GPII Discorsi 2000 227

227 Al termine del nostro incontro, chiedo alla Vergine Maria e a san Giovanni Battista de La Salle di sostenervi nei vostri sforzi e di fare sì che il vostro Capitolo Generale rechi frutti. Di tutto cuore vi imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI A VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato 10 Giugno 2000




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di potervi incontrare questa mattina, vigilia di Pentecoste, e vi porgo il mio cordiale benvenuto. Voi provenite da diverse località, e siete giunti in pellegrinaggio a Roma per celebrare il vostro Giubileo. La vostra presenza nella Città eterna, dove san Pietro e san Paolo resero la loro coraggiosa testimonianza a Cristo con il martirio, vi offre la possibilità di riflettere sul nostro comune impegno cristiano. Possa la sosta presso le tombe degli Apostoli rafforzarvi nella fede e spingervi a proseguire con rinnovato entusiasmo nel cammino della santità, fedeli al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa.

Rivolgo ora un particolare pensiero alle Suore Ancelle della Vergine Genitrice di Dio, qui presenti, e lo faccio nella lingua a loro familiare.

2. Care Suore, è per me una gioia grande potervi incontrare oggi, in questa udienza in Vaticano. Vi do un cordiale benvenuto. Saluto anche l’Arcivescovo Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cristiana, come anche i sacerdoti qui presenti e i devoti del beato Edmund Bojanowski.

La grande famiglia delle Suore Ancelle dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è formata da quattro Congregazioni: suore ancelle di Debica, di Stara Wies, di Slask e di Wielkopolska. Saluto le superiore generali di queste congregazioni, quelle provinciali e tutte le suore qui presenti, come anche gli abitanti di Gostyñ e di Grabonòg - luogo di nascita del beato Edmund. Ringrazio la superiora generale e allo stesso tempo Presidente della federazione delle Suore Ancelle per le parole rivoltemi poc’anzi.

3. Siete giunte a Roma, alle Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, per rendere grazie per la beatificazione del vostro Fondatore, Edumnd Bojanowski, che centocinquanta anni fa chiamò all’esistenza la vostra famiglia religiosa. Questo pellegrinaggio cade nell’Anno del Grande Giubileo e perciò acquista una particolare eloquenza. Nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente ho scritto che "obiettivo prioritario del Giubileo (...) è (...) suscitare un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso" (n. 42). Per questo tempo giubilare e per ogni tempo la Chiesa vi indica, come esempio da imitare, il vostro Fondatore, la cui beatificazione avvenne durante il mio pellegrinaggio in Patria, a Varsavia, il 13 giugno 1999. Essa costituisce un dono particolare della Divina Provvidenza per le vostre congregazioni e si inscrive in modo duraturo nella vostra storia. Alla soglia del terzo millennio, mediante questo grande apostolo del popolo polacco, eroico testimone del Vangelo, Dio ha voluto indicarvi il cammino per il futuro.

Il beato Edmund Bojanowski amava Dio e amava l’uomo. Era un uomo di preghiera. Il suo amore per gli uomini, manifestatosi con atti eroici, nasceva da una profonda unione con Dio tramite la preghiera. Da essa attingeva la forza per servire l’uomo. Quell’amore maturava in lui in ginocchio, per produrre poi i frutti. Grazie alla preghiera, tutta la sua vita divenne un incessante servizio all’uomo bisognoso, specialmente ai fanciulli. Le cose di Dio erano per lui allo stesso tempo le cose degli uomini, e l’amore per Dio - amore per l’uomo.

4. Care Suore, in questi giorni di pellegrinaggio, la vita e le opere del beato Edmund dovrebbero diventare oggetto di una particolare riflessione. Per suo mezzo Dio vuole dirvi che la santità, il tendere alla santità è il più importante compito delle persone consacrate. E’ una particolare ragion d’essere di tutte le comunità religiose. Siete chiamate a rendere testimonianza, personale e comunitaria della santità, che è la vocazione essenziale della vostra vita.

Per dare frutti bisogna "essere ben radicati in Cristo, su di Lui edificare tutta la propria vita e tutto il proprio agire" (cfr Col 2,7). Egli deve diventare il terreno fertile della vostra crescita e della maturazione di ciò che è stato iniziato nel santo Battesimo. "Siete morti - dice San Paolo - e la vostra vita è nascosta in Dio. Siete però risorti con Cristo e perciò cercate le cose di lassù e non quelle della terra" (cfr Col 3,1-3). Imitate dunque il Cristo stesso, che era totalmente sottomesso alla volontà del Padre; imitate Gesù nella sua preghiera, alla quale dedicava lunghe ore; imitate Gesù nel suo amore per l’uomo. "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

228 La testimonianza della vostra vita donata autenticamente e senza riserva a Dio e ai fratelli è indispensabile per rendere Cristo presente nel mondo e per raggiungere tutti gli uomini con il suo Vangelo.

