GPII Discorsi 2000 3103


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI

Venerdì, 31 Marzo 2000

Illustri Signori, gentili Signore!

1. Nell'accogliervi in occasione della celebrazione del vostro Giubileo, porgo a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto, esprimendo viva considerazione per l'alta funzione di cui siete investiti. Saluto, in particolare, il Presidente della vostra Associazione, il Dottor Mario Cicala, e lo ringrazio per le gentili parole che ha voluto rivolgermi a vostro nome.

Il Giubileo, celebrazione del bimillenario dell'ingresso di Cristo nella nostra storia, chiama in causa gli uomini del nostro tempo, interpellandone la responsabilità nell'adempimento dei compiti loro affidati. Poiché "tutte le attività umane ... devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della resurrezione di Cristo" (Gaudium et Spes GS 37), all'ispirazione di quell'evento non possono sottrarsi i credenti non solo per quanto attiene la sfera privata del loro agire, ma anche per gli impegni che investono i loro rapporti pubblici.

2. Voi, per vocazione liberamente accettata, vi siete posti al servizio della giustizia, e per ciò stesso anche al servizio della pace. I latini amavano dire: "opus iustitiae pax". Non ci può essere pace fra gli uomini senza giustizia. Quest'opus iustitiae su cui si fonda la pace si svolge entro un preciso quadro etico-giuridico, ed è un cantiere sempre aperto. Infatti, anche là dove i diritti fondamentali dell'uomo, quelli inalienabili che nessun ordinamento può conculcare, sono codificati nelle leggi, resta sempre la possibilità di una loro più compiuta formulazione giuridica e, soprattutto, di una migliore attuazione effettiva nel contesto concreto della vita associata. La storia mostra quanto sia faticoso il cammino della civiltà giuridica sia a causa di lentezze culturali sia soprattutto a causa di resistenze morali, connesse col peccato dell'uomo, da cui scaturiscono insidie atte a turbare le regole ed a rendere precaria la pace. Basti pensare a tutte quelle iniziative di singoli e di gruppi organizzati che, non paghi di trasgredire la legge attentando alla vita ed ai beni altrui, si adoperano anche per ottenere modifiche dell'ordinamento in funzione dei propri interessi, al di là dei principi etici e della considerazione del bene comune. Ne viene minata alla radice anche la sicura e pacifica convivenza.

Una civiltà giuridica, uno stato di diritto, una democrazia degna di questo nome si qualificano dunque non solo per un'efficace strutturazione degli ordinamenti, ma soprattutto per il loro ancoraggio alle ragioni del bene comune e dei principi morali universali scritti da Dio nel cuore dell'uomo.

3. E' in questo quadro che acquista grande significato anche la distinzione dei poteri tipica dello stato democratico moderno, nel quale il potere giudiziario è posto accanto ai poteri legislativo ed esecutivo, con una sua funzione autonoma, costituzionalmente protetta. Il rapporto equilibrato tra i tre poteri, operanti ciascuno secondo le proprie specifiche competenze e responsabilità, senza che l'uno mai prevarichi sull'altro, è garanzia di un corretto svolgimento della vita democratica (cfr Lettera ai Vescovi italiani, 6 gennaio 1994, n. 7).

Compito della Magistratura è di rendere giustizia, dando attuazione piena ai diritti e ai doveri riconosciuti e di offrire tutela agli interessi protetti dalla legge nel quadro dei valori etici fondamentali, che in Italia, come normalmente avviene negli Stati democratici del nostro tempo, sono iscritti nella Costituzione e costituiscono la base civile e morale della convivenza organizzata.

4. Come vi è ben noto, la missione del giudice si esplica nell'impegno di disvelare, in rapporto al dettato della legge, la verità racchiusa nel caso concreto. In questa indagine il magistrato incontra l'"uomo", creatura di Dio, con la sua dignità di persona e con i suoi valori inalienabili, che né lo Stato, né le istituzioni, né il magistrato stesso possono intaccare ed ancor meno annullare.

Le Costituzioni degli Stati moderni, definendo i rapporti che devono esistere tra il potere legislativo, l'esecutivo ed il giudiziario, garantiscono a quest'ultimo la necessaria indipendenza nell'ambito della legge. Ma questa indipendenza è un valore a cui deve corrispondere, nel foro della coscienza, un vivo senso di rettitudine e, nell'ambito della ricerca della verità, una serena obiettività di giudizio. Mai l'indipendenza della Magistratura potrà esercitarsi disattendendo valori radicati nella natura dell'essere umano, la cui inalienabile dignità e il cui trascendente destino devono essere sempre rispettati.

