GPII Discorsi 2000 1002


SALUTO AL TERMINE DELLA PROCESSIONE MARIANA IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DEGLI AMMALATI

E DEGLI OPERATORI SANITARI

11 febbraio 2000

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Questa suggestiva fiaccolata, che si è snodata per via della Conciliazione partendo da Castel Sant'Angelo, chiude l'odierna giornata tutta dedicata alla Madonna. Lo spettacolo suggestivo, offerto da questo lungo corteo di fiaccole, richiama alla mente quello che, più o meno in questa stessa ora, sta svolgendosi a Lourdes, cittadella di Maria, nella quale tanti pellegrini sani ed ammalati vivono un’esperienza spirituale intensa e consolante.

Maria guida ed illumina il nostro cammino, carissimi Fratelli e Sorelle, che saluto con grande affetto. Maria, Madre tenerissima, ci accompagna nella gioia e nel dolore, nei momenti felici e in quelli della prova fisica e spirituale, per aiutarci a ripetere in ogni circostanza il nostro "sì" alla volontà di Dio. Questa mattina, in questa stessa Piazza San Pietro, abbiamo celebrato il Giubileo dei malati e degli operatori sanitari. Questa sera siamo qui nuovamente per chiedere a Maria, "Salute degli infermi", di fare dell’Anno Santo un vero “anno di grazia”. La Vergine Immacolata, aiuti ciascuno a sperimentare, "in virtù di una sincera conversione del cuore, l'abbondanza della misericordia di Dio e la gioia di una comunione più piena con i fratelli, primizia della gioia senza fine del Cielo" (Preghiera a Maria Santissima "Salute degli infermi").

Fratelli e Sorelle carissimi, nell’affidarvi alla protezione della Vergine Santissima, imparto a voi, alle vostre famiglie ed a tutte le persone che vi sono care una speciale Benedizione, che estendo volentieri a quanti sono uniti a noi spiritualmente, in modo speciale presso la Grotta di Lourdes ed in altri santuari mariani.


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DELLA CONGREGAZIONE DELLE STIMMATE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

12 febbraio 2000

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Carissimi Fratelli Stimmatini!

1. Con gioia vi accolgo, nel contesto spirituale ed ecclesiale del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, in occasione del XXXIV Capitolo Generale della vostra Congregazione. Insieme ai pellegrini, che giungono a Roma da ogni parte del mondo, anche voi siete qui convenuti da quattro continenti, in rappresentanza degli oltre 400 Confratelli, per discernere ciò che lo Spirito chiede oggi, all'alba del terzo millennio, ai figli di san Gaspare Bertoni. Io stesso ebbi la gioia di celebrare la canonizzazione del vostro Fondatore, nella solennità di Tutti i Santi del 1989. Egli nutriva per il Successore di Pietro e per la Sede Apostolica speciale devozione, e la vostra odierna visita vuol esserne un rinnovato segno.

2. Nelle sue Costituzioni, il Fondatore ha definito i membri della Congregazione "missionari apostolici in obsequium episcoporum".Voi siete dunque persone che con tutte le forze, e con la grazia particolare della vocazione, intendete cooperare all'attuazione della missione apostolica. Nello spirito e sulle orme del Fondatore, voi svolgete il ministero parrocchiale, con speciale attenzione alla gioventù; vi dedicate alla predicazione ed alla formazione del clero; siete impegnati nella missione ad gentes in America Latina, Africa e Asia. Alcuni di voi sono stati chiamati al servizio episcopale, specialmente in Brasile; poco più di un mese fa, ho consacrato vescovo Padre Giuseppe Pasotto, Amministratore Apostolico del Caucaso. Questo fatto, che attesta la fedeltà e la generosità degli Stimmatini, è per me motivo di riconoscenza.

Prego con voi il "padrone della messe" di suscitare numerose e buone vocazioni nella vostra famiglia religiosa, per sostenere le opere che avete intrapreso, ma anche per permettervi di aprirne di nuove, là dove la missione del Redentore vorrà spingere i passi dei membri della Congregazione.

