GPII Discorsi 2000 2403

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Al termine di questa gioiosa Celebrazione Eucaristica, voglio ringraziare tutti voi, cari giovani, venuti numerosi da vicino e da lontano, come discepoli di Gesù, per ascoltare la sua parola.


Partendo da questo Monte delle Beatitudini, ognuno di voi deve essere messaggero del Vangelo delle Beatitudini.

Saluto in particolare i giovani neo-catecumenali che sono qui in gran numero da tutte le parti del mondo.

A tutti dico, Cristo vi accompagni per le strade del mondo.

Vi accompagni anche Maria che - come ricorderò domani a Nazareth - col suo fiat cooperò al grande mistero dell'Incarnazione, di cui l'Anno Giubilare celebra i Duemila anni.
Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i giovani francofoni presenti in questo meraviglioso incontro nel corso del quale, su questa montagna, abbiamo potuto ascoltare in modo rinnovato la Buona Novella delle Beatitudini. Vi attendo a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Rivolgo un saluto cordiale ai giovani e ai pellegrini di lingua tedesca. La Montagna delle Beatitudini ci ricorda l'esigenza del nostro essere cristiani: il programma del Discorso della Montagna. Che la vostra testimonianza personale diventi un sermone vivo di quanto Gesù ha annunciato in questo luogo.

Saluto con grande gioia tutti i giovani presenti di lingua spagnola. Qui in Galilea, lo stesso Gesù ci ha indicato il cammino delle Beatitudini. Che la forza e la bellezza di questo insegnamento orientino la nostra vita! Gesù vi invita tutti ad essere "pescatori di uomini". Dice a ognuno di voi: "Vieni e seguimi"! Non abbiate paura a rispondere a questa chiamata, perché Egli è la vostra forza.

Ad agosto vi attendo a Roma, per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Ai giovani provenienti dalle aree anglofone del mondo e a tutti voi, dico: siate degni seguaci di Cristo! Nello spirito delle Beatitudini, siate la luce del mondo!

Ringrazio quanti hanno partecipato alla preparazione di questa Messa meravigliosa. Dio vi benedica tutti!

Cari giovani venuti dalla Polonia! La vostra presenza qui mi rallegra moltissimo. È un segno di speranza per la nostra Patria. Così tanti di voi si sono seduti oggi ai piedi di Gesù, Colui che è la speranza della famiglia umana. Dalla sua bocca avete sentito che cosa vuol dire essere veramente beati; che cosa vuol dire osservare i comandamenti e vivere secondo lo spirito delle Beatitudini. Non abbiate paura di dire "sì" a Gesù e di seguirlo come suoi discepoli. Allora i vostri cuori si riempiranno di gioia e voi diventerete una Beatitudine per la Polonia e per il mondo. Ve lo auguro di tutto il mio cuore.

Ai giovani di lingua ebraica, dico: siate costruttori di pace. Dio sia con voi!

Ai giovani di lingua araba, dico: siate costruttori di pace. Dio sia con voi!

In questi giorni penso con speranza alle iniziative prese dall’Organizzazione dell’Unità Africana per ripristinare la pace tra Etiopia ed Eritrea. Questi sforzi hanno raggiunto una fase molto delicata. Si tratta di trovare la via che condurrà alle condizioni necessarie al benessere e al progresso dei popoli dell’intera regione, già molto afflitti dalla carestia. Preghiamo affinché questa parte del mondo operi per una soluzione giusta.



PAROLE DURANTE L'INCONTRO CON I CONSOLI GENERALI

Sabato, 25 Marzo 2000

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Stimati Consoli Generali,


Sono lieto di avere questa opportunità di incontrarvi e di incoraggiarvi nella missione che svolgete in questo Paese e in questa Terra unici. Venite da Paesi diversi e rappresentate popoli e sistemi politici differenti, ma siete tutti, senza eccezione, impegnati a servire la stessa grande causa: la promozione della pace e della comprensione tra i popoli e le nazioni.

