GPII 1979 Insegnamenti - Alla gioventù universitaria - Varsavia (Polonia)

Alla gioventù universitaria - Varsavia (Polonia)

Titolo: I doni dello Spirito Santo per la vera misura dell'uomo

Testo: Miei carissimi!

1. Desidero ardentemente che il nostro incontro odierno, contrassegnato dalla presenza della gioventù universitaria, sia consono alla grandezza del giorno e della sua liturgia.

La gioventù universitaria di Varsavia e quella di altre sedi universitarie di questa regione centrale e metropolitana è l'erede di specifiche tradizioni, che attraverso le generazioni risalgono sino agli "scolari" medioevali legati soprattutto all'Università Jagellonica, la più antica della Polonia. Oggi ogni grande città della Polonia ha un suo Ateneo. E Varsavia ne ha molti. Essi concentrano centinaia di migliaia di studenti, che si formano in vari rami della scienza e si preparano a professioni intellettuali e a compiti particolarmente importanti nella vita della Nazione.

Desidero salutare voi tutti qui radunati. Desidero contemporaneamente salutare in voi e per vostro mezzo tutto il mondo universitario e accademico polacco: tutti gli istituti superiori, i professori, i ricercatori, gli studenti... Vedo in voi, in un certo senso, i miei colleghi più giovani, perché anch'io devo all'università polacca le basi della mia formazione intellettuale.

Sistematicamente fui legato ai banchi del lavoro universitario della facoltà di filosofia e di teologia a Cracovia e a Lublino. La pastorale degli universitari è stata per me oggetto di particolare predilezione. Desidero quindi, cogliendo questa occasione, salutare anche tutti coloro che si dedicano a questa pastorale, i gruppi degli assistenti spirituali della gioventù accademica e la Commissione per la Pastorale universitaria dell'Episcopato polacco.


2. Ci incontriamo oggi nella festività della Pentecoste. Davanti agli occhi della nostra fede si apre il cenacolo di Gerusalemme, dal quale è uscita la Chiesa e nel quale la Chiesa sempre permane. E' proprio là che è nata la Chiesa come comunità viva del Popolo di Dio, come comunità consapevole della propria missione nella storia dell'uomo.

La Chiesa prega in questo giorno: "Vieni Santo Spirito! riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!" (Liturgia di Pentecoste); parole tante volte ripetute, ma che oggi risuonano particolarmente ardenti.

Riempi i cuori! Riflettete, giovani amici, qual è la misura del cuore umano, se solo Dio può riempirlo mediante lo Spirito Santo! Attraverso gli studi universitari si apre davanti a voi il mondo meraviglioso della scienza umana nei suoi molteplici rami. Di pari passo con questa scienza del mondo si sviluppa certamente anche la vostra autoconoscenza.

Voi vi ponete di certo già da molto tempo l'interrogativo: "Chi sono?". Questa è la domanda direi più interessante. L'interrogativo fondamentale. Con quale misura misurare l'uomo? Misurarlo con la misura delle forze fisiche di cui dispone? O misurarlo con la misura dei sensi che gli permettono il contatto con il mondo esteriore? Oppure misurarlo con la misura dell'intelligenza che si verifica attraverso i vari tests o esami? La risposta di oggi, la risposta della liturgia della Pentecoste indica due misure: bisogna misurare l'uomo con la misura del "cuore"... Il cuore nel linguaggio biblico significa l'interiorità spirituale dell'uomo, significa in particolare la coscienza... Bisogna dunque misurare l'uomo con la misura della coscienza, con la misura dello spirito aperto verso Dio. Solo lo Spirito Santo può "riempire" questo cuore, cioè condurlo a realizzarsi attraverso l'amore e la sapienza.


3. Permettete perciò che questo incontro con voi, oggi, di fronte al cenacolo della nostra storia, storia della Chiesa e della Nazione, sia soprattutto una preghiera per ottenere i doni dello Spirito Santo.

Come un tempo mio padre mi ha messo in mano un libretto indicandomi la preghiera per ricevere i doni dello Spirito Santo, così oggi io, che voi chiamate anche "Padre", desidero pregare con la gioventù universitaria di Varsavia e della Polonia: per il dono della sapienza, dell'intelletto, del consiglio, della fortezza, della scienza, della pietà, cioè del senso del valore sacrale della vita, della dignità umana, della santità dell'anima e del corpo umano, e infine del dono del timore di Dio, di cui il Salmista dice che è l'inizio della sapienza (cfr. Ps 111,10).

