GPII 1979 Insegnamenti - Ai membri del Pontificio Consiglio dei Laici - Città del Vaticano (Roma)

Telegramma al Patriarca di Cilicia degli Armeni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cordoglio per la morte del Patriarca Ignace Batanian

Testo: Venendo a conoscenza con dolore del ritorno a Dio del Patriarca Ignace Batanian, raccomando a Cristo e alla sua santissima Madre l'anima del venerato prelato così legato alla Sede Apostolica. Profondamente unito nel lutto e nella preghiera di tutti i Cattolici Armeni e dei loro Pastori, imparto una affettuosa e particolare benedizione.

Data: 1979-10-10

Data estesa: Mercoledì 10 Ottobre 1979.

Per il Congresso Mariano di Saragozza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria modello di tutti i fedeli nella conformazione a Cristo

Testo: Signor Cardinale Legato, Venerabili fratelli nell'Episcopato, Amatissimi figli in Cristo.

La pace del Signore sia sempre con voi! E' per me motivo di grande soddisfazione associarmi, in un'unica dimostrazione di gratitudine ed affetto filiale verso la Madre di Dio, con tutti voi che vi siete riuniti in questi giorni a Saragozza, intorno alla Madonna del Pilar, per partecipare ai due Congressi Internazionali ivi celebrati: l'Ottavo Mariologico ed il Quindicesimo Mariano.

E con voi Congressisti, saluto cordialmente anche tutti i figli della Chiesa, studiosi e pellegrini che, attratti dalla presenza di Maria sempre ospitale, sono venuti a Saragozza per irrobustire lo spirito.

Un saluto speciale ed affettuoso desidero dirigere oggi a tutti i figli della nobile Nazione spagnola, la cui nota pietà mariana e il cui fervore nell'onorare la Madre di Dio ha un impulso particolare, già da epoca remota, che segue il ritmo della sua storia e del suo crescente patrimonio spirituale.

1. In effetti dai primi secoli del cristianesimo appare in Spagna il culto alla Vergine, come risulta da alcuni monumenti sulla cui antichità si conservano preziose testimonianze. Questo culto fu arricchito e rinnovato dall'opera instancabile dei grandi Santi, gloria della Spagna visigota, come Isidoro da Siviglia, Ildefonso da Toledo, Braulio da Saragozza ed altri; a ciò contribui oltremodo la liturgia di quel tempo, che celebro con speciale devozione le feste mariane, creando per loro bellissime orazioni e preghiere. Questa devozione si accrebbe nell'età medievale, come testimoniano il gran numero di eremiti, chiese, monasteri e santuari dedicati a Nostra Signora e dove si venerarono immagini che ancora oggi ascoltano le voci di lode e le confidenze del popolo di fedeli. La letteratura e l'arte, l'agiografia e la vita della Chiesa si sono date appuntamento, come in una riunione di famiglia, per unirsi a Maria in un canto perenne del Magnificat; proclama di questa unione familiare con la Vergine e la sua figura nella storia della salvezza, e la preghiera del santo Rosario, diffuso dai figli di san Domenico di Guzman. Non vi nascondo la mia emozione e ammirazione nel vedere palpitare, nelle terre del Nuovo Continente, la devozione alla Vergine che, insieme alla luce del Vangelo, seminarono là gli spagnoli.

Questa devozione mariana non è decaduta nei secoli in Spagna, la quale si riconosce "terra di Maria". I numerosi santuari disseminati, come segni della luce, per tutte le regioni della Spagna, il cui simbolo è in questo momento la Basilica del Pilar, sono ancora testimonianza della fede viva e della devozione del popolo spagnolo alla Vergine Maria, come anche la sua espressione di vita cristiana che io, come Supremo Pastore e successore di san Pietro, desidero benedire e incoraggiare.

Voi, cari Congressisti, siete oggi i testimoni qualificati di questa devozione a Maria, che forma parte del ricco patrimonio spirituale della Chiesa.


2. Mentre vi ricordo tutto questo, che può essere lo stimolo per accrescere la vostra vita di pietà, non voglio perdere l'opportunità di animarvi a continuare attraverso questo cammino e quello del rinnovamento interiore, base del rinnovamento cristiano ed ecclesiale.

