GPII 1980 Insegnamenti - Alle autorità cittadine - Velletri

Alle autorità cittadine - Velletri

Titolo: Prezioso patrimonio di fede e di sensibilità religiosa

Desidero, Signor Sindaco, manifestarLe il mio sincero apprezzamento per le cortesi espressioni, con le quali Ella ha voluto porgermi il cordiale saluto, interpretando i devoti sentimenti dell'intera città da Lei rappresentata.

A Lei, ai suoi Collaboratori del Consiglio Comunale, alle personalità civili e religiose, ed a quanti sono qui presenti, il mio affettuoso ringraziamento per questa esultante accoglienza, nella quale amo vedere un attestato della tradizionale ospitalità delle genti del Lazio.

Sono venuto per dirvi quanto mi siate cari, e come ammiri e stimi la vostra antichissima città, che, più volte nella sua storia, è divenuta epicentro d'invasioni e di sanguinosi scontri sul suo territorio; so bene anche che, nell'ultimo conflitto mondiale, essa è stata gravemente mutilata. Oggi, coraggiosamente da voi ricostruita ed ingrandita, attorniata da questi suggestivi colli fiorenti, alla confluenza di grandi strade, Velletri dimostra di essere uno dei più vitali centri della Regione.

La mia più grande consolazione è nel sapere quanto fervida ed operante sia stata e sia la vostra fede cristiana. Ne sono eloquente attestazione la bella Cattedrale, le tante chiese e sacre istituzioni sorte col generoso concorso dei vostri padri, da voi emulati non solo nel dar vita ad altre attività benefiche a servizio dei fratelli meno provveduti, ma altresi col partecipare con edificante impegno alle varie manifestazioni di culto e specialmente alla vita sacramentale.

La mia visita ha per scopo di incoraggiare codesta vostra testimonianza a Cristo Redentore, facendo argine con la rettitudine del vostro pensiero e con i comportamenti ispirati alle leggi del Vangelo alle correnti d'idee ed ai costumi, purtroppo, non conformi al messaggio di Cristo ed agli insegnamenti della Chiesa.

Vi esorto, a cuore aperto, a non venire mai meno a questo prezioso patrimonio di fede e di sensibilità religiosa della vostra città. Essa ben risplende nella storia della Chiesa per l'efficace contributo dato dalle numerose personalità insigni che, già pastori di questa Diocesi, divennero successori di Pietro nella sua Cattedra, ed ebbero nei loro figli spirituali gli strenui difensori della Sede Apostolica.

Un altro titolo distingue la vostra città: la pietà mariana! Con la Madre di Dio, venerata sotto il titolo di "Santa Maria delle grazie", i vostri avi sancirono un patto di devozione e di fedeltà, da voi lealmente continuato. Questo mio incontro vuole perciò essere, insieme con voi, un rinnovato tributo di fedeltà a quel patto di amore. La fede ci viene incontro nel farci ammirare nella Regina di Misericordia colei che non solo ci ottiene con la sua potente intercessione le grazie necessarie per conseguire la salvezza eterna, ma anche la tenera e sollecita Madre che "... non pur soccorre - a chi domanda, ma molte fiate - liberamente al dimandar precorre" (Dante Alighieri, La Divina Commedia, "Paradiso", XXXIII, 16-18).

Noi invocheremo insieme la celeste Patrona, che vi è stata sempre vicina nei momenti più difficili della vostra storia e che, certamente, non cesserà di esserlo se alle vostre legittime prospettive di espansione e di progresso culturale ed industriale sarà congiunta l'opera di restaurazione morale, imprescindibile premessa per una costante e pacifica convivenza. Discenda su tutti voi, confortatrice di generosi propositi, la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.


