GP2 Discorsi 2001 32


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA RUSSIA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 9 febbraio 2001




Venerati Fratelli!

33 1. Con grande gioia porgo a ciascuno di voi un saluto cordiale ed il mio più sentito benvenuto. Con questa vostra visita si rinnovano gli stretti vincoli di unità e di comunione che legano voi e le Comunità a voi affidate con il Successore di Pietro.

Ringrazio  Mons.  Tadeusz  Kondruszewicz  per  le  espressioni che,  a  nome  vostro, mi ha rivolto. Nell'indirizzarmi a voi, intendo far giungere il mio affettuoso pensiero alle vostre rispettive comunità, assicurandole della mia costante benevolenza e del mio quotidiano ricordo nella preghiera.

Quest'incontro avviene a distanza di poche settimane dalla chiusura della Porta Santa, mentre resta ancora viva la memoria del Grande Giubileo, tempo in cui è scesa in abbondanza sulla Chiesa e sul mondo la divina misericordia. I frutti di tale straordinario evento sono percepibili e costituiscono un proficuo incoraggiamento ad intensificare gli sforzi per il Regno di Dio.

Rinvigoriti dallo spirito del Grande Giubileo, anche voi, carissimi Fratelli nell'Episcopato, riprendete il vostro cammino fra le prove del mondo e le consolazioni di Dio, mantenendo saldo l'impegno di una evangelizzazione capillare e di una costante edificazione del sensus Ecclesiae. In questa vasta azione pastorale vi sia di valido aiuto la collaborazione dei sacerdoti, delle persone consacrate, dei fedeli laici, come pure della promettente schiera di giovani che si preparano al ministero presbiterale.

2. Sono ancora molto marcati i segni lasciati da settant'anni di ateismo militante, ma non devono scoraggiarvi nell'esercizio del vostro ministero. La consapevolezza che Cristo vi ha chiamati ad annunciare il Vangelo in un tempo difficile vi sproni ad una più ardita opera di catechizzazione di quanti la Provvidenza vi ha affidato. Conosco gli sforzi che giù state compiendo per rendere accessibili nella vostra lingua i libri liturgici, gli insegnamenti del Magistero, i sussidi catechetici, i manuali di preghiera. Desidero incoraggiarvi a proseguire su questo cammino, poiché sulla base di una convinta ed orante conoscenza dei misteri di Dio si consolida una più profonda e generosa adesione alla vita di grazia.

La vasta missione evangelizzatrice che state promuovendo esige in primo luogo che vi prendiate cura di formare sacerdoti santi e ardenti nel loro apostolato. A questo proposito, voi già vi state adoperando per preparare educatori e professori che, russi di nascita, sappiano capire in profondità la mentalità e l'eredità del grande popolo al quale appartengono e, al tempo stesso, siano in grado di trovare nella conoscenza delle Scritture e degli antichi Padri la valorizzazione più piena ed autentica del genio della propria cultura.

E' necessario, inoltre, coinvolgere i giovani nell'impegno della nuova evangelizzazione, individuando le diverse vocazioni che Dio affida a quanti sono stati segnati con il sigillo del Battesimo. Alla base di tutto resta, ovviamente, imprescindibile la fiduciosa preghiera al Padrone della messe, affinché sia lui stesso a mandare nella sua messe operai secondo il suo cuore, santi e generosi.

3. La vocazione nasce da Dio, ma cresce in una famiglia ed è sostenuta da una comunità cristiana fervorosa e fedele. Chi non conosce la desolazione spirituale e morale lasciata in eredità dal secolo appena trascorso? Chi non è al corrente delle difficoltà che le famiglie, specie quelle giovani, si trovano ancor oggi ad affrontare? Sappiate essere per loro un sostegno valido ed incoraggiante. Camminate al loro fianco facendovi loro guide sicure; aiutatele con la preghiera, aprite loro i tesori della misericordia divina e spezzate per loro il pane della verità di Cristo. E' questa una vasta azione apostolica che voi, Pastori diocesani, siete chiamati a portare avanti con coloro che Dio ha posto al vostro fianco: sacerdoti, persone consacrate e laici collaboratori. Alimentate tra di voi uno spirito di cordiale intesa e di reciproco sostegno, rispettando il carisma di ognuno e armonizzando i vari metodi di evangelizzazione.

Per quanto inevitabili siano le difficoltà della vita quotidiana, potrete sempre superarle con l'aiuto del Signore, mantenendo la rotta maestra del dialogo della carità. In questo modo i doni individuali sono posti al servizio del bene dell'intero Corpo di Cristo.