Ricevete da me questa preghiera che mio padre mi ha insegnato e rimanetele fedeli. così resterete nel cenacolo della Chiesa, uniti alla corrente più profonda della sua storia.


4. Moltissimo dipenderà dalla misura che ognuno di voi sceglierà per la propria vita e per la propria umanità. Sapete bene che sono diverse le misure. Sapete che molti sono i criteri della valutazione dell'uomo, per cui lo si qualifica già durante gli studi, poi nel lavoro professionale, nei vari contatti personali, ecc.

Abbiate il coraggio di accettare la misura che ci ha dato Cristo nel cenacolo della Pentecoste come pure nel cenacolo della nostra storia. Abbiate il coraggio di guardare la vostra vita in una prospettiva ravvicinata e insieme distaccata, accettando come verità ciò che san Paolo ha scritto nella sua lettera ai Romani: "Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto" (Rm 8,22). Non siamo forse testimoni di questo dolore? Difatti "la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio" (Rm 8,19)! Essa attende non soltanto che le università e i vari istituti superiori preparino ingegneri, medici, giuristi, filologi, storici, uomini di lettere, matematici e tecnici, ma attende la rivelazione dei figli di Dio. L'attende da voi questa rivelazione, da voi che nel futuro sarete medici, tecnici, giuristi, professori...

Cercate di capire che l'uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza è contemporaneamente chiamato in Cristo, affinché in lui si riveli ciò che è da Dio; affinché in ciascuno di noi si riveli in qualche misura Dio stesso.


5. Riflettete su questo! Avviandomi sulla strada del mio pellegrinaggio lungo la Polonia, verso la tomba di san Wojciech. (sant'Adalberto) a Gniezno, di san Stanislao a Cracovia, a Jasna Gora - ovunque chiedero con tutto il cuore allo Spirito Santo che vi conceda: una tale consapevolezza, una tale coscienza del valore e del senso della vita, un tale futuro per voi, un tale futuro per la Polonia.

E pregate per me, affinché lo Spirito Santo venga in aiuto alla nostra debolezza! Data: 1979-06-03

Data estesa: Domenica 3 Giugno 1979.





All'arrivo a Gniezno - Polonia

Testo: Eminenza, Dilettissimo Primate di Polonia!

1. Dio ricompensi le parole di saluto rivoltemi qui, sulla via che porta a Gniezno. Ecco il campo, i vasti prati, dove c'incontriamo, per iniziare il pellegrinaggio. Questo pellegrinaggio deve condurci a Gniezno, poi da Gniezno attraverso Jasna Gora a Cracovia, così come si estende il percorso della storia della Nazione e insieme il percorso dei nostri santi patroni: Adalberto e Stanislao, uniti, nella sollecitudine per il patrimonio cristiano di questa terra, attorno alla Madre di Dio di Jasna Gora.

Qui, su questi vasti prati saluto con venerazione il nido dei Piast, origine della storia della patria, e culla della Chiesa, in cui i nostri avi si sono uniti, mediante il vincolo della fede, col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

Saluto questo vincolo! Lo saluto con grande venerazione perché risale agli inizi stessi della storia, e dopo mille anni continua ad essere integro. E perciò saluto qui, insieme all'Illustrissimo Primate di Polonia, anche l'Arcivescovo Metropolita di Poznan e i Vescovi Ordinari di Szczecin-Kamien, Koszalin-Kolobrzeg, Gdansk, Pelplin e Wloclawek, con i Vescovi ausiliari di queste sedi. Saluto il clero di tutte le diocesi appartenenti alla comunità metropolitana di Gniezno, sede di tutti i Primati. Saluto le famiglie religiose maschili e femminili. Saluto tutti coloro che, così numerosi, si sono qui radunati. Tutti insieme siamo "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1P 2,9). Tutti insieme formiamo anche "la stirpe regale dei Piast".


