GPII 1979 Insegnamenti - Ad un gruppo di Chierichetti - Castel Gandolfo (Roma)

Ad un gruppo di Chierichetti - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Una riserva di umanità per il mondo di domani

Testo: Carissimi chierichetti.

Devo dirvi apertamente che sono contento di ricevervi oggi tutti insieme in questa casa, così numerosi e rumorosi. E il motivo della mia gioia è duplice.

Innanzitutto, vedo in voi dei ragazzi pieni di vita e di entusiasmo. Voi attendete tutto dal futuro. E' nella natura stessa della vostra giovane età il protendersi in avanti con tutte le forze, sicché voi siete la speranza, la riserva, vorrei dire la certezza di una società umana più giusta e più buona. Una cosa vi raccomando: anche se vedete attorno a voi nel mondo molte cose che non vanno, dovete ritenere tutte queste realtà altrettanti motivi per impegnarvi ancor di più a costruire voi, con le vostre mani e col vostro cuore, un nuovo mondo, nel quale sia veramente possibile vivere in serenità, sicurezza e totale fiducia reciproca.

Ma c'è anche un altro motivo, per cui la vostra presenza mi allieta. Ed è che voi vivete da vicino, anzi dal di dentro, la vita stessa della Santa Chiesa di Dio. Prestando il vostro servizio alla Mensa Eucaristica e alle varie Celebrazioni Liturgiche, voi attingete direttamente "alle sorgenti della salvezza" (Is 12,3) il vigore necessario già per vivere bene oggi e poi anche per affrontare con maggiore slancio il vostro avvenire. Certamente molti di voi, se non tutti, si sono già interrogati sul proprio domani, sul che cosa fare da grandi. Ebbene, io sono convinto che non pochi di voi si sono anche posti nella prospettiva di servire Dio e la Chiesa come Preti, cioè come annunciatori del Vangelo a chi non lo conosce e come Pastori amorevolmente disposti ad aiutare gli altri cristiani a vivere in profondità la loro fede e la loro unione col Signore.

Perciò dico a tutti quelli che hanno già sentito tale chiamata nel loro cuore: coltivate questo seme, confidatevi con qualcuno che possa dirigervi, e soprattutto siate generosi. La Chiesa ha bisogno di voi; il Signore stesso ha bisogno di voi, come quando si servi dei pochi pani di un ragazzo per sfamare una moltitudine di gente (cfr. Jn 6,9-11).

Per il resto, vi dico con le parole di san Paolo: "Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi"; (Ph 4,4) infatti, come scrive la Bibbia, "indice di un cuore buono è una faccia gioiosa" (Si 13,26).

Dio vi ama e si attende molto da voi. E vi assicuro che anche il Papa vi vuole bene e con tutto il cuore vi benedice, assieme ai vostri Responsabili e a tutti i vostri Cari.

Data: 1979-09-05

Data estesa: Mercoledì 5 Settembre 1979.








Esequie del Cardinale di Jorio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una vita posta al servizio del Signore e della Chiesa

Testo: Signori Cardinali, Venerabili Fratelli, Carissimi figli e figlie.

Ci troviamo oggi riuniti per la celebrazione liturgica dei Funerali del compianto Cardinale Alberto di Jorio, chiamato a far parte del Sacro Collegio da Giovanni XXIII, di felice memoria, fin dal 19

58. Tutto l'arco della sua lunga vita è stato posto al servizio del Signore e della Chiesa. In modo particolare, egli ha dato gran parte di sé a questa Sede Apostolica, per la quale ha speso le sue migliori energie.

Abbiamo, pertanto nei suoi confronti un dovere di riconoscenza, al quale assolviamo ancora una volta oggi, qui, pubblicamente, davanti al Signore.

Tutta la sua esistenza terrena si può sintetizzare attorno a queste tre caratteristiche: egli fu buon sacerdote, solerte amministratore, generoso benefattore. Della prima è indice la molteplice attività di sacro ministero, esercitata fin dai primi anni di Presbiterato; la seconda è provata da vari decenni di servizio sia al Vicariato di Roma che alla Santa Sede; della terza sono documenti eloquenti varie iniziative di promozione sociale, culturale ed ecclesiale. Si tratta di buone qualità e di buone opere che il Signore certamente apprezza, così come lodo, sia pur in termini di parabola, quel servo buono e fedele, che aveva fatto ampiamente fruttificare i talenti ricevuti, non tenendoli per sé, ma rendendoli moltiplicati al suo padrone (cfr. Mt 25,14-21). Ebbene, la ricompensa per un servizio così diuturno, fedele e fecondo, non può che venirgli dal Signore stesso, e noi siamo qui proprio per implorargliela, grande e beatificante.

