GPII 1979 Insegnamenti - Omelia a Jasna Gora - Czestochowa (Polonia)

Omelia a Jasna Gora - Czestochowa (Polonia)

Titolo: Presenza di Maria nella vita della Chiesa e della Patria

Testo:

1. "Vergine Santa che difendi la chiara Czestochowa...". Mi tornano alla mente queste parole del poeta Mickiewicz, che, all'inizio della sua opera "Pan Tadeusz", in una invocazione alla Vergine ha espresso ciò che palpitava e palpita nel cuore di tutti i polacchi, avvalendosi del linguaggio della fede e di quello della tradizione nazionale. Tradizione che risale a circa seicento anni fa, ai tempi cioè della beata Regina Edvige, agli albori della dinastia Jagellonica. L'immagine di Jasna Gora esprime una tradizione, un linguaggio di fede, ancor più antico della nostra storia, e rispecchia al tempo stesso tutto il contenuto della "Bogurodzica", che ieri abbiamo meditato a Gniezno, ricordando la missione di san Wojciech (sant'Adalberto) e risalendo ai primi momenti dell'annuncio del Vangelo in terra polacca.

Colei che una volta aveva parlato col canto, ha parlato poi con questa sua Immagine, manifestando attraverso di essa la sua materna presenza nella vita della Chiesa e della Patria. La Vergine di Jasna Gora ha rivelato la sua sollecitudine materna per ogni anima; per ogni famiglia; per ogni uomo che vive in questa terra, che lavora, lotta e cade sul campo di battaglia, che viene condannato allo sterminio, che combatte con se stesso, che vince o perde: per ogni uomo che deve lasciare il patrio suolo per emigrare, per ogni uomo...

I Polacchi si sono abituati a legare a questo luogo e a questo Santuario le numerose vicende della loro vita: i vari momenti gioiosi o tristi, specialmente i momenti solenni, decisivi, i momenti di responsabilità come la scelta del proprio indirizzo di vita, la scelta della vocazione, la nascita dei propri figli, gli esami di maturità... e tanti altri momenti. Si sono abituati a venire con i loro problemi a Jasna Gora per parlarne alla Madre celeste, Colei che ha qui non solo la sua Immagine, la sua Effige - una delle più note e venerate nel mondo - ma che è qui particolarmente presente. E' presente nel mistero di Cristo e della Chiesa, come insegna il Concilio. E' presente per tutti e per ciascuno di coloro che pellegrinano verso di lei, anche solo con l'anima e con il cuore, quando non possono farlo fisicamente. I Polacchi sono abituati a questo. Vi sono abituati anche popoli affini, nazioni confinanti. Sempre più, giungono qui uomini da tutta l'Europa e dal di là di essa.

Il Cardinale Primate, nel corso della grande novena, si esprimeva sul significato del Santuario di Czestochowa nella vita della Chiesa con queste parole: "Che cosa è successo a Jasna Gora? Fino a questo momento non siamo in grado di dare una risposta adeguata. E' successo qualcosa di più di quello che si poteva immaginare... Jasna Gora si è rivelata come un legame interno nella vita polacca, una forza che tocca profondamente il cuore e tiene la Nazione intera nell'umile, ma forte, atteggiamento di fedeltà a Dio, alla Chiesa e alla sua Gerarchia. Per noi tutti è stata una grande sorpresa vedere la potenza della Regina di Polonia manifestarsi così magnificamente".

Ho, infatti, portato con me dalla Polonia, sulla Cattedra di san Pietro a Roma, questa "santa abitudine" del cuore, elaborata dalla fede di tante generazioni, comprovata dall'esperienza cristiana di tanti secoli e profondamente radicata nella mia anima.


2. Più volte si reco qui Papa Pio XI, naturalmente non come Papa, ma come Achille Ratti, primo Nunzio in Polonia, dopo la riconquista dell'indipendenza. Quando, dopo la morte di Pio XII, è stato eletto alla Cattedra di Pietro Papa Giovanni XXIII, le prime parole che il nuovo Pontefice rivolse al Primate di Polonia, dopo il Conclave, si riferirono a Jasna Gora. Egli ricordo le sue visite qui, durante gli anni della sua Delegazione apostolica in Bulgaria, e chiese soprattutto una preghiera incessante alla Madre di Dio, secondo le intenzioni inerenti alla sua nuova missione. La sua richiesta è stata soddisfatta ogni giorno a Jasna Gora e non soltanto durante il suo pontificato, ma anche durante quello dei suoi successori.

