GPII 1980 Insegnamenti - L'incontro con i sacerdoti nella cattedrale di Brasilia


3. Certo, ci saranno sempre difficoltà, ma abbiate coraggio: Cristo morto e risorto, dà sempre, col suo Spirito, luce e forza perché noi corrispondiamo alla nostra sublime vocazione (cfr. LG 10).

Siate anche portatori di una parola di conforto a coloro che formano le vostre comunità; in modo speciale ai più piccoli e a quelli che ne sono più bisognosi perché sofferenti nel corpo o nello spirito. Dite a tutti, senza eccezione, che, come pastore universale della chiesa, a somiglianza dell'apostolo Giovanni, "non ho gioia più grande di quella di sentir dire che i miei figli camminano nella verità" (cfr. 3Jn 1,4). E questa verità è Gesù Cristo che si proclamo, lui stesso, "via, verità e vita" (Jn 14,6). Portate a tutti la certezza del mio affetto e della mia preghiera, con la Benedizione apostolica.

Grazie. Siate felici. Dio vi benedica! [Traduzione dal portoghese]

Data: 1980-06-30 Data estesa: Lunedi 30 Giugno 1980.


Omelia durante la messa - Brasilia (Brasile)

Titolo: La cultura del Brasile nasce dalla croce

Fratelli e figli carissimi, 1. Celebrando questa prima eucaristia in terra brasiliana, ai piedi della croce, desidero professare insieme a voi la verità fondamentale della fede e della vita cristiana, che tutto il santo sacrificio della messa è una rinnovazione incruenta del sacrificio offerto sulla croce da nostro Signore Gesù Cristo. La Chiesa vive di questo sacrificio di redenzione, in esso rinnova incessantemente se stessa, pellegrinando attraverso tutte le prove della vita terrestre verso l'eterno incontro nella casa del Padre. Al sacrificio di Cristo, tutti coloro che vi partecipano, uniscono i loro sacrifici spirituali e, in questo modo, l'eucaristia diventa sacramento della comunione di tutto il Popolo di Dio con il Padre celeste e, nello stesso tempo, il segno dell'unione fraterna fra gli uomini.

Sono stato invitato a venire in Brasile anzitutto a motivo del congresso eucaristico nazionale a Fortaleza. Questo congresso eucaristico brasiliano, il decimo, deve costituire una particolare manifestazione dell'unione di tutta la Chiesa in terra brasiliana, attorno al sacramento dell'amore, in cui Cristo, dandoci il suo stesso corpo e sangue sotto le specie del pane e del vino, fa di noi un'offerta permanente e gradita al Padre (cfr. orazione eucaristica III). Il congresso eucaristico deve, in modo particolare, dimostrare e porre in evidenza il fatto che il Popolo di Dio qui sulla terra vive dell'eucaristia, che in essa attinge le sue forze per le fatiche quotidiane e per le lotte in tutti i campi della sua esistenza. A partire da questa croce, vicino alla quale celebro la prima messa in terra brasiliana - accettando gli inviti che mi giunsero da parecchie parti - desidero passare poi per numerosi luoghi, prendere contatto con diversi ambienti e toccare molte dimensioni della vostra vita per includere, in un certo senso, tutto questo nel programma del congresso eucaristico. E' mio desiderio che questo mio passaggio attraverso la vostra terra mi serva di preparazione per quel grande avvenimento, nel centro del quale si trova il sacramento dell'amore, come fonte di vita e di santità di ciascuno e di tutti. Considero una tappa particolare in questo itinerario la visita al santuario mariano di Aparecida, perché credo, come pure voi, che la madre di Cristo ci avvicina in modo particolarmente efficace e semplice al sacramento del corpo e del sangue di suo figlio.


2. E quando, concludendo questo pellegrinaggio, io potro trovarmi vicino all'altare a Fortaleza, per l'apertura del X congresso eucaristico nazionale in terra brasiliana, allora guardero indietro in direzione di questa croce che sempre e dappertutto ci ricorda la passione di Cristo e la sua morte per la redenzione del mondo: sacrificio cruento di cui l'eucaristia è segno perenne ed efficace. E chiedero a Cristo che in questo segno - in questo segno grande e ricco di tutto il congresso eucaristico - si trovino tutti i frutti del mio servizio pastorale nella vostra terra. Nell'eucaristia che là allora sarà celebrata, io desidererei offrire non solo il contributo spirituale di tutti coloro che partecipano al congresso (e desidero che siano il maggior numero possibile), ma anche di tutti coloro che avrà incontrato lungo il mio pellegrinare, di tutto il Popolo di Dio che sta nella vostra terra.