3. Come tema centrale dei vostri lavori capitolari, vi siete proposti quello della condivisione fraterna all'interno della comunità religiosa, per la testimonianza al mondo dell'amore di Dio. Si tratta di un valore tipico della vita consacrata, posto in grande rilievo durante l'Assemblea sinodale del 1995 e pienamente recepito nell'Esortazione apostolica che ad essa ha fatto seguito. Riflettere e operare in tale prospettiva è più che mai necessario oggi, per mostrare agli uomini del nostro tempo, condizionati da una diffusa mentalità individualistica, "com'è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme" (
Ps 132,1), perché da questo tutti riconoscano che siete discepoli di Cristo (cfr Jn 13,35).

La vita comunitaria delle persone consacrate costituisce un eloquente segno della comunione ecclesiale, sostanziato anzitutto dall'esperienza ordinaria di condivisione fraterna: signum fraternitatis (cfr Esort. Ap. Vita consecrata, 42). Molteplici sono le forme concrete in cui si attua la fraternità, secondo la varietà dei carismi e le caratteristiche degli Istituti. Unico, tuttavia, è l'amore, diffuso nelle differenti membra dal medesimo Spirito Santo.

4. Questo Anno santo, che la Chiesa intende come un grande inno alla Santissima Trinità, è più che mai propizio per dare spazio alla dimensione contemplativa della vita consacrata, perché questa, assorbendo la linfa che deriva dalle sue radici teologali, ne venga intimamente rinnovata e rinvigorita. La fraternità evangelica è, infatti, irradiazione della comunione Trinitaria, e a questa deve costantemente alimentarsi, mediante la Parola di Dio, i sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione e la preghiera quotidiana.

Così scriveva, a tale proposito, il vostro Fondatore: "Siccome nessuna altra cosa concilia tanto verso una persona l'amore di vera carità quanto lo scorgere in essa singolari pregi di virtù e doni dello Spirito Santo e il contemplarla come immagine di Dio dipinta coi più bei colori della grazia: se dunque tutti si studieranno di crescere in queste virtù e in questi doni, e di considerarli spesso negli altri, se ameranno ritenere in cuor loro questi altri come a sé superiori, godere dei doni spirituali che vedono in essi e renderne grazie a Dio: crescerà fra loro in modo mirabile la scambievole carità" (Cost. 223).

5. La condivisione non si limita alla vita fraterna della comunità, ma si estende al ministero nel coinvolgimento dei laici e a livello delle strutture ecclesiali locali. Per questo occorre rinnovare senza stancarsi l'impegno di fraternità e di conversione, nella consolante certezza che il Signore è presente là dove si cerca sinceramente di vivere secondo il suo comandamento dell'amore.

La vostra assemblea ha suggerito anche indicazioni pratiche, perché tra i Confratelli di ogni età si approfondisca l'esercizio della condivisione spirituale ed apostolica. E' questo, in effetti, un sostegno indispensabile alla missione apostolica caratteristica della vostra Congregazione, quella cioè di servire la Chiesa sotto la direzione dei Vescovi. Aiutarsi a vicenda nella comunione, favorendo, per così dire, la circolazione dell'amore divino, riversato nei cuori di ciascuno dallo Spirito Santo, è condizione primaria per compiere la missione apostolica spesso "ardua e difficile" ed "esposta a pericoli", una missione che "non dipende dalle forze dell'uomo, ma dalla grazia dello Spirito Santo". In tal modo, "Colui che ha ispirata e incominciata l'opera, Egli stesso la condurrà a compimento" (Cost. 185).

Facendo mie le parole, a voi ben note e care, del venerato Fondatore, prego il Signore, per intercessione della Vergine Santa, di far fruttificare l'impegno da voi posto in questi giorni di lavoro comune, e di cuore vi benedico insieme con tutti i vostri Confratelli.




AI PARTECIPANTI ALLA VI ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA,

E ALLA GIORNATA COMMEMORATIVA DEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA "EVANGELIUM VITAE"

14 febbraio 2000

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Signor Cardinale,

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

1. Desidero, anzitutto, ringraziare il Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute e la Pontificia Accademia per la Vita per aver pensato e organizzato questa Giornata commemorativa del quinto anniversario della pubblicazione dell'Enciclica Evangelium Vitae.Essa si svolge nel quadro delle celebrazioni dell'Anno giubilare e intende porsi in sintonia di preghiera con il Pellegrinaggio che farò in Terra Santa nel prossimo mese per venerare i luoghi ove "il Verbo si è fatto carne" (
Jn 1,14).