In questo ambito importante nessun risultato o conquista - per piccoli che possano sembrare - mancheranno di avere effetti positivi sull'intera famiglia umana. Vi incoraggio ad apportare al vostro lavoro tutta l'energia di un ideale profondamente sentito: quello della costruzione di un mondo che poggi saldamente su fondamenta solide di pace, di giustizia e di rispetto dei diritti e della dignità dell'uomo. Possa Dio, che è la sorgente della nostra pace, benedire abbondantemente ogni sforzo profuso per assicurare un'era di sincera comprensione e collaborazione tra le nazioni della terra!

Dio benedica voi e le vostre famiglie!


DURANTE L'INCONTRO ECUMENICO NEL PATRIARCATO GRECO-ORTODOSSO DI GERUSALEMME

Israele - Gerusalemme,

Sabato, 25 marzo 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,


1. Con profonda gratitudine verso la Santissima Trinità compio questa visita al Patriarcato Greco Ortodosso di Gerusalemme, e saluto tutti voi nella grazia e nella pace del nostro Signore Gesù Cristo. Ringrazio Sua Beatitudine il Patriarca Diodoros per la sua fraterna ospitalità e per le cordiali parole che ci ha rivolto. Saluto Sua Beatitudine il Patriarca Torkom, e tutti gli Arcivescovi e i Vescovi delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali qui presenti. È fonte di grande gioia sapere che i Capi delle Comunità cristiane nella Città Santa di Gerusalemme s'incontrano spesso per affrontare questioni di comune interesse per i fedeli. Lo spirito fraterno che prevale fra di voi è un segno e un dono ai Cristiani della Terra Santa mentre accolgono le sfide che hanno di fronte.

Occorre forse che io dica che sono profondamente incoraggiato dall'incontro di questa sera? Esso conferma che abbiamo iniziato il cammino per conoscerci meglio gli uni gli altri, con il desiderio di superare la sfiducia e la rivalità ereditate dal passato. Qui a Gerusalemme, nella Città dove nostro Signore Gesù Cristo morì e risuscitò da morte, le sue parole risuonano con una speciale risonanza, soprattutto le parole che disse la notte prima di morire: «perché tutti siano una sola cosa... perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Jn 17,11 Jn 17,20-21). E’ in risposta alla preghiera del Signore che noi siamo qui insieme, tutti seguaci dell'unico Signore malgrado le nostre dolorose divisioni, e tutti consapevoli che la sua volontà obbliga noi, come le Chiese e le Comunità Ecclesiali che rappresentiamo, a percorrere la via della riconciliazione e della pace.

Questo incontro mi ricorda lo storico incontro, qui a Gerusalemme, tra il mio Predecessore Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Athenagoras I. E’ stato un evento che ha gettato le fondamenta di una nuova era di contatti fra le nostre Chiese. Negli anni che sono trascorsi abbiamo imparato che la strada verso l'unità è una via difficile. Ciò non deve scoraggiarci. Dobbiamo essere pazienti e perseveranti, e continuare ad andare avanti senza vacillare. Il caloroso abbraccio di Papa Paolo e del Patriarca Athenagoras appare come un segno profetico e una fonte d'ispirazione, che ci sospinge verso nuovi sforzi per corrispondere alla volontà del Signore.

2. La nostra aspirazione a una più piena comunione fra i Cristiani assume un significato speciale nella Terra della Nascita del Salvatore e nella Città Santa di Gerusalemme. Qui, la presenza delle diverse Chiese e Comunità, desidero riaffermare che il tratto ecclesiale di universalità rispetta pienamente la legittima diversità. La varietà e la bellezza dei vostri riti liturgici, e delle vostre tradizioni e istituzioni spirituali, teologiche e canoniche, testimoniano la ricchezza dell'eredità divinamente rivelata e indivisa della Chiesa universale, così come si è sviluppata attraverso i secoli in Oriente e in Occidente. Esiste una legittima diversità che non è in alcun modo contraria all'unità del Corpo di Cristo, ma piuttosto rafforza lo splendore della Chiesa e contribuisce enormemente al compimento della sua missione (cfr Ut unum sint UUS 50). Nessuna di queste ricchezze deve andare perduta nell'unità più piena alla quale aspiriamo.

