GPII 1980 Insegnamenti - Agli alunni del seminario teologico di Molfetta - Roma

Agli alunni del seminario teologico di Molfetta - Roma

Titolo: Voi battezzate "in fuoco e Spirito Santo"

Carissimi superiori e alunni! Avete vivamente desiderato questo incontro liturgico col Papa, ed io con grande gioia vi esprimo il mio ringraziamento nel trovarmi con voi, questa mattina, per celebrare il sacrificio eucaristico. Che cosa c'è infatti di più bello e di più consolante dello stare insieme, per conoscerci, per capirci, per amarci e soprattutto per godere assieme della presenza e dell'amicizia di Cristo? Vi saluto perciò ad uno ad uno con affetto paterno, ed estendo la mia benevolenza ai vostri familiari, a tutti coloro che vi vogliono bene.

Il vostro seminario regionale ha ormai una lunga storia, e pensando ai tanti sacerdoti e ai numerosi Vescovi che ha formato, sgorga dal cuore un vivo ringraziamento a Dio per l'intenso lavoro compiuto per il bene della Chiesa e il vantaggio delle anime.

Ed ora, carissimi chierici, siete voi a essere preparati in quel seminario; siete voi i chiamati; siete voi che la Chiesa e la società attendono con ansia, dato l'estremo bisogno di ministri di Dio, che siano illuminati e retti, equilibrati e saggi, sacerdoti convinti e coraggiosi, come appunto sono state nel passato, e lo sono tuttora, tante luminose figure del clero della vostra regione.

In questa nostra epoca tribolata e angosciata, la Chiesa, garantita dalla divina assistenza, continua ad annunziare e a testimoniare Gesù Cristo, luce e salvezza degli uomini. E a questa grande e intramontabile missione il Signore chiama anche voi, e a questo voi vi preparate.

Mi piace trarre dall'odierna liturgia del Battesimo di Gesù qualche riflessione utile a questa vostra formazione.

1. Nell'episodio del battesimo di Gesù, riportato dai quattro evangelisti, è evidente il messaggio dottrinale, e cioè teologico-dogmatico.

Come sappiamo, il battesimo amministrato da Giovanni era solamente un rito di purificazione in vista dell'imminente venuta del messia; anche Gesù volle sottoporsi a questo battesimo, per riconoscere pubblicamente la missione di Giovanni, ultimo profeta dell'Antico Testamento e precursore del messia, e per significare in modo evidente che, pur essendo senza peccato, si inseriva tra i peccatori proprio per redimere gli uomini dal peccato.

In questo episodio del Vangelo si rivela in una solenne teofania la santissima Trinità, si rivelano la divinità di Cristo, figlio prediletto del Padre, e la sua missione salvifica, per la quale si è incarnato.

Ecco rivelato in questo episodio il fondamento assoluto della nostra fede e quindi della nostra consacrazione: la divinità di Cristo e la sua missione.


2. Giovanni Battista, annunciando il messia, diceva: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". In queste parole è contenuto un messaggio che vale per tutta la storia degli uomini. Il fuoco è il simbolo biblico dell'amore di Dio, che brucia e purifica da ogni peccato; lo Spirito Santo indica la vita divina, che Gesù ha portato mediante la "grazia". Poiché Gesù è Dio, la sua parola rimane valida per sempre. E perché la verità rivelata e i mezzi di salvezza rimanessero integri attraverso il travaglio dei tempi, Gesù ha istituito la Chiesa sugli apostoli e i loro successori, e ha dato a Pietro e ai suoi successori il mandato di confermare i fratelli nella fede, assicurando la sua preghiera particolare e l'assistenza dello Spirito Santo.

Questa certezza deve spingerci, carissimi chierici, alla totale e assoluta confidenza in Gesù, nella sua parola, nella Chiesa da lui stesso voluta e fondata. Gesù è la verità; è venuto per testimoniare la verità; ci ha consacrati nella verità! (cfr. Jn 14,6-8 Jn 14,12 Jn 8,31-32 Jn 17,17-19 Jn 18,37). Non può tradirci; non può abbandonarci nella nebbia delle confusioni, nelle spire del dubbio, nell'abisso dell'angoscia, nell'affanno dell'incertezza.

Tutto passa, ma la verità rimane; passa la figura di questo mondo, ma la Chiesa resta! 3. Vi trovate ora in seminario, seguiti con amore e con trepidazione dai vostri superiori e professori, per essere poi voi stessi coloro che battezzano "in fuoco e Spirito Santo". Anche a voi perciò si possono applicare le parole del Signore riportate dal profeta Isaia: "Ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is 42,6-7).