5. A questo punto vorrei sottolineare il vostro servizio, pieno di abnegazione, verso l’uomo bisognoso. In questo modo adempite fedelmente il desiderio del vostro Fondatore, espresso con le parole: "Le ancelle della Madre di Dio avranno come scopo di servire i piccoli e i poveri, per amore di Cristo". Da centocinquant’anni, senza interruzione rendete testimonianza a quest’amore non soltanto in Polonia, ma in alcune decine di Paesi in tutti i continenti del mondo. Avete cura dei bambini, degli infermi, delle persone di età avanzata, dei soli e dei poveri. Lavorate negli ospedali, nelle case di cura, negli orfanotrofi, negli internati e nei giardini d’infanzia. Vi dedicate alla catechizzazione e al lavoro parrocchiale.

L’incontro odierno costituisce per me un’occasione particolare per esprimervi la gratitudine per questo apostolato della carità, che è il più efficace annunzio di Cristo al mondo di oggi e la concreta attuazione del carisma religioso.

Vorrei far notare ancora una questione molto importante e cioè la vostra ricca partecipazione all’attività missionaria della Chiesa. Realizzate la chiamata di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (
Mc 16,15) nel continente africano e latino-americano. Alcuni anni fa avete intrapreso il lavoro anche in Bielorussia, in Ucraina, in Russia, nel Kazakhstan, in Moldavia, e ultimamente in Siberia. E’ un grande contributo delle vostre congregazioni nella nuova evangelizzazione e nella missione tra le nazioni.

6. Mediante la preghiera mi inserisco in questo grande rendimento di grazie a Dio per la beatificazione del vostro Fondatore e per i centocinquanta anni della vostra presenza nella Chiesa. La Chiesa conta sulla vostra ulteriore generosa dedizione, sul vostro amore disinteressato e prodigo. Siate segno limpido del Vangelo per tutti. Siate vive testimoni della nuova civiltà dell’amore! Operi in voi incessantemente lo Spirito Santo e desti nei cuori di molte giovani un intento simile al vostro - il desiderio di seguire Cristo. Vi custodisca e vi conservi sotto la sua protezione Maria Immacolata. ImitateLa, Lei era perfettamente obbediente alla volontà di Dio. AscoltateLa quando vi ricorda quanto disse una volta a Cana di Galilea: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

Prego Dio che la grazia della vostra vocazione religiosa porti abbondanti frutti spirituali. Benedico voi qui presenti e tutte le suore della vostra Famiglia religiosa, ed anche coloro che portate nei vostri cuori e abbracciate con la vostra preghiera.

7. Il mio pensiero si dirige adesso agli altri pellegrini presenti. Saluto i fedeli delle Parrocchie di San Flaviano in Torano Nuovo, di Sant'Anna in Chieti, del Sacro Cuore in san Marco Argentano. Alle vostre care Comunità parrocchiali auguro di cuore di essere sempre più animate da zelo apostolico, diffondendo con la parole e l'esempio il messaggio evangelico, fermento di rinnovamento spirituale e sociale.

Saluto, inoltre, il gruppo di Anziani di Santa Maria del Cedro e i membri dell'Associazione cardiotrapiantati di Verona. A voi, cari Fratelli e Sorelle, giunga il mio più vivo incoraggiamento perché possiate trovare nell'aiuto del Signore conforto nella prova e sostegno nei momenti di difficoltà.

A tutti rivolgo, infine, l'invito a tenere fisso costantemente lo sguardo a Cristo, "Via, Verità e Vita" (cfr Jn 14,6). Restate sempre uniti a Lui. In modo speciale in questo Anno Giubilare, preoccupatevi di riscoprire giorno dopo giorno l'amore che Dio ha per i suoi figli; apritevi con fiducia alla sua grazia e potrete così guardare con sicura speranza al futuro. Vi accompagni e vi protegga la Madre di Dio, che intercede per noi. Lei, docile discepola dello Spirito Santo, vi aiuti ad essere pronti a seguire in tutto il divin Maestro.

Vi sia di sostegno anche la Benedizione, che di cuore imparto a voi ed alle vostre famiglie.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PADRI DELLA CHIESA CALDEA


Lunedì, 12 Giugno 2000




Beatitudine,
Signor Cardinale,
229 Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo" (
Ac 2,1). Vi erano la Madre di Gesù, gli Apostoli, i discepoli: tutti attendevano in preghiera la venuta dello Spirito Santo. Fra i testimoni della Pentecoste si trovavano anche alcuni "abitanti della Mesopotamia" (Ac 2,9). Coloro che sarebbero diventati i primi discepoli del Messia rimasero stupiti, poiché udirono proclamare nella loro lingua le meraviglie di Dio (cfr Ac 2,11). Pietro, il Principe degli Apostoli, annunciò loro, con la forza dello Spirito, la Buona Novella: "Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni" (Ac 2,32).