L'omelia nella piazza presso la cattedrale - Velletri

Titolo: Proteggere la famiglia, luogo dove l'amore genera la vita

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Desidero, innanzitutto, dirvi la mia grande gioia nel potermi trovare oggi in mezzo a voi, nella vostra bellissima Velletri. Vi saluto tutti con particolare effusione di cuore e vi ringrazio vivamente per la vostra calorosa accoglienza. Il mio saluto va, in particolar modo, al Signor Cardinale Sebastiano Baggio, Prefetto della Sacra Congregazione per i Vescovi, titolare di questa gloriosa Chiesa suburbicaria; al benemerito Vescovo Dante Bernini, ai membri del Presbiterio diocesano, a tutti i rappresentanti degli Ordini Religiosi maschili e femminili, ai futuri sacerdoti, a coloro che si preparano al Diaconato permanente, agli iscritti alla Scuola di Teologia per Laici ed a tutti gli appartenenti alle varie Associazioni laicali. Questo nostro incontro, nobilitato dal contesto della Santa Messa che stiamo celebrando, è un'ottima occasione per confessare insieme la nostra comune fede in Cristo Gesù, Signore nostro, e per la nostra mutua comunione.

So di trovarmi in una città dalla storia antica e illustre, sia nell'ambito civile che in quello ecclesiastico; quanto al primo, è sufficiente pensare alle origini dell'imperatore Ottaviano Augusto; nel secondo campeggiano le figure di non pochi Vescovi di Velletri elevati o alla Cattedra di Pietro o addirittura agli onori degli Altari. Ma so anche altrettanto bene che la vitalità dei Veliterni non è affatto limitata al passato, bensi costituisce un patrimonio fecondo nel presente, per cui la vostra città si distingue per il suo dinamismo a vari livelli. Di questo vi rendo atto e, mentre me ne compiaccio, vi incoraggio paternamente a proseguire con eguale impegno, cercando soprattutto di tenere sempre alto il nome cristiano che vi distingue.


2. Le Letture Bibliche, che la Liturgia di questa Domenica ci propone, si incentrano attorno al concetto della sapienza cristiana, che ciascuno di noi è invitato ad acquisire e ad approfondire. Perciò il versetto del Salmo responsoriale è formulato con queste belle parole: "Donaci, o Signore, la sapienza del cuore". Infatti, senza di essa come sarebbe possibile impostare degnamente la nostra vita, affrontarne le varie difficoltà, e anzi conservare sempre un profondo atteggiamento di pace e serenità interiore? Ma per fare questo, come insegna la Prima Lettura, è necessaria l'umiltà, cioè il senso autentico del proprio limite, unito al desiderio intenso di un dono dall'alto, che ci arricchisca dal di dentro.

L'uomo d'oggi, infatti, da una parte trova arduo abbracciare e capire tutte le leggi che regolano l'universo materiale, che pur sono oggetto di osservazione scientifica, ma dall'altra presume di legiferare con sicurezza sulle cose dello spirito, che per definizione sfuggono alle rilevazioni fisiche: "A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, ...ma chi può rintracciare le cose del cielo, ...se tu non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?" (Sg 9,16 Sg 9,17).

Qui si configura l'importanza di essere veri discepoli di Cristo, poiché, mediante il Battesimo, Egli è diventato la nostra sapienza (cfr. 1Co 1,30) e perciò la misura di tutto ciò che forma il tessuto concreto della nostra vita. Il Vangelo che è stato letto pone in evidenza proprio la necessaria centralità di Gesù Cristo nella nostra esistenza. E lo fa con tre frasi condizionali: se non poniamo lui al di sopra delle nostre cose più care, se non ci disponiamo a vedere le nostre croci alla luce della sua, se non abbiamo il senso della relatività dei beni materiali, allora non possiamo essere suoi discepoli, cioè dirci cristiani. Si tratta di richiami essenziali alla nostra identità di Battezzati; su di essi dovremmo riflettere sempre molto, anche se ora basta farvi un breve cenno.


3. Carissimi Veliterni, è su queste solide basi evangeliche che si innestano e acquistano un pregio ancor maggiore altri importanti valori umani e cristiani. So che a Velletri si suole dire che si nutrono in particolare tre amori: la famiglia, il lavoro e la Madonna. Ebbene, se permettete, voglio dirvi che li condivido, e su ciascuno di essi mi è caro spendere qualche breve parola.