Lasciatevi condurre per mano dal Signore perché egli vuol realizzare la Redenzione oggi, per mezzo vostro. La Redenzione è sempre attuale perché è sempre attuale, la parabola del buon grano e della zizzania; sono sempre attuali le beatitudini. L'umanità ha sempre bisogno della Rivelazione e della Redenzione di Cristo, e perciò vi attende! Ci sono sempre anime da illuminare, peccatori da perdonare, lacrime da asciugare, delusioni da consolare, malati da incoraggiare, bambini e giovani da guidare: c'è e ci sarà sempre l'uomo da amare e da salvare, in nome di Cristo! Questa è la vostra vocazione, che vi deve rendere lieti e coraggiosi.

Ma dovete pero prepararvi con senso di grande responsabilità e di profonda e convinta serietà: serietà nella formazione culturale, particolarmente filosofica, biblica, teologica, come in quella ascetica e disciplinare, in modo da consacrarvi totalmente e gioiosamente solo a Gesù e alle anime, ricordando ciò che già san Giovanni Crisostomo scriveva: "E' necessario che la bellezza dell'anima del sacerdote risplenda da ogni parte, perché possa allietare e nello stesso tempo illuminare le anime di coloro che lo vedono" (S.Ioannis Chrysostomi "De Sacerdotio", III,10), e ancora: "Conosco tutta la grandezza del ministero sacerdotale e le gravi difficoltà inerenti: l'anima del sacerdote è scossa da onde più impetuose di quelle sollevate in mare dai venti" (S.Ioannis Chrysostomi "De Sacerdotio", III,5).

Carissimi superiori ed alunni! L'8 dicembre 1942Pio XII, di venerata memoria, in segno di affetto e di stima donava al vostro seminario regionale un affresco del secolo XIV, riportato su tela, raffigurante la Madre di Dio, che voi giustamente invocate sotto il titolo di "Regina Apuliae".

A lei, alla vostra Regina, io vi affido e vi raccomando: pregatela ogni giorno, amatela, in lei confidate! Mentre vi assicuro un costante ricordo nella mia preghiera, con affetto particolare vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo anche a tutte le vostre famiglie.

Data: 1980-01-13 Data estesa: Domenica 13 Gennaio 1980.


Angelus Domini - Roma

Titolo: La Chiesa in preghiera per il Sinodo dei Vescovi olandesi

1. La domenica odierna appartiene ancora alla festa dell'Epifania. Siamo sempre nell'alone di quella luce, che ha condotto i magi dall'oriente fino a Betlemme; ma, nello stesso tempo, siamo già trent'anni più tardi: sulle sponde del Giordano.

Ci troviamo nel momento in cui Gesù di Nazaret scende nella corrente di questo fiume, come uno di coloro che erano venuti per ricevere il battesimo di penitenza dalle mani di Giovanni Battista. Ed egli pure ha ricevuto questo battesimo.

Il battesimo di Gesù al Giordano appartiene, secondo l'antichissima tradizione liturgica dell Chiesa, all'insieme dell'Epifania. Infatti, tutto ciò che nel momento della nascita a Betlemme è stato rivelato a pochi eletti - prima ai pastori e poi ai magi - ora, dopo trent'anni, viene rivelato a tutto il popolo.

A questa rivelazione è orientata prima di tutto la testimonianza di Giovanni, la cui missione fu di preparare la venuta di Cristo tra gli uomini. Ma poi, nel momento stesso del battesimo nel Giordano, è lo stesso Padre celeste che riconferma il compimento del mistero dell'Incarnazione.

Ecco, infatti, che i convenuti al Giordano sentono le parole: "Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17). In questo modo viene riconfermato lo stesso mistero, che tempo prima si era rivelato a Betlemme agli occhi dei magi.


2. Oggi voglio anche raccomandare alle preghiere della Chiesa una riunione particolare del Sinodo dei Vescovi, che inizia domani in Vaticano. A questa riunione prendono parte i Presuli che appartengono ad una sola provincia ecclesiastica, cioè alla provincia olandese. L'idea di convocare tale Sinodo è maturata come risultato di alcuni incontri e colloqui col Cardinale Giovanni Willebrands, Arcivescovo di Utrecht, e con tutti i Vescovi di quella provincia. Al Sinodo particolare prendono parte, oltre ai membri dell'episcopato olandese, anche altre persone, conformemente allo statuto del Sinodo dei Vescovi.

Il Sinodo che, nelle sue ordinarie riunioni, è l'espressione della collegialità dell'episcopato di tutta la Chiesa, in questo caso ha un carattere speciale, sia a motivo del numero dei Vescovi che vi partecipano, come pure per l'argomento dei suoi lavori.