È per me, Successore di Pietro, una grande gioia potervi salutare, Vescovi della Chiesa caldea riuniti attorno al vostro Patriarca, e di poter pregare con voi, successori degli Apostoli di questa amata Chiesa, della quale avete la responsabilità pastorale e che è provata nella propria carne. Il mio pensiero si volge anche a tutto il popolo iracheno. Tante volte, nel corso di questi anni, mi sono sentito vicino a questo popolo, ai suoi figli, ai suoi anziani, ai suoi malati, alle famiglie e a tutte le persone che soffrono nel corpo e nell'anima. Più volte ho avuto l'occasione di ricordare alla comunità internazionale il suo dovere, affinché nuove prove venissero risparmiate a un popolo già provato. Oggi lo ripeto con forza ancora più grande: che tutti si sforzino di porre fine alle prove di tante vittime civili!

2. All'indomani della festa della Pentecoste, che ci ha ricordato il mistero dell'effusione dello Spirito sulla Chiesa nascente, è particolarmente significativo vivere un Sinodo come quello che voi cominciate oggi. "Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo" (Ac 2,1). Il vostro Sinodo dei Vescovi della Chiesa caldea è un incontro che, secondo l'etimologia della parola, è un modo particolare di procedere insieme, affinché i cammini delle diverse comunità convergano. È una manifestazione della Chiesa che si lascia guidare dallo Spirito e che si sforza di vivere la comunione, al suo interno e con la Chiesa universale, secondo ciò che ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II (cfr Orientalium Ecclesiarum OE 9). Durante il mio incontro con i Patriarchi orientali cattolici, il 29 settembre 1998, in occasione dell'Assemblea plenaria della Congregazione per le Chiese orientali, ho sottolineato che: "la collegialità episcopale, in effetti, trova nell'ordinamento canonico delle vostre Chiese un esercizio particolarmente significativo. I Patriarchi infatti agiscono in stretta unione con i loro Sinodi. Fine di ogni autentica sinodalità è la concordia, affinché la Trinità sia glorificata nella Chiesa" (Discorso ai Patriarchi delle Chiese orientali cattoliche, n. 3). Tutta la storia della Chiesa mostra come la concordia sia necessaria per esprimere l'amore che la Chiesa nutre per il suo Sposo e per attestare di fronte agli uomini l'amore misericordioso che Dio nutre per essi. Gli Atti degli Apostoli c'insegnano che non è né l'assenza di opinioni diverse né l'assenza di conflitti a permettere d'instaurare la concordia, ma piuttosto l'ardente desiderio che la Chiesa ha di obbedire alla volontà di Dio, desiderio ravvivato dalla preghiera, dal mutuo ascolto, dall'apertura alla voce dello Spirito, dalla fiducia reciproca. La concordia rende allora giovane e senza rughe il volto della Chiesa e permette allo Spirito Santo di rendere possibile l'impossibile.

3. Parlando dei Vescovi che conobbe personalmente, Sant'Efrem di Nisibi delinea un bel quadro del Pastore del gregge di Cristo (Carmina Nisibena, 15-21). Quali sono i tratti che fanno la bellezza spirituale del Vescovo? L'ortodossia della dottrina, la scienza e l'arte della predicazione, l'ascesi e la castità, la modestia che impedisce ogni gelosia, il disprezzo dei beni materiali, la ricerca della misericordia e della dolcezza con il ricorso alla fermezza quando si mostra necessario, la paternità spirituale, l'amore per i Santi Misteri. È un invito presente per ciascuno nel ministero che gli è stato affidato, che fa dei Pastori dei testimoni attraverso la loro vita esemplare e il loro insegnamento.

4. Spetta parimenti al Vescovo incoraggiare e spronare i sacerdoti della sua eparchia, che sono i suoi collaboratori, formando attorno a lui "una preziosa corona spirituale" (Sant'Ignazio di Antiochia, Lettera a Magnesia, n. 13). Le circostanze dolorose nelle quali vivono molti sacerdoti e fedeli della Chiesa caldea sono un appello, particolarmente appropriato in questo anno del Grande Giubileo, a coltivare le virtù sacerdotali e cristiane, per conservare la speranza. Oggi più che mai il presbiterio che vi assiste ha bisogno di rafforzarsi mediante il vostro esempio, di sentirsi sostenuto da voi vivendo in comunione fraterna e condividendo la vostra missione apostolica, di essere direttamente coinvolto nei progetti pastorali elaborati o in fase di elaborazione per i territori del vostro Patriarcato e per la diaspora.