In particolare, il rispetto dei diritti della persona esclude il ricorso ad una detenzione motivata soltanto dal tentativo di ottenere notizie significative per il processo. La giustizia, inoltre, deve sforzarsi di assicurare la celerità dei processi: una loro eccessiva lunghezza diventa intollerabile per i cittadini e finisce per tradursi in una vera e propria ingiustizia.

E' poi di grande importanza un rapporto del magistrato con i mass media ispirato a doveroso riserbo, così da evitare ogni rischio di ledere il diritto di riservatezza degli indagati, assicurando al tempo stesso in modo efficace il rispetto del principio di presunzione d'innocenza.

5. La ricerca della verità dei fatti e delle prove e la corretta applicazione delle leggi sono due importantissime esigenze della funzione del giudice e richiedono una totale libertà da pregiudizi e un costante impegno di studio e di approfondimento. La recente istituzione del giudice monocratico, poi, accresce la responsabilità di ogni singolo magistrato e lo stimola ed una sempre maggiore alacrità nel suo lavoro.

Non va, inoltre, trascurato un problema che si va delineando per il fatto che l'attività legislativa fatica talora a seguire i ritmi dello sviluppo tecnico-scientifico e dei suoi conseguenti riflessi sociali, sicché l'interpretazione giurisprudenziale della legge va assumendo sempre più il valore di fonte di diritto. Giustamente da più parti si reagisce all'idea di una supplenza della Magistratura nei confronti delle omissioni del potere legislativo, soprattutto quando in causa sono la vita e la morte dell'uomo, le biotecnologie, i problemi riguardanti la pubblica moralità, i temi essenziali della libertà, la quale non può mai degenerare nell'individualismo noncurante del bene comune.

6. Vorrei, infine, sottolineare che in gioco è sempre il rapporto fra verità e umanità. La verità che il giudice è chiamato ad appurare ha a che fare non con puri accadimenti e fredde norme, ma con l'uomo concreto, segnato forse da incoerenze e debolezze, ma dotato sempre della dignità insopprimibile derivante dall'essere immagine di Dio. Anche la sanzione penale nella sua natura e nella sua applicazione deve essere tale da garantire la tanto giustamente invocata sicurezza sociale, senza peraltro colpire la dignità dell'uomo, amato da Dio e chiamato a redimersi se colpevole. La pena non deve spezzare la speranza della redenzione.

Illustri Signori, gentili Signore! Mentre rinnovo l'espressione della mia stima per il vostro lavoro tanto prezioso per il bene comune, affido la vostra attività alla costante protezione di Dio. Su voi, che lungo il cammino oggi particolarmente rischioso della giustizia avete visto cadere non pochi vostri eminenti colleghi, come il vostro Presidente ha opportunamente ricordato, vegli dal cielo la Vergine Maria, luminoso "Specchio di Giustizia".

Con questo auspicio, vi imparto volentieri, quale segno di stima e di affetto, una speciale Benedizione, estensibile a tutti i vostri cari.

                                                                    Aprile


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DELLA REPUBBLICA CECA

Sabato, 1° aprile 2000

0104

Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell'Episcopato,
illustri Rappresentanti della vita politica,
carissimi pellegrini della Repubblica Ceca!

1. La vostra presenza, così numerosa, mi riempie di gioia. Voi state compiendo il pellegrinaggio nazionale del Grande Giubileo. Benvenuti a Roma, carissimi Fratelli e Sorelle!

Saluto cordialmente il Signor Cardinale Miloslav Vlk, e l’Arcivescovo Jan Graubner, Presidente della Conferenza Episcopale Ceca, che ringrazio per le nobili parole con le quali ha voluto manifestare i vostri sentimenti di comunione e di affetto verso il Successore di Pietro. Estendo il mio pensiero ai carissimi Presuli, ai sacerdoti, ai consacrati ed alle consacrate ed a tutti voi, giunti dalle terre della Boemia, della Moravia e della Slesia, come pure a quanti sono uniti a noi attraverso Radio Proglas, con un particolare pensiero per tutte le persone anziane, malate e sofferenti. Per il vostro tramite intendo rinnovare l'assicurazione della mia vicinanza spirituale all'intera Nazione ceca, a me tanto cara: le tre visite pastorali, che la Provvidenza mi ha concesso di compiere nel vostro Paese, hanno lasciato nel mio animo un indelebile ricordo.

2. La Quaresima che stiamo vivendo, cari Fratelli e Sorelle, ci reca un pressante invito alla conversione. Solo un cuore consapevole di aver bisogno di una più profonda ed intima unione con Dio è pronto a varcare la soglia della Porta Santa; solo chi realmente si converte può essere nel mondo testimone fedele e credibile della vita nuova in Cristo. Ecco il vero significato dell'Anno Santo!