Saluto il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo e lo ringrazio per i sentimenti manifestati nell'indirizzo rivoltomi. Saluto poi voi tutti, partecipanti a questa riflessione su un Documento che considero centrale nell'insieme del Magistero del mio Pontificato e in ideale continuità con l'Enciclica Humanae vitae del Papa Paolo VI di venerata memoria.

2. Nell'Enciclica Evangelium Vitae la cui pubblicazione fu preceduta da un Concistoro straordinario e da una consultazione di Vescovi, ho preso le mosse da una prospettiva di speranza per il futuro dell'umanità. Scrivevo: "A tutti i membri della Chiesa, popolo della vita e per la vita, rivolgo il più grande invito perché, insieme, possiamo dare a questo nostro mondo nuovi segni di speranza, operando affinché crescano giustizia e solidarietà e si affermi una nuova cultura della vita umana, per l'edificazione di un'autentica civiltà della verità e dell'amore" (n. 6).

Vita, verità, amore: parole ricche di suggestioni stimolanti per l'impegno umano nel mondo. Esse sono radicate nel messaggio di Gesù Cristo, che è Via, Verità e Vita, ma sono anche impresse nel cuore e nelle aspirazioni di ogni uomo e di ogni donna.

L'esperienza vissuta all'interno della società, a cui la Chiesa con rinnovato slancio ha portato il suo messaggio nel corso di questi cinque anni, consente di rilevare due fatti: da una parte, la persistente difficoltà che il messaggio incontra in un mondo che presenta gravi sintomi di violenza e di decadenza; dall'altra, l'immutata validità dello stesso messaggio ed anche la possibilità della sua recezione sociale laddove la comunità dei credenti, coinvolgendo anche la sensibilità degli uomini di buona volontà, coraggiosamente e unitariamente esprime il suo impegno.

3. Esistono fatti che comprovano con crescente chiarezza come le politiche e le legislazioni contrarie alla vita stiano portando le società al decadimento, non solo morale ma anche demografico ed economico. Il messaggio dell'Enciclica può essere, pertanto, presentato non solo come vera e autentica indicazione per la rinascita morale, ma anche come punto di riferimento per la salvezza civile.

Non ha dunque ragion d'essere quella sorta di mentalità rinunciataria che porta a ritenere che le leggi contrarie al diritto alla vita - le leggi che legalizzano l'aborto, l'eutanasia, la sterilizzazione e la pianificazione delle nascite con metodi contrari alla vita e alla dignità del matrimonio - presentino una loro ineluttabilità e siano ormai quasi una necessità sociale. Al contrario, esse costituiscono un germe di corruzione della società e dei suoi fondamenti.

La coscienza civile e morale non può accettare questa falsa ineluttabilità, così come non accetta l'idea della ineluttabilità delle guerre o degli stermini inter-etnici.

4. Grande attenzione meritano i capitoli dell'Enciclica che riguardano il rapporto fra legge civile e legge morale, per l'importanza crescente che essi sono destinati ad avere nel risanamento della vita sociale. Vi si chiede ai pastori, ai fedeli e agli uomini di buona volontà, specialmente se legislatori, un rinnovato e concorde impegno per la modifica delle leggi ingiuste che legittimano o tollerano tali violenze.

Non si lasci nulla di intentato per eliminare il delitto legalizzato o almeno per limitare il danno di tali leggi, mantenendo viva la consapevolezza del dovere radicale di rispettare il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale di ogni essere umano, fosse anche l'ultimo e il meno dotato.

5. Ma un altro campo molto ampio di impegno in difesa della vita si apre alla intraprendenza della comunità dei credenti: è l'ambito pastorale ed educativo, sul quale si sofferma la quarta parte dell'Enciclica, tracciando concrete indicazioni per l'edificazione di una nuova cultura della vita.In questi cinque anni numerose iniziative sono state avviate nelle diocesi e nelle parrocchie, ma molto resta ancora da fare.

Un'autentica pastorale della vita non può essere semplicemente delegata a movimenti specifici, pur sempre meritori, operanti nel campo socio-politico. Essa deve sempre restare quale parte integrante della pastorale ecclesiale, a cui spetta il compito di annunciare il "Vangelo della vita". Affinché ciò avvenga in modo efficace, è importante la messa in opera sia di adeguati piani educativi che di servizi e di strutture concrete di accoglienza.