Innanzitutto, la famiglia: è il primo ambiente vitale, che l'uomo incontra venendo al mondo, e la sua esperienza resta decisiva per sempre. Per questo è importante curarla e proteggerla, perché possa assolvere adeguatamente ai compiti specifici, che le sono riconosciuti e affidati dalla natura e dalla rivelazione cristiana. Essa è il luogo dell'amore e della vita, anzi il luogo dove l'amore genera la vita, poiché ciascuna di queste due realtà non sarebbe autentica se non fosse accompagnata anche dall'altra. Ecco perché il Cristianesimo e la Chiesa da sempre li difendono e li pongono in mutua correlazione. Al riguardo resta vero ciò che il mio predecessore, il grande Papa Paolo VI, proclamava già nel suo primo radiomessaggio natalizio del 1963: si è a talvolta tentato di ricorrere a rimedi che devono ritenersi peggiori del male, se consistono nell'attentare alla fecondità stessa della vita con mezzi che l'etica umana e cristiana deve qualificare illeciti: invece di aumentare il pane sulla mensa dell'umanità affamata, come oggi lo sviluppo produttivo moderno può fare, si pensa da alcuni di diminuire, con procedimenti contrari all'onestà, il numero dei commensali. Questo non è degno della civiltà". Faccio pienamente mie queste parole, e anzi vorrei sottolinearle ancora di più, visto che da quando esse furono pronunziate ad oggi la situazione si può dire aggravata ed ha bisogno dell'impegno responsabile e fattivo di tutti gli uomini onesti, ad ogni livello della convivenza civile. Certamente sapete che l'imminente Sinodo dei Vescovi ha come tema dei suoi studi proprio quello della famiglia; preghiamo il Signore perché esso sia fecondo di positivi e duraturi risultati per il bene della Chiesa e della stessa società umana.


4. In secondo luogo, voi amate il lavoro. Su questi fertili colli il vostro lavoro si concretizza certo nell'immagine ilare e serena della vigna, che produce quel tipico e celebre vino locale, di cui andate fieri, e giustamente. Ma non dimentico ogni altro tipo di attività, a cui ognuno di voi si applica per guadagnare il pane quotidiano per sé e per i propri cari.

La Chiesa, come sapete, dedica le sue premure più attente ai problemi del lavoro e dei lavoratori. Nei miei viaggi apostolici non ho mancato di tracciare le linee maestre di questa primaria sollecitudine pastorale; e voi ricordate inoltre come il Concilio Vaticano II abbia affermato che il lavoro "procede immediatamente dalla persona, la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo e la sottomette alla sua volontà" (GS 67). Inoltre, data la sua rilevanza sociale, il lavoro ha bisogno di essere non soltanto promosso, ma anche protetto e difeso, così che i doveri de lavoratori si bilancino giustamente con i loro diritti riconosciuti e rispettati. Non sarà mai lecito, dal punto di vista cristiano, asservire la persona umana né ad un individuo né ad un sistema in modo da renderla puro strumento di produzione. Essa, invece, va sempre ritenuta superiore ad ogni profitto e ad ogni ideologia; mai viceversa.

Auspico che il vostro lavoro vi tempri a forti e sperimentate virtù, vi renda sempre più maturi e coscienti costruttori del bene comune, e operatori di quella solidarietà che, prendendo origine da Dio Creatore, unisce e cementa la vostra convivenza. Anzi, mi piace vedere nel prodotto della vostra buona terra un simbolo eloquente di fraternità e di vicendevole comunione, così che gli uomini si trasformino in altrettanti commensali, uguali e festosi, seduti al banchetto di questa vita, come prefigurazione del futuro ed eterno convito da noi condiviso col nostro unico Signore.


5. Infine, voi amate la Madre di Gesù. So che vi è particolarmente cara la Madonna delle Grazie, la cui immagine è filialmente custodita e venerata nella vostra bella Cattedrale. Me ne compiaccio grandemente, e vi esorto a perseverare in questa vostra devozione che, se rettamente intesa e vissuta, conduce sicuramente a penetrare sempre più nel mistero di Cristo, nostro solo Salvatore. Il cuore della Madre sua è talmente grande e tenero da riversare il proprio amore anche su ciascuno di noi, bisognosi come siamo ogni giorno della sua protezione. Perciò la invochiamo con piena fiducia. E perciò anche raccomando a Lei, miei carissimi Veliterni, tutti voi, qui presenti, e quanti non hanno potuto partecipare a questo meraviglioso incontro. In special modo, affido alle sue cure materne gli ammalati, gli anziani, i fanciulli, quanti si sentono soli e deboli o versano in particolari necessità. Tutti abbiamo posto nel suo cuore e, sotto la sua guida, possiamo affrontare coraggiosamente le difficoltà della vita e soprattutto giungere ad una piena maturità cristiana.