In questo modo desidero rispondere all'invito a partecipare al congresso eucaristico; e a partire da oggi, qui vicino a questa croce, io chiedo a Cristo di aiutarmi a servirvi e a riunire tutti attorno a lui, attorno a Cristo, che e l'unico buon pastore delle nostre anime.


3. L'introito della messa della festa della santa Croce dice: "Dobbiamo trovare la nostra gloria nella croce di nostro Signore Gesù Cristo. In lui sta la nostra salvezza, la nostra vita e resurrezione. Da lui siamo stati salvati e liberati".

Queste parole, tratte dalla lettera di san Paolo ai Galati, non è temerario supporre siano state pronunciate in quel lontano 3 maggio del 1500 nella messa che Frei Henrique de Coimbra avrà celebrato - immaginiamo con che immenso fervore - sulla terra appena scoperta. I dipinti che cercano di ritrarre quell'episodio, come il quadro famoso di Victor Meirelles, mostrano una grande croce piantata sulla spiaggia e venerata con quelle parole: "Dobbiamo gloriarci nella croce di nostro Signore Gesù Cristo". E il nome dato alla regione scoperta ricordo per molto tempo quella festa e quella croce: Terra della vera Croce, Terra di Santa Croce.

Un'altra croce fu piantata in un altro 3 maggio, nel 195 7. Davanti ad essa, con la celebrazione di una messa, incomincio di nuovo sotto il segno della croce il lavoro ciclopico della costruzione di questa città singolare.

La croce di Porto Seguro e la croce di Brasilia, ricordate oggi dalla gigantesca croce che si innalza a pochi metri da qui, hanno un valore di simbolo.

Proclamano che molto di più che nella terra, la croce fu piantata nella storia di questo paese, nel cuore, nella vita dei suoi abitanti. Esse ci dicono che nel passato come nel presente e nel futuro del Brasile, la croce di Cristo ha un profondo significato.


4. La croce è prima di tutto simbolo della fede. Con la croce di Frei Henrique de Coimbra era soprattutto la fede cattolica a dar risalto ai primi momenti e a inserirsi profondamente nella vita e nel destino del paese che stava nascendo. Si può dire del Brasile - nelle dovute proporzioni- ciò che il documento di Puebla afferma di tutto il continente latino-americano: la sua cultura è radicalmente cattolica. Questo significa che, nonostante gli ostacoli e le sfide che essa trova, la fede cattolica, non solo nella sua formulazione astratta, ma nella sua concretizzazione pratica, nelle norme che ispira e nelle attività che suscita, si trova alla radice della formazione del Brasile, specialmente della sua cultura.

Voler cancellare questa fede è svuotare secoli di storia in ciò che la storia ha di più autentico, è mutilare il messaggio del Vangelo, è condannarsi a non riconoscere la ragione profonda di determinati aspetti della personalità religiosa dei brasiliani.

L'hanno capito bene i primi evangelizzatori - costellazione di apostoli nella quale rifulge il beato José de Anchieta - quando hanno cercato di propagare e di approfondire questa fede, sia tra gli indigeni dispersi nel territorio immenso, sia in mezzo ai colonizzatori. L'hanno compreso bene nei secoli successivi, fino ai nostri giorni, i missionari, catechisti, pastori, preoccupati di suscitare, difendere e promuovere la fede. Lo comprendono bene oggi quanti stanno a servizio della Chiesa - Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici - organizzando la loro attività pastorale a partire dalla coscienza che la missione della Chiesa non si può ridurre al socio-politico, ma consiste nell'annunciare ciò che Dio rivelo di se stesso e del destino dell'uomo. Consiste nel proporre Gesù Cristo e la sua Buona Novella di salvezza. Consiste nel portare molti uomini a conoscere nella fede e attraverso la fede il Dio, unico e vero e colui che egli invio, Gesù Cristo (cfr. Jn 14,7-9 Jn 14,13 Jn 17,3 1Jn 5,20).