4. Il dialogo rispettoso diventa anche metodologia paziente, grazie alla quale è possibile rapportarsi con gli altri battezzati che vivono in Russia. Cercate ciò che favorisce la reciproca comprensione e, quando è possibile, la collaborazione: ecco una concreta regola di dialogo ecumenico tanto cara al Beato Giovanni XXIII, il quale amava ripetere che è molto di più ciò che ci unisce che ciò che ci separa. Ecco perché non bisogna scoraggiarsi davanti alle difficoltà e persino davanti agli insuccessi del cammino ecumenico, ma, sostenuti dalla preghiera, occorre continuare ad avanzare con ogni sforzo nella costruzione della piena unità fra i discepoli di Cristo. Con la fiducia in Dio, con la carità, con la costanza si può contribuire ad affrettare la realizzazione dell'auspicio accorato del divino Maestro: "Che siano una sola cosa perché il mondo creda" (
Jn 17,21).

Venerati Fratelli, il Vescovo di Roma vi è vicino e con grande affetto vi incoraggia a proseguire in questa importante opera spirituale affidatavi da Dio. Vostro segno distintivo sia la carità, che è vincolo di perfezione. Animati da tale fondamentale virtù, saprete trovare, come già state facendo, forme di aiuto per i poveri ed i bisognosi che bussano alla porta del vostro cuore. Imitando il buon Samaritano evangelico, servirete Cristo stesso che si presenta a voi nelle vesti lacere, nei volti imploranti e nel corpo piagato dei miseri e degli abbandonati. E' questa un'opera immediata e comprensibile di evangelizzazione.

34 Mentre vi affido alla protezione di Maria, Madre di Dio, venerata con tenero affetto in tutto il territorio in cui svolgete il vostro compito apostolico, invoco su di voi l'abbondanza delle grazie celesti e di gran cuore vi benedico.


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL CAUCASO IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 9 febbraio 2001




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio!

1. E' per me motivo di grande gioia porgervi il mio cordiale benvenuto in questa vostra visita ad limina, con cui intendete riaffermare i sentimenti di comunione che vi legano al Successore di Pietro.

Ringrazio Mons. Nerses der Nersessian per le gentili parole che, interpretando i comuni sentimenti, mi ha rivolto. Nell'indirizzare il mio pensiero a voi, amati Pastori, desidero far giungere l'espressione del mio affetto sincero ai fedeli delle vostre Chiese. Tutti ho presenti nella quotidiana preghiera.

Questo nostro incontro si svolge all'inizio di un nuovo millennio. L'eredità lasciata dal difficile secolo appena trascorso pone la Chiesa in molte regioni di fronte a problemi urgenti e complessi. Nel campo dell'evangelizzazione e della cura del popolo cristiano il primo compito che attende anche voi è sicuramente quello della ricostruzione delle vostre rispettive Comunità, piccolo gregge a lungo percosso e disperso.

2. L'esperienza, che in questi anni state compiendo, vi rende persuasi che, mediante l'annuncio del Vangelo, si può non solo ridare coraggio alle Comunità ecclesiali, ma contribuire efficacemente all'edificazione di una nuova società basata su solidi valori etici e morali. Mantenete salda in ogni vostro intervento la fiducia in Dio. E' Lui, infatti, che edifica la Chiesa e guida il cammino dei popoli secondo i suoi imperscrutabili disegni di salvezza.

Siate convinti portatori di una cultura nuova che, predicando il rispetto di tutti per tutti, si fondi sui perenni valori dello spirito e riconosca il primato di Dio nell'esistenza. Forti di tale consapevolezza, operate senza indugi per diffondere la speranza, stimolando con ogni mezzo la cooperazione di tutti all'annuncio del Vangelo.

Occorre far crescere anzitutto nel vostro gregge una mentalità rinnovata, ispirata alla civiltà dell'amore, che affermi il rispetto per ogni essere umano. Non abbiate paura di far sentire la vostra voce a difesa di ogni causa giusta, ed offrite esplicitamente il dono che avete ricevuto: la fede cioè in Cristo che vi ha scelti. Rendete testimonianza al suo messaggio salvifico destinato a tutte le nazioni.