Questo è anche il mio augurio vivissimo, cordiale e benedicente. così sia!

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.


Ai giovani - Velletri

Titolo: Amate concretamente la Chiesa, la famiglia e la vostra città

Carissimi giovani! A voi il mio saluto particolarmente cordiale! A voi l'espressione del mio sentito affetto nel Signore! Venendo in questa vostra città, ho desiderato ardentemente di incontrarvi, per manifestarvi in modo speciale l'amore che sentono per voi il Papa e tutta la Chiesa. Sono lieto di vedervi e di potervi parlare; la vostra presenza mi reca conforto e gioia, e vi ringrazio. Certo, sarebbe bello e consolante potervi incontrare a uno a uno; ma non è possibile. Per questo il Signore vi ha affidati ai vostri Sacerdoti, che debbono essere le vostre guide, i vostri amici, i vostri confidenti. Io non posso che vedervi così, tutti insieme in questa assemblea così vivace e significativa, e salutarvi in modo spirituale e comunitario. Ma sappiate che il Papa vi ama, si ricorda e si preoccupa di voi, vi vorrebbe tutti e sempre buoni e felici, e per questo offre le sue preghiere.

Mentre voi salutate il Papa e inneggiate a lui, venuto in nome di Cristo, anch'io alzo la mia voce e grido: "Viva i giovani, viva tutta la gioventù di Velletri!".

In questa giornata, così singolare, desidero lasciarvi un messaggio, che possa servire per voi e per tutti coloro che si affacciano alla vita, come programma e come direttiva per le vostre scelte.

Ricordatevi, per prima cosa, che fate parte di una città e quindi della società nazionale e internazionale. Amate dunque questa vostra città! Rendetela sempre più bella, accogliente, simpatica, gioiosa! Fatevi uno scrupolo di essere dei buoni cittadini, responsabili e degni dei vostri antenati. Non dimenticate coloro che durante la seconda guerra mondiale morirono o tanto dovettero soffrire per la libertà e la fraternità! Contribuite, per quanto vi è possibile, a risolvere gli attuali problemi della società, con lo studio, il lavoro, il rispetto per gli anziani e i fanciulli, l'amore ai sofferenti e ai malati, l'impegno per il miglioramento in tutti i suoi settori, e anche con quel senso di onestà, di rettitudine, di riconoscenza che rende amabile e serena la vita sociale. Amando concretamente la vostra città, sentendovi cellule vive e coscienti di questo corpo delicato ed essenziale della società, voi riuscite ad amare anche veramente la Nazione e l'intera umanità.

Ricordatevi, poi, che fate parte di una Chiesa locale, e cioè della vostra Diocesi e della vostra singola Parrocchia, e, mediante la Chiesa locale, siate inseriti nella Chiesa universale. La città di Velletri nei tempi passati si è distinta per la sua fedeltà alla religione cristiana e alla Chiesa cattolica.

Siate fedeli anche voi: amate la Chiesa! Oggi certamente la fedeltà è più difficile, più eroica e costa maggiormente: la civiltà moderna è costituita da modelli di comportamento che non sempre o non in tutto aderiscono al messaggio di Cristo e della Chiesa; anzi talvolta decisamente lo combattono. Non turbatevi! Non deprimetevi! La parola di Dio rimane vera in eterno; Dio è fedele! (cfr. 1Co 1,9). Rimanete fermi nella fede e vigilanti! (cfr. 1P 5 1P 8). Vivete il Battesimo e la Cresima con la serenità vittoriosa di coloro che stimano i valori posseduti.