5. Simbolo della fede, la croce è pure il simbolo della sofferenza che porta alla gloria della passione che conduce alla resurrezione. "Per crucem ad lucem": attraverso la croce giungere alla luce. Questo detto profondamente evangelico ci dice che, vissuta nel suo vero significato, la croce del cristiano è sempre una croce pasquale. In questo senso, ogni volta che celebriamo, come abbiamo voluto farlo oggi, il mistero della croce, cresce in noi alla luce della fede la certezza che il tempo del sacrificio e della rinuncia può ben essere principio di tempi nuovi di realizzazione e di pienezza. Questo vale per le persone. Vale pure per le collettività. può valere per tutto un popolo, per un paese.

Davanti alla croce due atteggiamenti sono possibili, entrambi pericolosi. Il primo consiste nel cercare nella croce ciò che in essa è opprimente e penoso al punto da dilettarci nel dolore e nella sofferenza come se questi avessero valore in se stessi. Il secondo atteggiamento è quello di chi, forse per reazione al precedente, rifiuta la croce e soccombe alla mistica dell'edonismo o della gloria, del piacere o del potere. Un grande autore spirituale, Fulton Sheen, parlava a questo proposito di coloro che aderiscono a una croce senza Cristo, in contrasto con coloro che sembrano volere un Cristo senza croce. Ora, il cristiano sa che il redentore dell'uomo è un Cristo sulla croce e perciò solo con Cristo la croce è redentrice! 6. Per queste ragioni, la croce diventa pure simbolo di speranza. Da strumento di castigo essa diviene immagine di vita nuova, di un mondo nuovo.

Penso a tutto questo contemplando la grande croce che si innalza nel centro geografico di questa giovane città, a sua volta centro politico del paese.

Essa si innalza li, segno di una nuova tappa nella storia del Brasile, ponte presente tra il futuro e il passato della vostra patria e della vostra società, tutta la storia legata al segno della croce. Legata al mistero della croce di Cristo.

Questo mistero e questo segno piantati nei cuori degli uomini di questo paese, sono diventati vita delle loro anime, segno di salvezza.

In questo segno si manifesto una volta per sempre l'amore di Dio Padre che "ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

In questo segno si manifesto l'unità permanente del Figlio di Dio con i figli degli uomini, con i figli di questa terra, poiché desidero diventare uno di loro, uguale a loro in tutto, eccetto nel peccato (cfr. He 4,15), per farci uguali a lui.

Nel segno della croce Gesù Cristo, Figlio unigenito, ci diede la forza di diventare figli di Dio. In questo segno lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio - lo Spirito Santo - preannunciato da Cristo come paraclito e ospite delle nostre anime, che visita i cuori degli uomini ed agisce nella storia dell'umanità, divento il soffio che passo e continuamente passa sulla terra brasiliana.

Con questo segno - il segno della croce - vengono segnate da quasi cinque secoli intere generazioni di figli e figlie di questa terra. I genitori trasmettono questo segno di fede ai figli, i nonni ai nipoti...


7. E oggi all'inizio del mio pellegrinaggio verso il cuore del Popolo di Dio in terra brasiliana, desidero, con lo stesso segno di croce, segnare insieme a voi la mia fronte, le mie labbra, il mio petto.

E come successore di Pietro, Vescovo di Roma e pastore della Chiesa, desidero benedire con questo segno voi tutti qui riuniti e tutto il Brasile, il Brasile antico e nuovo. Vostro ieri, oggi e domani.

E desidero dirvi che la croce è il segno della speranza per l'uomo di tutti i tempi. In essa Dio rivelo all'uomo quale è la dignità che egli porta in se stesso dopo che fu elevato con la missione di suo Figlio.

Per questo guardate alla croce! In essa siete chiamati a un'unica speranza dalla vostra vocazione (cfr. Ep 4,4).

Guardate alla croce! Essa è il segno del nuovo principio che l'uomo, sempre e dappertutto, trova in Dio.

Data: 1980-06-30 Data estesa: Lunedi 30 Giugno 1980.