Radunati in quest'Aula, voi offrite oggi una testimonianza di quell'unità e di quell'amore che si addicono a dei veri cristiani. Vi esorto a continuare a vivere questa solidarietà e "perfetta unione di pensiero e di intenti" (
1Co 1,10) che è un segno inequivocabile della presenza operante di Cristo nel mondo.

Coltivate con spirito di umiltà e di obbedienza l'intesa e la fattiva collaborazione con i vostri Vescovi, secondo l'esortazione di sant'Ignazio di Antiochia: "Vi scongiuro, abbiate cura di fare ogni cosa nella concordia di Dio, sotto la guida del Vescovo" (Ad Magn. 6,1). E siate testimoni ed operatori di unità, affinché tutti i discepoli di Cristo giungano quanto prima alla piena comunione. Il Signore, che è "la nostra pace" ed ha abbattuto "il muro di separazione che era frammezzo" (Ep 2,14), continui a guidare il vostro cammino.

3. La vostra società sta finalmente gustando il tempo della democrazia e della libertà. Tuttavia una progressiva secolarizzazione ed un esteso relativismo morale interpellano la vostra comunità cristiana. Giustamente voi ritenete che l'attuale situazione esiga un consistente sforzo nell'ambito della catechesi a tutti i livelli: dai bambini ai giovani, dalla famiglia alla scuola, dai mezzi di comunicazione al mondo del lavoro e della cultura. Vi esorto a non risparmiare energie in così importante settore!

Nel cammino di formazione evangelica è fondamentale l'opera della famiglia. Cari genitori, sappiate aiutare i vostri figli a discernere i valori sui quali costruire l'esistenza. E voi, carissimi giovani, non lasciatevi ingannare da falsi miti e miraggi. Non cedete all'illusione di un successo facile; al contrario, il vostro cuore aspiri sempre ai valori più grandi, non escludendo dall'orizzonte delle vostre scelte la prospettiva di una donazione totale a Dio, attraverso la consacrazione sacerdotale o religiosa.

Una famiglia unita è certamente una garanzia per costruire una società responsabile. Ognuno, pertanto, si adoperi nell'ambito religioso, sociale e politico per la difesa della famiglia e per tutelare la vita umana, dal suo concepimento al suo termine naturale.

4. La Chiesa, lungo la storia, si è sforzata sempre di offrire il proprio contributo al progresso spirituale e civile del Paese. Inserita vitalmente nella società, essa non desidera altro che di servire l'uomo, additandogli i vasti orizzonti della sua dignità e della vocazione che ha ricevuto da Dio, Creatore e Redentore. Dopo essere passata attraverso il crogiolo della persecuzione, essa intende offrire i suoi tesori spirituali a tutto il popolo. Senz'altro, l'auspicata intesa con lo Stato, che regoli in maniera stabile ed armonica i vicendevoli rapporti su un piano di reciproco rispetto e di leale collaborazione, contribuirà ad una maggiore efficacia dell'azione della Chiesa a favore di tutti i cittadini della Repubblica Ceca.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, rinnovati e rafforzati nella vostra adesione a Cristo da questo vostro pellegrinaggio, ritornate in Patria ricchi di una fede personale convinta e di un amore intenso per la Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

La Madre di Dio, da voi particolarmente venerata a Svatá Hora e a Svatý Kopecek, guidi i vostri passi e vi sostenga nella quotidiana coerenza con i valori del Vangelo. L'esempio di tutti i vostri Santi Patroni vi fortifichi interiormente per essere nella vostra patria "luce del mondo e sale della terra" (cfr Mt 5,13-14).

Con tali sentimenti, imparto di gran cuore a voi qui presenti, alle vostre famiglie e all'amato popolo ceco una particolare Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




AI PARTECIPANTI A VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI

Sabato, 1° aprile 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di rivolgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, convenuti presso la Tomba di Pietro per celebrare il Giubileo dell'incarnazione di Cristo Salvatore.

Desidero innanzitutto salutare voi, cari fedeli partecipanti al pellegrinaggio della Regione Pastorale d'Abruzzo e Molise e, in modo speciale, i vostri Vescovi, unitamente ai sacerdoti, religiosi e religiose, che vi accompagnano.

"Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e nei secoli" (He 13,8). Questa professione di fede costituisce il motivo di fondo che vi ha guidati nel varcare la Porta Santa. Con questo devoto gesto, voi avete voluto rinnovare la vostra fedeltà a Cristo, nostro Redentore, e confermare il vostro impegno nella nuova evangelizzazione. E' necessario per questo curare il costante approfondimento dei contenuti della fede e la loro attualizzazione secondo le esigenze del nostro tempo, valorizzando al tempo stesso le varie forme di pietà popolare.