Ciò suppone innanzitutto la preparazione degli operatori pastorali nei Seminari e negli Istituti di Teologia; richiede poi il retto e concorde insegnamento della morale nelle varie forme di catechesi e di formazione delle coscienze; si concretizza, infine, nell'allestimento di quei servizi che possano consentire a tutte le persone in difficoltà di trovare il necessario aiuto.

Attraverso una concorde azione educativa nelle famiglie e nelle scuole, si cercherà di far sì che i servizi assumano il valore di "segno" e di messaggio. Come la comunità ha bisogno di luoghi di culto, così essa deve sentire il bisogno di organizzare, soprattutto a livello diocesano, servizi educativi e operativi per il sostegno alla vita umana, servizi che siano frutto della carità e segno di vitalità.

6. La modifica delle leggi non può non essere preceduta e accompagnata dalla modifica della mentalità e del costume su vasta scala, in modo capillare e visibile. La Chiesa in questo ambito non lascerà nulla di intentato né potrà accettare negligenze o colpevoli silenzi.

Mi rivolgo in modo particolare a quei giovani che sono sensibili al rispetto dei valori della corporeità e anzitutto dello stesso valore della vita concepita: siano essi i primi artefici e beneficiari del lavoro che si farà nel contesto della pastorale della vita.

Rinnovo poi l'appello che nell'Enciclica ho rivolto a tutta la Chiesa: agli scienziati e ai medici, agli educatori e alle famiglie come a quanti operano nei mezzi di comunicazione sociale e, in modo speciale, ai cultori del diritto e ai legislatori. Sarà grazie all'impegno di tutti che il diritto alla vita potrà trovare, in questo mondo a cui non mancano i beni necessari se ben distribuiti, concreta applicazione. Solo così si supererà quella sorta di silenziosa e crudele selezione per cui i più deboli vengono ingiustamente eliminati.

Ogni persona di buona volontà si senta chiamata a mobilitarsi per questa grande causa. La sostenga la convinzione che ogni passo fatto in difesa del diritto alla vita e nella concreta promozione di esso é un passo verso la pace e la civiltà.

Confidando che questa commemorazione possa suscitare nuovo e concreto slancio di impegno in difesa della vita umana e per la diffusione della cultura della vita, invoco su tutti voi e su quanti si adoperano con voi in questo delicato settore l'intercessione di Maria "Aurora del mondo nuovo e Madre dei viventi" (Evangelium vitae EV 105) e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.




AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE SLOVACCO

15 febbraio 2000

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Venerati Fratelli nell'Episcopato,

Stimati Rappresentanti delle altre Confessioni cristiane,
Signor Presidente della Repubblica slovacca,
Carissimi pellegrini slovacchi!

1. Con grande gioia vi do’ il benvenuto e vi ringrazio per la visita che avete voluto rendermi in occasione del vostro pellegrinaggio nazionale. Rivolgo il mio saluto fraterno al Signor Cardinale Ján Chrisostom Korec, Vescovo di Nitra, e a Mons. Rudolf Balá, Presidente della Conferenza Episcopale Slovacca, che ringrazio per le significative e cordiali espressioni indirizzatemi a nome di tutti. Saluto pure gli altri Presuli, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i fedeli presenti. Saluto voi, distinti Rappresentanti e delegati della Chiesa Evangelica e delle altre Confessioni cristiane presenti in Slovacchia. Un particolare e grato saluto rivolgo, poi, al Signor Presidente della Repubblica slovacca, che ha voluto onorarmi di questa sua visita e rivolgermi un significativo indirizzo.

E' soprattutto all'intera popolazione della Slovacchia che, attraverso di voi, cari pellegrini, vorrei far giungere il mio caloroso e riconoscente saluto. Mi sono infatti ancor vive nel cuore i ricordi legati al Viaggio Apostolico che la Provvidenza mi ha dato l'opportunità di effettuare nella vostra amata Terra nel 1995, e non posso dimenticare l'accoglienza riservatami in quei giorni ricchi di incontri e di esperienze spirituali. Ritorno con l'animo specialmente al Santuario di Šastin dove, sotto lo sguardo della Vergine Maria Addolorata, i cattolici slovacchi, che l'hanno scelta come Patrona e Protettrice, hanno rinnovato la consacrazione a Lei, affermando che la vostra Nazione considera la fede cristiana come uno dei capisaldi della propria identità.