2. Carissimi fratelli e sorelle! Connazionali miei! Desidero che il mio pellegrinare attraverso la terra polacca, in comunione con voi tutti, diventi una viva catechesi, integrazione di quella catechesi che intere generazioni dei nostri avi hanno iscritto nella storia. Sia questa la catechesi di tutta la storia della Chiesa e della Polonia e insieme la catechesi dei nostri tempi.

Il compito fondamentale della Chiesa è la catechesi. Lo sappiamo bene, non soltanto in base ai lavori dell'ultimo Sinodo dei Vescovi, ma anche in base alle nostre esperienze nazionali. Sappiamo quanto, nel campo di questa opera della fede sempre più consapevole, che sempre di nuovo viene introdotta nella vita di ogni generazione, dipenda dallo sforzo comune dei genitori, della famiglia, della parrocchia, dei sacerdoti pastori d'anime, dei catechisti e delle catechiste, dell'ambiente, degli strumenti della comunicazione sociale, delle usanze. Difatti, le mura, i campanili delle chiese, le croci ai bivi, le immagini sante sulle pareti delle case e delle stanze: tutto ciò, in un qualche modo, catechizza. E da questa grande sintesi della catechesi della vita, del passato e del presente, dipende la fede delle generazioni future.

Ed ecco, desidero oggi trovarmi insieme a voi qui, nel nido dei Piast, in questa culla della Chiesa; qui, dove più di mille anni fa è iniziata la catechesi in terra polacca.

E salutare da qui tutte le comunità della Chiesa in terra polacca, nelle quali si svolge oggi la catechesi. Tutti i gruppi di catechesi nelle chiese, cappelle, aule e salette...

Desidero salutare da qui tutta la giovane Polonia, tutti i bambini polacchi e tutta la gioventu raccolta in quei gruppi, ove si raduna con perseveranza e sistematicamente... Si, dico, la giovane Polonia; e il mio cuore si rivolge a tutti i bambini polacchi, sia a quelli che in questo momento sono qui presenti, come a tutti coloro che vivono sul suolo polacco.

Nessuno di noi può mai dimenticare le seguenti parole di Gesù: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite" (Lc 18,16). Desidero essere, dinanzi a voi, carissimi bambini polacchi, una viva eco di queste parole del nostro Salvatore, particolarmente in quest'anno in cui si celebra, in tutto il mondo, l'anno del fanciullo.

Col pensiero e col cuore abbraccio i bimbi, ancora nelle braccia dei loro padri e madri. Non manchino mai quelle braccia amorose dei genitori! Siano pochissimi sulla terra polacca gli orfani cosiddetti "sociali", di famiglie disgregate o incapaci di educare i propri figli.

Tutti i bambini dell'età prescolare abbiano un'accesso facile a Cristo.

Si preparino con gioia ad accoglierlo nell'Eucaristia. Crescano "in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52), come lui stesso cresceva nella casa di Nazaret.

E mentre crescono così negli anni, mentre dall'infanzia passano all'adolescenza, nessuno di noi, carissimi fratelli e sorelle, sia mai dinanzi a loro colpevole di quello scandalo di cui parla Gesù in modo così severo. Meditiamo ogni tanto su quelle parole. Ci aiutino esse a svolgere la grande opera di educazione e di catechizzazione con maggiore zelo e maggiore senso di responsabilità.


3. Il Cardinale Primate mi ha salutato a nome della Polonia sempre fedele. La prima e fondamentale prova di questa fedeltà, la condizione essenziale per l'avvenire è proprio questa gioventù, questi bambini polacchi e, accanto a loro, i genitori, i pastori d'anime, le suore, i catechisti e le catechiste, riuniti nell'opera quotidiana della catechesi in tutta la terra polacca.

Dio vi benedica tutti, come, tanto tempo fa, ha benedetto i nostri avi, i nostri sovrani Mieszko e Boleslao, qui, lungo il percorso tra Poznan e Gniezno, vi benedica tutti! Ricevete questo segno di benedizione dalle mani del Papa-pellegrino che vi visita.

Data: 1979-06-03

Data estesa: Domenica 3 Giugno 1979.





Omelia presso la Cattedrale di Gniezno - Polonia

Testo: Eminentissimo e dilettissimo Primate di Polonia! Cari fratelli Arcivescovi e Vescovi Polacchi.