Il Giubileo costituisce un'occasione propizia per rinsaldarvi nella comunione ecclesiale, da cui scaturisce quella solidarietà che è oggi tanto necessaria. Siano oggetto della vostra sollecitudine specialmente le famiglie, i giovani e quanti sono segnati da forme di povertà e di emarginazione. Renderete così credibile l'annuncio evangelico e sarete costruttori di speranza.

2. Un cordiale benvenuto porgo a voi, cari fedeli della Regione pastorale di Calabria, che con i vostri Pastori avete voluto incontrare il Successore di Pietro, nel contesto della celebrazione del vostro Giubileo. Quest'anno di particolare misericordia del Signore ed il tempo quaresimale che stiamo vivendo ci invitano a volgere lo sguardo verso la Croce, che costituisce il fondamento della nostra speranza cristiana. E' dalla Croce di Cristo che noi possiamo trarre forza per dare senso e valore ad ogni nostra azione.

Quanto opportunamente la Croce dei giovani attraversa le varie diocesi d'Italia in questo tempo di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù! Vorrei dire a voi, giovani della Calabria, ed a tutti i calabresi: non soggiacete alla paura, ma contemplando il Crocifisso e attingendo agli insondabili tesori che sgorgano dal suo Cuore, incamminatevi nel nuovo millennio offrendo a tutti l'efficace testimonianza della carità, del perdono, della misericordia!

3. Saluto adesso voi, cari fedeli dell'Arcidiocesi di Trento, assieme al vostro Arcivescovo, Monsignor Luigi Bressan, ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose.

Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è mosso dal desiderio di ridare fervore e slancio all'azione religiosa nella vostra terra. La fede cattolica da Trento, la "Città del Concilio", si è diffusa con rinnovato vigore in tutta la cristianità, suscitando propositi ed iniziative di riforma, che l'hanno resa ricca di santità, di opere e di fervore. Accogliete questa stessa fede e trasmettetela con entusiasmo. Siate sempre fedeli a Cristo, Via Verità e Vita e diventate suoi annunciatori, testimoni coraggiosi e promotori di un autentico rinnovamento spirituale e sociale nella vostra diocesi.

4. Il mio pensiero si estende ai fedeli della Diocesi di Jesi, che intendono, con il loro pellegrinaggio, prepararsi a celebrare il quarto Congresso Eucaristico diocesano e ricordano, allo stesso tempo, il venticinquesimo di Episcopato del loro Pastore, Monsignor Oscar Serfilippi. A lui il mio affettuoso abbraccio e l'auspicio fraterno di un ministero ricco di frutti apostolici.

Carissimi Fratelli e Sorelle, possa la vostra meditazione sul mistero dell'Eucaristia portarvi a comprendere sempre più a fondo il posto che il mistero eucaristico occupa nella vostra realtà di Chiesa. In particolare, invito le famiglie a guardare all'Eucaristia come alla sorgente della loro armonia e della loro unione. Saranno così pronte ad accogliere con gioia il dono della vita, a crescere nell'amore reciproco ed a superare, con la preghiera ed il perdono, le quotidiane difficoltà.

5. Desidero, poi, salutare con affetto Monsignor Germano Zaccheo, Vescovo di Casale, ed il pellegrinaggio diocesano che egli guida. Carissimi fedeli, confido che la vostra venuta a Roma presso le tombe degli Apostoli vi aiuti a riscoprire il valore della grazia battesimale e la gioia dell'appartenere alla Chiesa, Corpo di Cristo. Sono persuaso che tale riscoperta vi spingerà ad essere in ogni ambiente gioiosi araldi del messaggio evangelico. In modo speciale, vi incoraggio ad annunciare il Vangelo nel mondo del lavoro e ad operare affinché tutti abbiano un'occupazione e possano svolgerla nel rispetto dei diritti e della dignità della persona.

6. Ringrazio per la vostra presenza voi, cari Prelati ed Officiali della Penitenzieria Apostolica, Padri Penitenzieri Ordinari e Straordinari delle Basiliche Patriarcali dell'Urbe, e voi, partecipanti al Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica. Quello della Penitenza è un ministero quanto mai prezioso, che domanda chiarezza di dottrina e misericordia pastorale, adeguata preparazione e costante disponibilità.

Vi esprimo sincera riconoscenza per la dedizione generosa con cui svolgete il vostro servizio e profitto di questa circostanza per esortare i partecipanti al Corso e tutti i sacerdoti a valorizzare al massimo il sacramento della Penitenza, specialmente durante l'Anno Giubilare.