Tutti sappiamo quanto desiderasse venire qui in pellegrinaggio Papa Paolo VI, così legato alla Polonia fin dal tempo del suo primo incarico diplomatico presso la Nunziatura di Varsavia. Il Papa che tanto si adopero per normalizzare la vita della Chiesa in Polonia particolarmente per quanto attiene all'attuale assetto delle Terre dell'Ovest e del Nord. Il Papa del nostro millennio! Proprio per il millennio, egli voleva trovarsi qui come pellegrino, accanto ai figli e alle figlie della Nazione polacca.

Dopo che il Signore chiamo a sé Papa Paolo VI nella solennità della Trasfigurazione dell'anno scorso, i Cardinali ne scelsero il successore il 26 agosto, giorno in cui in Polonia, e soprattutto a Jasna Gora, si celebra la solennita della Madonna di Czestochowa. La notizia dell'elezione del nuovo Pontefice Giovanni Paolo I fu comunicata ai fedeli dal Vescovo di Czestochowa, durante la stessa celebrazione serale.

Che cosa debbo dire di me, a cui dopo il pontificato di appena 33 giorni di Giovanni Paolo I, è toccato, per imperscrutabile decreto della Provvidenza, di accettarne l'eredità e la successione apostolica alla Cattedra di san Pietro, il 16 ottobre 1978? Che cosa debbo dire, io, primo Papa non italiano dopo 455 anni? Che cosa debbo dire io, Giovanni Paolo II, primo Papa Polacco nella storia della Chiesa? Vi diro: in quel 16 ottobre, in cui il calendario liturgico della Chiesa in Polonia ricorda santa Edvige, riandavo col pensiero al 26 agosto, al precedente Conclave e a quella elezione avvenuta nella solennità della Madonna di Jasna Gora.

Non avevo nemmeno bisogno di dire, come già i miei predecessori, che avrei contato sulle preghiere ai piedi dell'Immagine di Jasna Gora. La chiamata di un figlio della nazione polacca alla Cattedra di Pietro contiene un evidente e forte legame con questo luogo santo, con questo Santuario di grande speranza: "Totus Tuus", avevo sussurrato, nella preghiera, tante volte, dinanzi a questa Immagine.


3. Ed ecco oggi sono di nuovo con voi tutti, carissimi fratelli e sorelle: con voi, dilettissimi Connazionali, con te, Cardinale Primate della Polonia, con tutto l'Episcopato, al quale ho appartenuto per più di vent'anni come vescovo, arcivescovo metropolita di Cracovia, come cardinale. Tante volte siamo venuti qui, in questo santo luogo, in vigile ascolto pastorale, per udir battere il cuore della Chiesa e quello della Patria nel cuore della Madre. Jasna Gora è, infatti, non soltanto meta di pellegrinaggio per i Polacchi della madrepatria e del mondo intero, ma è il santuario della Nazione. Bisogna prestare l'orecchio a questo luogo santo per sentire come batte il cuore della Nazione nel cuore della Madre.

Questo cuore, infatti, pulsa come sappiamo, con tutti gli appuntamenti della storia, con tutte le vicende della vita nazionale: quante volte, infatti, esso ha vibrato con i lamenti delle sofferenze storiche della Polonia, ma anche con le grida di gioia e di vittoria! Si può scrivere la storia della Polonia in diversi modi: specialmente quella degli ultimi secoli, si può interpretarla in chiave diversa. Tuttavia se vogliamo sapere come interpreta questa storia il cuore dei Polacchi, bisogna venire qui, bisogna porgere l'orecchio a questo Santuario, bisogna percepire l'eco della vita dell'intera nazione nel cuore della sua Madre e Regina! E se questo cuore batte con tono di inquietudine, se risuonano in esso la sollecitudine e il grido per la conversione e per il rafforzamento delle coscienze, bisogna accogliere questo invito. Esso nasce dall'amore materno, che a suo modo forma i processi storici sulla terra polacca.