Il tema nel documento di lavoro (instrumentum laboris) è stato formulato così: "L'azione pastorale della Chiesa in Olanda nella situazione attuale".

I lavori del Sinodo iniziano domani mattina con la liturgia eucaristica, che concelebrero con i partecipanti.

Attesa l'importanza dei problemi, desidero raccomandare lo svolgimento della riunione alle preghiere di tutta la Chiesa.


3. Si celebra oggi, nella diocesi di Roma, la "Giornata del Seminario" indetta dalla benemerita Opera delle Vocazioni sacerdotali per richiamare l'attenzione dei fedeli dell'urbe sull'importantissimo problema.

Mentre prendo atto con vivo compiacimento dei risultati consolanti dell'attività pastorale svolta in questi ultimi anni come Vescovo di Roma sento tutta la gravità della situazione derivante dalla continua espansione della città, e dal bisogno urgente di preparare i futuri ministri di Dio in numero adeguato e con una formazione corrispondente alle particolari esigenze del momento.

Il mio invito si rivolge, pertanto, prima di tutto ai genitori affinché, nel sostenere ed incoraggiare le scelte fondamentali dei loro figli abbiano presente, illuminati da fede profonda, la sublime dignità del sacerdozio e l'esaltante missione di annunciare Cristo, dispensando agli uomini gli incomparabili doni di salvezza e di grazia scaturiti dalla sua immolazione sulla croce e dalla sua gloriosa risurrezione. Esorto poi i giovani a seguire con totale generosità la voce di Cristo, se li chiama a mettere al suo servizio i loro slanci generosi, il loro ardimento e tutte le loro fervide risorse, incamminandosi in una rischiosa avventura che li farà partecipi dell'azione redentrice di Gesù. Chiedo, infine, a tutti di elevare preghiere al Signore perché conforti col suo aiuto quanti si adoperano per l'educazione ed il sostentamento dei candidati al sacerdozio, mentre in pegno delle ricompense celesti imparto la benedizione apostolica.

Desidero ora rinnovare il mio saluto ai superiori ed agli alunni del seminario teologico regionale di Molfetta, con i quali mi sono incontrato questa mattina e che adesso sono qui in piazza san Pietro.

In essi saluto - in questo giorno dedicato al seminario romano - quanti nel mondo si preparano al sacerdozio.

Carissimi chierici e carissimi seminaristi, voi occupate un posto speciale nel mio cuore e nel cuore della Chiesa.

Vi esorto a prepararvi con impegno ai compiti che vi attendono, basando la vostra vita sulla parola di Dio. Grazie alla parola di Dio, voi giungerete ad una profonda conoscenza del mistero di Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, e domani sarete zelanti annunciatori del messaggio cristiano.

Vi accompagni la mia benedizione!

Data: 1980-01-13 Data estesa: Domenica 13 Gennaio 1980.


Omelia della messa al pontificio collegio irlandese - Roma

Titolo: La gioventù d'Irlanda ha risposto all'appello di Cristo

Moladh go deo le Dia. Sia lodato Gesù Cristo. Amatissimi in Cristo.

1. Oggi di nuovo, in modo speciale, il Papa appartiene all'Irlanda! Dopo la mia visita nella vostra terra, è una gioia per me venire al pontificio collegio irlandese e incontrarsi con tutti coloro che vivono qui: i preti e i seminaristi, e le suore di san Giovanni di Dio. La mia visita vale anche per la comunità del collegio francescano di sant'Isidoro e per il collegio augustiniano di san Patrizio. Con il Cardinale Primate di tutta l'Irlanda e con i fratelli nell'episcopato, compresi gli ex-rettori del collegio irlandese, celebriamo insieme la nostra unità in Gesù Cristo e nella sua Chiesa.

Il luogo della nostra celebrazione è importante per il suo contributo alla Chiesa, per l'incidenza che ha avuto nella vita degli irlandesi, e per la sua responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. E' similmente importante per la testimonianza cristiana d'amore che è stata data qui dentro; un esempio a me ben noto è l'ospitalità fornita dal collegio irlandese ai rifugiati polacchi dopo la seconda guerra mondiale. A questo riguardo, la presenza alla messa di monsignor Denis MacDaid è un legame vivente con gli splendidi risultati del passato.


2. E così, insieme con la nostra storia e le nostre speranze, noi tutti siamo qui insieme per cercare luce e forza commemorando il Battesimo del Signore. Come è illustrato nei Vangeli, il Battesimo di Gesù segna l'inizio del suo ministero pubblico. Giovanni Battista proclamava il bisogno di convertirsi, e il grande mistero della comunione divina era rivelato: lo Spirito Santo discendeva su Cristo, e Dio Padre manifestava al mondo il suo Figlio benamato. Da questo momento in poi, Gesù comincio a perseguire risolutamente la sua missione di salvezza. La nostra celebrazione oggi ci invita a riflettere personalmente su questi tre elementi: conversione, comunione e missione.