1. Saluto in voi tutto il popolo di Dio che vive nella mia terra natia: Sacerdoti, Famiglie Religiose, Laici! Saluto la Polonia battezzata più di mille anni or sono! Saluto la Polonia inserita nei misteri della vita divina mediante i sacramenti del Battesimo e della Cresima. Saluto la Chiesa sulla terra dei miei avi, nella sua comunione e unità gerarchica col successore di san Pietro. Saluto la Chiesa in Polonia che, fin dagli inizi, è stata guidata dai santi Vescovi e Martiri Wojciech (Adalberto) e Stanislao, uniti alla Regina della Polonia. nostra Signora di Jasna Gora (Chiaromonte - Czestochowa): venuto in mezzo a voi come pellegrino del grande Giubileo, saluto voi tutti, fratelli e sorelle carissimi, col bacio fraterno della pace.


2. Ecco, è venuto nuovamente il giorno di Pentecoste, e noi ci troviamo spiritualmente nel cenacolo di Gerusalemme, e contemporaneamente siamo presenti qui: in questo cenacolo del nostro millennio polacco, nel quale ci parla sempre con la stessa forza la misteriosa data di quell'Inizio, da cui cominciamo a contare gli anni della storia della Patria e della Chiesa, in essa inserita. La storia della Polonia sempre fedele. Ecco, nel giorno della Pentecoste, nel cenacolo di Gerusalemme, si compie la promessa sigillata col sangue del Redentore sul Calvario: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23). La Chiesa nasce proprio dalla forza di queste parole. Nasce dalla forza di questo soffio. Preparata da tutta la vita di Cristo, essa nasce definitivamente quando gli Apostoli ricevono da Cristo il dono della Pentecoste, quando ricevono da lui lo Spirito Santo. La sua discesa segna l'inizio della Chiesa, che attraverso tutte le generazioni deve introdurre l'umanità - i singoli e le nazioni - nell'unità del Corpo Mistico di Cristo. La discesa dello Spirito Santo significa l'inizio e la continuità di questo mistero. La continuità è infatti il costante ritorno agli inizi.

Ed ecco sentiamo come, nel cenacolo di Gerusalemme, gli Apostoli ripieni di Spirito Santo "cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (Ac 2,4). Le varie lingue diventarono le loro, diventarono le loro proprie lingue, grazie alla misteriosa azione dello Spirito Santo che "soffia dove vuole" (Jn 3,8) e rinnova "la faccia della terra" (Ps 103,30). E benché l'Autore degli "Atti" non elenchi tra le lingue, che quel giorno gli Apostoli cominciarono a parlare, la nostra lingua, sarebbe venuto un tempo in cui i successori degli Apostoli del cenacolo avrebbero cominciato a parlare anche la lingua dei nostri avi e ad annunciare il Vangelo al Popolo, che solo in questa lingua poteva capirlo e accettarlo.


3. Significativi sono i nomi dei castelli dei Piast, nei quali si verifico questa storica traslazione dello Spirito ed insieme fu accesa la fiaccola del Vangelo sulla terra dei nostri avi. La lingua degli Apostoli per la prima volta acquisto, come se fosse in una nuova traduzione, una risonanza che il popolo dimorante lungo la Warta e la Vistola comprese e che noi comprendiamo ancor oggi. Difatti, i castelli ai quali sono legati gli inizi della fede sulla terra dei Polacchi, nostri avi, sono quello di Poznan - ove sin dai tempi più antichi, e cioè dopo due anni dal battesimo di Mieszko, risiedeva il Vescovo e quello di Gniezno dove nell'anno 1000 ebbe luogo il grande atto di carattere ecclesiastico e statale -.

Presso le reliquie di san Wojciech (Sant'Adalberto), si incontrarono gli inviati di Papa Silvestro II di Roma con l'Imperatore romano Ottone III e col primo re polacco (allora ancora solo principe) Boleslao Chrobry (il Prode), figlio e successore di Mieszko, costituendo la prima metropolia polacca e mettendo così le basi dell'ordine gerarchico per tutta la storia della Polonia. Nella cornice di questa metropolia, noi troviamo, nell'anno 1000, le sedi episcopali di Cracovia, Wroclaw e Kolobrzeg, collegate in un'unica organizzazione ecclesiastica. Tutte le volte che veniamo qui, a questo luogo, dobbiamo vedere il cenacolo della Pentecoste nuovamente aperto. E dobbiamo ascoltare il linguaggio degli avi nel quale incomincio a risuonare l'annuncio delle "grandi opere di Dio" (Ac 2,11). Ed è anche qui che la Chiesa in Polonia nel 1966 ha intonato il suo primo "Te Deum" di ringraziamento per il millennio del Battesimo, al quale ho avuto la fortuna di partecipare come metropolita di Cracovia. Permettete che oggi, come primo Papa di stirpe polacca, canti ancora una volta con voi questo "Te Deum" del millennio.