7. Cari membri dell'Associazione italiana del Rosario Perpetuo, giunti a Roma per il pellegrinaggio giubilare, vi ringrazio per la vostra visita. Mi compiaccio con voi e con i Padri Domenicani che vi guidano nel vostro cammino spirituale. Il vostro benemerito sodalizio, fondato un secolo fa dal P. Costanzo Becchi, dell'Ordine dei Predicatori, intende promuovere un'intensa devozione a Gesù Eucaristia e alla Madre del Signore, mediante l'adorazione del Santissimo Sacramento e la dolce preghiera del Rosario.

Continuate a diffondere l'amore per il Signore Gesù, che nell'Eucaristia rimane sempre tra i suoi nella Chiesa. Recitate il santo Rosario e diffondetene la pratica negli ambienti che frequentate. E' una preghiera che introduce alla scuola del Vangelo vissuto, educa gli animi alla pietà, rende perseveranti nel bene, prepara alla vita e, soprattutto, vi fa cari a Maria Santissima.

8. Infine, il mio cordiale pensiero è per voi, cari pellegrini dell'Opera "Al Servizio della Divina Misericordia". Diffondete sempre e dispensate ovunque la tenerezza di "Dio ricco di misericordia" (Ep 2,4). L'amore di Dio vi sostenga e vi aiuti ad essere apostoli di perdono e di riconciliazione.

A voi qui presenti e agli altri pellegrini, che si sono raccolti oggi nella Piazza per questo gradito incontro, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, pegno di abbondanti grazie celesti sulle vostre persone, sulle vostre famiglie e sulle vostre Comunità.


PAROLE AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO CON GLI UNIVERSITARI ROMANI

Sabato, 1° aprile 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Saluto con grande affetto tutti voi che avete preso parte a questa suggestiva celebrazione e alla recita del santo Rosario, in questo primo sabato di aprile. Siete molto numerosi e vi ringrazio per la vostra presenza. La nostra preghiera è stata guidata dal tema: "Cristo Redentore dell'uomo". Tema importante che orienta la riflessione sull'argomento in programma per i prossimi raduni dei giovani universitari, previsti nel corso di quest'Anno Giubilare.

1. Grazie, cari universitari di Roma, per aver organizzato quest'incontro. Un caro saluto a ciascuno di voi, ai vostri assistenti spirituali e, in primo luogo, a Mons. Rino Fisichella, Vescovo Ausiliare della nostra diocesi. E' ormai tradizione ritrovarci durante il tempo quaresimale, per recitare il santo Rosario, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù. Sin d'ora vi invito a partecipare numerosi a quell'evento e ad accogliere con generosità i vostri amici che arriveranno da ogni parte del mondo. Questa sera è, però, un'occasione speciale, perché si colloca nel contesto dell'Anno Giubilare e vede, grazie ai mezzi della moderna comunicazione, la partecipazione di giovani vostri colleghi di ogni continente. Ad essi con grande cordialità intendo inviare il mio paterno saluto.

2. Porgo i miei cordiali saluti a voi, studenti delle scuole americane, riuniti nella Basilica dell'Immacolata Concezione di Washington. Rivolgo un particolare ringraziamento al Cardinale Hickey, Arcivescovo di Washington, che è lì con voi.

Cari studenti, grazie per la vostra partecipazione a questa preghiera. Continuate a rendere testimonianza della vostra fede in Cristo a scuola e nelle attività quotidiane. Difendete e promuovete il rispetto della dignità di ogni essere umano. La Chiesa e la società hanno bisogno di simili apostoli in questo tempo di incredibili sviluppi nel campo della tecnologia dell'informazione e in quello bio-medico.

3. Saluto tutti voi, giovani delle diverse università delle Filippine, riuniti nella cappella della Saint Thomas University di Manila. Cari studenti universitari. Sono felice che partecipiate a questo evento. Saluto il Vescovo Yalung e il Vescovo Tirona, che presiedono la vostra celebrazione.

Ricordo con profonda emozione la Giornata Mondiale della Gioventù del 1995. Serbo ancora nel cuore il ricordo della vostra gioia e della vostra fedeltà al Vangelo. Il Papa è vicino a voi con grande affetto e confida nel vostro impegno di evangelizzazione, in particolare tra i vostri compagni e nel mondo della cultura. Attendo con gioia di incontrarvi a Roma per gli eventi giubilari dedicati ai giovani.

4. Il mio pensiero va ora al Santuario di Fatima per salutare voi, universitari del Portogallo, che vi siete riuniti lì, provenienti da tutta la Nazione. Vi guida monsignor Tomás da Silva Nunes, Segretario della Conferenza Episcopale Portoghese, al quale invio un saluto fraterno.