E' la liturgia stessa che ci orienta a questo scopo, e ancor più arricchisce la nostra meditazione mediante le letture bibliche appena ascoltate.

Tutte e tre sono incentrate sul tema della comunione con Dio, che inizia già in questa vita mediante la redenzione procurataci da Cristo, e fiorisce poi in quella futura e intramontabile, oltre la storia.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù afferma solennemente che è esplicita volontà del Padre celeste "che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna" (Jn 6,60). Ma nel senso giovanneo, la "vita eterna" non è solo riservata al futuro dell'aldilà, bensì è quella che si realizza già fin d'ora nell'adesione di fede al Logos divino, incarnato in questo mondo, così che essa, all'interno della nostra esistenza storica, tanto densa di impegni, di attività, di preoccupazioni, diventa principio segreto ma dinamico di lievitazione e di trasformazione di tutto il nostro essere e del nostro agire. Questo è il principio cristiano e sacerdotale, che resse e ispiro sicuramente l'esistenza dell'eminente Defunto e che deve stare alla base della vita di ogni battezzato.

La possibilità stessa di questa meravigliosa realtà è data dal fatto che, come annuncia san Paolo nella seconda lettura, "mentre eravamo ancora peccatori, Cristo mori per noi" (Rm 5,8), sovvertendo persino le umane regole dell'eroismo, che può indurre tutt'al più "a morire per un giusto" (Rm 5,7). Ciò che Cristo fece sulla croce è, da una parte, motivo efficace della nostra salvezza o riconciliazione con Dio (cfr. Rm 5,10), ma dall'altra deve pur diventare stimolo e parametro del nostro quotidiano comportamento: porre la vita per gli uomini nostri fratelli, e in particolare per i più poveri, i meno considerati, quelli che sono emarginati da un calcolo troppo umano. E' proprio qui, in definitiva, che rifulge la bellezza del Cristianesimo, cioè in un amore totalmente gratuito, privo di motivazioni appariscenti, disinteressato, e quindi purissimo. Tale è il comportamento di Dio stesso.

E' per queste premesse che hanno un grande risalto le parole della prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza: "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio...; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore" (Sg 3,1-9).

Il cristiano è "giusto" non per forza propria ed endogena, ma per un libero e adorabile dono divino, che pero diventa ispiratore e promotore di operosità, cioè principio di carità, nel vissuto di ogni giorno. E qui, di fatto, si misura l'essere "fedeli" a Dio, poiché fedeli al suo amore, in concreto, è possibile soltanto mediante il nostro amore. E che cosa è la vita dopo la morte, se non proprio il trionfo definitivo di una indistruttibile e vicendevole comunione? Perciò "vivranno presso di lui nell'amore" coloro i quali già in questa esistenza storica vivono o sono vissuti conformemente a questo supremo traguardo, che non sta solo cronologicamente al termine della corsa terrena, ma già idealmente la sovrasta, anzi informa dal di dentro la somma delle nostre giornate.

Perciò preghiamo il Signore, affinché l'anima del Cardinale Alberto di Jorio, riscattata da Cristo e spesa per la santa Chiesa all'insegna della carità, partecipi effettivamente e totalmente della luce, della pace e dell'amore senza fine.

Data: 1979-09-06

Data estesa: Giovedì 6 Settembre 1979.





All'arrivo a Loreto (Ancona)

Titolo: Le intenzioni del pellegrinaggio

Testo: Signor Ministro, Signor Commissario.

Debbo manifestare il mio apprezzamento per le amabili espressioni di saluto, appena udite, e, nel ringraziare cordialmente, desidero porgere, anch'io, il mio deferente ossequio a loro, alle altre Autorità e a tutti i carissimi fratelli e sorelle qui presenti al mio arrivo.

1. Sono venuto a Loreto come umile pellegrino, per onorare e per pregare la Vergine Santissima in uno dei più celebri Santuari Mariani d'Italia.