Amate la vostra Chiesa! Aiutate il Vescovo, aiutate i Sacerdoti. Collaborate con loro affinché la vostra città si mantenga sempre cristiana e praticante. La vostra fedeltà si manifesti specialmente con la partecipazione alla Liturgia domenicale e festiva: non tralasciate mai la Santa Messa e, se vi è possibile, non tralasciate mai l'incontro con Cristo nella Comunione eucaristica! Allargate poi il vostro sguardo alla Chiesa universale per potervi impegnare anche nelle grandi necessità dell'apostolato e della testimonianza, disposti ad accogliere la voce del Signore, se chiama alla vita sacerdotale o religiosa.

Infine, ricordatevi che fate parte di una famiglia. Amate la vostra famiglia! Amate i vostri genitori e tutti coloro che vi vogliono bene! La famiglia, voi la sapete, è l'espressione storica e visibile dell'amore di Dio, che, in questo modo, ha voluto rendere le persone capaci di amare e di donare la vita, proprio perché create "a sua immagine e somiglianza". E' triste pensare che certe ideologie vogliano distruggere la famiglia, spargendo il disamore e spingendo alla contestazione! E' angoscioso pensare che tanti giovani se ne vadano dalla propria casa, gettando i genitori nell'amarezza e nella disperazione! Non così, non così. Amate la vostra famiglia con generosità, con pazienza, con delicatezza, sopportando quelle imperfezioni che sono immancabili in qualsiasi persona. Rendete la vostra casa un'oasi di pace e di confidenza; pregate con la vostra famiglia! E preparatevi anche seriamente a formare voi pure una famiglia, nel domani: fate in modo che il vostro amore si mantenga sempre puro e sereno, per mezzo di un'intima amicizia con Gesù! Ecco, cari giovani, ciò che desideravo suggerirvi in questo incontro per voi riservato! La Madonna delle Grazie, da voi particolarmente venerata, vi assista e vi protegga: a Lei offrite i vostri cuori e la vostra giovinezza! Vi aiuti la mia Benedizione, che con affetto vi imparto e che volentieri estendo a tutti i vostri cari.

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.


Alla stazione ferroviaria - Velletri

Titolo: Ricordo del viaggio di Papa Pio IX

Illustri Signori, Carissimi figli! Nel rivolgerci il mio cordiale saluto, unito ad un vivo ringraziamento per l'accoglienza calorosa che mi è stata riservata, desidero esprimere la mia gioia per questo incontro, che mi consente di ricordare la sosta che qui fece il mio Predecessore Pio IX di v. m., in occasione del viaggio con cui inauguro il tratto di ferrovia Roma-Velletri.

La visita pontificia alla città di Velletri fu allora dovuta proprio a tale avvenimento di notevole rilevanza sia tecnologica che sociale. Mi piace interpretare la presenza in questo luogo del grande Papa, in tale circostanza, come una testimonianza significativa del favore con cui la Chiesa segue ogni scoperta dell'ingegno umano ed ogni realizzazione di autentico progresso. La Chiesa, infatti, si studia di sostenere e di incoraggiare l'impegno dell'uomo nella conquista del mondo in forza della missione che le è propria, quella cioè di illuminare con la luce del Vangelo ogni realtà dell'ordine temporale. così è stato, nonostante momentanee incomprensioni, nel passato; così è anche oggi.

Ecco il rapido pensiero che mi è caro lasciarvi come ricordo della mia visita, una visita che ho inserito volentieri nell'odierno programma, perché non volevo mancasse una particolare attestazione di stima e di apprezzamento per voi e per l'importante lavoro che quotidianamente svolgete.

A conferma di questi sentimenti ed in auspicio di ogni desiderato favore celeste, vi concedo di cuore la propiziatrice Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i vostri colleghi ed alle rispettive famiglie.

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.


Messaggio al Vescovo ed ai fedeli di Massa Marittima

Titolo: San Bernardino: un modello di uomo, di religioso, di apostolo

Venerato fratello e carissimi figli! 1. Nel mio recente pellegrinaggio in terra d'Abruzzo ho avuto la gioia di inginocchiarmi davanti all'urna che, a L'Aquila, conserva il corpo incorrotto di san Bernardino da Siena, il francescano a cui la vostra città si gloria di aver dato i natali, esattamente sei secoli or sono, ed ho rievocato la figura e l'opera apostolica del vostro grande Concittadino.

