GPII 1980 Insegnamenti - Benedizione della prima pietra della cattedrale di Abidjan

Benedizione della prima pietra della cattedrale di Abidjan

Titolo: Segno della costruzione del Regno di Dio

1. Ringrazio per le sue belle parole Monsignor Bernard Yago, mio caro fratello nell'episcopato, e mi unisco alla sua gioia per questa cerimonia liturgica. Come, infatti, cari fratelli e sorelle che mi ascoltate, non lasciar scoppiare la nostra gioia davanti alla realtà spirituale così manifestata, e richiamarne per un momento con voi il profondo significato? Sto per benedire le prime pietre della futura cattedrale d'Abidjan e di una chiesa che sarà dedicata a Nostra Signora d'Africa. La Chiesa è la casa di Dio. Tutta la vita cristiana si fonda su questa realtà sovrannaturale meravigliosa, sempre da approfondire, sempre da meditare, che San Giovanni ha espresso in questa semplice frase: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Si, il Signore è nato, ha sofferto, è morto ed è resuscitato affinché il cristiano sia veramente figlio di Dio. Questa realtà sovrannaturale deve determinare la vita del cristiano sempre ed ovunque.

Come? Riprendo qui ancora l'insegnamento della prima lettera di San Pietro: "Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale" (1P 2,5). La Chiesa, la nuova Gerusalemme di cui parlano le Scritture e la liturgia, si costruisce nelle nostre vite, dentro di noi! 2. Tuttavia, la Chiesa, la casa di Dio, non è solo spirituale. Le radici umane delle nostre comunità cattoliche, che si esprimono e si manifestano nella costruzione di chiese, ed in particolare di questa cattedrale, dipendono strettamente dall'Incarnazione, dalla venuta di Dio nella nostra umanità, dal fatto che Dio si è fatto simile a noi e che ha voluto incontrarci attraverso il nostro modo concreto di vivere! La chiesa è il luogo nel quale il popolo cristiano si riunisce, ed è il luogo dove il Signore è veramente presente: nella celebrazione della Santa Messa, nel Santo Sacramento. La chiesa è il luogo nel quale il cristiano nasce alla vita divina con il battesimo, trova il perdono dei suoi errori con il sacramento della Riconciliazione, entra in comunione con il Signore e con i fratelli nell'Eucarestia.

Per quanto umili siano le chiese che voi costruite, guardate quanto è grande la realtà spirituale che manifestano! Sono il segno della costruzione del Regno di Dio in voi, nel vostro paese! E fra tutte le chiese di una diocesi, la cattedrale, la vostra cattedrale che ben presto sorgerà qui, ha un significato del tutto particolare. così come la Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa, del Vescovo di Roma, è chiamata per questo motivo "Testa e Madre di tutte le chiese", allo stesso modo la cattedrale della diocesi è chiamata "Madre delle chiese" della diocesi: questo perché essa è la chiesa del Vescovo, del capo della diocesi, del successore degli Apostoli ai quali Cristo ha affidato l'incarico e la responsabilità dell'evangelizzazione. Amerete dunque questa nuova cattedrale, dedicata a San Paolo, l'Apostolo missionario per eccellenza! Amate anche tutte le vostre chiese! Amate i vostri vescovi e tutti i sacerdoti che vi fanno nascere e crescere nella vita divina! 3. Non è senza pena e senza sforzi che il Regno di Dio cresce in noi! Non è nemmeno senza pena che si costruiscono le chiese. So quanto voi ci tenete, malgrado le mille urgenze, e quali sacrifici fate per costruirle. Quelli che si stupiscono che si costruiscano chiese invece di consacrare tutte le risorse al miglioramento della vita materiale, hanno perso il senso della realtà spirituale; non capiscono il senso della parola del Signore: "Non di solo pane vivrà l'uomo" (Mt 4,4). Ma noi sappiamo bene che la chiesa di pietra che si costruisce con fatica è il simbolo di quella che si costruisce nella comunità! Sono particolarmente felice di benedire contemporaneamente alla prima pietra della vostra cattedrale, la prima pietra della chiesa che sarà costruita sotto la protezione di Nostra Signora d'Africa.

Incontro profondamente illuminante! Da un lato, l'Apostolo delle nazioni che ha vissuto per annunciare il Vangelo, e dall'altro la Vergine Maria che conservava nel suo cuore i misteri della vita di suo Figlio, e che rimane, in tutti i secoli e per tutta la Chiesa, come ripeteremo fra qualche giorno, l'esempio della preghiera ardente nell'attesa della venuta dello Spirito Santo.

Non è dunque senza ragioni spirituali molto profonde che i primi missionari giunti nel vostro paese consacrassero sin dal loro arrivo il campo del loro apostolato al Cuore Immacolato di Maria. Questo cuore è in effetti il simbolo della vicinanza divina, dell'amore di Dio per la nostra povera umanità e dell'amore che essa può rendergli rimanendo fedele alla sua grazia. La devozione di quei missionari alla Vergine, la loro fiducia in essa, erano dunque strettamente legati al compimento della loro missione apostolica: far conoscere ed amare il Cristo, "nato dalla Vergine Maria".