La mia preghiera - eco delle preghiere di tanti credenti, specialmente dei poveri, dei sofferenti, dei piccoli - si rivolgerà, trepida e fiduciosa, alla Madre di Dio, anzitutto per l'umanità, legittimamente orgogliosa per le conquiste e i traguardi raggiunti in tanti campi della tecnica e della scienza, ma anche preoccupata per tante situazioni di tensione e per tanti pericoli, che turbano la serena convivenza dei popoli e delle nazioni. Per questo, chiedero alla Madonna che guardi benigna al mio prossimo viaggio in Irlanda, all'Organizzazione delle Nazioni Unite, negli Stati Uniti d'America.

La mia preghiera sarà, inoltre, per la Chiesa di Dio, diffusa in tutto il mondo, perché sia sempre fedele alla missione di annunciare il Cristo, morto e risorto per la salvezza totale dell'uomo, e perché, in questa fede, sia messaggera di amore e di speranza.

La mia preghiera sarà, inoltre, per l'Italia, così ricca di valori culturali, artistici, umani, vivificati dall'ispirazione cristiana, perché sia fiera di tali valori e li sappia gelosamente conservare, accrescere e trasmettere alle future generazioni.


2. Sono venuto, altresi, a Loreto per conoscere e per abbracciare figli di questa Regione, i miei fratelli e sorelle marchigiani, per manifestare ad essi il mio compiacimento per le loro proprie virtù di laboriosità, di bontà, di serenità, ma, ancor più, per la loro fede cristiana, di cui hanno dato e continuano a dare testimonianza. A tutti il mio saluto e il mio affetto.

Che la Vergine Lauretana con il suo materno sorriso, assista tutti noi in questa giornata, e per tutta la nostra vita! Data: 1979-09-08

Data estesa: Sabato 8 Settembre 1979.





Ai sacerdoti religiosi e religiose - Loreto (Ancona)

Titolo: Siate autentici imitatori della Madonna

Testo: Ringrazio molto Monsignor Marcello Morgante, Vescovo di Ascoli Piceno e Presidente della Conferenza Episcopale delle Marche, per le sue care parole di omaggio, nelle quali ha ben sintetizzato la pienezza dei sentimenti di tutti in quest'ora, in questo luogo, in questo incontro.

Ho molto desiderato, carissimi fratelli e sorelle in Cristo, di dedicarvi un affettuoso incontro in questo giorno memorabile. Lo merita, infatti, la vostra particolare condizione di persone consacrate a Dio: sia perché insigniti della sublime dignità sacerdotale, sia perché appartenenti a famiglie ed istituzioni religiose, femminili e maschili, e quindi chiamate a far parte, per mezzo dei santi voti, dello stato di perfezione.

I sentimenti di fedeltà a Cristo ed alla Chiesa, di filiale venerazione per il suo Vicario in terra li vedo eloquentemente espressi, più che attraverso l'esterna manifestazione di giubilo, con cui mi avete accolto, nel vibrare dei vostri occhi, pegno e riflesso della luce interiore delle vostre anime, arricchite di tanti doni spirituali. E mi sembra di potervi cogliere anche questo interrogativo: come potremo corrispondere sempre meglio alle attese di tutto il Popolo di Dio, specialmente nelle gravi difficoltà dell'ora presente? In questa città mariana credo di potervi rispondere: siate autentici imitatori della Madonna.

Come lei, sappiate custodire nel vostro cuore tutte quelle cose (cfr. Lc 2,1


9.51) che il Redentore vi suggerirà quando l'andate cercando con gioia, con perseveranza, con trepidazione.

E come quella di Maria, in servizio di premurosa carità presso la congiunta Elisabetta, sia la vostra missione presso il prossimo: ripiena di Dio per la grazia che l'attiva e la guida, sollecita per l'amore che la distingue, disinteressata perché aliena da ogni umana ricompensa, discreta per l'intimità del messaggio che deve recare.

E come la Vergine, appartata nei pochi trionfi del Figlio, ma tanto a lui vicina presso la Croce, così anche voi noncuranti delle effimere soddisfazioni della terra ma pensosi per le umane sofferenze, sappiate accettare con ineffabile dedizione le estreme conseguenze della paternità e della maternità spirituale di tutti coloro che Cristo vi ha affidato, anzi dell'umanità intera, che ha bisogno del vostro esempio e della vostra testimonianza.