3. Durante la recente Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, in questo Anno del Grande Giubileo, molti di voi si sono uniti in preghiera per una maggiore comprensione e cooperazione fra tutti i seguaci di Cristo. Lo avete fatto nella consapevolezza che tutti i discepoli del Signore insieme hanno una comune missione di servire il Vangelo in Terra Santa. Più uniti saremo in preghiera attorno a Cristo, più coraggiosi diventeremo nell'affrontare la dolorosa realtà umana delle nostre divisioni. Il pellegrinaggio della Chiesa attraverso questo nuovo secolo e il nuovo millennio è il cammino tracciato per essa dalla sua intrinseca vocazione all'unità. Chiediamo al Signore di ispirare un nuovo spirito di armonia e di solidarietà fra le Chiese nell'affrontare le difficoltà pratiche che assediano la Comunità cristiana a Gerusalemme e nella Terra Santa.

4. La cooperazione fraterna fra i Cristiani in questa Città Santa non è una mera opzione; essa ha un suo proprio significato nel comunicare l'amore che il Padre ha per il mondo inviando il suo unigenito Figlio (cfr Jn 3,16). Solo in uno spirito di reciproco rispetto e sostegno la presenza cristiana può fiorire qui in una comunità viva con le sue tradizioni e fiduciosa di far fronte alle sfide sociali, culturali e politiche di una situazione in evoluzione. Solo essendo riconciliati fra loro, i Cristiani possono svolgere pienamente il loro ruolo facendo di Gerusalemme la Città della Pace per tutti i popoli. In Terra Santa, dove i Cristiani vivono accanto ai seguaci dell'Ebraismo e dell'Islam, dove vi sono quasi ogni giorno tensioni e conflitti, è essenziale superare la scandalosa impressione suscitata dai nostri dissensi e dalle nostre controversie. In questa Città dovrebbe essere soprattutto possibile per Cristiani, Ebrei e Musulmani vivere insieme in fraternità e libertà, in dignità, giustizia e pace.

5. Cari Fratelli in Cristo, è stata mia intenzione conferire una dimensione chiaramente ecumenica alla celebrazione della Chiesa Cattolica dell'Anno Giubilare 2000. L'apertura della Porta Santa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla quale così numerose Chiese e Comunità Ecclesiali erano rappresentate, ha simboleggiato il nostro attraversare insieme la «porta» che è Cristo: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo» (Jn 10,9). Il nostro cammino ecumenico è proprio questo: un cammino in Cristo e attraverso Cristo il Salvatore verso la fedele realizzazione del piano del Padre. Con la grazia di Dio, il Bimillenario dell'Incarnazione del Verbo sarà «un tempo favorevole», un anno di grazia per il movimento ecumenico. Nello spirito dei Giubilei dell’Antico Testamento, questo è per noi un tempo provvidenziale per rivolgerci al Signore e per chiedere perdono per le ferite che i membri delle nostre Chiese hanno inferto gli uni agli altri lungo i secoli. Questo è il tempo per chiedere allo Spirito di Verità di aiutare le nostre Chiese e Comunità a impegnarsi in un dialogo teologico sempre più fecondo, che ci renderà capaci di crescere nella conoscenza della verità e di giungere alla pienezza della comunione nel Corpo di Cristo. Dallo scambio d'idee il nostro dialogo diventerà poi uno scambio di doni: una più autentica condivisione dell'amore che lo Spirito incessantemente riversa nei nostri cuori.

Sua Beatitudine ci ha ricordato la preghiera di Cristo alla vigilia della sua Passione e Morte. Questa preghiera è la sua ultima volontà e il testamento, e sfida tutti noi. Quale sarà la nostra risposta? Cari Fratelli in Cristo, con il cuore pieno di speranza e con incrollabile fiducia, facciamo del Terzo Millennio Cristiano il Millennio della nostra gioia ritrovata nell'unità e nella pace del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


AL GRAN MUFTÌ DI GERUSALEMME E DI TERRA SANTA, SHEIKH AKRAM SABRI

Domenica, 26 Marzo 2000

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Eminenza,

Eccellenza,
Distinte Autorità musulmane,

Desidero esprimerle i miei ringraziamenti, nella sua qualità di Presidente del Comitato Supremo Islamico, per avermi accolto nel "Haram al-Sharif", collegato al ricordo di Abramo, che per tutti i credenti è un modello di fede e di sottomissione a Dio Onnipotente.