Imperscrutabili e mirabili sono i decreti del Signore i quali tracciano le vie che portano, da Silvestro II a Giovanni Paolo II, in questo luogo!

4. Dopo tanti secoli si è di nuovo aperto il cenacolo di Gerusalemme e a meravigliarsi non sono stati più soltanto i popoli della Mesopotamia e della Giudea, dell'Egitto e dell'Asia, o coloro che venivano da Roma, ma i popoli slavi e gli altri popoli abitanti in questa parte dell'Europa, i quali hanno udito gli Apostoli di Gesù Cristo parlare la loro lingua e raccontare nella loro lingua "le grandi opere di Dio". Quando storicamente il primo sovrano di Polonia volle introdurre in essa il Cristianesimo ed unirsi alla Sede di san Pietro, si rivolse soprattutto ai popoli affini, e prese in moglie Dobrawa, figlia del Principe Ceco Boleslao, che, essendo cristiana, divenne madrina del proprio marito e di tutti i suoi sudditi. Insieme ad essa vennero in Polonia missionari, provenienti da varie nazioni d'Europa, Irlanda, Italia, Germania, come il santo vescovo e martire san Bruno di Querfurt. Nella memoria della Chiesa, sulle terre di Boleslao, si è impresso in modo più incisivo san Wojciech (sant'Adalberto), figlio e pastore della affine nazione ceca. E' nota la sua storia durante il periodo in cui fu Vescovo di Praga, sono noti i suoi pellegrinaggi a Roma, e soprattutto il suo soggiorno alla corte di Gniezno, che doveva prepararlo al suo ultimo viaggio missionario del Nord. Nei pressi del Mar Baltico questo vescovo esule, questo instancabile missionario divenne quel seme che caduto in terra deve morire per portare molto frutto (cfr. Jn 12,24). La testimonianza del martirio, la testimonianza del sangue sigillo in modo particolare il battesimo che mille anni fa ricevettero i nostri avi. Le spoglie martoriate dell'Apostolo Wojciech (Adalberto) giacciono alle fondamenta del Cristianesimo di tutta la terra polacca.

E per ciò, è bene che vedo davanti agli occhi questa scritta, questa scritta nella lingua fraterna, nella lingua di sant'Adalberto: "Ricorda, Santo Padre, i tuoi figli Cechi". Nei tempi passati, queste lingue slave così vicine l'una all'altra, risuonavano in modo ancora più simile. La linguistica mostra, come nascevano dalla stessa radice slava, dalla radice comune del Cristianesimo, dalla radice di sant'Adalberto. "Ricorda, Santo Padre, i tuoi figli Cechi". Non può questo Papa, che porta in sé l'eredità di Adalberto, dimenticare questi figli. E noi tutti, cari fratelli e sorelle, che portiamo in noi la stessa eredità di Adalberto, non possiamo dimenticare questi nostri fratelli!