3. Per compiere questa missione profetica, le vostre Comunità devono sempre più acquistare consapevolezza della loro vocazione. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, pensando alla navicella della Chiesa che deve inoltrarsi nel vasto oceano che Dio le pone davanti all'inizio di un millennio, ho invitato i Pastori e i fedeli a "ripartire da Cristo", sorretti dalla speranza, affrontando i nuovi compiti con salda fiducia nel sostegno indefettibile della Provvidenza. Per questa vasta azione apostolica vanno appieno valorizzate le energie dei sacerdoti, dei consacrati, dei laici. Sia vostra cura prioritaria la loro formazione, affinché, attingendo dal tesoro della preghiera e dello studio, siano in grado di condividere i problemi dell'uomo d'oggi, offrendo a tutti il cibo sostanzioso della Parola di Dio.

Un'attenzione particolare riservate ai giovani, che sono il futuro della Chiesa e dell'umanità. Se Cristo li chiama a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata, siate al loro fianco e coinvolgete nella necessaria opera vocazionale l'intera comunità cristiana.

35 4. I compiti prioritari, a cui non dovete stancarvi di dedicare il vostro tempo, restano "la preghiera e il ministero della parola" (Ac 6,4). Per questo il Signore vi ha scelti perché, dopo aver a lungo pregato, annunciate il suo Vangelo e rechiate la speranza e la consolazione del suo amore a tutti. E' dal prolungato contatto con Lui che potete attingere l'entusiasmo necessario per proseguire con coraggio nel proclamare la Buona Novella del Regno e comunicare il messaggio dell'amore misericordioso di Dio, che si apre ad accogliere ogni umana miseria.

Nonostante la scarsa disponibilità di mezzi, non dimenticatevi poi dei poveri e di coloro che sono in difficoltà. La dura eredità del passato vi pone di fronte a famiglie fragili, insidiate dalle piaghe sociali del divorzio e dell'aborto. E quanti anche nelle vostre terre sono tentati dai miraggi del materialismo pratico e dell'edonismo consumista! Rimanete accanto alla vostra gente, portando loro concreto sostegno, vivificato dal conforto della fede. Soprattutto ricordatevi dei giovani in cerca di salde motivazioni per affrontare un avvenire che spesso non è loro chiaro.

A tutti trasmettete l'assicurazione della mia spirituale vicinanza. Sentitemi anzitutto solidale con la vostra quotidiana sollecitudine pastorale. L'amore per il gregge di Cristo spinga ciascuno di voi ad operare in atteggiamento di operosa sintonia, affinché sia salda nella Chiesa "la carità che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14).

La celeste Madre di Dio vi protegga e vi accompagni!

Con tali sentimenti, e quale pegno del mio affetto, vi imparto una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo all'intero gregge a voi affidato dalla misericordia di Dio.

AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DEL CENTRO-ASIA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 9 febbraio 2001




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi, venuti per la visita ad limina. Ho ardentemente desiderato questo incontro fraterno, che esprime la piena comunione delle vostre Chiese con il Successore di Pietro. In un momento così intenso di unità spirituale, il Signore ci fa sperimentare la sua presenza, incoraggiandoci a confermare la personale disponibilità a guidare il popolo affidato dal suo amore previdente alle nostre cure pastorali.

Ci incontriamo ad un mese dalla conclusione del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, ed è ancora viva in noi l'eco di tale tempo di grazia straordinaria, durante il quale siamo tornati alle sorgenti della nostra salvezza. Abbiamo ora ripreso il cammino conservando lo sguardo fisso su Cristo, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (cfr He 13,8).

Ringrazio Mons. Jan Pawe» Lenga per le parole che, a nome vostro, mi ha voluto gentilmente rivolgere. Saluto ciascuno di voi con grande affetto. La testimonianza che rendete al Vangelo, come pure l'alacre sollecitudine con la quale seguite il gregge di Cristo, nelle circostanze certo non facili nelle quali vi trovate ad operare, vi fanno onore e sono di grande conforto anche per me. Dopo il lungo periodo della persecuzione e della dispersione, che ha causato molteplici sofferenze e privazioni ed a volte anche il martirio, ora per le vostre piccole ma promettenti comunità si è aperto il tempo della speranza. Mi sono ben note le vostre fatiche e vi incoraggio a perseverare nello sforzo intrapreso: guardate sempre a Cristo, nostra sicura speranza, e a Lui servite con cuore ardente.

Mentre manifesto questi miei sentimenti a voi, venerati Fratelli, vorrei idealmente far giungere alle genti a voi affidate l'augurio più caro d'una sempre più generosa fedeltà evangelica. Penso al clero, alle persone consacrate, ai laici, ai giovani, alle famiglie e specialmente a quanti sono afflitti nel corpo o nello spirito.