E' per questo, venerati fratelli, cari figli, che io provo una gioia spirituale profonda nel rinnovare in qualche modo, fra di voi ed in nome vostro, il gesto di quelli che erano venuti, con il cuore colmo di amore per Dio e per i fratelli africani, a portare il Vangelo di Salvezza. Affidando l'Africa alla Vergine Immacolata, la mettiamo sotto la protezione della Madre del Salvatore.

Come potrebbe la nostra speranza rimanere delusa? Come, quando la invocherete con fervore in questa chiesa ed in tutte quelle del vostro paese, non potrà essa che condurvi verso il suo Figlio divino, verso la pienezza del suo amore? Che il Signore vi benedica! Che benedica tutti i costruttori della Chiesa, spirituale e materiale! Che benedica il vostro paese, la Costa d'Avorio! Che benedica tutti quelli che perseguono il suo progresso spirituale e materiale! Che egli doni la sua grazia e la sua pace a tutti quelli che lo cercano e che verranno ad incontrarlo in questi edifici sacri! Amen. [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-11Data estesa: Domenica 11Maggio 1980.


Udienza a rappresentanze cattoliche avoriane - Abidjan (Costa d'Avorio)

Titolo: Il mondo ha bisogno di testimoni del Vangelo

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

Il vostro magnifico convegno mi permette, una volta di più, di misurare la vitalità della Chiesa che è in Costa d'Avorio. Grazie d'essere venuti così numerosi e così desiderosi di avanzare sulla via del regno di Dio e di aiutare gli altri ad avvicinarsene! A tutti, io rivolgo lo stesso incoraggiamento pressante e fiducioso: siate ciò che dovete essere, nei confronti del Signore che vi ha chiamato, e agli occhi del mondo che ha bisogno della vostra testimonianza evangelica! E ciò nella vocazione che è propria a ciascuno. E' una questione di fedeltà al Signore, di lealtà con voi stessi, di rispetto degli altri, di solidarietà ecclesiale.

Voi avete dato molto alla Chiesa e al vostro paese. Date loro sempre di più.

Ai sacerdoti A voi, cari figli che avete ricevuto la grazia incomparabile dell'ordinazione sacerdotale, io esprimo, prima di tutto la mia profonda gioia di sapere che voi vivete nell'unità tra di voi, sia che voi siate usciti dal popolo avoriano sia che siate venuti da altri paesi, e in fiduciosa collaborazione con i vostri Vescovi. Che il grido del cuore di Cristo "che essi siano uno" infiammi sempre il vostro cuore! La credibilità del Vangelo e l'efficacia della fatica apostolica dipendono in gran parte dall'unità dei pastori, chiamati a formare un solo presbiterio, qualunque siano il posto e le responsabilità di ciascuno.

In questo momento così commovente tanto per me che per voi, io vorrei inoltre davvero rinvigorire in voi una convinzione assolutamente essenziale: il Cristo vi ha presi (cfr. Ph 3,12-14) e vi ha specialmente conformati a lui con il carattere sacerdotale, per servire la Chiesa e gli uomini d'oggi consacrando ad essi tutte le vostre forze fisiche e spirituali. Il mistero del sacerdozio non è determinato dalle analisi sociologiche, da qualsiasi parte esse vengano. E' nella Chiesa, con i responsabili della Chiesa, che è possibile approfondire e vivere questo dono del Signore Gesù. Io vi supplico: abbiate fede nel vostro sacerdozio! Io mi premuro di aggiungere un altro incoraggiamento anch'esso capitale.

Che il Cristo sia come il respiro della vostra vita quotidiana! E' il prezzo della vostra fedeltà di tutti i giorni e del vostro irradiamento. Sviluppate ancora la vostra fraternità fra sacerdoti, nelle vostre équipes parrocchiali, nei vostri incontri di riflessione e di organizzazione apostoliche, e più ancora nel vostro tempo di preghiera e di ritiro. Queste due dimensioni, col Signore e dentro di voi, saranno la difesa del vostro celibato sacerdotale e la garanzia della sua fecondità. Vivete questa rinuncia evangelica alla paternità carnale nella prospettiva costante della paternità spirituale che colma il cuore dei sacerdoti totalmente donati al loro popolo. Vivete queste esigenze e queste gioie nello spirito degli apostoli di tutti i tempi.

Ai religiosi e alle religiose Sono particolarmente felice di potervi esprimere a viva voce il mio affetto e la grande speranza che io pongo nella testimonianza della vostra vita evangelica.

A voi, monaci e monache, che vivete il mistero di Cristo adorando il Padre a nome dell'umanità, io auguro vivamente che l'anno di san Benedetto, proposto a tutta la Chiesa, stimoli il vostro fervore, favorisca l'irradiazione dei vostri monasteri, susciti nuove e solide vocazioni contemplative. Ai fratelli e alle sorelle che collaborano con tutta la loro anima ai compiti diretti dell'evangelizzazione, io esprimo la mia ammirazione e la mia riconoscenza che è anche quella della Chiesa. Che centri parrocchiali, collegi cattolici, case di formazione professionale o manageriale, cappellanie di licei, di foyers di giovani, di dispensari, di luoghi di accoglienza per i migranti, beneficino dei vostri talenti e del tesoro della vostra fede e della vostra carità! Per mezzo vostro, cari fratelli e care sorelle, il Cristo attraversa oggi le città e i villaggi d'Africa e annuncia la buona novella ai suoi abitanti.