5. Quando oggi, nella ricorrenza della discesa dello Spirito Santo nell'anno del Signore 1979, risaliamo a quei momenti iniziali, non possiamo non sentire accanto alla lingua dei nostri avi anche altre lingue slave affini, con le quali inizio allora a parlare il cenacolo largamente aperto sulla storia. Soprattutto non può non sentire queste lingue il primo Papa slavo nella storia della Chiesa. Forse proprio per questo Cristo lo ha scelto, forse per questo lo Spirito Santo lo ha condotto, affinché egli introducesse nella comunione della Chiesa la comprensione delle parole e delle lingue che ancora risuonano straniere all'orecchio abituato ai suoni romani, germanici, anglosassoni, celti. Non vuole forse Cristo che lo Spirito Santo faccia si che la Chiesa Madre alla fine del secondo millennio del cristianesimo si chini con amorevole comprensione, con singolare sensibilità, verso i suoni di quel linguaggio umano, che si intrecciano tra loro nella comune radice, nella comune etimologia, e che - nonostante le note differenze (perfino nell'ortografia) - suonano reciprocamente vicine e familiari? Non vuole forse Cristo, non dispone forse lo Spirito Santo, che questo Papa - il quale porta nel suo animo profondamente impressa la storia della propria nazione dai suoi stessi inizi, ed anche la storia dei popoli fratelli e limitrofi - manifesti e confermi, in modo particolare, nella nostra epoca la loro presenza nella Chiesa e il loro peculiare contributo alla storia della cristianità? Non è forse disegno provvidenziale che egli sveli gli sviluppi che proprio qui, in questa parte dell'Europa, ha conosciuto la ricca architettura del tempio dello Spirito Santo? Non vuole forse Cristo, non dispone forse lo Spirito Santo, che questo Papa polacco, Papa slavo, proprio ora manifesti l'unità spirituale dell'Europa cristiana? Sappiamo che questa unità cristiana dell'Europa è composta da due grandi tradizioni: dell'Occidente e dell'Oriente. Noi Polacchi, che abbiamo scelto durante tutto il millennio la partecipazione alla Tradizione Occidentale, così come i nostri fratelli Lituani, abbiamo sempre rispettato durante il nostro millennio le tradizioni cristiane dell'Oriente. Le nostre terre erano ospitali per queste meravigliose tradizioni che hanno origine nella nuova Roma, a Costantinopoli, ma anche desideriamo chiedere clamorosamente ai nostri fratelli, che esprimono la tradizione del Cristianesimo Orientale, che si ricordino le parole dell'Apostolo: "una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tutti, Padre del nostro Signore Gesù Cristo", che si ricordino di tutto ciò e che adesso, nell'epoca della ricerca della nuova unità dei cristiani, nell'epoca del nuovo ecumenismo, con noi cooperino a questa grande opera nella quale è presente lo Spirito Santo.

Si, Cristo vuole, lo Spirito Santo dispone, che quanto io dico sia detto proprio qui, ora, a Gniezno, nella terra dei Piast, in Polonia, presso le reliquie di san Wojciech (sant'Adalberto) e di san Stanislao, dinanzi all'immagine della Vergine-Madre di Dio, nostra Signora di Chiaromonte e Madre della Chiesa. Bisogna che in occasione del Battesimo della Polonia sia ricordata la cristianizzazione degli Slavi: dei Croati e degli Sloveni, fra i quali lavorarono i missionari, già intorno all'anno 650, portando in gran parte a compimento l'evangelizzazione verso l'anno 800; dei Bulgari, il cui principe Borys I ricevette il battesimo nell'864 o 865; dei Moravi e Slovacchi, presso i quali giunsero i missionari prima dell'850, seguiti nell'863 dai santi Cirillo e Metodio, che vennero nella grande Moravia a consolidare la fede delle giovani comunità; dei Cechi, il cui principe Borivoi fu battezzato da san Metodio. Nell'ambito dell'irradiazione evangelizzatrice di San Metodio e dei suoi discepoli si trovarono anche i Vislani e gli Slavi abitanti in Serbia. Occorre ricordare anche il Battesimo della Russia a Kiev, nel 988. Bisogna infine ricordare la cristianizzazione degli Slavi dimoranti lungo l'Elba: Obotriti, Wieleti e Serbi Lusaziani. La cristianizzazione dell'Europa si compi col battesimo della Lituania negli anni 1386 e 1387.

Il Papa Giovanni Paolo II - slavo, figlio della Nazione Polacca - sente quanto siano profondamente affondate nel suolo della storia le radici dalle quali lui stesso prende origine, quanti secoli abbia alle spalle questa parola dello Spirito Santo che egli stesso annuncia e dal Colle Vaticano di San Pietro e qui, a Gniezno, dal colle di Lech e a Cracovia dall'alto del Wawel.