Grazie per questa vostra visita che si inscrive nel Grande Giubileo del Duemila, nel quale la Chiesa intera, meditando il mistero d'amore rivelato nell'incarnazione del Verbo, si sente circondata dalla tenerezza del Padre celeste, che va incontro ad ogni suo figlio e figlia per donare a tutti pace e salvezza.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle! I propositi di bene e di rinnovato impegno cristiano, da voi espressi cinque anni fa durante il mio pellegrinaggio in Slovacchia, ottengono presso la Tomba dell'apostolo Pietro un forte sostegno dai frutti della redenzione, che la Chiesa elargisce con particolare generosità in questo Anno di grazia e di misericordia. Corroborati da tali doni, voi volete qui rinnovare la vostra fede in Cristo, il "Figlio del Dio vivo", e confermare la decisione di seguirlo nel suo modello di vita che è esigente, ma reca pace e salvezza.

Il Vangelo costituisce la preziosa eredità che il vostro popolo ha ricevuto da molti secoli. Lunghi anni di dura oppressione comunista non l'hanno distrutta, anche se le difficoltà sono state veramente grandi. Ora è il tempo della rinascita spirituale; l'ora della primavera della speranza, dopo l'inverno dell'ateismo militante. Non mancano neppure adesso prove e difficoltà, ma il costante ritorno alle sorgenti evangeliche è fonte sicura di ripresa umana e religiosa. Siate fedeli a Cristo! Siate fedeli al suo Vangelo di salvezza, capace di rinnovare l'uomo e la società! La fede integralmente vissuta esige una coerente testimonianza nei diversi ambiti nei quali si sviluppa la vicenda umana, personale e comunitaria.

In questo momento particolarmente significativo per la storia di fede del vostro Popolo, desidero rivolgere a voi ed a quanti nella diletta Nazione slovacca condividono l'onore e la gioia di essere credenti l'invito ad essere testimoni coraggiosi di Cristo nella famiglia, nel luogo di lavoro e nella società. Non sarebbe possibile, infatti, conservare l'identità cristiana di un popolo, se negli ambiti più importanti della sua vita venisse a mancare una testimonianza coerente e coraggiosa, capace di arginare i pericoli sempre in agguato del compromesso, dell'edonismo e del secolarismo.

3. Al centro del cammino di rinnovamento spirituale e civile, che il Giubileo propone agli uomini del nostro tempo, c'è l'incontro con Cristo. E' Lui la Porta santa che ci introduce nella Vita nuova del Regno del Padre, mediante la luce della sua parola e l'aiuto efficace della sua grazia.

La Parola di Dio, che la Chiesa proclama ed offre alla nostra meditazione, ci guida nel nostro quotidiano cammino, offrendoci i criteri per giudicare secondo verità gli eventi sociali e le azioni personali ed aprendo al nostro impegno prospettive sempre nuove di santità e di autentica civiltà. Il Giubileo ci esorta ad essere uditori attenti e disponibili della Parola divina, crescendo nella fedeltà a Cristo ed al suo immutabile messaggio di salvezza. Tutti i credenti sono chiamati e fortemente invitati dal Giubileo ad incontrare l'unico Signore e Redentore dell'uomo, Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto. Egli ci chiama a sanare le divisioni e a camminare con decisione verso l'unità della fede per mezzo della grazia dello Spirito Santo.

Vogliamo elevare a Dio la nostra preghiera con fervore rinnovato perché in quest'anno di misericordia conceda a tutti i cristiani la grazia di assecondare con generosità l'azione dello Spirito Santo per presentarsi all'umanità nella profonda sintonia della carità, preludio alla perfetta unità della fede.

4. Cristo viene in aiuto dell'uomo, oltre che con la parola, mediante la grazia dei sacramenti, a cominciare dal Battesimo, nel quale si rinasce "da acqua e da Spirito" (
Jn 3,5). Egli alimenta questa nuova vita soprattutto con il dono del suo Corpo e del suo Sangue nell'Eucaristia, convito divino al quale, secondo l'ammonimento dell'Apostolo, si può prendere parte soltanto se si forma "un corpo solo" (1Co 10,17). E' nell'Eucaristia che Cristo nutre e fortifica il credente, perché possa vivere secondo il Vangelo. Accostandosi alla mensa eucaristica, il discepolo del Signore impara a compiere scelte consapevoli e responsabili, per vivere degnamente al cospetto di Dio, Padre buono e misericordioso, che legge nell'intimo della coscienza e giudica con verità il comportamento di ciascuno. Cibandosi del "Pane spezzato", il fedele impara a considerare l'altro come prossimo e fratello da rispettare e da accogliere e si impegna nella costruzione paziente ed operosa della comunità, valore da perseguire nonostante limiti e delusioni.