Al presidente e alle altre autorità - Brasilia (Brasile)

Titolo: Salvaguardia dei veri valori umani

Signor presidente.

1. La mia prima parola sia per manifestare a vostra eccellenza la mia profonda gratitudine. Voglio ringraziare con una delle prime espressioni che ho imparato nel mio recentissimo studio della lingua portoghese e che ha per me un significato particolare: Muito obrigato! Molte grazie! Molte grazie per la generosa disponibilità affermata e dimostrata, da quando vostra eccellenza ebbe conoscenza della mia intenzione di accondiscendere al desiderio dei miei fratelli Vescovi del Brasile che io visitassi questo paese.

Molte grazie per la cortese presenza di vostra eccellenza all'aeroporto, nel momento in cui io toccavo la terra brasiliana, e per le nobili parole che mi ha rivolto, parole che chiedo venia se considero dirette, al di là della mia persona, alla missione della quale sono investito e alla Chiesa universale della quale sono pastore.

I viaggi che sto facendo, continuando una iniziativa dei miei predecessori, soprattutto di Paolo VI, costituiscono un aspetto, per me importante, del mio ministero pontificale e del governo pastorale della Chiesa.

Essi hanno un preciso carattere apostolico e finalità strettamente pastorali: ma, con questo carattere religioso, essi comportano anche un chiaro messaggio sull'uomo, i suoi valori, la sua dignità e la sua convivenza sociale.

Vengo, dunque, per incontrarmi con la Chiesa che è in Brasile, con la comunità cattolica che costituisce la grande maggioranza della popolazione di questo vasto e popoloso paese. Vengo desideroso di incontrarmi anche con tutto l'amato popolo brasiliano.


2. così, questo mio incontro è l'incontro con una storia umana e religiosa di quasi mezzo millennio, In questa storia ci sono certamente gli inevitabili chiaroscuri che si trovano nella storia di ogni popolo. Il Signore vi aiuti perché la luce prevalga sempre sopra le ombre. Nel profilo storico di questa nobile nazione desidero sottolineare tre note: - la ben nota ecumenicità brasiliana, capace di integrare popoli e valori di diverse etnie, i quali certamente portano un contributo alle caratteristiche di apertura e di universalità della cultura di questo paese; - l'evangelizzazione, fatta in forme e con tale continuità da lasciare segni profondi nella vita di questo popolo, offrendogli senza dubbio, nella misura in cui ciò spetta alla missione della Chiesa, luci, norme e energie morali e spirituali, con cui ando plasmando la comunità umana e nazionale; - il giovane dinamismo della popolazione, con le sue rispettabili tradizioni e qualità peculiari, sicura garanzia che la nazione supererà gli ostacoli che incontrerà nella sua marcia storica verso un avvenire migliore.


3. Evangelizzato fin dai suoi primordi, il popolo brasiliano ha vissuto la fede e il messaggio di Cristo certo non senza problemi, ma con sincerità e semplicità chiaramente attestate dalle sue tradizioni, nelle quali facilmente si intravedono opzioni, atteggiamenti interiori e comportamenti di fatto cristiani.

Inoltre, come vostra eccellenza ha avuto la bontà di menzionare, molti legami uniscono il Brasile alla sede apostolica di Roma, principalmente un secolo e mezzo di amichevoli relazioni ufficiali, mai interrotte e sempre più solide col passare del tempo. Queste relazioni hanno una garanzia di autenticità nell'amore e nella devozione dei brasiliani al vicario di Cristo. Di ciò è espressione il calore dell'accoglienza che qui mi è riservata.


4. Signor presidente, eccellentissimi membri del congresso, del senato e del supremo tribunale federale, signori ministri di Stato, signore e signori: con la vostra onorevole presenza, al mio arrivo e in questo incontro, avete voluto tributare al pastore della Chiesa universale un omaggio al quale egli è estremamente sensibile: molte grazie, ancora una volta a ciascuno di voi personalmente. Voglio esprimere, a mia volta, la più grande stima per la vostra alta missione. Il mandato che avete ricevuto vi conferisce il privilegio - che è anche un dovere - di essere al servizio del bene comune di tutta la nazione, servendo l'uomo brasiliano. Dio vi aiuti sempre a compiere questo mandato.