Gli ultimi decenni hanno confermato e reso più intensa una tale unione tra la Nazione Polacca e la sua Regina. Di fronte alla Vergine di Czestochowa fu pronunciata la consacrazione della Polonia al Cuore Immacolato di Maria, l'8 settembre 1946. Dieci anni dopo, sono stati rinnovati a Jasna Gora i voti del Re Jan Kazimierz, nel trecentesimo anniversario da quando egli, dopo un periodo di "diluvio" (invasione degli Svedesi nel secolo XVII), proclamo la Madre di Dio Regina del regno polacco. In quella ricorrenza inizio la grande novena di nove anni, in preparazione al millennio del Battesimo della Polonia. E finalmente nell'anno stesso del millennio, il 3 maggio 1966, qui in questo luogo, fu pronunziato dal Primate di Polonia l'atto di totale servitù alla Madre di Dio, per la libertà della Chiesa in Polonia ed in tutto il mondo. Questo atto storico fu pronunziato qui, davanti a Paolo VI, assente in corpo, ma presente in spirito, come testimonianza di quella fede viva e forte, che attendono ed esigono i nostri tempi. L'atto parla della "servitù" e nasconde in sé un paradosso simile alle parole del Vangelo secondo le quali bisogna perdere la propria vita per ritrovarla (Mt 10,39). L'amore infatti costituisce il compimento della libertà, ma, nello stesso tempo, "l'appartenere", cioè il non essere liberi, fa parte della sua essenza. Pero questo "non essere liberi" nell'amore, non viene percepito come una schiavitù, bensì come un'affermazione di libertà e come il suo compimento. L'atto di consacrazione nella schiavitù indica dunque una singolare dipendenza a una fiducia senza limiti. In questo senso la schiavitù (la non-libertà), esprime la pienezza della libertà, allo stesso modo che il Vangelo parla della necessità di perdere la vita per ritrovarla nella sua pienezza.

Le parole di tale atto, pronunciate col linguaggio delle esperienze storiche della Polonia, delle sue sofferenze e anche delle sue vittorie, hanno una loro risonanza proprio in questo momento della vita della Chiesa e del mondo, dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, che - come giustamente riteniamo - ha aperto una nuova era. Esso ha iniziato un'epoca di approfondita conoscenza dell'uomo, delle sue "gioie e speranze e anche delle sue tristezze e angosce", come affermano le prime parole della costituzione pastorale "Gaudium et Spes". La Chiesa, consapevole della sua grande dignità e della sua magnifica vocazione in Cristo, desidera andare incontro all'uomo. La Chiesa desidera rispondere agli eterni ed insieme sempre attuali interrogativi dei cuori e della storia umana, e perciò compie durante il Concilio un'opera di approfondita conoscenza di se stessa, della propria natura, della propria missione, dei propri compiti. Il 3 maggio 1966 l'Episcopato Polacco aggiunge a questa fondamentale opera del Concilio il proprio atto di Jasna Gora: la consacrazione alla Madre di Dio per la libertà della Chiesa nel mondo e in Polonia. E' un grido che parte dal cuore e dalla volontà: grido di tutto l'essere cristiano, della persona e della comunità per il pieno diritto di annunziare il messaggio salvifico: grido che vuole diventare universalmente efficace radicandosi nell'epoca presente e in quella futura. Tutto attraverso Maria! Questa è l'autentica interpretazione della presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, come proclama il capitolo VIII della costituzione "Lumen Gentium". Tale interpretazione corrisponde alla tradizione dei santi, come Bernardo di Chiaravalle, Grignion de Montfort, Massimiliano Kolbe.


4. Il Papa Paolo VI accetto questo atto di consacrazione quale frutto della celebrazione del millennio polacco di Jasna Gora, come ne fa fede la sua bolla, che si trova presso l'immagine della Madonna Nera di Czestochowa. Oggi il suo indegno successore, venendo a Jasna Gora desidera rinnovarlo il giorno dopo la Pentecoste, proprio mentre in tutta la Polonia si celebra la festa della Madre della Chiesa.

Per la prima volta il Papa festeggia questa solennnità esprimendo insieme a voi, venerabili e carissimi fratelli, la riconoscenza al suo grande predecessore che, sin dai tempi del Concilio, inizio ad invocare Maria con il titolo di Madre della Chiesa.

Questo titolo ci permette di penetrare in tutto il mistero di Maria dal momento dell'Immacolata Concezione, attraverso l'Annunciazione, la Visitazione e la Nascita di Gesù a Betlemme, sino al Calvario. Esso permette a tutti noi di ritrovarci - come ce lo ricorda l'odierna lettura - nel Cenacolo, dove gli Apostoli insieme a Maria, Madre di Gesù, perseverano in preghiera, attendendo, dopo l'Ascensione del Signore, il compimento della promessa, cioè la venuta dello Spirito Santo, affinché possa nascere la Chiesa! Alla nascita della Chiesa partecipa in modo particolare Colei alla quale dobbiamo la nascita di Cristo. La Chiesa, nata una volta nel cenacolo della Pentecoste, continua a nascere in ogni cenacolo di preghiera. Nasce per diventare nostra Madre spirituale a somiglianza della Madre del Verbo Eterno. Nasce per rivelare le caratteristiche e la forza di quella maternità - maternità della Madre di Dio - grazie alla quale possiamo "essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente" (1Jn 3,1). Difatti, la paternità santissima di Dio, nella sua economia salvifica, si è servita della verginale maternità della sua umile ancella, per compiere nei figli dell'uomo l'opera dell'autore divino.