Il culto mariano, come insegno il mio predecessore Papa Paolo VI, nel gran documento "Marialis Cultus" (n. 57), subordinando il culto a Cristo Salvatore e ponendolo in connessione con lui, è una potente forza di rinnovamento interiore; perché il vero culto include l'imitazione, come ci ricorda il Vaticano II (cfr. LG 67) e Maria, che è la prima cristiana, ci conduce e ci avvicina di più a Cristo. Ella è modello per tutti i fedeli; e lo è perché ci spinge ad imitarla negli atteggiamenti fondamentali della vita cristiana: atteggiamento volto alla fede, alla speranza, alla carità e all'obbedienza. Maria è l'esempio di questo culto spirituale, che consiste nel fare della propria vita un'offerta al Signore. Il suo "fiat", quando accettava la realizzazione dell'Incarnazione, fu allora permanente e definitivo nella sua vita; per ciò stesso ci mostra un atteggiamento esemplare per tutti i fedeli a Cristo, che si vantano di adorare il Padre in spirito e verità (cfr. Jn 4,24). Quando salutiamo Maria come la piena di grazia (cfr. Lc 1,28) deve nascere nei nostri cuori il desiderio efficace di vederci adornati ed arricchiti con il tesoro della grazia e dell'amicizia divina.

Come Maria porto nel suo seno il Salvatore, così noi dobbiamo portarlo spiritualmente nel nostro cuore, come dice sant'Agostino ("Serm. 180", 3; Morin, "Sermones post Maurinos reperti", Roma 1930, p. 211). Tutto ciò contribuisce all'autentico rinnovamento interiore e al saper riflettere in noi l'immagine di Gesù; a ciò fummo predestinati secondo i disegni divini, come ci insegna san Paolo (cfr. Ep 1,11-13 Rm 8,28-30).

Durante il quindicesimo Congresso Internazionale Mariano avete studiato la figura di Maria e la missione della Chiesa. Effettivamente, secondo una felice espressione teologica, Maria e la Chiesa sono strettamente unite, per volontà di Dio, nel piano della redenzione: entrambe generano Cristo qui, su questa terra (Isaac de Stella, "Serm. 51": PL 194, 1863). Maria diede il Salvatore al mondo, realizzando per prima in se stessa la Chiesa; e quest'ultima a sua volta, seguendo Maria, continua a manifestarlo al mondo, a plasmarlo nel cuore degli uomini. Una Chiesa fedele all'azione dello Spirito Santo, come Maria, deve dare testimonianza dell'unione nella fede e nella carità, in Cristo Gesù. Lo spirito muove i membri del corpo ecclesiale alla comunione, ed esige a sua volta da loro una condotta coerente con la dignità della vocazione cristiana, una coscienza attiva che esiste una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti (cfr. Ep 4,1ss).

Pur nella diversità dei "doni" bisogna tenere presente questa dignità di fede e carità, fondamento e culmine dell'edificazione ecclesiale grazie all'aiuto dello Spirito divino e la guida della Gerarchia, a cui è affidata la cura del gregge (cfr. 1P 5,1ss) fra le diverse sfere dell'esistenza umana (cfr. Giovanni Paolo II, RH 21).

Di conseguenza, tutti i membri della comunità cristiana, spinti dallo Spirito di Dio e seguendo la propria vocazione ecclesiale, devono essere, all'interno della società, artefici dell'unione degli uomini fra loro, promotori del dialogo, della riconciliazione, della giustizia sociale e della pace.

Attraverso la presenza dei cristiani e la loro testimonianza, la Chiesa realizza la sua vocazione di "germe finissimo di unità, di speranza e di salvezza per tutto il genere umano" (LG 9).

Chiuderete oggi queste giornate, di cui deve restare vivo nel ricordo di tutti che Maria è la personificazione del vero discepolo di Gesù, che trova la sua identità più profonda nel servizio alla Chiesa, nel trasmettere a tutti gli uomini il messaggio di salvezza.

Maria, Madre della Chiesa, è sempre presente, con l'esempio della sua offerta per i piani di Dio e con la sua intercessione materna, nell'opera evangelizzatrice, nella preoccupazione della Chiesa per le opere degli uomini. "La caratteristica di questo amore materno che la Madre di Dio infonde nel mistero della Redenzione e nella vita della Chiesa - come ho già detto in altre occasioni - ha la propria espressione nella singolare vicinanza all'uomo e a tutte le sue vicissitudini. In questo consiste il mistero della Madre... E in questo la Chiesa riconosce la via della sua vita quotidiana, che è ogni uomo" (Giovanni Paolo II, RH 22).