5. La vostra Chiesa si rallegra giustamente del considerevole attaccamento dei suoi fedeli ai suoi Pastori. I laici, in virtù della loro dignità di figli e di figlie di Dio, hanno anch'essi un ruolo nella missione della Chiesa. Come ha detto il Concilio Vaticano II: "I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto contribuiscano i laici al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutta la missione della salvezza che la Chiesa ha ricevuto nei confronti del mondo, ma che il loro magnifico incarico è di pascere i fedeli e di riconoscere i loro servizi e i loro carismi, in modo che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, all'opera comune" (Lumen gentium LG 30). Queste direttive vi aiuteranno nella vostra riflessione e nella ricerca di mezzi da mettere in atto per la missione che vi è stata affidata. In tal modo tutti i membri della Chiesa caldea, Patriarca, Vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, fedeli laici, potranno annunciare giorno dopo giorno le meraviglie di Dio ed essere i testimoni di Cristo risorto, come la prima comunità cristiana.

6. La prossimità della festa della Pentecoste richiama la nostra attenzione sull'azione dello Spirito Santo nel popolo di Dio. Il culto reso al Signore è il centro della vita della Chiesa, e lo Spirito svolge un'azione particolare nella comunità e nel cuore dei credenti. Mantenete viva la vostra bella tradizione liturgica, che permette di scoprire e di vivere i misteri divini, per ricevere la vita in abbondanza! I sacramenti della nostra salvezza sono una fonte di rinnovamento per la Chiesa. A tale proposito, con parole pervase di poesia, sant'Efrem ha detto: "Ecco il fuoco e lo Spirito in seno a tua Madre, ecco il fuoco e lo Spirito nel fiume dove sei stato battezzato. Fuoco e Spirito nel nostro battesimo; nel pane e nel calice Fuoco e Spirito Santo" (Inni sulla fede, 10, 17). Voi siete chiamati a trasmettere i tesori del vostro patrimonio liturgico e spirituale ai fedeli della vostra Chiesa e a farli conoscere maggiormente. Per trasmettere bene un tale patrimonio occorre innanzitutto riceverlo con amore e poi viverlo in seno alla propria comunità, poiché ciò che è vissuto è una testimonianza agli occhi del mondo.

7. Al termine del nostro incontro, vi affido all'intercessione di Nostra Signora. Che la santa Vergine Maria interceda per voi, Padri di questo Sinodo della Chiesa caldea, che saluto nuovamente con un affetto tutto fraterno! Che possiate avere le stesse disposizioni di cuore di questa Madre santissima! "Venite e ammiriamo la Vergine purissima, meraviglia in se stessa, unica in tutta la creazione, lei ha dato la vita senza avere conosciuto uomo, l'anima pura piena di meraviglia. Ogni giorno il suo spirito si dedicava alle lodi, poiché si rallegrava della duplice meraviglia: verginità conservata, figlio più amato! Che sia benedetto colui che da lei è nato" (Inno su Maria, 7, 2 attribuito a sant'Efrem).

Chiedo allo Spirito Santo di accompagnarvi, affinché il vostro Sinodo rechi numerosi frutti per la Chiesa caldea. Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri sacerdoti, ai vostri diaconi, ai vostri religiosi e religiose, così come a tutto il popolo cristiano.




ALLE SUORE FRANCESCANE DELL'IMMACOLATA


IN OCCASIONE DEL PRIMO CAPITOLO GENERALE


Giovedì, 15 Giugno 2000

230
Carissime Sorelle Francescane dell'Immacolata!


1. Sono lieto di accogliervi e vi ringrazio per questa visita con la quale, in occasione del primo Capitolo Generale, avete voluto manifestare al Successore di Pietro i vostri sentimenti di filiale comunione. Saluto la vostra Superiora Generale, Suor Maria Francesca Perillo, e con lei i Reverendi Padri Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri, fondatori del vostro Istituto. Saluto pure ciascuna di voi. La vostra presenza mi offre la gradita opportunità di rivolgere un affettuoso pensiero a tutte le vostre Consorelle, presenti in diverse parti del mondo, dove svolgono attività di evangelizzazione e di assistenza a persone provate da varie forme di indigenza.

L'assise capitolare si svolge nell'anno del Grande Giubileo. Si tratta di una felice coincidenza, che certamente vi aiuterà a riflettere con particolare intensità sulla vostra missione, seguendo gli insegnamenti di san Francesco d'Assisi e di colui che ne ha saputo attualizzare efficacemente lo spirito in questo nostro tempo, san Massimiliano Maria Kolbe. La sua testimonianza eroica dei voti di castità, povertà ed obbedienza è stata coronata, con il martirio, dal supremo sacrificio della vita per amore di Cristo e dei fratelli.