Tale missione richiede un'unione molto intima con il Signore, alimentata regolarmente nei tempi forti del silenzio e della preghiera. Tale missione richiede ugualmente che, nella legittima diversità delle famiglie spirituali alle quali voi appartenete, voi restiate molto uniti e cooperiate molto tra voi, per la credibilità del Vangelo. Questo vero dinamismo spirituale e questa realistica concertazione apostolica possono certamente risvegliare presso i giovani la chiamata che voi stessi avete inteso: "Vieni e seguimi".

Infine, ricordatevi incessantemente che il fondamento della vostra unita è il Cristo in persona. Tutte e tutti gli avete volontariamente donato il dominio e l'uso di tutto ciò che voi siete, di tutto ciò che voi avete, per significare che egli è il fine ultimo, la pienezza di ogni creatura umana, e per testimoniare questo attraverso le vostre molteplici attività. La vostra vita religiosa è, in una parola, il mistero di Cristo in voi e il mistero della vostra povera vita in lui. E' questo che deve essere sempre più trasparente. Le comunità cristiane hanno talmente bisogno della vostra testimonianza! E il mondo, anche quello poco credente, attende confusamente da voi un ideale di vita. così i vostri tre voti religiosi non sono delle lezioni date agli altri, ma dei segni atti ad aprirli ai valori che non passano. Che la vostra povertà sia anche una condivisione con i più poveri! Che la vostra obbedienza sia un richiamo al distacco da sé, alla umiltà! Che la vostra castità, vissuta nella più grande fedeltà, sia una rivelazione dell'amore universale, della tenerezza stessa di Dio! Ai laici A voi, cari laici cristiani, io esprimo la mia fiducia e la mia riconoscenza per tutto ciò che voi avete fatto e che farete ancora - con l'episcopato e il clero della Costa d'Avorio - sul piano dell'evangelizzazione.

Voi vivete oggi, nelle vostre città e nei vostri villaggi, ciò che vivevano le prime comunità cristiane, secondo gli Atti degli Apostoli e le epistole di san Paolo, che ci parlano tanto di laici cristiani al servizio del Vangelo.

Voi ben sapete ugualmente che il recente Concilio Vaticano II ha messo in rilievo le risorse che ogni laico ha per il fatto che egli è inserito nel corpo di Cristo che è la Chiesa, mediante il suo battesimo e la sua confermazione. L'ora è venuta di unire oggi maggiormente tutte le forze del Popolo di Dio, attorno ai pastori che lo Spirito Santo vi ha dato.

Io mi rallegro vivamente per l'eccellente lavoro dei laici catechisti come dell'esistenza di movimenti di apostolato, offerti ai giovani e agli adulti, per la loro formazione e il sostegno dei loro impegni cristiani. Io auguro che questi movimenti siano sempre adeguati, sempre fiorenti. Io vorrei ravvivare la vostra fiamma apostolica incoraggiandovi su tre punti che mi sembrano molto importanti. Evangelizzate la vostra vita, siate sempre in stato di conversione, se volete veramente partecipare all'evangelizzazione del mondo; gli altri hanno bisogno della vostra esperienza di vita cristiana. Organizzatevi dei tempi di ritiro e di revisione di vita.

Restate molto attenti a coloro che vi sono attorno con carità e sempre con rispetto. Nelle vostre parrocchie, che restano i centri vitali della vostra vita cristiana, nelle vostre piccole comunità di quartiere, nei vostri ambienti scolastici e professionali, lasciate entrare nei vostri spiriti e nei vostri cuori i problemi, le sofferenze, i progetti, le gioie di coloro che hanno bisogno di confidarsi con voi, di trovare presso di voi un appoggio morale e spirituale.

Nei vostri incontri fra membri dei movimenti di apostolato, verificate la vostra fedeltà comune al Signore che vi ha chiamato a lavorare alla salvezza dei vostri fratelli. Guardate bene in faccia le situazioni concrete che vive la gente del vostro quartiere, della vostra regione, del vostro paese, in tutto ciò che esse hanno di positivo e, anche, in tutto ciò che esse hanno purtroppo di disumanizzante. Tutti insieme discernete con saggezza l'azione da intraprendere o proseguire, a livello religioso e a livello umano, per l'evangelizzazione degli africani e per la promozione integrale delle loro persone nel rispetto dei valori culturali dell'Africa.

Coraggio e fiducia! La luce e la forza dello Spirito di Pentecoste sono sempre state abbondantemente donate agli intepridi operai del Vangelo.

Data: 1980-05-11Data estesa: Domenica 11Maggio 1980.


Regina Caeli - Abidjan

Titolo: La Vergine Maria vegli sulle giovani Chiese

Cari fratelli e sorelle in Cristo che mi ascoltate direttamente o sulle onde della radio, E' ora di onorare la Vergine Maria recitando il "Regina Caeli". Vorrei che questa lode mariana fosse per voi come lo è per me un grazie sentito a Colei che la Chiesa venera dalla sua fondazione come la Santissima Madre di Cristo Redentore, a Colei che la Chiesa - Corpo Mistico di Gesù - considera come sua Madre.