Nella presente circostanza vorrei riprendere con voi il discorso allora avviato, nel desiderio di meglio sviluppare la riflessione sulla testimonianza di fedeltà al Vangelo, che questo insigne Santo ci ha lasciato. In Bernardino ci sta dinanzi un modello riuscito di uomo, di religioso, di apostolo, a cui anche il nostro tempo può guardare per trarre l'indicazione delle opportune soluzioni ai tanti problemi che lo travagliano.


2. Innanzitutto l'uomo. Di mente aperta al fascino del vero e del bene, vivamente sensibile alle suggestioni del bello, Bernardino diede prova di una singolare ricchezza di qualità umane, fuse tra loro in un equilibrio così perfetto da suscitare la concorde ammirazione dei contemporanei. Tale armoniosa personalità, per altro, non fu il frutto soltanto di un fortunato concorso di circostanze casuali. V'era alla base un impegno ascetico, a cui faceva da sostegno una chiara visione antropologica.

L'uomo è immagine di Dio, proclama Bernardino sulla scorta della Bibbia.

Come tale, egli deve a Lui conformarsi in ogni sua azione, ma soprattutto nelle intenzioni profonde del suo cuore "Dio ha creato tutte le creature per l'uomo, e l'uomo per sé" ripete il nostro Santo con Agostino. Tuttavia, pur essendo il più nobile degli animali, egli è anche il più ingrato: "Grande è l'ingratitudine e l'ignoranza cieca degli uomini! Gli altri animali vengono addomesticati dai benefici; soltanto i cuori degli uomini sono induriti e accecati dai benefici di Dio".

L'uomo è perciò una creatura che più delle altre ha bisogno di disciplina: "Gli uomini sono incomparabilmente più nobili e più preziosi degli altri animali, ma sono anche più inclini al male e più nocivi per le cattive abitudini e maggiormente perturbano la pace civile; quindi con maggiore disciplina debbono essere custoditi, curati e frenati dalla giustizia". Ogni sforzo umano, tuttavia, risulterebbe inutile senza il continuo soccorso della grazia di Dio, "ché senza il suo aiuto non si può fare alcuna resistenza alla battaglia del demonio, del mondo e della carne".

Per sua fortuna l'uomo, in questa lotta non è solo: accanto a lui v'è Dio, che non si stanca di offrirgli il sostegno della sua mano salvatrice: una mano che, se a volte percuote, è tuttavia mossa sempre e soltanto dall'amore.

Questo, nella sostanza, il messaggio che Bernardino propone ai suoi uditori, articolandone il contenuto secondo le esigenze specifiche delle diverse categorie. Egli si rivolge ai coniugati, ai giovani, agli adolescenti ed ai bambini, ai mercanti, agli studenti, ai governanti, ai sudditi, ai laici ed al clero. Parla attingendo alla Sacra Scrittura, agli esempi dei Santi, ai detti dei poeti: teologi e giuristi, filosofi ed artisti sono sempre sulle sue labbra, a testimonianza del lungo tirocinio culturale da lui sostenuto in preparazione al ministero della predicazione.


3. Di non minore interesse è la testimonianza che Bernardino ci offre come religioso. A ventidue anni, dopo un'esperienza di impegno sociale e caritativo con pochi altri giovani senesi, durante la peste che stava spopolando la città, egli fece domanda di entrare fra i Frati Minori. Scelse il gruppo che stava ormai rinnovando l'Ordine nel ritorno all'osservanza rigida ed austera, rifiorita a Brogliano con frate Pauluccio Trinci da Foligno e poi con frate Giovanni da Stroncone. La sua esperienza eroica di carità fra gli appestati e l'istintiva carica di "operatore di pace" e di esemplare custode della castità tra i giovani di Siena, nello Studio della città e nella Compagnia di S. Maria della Scala, furono il migliore biglietto di presentazione per ottenergli l'accettazione tra i Francescani.