Mantenendo lo sguardo fisso su Cristo, sostenute dall'aiuto di san Francesco e di san Massimiliano, voi potrete realizzare appieno la vostra missione nella Chiesa e nel mondo.

2. L'ispirazione di tutta l'esistenza di san Massimiliano Kolbe fu l'Immacolata. All'Immacolata è dedicato il vostro Istituto, che, oltre ai tre tradizionali voti religiosi, prevede quello «mariano», con il quale ogni religiosa si consacra totalmente a Maria per l'avvento del Regno di Cristo nel mondo.

La contemplazione dei prodigi che il Padre celeste ha operato nell'umile fanciulla di Nazaret orienti sempre la vostra vita consacrata nel cammino esigente della santificazione, sulle orme di Colei che, interamente dedita al servizio di Dio, è stata costituita nostra Madre, Madre della Chiesa e dell'intera umanità.

Di Maria imitate la premura nel servizio al prossimo, cercando di essere sempre assidue nel lavoro e zelanti nell'apostolato. Questo sia lo stile dell'azione vostra nella Chiesa; questo sia il segno distintivo della vostra opera evangelizzatrice e missionaria, mantenendo il cuore attento alle necessità di ogni essere umano. Come persone consacrate e, in modo speciale, come Francescane Missionarie dell'Immacolata, siete chiamate ad essere, attraverso la fedeltà gioiosa alla vostra Regola, "un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano ed una testimonianza particolare del mistero della Chiesa, che è vergine, sposa e madre" (Vita consecrata
VC 57).

Anche per questo, vostro modello sia Maria, che ai divini disegni rispose prontamente: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Il suo «fiat» fu il centro propulsore della sua missione. Così il vostro «fiat» a Dio sarà il segreto del successo della vostra missione. Per essere efficaci testimoni del Vangelo, specialmente fra i poveri e le persone in difficoltà, è indispensabile che vi abbandoniate totalmente nelle mani del Signore e manteniate aperto il cuore ai suoi divini disegni.

3. A quanti, visitando la «Città dell'Immacolata», restavano sbalorditi per le opere realizzate, san Massimiliano Kolbe additando il Santissimo Sacramento spiegava: "Tutta la realtà di Niepokalanow dipende da qui". A Gesù presente nell'Eucaristia egli si rivolgeva con accenti di fede profonda: "Il Tuo Sangue scorre nel sangue mio, la Tua anima, o Dio incarnato, compenetra la mia anima, le dà forza e la nutre". Ecco il segreto della sua santità. Dall'Eucaristia si irradiano le grazie che sostengono i missionari nella quotidiana attività evangelizzatrice. Perché il vostro apostolato produca gli auspicati frutti di bene, alimentatevi a questa sorgente inesauribile di amore, mediante intensa preghiera e vita interiore.

Ho appreso con piacere che il vostro Istituto non manca di vocazioni. Ringrazio per questo il Signore insieme con voi e vi invito a proseguire nel proporre con discernimento a quanti incontrate la radicalità della testimonianza evangelica. Curate bene la formazione umana e spirituale di quante aspirano alla vita consacrata.

Consapevoli che i cristiani sono "nel mondo ma non del mondo" (cfr Jn 17,14-16), siate il buon lievito che fa fermentare la pasta (cfr Ga 5,9), siate il sale che dà sapore e la luce che illumina (cfr Mt 5,13-14). Non perdete mai di vista l'esempio del Verbo incarnato che per amore si è fatto servo e ha dato se stesso per noi. Alla sua sequela camminate senza stancarvi. Con Maria, la Vergine Immacolata a cui è consacrata la vostra Famiglia religiosa, restare ai piedi della Croce!

231 Da parte mia vi assicuro un ricordo nella preghiera, mentre vi imparto di cuore una speciale Benedizione, che estendo al venerato Fratello, Cardinale Agostino Mayer, che presiederà il vostro Capitolo, come pure a tutte le vostre Consorelle ed a quanti fanno parte della vostra Famiglia spirituale.

PAROLE DEL SANTO PADRE


DURANTE L'INCONTRO CONVIVIALE CON I POVERI


Giovedì, 15 Giugno 2000


Carissimi Fratelli e Sorelle!

Fra i tanti appuntamenti del Giubileo, questo è per me sicuramente uno dei più sentiti e più significativi. Ho voluto incontrarvi, ho voluto condividere con voi la mensa per dirvi che voi siete nel cuore del Papa. Con grande affetto abbraccio ciascuno di voi, amici a me tanto cari.