Questo Papa - testimone di Cristo, amante della Croce e della Risurrezione - viene oggi in questo luogo per rendere testimonianza a Cristo vivente nell'anima della propria nazione, a Cristo vivente nelle anime delle nazioni che da tempo l'hanno accolto come "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Egli viene per parlare davanti a tutta la Chiesa, all'Europa e al mondo, di quelle nazioni e popolazioni spesso dimenticate. Viene per gridare "a gran voce". Viene per indicare le strade che in vari modi riportano verso il cenacolo della Pentecoste, verso la Croce e la Risurrezione. Viene per abbracciare tutti questi popoli - insieme alla propria Nazione - e per stringerli al cuore della Chiesa, al cuore della Madre della Chiesa, nella quale pone una fiducia illimitata.


6. Fra poco terminerà qui, a Gniezno, la visita della Sacra Icona. L'immagine di nostra Signora di Jasna Gora, l'immagine della Madre esprime in modo singolare la sua presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa che vive da tanti secoli in terra polacca. Questa immagine, che da più di vent'anni visita le singole chiese, le diocesi, le parrocchie in questa terra, finisce fra poco la sua visita a Gniezno, sede antica dei Primati, e passa a Jasna Gora per iniziare il suo peregrinare nella diocesi di Czestochowa. E' per me una grande gioia poter compiere questa tappa del mio pellegrinaggio insieme a Maria, e insieme a lei trovarmi lungo il grande itinerario storico che spesso ho percorso, da Gniezno a Cracovia, attraverso Jasna Gora, da san Wojciech (sant'Adalberto) a san Stanislao, attraverso la "Vergine Madre di Dio, da Dio colmata di gloria, Maria".

Itinerario principale della nostra storia spirituale sul quale si incamminano tutti i Polacchi, quelli dell'Ovest e quelli dell'Est, come anche quelli fuori della Patria nelle varie nazioni, nei vari continenti che spero mi ascoltino... Mi sarebbe difficile pensare che qualsiasi orecchio polacco o slavo, in qualsiasi angolo del globo, non abbia potuto udire la parola del Papa polacco e slavo. Miei Cari, spero che ci ascoltino, spero che mi ascoltino, perché viviamo nell'epoca della tanto conclamata libertà di scambio delle informazioni, di scambio dei beni culturali e noi qui raggiungiamo la radice di questi beni. così, fratelli e sorelle, ci troviamo sull'itinerario principale della nostra storia spirituale. Esso è nello stesso tempo uno dei principali itinerari della storia spirituale di tutti gli Slavi, e uno dei principali itinerari della storia d'Europa. In questi giorni per la prima volta andrà pellegrino lungo questo itinerario il Papa, il Vescovo di Roma, il successore di Pietro, il primo tra coloro che sono usciti dal cenacolo della Pentecoste di Gerusalemme, cantando: "Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto... Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature... Le crei quando mandi il tuo Spirito e rinnovi la faccia della terra" (Ps 103,1-2 Ps 103,24 Ps 103,30). così cantera con voi, carissimi Connazionali, questo Papa, sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa, ed esclamerà con voi: "La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere... La gloria del Signore sia per sempre... A lui sia gradito il mio canto" (Ps 103,31 Ps 103,34). Andremo insieme su questa strada della nostra storia, la Jasna Gora, verso il Wawel, verso san Stanislao. Andremo pensando al passato, ma con l'animo proteso verso il futuro...

Non ritorneremo al passato! Andremo verso il futuro! "Riceverete lo Spirito Santo" (Jn 20,22)! Amen.

Data: 1979-06-03

Data estesa: Domenica 3 Giugno 1979.





Ai giovani di Gniezno - Polonia

Titolo: L'ispirazione cristiana nella cultura polacca

Testo: Miei carissimi!

1. Il più antico monumento della letteratura polacca è "Bogurodzica" ("Madre di Dio"). La tradizione fa risalire la sua origine a san Wojciech (sant'Adalberto).

La storia della letteratura ci permette di porre nel secolo XV la data dei più antichi testi di quel canto-messaggio. Dico: canto-messaggio perché la "Bogurodzica" non è solo un canto, ma è anche una professione di fede, un simbolo del Credo polacco, è una catechesi, e perfino un documento di educazione cristiana. Le principali verità di fede e i principi della morale sono racchiusi in essa. Non è soltanto un oggetto storico. E' il documento della vita, Jakub Wujek lo chiamo il "catechismo polacco".