La mia visita, come ben sapete, è essenzialmente un pellegrinaggio religioso e spirituale. Il pellegrinaggio nei luoghi sacri è una caratteristica comune a molte tradizioni religiose, in particolare alle tre religioni abramitiche. Ringrazio Dio onorato da ebrei, cristiani e musulmani. Gerusalemme è la Città Santa per eccellenza. Essa è parte del patrimonio comune delle nostre religioni e dell'intera umanità.

Possa Dio Onnipotente concedere la pace a tutta questa amata regione, affinché tutti i popoli che la abitano possano godere dei propri diritti, vivere in armonia e collaborazione e rendere testimonianza al Dio Unico attraverso atti di bontà e di solidarietà umana! Grazie a tutti!


PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II AL MURO OCCIDENTALE DI GERUSALEMME

Domenica, 26 marzo 2000

Dio dei nostri padri,
tu hai scelto Abramo e la sua discendenza
perché il tuo Nome fosse portato alle genti:
noi siamo profondamente addolorati
per il comportamento di quanti
nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli,
e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci
in un'autentica fraternità
con il popolo dell'alleanza.

R. Amen.

Domenica, 26 marzo 2000

IOANNES PAULUS PP. II



SALUTO AL PATRIARCA ARMENO ORTODOSSO SUA BEATITUDINE TORKOM II MANOUKIAN

Domenica, 26 Marzo 2000


Beatitudine,


È per me un grande piacere visitarla nella sua residenza dopo avere avuto la gioia di incontrarla a Roma in occasione della memorabile visita di Sua Santità Karekin I nel dicembre 1996. Ripeto di cuore le parole che rivolsi allora al Patriarca Catholicos di tutti gli Armeni: "Possano la grazia e la cordialità del nostro incontro diventare come una "lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (cfr 2P 1,19)".

Il nostro incontro oggi è un ulteriore passo avanti che il Signore ci ha concesso per il rafforzamento dei vincoli tra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena. In questo Anno Giubilare, quando preghiamo più intensamente affinché il Signore ci conceda il dono dell'unità, possa la nostra amicizia essere come una preghiera che sale a Dio come incenso, come il profumo del sacrificio della sera offerto sulla Croce dal suo Figlio prediletto!

Beatitudine, visitando la sua casa mi sento come un fratello tra fratelli che insieme cercano di costruire la Chiesa di Cristo. La ringrazio per il suo gentile benvenuto e chiedo al Signore Risorto di concedere a lei e a tutto il clero e i fedeli della Chiesa apostolica armena in Terra Santa i suoi doni di prosperità, gioia e pace.



AI DOCENTI DI ODONTOIATRIA, A ROMA PER CELEBRARE IL LORO GIUBILEO

Martedì, 28 marzo 2000

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1. Rivolgo il mio cordiale saluto a ciascuno di voi, illustri Docenti di Odontoiatria, giunti in pellegrinaggio a Roma da ogni parte d'Italia per celebrare il vostro Giubileo. Grazie per questa vostra visita! Ringrazio, in particolare, il Professor Giovanni Dolci, Presidente del vostro Congresso Nazionale, per le gentili parole rivoltemi ed estendo i miei sentimenti di stima e di apprezzamento agli esponenti delle associazioni e delle industrie del settore.

Auguro di cuore a tutti voi ed alle vostre famiglie che l'Anno Santo costituisca per ognuno uno straordinaria occasione di grazia. Il Giubileo vuol essere proprio questo: un invito pressante a rispondere al dono della salvezza con un profondo rinnovamento del cuore, che si esprima in un cammino di intima conversione. Simbolo eloquente della vita nuova che Cristo stesso ci ha recato con la sua morte e la sua risurrezione è la Porta Santa, che voi avete avuto occasione di varcare con fede e devozione.