E' poco certamente il tempo che posso trascorrere con voi, ma vi assicuro che tutti i giorni vi seguo con la preghiera e con l'affetto. Mentre vi guardo uno ad uno, penso a quanti a Roma, come in ogni parte del mondo, attraversano momenti di prova e di difficoltà. Vorrei avvicinarmi a ciascuno per dirgli: non sentirti solo, perché Iddio ti ama. Il Papa vi vuole bene, carissimi Fratelli e Sorelle, e con lui la Chiesa intera vi spalanca le braccia dell'accoglienza e della fraternità.

Grazie per aver accettato il mio invito e per essere venuti numerosi a questo incontro conviviale, che si svolge a qualche giorno dall'inizio del Congresso Eucaristico Internazionale. Di questo evento spirituale, che costituisce il cuore dell'Anno Giubilare, il nostro pranzo nella sua semplicità rappresenta una significativa preparazione. Quest'oggi, infatti, ci troviamo intorno alla mensa materiale; insieme ed ancor più numerosi ci accosteremo la prossima settimana a quella spirituale, al banchetto dell'Eucaristia, per celebrare l'amore di Dio che ci rende fratelli e solidali gli uni degli altri. Prepariamoci bene a questo straordinario evento, al quale già guardiamo con viva attesa.

Grazie ancora per la vostra presenza, grazie a quanti hanno organizzato e preparato il pranzo, come pure a chi l'ha rallegrato con suoni e canti facendone un momento di serenità e di gioia. A tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE DI SAN FELICE DA CANTALICE


Venerdì, 16 giugno 2000




Care sorelle,

1. "Grazia a voi e pace a Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,4). Sono particolarmente lieto di dare il benvenuto a voi, riunite in occasione del XXI Capitolo Generale della Congregazione delle Suore di san Felice da Cantalice, che si svolge nell'anno del Grande Giubileo. Questo è un anno nel quale la Chiesa intera innalza le lodi di Dio per il dono del Verbo fatto carne e celebra l'Incarnazione non solo come evento del passato, ma anche come esempio dell'amore di Dio in ogni luogo e in ogni tempo. Anche fra le suore di san Felice il Verbo è venuto a dimorare in modi profondi e potenti e per le grandi cose che ha compiuto fra voi rendiamo grazie al Padre di ogni misericordia.

2. La vostra Congregazione è sorta in un periodo molto difficile per la Polonia. La nazione aveva perso la sua indipendenza e la questione di come riacquistare la libertà ardeva nel cuore dei polacchi. Per alcuni l'unica risposta era la lotta armata; tuttavia, ogni tentativo di eliminare con la forza il giogo dell'oppressione portava soltanto a una maggiore sofferenza. In tale situazione, Dio presentò la beata Maria Angela Truszkowska che propose una risposta radicalmente diversa alla questione di come riacquistare la libertà, traendo ispirazione da san Francesco d'Assisi e da san Felice da Cantalice. Da loro la vostra Fondatrice apprese che la via verso la libertà autentica non era la violenza, ma il gioioso svuotamento di sé. Questa non era la logica del mondo, ma del Figlio di Dio che "umiliò se stesso facendosi obbediente" (Ph 2,7); fu questo a contraddistinguere tutta la vita della Beata Maria Angela e ad aiutare una nazione a svegliarsi dal suo letargo spirituale. La logica dell'incarnazione portò il grande san Francesco a liberarsi dall'attaccamento a tutte le cose al fine di possedere tutte le cose in Dio. Volle accettare le ferite della Croce nell'imitazione gioiosa del Salvatore sofferente.

232 La logica dell'incarnazione significò per san Felice percorrere le strade di Roma come "scimmia dei Cappuccini", elemosinando cibo per i suoi fratelli, rispondendo sempre con il suo famoso "Deo Gratias" e sfamando i poveri per la salvezza della sua anima.

Per la Beata Maria Angela significò immergersi nella sofferenza del tempo, abbracciando "i piccoli" in una vita di azione intensamente radicata nella contemplazione. Tale vita la collocò fermamente in una tradizione di santità che giunge fino al Signore crocifisso passando per san Felice e san Francesco.

La vostra Fondatrice portava spesso i bambini che le erano stati affidati nella Chiesa dei Cappuccini a Varsavia dove san Felice viene ritratto con Gesù Bambino fra le braccia. Nella figura del Santo Bambino, la Beata Angela Maria riconosceva i piccoli che era chiamata a servire. Sapeva che san Felice veniva descritto con Gesù Bambino fra le braccia perché nel farsi carico del fardello dei bisognosi aveva portato fra le braccia il povero Cristo stesso. La beata Maria Angela riconobbe in questo la propria chiamata.

Facendosi carico del fardello dei più deboli lei e le sue sorelle avrebbero portato il "piccolo" Signore Gesù. La Beata Maria Angela sapeva anche che era Maria che aveva posto il Santo Bambino nelle braccia di san Felice, e che era Maria che ora stava ponendo suo Figlio bambino nelle braccia delle Suore di san Felice. Quanto giusto fu dunque dedicare la Congregazione al Cuore Immacolato di Maria!