Cari Connazionali, venerabili e dilettissimi Fratelli nell'Episcopato, Pastori della Chiesa in Polonia, Illustrissimi Ospiti e Voi fedeli tutti, permettete che, come successore di san Pietro, oggi qui presente con voi, affidi tutta la Chiesa alla Madre di Cristo, con la stessa fede viva, con la stessa eroica speranza, con cui lo abbiamo fatto nel giorno memorabile del 3 maggio del millennio polacco.

Permettete che io porti qui, come ho fatto tempo fa nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, e poi in Messico nel Santuario di Guadalupe, i misteri dei cuori, i dolori e le sofferenze, e infine le speranze e le attese di questo ultimo scorcio del XX secolo dell'era cristiana.

Permettete che affidi tutto ciò a Maria.

Permettete che glielo affidi in modo nuovo e solenne.

Sono uomo di grande fiducia.

Ho imparato ad esserlo qui.

Atto di consacrazione alla Madonna

5. "Grande Madre di Dio fatto Uomo, Vergine Santissima, nostra Signora di Jasna Gora...".

Con queste parole i Vescovi polacchi si rivolsero a te tante volte a Jasna Gora, portando nel cuore le esperienze e le pene, le gioie e i dolori, e soprattutto la fede, la speranza e la carità dei loro connazionali.

Mi sia lecito iniziare oggi con le stesse parole il nuovo atto di consacrazione a nostra Signora di Jasna Gora, che nasce dalla stessa fede, speranza e carità, dalla tradizione del nostro popolo, e alla quale ho partecipato tanti anni, e contemporaneamente nasce dai nuovi doveri che grazie a te, o Maria, sono stati affidati a me, uomo indegno e insieme figlio tuo adottivo.

Tanto mi dicevano sempre le parole che il Figlio suo Unigenito, Gesù Cristo, Redentore dell'uomo, ha rivolto dall'alto della Croce indicando Giovanni, apostolo ed evangelista: "Donna, ecco il tuo figlio" (Jn 19,26). In queste parole trovo sempre delineato il posto per ogni uomo e per me stesso.

Oggi, per gli imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, presente qui a Jasna Gora, nella mia Patria terrena, la Polonia, desidero confermare anzitutto gli atti di consacrazione e di fiducia, che nei vari momenti - numerose volte e in varie forme - sono stati pronunziati dal Cardinale Primate e dall'Episcopato Polacco. In modo tutto particolare desidero confermare e rinnovare l'atto di consacrazione pronunziato a Jasna Gora il 3 maggio 1966, in occasione del millennio della Polonia; con questo atto i Vescovi polacchi, donandosi a te, Madre di Dio, "nella tua materna schiavitù d'amore" volevano servire la grande causa della libertà della Chiesa non soltanto nella propria Patria, ma nel mondo intero. Qualche anno dopo, il 7 giugno 1976, essi hanno consacrato a te tutta l'umanità, tutte le nazioni e i popoli del mondo contemporaneo, i loro fratelli vicini per la fede, la lingua e le sorti comuni della storia, estendendo questa consacrazione fino ai più lontani limiti dell'amore, come lo esige il tuo Cuore: Cuore di Madre che abbraccia ciascuno e tutti, ovunque e sempre.

Desidero oggi, giungendo a Jasna Gora, come primo Papa-pellegrino, rinnovare questo patrimonio di fiducia, di consacrazione e di speranza, che qui con tanto slancio è stato accumulato dai miei fratelli nell'Episcopato e dai miei Connazionali.

E pertanto ti affido, o Madre della Chiesa, tutti i problemi di questa Chiesa; tutta la sua missione tutto il suo servizio, mentre si sta per concludere il secondo millennio della storia del cristianesimo sulla terra.

Sposa dello Spirito Santo e Sede della Sapienza! Alla tua intercessione, dobbiamo la magnifica visione e il programma di rinnovamento della Chiesa nella nostra epoca, che ha trovato la sua espressione nell'insegnamento del Concilio Vaticano II. Fa' che questa visione e questo programma noi facciamo oggetto del nostro agire, del nostro servizio, del nostro insegnamento, della nostra pastorale, del nostro apostolato - nella stessa verità, semplicità e fortezza, con cui ce li ha fatti conoscere lo Spirito Santo nel nostro umile servizio -. Fa' che la Chiesa intera si rigeneri, attingendo a questa nuova fonte di conoscenza della propria natura e missione, non ad altre "cisterne" estranee o avvelenate (Jr 8,14).