3. Il ruolo di Giovanni era quello di preparare la strada a Cristo. Era nel contesto della conversione che la comunione esistente nella vita della santissima Trinità venisse rivelata. L'annuncio del Battista consisteva nell'invito a volgersi verso Dio, ad essere consapevoli del peccato, a pentirsi, a camminare nella libertà mettendosi in rapporto con Dio. Similmente, lo stesso Gesù si era sottoposto al rito penitenziale ed era in preghiera quando la voce del Padre lo proclamava come suo Figlio: colui che è totus ad Patrem, colui che è totalmente dedicato al Padre e che vive per lui, colui che è totalmente avvolto nel suo amore. Anche noi siamo chiamati ad assumere l'atteggiamento di Gesù nei confronti di suo Padre. La condizione, tuttavia, per questo fine è la conversione: un quotidiano, ripetuto, costante e impegnato rivolgersi verso Dio. La conversione è la condizione necessaria perché venga espressa la verità del nostro essere adottati e diventare suoi figli nel battesimo. Perché nel battesimo noi siamo stati chiamati ad unirci a Cristo nella sua morte e resurrezione, e perciò siamo stati chiamati a morire al peccato e a vivere per Dio. Nel battesimo l'azione vivificatrice dello Spirito Santo ha luogo in noi, e il Padre ora vede in noi il suo solo Figlio, Gesù Cristo: "Tu sei mio Figlio, il Prediletto; il mio favore è su di te" (Lc 3,22).


4. La comunione della santissima Trinità entra nelle nostre vite. Attraverso Gesù Cristo, il mistero della divina adozione ha luogo (cfr. Ep 1,5 Ga 4,5), come egli che è Unigenitus Dei Filius diventa Primogenitus in multis fratribus (Rm 8,29). Un ex studente del collegio irlandese, il servo di Dio Dom Columba Marmion, ha lasciato a voi e all'intera Chiesa una grande quantità di scritti di notevolissima profondità e di grande valore riguardo a questo mistero della divina figliolanza e della centralità di Gesù Cristo nel piano salvifico di Dio.


5. Nelle nostre vite di ogni giorno l'appello alla conversione e alla divina comunione implica delle condizioni pratiche, se vogliamo camminare verso la profonda verità della nostra vocazione, nella sincerità del nostro rapporto con il Padre, attraverso Cristo e lo Spirito Santo. In pratica, ci deve essere una apertura al Padre e gli uni agli altri. Ricordatevi che Gesù è totus ad Patrem, e che egli volle che il mondo lo ascoltasse dire: "Io amo il Padre" (Jn 14,31).

Proprio la settimana scorsa nella mia udienza del mercoledi ho detto che l'uomo compie questa sua natura solo "esistendo "insieme a qualcuno"; ed ancora più profondamente e completamente: esistendo "per qualcuno"" (Discorso del 9 gennaio 1980, cfr. p. 26). Queste parole riflettono l'insegnamento del Concilio Vaticano II sulla natura sociale dell'uomo (cfr. GS 12 GS 25).

Noi che per il nostro ministero siamo chiamati a dare forma alle comunità fondandole sulla base soprannaturale della comunione divina dobbiamo per primi fare esperienza noi stessi della comunità nella fede e nell'amore. Questa esperienza di comunità trova le proprie radici nelle più antiche tradizioni della Chiesa: anche noi dobbiamo essere un solo cuore e una sola anima, uniti nell'insegnamento degli apostoli, nella fratellanza, nella frazione del pane e nella preghiera (cfr. Ac 4,32 Ac 2,42).

Camminare nella verità della nostra vocazione significa fare uno sforzo per piacere a Dio piuttosto che agli uomini, porsi già di fronte al Signore.

Significa uno stile di vita che corrisponde alla realtà del nostro ruolo nella Chiesa oggi, uno stile di vita che tenga conto delle necessita dei nostri confratelli e del ministero che noi saremo chiamati ad esercitare domani. Vivere la verità nell'amore è una sfida nella semplicità delle nostre vite, e nell'alta disciplina che si manifesta nel lavoro diligente e nello studio, nella preparazione responsabile e attenta alla nostra missione di servizio al Popolo di Dio.