Cari universitari del Portogallo, è importante creare fra di voi momenti di incontro per discernere le vie più idonee che conducono a una presenza qualificata della Chiesa nell'università. Di fronte a voi, cari giovani, si presentano molte sfide, ma anche grandi opportunità. Siate coraggiosi e fedeli al Vangelo. Che Nostra Signora di Fatima, che, Dio volendo, avrò la gioia di visitare nel prossimo mese di maggio, vi aiuti ad essere, a sua immagine, discepoli e testimoni di Gesù Cristo!

Vi attendo a Roma! Venite per partecipare agli incontri giubilari previsti sia per i giovani sia per l'università.

5. Dal Portogallo mi volgo ora, con il pensiero e con il cuore, al Brasile per salutare voi, universitari riuniti nel Santuario di Nossa Senhora da Conceição Aparecida, alla vigilia della preghiera presieduta dal Cardinale Aloísio Lorscheider, che saluto con un abbraccio fraterno.

Cari universitari brasiliani, desidero ringraziarvi per questa grande partecipazione. Confido molto nella vostra generosa e creativa presenza nella vita della Chiesa e dell'università. In questo Anno Giubilare cercate di impegnarvi a proclamare, con rinnovato ardore, Cristo Redentore, centro e radice di ogni autentica cultura. In tal modo contribuirete anche alla crescita della società.

Vi attendo a Roma per celebrare insieme l'amore di Dio che tutto rinnova e indica il cammino degli uomini.

6. Serdecznie pozdrawiam równiez was, drodzy studenci zgromadzeni w Sanktuarium na Jasnej Górze w Czestochowie. Pozdrawiam szczególnie ksiedza arcybiskupa Stanislawa Nowaka i ksiedza biskupa Henryka Tomasika, którzy przewodzili waszej modlitwie.

Dziekuje wszystkim za obecnosc i za zaangazowanie w duszpasterstwie akademickim. Wasze dzisiejsze spotkanie jest przygotowaniem do tradycyjnej pielgrzymki studentów z calej Polski do Matki Bozej Jasnogórskiej. Chcialbym, aby wasze pielgrzymowanie w tym Jubileuszowym Roku bylo dla was okazja do odnowienia twórczego ducha misyjnego, byscie byli swiadkami we wszystkich srodowiskach uniwersyteckich. Jubileuszowe motto: Uniwersytet dla nowego humanizmu, które dzisiaj wam przekazuje, niech bedzie zacheta i ukierunkowaniem w przygotowaniu waszych uczelnianych wspólnot do Jubileuszu i do spotkan z mlodymi w Rzymie. Prosze, abyscie zawierzyli Maryi duszpasterstwo akademickie w Polsce i w calym Kosciele. Niech bedzie pochwalony Jezus Chrystus.

Versione italiana

Saluto poi con affetto voi, cari universitari, riuniti nel Santuario di Jasna Gora di Czestochowa. Saluto in particolare, Mons. Stanislaw Novak e a Mons. Henryk Tomasik, che hanno guidato la vostra preghiera.

Vi ringrazio per la vostra presenza e per il vostro impegno di animazione della pastorale universitaria. Il vostro odierno incontro è in preparazione al tradizionale pellegrinaggio degli universitari della Polonia alla Madonna di Jasna Gora. Desidero che, in questo Anno Giubilare, il vostro pellegrinaggio sia animato da un rinnovato e creativo slancio missionario in tutte le università. Il tema del Giubileo: "L'Università per un nuovo umanesimo", che questa sera vi affido, vi sia di stimolo e di orientamento nella preparazione delle vostre comunità universitarie al Giubileo e agli incontri dei giovani presenti a Roma. Vi chiedo di affidare a Maria il cammino della pastorale universitaria in Polonia e in tutta la Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo!

7. Ed ora la mia parola torna a voi, qui presenti in Piazza San Pietro. Prima di concludere, desidero salutare i partecipanti al pellegrinaggio dei Cavalieri di Colombo e, in special modo, Monsignor Thomas Darly, Vescovo di Brooklyn e Cappellano dell'Ordine. Vi ringrazio per la vostra partecipazione e per il vostro impegno al servizio del Vangelo. Continuate a sostenere con generosità l'azione della Chiesa nell'Università, nelle forme più idonee perché la cultura contemporanea possa essere animata dalla luce del Vangelo.