36 2. Dio ha posti voi, come Pastori, a guidare i vostri popoli con saggia mitezza, facendovi per loro modelli ai quali essi possano guardare con fiducia (cfr 1P 5,2-3). Mediante il vostro ministero, in comunione con il Papa, voi perpetuate l'opera stessa di Cristo, il Buon Pastore, che pasce le sue pecorelle e si prende cura di loro con infaticabile sollecitudine. Egli santifica con la sua grazia quanti l'accolgono e nutre la Chiesa con il dono dei Sacramenti.

Siate solerti, carissimi, nel compiere questa vostra missione. Emulatevi nella reciproca carità; intrattenete tra voi un dialogo franco e cordiale, aiutatevi vicendevolmente, nel rispetto delle responsabilità di ciascuno. L'amore che regna tra di voi sia di esempio per i sacerdoti che vi coadiuvano, per i fedeli che guardano a voi come a fari luminosi che indicano la via da percorrere.

Il vostro spirito si mantenga aperto ad ogni persona di buona volontà; con le vostre parole e le vostre azioni stimolate ognuno ad una proficua collaborazione per edificare la Chiesa nella concordia, nell'operosità e nella pace. Dinanzi alla vastità ed alla complessità della messe e all'esiguo numero degli operai non perdetevi d'animo. Abbiate fiducia in Cristo, che tutto sa portare a compimento. In suo nome guidate le vostre Comunità, senza temere difficoltà ed ostacoli.

3. Incontrandovi personalmente, ho avuto modo di meglio comprendere le mete a cui tendete e le problematiche che vi preoccupano. Vi sono vicino fraternamente, e vi sostengo anzitutto con la preghiera. Un lungo cammino attende di essere percorso, ma sono certo che non vi mancherà l'entusiasmo per avanzare speditamente, superando gli ostacoli con il contributo di tutti.

Penso, ad esempio, ad un giusto rapporto con le autorità amministrative così che il vostro ministero possa svolgersi entro un quadro giuridico rispettoso della legge dello Stato e della vostra legittima libertà. Penso, altresì, alla necessaria intesa che deve farsi sempre più stretta con il clero diocesano e religioso. Sostenete con la preghiera e con la vostra accondiscendente paternità i sacerdoti ed i religiosi, spronandoli a fare ricorso, nell'orazione e nella fervente celebrazione dell'Eucaristia, alle energie che scaturiscono dal quotidiano incontro con Cristo, sommo ed eterno Sacerdote consacrato alla gloria del Padre. La vostra sollecitudine di Pastori sappia valorizzare il meglio di tutti, così che i doni di ciascuno tornino a beneficio comune. La divina Provvidenza, che non lascia mai solo chi in essa confida, vi aiuterà anche con ulteriori risorse e con nuovi collaboratori nel ministero sacerdotale, perché vi affianchino nelle fatiche e si uniscano a voi per portare avanti la cura dell'intero Popolo di Dio.

Vi affido all'intercessione di Maria, Stella dell'evangelizzazione e Regina degli Apostoli. Sia Lei a confortarvi e sostenervi nella quotidiana fatica apostolica. Vi sia di incoraggiamento e di sostegno pure l'esempio e l'intercessione dei santi Protettori e dei fedeli testimoni della fede, alcuni dei quali, anche nelle vostre Terre, hanno suggellato con il sangue la loro adesione a Cristo e al Vangelo.

Con tali sentimenti e quale pegno del mio affetto, imparto a voi una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo all'intero gregge affidatovi.




AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEI MISSIONARI DI SAN CARLO - SCALABRINIANI


Venerdì, 9 febbraio 2001

Carissimi Padri Capitolari Scalabriniani!


1. Sono lieto di questo incontro che mi consente di salutarvi personalmente, in occasione del vostro Capitolo Generale. Avete sollecitato questa Udienza per riconfermare la vostra devozione al Successore di Pietro, secondo la linea di fedeltà che fu propria del Fondatore. A tutti il mio cordiale benvenuto!

Sono passati poco più di due anni da quando ci siamo incontrati a Castel Gandolfo, nel settembre del 1998. La prematura scomparsa del vostro Superiore Generale, Padre Luigi Favero, che con passione ha guidato la vostra Congregazione, vi ha riportato a Roma per eleggere il nuovo Superiore Generale. I vostri voti si sono orientati sul Padre Isaia Birollo, al quale rivolgo le mie felicitazioni ed i miei auguri per l'impegnativo compito che gli è affidato. Al tempo stesso esprimo l'auspicio che questo vostro convenire a Roma vi abbia consentito di approfondire il vostro progetto missionario.