2. Molto opportunamente avete desiderato celebrare il vostro Giubileo nel corso dell'assise nazionale della vostra categoria. Avete voluto così mettere in luce che la vostra attività non ha soltanto una dimensione tecnica: essa è anche una missione, che vi chiede di porre le vostre competenze professionali al servizio del prossimo, nel quale, in quanto credenti, sapete vedere in trasparenza il volto di Cristo (cfr
Mt 25,40). La benemerita Istituzione di cui fate parte si prefigge come fine il progresso scientifico dell'odontoiatria e della didattica universitaria dei vari corsi di perfezionamento: essa assume così una più vasta prospettiva, a tutto vantaggio della persona umana. Ecco perché la vostra professione ha bisogno di un costante aggiornamento, sia sul piano tecnico che umano, con singolare attenzione alle questioni etiche e morali che emergono dalla quotidiana attività.

Su questa linea, nei tre giorni di studio e di dibattito del vostro Congresso, avete cercato di individuare le metodiche e le tecniche più idonee per prevenire le infezioni, ma, al tempo stesso, vi siete chiesti come esercitare forme opportune di solidarietà e di cooperazione internazionale a favore di chi è nel bisogno. Avete approfondito le nuove possibilità offerte dalla scienza medico-sanitaria, e, contestualmente, avete valutato come venire incontro ai bisogni dei pazienti disabili e degli anziani. Nell'esprimere apprezzamento per queste prospettive di impegno, desidero invitarvi a proseguire con costanza nei vostri propositi generosi, affinché il servizio che offrite agli individui ed alla società sia sempre sentito da ciascuno di voi come un servizio al prossimo e specialmente verso coloro che soffrono.

3. L'icona che naturalmente si offre a voi, persone chiamate ad aiutare gente che soffre, è quella del buon Samaritano, che si china con compassione sull'uomo colpito dai banditi ed abbandonato sulla strada. Il buon Samaritano per eccellenza è Gesù. Sia Lui il vostro modello. Egli, che passò fra gli uomini sanando e beneficando coloro che si rivolgevano a lui (cfr Ac 10,38), vi aiuti a dedicarvi con cura generosa a quanti ricorrono a voi.

Con ogni vostra possibilità, fatevi promotori di solidarietà in Italia e nelle altre Nazioni mediante la formazione e l'aggiornamento di nuove leve di professionisti preparati e responsabili. Studiate le vie migliori per offrire l'aiuto scientifico e tecnico di cui abbisognano i Paesi che non hanno accesso all'assistenza odontoiatrica più aggiornata. Con l'inventiva che scaturisce dall'amore sappiate trovare risposte attente alle necessità del prossimo bisognoso, nel rispetto della dignità propria di ogni essere umano.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, l'Anno Giubilare ci ricorda che Cristo è venuto per recare anche all'uomo del nostro tempo la sovrabbondante grazia del Padre celeste. Accogliete questo dono con animo disponibile, consapevoli che Dio vuole la salvezza di tutti i suoi figli. Di fronte al mistero della sofferenza, che tocca nel vivo l'esistenza di tanti fratelli, fatevi strumenti e testimoni della sua bontà divina. Nel volto di chi è provato l'occhio illuminato dalla fede sa scorgere le fattezze del volto di Cristo, "uomo dei dolori", che con la Croce ha redento il mondo.

Nella vostra attività, animata da questi ideali, vi accompagni sempre la Vergine Santissima, rifugio e salute degli infermi.

Con questi sentimenti, invoco su di voi la divina assistenza e di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo alle vostre famiglie ed a quanti vi sono cari.



UDIENZA AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA BOSNIA ED ERZEGOVINA

Giovedì, 30 Marzo 2000

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Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell'Episcopato,
stimati Presbiteri,
cari Fratelli e Sorelle!