Lo cantiamo sempre con profonda emozione, con trasporto, ricordando che veniva cantato nei momenti solenni e decisivi. E lo leggiamo con profonda commozione. E' difficile leggere in altro modo questi antichissimi versetti, se si pensa che su di essi si sono educate le generazioni dei nostri avi. Il canto "Bogurodzica" non è soltanto un antico documento di cultura. Esso ha dato alla cultura polacca l'ossatura fondamentale e primitiva.


2. La cultura è l'espressione dell'uomo, è la conferma dell'umanità. L'uomo la crea e, mediante essa, l'uomo crea se stesso. egli crea se stesso con lo sforzo interiore dello Spirito, del pensiero, della volontà, del cuore. E al medesimo tempo crea la cultura in comunione con gli altri. La cultura è l'espressione del comunicare, del pensare insieme e del collaborare insieme degli uomini. Nasce dal servizio al bene comune e diventa bene essenziale delle comunità umane.

La cultura è soprattutto un bene comune, della Nazione. La cultura polacca è un bene sul quale si appoggia la vita spirituale dei Polacchi. Essa ci distingue come Nazione. Essa decide di noi lungo tutto il corso della storia, decide più ancora della forza materiale. Anzi, più ancora che le frontiere politiche. Si sa che la Nazione polacca è passata attraverso la dura prova della perdita dell'indipendenza per più di cent'anni. E in mezzo a questa prova è rimasta sempre se stessa. E' rimasta spiritualmente indipendente perché ha avuto la propria cultura. Anzi nel periodo delle spartizioni l'ha ancora tanto arricchita e approfondita, perché solo per mezzo della creazione di una cultura può conservarsi.


3. La cultura polacca sin dai suoi inizi porta segni cristiani ben chiari. Il battesimo, che durante tutto il millennio hanno ricevuto le generazioni dei nostri connazionali, li introduceva non soltanto nel mistero della Morte e della Risurrezione di Cristo, non li faceva diventare soltanto figli di Dio attraverso la grazia, ma trovava una grande risonanza nella storia del pensiero e nella creatività artistica, nella poesia, nella musica, nel dramma, nelle arti plastiche, nella pittura e nella scultura.

E così è fino ad oggi. L'ispirazione cristiana non cessa d'essere la sorgente principale della creatività degli artisti polacchi. La cultura polacca scorre sempre con una larga corrente di ispirazioni, che hanno la loro sorgente nel Vangelo. Ciò contribuisce anche al carattere profondamente umanistico di questa cultura. Ciò la rende così profondamente e autenticamente umana, perché - come scrive A. Mickiewicz nei libri del pellegrinaggio polacco - "la civilizzazione veramente degna dell'uomo deve essere cristiana".

Nelle opere della cultura polacca si rispecchia l'anima della Nazione.

In esse vive la sua storia, la quale è una continua scuola di solido e leale patriottismo. E perciò essa sa porre esigenze e sostenere ideali, senza i quali è difficile per l'uomo credere nella propria dignità ed educare se stesso.


4. Vi rivolge queste parole un uomo che deve la propria formazione spirituale, sin dagli inizi, alla cultura polacca, alla sua letteratura, alla sua musica, alle arti classiche, al teatro, alla storia polacca, alle tradizioni cristiane polacche, alle scuole polacche, alle università polacche.

Parlando in questo modo a voi giovani, quest'uomo desidera soprattutto pagare il debito contratto verso questa meravigliosa eredità spirituale iniziata da "Bogurodzica". Nello stesso tempo questo uomo desidera oggi presentarsi davanti a voi con questa eredità, che è bene comune di tutti i polacchi e che costituisce una particella eminente della cultura europea e mondiale.

E vi chiede: Rimanete fedeli a questo patrimonio! Fate che sia il fondamento della vostra formazione! Rendetelo oggetto della vostra nobile fierezza! Conservate e moltiplicate questo patrimonio; trasmettetelo alle future generazioni.

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori... (Sequenza di Pentecoste).

Luce delle giovani coscienze Polacche, vieni! E fortifica in loro quest'amore, dal quale è nato il primo canto polacco, "Bogurodzica", messaggio di fede e di dignità dell'uomo sulla nostra terra! Data: 1979-06-03

Data estesa: Domenica 3 Giugno 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Alla gioventù universitaria - Varsavia (Polonia)