Più specialmente, vivere la verità delle nostre vite qui ed ora - nella Roma del 1980 - significa fedeltà alla preghiera, al contatto con Gesù, alla comunione con la beatissima Trinità. Gli evangelisti sottolineano che era quando Gesù era in preghiera che il mistero dell'amore del Padre si manifestava e che la comunione delle Tre Divine Persone si rivelava. E' nella preghiera che noi impariamo il mistero di Cristo e la saggezza della croce. E' nella preghiera che noi comprendiamo, in tutte le loro dimensioni, i bisogni effettivi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle ovunque nel mondo; è nella preghiera che noi ci fortifichiamo in vista delle scelte che ci stanno davanti; è nella preghiera che noi siamo fortificati per la missione che Cristo condivide con noi: portare "vera giustizia alle nazioni... servire la causa del diritto" (Is 42,1 Is 42,6).

Perciò questa casa e tutte le case dei religiosi e i seminari di Roma sono intesi come case di preghiera, in cui Cristo si riforma in ogni generazione.

Dal momento che voi vivete a Roma, in una diocesi di cui io personalmente devo rendere particolare conto al Signore, voi potete comprendere come io ardentemente desideri che Cristo sia formato in voi (cfr. Ga 4,19).

Mentre vi dirigete verso questa mèta voi non camminate da soli. In una comunità di confratelli che mantengano vivi e puri gli stessi alti ideali del sacerdozio di Cristo voi troverete forza e sostegno. Nella comunione della Chiesa voi troverete gioia. Grazie alla guida di un competente direttore spirituale voi troverete incoraggiamento e eviterete gli errori in cui cade chi opera da solo senza far riferimento a nessuno; rivolgendovi a loro voi, innanzitutto, renderete omaggio all'umanità della Parola incarnata di Dio, che continua a sostenere e guidare la Chiesa scegliendo di assumere degli uomini come strumento.


6. E nel vostro impegno verso la piena accettazione della chiamata alla conversione e alla comunione - la chiamata alla piena vita in Cristo - il significato della vostra missione deve crescere e diventare chiaro e sempre più acuto. Nella tranquillità e nella verità voi dovete cominciare a esperimentare sempre di più una sensazione di urgenza: l'urgenza di comunicare Cristo e il suo Vangelo di salvezza.

Per grazia di Dio è ora in atto in Irlanda un periodo di intensa rinascita spirituale. E tutti voi dovete impegnarvi pienamente in esso. Dovete prepararvi per questa missione con il lavoro e lo studio e, specialmente, con la preghiera. A questo riguardo vi chiedo di ascoltare ancora una volta le parole che io preparai per gli studenti di Maynooth: "So che vi chiedo di rendervi ben conto di questo: che Dio conta su di voi: che il fatto che i suoi piani si compiano, in certo modo, dipende dalla vostra libera collaborazione, dalla donazione delle vostre vite e dalla generosità con cui seguirete le ispirazioni che lo Spirito Santo pone nel profondo dei vostri cuori. La fede cattolica dell'lrlanda di oggi è legata, nel piano di Dio, alla fedeltà di san Patrizio. E domani, si, domani qualche parte del piano di Dio sarà legato alla vostra fedeltà, alla fedeltà con cui voi dite si alla parola di Dio nelle vostre vite".


7. I giovani irlandesi hanno capito e hanno risposto molto bene al mio appello, l'appello ad andare verso Cristo colui che è "la via, la verità e la vita". Ma essi hanno bisogno del vostro particolare carisma, del vostro aiuto, del vostro ministero, del vostro sacerdozio, così che possano con buon esito vivere la verità della loro vocazione cristiana. Non abbandonateli. Andate tra di loro e siate riconosciuti, come gli apostoli, come uomini che sono stati con Gesù (cfr. Ac 4,13), uomini che sono stati immersi nella sua parola, e che sono infiammati dal suo zelo: "Voglio annunciare la buona novella del regno di Dio... perché sono stato mandato per questo scopo" (Lc 4,43). Ma il successo di questa vostra missione dipende dalla autenticità della vostra conversione, e dal grado in cui vi siete conformati a Gesù Cristo, il benamato Figlio del Padre Eterno, il Figlio di Maria. Volgetevi verso di lei, e chiedete il suo aiuto.

Nell'eucarestia che sto celebrando con voi e per voi oggi, ho presente nel mio cuore le vostre famiglie e i vostri amici, e l'intera nazione irlandese.

In modo speciale prego per i giovani dell'Irlanda. E oggi, a voi e tramite voi, voglio dire ancora a tutti loro: "Giovani dell'Irlanda, vi amo! Giovani dell'Irlanda vi benedico! Benedico voi nel nome del nostro Signore Gesù Cristo".