3. Tuttavia la spada che trafisse il cuore di Maria (cfr
Lc 2,35) trafisse anche il cuore della Fondatrice. "Amare significa dare" scrisse, "dando ogni cosa l'amore richieda; dando immediatamente, senza rimpianti, con gioia e desiderando che ci venga chiesto ancora di più". Nell'obbedire alla logica dell'incarnazione e nel portare fra le braccia il Signore stesso, la Beata Maria Angela divenne una vittima d'amore. Passo dopo passo ascese il monte del Calvario in un itinerario di sofferenza sia fisica sia spirituale fin quando la sua vita non venne infiammata dal mistero della Croce.

Addentrandosi sempre più nell'oscurità del Calvario insistette più che mai sul fatto che al centro della vita della Congregazione vi fosse devozione soprattutto per la santa Eucaristia e per il Cuore Immacolato di Maria. Lasciò alle sue sorelle il motto: "tutto attraverso il Cuore di Maria in onore del Santissimo Sacramento". Nelle lunghe ore di preghiera di fronte al Santissimo Sacramento apprese che lei e le sue sorelle erano chiamate a "conoscere le vie della morte del Signore" (cfr Ph 3,10) cosicché potessero divenire l'Eucaristia.

Nella Madre di Cristo, la Beata Maria Angela riconobbe Colei che partecipò più intimamente alla Passione di suo Figlio e seppe che ciò era anche la chiamata delle Suore. In Maria Immacolata riconobbe la donna del Magnificat, la donna il cui svuotamento di sé permise a Dio di colmarla della gioia dello Spirito Santo. Questa doveva essere la vita delle Suore di san Felice.

4. Il nostro mondo è molto diverso, ma non riceviamo una sfida minore dalla letargia spirituale del nostro tempo e dalla questione della libertà autentica. E' dovere sacro della Chiesa proclamare al mondo la risposta autentica a tale questione. I religiosi e le religiose svolgono un ruolo cruciale in questo compito. Per voi, Suore di san Felice, ciò deve significare una fedeltà ancora più radicale al programma di vita che la vostra Fondatrice vi ha lasciato, poiché se fra voi non c'è questa fedeltà allora anche voi potete divenire vittime della confusione spirituale dell'epoca e può emergere fra voi l'ansietà e la disunione che sono i suoi frutti.

Vi esorto, care suore, in questo tempo critico nella vita della vostra Congregazione, a dedicarvi in questo Capitolo Generale a un culto più ardente del Santissimo Sacramento, a una devozione più profonda a Maria Immacolata e a un amore più radicale del carisma della vostra Fondatrice.

Abbracciate la Croce del Signore come fece la Beata Angela! Allora diverrete Eucaristia. Tutta la vostra vita intonerà il Magnificat. La vostra povertà si colmerà delle "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8). Affidando il vostro Capitolo Generale e tutta la Congregazione a Maria, Madre delle sofferenze e madre di tutte le gioie e all'intercessione di san Francesco, di san Felice e della vostra beata Fondatrice, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, quale pegno di grazia e di pace infinita in Gesù Cristo, "testimone fedele, il primogenito dei morti" (Ap 1,5).

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE FRANCESCANE IMMACOLATINE


Sabato, 17 giugno 2000

233
Carissime Suore Francescane Immacolatine!


1. Sono lieto di rivolgere il mio più cordiale saluto a tutte voi, convenute da varie parti d'Italia, Brasile, Filippine ed India per partecipare al Capitolo Generale della vostra Congregazione. In particolare, saluto la Superiora Generale e le Consorelle che con lei condividono il servizio dell'autorità per il bene dell'intero Istituto. Estendo il mio affettuoso pensiero a tutte le Suore Francescane Immacolatine, come pure ai laici associati nelle opere apostoliche dell'Istituto.

Negli intensi lavori capitolari voi state riflettendo sul tema: "Nel terzo millennio docili allo Spirito Santo come Teresa, missionarie per le vie del mondo". Guidate dagli interiori suggerimenti dello Spirito Santo, vi sforzate di approfondire la specifica spiritualità della vostra opera e l'originaria freschezza del carisma fondazionale, a voi lasciato dal Padre Cappuccino Lodovico Acernese, carisma vissuto in modo esemplare dalla Serva di Dio Teresa Manganiello, vera pietra angolare della vostra Famiglia spirituale.