Per dieci giorni, sono stato il testimone meravigliato e spesso commosso della vitalità delle giovani Chiese d'Africa! La promessa di Cristo: "Saro con voi fino alla fine dei secoli" mi è ritornata ripetutamente alla mente durante le miei visite pastorali! Invito tutte le Chiese, ed in particolare le Chiese della vecchia cristianità, a guardare con stima e fiducia le loro Chiese sorelle in un dialogo fruttuoso. La fame della Parola di Dio, la spontaneità della preghiera, del senso religioso, la gioia e la fierezza d'appartenere alla Chiesa, l'accoglienza ospitale, il senso di responsabilità di vescovi e sacerdoti, la generosità dei religiosi, l'ardore apostolico dei catechisti, la solidarietà delle comunità cristiane, l'aiuto reciproco fraterno, disinteressato e coraggioso che continua a portare sacerdoti, religiosi e laici venuti da altre Chiese, e molti altri segni incoraggianti, ci invitano a rendere grazie a Dio e possono stimolare il nostro zelo, la nostra fede e la nostra carità. Queste Chiese sono state innestate sulla Chiesa universale da pionieri missionari animati da una grande fede; esse danno ora i loro propri frutti che hanno il profumo dell'Africa e l'autenticità del cristianesimo; esse fanno anche beneficiare gli altri della loro testimonianza.

Hanno bisogno dell'aiuto fraterno per affrontare i loro immensi bisogni umani e spirituali. Possano questi scambi proseguire nello spirito di comunione che caratterizza la Chiesa.

Nella gioia pasquale, contempliamo la Vergine Maria presso suo Figlio nella gloria e preghiamola gli uni per gli altri.

Che essa vegli su queste Chiese che le affidiamo! Che essa ottenga per loro la luce e la forza dello Spirito Santo! [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-11Data estesa: Domenica 11Maggio 1980.


Ai Vescovi della Costa d'Avorio - Abidjan (Costa d'Avorio)

Titolo: Piani pastorali adeguati alle esigenze dell'evangelizzazione

Carissimi fratelli nell'episcopato, E' da ieri sera che noi ci incontriamo insieme in mezzo al vostro popolo.

In questo momento mi metto a vostra disposizione per un incontro familiare. Veramente siamo in famiglia! Non dimentico che le vostre nove diocesi sono molto diverse per quanto riguarda la situazione della Chiesa. Io parlero per l'insieme.

1. Prima di tutto, mi rallegro con voi della vitalità della Chiesa in Costa d'Avorio, e ne rendo grazie a Dio. Ci sono state senza dubbio delle condizioni esterne favorevoli: la pace, il carattere ospitale e tollerante degli abitanti, un senso religioso innato, come spesso in Africa. Ma noi lo dobbiamo soprattutto a degli uomini di fede notevoli, allo zelo di quei pionieri che furono i missionari, a delle iniziative numerose e perseveranti da parte loro. Noi lo dobbiamo oggi anche a voi, cari fratelli, di cui conosco la dedizione coraggiosa e attenta. Voi avete creato un'eccellente atmosfera di collaborazione tra il clero africano e i numerosi sacerdoti e religiosi stranieri che, grazie a Dio, continuano il loro scambievole aiuto. Voi cercate anche di far prendere coscienza ai vostri laici delle loro responsabilità sul piano apostolico e materiale. E, conservando la preoccupazione d'una liturgia e d'una vita cristiana veramente degne, voi non trascurate di affrontare i molteplici problemi pastorali che sorgono.


2. Io mi permetto di sottolineare alcuni di questi problemi non per apportarvi delle soluzioni che sono l'oggetto della vostra riflessione e del vostro studio, ma per manifestarvi l'interesse che io nutro per il vostro ministero episcopale.

Io penso per esempio alle grandi città di Abidjan, di Bouaké, dove converge un numero considerevole di nuovi venuti dalla campagna e anche d'immigrati di paesi vicini: come rendere la Chiesa ben presente in questi nuovi quartieri e in questi nuovi ambienti? Ci sono poveri di ogni sorta, degli sradicati, dei piccoli ai quali noi dobbiamo una presenza e una sollecitudine particolari, come Cristo. C'è anche un'élite di dirigenti, che hanno bisogno di una riflessione cristiana più approfondita al livello della loro cultura e delle loro responsabilità, prima per non restare a margine della Chiesa ed anche per partecipare ad uno sviluppo più armonioso del paese. Poiché infatti c'è una giustizia sociale da promuovere di fronte a privilegi di fortuna o di potere, d'ineguaglianze troppo forti, di tentazioni di arricchimenti eccessivi, talvolta di corruzione, come voi stessi affermate. La Chiesa deve aiutare i responsabili a non trasferire presso di voi certi modelli di vita occidentale, che hanno tendenza a radicare le persone e le famiglie nel materialismo, nell'individualismo e nell'ateismo pratico, e ad abbandonare a se stessi molti emarginati.