Questi sono gli auspici che, in nome di Maria santissima, sento il dovere e il gaudio di lasciarvi qui vicino alla Casa dell'umiltà, della carità, dell'ubbidienza.

Mentre chiedo insistentemente le vostre preghiere, vi assicuro che sempre vi accompagnano il mio ricordo e la mia Benedizione che estendo a tutte le vostre persone care.

Data: 1979-09-08

Data estesa: Sabato 8 Settembre 1979.





Omelia nel Santuario - Loreto (Ancona)

Titolo: Solo il vero amore può salvare l'uomo

Testo:

1. "La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, ha annunziato la gioia al mondo intero!".

Ecco, oggi è il giorno di questa gioia. La Chiesa nel giorno 8 settembre, nove mesi dopo la solennità dell'Immacolata Concezione della Madre del Figlio di Dio, celebra il ricordo della sua nascita. Il giorno della nascita della Madre fa volgere i nostri cuori verso il Figlio: "Da te è nato il Sole di Giustizia, Cristo nostro Dio: egli ha tolto la maledizione e ha portato la grazia, ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna" (antifona al "Benedictus").

Così dunque la grande gioia della Chiesa passa dal Figlio sulla Madre.

Il giorno della sua nascita è veramente un preannunzio e l'inizio del mondo migliore ("origo mundi melioris") come ha proclamato in modo stupendo il Papa Paolo VI. E perciò la liturgia odierna confessa e annunzia che la nascita di Maria irradia la sua luce su tutte le Chiese che sono nell'orbe.


2. La festività della nascita di Maria sembra proiettare la sua luce, in modo particolare, sulla Chiesa della terra italiana, proprio qui, a Loreto, nel mirabile santuario, che oggi è la meta del nostro comune pellegrinaggio. Sin dall'inizio del mio pontificato ho desiderato ardentemente di venire in questo luogo; ho aspettato pero proprio questo giorno, questa festa odierna. Oggi sono qui, e mi rallegro che al mio primo pellegrinaggio partecipano anche venerabili Cardinali e Vescovi, numerosi Sacerdoti e Suore e una moltitudine di pellegrini, provenienti soprattutto dalle varie città di questa regione d'Italia. Insieme a tutti desidero portare qui oggi le calorose parole di venerazione a Maria, le parole che scaturiscono da tutti i cuori e, nello stesso tempo, dalla plurisecolare tradizione di questa terra, che la Provvidenza ha scelto per la sede di Pietro e che in seguito è stata irradiata dalla luce di questo Santuario, che la profonda pietà cristiana ha legato, in modo speciale, al ricordo del mistero dell'Incarnazione. Sono grato per l'invito, che mi è stato rivolto, anzitutto dal Cardinale Umberto Mozzoni, Presidente della Commissione Cardinalizia per il Santuario, e poi dall'Arcivescovo Loris Francesco Capovilla, la cui persona ci ricorda la figura del Servo di Dio, Papa Giovanni, e il suo pellegrinaggio a Loreto alla vigilia dell'apertura del Concilio Vaticano II.

Non posso neanche passare sotto silenzio il fatto che, nei pressi del Santuario, si trova il cimitero, nel quale riposano i corpi dei miei connazionali, soldati polacchi. Durante la seconda guerra mondiale essi sono caduti in battaglia su questa terra, combattendo per la "vostra e nostra libertà", come dice l'antico motto polacco. Sono caduti qui, e possono riposare vicino al Santuario della Vergine Maria, il mistero della cui nascita diffonde la sua luce nella Chiesa in terra polacca e su quella in terra italiana. Anch'essi partecipano, in modo invisibile, all'odierno pellegrinaggio.


3. Il culto della Genitrice di Dio in questa terra è collegato, secondo l'antica e viva tradizione, alla casa di Nazaret. La casa nella quale, come ricorda il Vangelo odierno, Maria abito dopo gli sponsali con Giuseppe. La casa della Santa Famiglia. Ogni casa è soprattutto santuario della madre. Ed essa lo crea, in modo particolare, con la sua maternità. E' necessario che i figli della famiglia umana, venendo al mondo, abbiano un tetto sopra il capo; che abbiano una casa. La casa di Nazaret, come sappiamo, non fu tuttavia il luogo della nascita del Figlio di Maria, e Figlio di Dio. Probabilmente, tutti i predecessori di Cristo, di cui parla la genealogia dell'odierno Evangelo secondo Matteo, venivano al mondo sotto il tetto di una casa. Ciò non è stato dato a lui. E' nato come un esule a Betlemme, in una stalla. E non poté tornare alla casa di Nazaret, perché costretto a fuggire dalla crudeltà di Erode da Betlemme in Egitto, e, solo dopo la morte del re, Giuseppe oso portare Maria col Bambino nella casa nazaretana.