Amen. [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-01-13 Data estesa: Domenica 13 Gennaio 1980.


Al Sinodo dei Vescovi olandesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'insegnamento del Concilio guidi il nostro pensiero e la nostra azione

Venerabili e cari fratelli.

1. I nostri pensieri e i nostri cuori si volgono verso il Signore, che è il Pastore del suo ovile, il Pastore del suo popolo, il Pastore della Chiesa.

E' lui che è annunciato nel salmo della liturgia di questo giorno attraverso parole che fanno nascere nei nostri animi la speranza, la pace e la gioia.

"Il Signore è mio pastore, io non manco di nulla; / su prati d'erba fresca mi fa riposare; / verso acque tranquille mi conduce, rafforza la mia anima; / mi guida sul cammino della giustizia / per amore del suo nome". ().

E' dunque verso di lui, verso Gesù Cristo, che si volgono i nostri pensieri e i nostri cuori perché è prima di tutto nostro Pastore.

E' il Pastore della Chiesa intera e di tutte le Chiese. E' il Pastore dei pastori. Il Pastore di coloro ai quali egli affida la sollecitudine pastorale per ciò che concerne la Chiesa. Affida loro..., ci affida questo ministero pastorale che non è nient'altro che il servizio.

Questa coscienza del ministero pastorale, noi l'abbiamo ereditata dagli apostoli. E' per essa che noi cerchiamo di orientare il nostro comportamento nei confronti di Dio e nei confronti degli uomini, avendo fissi i nostri occhi sul Cristo.

Esiste qualcosa di più meraviglioso di questa immagine del pastore, del buon pastore che ci ha mostrato se stesso come modello da imitare? Questa immagine è già presente nel profeta Isaia allorquando egli parla del Servitore del Signore sul quale Dio ha fatto riposare il suo Spirito (cfr. Is 42,1).

"Non griderà, non alzerà il tono della sua voce, / non farà udire le sue parole sulla piazza, / non spezzerà la canna incrinata, / non spegnerà il lucignolo che fumiga" (Is 42,2-3).


2. Tuttavia, alla fine di tutte le immagini conosciute attraverso la Sacra Scrittura, si trova questa realtà che è il Cristo stesso. Egli l'ha espressa nella parabola del buon pastore e l'ha realizzata nello stesso tempo con tutte le sue opere. L'ha condotta a termine soprattutto nella sua ultima opera, con la quale ha offerto la sua vita per le sue pecore (cfr. Jn 10,11).

Per preparare i suoi apostoli a questa opera che è il culmine pasquale della sua missione, si è lungamente intrattenuto con loro, e l'evangelista san Giovanni ci ha riferito, in particolare, il suo ultimo discorso. Le parole che abbiamo riletto oggi nel Vangelo ne fanno parte.

"Se qualcuno mi ama, osserverà le mie parole, e mio Padre l'amerà, e noi verremo a lui e dimoreremo in lui. Colui che non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è la mia, ma quella del Padre che mi ha mandato" (Jn 14,23-24).

Il Cristo ci poteva fare un obbligo più forte, in quanto pastori e maestri della Chiesa, che quello contenuto in queste parole? Essere Pastore e Vescovo delle anime, significa custodire la parola.

Custodire la verità. In essa, sono il Padre e lui che vengono continuamente a noi: lui che è il Verbo incarnato; lui che è il Cristo redentore, lui che è il Pastore eterno delle anime. E soprattutto è il Pastore dei pastori.


3. Nello stesso discorso d'addio di cui abbiamo letto oggi un breve passo, il Cristo promette agli apostoli lo Spirito Santo, che è lo Spirito d'amore e di verità.

"Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre invierà a nome mio, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto" (Jn 14,26).

Ed ecco che la Chiesa vive dello Spirito Santo. Il portavoce di questa certezza è Paolo di Tarso nella sua lettera ai Corinti in cui egli mostra come, attraverso la forza di questo Spirito, si costruisce questa comunità che, nel Cristo, riunisce come in un solo corpo mistico tutti coloro che sono stati "abbeverati di un solo Spirito" (1Co 12,13).

Alla nostra difficile epoca, nel nostro XX secolo, questa Chiesa ha dato, nell'insegnamento del Concilio Vaticano II, una espressione particolarmente ricca della verità su essa stessa.

Questo insegnamento deve essere la misura del pensiero e dell'azione per tutti coloro che costituiscono la Chiesa del Cristo.

Deve essere in particolare la misura del nostro proprio pensiero e della nostra propria azione per noi che siamo i maestri e i pastori della Chiesa.