Tutta la Chiesa deve sentirsi poi obbligata, specialmente ai tempi nostri, ad illuminare con i valori evangelici la vita degli uomini in tutte le sue espressioni: cultura, forme di pensiero, giudizi di valore che configurano la vita sociale, strutture sociali, politiche ed economiche. Maria ci ispira con la sua semplicità evangelica, con la purezza della sua anima e con la sua consacrazione incondizionata alla persona ed all'opera di suo Figlio (cfr. LG 56) come deve essere vissuto e presentato agli uomini di oggi il suo mistero affinché influisca nel rinnovamento della vita cristiana.


3. La mia esortazione a voi in questo momento è questa: siate testimoni vivi, luminosi, dell'autentica devozione mariana promossa dalla Chiesa, nella linea marcata dal Concilio Vaticano II, in particolare quando ricorda a tutti noi: vescovi, sacerdoti, religiosi e secolari, che la devozione alla Vergine deve procedere dalla fede vera dalla quale siamo spinti a riconoscere le doti eccelse della Madre di Dio, ad amarla con pietà di figli e a imitare le sue virtù (cfr. LG 67).

Abbiamo bisogno di conoscere meglio Maria. Abbiamo bisogno, soprattutto, di imitare il suo atteggiamento spirituale e le sue virtù, base della vita cristiana. In questo modo rifletteremo in noi l'immagine di Gesù. Andate con Maria verso Gesù! Lei vi ricorderà continuamente ciò che disse alle nozze di Cana: "Fate ciò che egli vi dice!" (Jn 2,5).

A tutti, per concludere, do la mia benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1979-10-12

Data estesa: Venerdì 12 Ottobre 1979.

Ai Vescovi del Cile in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Evangelizzazione e vocazioni: temi emergenti della missione pastorale

Testo: Signor Cardinale, Venerabili e cari fratelli nell'Episcopato.

Provo un'immensa gioia nel ricevervi oggi, Vescovi della Chiesa in Cile.

So che con non pochi sacrifici avete intrapreso questo lungo viaggio "Beatorum Apostolorum sepulchra veneraturi" (CIS 341,1), come ha così ben esposto il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per confermare la vostra filiale adesione e stretta comunione con il Sommo Pontefice, Pastore della Chiesa romana: "Ad hanc enim Ecclesiam, propter potiorem principalitatem, necesse est omnem convenire Ecclesiam" (S. Ireneo, "Adv. Haer.", III, 3,2).

Questo non è un incontro sporadico. Il contatto del Pastore della Chiesa universale con i pastori delle Chiese locali è una realtà permanente, grazie al vincolo interiore della preghiera e dell'unità nella fede, nella speranza e carità, come anche attraverso i rappresentanti del Romano Pontefice in ogni nazione e gli organismi della Curia, che operano in suo nome e con la sua autorità per il bene della Chiesa e al servizio dei suoi responsabili (cfr. CD 9).

Il ritrovarci qui riuniti personalmente nel nome di Cristo è un momento privilegiato. Mi rallegra molto il fatto che la vostra visita "ad limina" si svolga collettivamente, in certo modo come manifestazione e desiderio di unità delle vostre anime, e mi compiaccio vivamente che possa vedervi dopo la vostra peregrinazione alla Terra Santa, mentre intuisco le impressioni che avete raccolto, visitando in preghiera i luoghi santificati da Gesù, Fondatore della Chiesa.

Conosco bene la vostra generosa ed efficiente opera, l'instancabile sollecitudine della vostra Conferenza Episcopale, ed il piano pastorale su "La condotta umana", dalla quale, come da radici profonde, sorgono precisi orientamenti per un rinnovamento spirituale e religioso, profondo e completo, del Popolo di Dio a voi affidato.

Come modesto contributo ai vostri incarichi pastorali, alle vostre aspirazioni e ai vostri sforzi, vorrei fare riferimento a due temi che rivestono una importanza particolare nell'esercizio della vostra missione nel momento attuale: l'evangelizzazione e le vocazioni.