Voi siete anche preoccupati della moltitudine dei giovani e degli studenti. Nel quadro delle parrocchie, delle scuole, essi meritano una pastorale specializzata e segnatamente una catechesi per la quale l'aiuto degli anziani sarebbe senza dubbio ben gradito. Voi avete fatto molto per le scuole cattoliche, in un paese che non avrebbe dovuto conoscere i miasmi del laicismo occidentale, e voi avete ragione. La posta in gioco della gioventù studentesca è molto grande: che noi possiamo mettere a sua disposizione l'assistenza religiosa di cui ha bisogno! I catechisti restano i collaboratori indispensabili dell'evangelizzazione e, a buon diritto, voi vi preoccupate di provvedere per loro una formazione iniziale e continua, appropriata ai bisogni delle diverse comunità e dei diversi ambienti. Io ne ho parlato sovente nel corso del mio viaggio.

Bisogna anche formare degli educatori, sacerdoti, religiosi e laici, che facciano degli studi religiosi più approfonditi, tenendo conto della loro cultura africana.

L'evangelizzazione trarrà grande profitto dal loro servizio qualificato, sul piano teologico e apostolico. Io conosco l'eccellente lavoro che compie qui l'istituto cattolico dell'Africa dell'ovest, che ho appena visitato. E' anche un'occasione per voi.

La pastorale familiare è particolarmente importante; io non ignoro i difficili problemi che essa solleva. Ne ho parlato a Kinshasa. Tocca a voi Vescovi di risolvere in modo concorde conservando la convinzione che, a partire dal Vangelo, secondo l'esperienza secolare della Chiesa espressa dal magistero universale e grazie a una formazione paziente dei futuri sposi, è possibile alle coppie africane vivere, con una particolare intensità, il mistero dell'alleanza, di cui l'alleanza di Dio con il suo popolo, l'alleanza di Gesù Cristo con la sua Chiesa restano l'origine e il simbolo. Da queste famiglie cristiane discenderanno dei beni profondi e durevoli, ivi compresi la fede dei giovani e le vocazioni.

Le vostre comunità cattoliche devono anche trovare i rapporti adeguati con le altre comunità cristiane, con i musulmani, con gli altri gruppi religiosi.

Ma soprattutto voi avete ancora davanti a voi un immenso campo di evangelizzazione: coloro che restano disponibili per l'annuncio del Vangelo, nei villaggi e nelle città. Li c'è un apostolato propriamente missionario da proseguire.


3. Tutto questo ha il suo valore, la sua importanza ed è ben difficile per me indicarvi delle priorità in questi settori di apostolato. Tuttavia io penso che bisogna, senza nulla trascurare, promuovere insieme dei piani pastorali per far convergere gli sforzi sull'essenziale, in direzioni precise e attenervisi con perseveranza.

Da parte mia, vorrei solamente confermare le vostre convinzioni su alcuni atteggiamenti fondamentali.

Prima a riguardo del vostro ministero episcopale. Voi ne conoscete meglio di chiunque le esigenze. San Paolo ci ha avvertiti che essere ministri di Cristo, gli occhi fissi sul Vangelo, è esporsi a delle incomprensioni e a delle tribolazioni. Come dice uno dei vostri proverbi: "L'albero situato ai margini del sentiero riceve colpi da tutti quelli che passano". Ma io vi auguro anche delle grandi consolazioni spirituali. Restate capi spirituali che siano nello stesso tempo dei padri per il loro popolo, nella maniera di Cristo, che serve. Restate liberi di fronte a ogni potere profano riconoscendo pienamente ad esso la sua competenza e la sua responsabilità specifica. Continuate a suscitare una larga collaborazione dei vostri sacerdoti e dei vostri laici, per esaminare i problemi e associarli alle vostre decisioni. Al di sopra di tutto, conservate tra voi una stretta coesione e una vera collaborazione come d'altra parte con i Vescovi dell'Africa dell'ovest. Ah si, vivete molto uniti, in una solidarietà senza incrinature, tra voi e con la santa Sede: è la vostra forza.

Insisto specialmente sui vostri sacerdoti, vostri collaboratori nati, siano essi avoriani o venuti da lontano. Essi formano un medesimo presbiterio, una medesima famiglia. Essi sono talvolta dispersi, in un apostolato difficile. Essi hanno un bisogno particolare di sentire il vostro sostegno, la vostra vicinanza, la vostra amichevole presenza, il vostro apprezzamento del loro lavoro, il vostro incoraggiamento per una vita sacerdotale degna e generosa. E questo favorirà anche le vocazioni.

Infatti incoraggio molto la cura che voi consacrate a suscitare delle vocazioni sacerdotali e religiose, a procurare ai giovani e ai seminaristi maggiori una formazione che dia loro il gusto del Vangelo, una fede solida e il desiderio di rispondere alla chiamata di Cristo e di servire la Chiesa in modo disinteressato, di fronte a tutti i bisogni delle comunità cristiane e anche dell'evangelizzazione. Paolo VI aveva detto in Uganda nel 1969: "Voi siete i vostri propri missionari". Questo è sempre più necessario per voi. Il passaggio si è operato a livello dell'episcopato: bisogna prepararlo a livello dei sacerdoti, anche se, come io ben lo spero, voi potrete disporre per lungo tempo ancora di sacerdoti messi a vostro servizio da altre Chiese o congregazioni religiose.

Infine andro ancor più lontano su questo cammino "missionario": è tutta la vostra Chiesa che lo deve diventare, sacerdoti, religiosi e laici, e le comunità stesse mediante l'accoglienza, la testimonianza e l'annuncio esplicito presso coloro che ignorano ancora il Vangelo in questo paese e in altri paesi d'Europa.