Aiutaci, in questo grande sforzo che stiamo compiendo per incontrarci in modo sempre più maturo con i nostri fratelli nella fede, con i quali ci uniscono tante cose, benché vi sia ancora qualcosa che ci divide. Fa' che, attraverso tutti i mezzi della conoscenza, del rispetto reciproco, dell'amore, della collaborazione comune nei vari campi, possiamo riscoprire gradualmente il divino disegno di quell'unità nella quale dobbiamo entrare noi ed introdurre tutti, affinché l'unico ovile di Cristo riconosca e viva la sua unità sulla terra. O Madre dell'unità, insegnaci sempre le vie che conducono ad essa! Permettici, in futuro, di andare incontro a tutti gli uomini e a tutti i popoli, che sulle vie di religioni diverse cercano Dio e vogliono servirlo. Aiuta noi tutti ad annunziare Cristo e a rivelare "la forza e la sapienza divina" (1Co 1,24) nascosta nella sua croce. Tu, che per prima, l'hai rivelata a Betlemme non soltanto ai semplici e fedeli pastori, ma anche ai sapienti dei paesi lontani, Madre del Buon Consiglio! Indicaci sempre come dobbiamo servire l'uomo, l'umanità in ogni nazione, come condurla sulle vie della salvezza. Come proteggere la giustizia e la pace nel mondo continuamente minacciato da varie parti. Quanto vivamente desidero, in occasione di quest'odierno incontro, affidarti tutti questi difficili problemi delle società, dei sistemi e degli Stati, problemi che non possono essere risolti con l'odio, la guerra e l'autodistruzione, ma soltanto con la pace, con la giustizia, col rispetto dei diritti degli uomini e delle nazioni.

O Madre della Chiesa! Fa' che la Chiesa goda libertà e pace nell'adempiere la sua missione salvifica, e che a questo fine diventi matura di una nuova maturità di fede e di unità interiore! Aiutaci a vincere le opposizioni e le difficoltà! Aiutaci a riscoprire tutta la semplicità e la dignità della vocazione cristiana! Fa' che non manchino "gli operai alla vigna del Signore".

Santifica le famiglie! Veglia sull'anima dei giovani e sul cuore dei bambini! Aiuta a superare le grandi minacce morali che colpiscono i fondamentali ambienti della vita e dell'amore. Ottieni per noi la grazia di rinnovarci continuamente, attraverso tutta la bellezza della testimonianza data alla Croce e alla Risurrezione del tuo Figlio.

Quanti problemi avrei dovuto, o Madre, presentarti in questo incontro, elencandoli ad uno ad uno. Li affido tutti a te, perché tu li conosci meglio di noi e di tutti ti prendi cura.

Lo faccio nel luogo della grande consacrazione, dal quale si abbraccia non soltanto la Polonia, ma tutta la Chiesa nelle dimensioni dei paesi e dei continenti: tutta la Chiesa nel tuo Cuore materno.

La Chiesa intera, di cui sono il primo servitore, ti offro e affido qui, con immensa fiducia, o Madre. Amen.

Data: 1979-06-04

Data estesa: Lunedì 4 Giugno 1979.





Parrocchia di San Sigismondo - Czestochowa (Polonia)

Titolo: Pellegrinaggio in Polonia dell'Effige della Madonna Nera

Testo:

1. Con vera gioia metto piede sulla soglia di questa parrocchia che, insieme con tutta la diocesi di Czestochowa, aspetta la visita dell'Immagine della Madonna di Jasna Gora.

Dopo il congedo dalla sede primaziale di Gniezno, avrà inizio la visita tra voi. E perciò desidero già oggi salutare la Madre della visitazione in questa nuova tappa del suo pellegrinaggio attraverso la terra polacca. Lo faccio nella cordiale unione spirituale col mio amato fratello della diocesi di Czestochowa, con i Vescovi che qui lo aiutano, con tutti i pastori e sacerdoti diocesani e religiosi, con le dilette sorelle di tante Congregazioni religiose.

Lo faccio con il cuore di tutto il Popolo di Dio che dappertutto è particolarmente sensibile alla presenza della Madonna di Jasna Gora.