L'evangelizzazione è un compito permanente ed essenziale del ministero episcopale. "Per la Chiesa - diceva il nostro amato predecessore Paolo VI - evangelizzare significa portare la Buona Nuova a tutti gli ambienti dell'umanità e, con il suo influsso, trasformare da dentro, rinnovare l'umanità stessa: "Ecco che rendo nuove tutte le cose"" (Paolo VI, EN 18). "Non c'è vera evangelizzazione se non si annunciano il nome, la dottrina, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio" (Paolo VI, EN 22).

San Matteo sembra interrompere bruscamente il suo Vangelo per concluderlo con l'invio degli Apostoli al mondo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: andate, insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io ho comandate a voi. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20).

Raccomando di cuore alla vostra meditazione questo testo. Quanta importanza Cristo attribuisce alla missione degli Apostoli, dato che per realizzarla fa riferimento alla pienezza dei poteri che ha ricevuto su tutto il creato! Egli trasmette a voi, successori degli Apostoli, lo stesso mandato di annunciare lui Salvatore, di provocare la conversione e l'adesione a lui stesso e di incorporare, infine, tutti in una comunità in cui si mantenga e si accresca la presenza di Dio nel mondo.

Il Signore non vuole che l'annuncio rimanga diretto esclusivamente agli intellettuali, come se fosse una dottrina teorica, poiché deve condurre ad una profonda unità di fede e vita nella quotidianità personale e sociale, nazionale ed internazionale. A questo non si giunge senza sacrificio, senza una grande cura per applicare la parola eterna alle circostanze concrete, mostrandovi voi stessi testimoni viventi del messaggio evangelico.

La vostra missione è quella di seguire le tracce di Cristo, Buon Pastore. Non siete né un simposio di esperti, né un parlamento di politici, né un congresso di scienziati o tecnici, bensì Pastori della Chiesa ai quali corrisponde, come ho ricordato durante la memorabile riunione dell'Episcopato Latinoamericano a Puebla, l'essere maestri della verità, segni costruttori dell'unità e difensori e promotori della dignità dell'uomo. così potrete contribuire all'instaurazione di un ordine sempre più cristiano e, per ciò stesso, sempre più giusto.

Nei vostri incarichi dovrete dirigervi a tutti gli uomini senza eccezione, tanto a coloro che camminano nella fede, quanto a coloro che ne vivono al di fuori, ai poveri e ai ricchi, agli operai e ai professionisti, ai sani e agli infermi, come fece il Maestro. Per il bene di tutti, specialmente dei più bisognosi, sarà vostra cura sollecita, illuminare coloro che operano nel campo della cultura, della scienza, della tecnica, quanti abbiano una maggior responsabilità per il bene comune, affinché la luce del Vangelo vivificante diriga e promuova questo progresso integrale che, senza di questa, si volge alla fine contro l'uomo.

Per quanto riguarda la salvaguardia della dignità dell'uomo, dei suoi diritti e dei suoi doveri, come già ebbi occasione di dirvi, "i vostri propositi si ispirino ai principi del Vangelo, sotto la guida del Magistero della Chiesa, guardando a Cristo uomo, modello, maestro e redentore dei suoi fratelli".

Con rinnovata "fiducia e speranza, vi esorto ad un adeguato impegno di illuminazione, soprattutto insistendo sull'amore, indispensabile fondamento della comunione ecclesiale e della convivenza umana, nella prospettiva del fine trascendente dell'uomo, figlio di Dio. In questo modo, persino in questo campo di così grande importanza, la Chiesa apparirà come segno di salvezza e sacramento di unità per tutti" (cfr. LG 48).

Un campo estremamente vitale per le vostre Chiese è quello della pastorale vocazionale. Molte fra le vostre diocesi, a causa della scarsità di sacerdoti, ricorrono ad un aiuto esterno. E' un aiuto validissimo ma precario: la comunità diocesana, per la sua maturazione organica, deve generare nel proprio seno le forze vitali che siano adeguatamente sufficienti per il progresso spirituale dei fedeli.

Perciò rendo grazie a Dio e benedico i vostri coraggiosi sforzi in questo settore, e osservo con immensa gioia il promettente incremento in Cile, delle vocazioni sacerdotali: annuncio di una nuova primavera nelle vostre chiese.