4. Queste attitudini, come le diverse opere pastorali da promuovere, non devono farci perdere di vista l'essenziale, cari fratelli: la presenza di Cristo tra noi, che agisce con noi e per noi, nella misura in cui noi gli presentiamo la nostra vita, le nostre preoccupazioni, le nostre speranze, in una preghiera incessante.

Aiutate tutti i vostri collaboratori a conservare in loro questa fiamma della vita spirituale, questo amore di Dio, senza il quale noi non saremmo che cembali squillanti. Precisamente nel momento in cui la vostra società avoriana è in rapida espansione economica e culturale, con tutte le sue prospettive di successo, ma anche con le tentazioni materializzanti che essa trascina, si tratta di assicurare un'anima a questa civiltà. E solo persone spirituali potranno trascinarla in un senso profondamente cristiano che sia nello stesso tempo profondamente africano. Che la Madonna apra i nostri cuori allo Spirito di suo figlio. Ricevete la mia affettuosa benedizione.

Data: 1980-05-11Data estesa: Domenica 11Maggio 1980.


Omelia della messa per gli studenti - Yamoussoukro (Costa d'Avorio)

Titolo: Cristo vi chiama a costruire una società nuova

Cari studenti e studentesse, cari giovani preti che concelebrate con me questa sera, e che mi date una grande gioia, la gioia di sapere l'avvenire della Chiesa in Costa d'Avorio garantito dai suoi figli.

1. Come ringraziarvi d'essere venuti così numerosi, così gioiosi e così fiduciosi attorno al padre e al capo della Chiesa cattolica? Io auguro e chiedo a Dio che questo incontro sia un momento di comunione profonda dei nostri cuori e dei nostri spiriti, un momento indimenticabile per me e determinante per voi. I vostri problemi e le vostre aspirazioni di studenti avoriani sono giunti a mia conoscenza. Io ne sono allo stesso tempo felice e commosso. E' dunque a dei giovani, concretamente situati e portatori di grandi speranze umane e cristiane, che io mi rivolgo in tutta confidenza. La liturgia della parola che è appena terminata ha certamente contribuito a mettere le vostre anime in stato di recettività. Queste tre letture costituiscono un quadro ideale per l'impegnativa meditazione che noi faremo fra poco. La Chiesa alla quale siete stati aggregati per mezzo del battesimo e della confermazione - e avrà d'altronde la gioia di conferire quest'ultima a parecchi di voi - è una Chiesa aperta, fin dalla sua fondazione, a tutti gli uomini e a tutte le culture; una Chiesa certa di conoscere un termine glorioso attraverso le umiliazioni e le persecuzioni che le sono inflitte nel corso della storia; una Chiesa misteriosamente animata dallo spirito della Pentecoste e desiderosa di rivelare agli uomini la loro dignità inalienabile e la loro vocazione di "familiari di Dio", di creature inabitate da Dio, Padre, Figlio e Spirito. Come è tonificante respirare quest'atmosfera d'una Chiesa sempre giovane e ardita! I vostri Vescovi hanno dunque recentemente indirizzato, a voi, ma anche ai vostri genitori e ai vostri responsabili, una lettera che voleva diagnosticare i pericoli che minacciano la gioventù e provocare in questo ceto come tra gli adulti un generoso risveglio spirituale. Parecchi di voi sono molto coscienti delle difficoltà e delle miserie che raggiungono gli ambienti dei giovani. Senza generalizzare, essi non hanno paura di chiamare le cose col loro nome e d'interrogare i più anziani riferendosi alle celebri parole del profeta Ezechiele: "I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati" (Ez 18,2).


2. Oggi, da parte mia, vorrei convincervi di una verità di buon senso ma fondamentale che vale per ogni uomo e ogni società che soffrono fisicamente o moralmente: e cioè che il malato non può guarire se non prende lui stesso i rimedi che sono necessari. E' quanto l'apostolo san Giacomo voleva far comprendere ai primi cristiani (cfr. Jc 1,23-26). A che pro' diagnosticare il male nello specchio della coscienza individuale e collettiva, se subito lo si dimentica o se si rifiuta di curarlo? Ciascuno nella società porta delle responsabilità nei confronti di questa situazione e ciascuno è dunque chiamato a una conversione personale che è in sostanza una forma di partecipazione all'evangelizzazione del mondo (cfr. Pauli VI EN 21 EN 41). Ma a voi domando: non è vero che se tutti i giovani consentono a cambiare la loro vita, tutta la società cambierà? Perché attendere più a lungo soluzioni già fatte ai problemi di cui voi soffrite? Il vostro dinamismo, la vostra immaginazione, la vostra fede sono capaci di trasportare le montagne! Guardiamo insieme, con calma e con realismo, le strade che vi condurranno verso le società che voi sognate. Una società costruita sulla verità, la giustizia, la fraternità, la pace: una società degna dell'uomo e conforme al progetto di Dio. Queste strade sono ineluttabilmente quelle della vostra ardente preparazione alle vostre responsabilità di domani e quelle di un vero risveglio spirituale.