E, da allora in poi, quella casa fu il luogo della vita quotidiana, il luogo della vita nascosta del Messia: la casa della Santa Famiglia. Essa fu il primo tempio, la prima chiesa, su cui la Madre di Dio irradio la sua luce con la sua Maternità. L'irradio con la sua luce emanante dal grande mistero dell'Incarnazione; dal mistero del suo Figlio.


4. Nel raggio di questa luce crescono, in tutto il vostro paese di sole, le case familiari. Sono tante dalle vette delle Alpi e delle Dolomiti, alle quali mi son potuto avvicinare domenica 26 agosto visitando i luoghi natali del Papa Giovanni Paolo I, fino alla Sicilia. Tante, tante case; le case familiari. E tante, tante famiglie; e ognuna di esse rimane, mediante la tradizione cristiana e mariana della vostra patria, in un certo legame spirituale con quella luce, che promana dalla casa nazaretana, particolarmente oggi: nel giorno della nascita della Madre di Cristo.

Forse questa luce che scaturisce dalla tradizione della casa nazaretana a Loreto, realizza qualcosa di ancora più profondo; fa si che tutto questo paese, che la vostra patria diventi come una grande casa familiare. La grande casa, abitata da una grande comunità, il cui nome è "Italia". Bisogna risalire a ritroso nella realtà storica, anzi, forse, alla realtà preistorica, per arrivare alle sue radici lontane. Uno straniero, come me, il quale è cosciente della realtà che costituisce la storia della propria nazione, si addentra in questa realtà con un particolare rispetto e con un'attenzione piena di raccoglimento. Come cresce dalle sue antichissime radici questa grande comunità umana, il cui nome è "Italia"? Con quale legame sono uniti gli uomini, che la costituiscono oggi, a quelle generazioni, che sono passate attraverso la terra dai tempi dell'antica Roma fino ai tempi presenti? Il successore di Pietro, il cui posto permane in questa terra fin dai tempi della Roma imperiale, essendo testimone di tanti cambiamenti e, al tempo stesso, di tutta la storia della vostra terra, ha il diritto e il dovere di porre tali domande.

E ha il diritto di chiedere così il Papa che è figlio di un'altra terra, il Papa i cui connazionali giacciono qui, a Loreto, nel cimitero di guerra. Eppure sa perché sono caduti qui. L'antico adagio romano "pro aris et focis" lo spiega nel modo migliore. Sono caduti per ogni altare della fede e per ogni casa di famiglia nella terra natia, che volevano preservare dalla distruzione. Perché, in mezzo a tutta la mutevolezza della storia, i cui protagonisti sono gli uomini, e soprattutto i popoli e le nazioni, rimane sempre la casa, come arca dell'alleanza delle generazioni e tutela dei valori più profondi: dei valori umani e divini.

Perciò la famiglia e la patria, per preservare questi valori, non risparmiano nemmeno i propri figli.


5. Come vedete, cari fratelli e sorelle, vengo qui a Loreto per rileggere il misterioso destino del primo santuario mariano sulla terra italiana. La presenza, infatti, della Madre di Dio in mezzo ai figli della famiglia umana, e in mezzo alle singole nazioni della terra in particolare, ci dice tanto delle nazioni e delle comunità stesse.

E vengo, contemporaneamente, nel periodo di preparazione ad un importante compito, che mi conviene assumere, dopo l'invito del Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, di fronte all'alto foro della più rappresentativa Organizzazione del mondo contemporaneo. Vengo qui, a cercare in questo Santuario, per l'intercessione di Maria, nostra Madre, la luce. Già domenica scorsa ho chiesto a Castel Gandolfo, durante l'incontro dell'"Angelus", che si preghi per il Papa e per la sua responsabile missione nel foro dell'ONU.

Oggi ripeto e rinnovo ancora una volta questa domanda.