2. La visita dell'Immagine di Jasna Gora nella sua fedele copia, benedetta nel 1957 dal Santo Padre Pio XII, ha più di vent'anni di storia. Dall'estate del 1957 l'immagine ha iniziato a visitare successivamente le singole parrocchie, passando dall'arcidiocesi di Varsavia alla diocesi di Siedlce, di Lomza, all'arcidiocesi di Bialystok, alla regione dei Laghi e Pomerania, alla diocesi di Warmia, Gdansk e Pelplin; e poi sul terreno dell'antica amministrazione di Gorzow, attualmente divisa in tre diocesi: di Szczecin-Kamien, di Koszalin-Kolobrzeg e di Gorzow, nei nuovi confini. La visita della Madonna pellegrina è in seguito passata in Slask; nell'arcidiocesi di Wroclaw e nella diocesi di Opole, per arrivare alla diocesi di Katowice e alle altre diocesi meridionali, cioè all'arcidiocesi di Cracovia, alle diocesi di Tarnow, di Przemysl e sul territorio dell'arcidiocesi di Lubaczow; poi alla diocesi di Lublino e di Sandomierz. Dopo la visita alla diocesi di Kielce, l'Immagine si è diretta verso la diocesi di Drohiczyn, e ancora quella di Lodz, per volgersi verso il Nord, alle diocesi di Wloclawek e di Plock. Da Plock questa catena di visite è passata all'arcidiocesi di Poznan e infine di Gniezno. Oggi a questa magnifica catena si aggiunge la diocesi di Czestochowa che ne costituisce, per così dire, l'ultimo anello.

Ho enumerato tutte le tappe delle visite della Madonna pellegrina di Jasna Gora, perché ciascuna di esse sviluppava quella idea benedetta, a cui si è ispirato il Servo di Dio Papa Pio XII e l'Episcopato polacco, intraprendendo questa pratica religiosa venti anni or sono.


3. Ho salutato nostra Signora di Jasna Gora nella sua Immagine peregrinante in varie tappe.

L'ho salutata soprattutto quando visitava le parrocchie e le comunità del Popolo di Dio dell'arcidiocesi di Cracovia, di cui ero il pastore.

Oggi desidero salutarla - per imperscrutabile disegno della Provvidenza - nella mia qualità di successore di tutti i papi che sono vissuti durante questo periodo, iniziando da Pio XII, a Giovanni XXIII, a Paolo VI e a Giovanni Paolo I.

Saluto Maria, ringraziandola per tutte le grazie della visita in ogni sua tappa.

So, per personale esperienza pastorale, quanto grandi e insolite siano queste grazie. Attraverso le visite dell'Immagine pellegrina di Jasna Gora, nella sua fedele copia, è iniziato quasi un nuovo capitolo nella storia di nostra Signora di Jasna Gora in terra polacca.

In questa visita ha trovato la sua tangibile espressione la dottrina del Concilio Vaticano II, contenuta soprattutto nella costituzione dogmatica sulla Chiesa. Queste visite hanno dimostrato che cos'è la reale presenza materna della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua Chiesa. Uscendo dal suo santuario di Jasna Gora, per visitare ogni diocesi ed ogni parrocchia polacca, Maria si è mostrata a noi tutti, in modo particolare, Madre. Infatti la madre non attende soltanto i figli nella propria casa, ma li segue ovunque stabiliscano la loro dimora. Ovunque vivano, ovunque lavorino, ovunque formino le loro famiglie, ovunque siano inchiodati ad un letto di dolore e perfino in qualunque via traviata si trovino, là ove si scordino di Dio e siano gravati da colpe.

Là, dappertutto! Desidero quindi oggi, assieme a voi qui presenti, esprimere una immensa gratitudine per tutto ciò. Desidero essere l'eco principale di tutti i cuori, di tutte le famiglie, le comunità, di tutti i pastori, presbiteri e vescovi. Di tutti.

E nello stesso tempo, salutando spiritualmente Maria nella sua Immagine Pellegrina, sulla soglia di ogni parrocchia della diocesi di Czestochowa - mentre la catena della visita passerà al Vescovo della Chiesa di Czestochowa con i suoi fratelli nell'episcopato, con i pastori, i sacerdoti, le famiglie religiose e con tutto il Popolo di Dio - desidero essere messaggero di una grande attesa e di un'ardente speranza. I vostri cuori sono pieni di questa attesa. Maria stessa con la sua Immagine vi porta la speranza. Non è stata forse una grande svolta nella storia dell'umanità il momento dell'Annunciazione a Nazaret? Non ha forse Maria portato la speranza nella casa di Zaccaria quando è venuta a visitare Elisabetta sua parente? Non ha forse il Papa Paolo VI chiamato la Madre di Dio nei nostri difficili tempi "principio di un mondo migliore?". Il beato Massimiliano Kolbe, "milite" polacco dell'Immacolata, non ha forse sentito anch'egli lo stesso mistero? Sia benedetta la permanenza di Maria in ogni parrocchia della vostra diocesi di Czestochowa! Come, agli inizi, il Servo di Dio Pio XII, così oggi - all'ultima tappa del pellegrinaggio dell'Immagine di Jasna Gora - io, indegno suo successore, Giovanni Paolo II papa, figlio della Nazione polacca, benedico con tutto il cuore coloro che accolgono Maria.