Non è forse questo il modello di comunità cristiana che ci presentano gli Atti degli Apostoli, quando affermano che i credenti "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42)? Solo cristiani uniti tra loro in modo tale da formare "una cosa sola" possono offrire una testimonianza pienamente credibile di fronte al mondo (cfr Jn 17,21). L'unità resta anche oggi la via privilegiata dell'evangelizzazione.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle della Slovacchia, che quest'oggi ho la gioia d'incontrare, vi auguro di cuore di tornare alle vostre case rinvigoriti nel desiderio di seguire il Vangelo e di testimoniarlo coraggiosamente. Prego il Signore perché anche questo nostro incontro vi sia di aiuto nel realizzare, con rinnovato impegno e sotto la saggia guida dei vostri Pastori, comunità vive e coraggiose, sempre pronte a proclamare agli uomini del nostro tempo la verità che libera e salva.

Affido l'intero Popolo slovacco, a me particolarmente caro, alla celeste protezione della Vergine Addolorata, la Madre buona e premurosa che veglia con amore sulla vostra Terra. Maria Santissima vi aiuti a vivere fruttuosamente la grazia del Grande Giubileo e ad accogliere ogni giorno con cuore umile e fedele il Salvatore.

Con questi sentimenti, invoco su ciascuno di voi e sull'intera Nazione Slovacca l'abbondanza delle divine benedizioni.


AI RETTORI DI SEMINARI DI LINGUA INGLESE IN EUROPA

Giovedì, 17 Febbraio 2000

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Con grande gioia vi saluto, Rettori dei Seminari di lingua inglese in Europa, e per vostro tramite sono lieto di porgere cordiali saluti ai membri di ognuna delle vostre comunità di seminario. In occasione di questo grande Giubileo dell'Anno 2000 avete scelto Roma quale luogo per il vostro incontro annuale. Prego affinché l'Anno Santo sia per voi un'occasione di grazia speciale e di impegno e fervore rinnovati, mentre cercate di svolgere i compiti necessari al bene della Chiesa e alla salvezza delle anime.

I vostri doveri particolari di Rettori sono caratterizzati dal vostro rapporto con i Vescovi, che vi inviano uomini perché li prepariate al servizio sacerdotale, con il personale che assiste alla formazione dei seminaristi, con gli studenti affidati alla vostra sollecitudine e alla vostra supervisione, con il presbiterato e le comunità diocesane dove questi uomini serviranno come sacerdoti. Per questo è evidente che dovete essere uomini dai rapporti umani solidi a tutti i livelli - ecclesiastico, accademico e spirituale - e uomini di comunione. Avete la responsabilità di mettere a disposizione degli altri il vostro talento e le vostre capacità e di agire come guide competenti, orientando gli individui e la comunità dei seminari nella suo complesso con determinazione e con sensibilità pastorale.

In tutto ciò è di primaria importanza che siate uomini di preghiera, autentici discepoli del Signore Gesù. La formazione pastorale, teologica e filosofica che i vostri Istituti offrono, risulterà vuota e inefficace se non sarà permeata dalla persona di Gesù Cristo, da una conoscenza intima del Figlio di Dio, dall'esperienza quotidiana dell'unico Salvatore di tutta l'umanità.

Fondamento dei vostri numerosi compiti e delle vostre numerose responsabilità è la testimonianza fedele di un'attiva vita di preghiera, Se vi sforzerete veramente di essere uomini di preghiera e cercherete di infondere questo stesso spirito nei vostri seminaristi, siate certi che la Chiesa, entrando nel terzo millennio, sarà pronta a soddisfare gioiosamente ed efficacemente le necessità delle persone che è chiamata a servire. Infatti, i suoi sacerdoti avranno imparato a porsi costantemente al cospetto del Signore, parlandogli, ascoltandolo, apprendendo da Lui, lasciandosi amare da Lui, affinché a loro volta possano fare lo stesso con gli altri, parlando loro, insegnando loro, imparando da loro e amandoli nel nome del Signore.