1. Giunga il mio cordiale saluto a ciascuno di voi, Pastori, ed a voi qui riuniti, fedeli delle dilette Chiese di Vrhbosna, di Mostar-Duvno, di Trebinje-Mrkan e di Banja Luka. Vi accolgo tutti con grande gioia. Siete venuti presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e degli altri Martiri di Roma per celebrare il Grande Giubileo dell'Anno 2000 e per riaffermare la vostra comunione con la Chiesa di Roma e il Successore del Principe degli Apostoli. Nel darvi con affetto il mio benvenuto, ringrazio il caro Cardinale Vinko Puljic per i sentimenti che a nome di voi tutti mi ha manifestato.

Conservo sempre vivi i ricordi della Visita pastorale che, dopo vari forzati rimandi, ho potuto compiere il 12 e il 13 aprile 1997. Ho potuto rendermi conto allora personalmente della grande tragedia che, nel corso dell'ultimo decennio, ha colpito voi e gli altri abitanti della regione. La Santa Sede vi è stata sempre vicina in tutto questo periodo e lo sarà anche in futuro. Il cuore del Papa batte per voi e condivide non soltanto i vostri dolori e le vostre preoccupazioni, ma anche le vostre gioie e le vostre speranze.

2. Sì, cari Fratelli e Sorelle! Nonostante le numerose difficoltà che incontrate quotidianamente a causa della situazione politica ed economica, e nonostante le nubi che ancora si levano all'orizzonte della vostra Patria, questo è tempo di speranza! Come in questi giorni molti segni annunciano il risveglio della natura, così anche nell'ambito sociale non mancano sintomi di promettente ripresa. Spetta ai cristiani rafforzare questo processo positivo con l'apporto dei fermenti di vita nuova contenuti nel Vangelo. Il messaggio cristiano racchiude in sé uno straordinario potenziale di speranza. E' responsabilità di ogni fedele renderne partecipi i fratelli e le sorelle che avvicina.

Il vostro annuncio di speranza, carissimi, sarà convincente se accompagnato dalla testimonianza evangelica della profonda comunione ecclesiale e della carità che non conosce confini. La vostra stessa vita parli a tutti del vostro essere cristiani! Siate i primi ad offrire e ad accogliere il perdono, liberando la memoria dall'odio, dai rancori, dalla voglia di vendetta e riconoscendo come fratello anche colui che vi ha fatto del male. Non lasciatevi vincere dal male, ma vincete col bene il male (cfr
Rm 12,21). "Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi" (Col 3,13).

Confido vivamente che con l'aiuto di Dio la fiamma della fede, accesa nelle vostre terre tanti secoli fa, continui ad ardere nel terzo millennio. La Chiesa nella vostra Patria continuerà ad essere piena di vita, se resterà aperta agli impulsi dello Spirito Santo e si manterrà unita intorno ai Vescovi, successori degli Apostoli. Sono essi, i Pastori, i garanti dell'unità cattolica di ogni vostra comunità parrocchiale e diocesana.

L'attuale Grande Giubileo, vissuto con fervore, offre a tutti i cristiani un'occasione propizia per approfondire l'opera della salvezza che si attua nella Chiesa, Corpo mistico di Cristo e Sacramento universale di salvezza. Possa la celebrazione del Giubileo portare abbondanti frutti di conversione e di santità nelle Comunità cattoliche che vivono nelle vostre regioni! Possa la croce di Cristo manifestare ancora una volta la sua potenza salvifica in mezzo a voi!

3. Carissimi cattolici della Provincia ecclesiastica di Vrhbosna, sappiate rimanere uniti tra di voi per superare le difficoltà del momento attuale. Potrete così costruire nella vostra terra, insieme ad altri vostri concittadini, un futuro di pace pieno di speranza. Riuscirete in tale impresa, certamente non semplice, se resterete solidali tra di voi e se saprete sviluppare lo spirito della condivisione e della corresponsabilità, aiutando soprattutto i più deboli, i poveri e le vittime della guerra che sono in mezzo a voi!

La Bosnia ed Erzegovina ha bisogno di dialogo leale e di cooperazione fattiva di tutti i popoli che la costituiscono, come pure di rispetto dei diritti e dell'identità di ogni persona e di ogni singolo gruppo. Infatti, se si vuole costruire un futuro di pace e di stabilità sociale, nessuno può essere favorito a scapito degli altri e l'uguaglianza deve essere garantita a tutti.

