relazioni tra il "Primo", il "Secondo" e il "Terzo Mondo". Non possiamo stare in ozio mentre migliaia di esseri umani stanno morendo di fame. Né possiamo rimanere indifferenti mentre i diritti dello spirito umano vengono calpestati, mentre si fa violenza alla coscienza umana in materia di verità, di religione, di creatività culturale.

Non possiamo stare in ozio, rallegrandoci delle nostre ricchezze e della nostra libertà, se, da qualche parte, il Lazzaro del XX secolo giace alla nostra porta. Alla luce della parabola di Cristo, la ricchezza e la libertà conferiscono una responsabilità speciale. La ricchezza e la libertà creano una speciale obbligazione. E così nel nome della solidarietà che ci unisce tutti insieme in una comune umanità, proclamo di nuovo la dignità di ogni persona umana: l'uomo ricco e Lazzaro sono entrambi esseri umani, entrambi creati a immagine e somiglianza di Dio, entrambi egualmente redenti da Cristo, ad alto prezzo, il prezzo del "sangue prezioso di Cristo" (1P 1,19).


8. fratelli e sorelle in Cristo, con profonda convinzione e affezione vi ripeto le parole che rivolsi al mondo quando accettai il mio ministero apostolico al servizio di tutti gli uomini e di tutte le donne: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa c'è dentro l'uomo".

Solo lui lo sa!" (Giovanni Paolo II, Omelia per l'inizio del pontificato, 22 ottobre 1978: AAS 70 (1978) 947).

Come vi ho detto all'inizio, Cristo è la nostra giustizia e la nostra pace, e tutte le nostre opere di giustizia e di pace traggono da questa sorgente l'insostituibile energia e la luce per il grande compito che ci attende.

Dedicandoci risolutamente al servizio di tutti i bisogni degli individui e dei popoli - poiché è Cristo che ci spinge a farlo - nondimeno ci ricorderemo che la missione della Chiesa non è limitata a questa testimonianza della fecondità sociale del Vangelo. Lungo questa strada che conduce la Chiesa all'uomo, la Chiesa non offre, nel campo della giustizia e della pace, soltanto i frutti terreni del Vangelo; essa porta all'uomo - a ogni persona umana - la sua vera sorgente: Gesù Cristo stesso, nostra giustizia e nostra pace.

Data: 1979-10-02

Data estesa: Martedì 2 Ottobre 1979.

Agli studenti delle High Schools cattoliche - New York (USA)

Titolo: La Chiesa vuole comunicarvi Gesù Cristo

Testo: Cari giovani.

Sono felice di essere con voi al Madison Square Garden. Oggi questo è un giardino di vita, dove i giovani sono vivi: vivi di speranza e di amore, vivi della vita di Cristo. Ed è nel nome di Cristo che oggi io saluto ciascuno di voi.

Mi hanno detto che la maggioranza di voi viene da High Schools cattoliche. Per questo vorrei dire qualcosa sull'educazione cattolica, dirvi perché la Chiesa la considera così importante e consuma tante forze per poter dare a voi e a milioni di altri giovani un'educazione cattolica. La risposta può essere riassunta in una parola, in una persona: Gesù Cristo. La Chiesa vuole comunicarvi Gesù Cristo.

1. Questo è tutto quello che fa l'educazione, questo è il significato della vita: conoscere Cristo. Conoscere Cristo come amico, come uno che vuol bene a voi e a chi vi è vicino e a tutti gli uomini qui e dappertutto - qualunque lingua parlino, in qualunque modo si vestano, qualunque sia il colore della loro pelle -. E così lo scopo dell'educazione cattolica è comunicarvi Cristo, sicché il vostro atteggiamento verso gli altri sia quello di Cristo. Vi avvicinate a quella parte della vostra vita in cui dovete assumere una responsabilità personale per il vostro destino. Presto prenderete delle decisioni importanti che influiranno su tutto l'andamento della vostra vita. Se queste decisioni rifletteranno l'atteggiamento di Cristo, la vostra educazione sarà riuscita.