Invocando la celeste protezione della Vergine Santissima su di voi, sui presenti in questa Piazza, come anche su quanti sono con noi collegati mediante la televisione e la radio, a tutti imparto con affetto la mia benedizione.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II AL CARD. WILLIAM W. BAUM

1 Aprile 2000

Al Venerato Fratello

Cardinale WILLIAM W. BAUM
Penitenziere Maggiore

1. Con apprezzabile sollecitudine Ella, Signor Cardinale, ha provveduto ad organizzare anche quest'anno il consueto Corso sul foro interno, per i candidati prossimi al sacerdozio ed i sacerdoti di recente ordinati, pur riservando cordiale accoglienza anche ai sacerdoti maturi ed esperti del ministero.

Desidero esprimerLe il mio compiacimento per l'iniziativa, che assume particolare significato nell'Anno Giubilare: esso, infatti, è essenzialmente l'Anno del grande ritorno e del grande perdono, e, come ho rilevato nella Bolla di indizione Incarnationis mysterium, il sacramento della Penitenza ha un ruolo primario per questa effusione della divina misericordia. Il foro interno, peraltro, verte innanzitutto su tale sacramento e in generale sui contenuti della coscienza, i quali ordinariamente vengono con fiducia manifestati alla Chiesa in connessione col sacramento della Penitenza.

Colgo volentieri questa occasione per esprimere il mio apprezzamento anche ai Prelati ed agli Officiali della Penitenzieria Apostolica, il cui prezioso lavoro è istituzionalmente rivolto a materie attinenti il foro interno. Estendo poi l'espressione della mia grata considerazione ai Padri Penitenzieri delle Basiliche Patriarcali dell'Urbe, i quali per missione, sottolineata ed esaltata in questo Anno Santo, vivono il loro sacerdozio in un continuo impegno per la pastorale della Riconciliazione. Un saluto particolarmente affettuoso rivolgo, infine, ai giovani sacerdoti e ai canditati al sacerdozio, i quali, profittando della provvida iniziativa della Penitenzieria Apostolica, si sono preparati in questi giorni ad un fruttuoso adempimento della futura loro missione.

2. E' mio intento che il ringraziamento e l'esortazione, qui espressi, giungano a tutti i sacerdoti del mondo, incoraggiandoli e sostenendoli nell'opera dedicata alla salvezza dei fratelli mediante il ministero delle confessioni, espressione tra le più significative del loro sacerdozio.

Nostro Signore Gesù Cristo ci ha redenti mediante il Mistero pasquale, del quale il momento del sacrificio cruento costituisce, per così dire, il cuore. Il sacerdote, come ministro del perdono nel sacramento della Penitenza, agisce in persona Christi: come potrebbe non sentirsi impegnato a prender parte con tutta la sua vita all'atteggiamento sacrificale di Cristo? Questa prospettiva, fermo restando il valore dei sacramenti ex opere operato - indipendentemente, quindi, dalla santità o dignità del ministro - dischiude davanti a lui un'immensa ricchezza ascetica, offrendogli i supremi motivi per i quali deve, proprio per l'esercizio e nell'esercizio dei suoi uffici sacramentali, essere santo, e trarre dall'esercizio stesso del ministero stimoli e occasioni di ulteriore santificazione. Opera divina, la remissione dei peccati deve essere quindi compiuta con disposizioni spirituali così elevate da poter affermare che quel sublime ministero, per quanto è possibile all'umana limitatezza, è svolto digne Deo.Ciò non mancherà di incrementare la fiducia dei fedeli. L'annuncio della verità, soprattutto nell'ordine morale-spirituale, è infatti tanto più credibile quanto più chi la proclama ne è, non solo accademicamente dottore, ma innanzi tutto esistenzialmente testimone.

Gli stessi penitenti, peraltro, dalla considerazione dell'essenziale connotazione oblativa a cui il Sacramento richiama, non potranno non trarre un impegnativo stimolo a corrispondere alla misericordia del Signore con una santità di vita che li unisca sempre più intimamente a Colui che per la nostra salvezza si è fatto Vittima.

3. Se il mistero pasquale è realtà di morte - aspetto sacrificale -, esso è stato disposto da Dio soltanto in ordine alla vita della Risurrezione. Anche il sacramento della Penitenza - assimilazione a Gesù morto e risorto - porta con sé la restituzione della vita soprannaturale di grazia, o l'aumento di essa quando si tratti di soli peccati veniali. Perciò il mistero di questo sacramento si può intendere compiutamente soltanto nella prospettiva della parabola del Figliol prodigo: "Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,32).

4. Il ministro del sacramento della Penitenza è maestro, è testimone, e, col Padre, è padre della vita divina restituita e votata alla pienezza. Il suo magistero è quello della Chiesa, perché egli, agendo in persona Christi, non annuncia se stesso, ma Gesù Cristo: "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5).