Ovviamente il problema va più in là del semplice aumento numerico dei candidati; comprende anche la loro solida preparazione e un ulteriore aiuto durante le loro attività sacerdotali. E' necessario chiarire che questo non è un incarico individuale ed isolato di ciascuno di voi, bensì le vocazioni si formano al servizio della Chiesa. Perciò terrete presente il contesto nazionale, le esigenze del presente e quelle del futuro, e dovrete agire in tutto e per tutto di comune accordo con gli altri Prelati, specialmente con quelli della propria Previdenza Ecclesiastica. Presterete anche la debita attenzione ai documenti diffusi dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, che si riferiscono alla formazione degli aspiranti al sacerdozio: in questi troverete direttive sicure.

Il sacerdote è, inoltre, il Pontefice "preso tra gli uomini, a favore degli uomini ed istituito per le cose che si rivolgono a Dio per offrire offerte e sacrifici per i peccati, affinché possa mostrarsi indulgente verso gli ignoranti e i traviati, in quanto egli stesso è circondato da debolezze, e a causa di queste deve offrire per sé sacrifici per i peccati, come per il popolo" (He 5,1-3).

Perciò il sacerdote è l'uomo di preghiera, il liturgista che conduce la comunità a porgere a Dio il culto di tutta la Chiesa, culto degno, universale, di incomparabile bellezza. I seminaristi devono essere formati teoricamente e praticamente, affinché possa essere assicurato per il futuro un genuino rinnovamento liturgico, una delle raccomandazioni più insistenti del Concilio e della Santa Sede.

E' necessario, soprattutto, che già dal seminario i futuri sacerdoti siano formati di modo che abbiano una coscienza molto chiara sulla propria missione specifica, perché la tentazione e l'efficacia non li porti più tardi ad assumere metodi contrastanti con il Vangelo, fondato su principi puramente umani ed orientati a mete meramente temporali.

E' chiaro che la formazione del sacerdote si fonda su di una solida ecclesiologia, partendo dalla persona di Cristo così come è presentata nel Vangelo, escludendo le sue consistenti riletture. L'ho detto a Puebla e per la sua importanza desidero ripeterlo a voi oggi: il nostro dovere è quello di proclamare la liberazione nel suo senso integrale e profondo, come la annuncio Gesù Cristo, la liberazione da tutto ciò che opprime l'uomo, ma soprattutto, dal peccato; "se la Chiesa si rende presente nella difesa o nella promozione della dignità dell'uomo, lo fa in linea con la sua missione che, essendo di carattere religioso e non sociale o politico, non può fare a meno di considerare l'uomo nell'integrità del suo essere" (Giovanni Paolo II, "Discorso di apertura della III Conferenza Episcopale dell'America Latina", Puebla, III, 2).

Molti sforzi importanti realizzati nei seminari si sciupano poi per una negligenza posteriore. Seguite dunque da vicino i vostri sacerdoti con sollecitudine e fiducia, con amore paterno affinché, integrandosi con l'apostolato, possano essere vostri validi fedeli collaboratori.

Questo ampio campo che vi ho ricordato e, più ancora, tutta l'azione pastorale trova in voi, come insegna il Vaticano II, il principio e il fondamento visibile dell'unità della Chiesa particolare (cfr. LG 23).

L'unità delle vostre chiese si costruisce intorno ad ognuno di voi, ed intorno a tutti voi, in comunione con il successore di Pietro, in risposta alla esortazione e alla preghiera di Cristo, (cfr. Jn 17,22) seguendo la linea luminosamente tracciata dal Concilio Vaticano II (cfr. LG 23).

Vi incoraggio poi, in modo particolare, affinché questa "visita ad limina", costituisca un rinnovato impegno a continuare il vostro compito evangelizzatore in piena convergenza non solo di intenti, ma anche di metodi ed azione.

L'unità nella Chiesa non nasce da forme esterne, bensì da una forza interiore che trova le sue radici nella verità e nel bene. Ciò non si ottiene senza una lotta interiore, non si consegue senza la negazione di se stessi, non si raggiunge se non ci si pone in dubbio ogni giorno e non si apprende ad accettare gli altri. "Veritatem autem facientes in caritate, crescite in eo quod est caput Christus" (Ep 4,15): Cristo deve essere l'ispiratore ed il centro dell'unità; così, per ottenerla, ci dona la grazia per realizzarla nella misura in cui egli desidera.