In questi giorni che trascorrerete insieme, discutendo e riflettendo, che lo Spirito Santo vi illumini e vi infonda sempre maggiore coraggio per lo svolgimento di questo compito vitale per il Popolo di Dio! In modo particolare, durante questo anno santo, vi affido a Maria, Madre dei sacerdoti e Madre della Chiesa e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi, al personale e agli studenti dei vostri seminari.




AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE (GIUSEPPINI D'ASTI)

17 Febbraio 2000

Carissimi Oblati di san Giuseppe!


1. In occasione della celebrazione del Capitolo Generale del vostro Istituto, avete espresso il desiderio di incontrarmi per riaffermare la vostra convinta adesione al Successore di Pietro. Ho accolto volentieri la vostra richiesta, ben sapendo quanto il vostro Fondatore insistesse sul dovere di restare strettamente uniti con la mente e col cuore alla Santa Sede. La prima obbedienza che gli Oblati di san Giuseppe devono osservare fedelmente, egli diceva, è l'adesione agli insegnamenti e alle direttive del Sommo Pontefice, considerando il loro servizio come un mandato ricevuto dalla Chiesa stessa, secondo le specifiche regole dell'Istituto.

A voi, dunque, il mio cordiale benvenuto. Uno speciale pensiero rivolgo al Padre Lino Mela, eletto in questi giorni all'ufficio di Superiore Generale: che il Signore lo illumini e lo sostenga nell'adempimento della sua nuova missione. Desidero, al tempo stesso, esprimere grato compiacimento al Superiore Generale uscente, Padre Vito Calabrese, che ha diretto la Congregazione per dodici anni con saggio equilibrio e paterna bontà. Estendo, infine, i miei sentimenti di affetto all'intera Famiglia religiosa che voi, Padri Capitolari, qui rappresentate, e tutti incoraggio a generosa perseveranza nel rispettivo campo di lavoro.

2. La vostra attività vi pone nel cuore della Chiesa. Il carisma di Oblati di san Giuseppe, infatti, vi chiede di riprodurre nella vita e nell'apostolato l'ideale di servizio quale lo visse il Custode del Redentore. Egli, insieme alla sua santa Sposa,stabilì un'ineffabile familiarità col Verbo incarnato, che aveva continuamente sotto i suoi occhi. Ecco, pertanto, lo stile di vita semplice e laborioso che voi intendete condurre, diffondendo la devozione a san Giuseppe con la predicazione, con le pubblicazioni e specialmente con la testimonianza apostolica. Questa è la tipica missione pastorale che voi svolgete in luoghi umili, tra gente povera, imitando l'artigiano di Nazaret, che protesse Gesù e lo sostenne nella preparazione al grande compito della Redenzione.

Il Beato Marello esortava i suoi figli spirituali ad essere "certosini in casa" per poter riuscire "efficaci apostoli fuori casa". Quest'insegnamento, sempre vivo nel vostro spirito, impegna tutti voi, cari Giuseppini, a custodire nelle case religiose un clima di raccoglimento e di preghiera, favorito dal silenzio e da opportuni incontri comunitari. Lo spirito di famiglia cementa l'unione delle comunità e di tutta la Congregazione.

3. So che su queste tematiche voi avete impostato i lavori capitolari, ed auguro che possiate trarre gli auspicati frutti spirituali dalla vostra importante assise, che avviene nell'anno in cui la Chiesa celebra il Grande Giubileo della Redenzione. Non è difficile vedere in questa felice coincidenza un segno della Provvidenza, che vi invita a varcare la «Porta Santa», simbolo di Cristo, per entrare rinnovati interiormente, come singoli e come Istituto, in una nuova stagione spirituale della Chiesa. Sarete così fedeli testimoni di Cristo nella nostra epoca: fiduciosi nel potere sanante dell'amore di Dio, vi protenderete nel coraggioso sforzo della nuova evangelizzazione. Realizzerete in tal modo la vostra missione, "facendo le opere di Dio in silenzio", come amava dire il vostro Fondatore, il quale aggiungeva che, se si opera "senza confidare negli uomini e neppure in noi stessi, ma pieni di speranza negli aiuti soprannaturali, tutto camminerà per il meglio" (Briciole d'oro, 15 febbraio).