La vostra Patria, nel corso degli ultimi cinque secoli e mezzo, è stata retta da sistemi il cui retaggio ostacola non poco l'attuale sviluppo democratico. Per superare questa situazione e rilanciare la vera democrazia occorre l'impegno e la collaborazione di tutti. Una democrazia autentica è frutto della valorizzazione delle particolarità culturali, sociali e religiose delle varie componenti del Paese, nel rispetto dell'equità, della giustizia e della verità. Essa non può essere né importata, né imposta. Il suo buon funzionamento dipende, in particolare, dalla misura in cui viene rispettata la dignità della persona e la sacralità della vita umana.

4. Saluto di cuore anche i pellegrini delle Parrocchie di Dol, di Postira e di Splitska. Durante la recente guerra, la loro isola di Brac ha ospitato il Seminario Maggiore di Vrhbosna di Sarajevo e numerosi altri profughi. Dio ricompensi abbondantemente tutti gli abitanti di quella bellissima isola!

Su tutti voi qui presenti e sulle vostre comunità diocesane invoco la materna protezione della Santissima Madre di Dio, mentre imparto di cuore a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


AI MEMBRI DELL'ASSEMBLEA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA

Venerdì, 31 Marzo 2000

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Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliere ciascuno di voi, Membri della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, riuniti in questi giorni in Assemblea Plenaria. Vi saluto con affetto!

Saluto, in particolare, il vostro Presidente, l'Arcivescovo Francesco Marchisano, e lo ringrazio per le cortesi parole, con le quali ha voluto presentare attività e prospettive della Commissione, ricordando tra l'altro il Giubileo degli Artisti. Esso, nella sua preparazione, ha impegnato intensamente codesto Dicastero e con la sua riuscita celebrazione mi ha procurato una grande gioia. Con i numerosi artisti presenti nella Basilica di San Pietro ho potuto in qualche modo continuare a viva voce quel dialogo che avevo iniziato con la Lettera agli Artisti.

2. Anche la vostra Assemblea Plenaria, che ha scelto come tema "I beni culturali nel contesto della nuova evangelizzazione", ben si inscrive nell'orizzonte del Grande Giubileo, ponendosi in sintonia con la sua finalità primaria, che è il rinnovato annuncio di Cristo a duemila anni dalla sua nascita.

Nei vostri lavori assembleari, sulla base del notevole impegno profuso negli scorsi anni dalla vostra Commissione, avete cercato innanzitutto di configurare il concetto di "bene culturale" secondo la mens della Chiesa; avete poi fissato l'attenzione sull'ingente patrimonio storico-artistico esistente, diagnosticandone la situazione di tutela e conservazione in vista della sua valorizzazione pastorale; vi siete, altresì, occupati della formazione degli operatori, curando opportuni contatti con gli artisti delle diverse discipline.

Il cammino lodevolmente intrapreso va proseguito, ed io vorrei quest'oggi incoraggiarvi a non risparmiare sforzi per far sì che le testimonianze di cultura e di arte consegnate alla cura della Chiesa siano sempre meglio valorizzate al servizio dell'autentico progresso umano e della diffusione del Vangelo.

3.In effetti, i beni culturali nelle loro molteplici espressioni - dalle chiese ai più diversi monumenti, dai musei agli archivi e alle biblioteche - costituiscono una componente tutt'altro che trascurabile nella missione evangelizzatrice e di promozione umana che è propria della Chiesa.

Specialmente l'arte cristiana, "bene culturale" quanto mai significativo, continua a rendere un suo singolare servizio comunicando con straordinaria efficacia, attraverso la bellezza delle forme sensibili, la storia dell'alleanza tra Dio e l'uomo e la ricchezza del messaggio rivelato. Nei due millenni dell'era cristiana, essa è stata lo stupendo manifesto dell'ardore di tanti confessori della fede, ha espresso la consapevolezza della presenza di Dio tra i credenti, ha sostenuto la lode che da ogni angolo della terra la Chiesa innalza al suo Signore. I beni culturali si rivelano documenti qualificati dei vari momenti di questa grande storia spirituale.