Nei miei viaggi apostolici per il mondo, voglio anch'io, con l'aiuto di Dio, essere portatore di un messaggio e collaborare, per la parte umile ma indispensabile che mi riguarda, perché si affermi nel mondo un autentico senso dell'uomo, non chiuso in un angusto antropocentrismo, ma aperto a Dio.

Penso a una concezione dell'uomo che non abbia paura di dire: l'uomo non può rinunciare a se stesso né al ruolo che gli compete nel mondo visibile: l'uomo non può diventare schiavo delle cose, delle ricchezze materiali, del consumismo, dei sistemi economici o di ciò che egli stesso produce; l'uomo non può essere schiavizzato da nessuno e da niente; l'uomo non può prescindere dalla trascendenza - in ultima analisi, da Dio - senza amputazioni nel suo essere totale: l'uomo, infine, potrà trovare luce per intendere il suo "mistero" solo nel mistero di Cristo.

Quanto sarebbe benefica per il mondo una migliore accoglienza di questa concezione dell'uomo a partire dalla sua piena verità, l'unica capace di dare senso umano alle varie iniziative della vita di ogni giorno: programmi politici, economici, sociali, culturali, ecc... Ben presto essa diventerebbe la base dei programmi della vera civiltà, che può essere solo la "civiltà dell'amore".


5. Attenendosi alla sua propria missione e nel pieno rispetto delle legittime istituzioni dell'ordine temporale, la Chiesa non può che rallegrarsi con tutto ciò che di vero, di giusto e di valido si trova in queste istituzioni al servizio dell'uomo: non può se non vedere con gioia gli sforzi che mirano a salvaguardare e a promuovere i diritti e le libertà fondamentali di ogni persona umana e ad assicurare la sua partecipazione responsabile alla vita comunitaria e sociale.

La Chiesa non cessa di predicare le riforme indispensabili a salvaguardare e a promuovere quei valori senza i quali non può prosperare nessuna società degna di questo nome, cioè riforme che mirino a una società più giusta e sempre più conforme alla dignità di tutta la persona umana. La Chiesa anima i responsabili del bene comune, soprattutto quelli che si onorano del nome di cristiani, a intraprendere tempestivamente queste riforme con decisione e coraggio, con prudenza ed efficacia, attenendosi a criteri cristiani, alla giustizia oggettiva e ad una autentica etica sociale. Promuovere così queste riforme è pure un modo di evitare che esse siano ricercate sotto l'impulso di correnti, in base alle quali non si esita a ricorrere alla violenza e alla soppressione di retta o indiretta dei diritti e delle libertà fondamentali inseparabili dalla dignità dell'uomo.


6. Auguro all'amato popolo brasiliano una sempre crescente fraternità, fondata sull'autentico senso dell'uomo: con libertà, equità, rispetto, generosità e amore tra tutti i suoi membri, con lucida e solidale apertura all'umanità e al mondo.

Gli auguro pace sicura e serena, base di lavoro concorde e di impegno di tutti per il progresso e il benessere comuni. Gli auguro anche la sufficienza dei beni indispensabili alla propria realizzazione integrale. Chiedo a Dio che ogni brasiliano, di nascita o di adozione rispetti e veda sempre rispettati i diritti fondamentali di ogni persona umana.

Proclamare e difendere questi diritti, senza anteporli ai diritti di Dio né passare sotto silenzio i doveri che a essi corrispondono, è una costante della vita della Chiesa, in forza del Vangelo ad essa affidato. Pertanto essa non cessa di invitare tutti gli uomini di buona volontà e di stimolare i suoi figli al rispetto e alla promozione di questi diritti: diritto alla vita, alla sicurezza, al lavoro, alla casa, alla salute, all'educazione, all'espressione religiosa privata è pubblica, alla partecipazione, ecc... Tra questi diritti impossibile non sottolineare come prioritari il diritto dei genitori ad avere i figli che desiderano, ricevendo nello stesso tempo il necessario per educarli degnamente, e il diritto del nascituro alla vita. Sappiamo quanto questi diritti si trovino minacciati ai nostri giorni in tutto il mondo.