37 2. Avete celebrato il Capitolo Generale mentre è ancora viva la memoria del grande Giubileo, che ci ha introdotto nel terzo millennio dell'era cristiana. Questo momento di riconciliazione e di grazia è stato vissuto "non solo come memoria del passato, ma come profezia dell'avvenire" (Novo millennio ineunte NM 3). Nel pellegrinaggio della Chiesa i migranti sono icona eloquente del cammino dell'intero Popolo di Dio verso il Padre, che vuole rivelare il suo volto a chi lo cerca. La loro vicenda acquista un valore di simbolo sul quale mette conto di riflettere.

Le migrazioni moderne pongono in evidenza le conseguenze di fenomeni sociali vasti e complessi, che toccano in misura maggiore o minore tutte le società. Gli squilibri creati da processi economici e sociali che si ripercuotono soprattutto sui più deboli costringono milioni di donne e di uomini a cercare possibilità di sopravvivenza altrove. Conflitti etnici, disastri naturali e oppressioni politiche obbligano intere popolazioni a domandare asilo e protezione presso altre Nazioni. Di contro, la paura dello straniero porta le società del benessere a introdurre restrizioni all'ingresso dei migranti, rendendo più difficile la loro accoglienza ed integrazione. Le barriere, tuttavia, non possono fermare la speranza di chi ha diritto a un futuro migliore.

Di fatto, la presenza dei migranti ha trasformato molti Paesi in società multietniche e multiculturali. Tale diversità è spesso percepita come minaccia all'identità culturale e religiosa dei Paesi di accoglienza. Nascono da ciò spinte a chiusure xenofobe, che portano in sé il pericolo di tensioni e di incomprensioni, dannose per la pace sociale. Di fronte al rischio di scontri etnici, tutti sono invitati a ripensare la convivenza sociale in termini di dialogo e di convivialità.

La vera integrazione chiede, infatti, di costruire una società capace di riconoscere le differenze senza assolutizzarle e di promuovere una generazione di cittadini formati alla cultura del dialogo. "Nella condizione di più spiccato pluralismo culturale e religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, il dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace" (Novo millennio ineunte NM 55).

3. Dinanzi a tali tematiche la vostra missione, cari Padri Scalabriniani, rivela tutta la sua attualità. Siete chiamati ad approfondire il vostro carisma, per diffonderlo come dono della Chiesa al mondo della mobilità umana. Gli orizzonti sempre più  ampi delle migrazioni richiedono che abbiate il coraggio di aprirvi verso nuove frontiere, alle quali la missione vi chiama. Il Padrone della messe non lascerà che i figli più deboli e dispersi rimangano senza chi spezzi per loro il pane e li raccolga in unità.

Riflettendo sul vostro progetto missionario, voi avete preso anche più chiara coscienza del fatto che la vita fraterna in comunità qualifica la vostra esistenza e missione specifica. Anche mediante questa testimonianza, voi potete essere segno, profezia e testimonianza della resurrezione là dove sono più forti i segni della divisione e dell'ingiustizia. Raccogliendo insieme i migranti di Nazioni diverse, farete sì che nelle varie Chiese locali possano risuonare in lingue diverse, come già nella Pentecoste, le lodi di Dio per le meraviglie che Egli compie nella storia.

Davanti al volto sofferente dei migranti, sentitevi impegnati a difenderne e promuoverne i diritti, con quella partecipazione cordiale che lo Spirito suscita in coloro che ha chiamati al servizio del Regno. Il numero crescente di migranti non cristiani non può lasciare indifferenti le Comunità ecclesiali chiamate ad annunciare e testimoniare l'amore salvifico del Padre. "Annunciare e testimoniare il vangelo della carità costituisce il tessuto connettivo della missione rivolta ai migranti" (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni, 2001).

4. La specificità del vostro carisma vi spinge a testimoniare e ad annunciare la Buona Novella del Regno ai migranti che più acutamente vivono il loro dramma. Nella ricerca di un futuro migliore essi sperimentano spesso l'esclusione, l'emarginazione e lo scacco. Spetta a voi di sostenerne la speranza, facendo in modo che attraverso la vostra solidarietà e quella di tanti altri cristiani, essi possano fare esperienza della provvida azione di Dio che guida la storia verso un futuro più umano. La fede vissuta in mezzo alle difficoltà quotidiane diventa così annuncio della missione del Cristo, venuto a radunare i figli di Dio che erano dispersi (Jn 11,52).