La Chiesa, inoltre, esperta qual è in umanità, utilizza i beni culturali per la promozione di un autentico umanesimo, modellato su Cristo, uomo "nuovo" e rivelatore dell'uomo a se stesso (cfr Gaudium et spes
GS 22). Non deve, pertanto, stupire che le Chiese particolari si impegnino a promuovere la conservazione del proprio patrimonio artistico-culturale attraverso interventi ordinari e straordinari che ne consentano la piena valorizzazione.

4. La Chiesa non è soltanto custode del suo passato; essa è soprattutto animatrice del presente della comunità umana, in vista dell'edificazione del suo futuro. Essa, pertanto, incrementa continuamente il proprio patrimonio di beni culturali per rispondere alle esigenze di ogni epoca e cultura, e si preoccupa poi di consegnare quanto è stato realizzato alle generazioni successive, perché anch'esse possano abbeverarsi al grande fiume della traditio Ecclesiae.

Proprio in questa prospettiva è necessario che le molteplici espressioni dell'arte sacra si sviluppino in sintonia con la mens della Chiesa ed al servizio della sua missione, usando un linguaggio capace di annunciare a tutti il Regno di Dio.

Nel formulare i loro progetti pastorali, le Chiese locali non mancheranno, pertanto, di utilizzare adeguatamente i propri beni culturali. Questi, infatti, hanno una singolare capacità di spingere le persone ad una più viva percezione dei valori dello spirito e, testimoniando in vario modo la presenza di Dio nella storia degli uomini e nella vita della Chiesa, dispongono gli animi all'accoglimento della novità evangelica. Inoltre, attraverso la proposta della bellezza, che ha di sua natura un linguaggio universale, la Chiesa è certamente aiutata nel suo compito di incontrare tutti gli uomini in un clima di rispetto e di tolleranza reciproca, secondo lo spirito dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso.

5.La nuova evangelizzazione postula un rinnovato impegno nel culto liturgico, nel quale risiede anche una ricca fonte di istruzione per il popolo fedele (cfr Sacrosanctum Concilium SC 33). Com'è noto, il culto ha trovato da sempre nell'arte una naturale alleata, sicché i monumenti di arte sacra associano al loro intrinseco valore estetico, anche quello catechetico e cultuale. Occorre perciò valorizzarli tenendo conto del loro habitat liturgico, coniugando il rispetto della storia con l'attenzione alle esigenze attuali della comunità cristiana, e facendo in modo che il patrimonio storico-artistico a servizio della liturgia non perda nulla della propria eloquenza.

6.Sarà, inoltre, necessario che si continui a promuovere la cultura della tutela giuridica di tale patrimonio presso le diverse realtà ecclesiali e gli organismi civili, operando in spirito di collaborazione con i diversi Enti statali, proseguendo nei contatti sia con gli addetti alla gestione dei beni culturali che con gli artisti delle varie discipline. Molto gioverà in questo senso il dialogo con le Associazioni per la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, come pure con i Gruppi di volontariato.

In particolare,spettaal vostro Ufficio sollecitare tutti coloro che sono direttamente o indirettamente coinvolti in questo ambito a sentire cum Ecclesia, affinché ciascuno possa trasformare il proprio specifico operato in prezioso aiuto alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

7. Carissimi Fratelli e Sorelle! Grazie di cuore per il vostro lavoro e per il contributo da voi offerto alla tutela e alla piena valorizzazione del patrimonio artistico della Chiesa. Auspico di cuore che esso possa divenire mezzo sempre più efficace per avvicinare i lontani al messaggio evangelico e per far crescere nel popolo cristiano l'amore alla bellezza che apre lo spirito al vero ed al bene.

Sul vostro impegno invoco la materna protezione di Maria, ed assicuro volentieri per ogni vostra intenzione il mio ricordo al Signore. Di cuore vi benedico insieme a quanti generosamente collaborano con voi.




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