7. Benedico di cuore ciò che qui si fa, in comunione con gli sforzi di tutto il mondo, a beneficio dei più poveri ed emarginati, afflitti dalle immeritate frustrazioni di cui sono vittime. In questo senso, non è superfluo ricordare che una trasformazione di strutture politiche, sociali o economiche non potrebbe mai consolidarsi se non fosse accompagnata da una sincera "conversione" della mente, della volontà e del cuore dell'uomo in tutta la sua verità. Questa deve procedere tenendo sempre presente, da una parte di evitare pericolose confusioni tra libertà e istinti - di interessi di parte, di lotta o di dominio - e, dall'altra, di suscitare una solidarietà e un amore fraterno immuni da ogni falsa autonomia in rapporto a Dio.

Secondo questa concezione, tutta la società è corresponsabile. Ma le iniziative e la direzione umana e razionale dei processi dipendono in buona parte da coloro che sono investiti di funzioni di governo e di guida. Dipendono dal loro impegno primordiale nel rinnovare e formare le mentalità con adeguati, costanti e pazienti processi di educazione e nel giovarsi di tutti quelli che hanno buona volontà, sempre illuminati dalla "certezza che è l'uomo il destinatario finale delle proprie responsabilità e preoccupazioni" come mi scriveva qualche tempo fa vostra eccellenza.


8. Le qualità peculiari del popolo brasiliano, unite alla sua lunga tradizione cristiana, lo porteranno a rispondere con successo alla chiamata e alla sfida del terzo millennio che si avvicina. La comunione delle menti e dei cuori in cerca del bene comune lumeggiato, proposto e gestito dai governanti, con la corresponsabile partecipazione libera, intelligente e solidale di tutti, devono continuare a servire l'uomo e il supremo bene della pace in questa grande nazione, in questo continente e nel mondo.

Rinnovando alle vostre eccellenze i miei ringraziamenti per l'accoglienza e tutte le attenzioni, faccio vivissimi voti perché discendano sul Brasile, per l intercessione di Nostra Signora Aparecida, sua patrona, abbondanti benedizioni di Dio.

Data: 1980-06-30 Data estesa: Lunedi 30 Giugno 1980.


L'incontro con il corpo diplomatico - Brasilia (Brasile)

Titolo: Solidarietà internazionale e riforme per promuovere la pace e la giustizia

Eccellenze, signore, signori.

Sono molto felice di incontrare, in questa prima giornata trascorsa nella capitale brasiliana, i capi e i membri delle missioni diplomatiche accreditate presso il governo di questo paese. Vi ringrazio vivamente di essere venuti questa sera a questo appuntamento con il Papa, che ha egli pure dei rappresentanti nella maggior parte dei vostri paesi.

Esprimendo a tutti e a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, penso pure a tutte le nazioni di cui siete figli e che voi rappresentate presso il Brasile. Ed è a tutti questi popoli nel continente americano e negli altri continenti che io esprimo la stima e i voti sinceri della Chiesa; la quale si afferma cattolica, ossia universale, aperta a tutte le società umane di cui essa si augura il fiorire originale, grazie allo sviluppo di ciò che vi è di meglio nei loro paesi, nella loro cultura, negli uomini stessi.

Il vostro compito di diplomatici trova posto tra i nobili mezzi che concorrono all'avvicinamento dei popoli, alla loro stima reciproca e alla loro intesa, ai loro scambi, alla loro collaborazione culturale o economica, in una parola alla pace.

La vita diplomatica è una vita di saggezza nel senso ch'essa punta sulla facoltà degli uomini di buona volontà ad ascoltarsi, a comprendersi, a trovare delle soluzioni negoziate, a progredire insieme, in luogo di venire a degli scontri. Oggi più che mai, i problemi della pace, della sicurezza, dello sviluppo non si limitano alle relazioni bilaterali: si tratta di un insieme complesso in cui ciascun paese deve portare il suo contributo al miglioramento delle relazioni internazionali, non soltanto per evitare i conflitti o diminuire le tensioni, ma per far fronte in modo solidale ai grandi problemi dell'avvenire dell'umanità che ci toccano tutti.