Depongo il presente saluto e la benedizione nelle mani del Vescovo di Czestochowa, affinché sia letto come si suole fare durante la visita nelle singole parrocchie.

Data: 1979-06-04

Data estesa: Lunedì 4 Giugno 1979.

Alle religiose a Jasna Gora - Czestochowa (Polonia)

Titolo: La vocazione religiosa segno vivo del "secolo futuro"

Care sorelle!

1. Mi rallegro cordialmente di questo incontro, che la Provvidenza Divina ci ha preparato oggi qui ai piedi della Signora di Jasna Gora. Siete venute in così gran numero da tutta la Polonia, per partecipare al pellegrinaggio del Vostro Connazionale che Cristo nella sua imperscrutabile misericordia ha chiamato, come un tempo Simone di Betsaida, e gli ha ordinato di lasciare la terra natale per assumere la successione sulla sede dei Vescovi di Roma. Poiché ora gli è stata data la grazia di ritornare ancora una volta in queste regioni, desidero parlare a voi con le stesse parole con le quali più di una volta nel passato vi ho parlato in veste di successore di san Stanislao a Cracovia. Adesso queste parole acquistano una dimensione diversa, universale.

Il tema della "vocazione religiosa" è uno dei più belli fra quelli di cui ci ha parlato e ci parla costantemente il Vangelo. Il tema trova una particolare incarnazione in Maria, che ha detto di se stessa: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Penso che queste parole hanno trovato profonda eco nella vocazione e nella professione religiosa di ciascuna di voi.

2. Mentre mi si offre oggi l'opportunità di parlare qui a voi, mi vengono in mente gli splendidi capitoli dell'insegnamento della Chiesa nell'ultimo Concilio, come pure i documenti - tanto numerosi - degli ultimi Papi.

Permettete tuttavia che, basandomi su tutta questa ricchezza di insegnamento della Chiesa, mi riferisca ad alcune mie modeste enunciazioni. E lo faccio perché in esse hanno trovato eco i miei incontri con gli ambienti religiosi in Polonia, tanto numerosi in passato. Li ho portati con me a Roma come la "risorsa" dell'esperienza personale. Vi sarà dunque forse più facile ritrovare voi stesse in queste parole, che benché indirizzate ad ambienti nuovi parlano in qualche maniera di voi: delle suore polacche e delle famiglie religiose polacche.

3. Poco dopo l'inizio del mio nuovo ministero ho avuto la fortuna di incontrarmi con quasi ventimila suore di tutta Roma. Ecco un brano del discorso, che allora ho rivolto loro.

La vostra "vocazione è un peculiare tesoro della Chiesa, che non può mai cessare di pregare, affinché lo Spirito di Gesù Cristo susciti nelle anime vocazioni religiose. Difatti esse sono, sia per la comunità del Popolo di Dio, sia per il "mondo", un segno vivo del "secolo futuro"; segno che, nello stesso tempo, si radica (anche tramite il vostro abito religioso) nella vita quotidiana della Chiesa e della società e permea i suoi più delicati tessuti...".

La vostra presenza "deve essere per tutti un segno visibile del Vangelo.

Deve essere anche la sorgente di un particolare apostolato. Questo apostolato è così vario e ricco, che mi è perfino difficile elencare qui tutte le sue forme, i suoi campi, i suoi orientamenti. E' unito al carisma specifico di ogni Congregazione, al suo spirito apostolico, che la Chiesa e la Santa Sede approvano con gioia, vedendo in esso l'espressione della vitalità dello stesso Corpo Mistico di Cristo! Tale apostolato è di solito discreto, nascosto, vicino all'essere umano, e perciò si addice maggiormente all'anima femminile, sensibile al prossimo, e quindi chiamata al compito di sorella e di madre. E' proprio questa la vocazione che si trova nel "cuore" stesso del vostro essere religiose. Come Vescovo di Roma vi prego: siate spiritualmente madri e sorelle di tutti gli uomini di questa Chiesa, che Gesù, nella sua ineffabile misericordia e grazia, ha voluto affidarmi" ("Discorso alle religiose", 10 novembre 1978).