Questa unità ecclesiale, frutto dell'incontro in Cristo, sarà anche la grande forza che vi animerà e sosterrà nella generosa donazione all'opera di pacificazione degli spiriti, al di sopra di qualsiasi limite o barriera. A questo proposito voglio manifestarvi la mia compiacenza per il deciso aiuto che avete prestato alla causa della pace fra il vostro paese e l'Argentina, causa alla quale io ho dedicato e dedico particolare attenzione, come voi sapete.

Continuate con l'esempio, la parola e l'orazione, operando in questa bella missione per la fraternità fra uomini e popoli che si riconoscono figli dello stesso Padre.

A Maria, Madre della Chiesa, raccomandiamo l'unità dei Pastori e dei fedeli; a lei, Madre e Regina del Cile.

Il Signore vi guiderà e sosterrà nella vostra opera. Io, a nome suo, con affetto speciale e come segno di comunione, benedico voi, Vescovi e Pastori del Signore, i vostri sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, i vostri seminaristi e ministri, e tutti i vostri fedeli: per tutti prego, per tutti vivo! Data: 1979-10-13

Data estesa: Sabato 13 Ottobre 1979.





Ai Chierici del Seminario Romano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Voi siete il mio tesoro più prezioso

Testo: Carissimi Chierici del Seminario Romano! Potete immaginare con quanto affetto e con quale trepidazione questa sera celebro la Santa Messa con voi e per voi, al termine dei vostri Esercizi Spirituali e all'inizio del nuovo anno accademico! Voi infatti siete i miei Chierici, gli alunni del Seminario della mia diocesi di Roma, che il Signore mi ha affidato disponendo la mia elezione a Sommo Pontefice, ed io, come già a Cracovia e come ogni altro Vescovo, vi ritengo il tesoro più prezioso, che ha il suo posto nell'intimo del mio cuore e delle mie sollecitudini. E anche se, a motivo della Cura e del servizio della Chiesa Universale, devo, come già sempre fecero i miei predecessori, demandare gran parte del ministero diretto al Cardinale Vicario, al Vicegerente e ai Vescovi Ausiliari, voi siete pero particolarmente presenti nella mia quotidiana preghiera e nella mia ansia paterna.

Siamo qui riuniti attorno all'altare per offrire al Signore il Sacrificio Eucaristico e per suggellare in modo concreto i propositi di vita, santa e impegnata, che certamente avete formulato in questi giorni di silenzio e di riflessione.

Mentre vi ringrazio di cuore per la vostra buona volontà e vi esprimo la mia profonda letizia per questo incontro così significativo, desidero anche suggerirvi alcune indicazioni appropriate a questo particolare momento.

1. Mantenete in voi costante e fervente il senso della gioia per la verità che conoscete. E' davvero impressionante pensare di possedere la verità, di sapere cioè il senso della vita umana, il significato della storia e dell'intero universo, il motivo dell'esistenza che si svolge tra vertici di conquiste scientifiche e abissi di miserie e di dolori.

E la verità è Dio, creatore, redentore e rimuneratore; la verita è Cristo, che appunto si è definito "via, verità, vita, luce, amore, salvezza"; la verità è la Chiesa da lui voluta e fondata per trasmettere integra la sua Parola e i mezzi di salvezza! E voi possedete, voi gustate tutto questo mirabile patrimonio! Quanti giovani non possiedono la verità, e trascinano la loro esistenza senza un "perché"; quanti, purtroppo, dopo vane ed estenuanti ricerche, delusi e amareggiati si sono abbandonati, e si abbandonano, tuttora, alla disperazione! E quanti sono riusciti a raggiungere la verità solo dopo anni di angosciosi interrogativi e dopo penose esperienze! Pensate, per esempio, all'itinerario drammatico di sant'Agostino per arrivare alla luce della verità e alla pace dell'innocenza riconquistata! E quale sospiro diede quando finalmente giunse alla luce! Ed esclamo con nostalgia: "Sero te amavi!".

Pensate alla fatica che dovette compiere il celebre Cardinale Newman per giungere con la forza della logica al Cattolicesimo! Quale lunga e dolorosa agonia spirituale! E così potremmo ricordare tante altre figure eminenti, passate e recenti, che hanno dovuto lottare duramente per guadagnare la verità.