E qui è necessario augurarsi che ciascun uomo, in modo particolare i responsabili delle nazioni e quindi i loro rappresentanti, abbiano delle convinzioni, dei principi, atti a promuovere il bene vero delle persone e dei popoli, all'interno della comunità internazionale. E' questo che vuole testimoniare anche la santa Sede nel portare al livello delle coscienze il suo contributo specifico.

Nel quadro di questo breve incontro io non posso che limitarmi a richiamare questi principi di pace interna e di pace esterna. può sembrare banale sottolineare che ogni paese ha il dovere di preservare la sua pace e la sua sicurezza interna. Ma esso deve in qualche modo "meritare" questa pace, assicurando il bene comune di tutti e il rispetto dei diritti. Il bene comune di una società esige che questa sia giusta. Là dove manca la giustizia, la società è minacciata dall'interno. Questo non vuol dire che le trasformazioni necessarie per indurre una maggiore giustizia debbano realizzarsi nella violenza, nella rivoluzione, nello spargimento di sangue, poiché la violenza prepara una società di violenza e questo, noi cristiani, non possiamo sottoscriverlo. Ma questo vuol dire che ci sono delle trasformazioni sociali, a volte profonde, da realizzare costantemente, progressivamente, con efficacia e realismo, per mezzo di riforme pacifiche.

Tutti i cittadini partecipano di questo dovere, ma evidentemente a un titolo particolare quelli che esercitano il potere, perché questo è al servizio della giustizia sociale. Il potere ha il diritto di mostrarsi forte di fronte a quelli che coltivano un egoismo di gruppo, a danno dell'insieme. Esso deve in ogni modo mostrarsi a servizio degli uomini, di ogni uomo, e innanzitutto di quelli che hanno più bisogno di sostegno; la Chiesa, da parte sua, si sforzerà senza posa di ricordare la preoccupazione dei "poveri", di quelli che sono in qualche modo svantaggiati. In nessun caso il potere può permettersi di violare i diritti fondamentali dell'uomo, ed io non ho bisogno di enumerare qui quelli che io ho spesso ricordato, in particolare nel mio discorso del 2 ottobre dell'anno scorso davanti alle Nazioni Unite.

Nei confronti degli altri paesi, si deve riconoscere a ciascuna nazione il diritto di vivere di pace e sicurezza, sul suo proprio suolo, senza subire delle ingiuste minacce esterne, siano esse di ordine militare, economico o ideologico. Questo punto di capitale importanza dovrebbe trovare d'accordo tutti gli uomini di buona volontà, e, oserei dire, in primo luogo dei diplomatici. Ma non basta la non-ingerenza; perché essa vorrebbe dire soltanto indifferenza per la sorte dei popoli che la natura o le circostanze storiche hanno sfavorito al punto che oggi un gran numero dei loro figli mancano del minimo necessario per una degna vita umana, si tratti di pane, d'igiene o di istruzione.

C'è una solidarietà internazionale da promuovere. Se ne parla molto, ma la realizzazione è troppo ristretta o gravata da condizioni donde viene il peso di nuove minacce. La pace, qui, passa attraverso uno sviluppo solidale, e non attraverso l'accumulazione delle armi della paura, o delle spinte di rivolta, come io ho ricordato recentemente all'Unesco.

E' ponendoci costantemente davanti a questo compito mondiale di pace nella giustizia e nello sviluppo che noi troveremo le parole e i gesti che, a poco a poco, costruiranno un mondo degno dell'uomo, quello che Dio vuole per gli uomini, e di cui egli affida loro la responsabilità illuminando la loro coscienza.

E' la fiducia che ho in voi, cari diplomatici, che mi ha spinto a condividere con voi questo ideale. Che Dio vi ispiri e vi benedica! Ch'egli benedica le vostre famiglie! Ch'egli benedica e protegga le vostre patrie! Ch'egli guidi la comunità internazionale sul cammino della pace e della fratellanza!

Data: 1980-06-30 Data estesa: Lunedi 30 Giugno 1980.