Dovete imparare ad accettare le sfide e anche le crisi nella luce della Croce e della Risurrezione di Cristo. E' parte della nostra educazione cattolica l'imparare a vedere i bisogni degli altri; l'avere il coraggio di praticare quello che crediamo. Con l'aiuto di un'educazione cattolica cerchiamo di affrontare qualsiasi circostanza della vita nell'atteggiamento di Cristo. Si, la Chiesa vuole comunicarvi Cristo, affinché raggiungiate la piena maturità in lui che è l'uomo perfetto e insieme il Figlio di Dio.


2. Cari giovani, voi e io e noi tutti insieme formiamo la Chiesa, e siamo convinti che solo in Cristo troviamo il vero amore e la pienezza della vita. E così oggi io vi invito a guardare a Cristo.

Quando voi siete stupiti del mistero di voi stessi, guardate a Cristo che vi dà il significato della vita.

Quando cercate di sapere che cosa significhi essere una persona matura, guardate a Cristo che è la pienezza dell'essere umano.

E quando cercate di immaginare quale sarà il vostro ruolo nel futuro del mondo e degli Stati Uniti, guardate a Cristo. E' solo in Cristo che raggiungerete le vostre possibilità come cittadini degli Stati Uniti e della comunità mondiale.


3. Aiutati dalla vostra educazione cattolica, avete ricevuto il più grande dei doni: la conoscenza di Cristo. Di questo dono san Paolo scrisse: "Credo che non possa avvenire nulla che superi il supremo vantaggio di conoscere Gesù Cristo, mio Signore. Per lui ho accettato la perdita di tutto e considero tutto come spazzatura, solo che io possa avere Cristo e ricevere un posto in lui" (Ph 3,8-9).

Siate sempre grati a Dio per questo dono di conoscere Cristo. Siate grati anche ai vostri genitori e alla comunità della Chiesa che hanno reso possibile, con molti sacrifici, la vostra educazione cattolica. Molto si spera da voi e si aspetta la vostra collaborazione nel testimoniare Cristo e trasmettere ad altri il Vangelo. La Chiesa ha bisogno di voi. Il mondo ha bisogno di voi perché ha bisogno di Cristo, e voi appartenete a Cristo. E così io vi domando di accettare le vostre responsabilità nella Chiesa, la responsabilità della vostra educazione cattolica: di aiutare con le vostre parole, e soprattutto con l'esempio della vostra vita a diffondere il Vangelo. Lo fate con la preghiera e con l'essere giusti, sinceri e puri.

Cari giovani, voi siete chiamati a testimoniare la vostra fede con una vita veramente cristiana e con la pratica della vostra religione. E perché le azioni parlano più forte delle parole, siete chiamati a proclamare con la condotta della vostra vita quotidiana, che veramente credete che Gesù Cristo è Signore! Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

A Battery Park - New York (USA)

Titolo: La libertà deve essere fondata sulla verità

Testo: Cari amici di New York.

1. La mia visita alla vostra Città non sarebbe stata completa se non fossi venuto a Battery Park, se non avessi visto Ellis Island e, nella distanza, la statua della Libertà. Ogni nazione ha i suoi simboli storici. Saranno santuari, statue o documenti; ma il loro significato sta nelle verità che essi rappresentano per i cittadini di una nazione e nell'immagine che essi esprimono per altre nazioni. Per gli Stati Uniti questo simbolo è la Statua della Liberta. E' questo un simbolo chiaro di ciò che gli Stati Uniti hanno seguito fin dagli inizi della loro storia.

E' un simbolo di libertà. E' un riflesso della storia dell'immigrazione degli Stati Uniti, giacché i milioni di esseri umani che approdarono a questi lidi erano in cerca di libertà. E la libertà fu l'amorevole offerta che la giovane Repubblica fece loro. Da questo luogo desidero rendere omaggio a questa nobile caratteristica dell'America e del suo popolo: il desiderio di essere liberi, la decisione di preservare la libertà, la buona volontà di condividere questa libertà con altri.

Questo ideale di libertà e indipendenza sia sempre la forza motrice per il vostro Paese e per tutte le nazioni del mondo!


GPII 1979 Insegnamenti - Ai Rappresentanti delle organizzazioni non governative