La sua testimonianza è affidata all'umiltà delle virtù praticate e non ostentate: "Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te... Quando preghi, entra nella tua camera e chiusa la porta prega il Padre tuo nel segreto" (Mt 6,2 Mt 6,6). Il suo donare la vita di grazia adempie il precetto di Gesù agli Apostoli nella loro prima missione: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8).

5. Nella Riconciliazione sacramentale il perdono di Dio è fonte di rinascita spirituale e principio efficace di santificazione, fino all'apice della perfezione cristiana.

Il sacramento della Riconciliazione, se è ricevuto dal peccatore pentito con le debite condizioni, non solo obiettivamente gli conferisce il perdono di Dio, ma gli dà anche, per l'amore misericordioso del Padre, grazie speciali, dalle quali è aiutato a superare le tentazioni, ad evitare le ricadute nei peccati dei quali si è pentito, ed a fare in qualche misura una personale esperienza di quel perdono. In questo senso, intimo è il nesso tra il sacramento della Penitenza e quello dell'Eucaristia, nel quale, col ricordo della Passione di Gesù, "mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur".

In concreto, nella fedeltà al disegno salvifico di Dio, come di fatto Egli ha voluto attuarlo, "occorre superare la tendenza, abbastanza diffusa, a rifiutare qualsiasi mediazione salvifica, ponendo l'individuo peccatore in contatto diretto cono Dio" (Udienza ai Vescovi Portoghesi in visita ad Limina, 30 novembre 1999). Così "possa uno dei frutti del Grande Giubileo dell'Anno 2000 essere il ritorno generale dei fedeli cristiani alla pratica sacramentale della Confessione" (Ibid.).

6. L'amore misericordioso di Dio, che invita al ritorno e che è pronto al perdono, non ha limiti né di tempo, né di luogo. Mediante il ministero della Chiesa, non solo per Gerusalemme, come nella profezia di Zaccaria, ma per il mondo intero è sempre disponibile "una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità" (13,1)", da cui si riverserà su tutti "uno spirito di grazia e di consolazione" (12,10).

La carità di Dio, pur non coartata nel tempo e nello spazio, splende in modo specialissimo nell'Anno Giubilare: al dono fondamentale della restituzione della Grazia, in via ordinaria mediante il sacramento della Penitenza, e alla conseguente remissione della pena infernale, il Signore, dives in misericordia, unisce, mediante il ministero della Chiesa, la remissione anche della pena temporale col dono delle indulgenze, ovviamente se conseguite con le dovute disposizioni di santità o almeno di tendenza alla santità. Le indulgenze, pertanto, "lungi dall'essere una sorta di «sconto» all'impegno di conversione, sono piuttosto un aiuto per un impegno più pronto, generoso e radicale" (Udienza generale del 29 settembre 1999). L'indulgenza plenaria, infatti, esige il perfetto distacco dal peccato, il ricorso ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, nella comunione gerarchica con la Chiesa, espressa mediante la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

7. Esorto vivamente i sacerdoti ad educare i fedeli, con appropriata e approfondita catechesi, affinché si avvalgano del gran bene delle indulgenze, secondo la mente e l'animo della Chiesa. In specie i sacerdoti confessori molto utilmente potrebbero assegnare ai loro penitenti come penitenza sacramentale pratiche indulgenziate, salvi sempre i criteri di equa proporzione con le colpe confessate.

Non fosse altro che per il ministero del perdono che il Signore gli ha affidato, la missione del sacerdote meriterebbe già di essere vissuta in pienezza: la salvezza dei fratelli non può non essere per lui motivo di profondo gaudio dello spirito.

Con questa certezza, per tutti i membri della Penitenzieria Apostolica, per i Padri Penitenzieri, per i giovani che si preparano al loro domani sacerdotale, elevo la mia preghiera al Signore misericordioso affinché conceda loro piena generosità nell'offrirsi al servizio delle anime nell'intimità del colloquio penitenziale: infatti, specialmente allora, il sacerdote è "collaboratore di Dio" per la costruzione dell'"edificio di Dio" (cfr 1Co 3,9).

In pegno di copiosi favori celesti invio a Lei, Signor Cardinale, ai Suoi Collaboratori, ai Padri Penitenzieri e a tutti i partecipanti al Corso sul foro interno una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 1 Aprile 2000

IOANNES PAULUS PP.

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE

PROMOSSO DALL’ISTITUTO DI CLINICA GINECOLOGICA E OSTETRICA DELL’UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA" DI ROMA

Lunedì, 3 Aprile 2000

0304
GPII Discorsi 2000 3103