Giovani avoriani, ritrovate insieme il coraggio di vivere! Gli uomini che fanno avanzare la storia, ai livelli più umili o più elevati, sono proprio coloro che restano convinti della vocazione dell'uomo; vocazione di cercatore, di lottatore e di costruttore. Qual è la vostra concezione dell'uomo? E' una questione fondamentale, perché la risposta sarà determinante per il vostro avvenire e l'avvenire del vostro paese, perché voi avete il dovere di realizzare la vostra vita.


3. Voi avete, di fatto, degli obblighi di fronte alla comunità nazionale. Le generazioni passate vi portano invisibilmente. Sono esse che vi hanno permesso di accedere agli studi e a una cultura destinata a fare di voi i quadri dirigenti di una nazione giovane. Il popolo conta su di voi. Perdonategli di considerarvi come dei privilegiati. Voi lo siete realmente, almeno sul piano della ripartizione dei beni culturali. Quanti giovani della vostra età - nel vostro paese e nel mondo - sono al lavoro e contribuiscono già, come operai o agricoltori, alla produzione e al successo economico del loro paese! Altri, purtroppo, sono senza lavoro, senza mestiere, e talvolta senza speranza. Altri ancora non hanno e non avranno la fortuna di accedere ad una scolarizzazione di qualità. Voi avete verso tutti un dovere di solidarietà. Ed essi hanno verso di voi il diritto di essere esigenti.

Cari giovani, volete essere i pensatori, i tecnici, i responsabili di cui il vostro paese e l'Africa hanno bisogno? Fuggite come la peste il lassismo e le facili soluzioni. Siate indulgenti con gli altri e severi con voi stessi! Siate uomini! 4. Lasciatemi ancora sottolineare un aspetto molto importante della vostra preparazione umana, intellettuale, tecnica, per i vostri compiti futuri. Anche questo fa parte dei vostri doveri. Custodite bene le vostre radici africane.

Salvaguardate i valori della vostra cultura. Voi li conoscete e ne siete fieri: il rispetto della vita, la solidarietà familiare e il sostegno ai genitori, la deferenza nei confronti degli anziani, il senso dell'ospitalità, la saggia conservazione delle tradizioni, il gusto della festa e del simbolo, l'attaccamento al dialogo e alla conversazione per regolare le divergenze. Tutto questo costituisce un vero tesoro da cui voi potete e dovete trarre del nuovo per l'edificazione del vostro paese, su un modello originale e tipicamente africano, fatto di armonia tra i valori del suo passato culturale e i dati più accettabili della civiltà moderna. Su questo piano preciso, restate molto vigilanti di fronte ai modelli della società che sono fondati sulla ricerca egoistica del benessere individuale e sul dio-danaro, o sulla lotta di classe e la violenza dei mezzi.

Ogni materialismo è una sorgente di degradazione per l'uomo e di asservimento della vita in società.


5. Andiamo ancora più lontano nella chiara visione della strada da seguire o da riprendere. Qual è il vostro Dio? Senza nulla ignorare delle difficoltà che le mutazioni socio-culturali della nostra epoca causano a tutti i credenti, ma anche pensando a tutti coloro che lottano per conservare la fede, io oso dire in breve e con insistenza: levate il capo! Guardate con occhi nuovi verso Gesù Cristo! Io mi permetto di chiedervi amichevolmente: avete avuto conoscenza della lettera che io ho scritto l'anno scorso a tutti i cristiani su Cristo redentore? Nel solco dei Papi che mi hanno preceduto, Paolo VI specialmente, io mi sono sforzato di scongiurare la tentazione e l'errore dell'uomo contemporaneo e delle società moderne di relegare Dio e di mettere fine all'espressione del sentimento religioso. La morte di Dio nel cuore e nella vita degli uomini è la morte dell'uomo. Io scrivevo in quella lettera: "L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in lui con tutto se stesso, deve "appropriarsi" ed assimilare tutta la realtà della incarnazione e della redenzione per ritrovare se stesso. Se in lui si attua questo profondo processo, allora egli produce frutti non soltanto di adorazione di Dio, ma anche di profonda meraviglia di se stesso. Quale valore deve avere l'uomo davanti agli occhi del Creatore se "ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore", se "Dio ha dato il suo Figlio" affinché egli, l'uomo, "non muoia, ma abbia la vita eterna"" (Ioannis Pauli PP. II, II RH 10)! Si, carissimi giovani, Gesù Cristo non è un predatore dell'uomo, ma un salvatore. Ed egli vuole liberarvi, per fare, di voi tutti e di ciascuno, dei salvatori nel mondo studentesco di oggi come nelle professioni e responsabilità importanti che voi assumerete domani.


6. Allora, cessate di pensare in silenzio o di dire ad alta voce che la fede cristiana è buona solamente per i bambini e per la gente semplice. Se ella appare ancora così è perché degli adolescenti e degli adulti hanno gravemente trascurato di far crescere la loro fede sul ritmo del loro sviluppo umano. La fede non è un grazioso vestito per il tempo dell'infanzia. La fede è un dono di Dio, una corrente di luce e di forza che viene da lui e deve illuminare e dinamizzare tutti i settori della vita, a mano a mano che essa si radica nelle responsabilità.