Si tratta infatti di lavorare e collaborare perché sulla terra, che la Provvidenza ha destinato ad essere l'abitazione degli uomini, la casa di famiglia, simbolo dell'unità e dell'amore, vinca tutto ciò che minaccia questa unità e l'amore tra gli uomini: l'odio, la crudeltà, la distruzione, la guerra. Perché questa casa familiare diventi l'espressione delle aspirazioni degli uomini, dei popoli, delle nazioni, dell'umanità, malgrado tutto ciò che le è contrario, che la elimina dalla vita degli uomini, delle nazioni e dell'umanità, che scuote i suoi fondamenti, sia socio-economici, sia etici; perché sull'uno e sull'altro si basa ogni casa: sia quella che si costruisce ogni famiglia, sia anche quella che, con lo sforzo delle generazioni intere, si costruiscono i popoli e le nazioni: la casa della propria cultura, della propria storia; la casa di tutti e la casa di ciascuno.


6. Ecco, l'ispirazione che trovo qui, a Loreto. Ecco, l'imperativo morale che da qui desidero portare via. Ecco, nello stesso tempo, il problema, che proprio davanti alla tradizione della casa nazaretana e davanti al volto della Madre di Cristo in Loreto, desidero raccomandare ed affidare, in modo particolare, al suo materno Cuore, alla sua onnipotenza di intercessione ("omnipotentia supplex").

Così, come ho già fatto a Guadalupe in Messico e poi nella polacca Jasna Gora (Chiaromonte) a Czestochowa, desidero in questo odierno incontro a Loreto ricordare quella consacrazione al Cuore Immacolato di Maria che, venti anni fa, hanno compiuto i Pastori della Chiesa italiana, a Catania, il 13 settembre 1959, alla chiusura del sedicesimo Congresso Eucaristico Nazionale. E desidero riferire le parole che, in quella occasione, rivolse ai fedeli il mio predecessore Giovanni XXIII di venerata memoria, nel suo messaggio radiofonico: "Noi confidiamo che, in forza di questo omaggio alla Vergine santissima, gli Italiani tutti con rinnovato fervore venerino in lei la Madre del Corpo Mistico, di cui l'Eucaristia è simbolo e centro vitale; imitino in lei il modello più perfetto dell'unione con Gesù, nostro Capo; a lei si uniscano nell'offerta della Vittima divina, e dalla sua materna intercessione implorino per la Chiesa i doni della unità, della pace, soprattutto una più rigogliosa e fedele fioritura di vocazioni sacerdotali. In tal modo la consacrazione diverrà un motivo di sempre più serio impegno nella pratica delle cristiane virtù, una difesa validissima contro i mali che le minacciano, e una sorgente di prosperità anche temporale, secondo le promesse di Cristo" (Giovanni XXIII, Radiomessaggio del 13 settembre 1959: AAS 51 (1959) 713).

Tutto ciò che, venti anni fa, ha trovato espressione nell'atto di consacrazione a Maria, compiuto dai Pastori della Chiesa italiana, io desidero oggi non soltanto ricordare, ma anche, con tutto il cuore, ripetere, rinnovare e fare, in un certo modo, mia proprietà, giacché per gli inscrutabili decreti della Provvidenza mi è toccato di accettare il patrimonio dei Vescovi di Roma nella Sede di san Pietro.


7. E lo faccio con la più profonda convinzione della fede, dell'intelletto e del cuore insieme. Poiché nella nostra difficile epoca, ed anche nei tempi che vengono, può salvare l'uomo soltanto il vero grande Amore! Solo grazie ad esso questa terra, l'abitazione dell'umanità, può diventare una casa: la casa delle famiglie, la casa delle nazioni, la casa dell'intera famiglia umana. Senza amore, senza il grande vero Amore, non c'è la casa per l'uomo sulla terra. L'uomo sarebbe condannato a vivere privo di tutto, anche se innalzasse i più splendidi edifici e li arredasse il più modernamente possibile.

Accetta, o Signora di Loreto, o Madre della casa nazaretana, questo mio e nostro pellegrinaggio, che è una grande comune preghiera per la casa dell'uomo della nostra epoca: per la casa, che prepara i figli di tutta la terra all'eterna casa del Padre nel cielo. Amen.

Data: 1979-09-08

Data estesa: Sabato 8 Settembre 1979.