Questo carisma, a voi affidato dalla Provvidenza, deve spingere ogni Suora Francescana Immacolatina ad essere missionaria negli ambiti che sono più consoni alla vita di consacrazione ed alle vostre attività apostoliche: dall'istruzione ed educazione dei bambini e dei giovani, alla catechesi, alla collaborazione alle attività pastorali delle parrocchie e delle missioni, come pure a tutte quelle iniziative di solidarietà e di assistenza che risultano essere non solo compatibili con lo spirito dell'Istituto, ma soprattutto meglio rispondenti alle necessità della Chiesa del nostro tempo.

Si tratta d'un carisma quanto mai attuale, che trova origine e vigore nell'autentica tradizione francescana e nella più genuina spiritualità mariana.

2. Anzitutto, voi siete Francescane. Il primo elemento caratteristico della vostra vita ed attività apostolica è l'ideale francescano. E' quanto indicano le vostre stesse Costituzioni, quando identificano la regola suprema della vita di ogni Suora Francescana Immacolatina nel "seguire Cristo più da vicino, secondo la forma del santo Vangelo", così come esso viene proposto "negli esempi e negli insegnamenti del serafico padre San Francesco" (Costituzioni, n. 2).

Il Poverello di Assisi fece del Vangelo il centro della propria esperienza interiore (cfr Testamento 16-18: Fonti Francescane, n. 116) e lo propose ai suoi frati quale norma suprema di vita (cfr Regola Bollata I, 2: Fonti Francescane, n. 75). In questo cammino evangelico egli fu seguito da una folta schiera di figli e di figlie spirituali, tra i quali assume un rilievo speciale la sua "pianticella", santa Chiara (cfr Regola di santa Chiara, I, 1-2: Fonti Francescane, n. 2750).

Alla scuola di Francesco e Chiara d'Assisi, ogni Francescana Immacolatina è chiamata a testimoniare all'umanità del terzo millennio la forza trasformante del Vangelo annunciato con la parola e con l'esempio, a tutti recando la Buona Novella della riconciliazione e della salvezza.

La fraternità universale, vissuta in modo particolarmente intenso da san Francesco e santa Chiara, vi sia di guida nell'impegno apostolico e missionario, a cui la vostra Congregazione sin dalle umili origini della Casa Madre di Pietradefusi ha dato rilievo, diffondendo ovunque la fragranza di Cristo, unico Salvatore dell'umanità.

3. Il secondo elemento fondamentale della vostra identità religiosa è la spiritualità mariana. Come viene ricordato dalla vostra legislazione, il Padre Lodovico Acernese si distingueva per il singolare amore alla Vergine Immacolata e, per questo, volle consacrare a Maria Santissima l'Istituto da lui fondato, quale "omaggio novello al suo Immacolato Concepimento" (Costituzioni, n. 4).

Le vostre Costituzioni indicano poi il modo più consono per mostrare il volto mariano dell'Istituto: "Faremo risplendere nella Congregazione ed in ognuna di noi tale «omaggio» con una vita di totale consacrazione alla Vergine Immacolata. Guardando ed imitando Lei, come eccelso modello di vita evangelica, vogliamo vivere ed operare per la conversione e la santificazione delle anime, animando di gioiosa rinuncia tutta la nostra vita" (ibid.).

234 La Vergine Immacolata sia perciò la vostra guida, il modello ispiratore, l'aiuto costante nel quotidiano cammino, il rifugio nelle immancabili difficoltà e la letizia nei momenti di gioia e di condivisione.

4. Carissime Sorelle! La vostra Assemblea capitolare si svolge nel cuore del grande Giubileo dell'anno 2000, che è per tutti un tempo speciale di grazia e di rinnovamento spirituale. Come ho sottolineato nella Bolla d'indizione, esso porta con sé anche un aspetto missionario. Infatti, "l'ingresso nel nuovo millennio incoraggia la comunità cristiana ad allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell'annuncio del Regno di Dio" e spinge i discepoli di Cristo ad abbracciare con fervore l'"impegno missionario della Chiesa dinnanzi alle odierne esigenze dell'evangelizzazione" (Incarnationis mysterium, n. 2).

Auspico di cuore che la celebrazione del Capitolo generale imprima al vostro Istituto un rinnovato slancio missionario, così che possiate proseguire nello stile francescano e nella spiritualità mariana che, fin dall'inizio, vi contraddistinguono e costituiscono la più preziosa eredità a voi consegnata da P. Lodovico Acernese e da Teresa Manganiello. Sulle loro orme continuate a camminare, portando abbondanti frutti di bene.

Affido voi, le vostre Consorelle che operano in Italia e nel mondo e le persone a voi care alla celeste protezione di Maria Immacolata, "Donna del silenzio e dell'ascolto, docile nelle mani del Padre" (ibid., n. 14), e di san Francesco d'Assisi, mentre vi benedico con affetto, insieme con quanti incontrate nel vostro quotidiano apostolato francescano e mariano.


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