Deve essere la misura del nostro pensiero e della nostra azione per noi, che siamo riuniti per questo Sinodo particolare. La ragione di questo Sinodo non è nient'altro che una incarnazione autentica e completa, nella vita, di questa verità apostolica sulla Chiesa, che è stata manifestata nell'insegnamento del Concilio Vaticano II. Dal suo inizio al suo termine, essa deve restare il suo contenuto, la sua ispirazione e il suo scopo.


4. L'assemblea sinodale nel corso della quale i Vescovi della provincia ecclesiastica olandese si incontrano con il Vescovo di Roma è un avvenimento senza precedenti. Tutti noi ce ne rendiamo conto. I Sinodi dei Vescovi hanno già un loro ritmo pluriennale; al contrario un Sinodo di questo genere, un Sinodo particolare, si svolge per la prima volta.

Il principio della penetrazione reciproca della Chiesa universale e della Chiesa locale si esprime in maniera speciale in questo Sinodo. La Chiesa di Gesù Cristo, grazie allo Spirito che è l'anima di tutto il corpo e di ogni membro, si realizza in queste due dimensioni. Essa è universale e nello stesso tempo composta da diverse parti. Essa è universale e locale. Lo scopo del nostro incontro è di manifestare la coerenza di queste due dimensioni tutte intere e di consolidarle.

Perciò i nostri pensieri e i nostri cuori si volgono in modo particolare verso Cristo: "Allo stesso modo, in effetti, che il corpo è uno pur avendo numerose membra, e che tutte le membra, a dispetto del loro numero, non formano che un solo corpo, così è del Cristo..." (1Co 12,12). I nostri pensieri e i nostri cuori si volgono dunque verso Cristo. Verso il Pastore e il Vescovo delle nostre anime. Verso il Pastore dei pastori. Coscienti della verità che dobbiamo servire, coscienti della responsabilità che dobbiamo assumere, ci troviamo assieme presso questo altare per celebrare l'eucaristia, il sacramento della morte e della resurrezione, per il quale Cristo ci dà continuamente il suo Spirito, lo Spirito di verità e d'amore.


5. In questo Spirito, andiamo dunque verso questo popolo, verso questa comunità, che costituiscono tutte le Chiese che sono sulla terra dei Paesi Bassi.

Andiamo con grande amore.

L'amore è cosciente delle difficoltà. Ma sopra ogni cosa, è cosciente del bene; è cosciente dei doni: dei doni della natura e dei doni della grazia, che il buon pastore ha sparso in questa comunità. Che ha deposto nel cuore di ogni uomo redento, donandogli la libertà dei figli di Dio.

Doni che attende.

Ed ecco perché noi desideriamo soprattutto, in questo segno del pane e del vino, accettare il dono spirituale di questa terra di cui voi siete ad un tempo i figli e i pastori.

Preghiamo Cristo affinché accetti questo dono.

Preghiamo affinché lo penetri della luce e della grazia del suo Spirito, di questo Spirito che opera egli stesso ogni bene, donando "a ciascuno come vuole" (1Co 12,11).

Questo Spirito che edifica la Chiesa e ne fa "un solo corpo" (1Co 12,12)

Data: 1980-01-14 Data estesa: Lunedi 14 Gennaio 1980.


Lettera alla Chiesa olandese in occasione del Sinodo - Roma

Titolo: Unità e diversità nella comunione ecclesiale

Cari fratelli e sorelle.

Il Sinodo particolare che riunirà tutti i Vescovi della provincia ecclesiastica dei Paesi Bassi insieme con il Papa, inizierà i suoi lavori il 14 gennaio. L'idea di convocare questo Sinodo è nata a seguito dei miei numerosi incontri con il Cardinale Johannes Willebrands, presidente della vostra Conferenza Episcopale, e con ciascuno dei vostri Vescovi. Essi sono a guida della Chiesa che deve in questo momento svolgere nel vostro Paese la sua missione in unione con la Chiesa universale, al servizio del suo grande compito: il rinnovamento dell'uomo e del mondo in Gesù Cristo secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II.

Voi sapete che questo Concilio ha indicato l'orientamento comune, il comune cammino, per così dire, che la Chiesa universale e ciascuna Chiesa particolare deve percorrere. Il tema del Sinodo, nel quale si esprime il suo stesso compito, riguarda precisamente questo cammino post-conciliare della Chiesa neerlandese: l'esercizio dell'opera pastorale della Chiesa nei Paesi Bassi nelle circostanze attuali, affinché la Chiesa possa meglio manifestarsi come "communio".