Recita dell'Angelus - Loreto (Ancona)

Titolo: Vivere sulla terra sapendo guardare al cielo

Testo: Carissimi fratelli e sorelle! Come suggestivo preludio alla recita dell'"Angelus" le squadriglie aeree volteggiano nel cielo di Loreto: sono gli aviatori italiani, che, in tal modo, manifestano la loro gioia per questo mio pellegrinaggio alla Madonna Lauretana, Patrona dell'Aeronautica. Queste impressionanti acrobazie nello spazio azzurro sono per noi tutti un invito a condurre sulla terra la nostra vita quotidiana sapendo guardare al cielo, cioè a Dio, fine supremo e ultimo delle nostre tensioni e dei nostri desideri. così, con lo sguardo spiritualmente rivolto al cielo, reciteremo insieme l'"Angelus", la preghiera che ci fa meditare sul mistero dell'Annunciazione di Maria e dell'Incarnazione del Verbo di Dio.

Questa preghiera acquista oggi, qui, un significato del tutto particolare, perché elevata dai pressi del Santuario dedicato in modo speciale a tali misteri della Storia della Salvezza.

La reciteremo con intenso fervore per la pace del mondo, per la chiesa, per i poveri, per gli ammalati, per i bambini.

Data: 1979-09-08

Data estesa: Sabato 8 Settembre 1979.





Alle associazioni cattoliche delle Marche Loreto (Ancona)

Titolo: Fate quello che dice Gesù

Testo: Carissimi fratelli e sorelle! Sono particolarmente lieto di trovarmi oggi insieme con voi, membri delle Associazioni cattoliche laicali delle Marche: grazie a chi or ora ha saputo interpretare così bene i sentimenti di questo momento di grazia e di letizia.

Siamo insieme riuniti, nella stessa fede e nella stessa carità, presso questo Santuario, che la pietà cristiana da secoli ha intimamente collegato con l'ineffabile mistero dell'Incarnazione del Verbo, e nel giorno in cui la Chiesa celebra la festività liturgica della Natività di Maria Santissima.

1. Siamo qui per onorare, esaltare, pregare la Vergine Lauretana, con la nostra pochezza di creature, ma anche col nostro affetto di figli, bisognosi del sorriso e della presenza della Madre. Mi piace riferire le parole di san Pier Damiani, dette in un discorso tenuto in occasione dell'odierna festività: "Era necessario che nascesse quella Vergine dalla quale il Verbo avrebbe assunto la carne umana.

Era cioè necessario che prima fosse edificata la casa nella quale il Re del cielo, discendendo sulla terra, si sarebbe degnato di porre la sua dimora... Era necessario che prima fosse preparata la stanza nuziale destinata a ricevere lo Sposo, che celebrava le sue nozze con la Chiesa" (S. Pier Damiani, "Sermo 45": PL 144, 740ss).

In questi momenti, mentre contempliamo l'altezza vertiginosa della santità di Maria e ammiriamo i suoi singolari privilegi, mettiamoci in silenzioso ascolto di alcune sue parole, tra quelle che, come perle preziose, ci sono state conservate nel Vangelo. Che le parole di Maria abbiano una profonda risonanza nella nostra anima e ci spronino ad una vita cristiana sempre più coerente nei confronti di Dio, della Chiesa e del mondo.


2. "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

Sono le parole di Maria, che concludono, nel Mistero dell'Annunciazione, il sublime dialogo tra lei e l'Angelo Gabriele, e ci fanno intravedere le profondità di quell'anima, diventata strumento docilissimo, sereno e cosciente, dell'azione di Dio. Quando la santissima Vergine diceva queste parole - commenta mirabilmente sant'Atanasio - intendeva dire: "Sono la tavoletta in cui lo scrittore può scrivere quello che gli piace. Il Signore dell'universo scriva, faccia quello che vuole" (S. Atanasio, "Comm. in Luc.", fragm.: PG 27, 1392).

sorelle e fratelli particolarmente impegnati nell'apostolato! E specialmente voi giovani, che mi ascoltate! Dobbiamo sempre tener presente che è fondamentale per la vita del cristiano questo atteggiamento mariano di assoluta e docile disponibilità nei confronti di Dio. Ciò significa che dobbiamo riconoscere - e non soltanto in astratto - il "primato dello spirituale", il valore preminente della vita interiore, l'insostituibile necessità dell'unione con Gesù Cristo, mediante la preghiera assidua, la pratica costante dei Sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione, condizioni tutte per un'autentica fecondità nell'azione apostolica, secondo le parole stesse di Gesù: "Rimanete in me e io in voi... Chi rimame in me e io in lui, fa molto frutto perché senza di me non potete far nulla... Rimanete nel mio amore" (Jn 15,4-5 Jn 15,9).