Ebbene, essi giunsero dove voi già siete. Voi infatti la verità la possedete, intera, luminosa, consolante! Quanti invidiano la vostra situazione! Sappiate dunque godere della verità, come dice san Tommaso; sappiate vivere della verità e nella verità; sappiate approfondire e dilucidare sempre più e sempre meglio la verità in tutti i suoi lati e in tutte le sue esigenze filosofiche, teologiche, bibliche, storiche, psicologiche, scientifiche, giuridiche, sociali, per vostra intima esigenza e per essere dappertutto "testimoni della verità".

Avete tempo, libri e insegnanti qualificati per appassionarvi sempre più della verità e poterla poi un giorno comunicare con sicurezza e capacità: non perdete tempo. E soprattutto non azzardatevi in campi minati e pericolosi, non siate spavaldi e presuntuosi, perché è facile cadere nella confusione ed essere vinti dall'orgoglio; sappiate essere sensibili e docili, per non sprecare né avariare il dono immensamente prezioso che possedete.


2. Abbiate il senso della vostra responsabilità. Riflettete sulla vostra "identità": siete dei chiamati, degli eletti da Gesù stesso, il Divin Maestro, il Pastore e Salvatore delle nostre anime, il Redentore dell'uomo! Egli vi ha scelti, in modo misterioso ma reale, per farvi, con lui e come lui, dei salvatori; vuole trasformarvi in lui, affidarvi i suoi stessi poteri divini... Voi dovrete un giorno agire "in persona Christi!". Perciò voi non siete come gli altri giovani, che hanno dinanzi solamente le normali mete della carriera, della posizione sociale, del matrimonio, delle soddisfazioni terrene, pur con ideali cristiani ed anche apostolici.

Voi siete diversi, perché siete chiamati al Sacerdozio. Ed allora dovete impostare la vostra vita su di un tipo di formazione e di responsabilità eminentemente di apostolato e di testimonianza.

Ai giovani radunati a Galway, in Irlanda, recentemente io dicevo: "Cristo vi chiama, ma vi chiama alla verità. La sua chiamata è esigente perché vi invita a lasciarvi "afferrare" da lui completamente, in modo che tutte le vostre esistenze siano viste in una luce diversa" (Giovanni Paolo II, "Omelia alla Messa per i giovani a Galwav", 30 settembre 1979).

Se questo vale per i giovani, tanto più deve valere per voi, carissimi Chierici! Lasciatevi afferrare da Gesù e cercate di vivere solo per lui! Anche a voi voglio confidare ciò che dissi ai Seminaristi irlandesi a Maynooth: "La parola di Dio è il grande tesoro delle vostre vite... Dio conta su di voi, e i suoi piani, in un certo senso, dipendono dalla vostra libera collaborazione, dall'offerta della vostra vita e dalla generosità con la quale voi seguite l'ispirazione dello Spirito Santo nel profondo dei vostri cuori". E ancora: "Voi vi preparate per il dono totale di voi, e i suoi piani, in un servizio del suo Regno. Voi portate a Cristo il dono del vostro entusiasmo e della vostra vitalità giovanile. In voi Cristo è eternamente giovane e attraverso voi egli ringiovanisce la Chiesa. Non deludetelo. Non deludete il popolo che sta aspettando che voi gli portiate Cristo... Cristo guarda voi e vi ama" (Giovanni Paolo II, "Discorso ai seminaristi", 1 ottobre 1979)

3. Infine: mantenete vivo il senso dell'impegno. Voi desiderate diventare sacerdoti, o almeno desiderate scoprire se veramente siete chiamati. Ed allora la questione è seria, perché bisogna prepararsi bene, con chiarezza di intenti e con una severa formazione. Il mondo guarda al Sacerdote, perché guarda a Gesù! Nessuno può vedere il Cristo; ma tutti vedono il Sacerdote, e per mezzo di lui vogliono intravedere il Signore! Immensa grandezza e dignità del Sacerdote, che fu detto giustamente "alter Christus!".

Perciò non dovete perdere tempo! E' necessario infatti un costante e assillante impegno nella vostra formazione: impegno nella formazione spirituale; impegno nella formazione intellettuale e culturale; impegno nella formazione ascetica, mediante l'abitudine all'ordine, alla povertà, al sacrificio, alla mortificazione, al controllo dei propri desideri, ricordando l'ammonimento sempre valido dell'"Imitazione di Cristo": "Tantum proficies quantum tibi ipsi vim intuleris" ("L'Imitazione di Cristo", lib. 1, c. XXIV, n. 11).