Dai biografi sappiamo che quasi subito inizio a dirigere i suoi confratelli come Superiore locale e provinciale, in Toscana ed in Umbria, finché corono il suo "servizio ai fratelli" come Vicario generale dell'Osservanza. Furono circa trecento i conventi da lui rinnovati o accettati fra gli Osservanti, qua e là per l'Italia.

Come da laico aveva stimolato gli amici alle opere di carità e di eroica assistenza sociale, così da religioso seppe infondere nei Confratelli l'ardore del suo zelo nel seguire le orme del "Poverello" sulla strada del radicalismo evangelico. Il fascino della sua personalità conquistava quanti lo avvicinavano.

Quanto più chiara era la presentazione che egli faceva delle esigenze austere della Regola, tanto maggiore era il fervore con cui essi correvano dietro il maestro, nel desiderio di emularne le virtù.

In tal modo il movimento dell'Osservanza, iniziato con i fratelli laici, diventa con San Bernardino una nuova forza di spiritualità e di cultura, che stimola tutto il francescanesimo a vincere le debolezze umane, le stanchezze dell'assuefazione, e ne favorisce il rifiorire con un folto numero di giovani studenti universitari, impegnati nello studio della teologia, della morale, del diritto, e nell'apostolato popolare in tutta Italia. Tra questi spiccano gli amici intimi di Bernardino: san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca, il beato Alberto da Sarteano ed altri molti, in Umbria, in Toscana, nelle Marche, in Italia e fuori Italia. E "bernardini" si chiameranno gli Osservanti di alcune regioni d'Europa, come ad esempio nella mia patria, la Polonia.


4. Bernardino, uomo riuscito e religioso esemplare, resta nella storia della cristianità soprattutto come apostolo. Predicatore itinerante come Cristo, come gli apostoli, egli fece del pulpito la sua cattedra. Egli fu il più grande predicatore popolare dell'epoca, tanto che il Quattrocento fu definito "il secolo di San Bernardino". In molte parti dell'Italia centrale e settentrionale sorgono altari, oratori, templi, eretti in memoria delle sue predicazioni e dei suoi miracoli. Ammirato dai semplici come dai dotti, dai magistrati come dagli uomini di Chiesa, Bernardino fu richiesto come vescovo a Siena, a Ferrara, ad Urbino.

Egli rifiuto sempre, per mantenere la libertà di portare la sua parola ovunque ne fosse richiesto, essendo intimamente convinto di aver ricevuto da Dio la chiamata a questo ministero, e non ad altro.

Dal suo esempio e dalla sua parola detta o scritta fu rinnovata la predicazione italiana. Ne restano documenti nei volumi delle sue "Prediche volgari", tenute a Firenze e a Siena, negli schemi di sermoni latini, che egli stesso o i suoi discepoli raccolsero a servizio degli altri predicatori, nelle opere di teologia morale o ascetica, stese per la scuola e per la vita dei suoi Confratelli.


5. Bernardino da Siena resta nella storia della predicazione, della teologia e dell'ascetica soprattutto come apostolo del Nome di Gesù. Colpito dall'ammonimento di Cristo: "Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la faro, perché il Padre sia glorificato nel Figlio" (Mt 14,13), egli non si stanca di farsene eco: chiedere al Padre nel nome del Figlio è riconoscere il piano di Dio, che ha voluto servirsi del Verbo incarnato per salvarci. Noi possiamo e dobbiamo santificarci attraverso l'invocazione del Figlio, la cui mediazione ci apre la via di accesso al Padre. Il nome di Cristo, dunque, significa misericordia verso i peccatori, forza per vincere nella lotta, salute per gli infermi, letizia ed esultanza per chi con devozione l'invoca nelle varie circostanze della vita, gloria ed onore per quanti in esso hanno fede, conversione dalla tiepidezza al fervore della carità, certezza di esaudimento per chi lo invoca, dolcezza per chi devotamente lo medita, soavità inebriante per chi ne penetra nella contemplazione il mistero, fecondità di meriti per chi ancora è pellegrino, glorificazione e beatitudine per chi ormai è giunto alla meta. Il nome di Gesù fu la bandiera, impugnando la quale san Bernardino affronto le situazioni più difficili, riuscendo a trionfarne: fu in quel Nome che egli ottenne la pacificazione delle fazioni rivali, il miglioramento dei costumi, il ravvivamento della fede, l'incremento della pratica cristiana.