3. Ascoltiamo ancora Maria santissima: "Fate quello che Gesù vi dirà" (cfr. Jn 2,5). Sono le parole che ella rivolse, in Cana di Galilea, ai servi; e fu il miracolo dell'acqua trasformata in vino. Sono le parole che stasera ella maternamente rivolge anche a ciascuno di noi.

Chi si professa "cristiano", seguace cioè di Cristo, deve fare quello che dice Gesù, lasciandosi coinvolgere completamente dal suo messaggio. Il Vangelo, pertanto, tutto il Vangelo, con le sue affermazioni ed esigenze spesso paradossali per la mentalità corrente, deve animare la vita di ogni cristiano, ma specialmente di coloro che, come voi, desiderano tener fede ad impegni personali per l'avvento del Regno di Cristo, ed esserne testimoni e diffusori nel proprio ambiente.

Date, di conseguenza, una incisiva testimonianza di fede luminosa, senza rispetto umano, senza infingimenti, senza paura; di fattivo amore verso tutti, specialmente verso i più deboli, i più poveri, i più bisognosi, in uno spirito di sincero servizio.

La Chiesa ha bisogno di voi, del vostro impegno, del vostro entusiasmo, della vostra azione, della vostra preparazione professionale e culturale, delle vostre iniziative, della vostra dedizione. Il Papa vi rinnova con forza, oggi dinanzi alla Madonna, il pressante appello con cui si conclude il decreto del Concilio Vaticano II sull'apostolato dei laici: "E' il Signore che manda i laici in ogni città e in ogni luogo... affinché gli si offrano come collaboratori nelle varie forme e modi dell'unico apostolato della Chiesa... lavorando sempre generosamente nell'opera del Signore, sapendo bene che faticando nel Signore, non faticano invano" (AA 33).

Sorelle e fratelli, ragazzi, giovani, uomini, donne delle Marche, come risponderete a questo invito? Sono certo che, nella meditata consapevolezza di essere partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo (cfr. LG 33-36), offrirete sempre più generosamente alla Chiesa le vostre capacità, il vostro tempo, il vostro dinamismo, per essere associati alla missione salvifica di Gesù! E' il Papa che ve lo chiede nel nome del Signore Gesù! La Vergine Lauretana, da questo luogo di grazie e di benedizioni, diriga maternamente i vostri passi sulle vie del bene e vi ispiri propositi di grande generosità.

Amen! Data: 1979-09-08

Data estesa: Sabato 8 Settembre 1979.





Discorso nella città di Ancona

Titolo: Coerenza cristiana delle Marche, terra consacrata a Maria

Testo:

1. Prima del ritorno a Roma, dopo le profonde emozioni spirituali di questa singolare giornata trascorsa presso il venerato Santuario di Loreto, ho desiderato fare una sosta di preghiera in questa illustre Città, capoluogo della Regione Marchigiana. Nel ringraziare per le nobili parole a me rivolte, porgo il mio cordiale saluto a quanti sono presenti a questo rito vespertino - Monsignor Arcivescovo di Ancona, il Signor Sindaco e le altre Autorità civili ed ecclesiastiche, i Sacerdoti, i Religiosi, i Fedeli -; e intendo altresi allargare la mente e il cuore a tutta la gente picena, che sapevo già in segreta attesa di un mio pellegrinaggio e che, fin da quando esso è stato ufficialmente annunciato, non ha mancato di manifestarmi, in forme diverse e tanto affettuose, la propria gioiosa soddisfazione. E debbo aggiungere che l'ospitale accoglienza, ricevuta quest'oggi, ha confermato in pieno questi nobili sentimenti. Il mio saluto, pertanto, miei cari figli e fratelli, s'ispira alla più viva riconoscenza e, poiché conosco bene ed apprezzo le qualità morali che vi individuano, direi quasi, nell'ambito della popolazione italiana, vorrei accompagnarlo con una breve parola che sia per voi non solo un ricordo dell'incontro, ma anche un segno di incoraggiamento e di stima.


GPII 1979 Insegnamenti - Ad un gruppo di Chierichetti - Castel Gandolfo (Roma)