Questo ha anche un significato particolare per l'unità e la comunione della Chiesa universale. La Chiesa, infatti, realizza la sua universalità o la sua cattolicità, nel tempo stesso nell'unità e nella diversità. Come è detto nella Costituzione "Lumen Gentium": "In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, e così il tutto e le singole parti si accrescono, comunicando ognuna con le altre e concordemente operando per il completamento dell'unità"(LG 13).

La comunità del Popolo di Dio che costituisce la Chiesa nella vostra patria ha portato nel corso della sua esistenza lunga di molti secoli, e soprattutto nelle più recenti generazioni, una ricchezza di doni utile all'unità della Chiesa universale e a tutte le sue parti. Volentieri rendo qui omaggio al contributo eccezionale che i Paesi Bassi hanno dato all'attività missionaria della Chiesa universale. La Chiesa cattolica nei Paesi Bassi può inoltre rallegrarsi di ciò che ha realizzato nei settori dell'insegnamento, dell'assistenza ai malati e agli emarginati, e in quello dell'apostolato dei laici. Questo Sinodo esaminerà di nuovo la vita della Chiesa nei Paesi Bassi in rapporto con i compiti che condizionano la sua testimonianza di fronte alla presente società, e in relazione con il contributo che essa è sempre chiamata a fornire alla missione universale della Chiesa.

I problemi più importanti che in questo momento si pongono alla Chiesa nei Paesi Bassi costituiranno l'oggetto della riflessione comune dei Vescovi, in ragione della loro responsabilità particolare verso la Chiesa. In questo contesto, voglio qui citare le parole pronunciate dal Cardinale Bernard Alfrink il 9 aprile 1969: "Da parte loro, i Vescovi hanno una responsabilità propria, irriducibile.

Essi non possono contentarsi di farsi eco della voce del loro popolo; devono anche mettere questo popolo di fronte alla Parola del Signore. Il Vescovo deve far sentire la propria voce. Non solo come quella di un credente tra i tanti, ma come quella di un uomo investito di una missione, che cammina alla testa degli altri".

Il Sinodo dei Vescovi manifesta in una maniera particolare la collegialità dell'episcopato che, in comunione con il Papa e sotto la sua direzione, esercita l'autorità suprema nel servizio pastorale della Chiesa. Dalla fine del Concilio, i Vescovi della Chiesa universale hanno già tenuto molti Sinodi generali. Per la prima volta, assistiamo ora alla riunione di Vescovi in un Sinodo particolare. E' vostra speranza e mia che, anche sotto questa forma, questo Sinodo possa assolvere al suo compito in modo fruttuoso.

A questo proposito, alla vigilia del Sinodo, desidero rivolgere alla comunità cattolica dei Paesi Bassi un fervente appello, nel momento in cui celebriamo la manifestazione di Gesù nel suo battesimo. I vostri Vescovi, da parte loro, lo hanno già fatto. Non manchi dunque la vostra preghiera, particolarmente nel corso del sinodo! Le idee e le proposte che mi avete fatto pervenire tramite i vostri Vescovi sono assai preziose. Ma è soprattutto indispensabile la nostra preghiera comune quando si tratta di ciò che deve portarci verso Dio e di ciò che deve avvicinarci al bene, alla verità, all'amore e alla pace. Chiedo dunque ora, come presidente del Sinodo soprattutto la vostra preghiera. Saro molto grato a tutti coloro i quali potranno unire alla loro preghiera anche il loro sacrificio, la loro sofferenza personale e la loro dedizione al servizio degli altri.

Questo invito che rivolgo a tutti i membri della comunità cattolica nei Paesi Bassi, voglio estenderlo anche, in un vero spirito ecumenico, ai nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese e comunità cristiane. Infatti, il Sinodo speciale si svolge nel momento in cui tutti i cristiani si uniscono nella preghiera per l'unità, secondo il tema: "Venga il tuo regno". Esso significa che noi preghiamo insieme Dio per la promozione della vera unità che deve crescere in tutti. E non c'è dubbio che in questa preghiera trovano il loro posto i problemi che formano l'oggetto del Sinodo di una Chiesa i cui membri da molte generazioni partecipano con altri cristiani alla vita di una stessa comunità nazionale.

In unione con i vostri due Cardinali e i vostri Vescovi, impartisco la mia benedizione pastorale particolare a tutti i sacerdoti, a tutti i religiosi e le religiose, e a tutti i diletti fratelli e sorelle dei Paesi Bassi. Affido il Sinodo all'intercessione di Maria, Madre del Signore e Madre della Chiesa, a colei che nel vostro paese riceve in molti luoghi una particolare venerazione.

Data: 1980-01-14 Data estesa: Lunedi 14 Gennaio 1980.


GPII 1980 Insegnamenti - Agli alunni del seminario teologico di Molfetta - Roma