Nel carcere a Papuda - Brasilia

Titolo: Vi porto il conforto del Redentore

Fratelli e figli carissimi nel Signore Nostro Gesù Cristo, 1. Ho ascoltato, con la più grande attenzione, le vostre parole attraverso la voce del vostro rappresentante. Molte grazie! La visita che oggi vi faccio, benché breve, significa molto per me. E' la visita di un Pastore che vorrebbe imitare il Buon Pastore (cfr. Jn 10,1ss) nel suo gesto di cercare con maggiore premura la pecora che per qualsiasi motivo si fosse perduta (Lc 15,4), felice di trovarla.

E' la visita di un amico. Come amico mi piacerebbe portarvi almeno un po' di serenità e di speranza, per trovare la volontà e il coraggio di essere migliori.

E' la visita del Vicario di Cristo. Voi sapete, dalla lettura del Vangelo, che Egli, Cristo, essendo senza peccato, detestava il peccato ma amava i peccatori, e li visitava per offrire loro il perdono. Mi piace portarvi l'appello e il conforto del Redentore dell'Uomo.


2. In voi trovo persone umane e so che ogni persona umana corrisponde a un "pensiero" di Dio. In questo senso, ogni essere umano è fondamentalmente buono e fatto per la felicità. Ci fu nella vita di quasi tutti voi un momento in cui vi siete scostati dal Disegno di Dio. Dovete dolervi del male fatto, ma non guardarlo come una fatalità. Potete tornare a essere secondo il disegno di Dio. Potete ancora essere felici.

Trovo in voi uomini redenti dal sangue prezioso di Gesù Cristo. Questo sangue vi parla dell'infinito amore del Padre e del Figlio Suo Gesù per voi, come per tutti gli uomini. Egli vi offre la più grande gioia del mondo, che è quella di amare e di sentirsi amati. Egli dall'alto vi dà la forza necessaria per cambiare vita.

Trovo in voi veri fratelli e voglio dirvi che, nei momenti di solitudine e di tristezza, potete essere certi, potete avere la certezza che questo Padre comune è vicino a voi e che in Lui potete trovare tutti i vostri fratelli, che sono i cristiani e i cattolici del mondo intero.


3. Vi auguro che il tempo passato qui, malgrado tutto, sia per voi, come è stato per moltissimi altri nelle vostre stesse condizioni, un tempo di grazia, di rigenerazione, di scoperta di Dio in Gesù Cristo. La Sua Parola sia la vostra lettura. La Sua presenza invisibile il vostro conforto.

Desidererei entrare, per uno visita come questa, in tutte le prigioni del Brasile. Sia, questa, un simbolo e ogni recluso si senta visitato dal Papa.

Un saluto fraterno a tutti quelli che lavorano in questa casa e in tutte le altre simili del Brasile. Il Signore benedica il vostro lavoro arduo, delicato, ma di tanta importanza. Fatelo con amore al servizio di uomini vostri fratelli.

Possa questa prigione come tutte le altre del Brasile e del mondo dire nel suo linguaggio muto: NO all'odio, alla violenza, al male; SI all'amore perché solo l'amore salva e costruisce! Con la mia Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal portoghese]

Data: 1980-07-01Data estesa: Martedi 1Luglio 1980.


Omelia della messa per i giovani e gli studenti - Belo Horizonte (Brasile)

Titolo: Costruite il vostro futuro sul fondamento di Cristo

Cari giovani e amici miei.

1. Non meravigliatevi se il Papa comincia questa omelia con una confessione. Avevo letto molte volte che la metà della popolazione del vostro paese ha meno di venticinque anni di età. Vedendo fin dal mio arrivo a Brasilia, ovunque sono passato, una infinità di volti giovanili; passando in questa città tra moltitudini di giovani; vedendo voi giovani così numerosi intorno a questo altare, confesso che ho capito meglio, da questa visione concreta, ciò che avevo appreso in maniera astratta. Credo anche di avere capito meglio perché i Vescovi di Puebla parlino di opzione preferenziale - certo non esclusiva, ma prioritaria - per i giovani.

Questa opzione significa che la Chiesa assume l'impegno di annunciare incessantemente ai giovani un messaggio di liberazione piena.

E' il messaggio della salvezza che essa ascolta dalla bocca dello stesso Salvatore e che deve trasmettere con assoluta fedeltà.


GPII 1980 Insegnamenti - L'incontro con i sacerdoti nella cattedrale di Brasilia