Ai seminaristi di Filadelfia, dopo aver citato l'"Optatam Totius" (OT 11) io asserivo che il Seminario deve fornire una sana disciplina per preparare al servizio consacrato: "Quando la disciplina è applicata nel modo dovuto, essa crea un'atmosfera di raccoglimento che mette in grado il seminarista di sviluppare quegli atteggiamenti che sono tanto desiderabili in un sacerdote, come l'obbedienza gioiosa, la generosità, l'abnegazione" (Giovanni Paolo II, "Discorso ai Seminaristi di Filadelfia", 3 ottobre 1979).

Impegno nella formazione del proprio carattere. Un buon carattere è un vero tesoro nella vita. Talvolta sacerdoti ottimi per la loro virtù e il loro zelo dimezzano l'efficacia del ministero per il loro temperamento impaziente, scostante, non equilibrato. E' necessario perciò formarsi un carattere buono, aperto, comprensivo, paziente, e a questo giova certamente la direzione spirituale sincera, metodica; impegno nella formazione sociale, conoscendo la psicologia dei vari ceti e le loro esigenze, acquistando varie possibilità di aggancio, imparando anche ad essere autosufficienti per tante necessità della vita.

Carissimi Chierici! Il Signore vi aiuti e vi accompagni in ogni giorno di questo nuovo anno di studio e di formazione.

Anche a voi, come all'incontro di Maynooth, io dico: "Questo è un tempo meraviglioso per la storia della Chiesa. Questo è un tempo meraviglioso per essere prete, per essere religioso, per essere missionario di Cristo. Rallegratevi nella vostra vocazione" (Giovanni Paolo II, "Discorso ai Sacerdoti, religiosi, religiose, missionari", 1 ottobre 1979).

Per riuscire nel vostro intento, affidatevi a Maria santissima, sempre, ma specialmente nei momenti di difficoltà e di oscurità. "Da Maria impariamo ad abbandonarci alla volontà di Dio in tutte le cose. Da Maria impariamo ad avere fiducia anche quando ogni speranza è svanita. Da Maria impariamo ad amare Cristo, suo Figlio e Figlio di Dio... Imparate da lei ad essere sempre fedeli, a credere nell'adempimento della parola di Dio in voi e che nulla è impossibile a Dio" (Giovanni Paolo II, "Discorso nella Cattedrale di San Matteo a Washington", 6 ottobre 1979).

E vi sia pure propizia la mia benedizione, che con profondo affetto imparto a voi, ai vostri Superiori ed Insegnanti e a tutte le persone care.

Data: 1979-10-13

Data estesa: Sabato 13 Ottobre 1979.





Beatificazione di Enrique de Osso y Cervello - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In una geniale catechesi la coerente testimonianza della fede

Testo: Venerabili fratelli e amati figli e figlie.

1. Questa mattina la Chiesa intona un canto di giubilo e di lode al Signore. E' il canto della Madre che celebra la bontà e la misericordia divina, mentre proclama Beato un figlio insigne, che si è distinto per le eminenti virtù cristiane: il sacerdote Enrique de Osso y Cervello, gloria dell'amata Spagna, terra di Santi.

Per assistere alla glorificazione del nuovo Beato si sono riuniti in questa Basilica di San Pietro numerosi suoi compatrioti. Siate tutti benvenuti, i vescovi, i sacerdoti, religiosi e fedeli spagnoli qui presenti, come anche voi che venite da tutti quei luoghi dove si è irradiato il bene seminato dal Beato Enrique de Osso, e dove è sorto con forza il giusto riconoscimento e l'apprezzamento per la sua persona e la sua opera.

Ma soprattutto siate le benvenute voi, Religiose della Compagnia di santa Teresa del Gesù, che siete giunte qui con le vostre attuali ed ex alunne, provenienti da diversi luoghi e Paesi d'Europa, Africa, America, per offrire un caloroso omaggio di devozione e rinnovata fedeltà al vostro Padre fondatore.

Permettetemi tuttavia di riservare una parola di saluto particolare ai rappresentanti della diocesi di Tortosa, e più concretamente a quelli del piccolo villaggio di Vinebre, culla di questa ammirevole figura di uomo e di sacerdote, che la Chiesa propone oggi alla nostra imitazione.


GPII 1979 Insegnamenti - Ai membri del Pontificio Consiglio dei Laici - Città del Vaticano (Roma)