Decidetevi, fate decidere i vostri amici e i vostri compagni studenti ad assumere i mezzi di una formazione religiosa personale, degna di questo nome. Profittate degli assistenti spirituali e degli animatori messi a vostra disposizione. Con loro allenatevi a fare la sintesi fra le vostre conoscenze umane e la vostra fede, fra la vostra cultura africana e la modernità, fra il vostro ruolo di cittadini e la vostra vocazione cristiana. Celebrate la vostra fede e imparate a pregare insieme. Voi ritroverete così il senso della Chiesa che è una comunione nello stesso Signore fra i credenti che se ne vanno in seguito in mezzo ai loro fratelli e sorelle per amarli e servirli alla maniera di Cristo. Voi avete un bisogno vitale di inserimento nelle comunità cristiane, fraterne e dinamiche.

Frequentatele assiduamente. Animatele del soffio della vostra giovinezza.

Costruitele se esse non esistono. E' così che cadrà la vostra tentazione di andare a cercare altrove - in gruppi esoterici - ciò che il cristianesimo vi apporta in pienezza.


7. Logicamente, l'approfondimento personale e comunitario di cui vi abbiamo parlato deve condurvi a degli impegni apostolici concreti. Molti fra voi sono già su questa via, io mi felicito con loro. Giovani della Costa d'Avorio, oggi, il Cristo vi chiama attraverso il suo rappresentante sulla terra. Egli vi chiama esattamente come ha chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni e gli altri apostoli. Vi chiama a edificare la sua Chiesa, a costruire una società nuova.

Venite in massa! Prendete posto nelle vostre comunità cristiane! Offrite regalmente il vostro tempo e i vostri talenti, il vostro cuore e la vostra fede per animare le celebrazioni liturgiche, per prendere parte all'immenso lavoro catechetico presso i bambini, gli adolescenti e anche gli adulti, per inserirvi nei numerosi servizi a beneficio dei più poveri, degli analfabeti, degli handicappati, degli isolati, dei rifugiati e dei migranti, per animare i vostri movimenti di studenti, per operare nelle istanze di difesa e di promozione della persona umana. In verità il cantiere è immenso ed entusiasmante per dei giovani che si sentono traboccanti di vita.

Il momento mi sembra del tutto indicato per indirizzarmi ai giovani che stanno per ricevere il sacramento della confermazione, precisamente per entrare in una nuova tappa della loro vita battesimale: la tappa del servizio attivo nell'immenso cantiere dell'evangelizzazione del mondo. L'imposizione delle mani e l'unzione dal santo crisma significheranno realmente ed efficacemente la venuta piena dello Spirito Santo nel più profondo della vostra persona, all'incrocio in qualche modo delle vostre facoltà umane d'intelligenza in cerca di verità e di libertà, in cerca d'ideale. La vostra confermazione di oggi è la vostra Pentecoste per la vita! Prendete coscienza della serietà e della grandezza di questo sacramento. Quale sarà d'ora innanzi il vostro stile di vita? Quello degli apostoli all'uscita dal cenacolo! Quello dei cristiani di ogni epoca, energicamente fedeli alla preghiera, all'approfondimento e alla testimonianza della fede, alla frazione del pane eucaristico, al servizio del prossimo e soprattutto dei più poveri (cfr. Ac 2,42-47). Giovani cresimati di oggi o di ieri, avanzate tutti sulle strade della vita come dei testimoni ferventi della Pentecoste, sorgente inesauribile di giovinezza e di dinamismo per la Chiesa e per il mondo.

Aspettatevi di incontrare talvolta la opposizione, il disprezzo, la derisione. I veri discepoli non sono di più del maestro. Le loro croci sono come la passione e la croce di Cristo: sorgente misteriosa di fecondità. Questo paradosso della sofferenza offerta e feconda è verificato da venti secoli lungo la storia della Chiesa.

Lasciate infine che vi assicuri che tali impegni apostolici vi preparano non solamente a portare le vostre pesanti responsabilità future, ma ancora a fondare dei solidi focolari, senza i quali una nazione non può a lungo reggersi in piedi; e ciò che più conta, dei focolari cristiani che sono altrettante cellule di base della comunità ecclesiale. Sono degli impegni che guideranno alcuni di voi verso il dono totale a Cristo, nel sacerdozio o nella vita religiosa. Le diocesi della Costa d'Avorio, come tutte le diocesi dell'Africa, hanno il diritto di contare sulla vostra generosa risposta alla chiamata che il Signore fa certamente intendere a parecchi tra voi: "Vieni e seguimi".

Fuoco di paglia questa celebrazione? Fuoco di paglia questa meditazione? I testi liturgici di questa sesta domenica di Pasqua ci affermano il contrario. Il Vangelo di Giovanni ci attesta che lo Spirito Santo abita i cuori amanti e fedeli dei discepoli di Cristo. Il suo ruolo è di ravvivare la loro memoria di credenti, di illuminarli in profondità, di aiutarli a rispondere ai problemi del loro tempo, nella pace e nella speranza di questo mondo nuovo evocato nella lettura dell'Apocalisse.

Che questo stesso Spirito Santo ci unisca tutti e ci consacri tutti al servizio di Dio nostro Padre e degli uomini nostri fratelli, per Cristo, in Cristo e con Cristo! Amen!

Data: 1980-05-11Data estesa: Domenica 11Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Benedizione della prima pietra della cattedrale di Abidjan