In tale ottica, è quanto mai opportuna la riflessione capitolare sul carisma delle vostre origini, che vi riporta alla sorgente della vostra spiritualità, non tanto per ripetere pedissequamente quanto allora si faceva, ma per attualizzare il messaggio del Fondatore nella vita di oggi, sì da incidere nella società contemporanea con la stessa efficacia di allora.

4. Caratteristica tipica del vostro ministero è la formazione umana e religiosa della gioventù, privilegiando la catechesi e lavorando attivamente nei centri giovanili e nelle scuole, nelle parrocchie e negli oratori, nei movimenti e nelle associazioni. Come il seminatore sa scegliere il terreno adatto ad ogni semente, così anche voi cercate di approfondire la conoscenza dei giovani che la Provvidenza vi fa incontrare, per poterli aiutare a maturare nella rispettiva vocazione. E' questa la vostra missione. Si può dire che l'Oblato di san Giuseppe è per costituzione un catechista, che educa evangelizzando con uno stile semplice, chiaro e incisivo.

Sappiate parlare al cuore dei giovani, proponendo loro in modo audace il Vangelo. Fate loro amare la Chiesa. Siate ben persuasi che tanto più accetta sarà la vostra parola quanto più eloquente risulterà la testimonianza del vostro esempio.

Per rispondere alle odierne esigenze dell'evangelizzazione, si va facendo sempre più indispensabile la collaborazione dei laici. Non si tratta soltanto di una necessità operativa occasionata dalla riduzione del personale religioso, ma di una nuova ed inedita possibilità che Iddio ci offre. L'epoca che stiamo vivendo può essere detta, per alcuni versi, l'epoca dei laici. Sappiate, pertanto, aprirvi all'apporto dei laici. Aiutateli a comprendere le motivazioni spirituali del servizio che essi rendono al vostro fianco, perché siano quel "sale" che conferisce alla vita il sapore cristiano e quella "luce" che risplende nelle tenebre dell'indifferenza e dell'egoismo. Come laici fedeli alla propria identità, essi sono chiamati ad animare cristianamente l'ordine temporale, trasformando in modo attivo ed efficace la società secondo lo spirito del Vangelo.

5. Cari Oblati di san Giuseppe, voi operate ormai in molte parti del mondo. L'ampia diffusione, che oggi grazie a Dio ha raggiunto la vostra Famiglia religiosa, esige vigile sforzo per conservare l'unità ed il vincolo della carità a tutti i livelli. Ben opportunamente il Capitolo Generale ha posto in luce che, pur operando nel contesto locale, in voi mai devono venir meno la sintonia con l'insieme della Congregazione e soprattutto la visione universale della Chiesa. Così sarà se lo sguardo di tutti rimarrà sempre fisso su Cristo, Via, Verità e Vita; se a Lui, che vi chiama a venire e vedere dove egli abita (cfr Jn 1,39), saprete aderire personalmente e comunitariamente.

La solida pratica della preghiera, l'attenzione ai segni dei tempi e l'indispensabile formazione permanente vi aiuteranno a far delle vostre opere non un semplice servizio sociale, ma una testimonianza dell'amore misericordioso di Dio. Il metodo ve lo insegna il Beato Marello quando dice di "prendere le proprie ispirazioni da san Giuseppe, che fu il primo sulla terra a curare gli interessi di Gesù; che ce lo custodì infante e lo protesse fanciullo e gli fece da padre nei primi trent'anni della sua vita qui in terra" (Briciole d'oro, 24 marzo). Così sia per ognuno di voi e per tutte le vostre Comunità.

Maria, la dolce Sposa del falegname di Nazareth, renda fruttuose, con la sua intercessione, le decisioni del Capitolo Generale. Aiuti tutti gli Oblati di san Giuseppe a tendere alla santità, vocazione di ogni battezzato e, ad un titolo ancor più alto, di ogni persona consacrata. Io vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera, mentre volentieri imparto a Lei, caro Padre Lino Mela, al rinnovato Consiglio Generale ed a tutti i membri della Congregazione degli Oblati di san Giuseppe una speciale Benedizione.

Dal Vaticano, 17 Febbraio 2000


UDIENZA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL GIUBILEO DEGLI ARTISTI

18 febbraio 2000

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GPII Discorsi 2000 1002