4. Nel giorno 24 novembre scorso mi si è offerta l'occasione di incontrare il numeroso gruppo di superiori generali riuniti a Roma sotto la guida del Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari. Mi sia lecito di riportare alcune frasi del discorso pronunciato in questa occasione.

"La vocazione religiosa... appartiene a quella pienezza spirituale che lo Spirito stesso - spirito di Cristo - suscita e plasma nel Popolo di Dio. Senza gli ordini religiosi, senza la vita "consacrata", attraverso i voti di castità, di povertà e di ubbidienza, la Chiesa non sarebbe pienamente se stessa... Le vostre case devono essere soprattutto centri di preghiera, di raccoglimento, di dialogo personale e comunitario con Colui che è e deve restare il primo e principale interlocutore nell'operoso susseguirsi delle vostre giornate. Se saprete alimentare questo "clima" di intensa e amorosa comunione con Dio, vi sarà possibile portare avanti, senza tensioni traumatiche o pericolosi sbandamenti, quel rinnovamento della vita e della disciplina, al quale il Concilio Ecumenico Vaticano II vi ha impegnato" ("Discorso ai Superiori Generali", 24 novembre 1978).

5. Infine il Messico. L'incontro che ha avuto luogo nella capitale di quel Paese mi è rimasto profondamente inciso nella memoria e nel cuore. Non poteva essere diversamente, poiché le suore creano sempre in questi incontri un clima particolarmente cordiale e con gioia accettano le parole loro rivolte.

Ecco dunque alcuni pensieri anche da questo incontro messicano: "La vostra è una vocazione che merita la massima stima da parte del Papa e della Chiesa, ieri come oggi. Per questo desidero esprimere la mia gioiosa fiducia in voi e animarvi a non abbattervi nel cammino intrapreso, che vale la pena proseguire con rinnovato spirito ed entusiasmo... Quanto potete fare oggi, per la Chiesa e per l'umanità! Esse aspettano il vostro generoso dono, la dedizione del vostro cuore libero, che allarghi senza sospetto le sue potenzialità d'amore in un mondo che sta perdendo la capacità di altruismo, di amore sacrificato e disinteressato. Ricordatevi, infatti, che siete mistiche spose di Cristo e del Cristo crocifisso" ("Discorso alle religiose", 27 gennaio 1979).


6. E adesso permettete che i miei pensieri insieme ai vostri si rivolgano ancora una volta qui in questo luogo alla Signora di Jasna Gora che è sorgente di viva ispirazione per ciascuna di voi. Ciascuna di voi, ascoltando le parole pronunciate a Nazaret, ripeta con Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). In queste parole è contenuto in un certo modo il prototipo di ogni professione religiosa, mediante la quale ciascuna di voi abbraccia, con tutto il suo essere, il mistero della grazia trasmessa nella vocazione religiosa. Ognuna di voi, così come Maria, sceglie Gesù, il Divino Sposo. E realizzando i voti di povertà, di castità e di ubbidienza desidera vivere per lui, per suo amore. Mediante questi voti ciascuna di voi desidera rendere testimonianza alla vita eterna che Cristo ci ha portato nella sua croce e nella risurrezione.

Inestimabile è, care sorelle, questo vivo segno che costituisce ognuna di voi in mezzo agli uomini. E abbracciando con fede, speranza e carità il Divino Sposo, lo abbracciate nelle numerose persone da voi servite: nei malati, anziani, storpi, handicappati, di cui nessun altro, oltre voi, è capace di occuparsi, poiché per questo è necessario un sacrificio veramente eroico. E dove ancora troverete lo stesso Cristo? Nei bambini, nei giovani del catechismo, nella pastorale accanto ai sacerdoti. Lo troverete nel servizio più semplice, così come nei lavori che esigono a volte una preparazione e una cultura profonda. Lo troverete ovunque, come la sposa del Cantico dei Cantici: "...trovai l'amato del mio cuore" (Ct 3,4).

Goda sempre la Polonia della vostra testimonianza evangelica. Non manchino quei cuori caldi che portano l'amore evangelico al prossimo. E voi rallegratevi sempre con la gioia della vostra vocazione, anche quando dovrete provare sofferenze interiori o esteriori o il buio.

Il Papa Giovanni Paolo II desidera chiedere tutto ciò insieme a voi durante questo Santissimo Sacrificio.

Data: 1979-06-05

Data estesa: Martedì 5 Giugno 1979.

Ai Vescovi polacchi a Jasna Gora - Czestochowa (Polonia)


GPII 1979 Insegnamenti - Omelia a Jasna Gora - Czestochowa (Polonia)