6. Tema fondamentale della predicazione del nostro Santo fu anche quello della devozione alla Vergine Maria, considerata soprattutto come Madre di Dio e Mediatrice di perdono e di grazia. San Bernardino medita, assaporandole, le pagine del Vangelo che parlano della Madonna, ne commemora le feste, ne commenta i titoli, ne illustra i misteri, a cominciare da quello della sua Concezione immacolata fino a quello della sua gloriosa Assunzione al Cielo.

Gli esempi della sua vita gli offrono lo spunto per sempre nuove applicazioni morali, che egli propone alle varie categorie di persone, ma in particolare ai giovani ed alle fanciulle, con tale fervore di sentimento e freschezza di parole e di immagini da suscitare l'adesione entusiasta dell'uditorio. A tutti egli chiede con insistenza di ricorrere fiduciosamente alla materna intercessione di Maria, la cui parola tanto può sul cuore di Dio: "Dunque pregheremo lei che preghi il suo dolce Figliolo Gesù che, per i suoi meriti, ci dia grazia in questo mondo, perché poi nell'altro ci dia la gloria infinita".

Questa esortazione mi piace porre a conclusione del presente Messaggio, giacché nell'assidua invocazione della Vergine Santa e nella generosa imitazione delle sue virtù risiede il segreto di quel profondo rinnovamento di mentalità e di vita, che fu l'ideale perseguito con zelo infaticabile dal vostro santo Concittadino.

Nel rinnovare l'espressione dei sentimenti di paterno affetto che provo per codesta Comunità, nella quale s'accese sei secoli fa la stella che doveva brillare imperitura nel cielo della Chiesa, concedo volentieri ad ogni suo membro ed al venerato suo Pastore la mia Apostolica Benedizione, propiziatrice di ogni desiderato dono divino.

Dal Vaticano, il 7 Settembre dell'anno 1980, secondo di Pontificato.

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.


L'omelia nella piazza della cattedrale - Frascati

Titolo: La Chiesa del post-Concilio ha bisogno dei laici

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Con viva gioia vengo oggi nella vostra città, la quale si vanta a buon diritto, oltre che di una lunga e gloriosa tradizione storica ed artistica, anche delle sue bellezze naturali e della ben nota cortesia dei suoi abitanti, tanto da essere diventata, da secoli, un luogo ricercato e privilegiato per il riposo dello spirito oltre che del corpo.

Desidero rivolgere, anzitutto, un cordiale saluto al venerato fratello il Cardinale Paolo Bertoli, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il quale ha particolari legami di affetto con voi in quanto gli è affidato il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Frascati; un saluto affettuoso al vostro zelante Pastore, Monsignor Luigi Liverzani, che ha avuto la bontà di invitarmi a questa celebrazione; nonché al Signor Sindaco, che ha avuto nobili espressioni nei confronti della mia persona e del mio servizio pastorale per la Chiesa Universale.

Né posso dimenticare, in questa lieta e significativa circostanza, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i padri, le madri di famiglia, gli operai, gli artigiani, i professionisti, i giovani, le giovani, i ragazzi, i bambini e, in particolare, i poveri e gli ammalati.

A tutti il mio saluto sincero! Parecchi di voi ricorderanno la visita che fece in questa città, 17 anni or sono, la domenica 1° settembre 1963, il mio venerato Predecessore Paolo VI; egli venne qui soprattutto per parlarvi di un Santo, tanto caro al vostro cuore, san Vincenzo Pallotti, che in questa città celebro la prima Messa e scrisse le regole della sua benemerita Istituzione.

Ma, al tempo stesso, il mio pensiero si vela di mestizia nel ricordo delle povere vittime di quel triste e tremendo bombardamento dell'8 settembre 1943, che colpi e distrusse la vostra città, la quale diede così il suo contributo di dolore, di lacrime e di sangue alla tragica vicenda del secondo conflitto mondiale.


GPII 1980 Insegnamenti - Alle autorità cittadine - Velletri