Il migrante vi interpella e vi sfida a vivere i valori dell'apertura, dell'accoglienza, della comunione nella diversità, sull'esempio del vostro Fondatore, il Beato Giovanni Battista Scalabrini, il quale seppe leggere la realtà migratoria in una prospettiva provvidenziale e profetica. Insieme con lui, sappiate guardare alle migrazioni con gli occhi di Dio e ascoltare la sua parola con il cuore del migrante.

Chiedo alla Vergine Maria, Madre dei migranti, di  accompagnare i vostri propositi nell'adempimento del vostro progetto missionario, per essere, insieme con gli altri discepoli di Cristo ugualmente sensibili ed avveduti, "sentinelle del mattino in questa aurora del nuovo millennio" (Novo millennio ineunte NM 9).

Con questo augurio, a tutti imparto la mia affettuosa Benedizione.


ALLA "LEGA INTERNAZIONALE DI UMANISTI" DI SARAJEVO


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Venerdì, 9 febbraio 2001




Gentili Signori e Signore!

1. Sono lieto di incontrarvi ed a ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto. Con la vostra presenza a Roma, voi volete rendere testimonianza delle sofferenze, delle gioie e delle speranze della popolazione di Bosnia ed Erzegovina, in modo particolare del dramma dei profughi e degli esuli, che non ha finora ottenuto una soluzione soddisfacente alla luce degli Accordi di Washington e Dayton. La vostra visita mi offre l'occasione di rinnovare a quelle care popolazioni l'assicurazione della mia vicinanza spirituale.

Viviamo in un'epoca in cui si avvertono con crescente evidenza le conseguenze del fenomeno della globalizzazione. Non sono solo conseguenze negative. Il fenomeno suppone, infatti, una crescente vicinanza e una migliore conoscenza tra gli uomini di ogni parte del mondo e questo apre la strada a possibili intese per una più solidale condivisione delle risorse. Molto spesso, tuttavia, questo non avviene. Sorgono così problemi che interpellano la coscienza di ciascuno, invitando ad una presa di posizione. Per rispondere a questo genere di problemi "umani" avete voluto creare la vostra "Lega internazionale". Voi intendete spendere le vostre energie per promuovere l'avvento di un mondo più giusto e più umano.

2. La Chiesa è vicina, oggi come ieri, a quanti si pongono al servizio della causa dell'uomo. Il Concilio Vaticano II ricorda, a tal proposito, che "nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore" dei discepoli di Cristo (Gaudium et spes
GS 1).

L'attenzione della Chiesa verso l'uomo fa parte integrante della sua missione. L'essere umano è la via della Chiesa, proprio perché la salvezza operata da Gesù Cristo, Figlio di Dio che ha voluto essere pure Figlio dell'uomo, riguarda ogni persona nella sua totalità. L'azione sociale della Comunità ecclesiale si sviluppa in tanti modi ed abbraccia molteplici iniziative. Diverse strutture sono nate all'interno della Chiesa per venire incontro ai bisogni dell'umanità. Ugualmente vasta è la sua collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà che hanno a cuore il bene comune. Si tratta di una collaborazione che tocca vasti campi d'azione e concerne il rispetto dell'uomo, della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili, la sua promozione materiale, morale e spirituale, il sostegno alla qualità della sua vita.

3. E' con questo spirito che essa agisce nelle varie parti del mondo, come anche in Bosnia ed Erzegovina, terra a me particolarmente cara. Conosco bene i problemi sociali, politici ed economici che le popolazioni locali stanno incontrando in questo periodo. Negli anni del recente conflitto armato, la Santa Sede non ha mancato di far sentire la sua presenza pacificatrice. Anche adesso essa continua ad impegnarsi in varie iniziative a favore della giustizia e della pace.

Il periodo più difficile per la Bosnia ed Erzegovina è passato, ma la sofferenza della gente continua, specialmente nel dramma dei profughi e degli esuli. Decine di migliaia di persone della regione di Banja Luka, di Bosanska Posavina e di altre parti del Paese attendono ancora di tornare alle loro case. Non possiamo dimenticare questo dramma. Al contrario, dobbiamo farci promotori di una solidarietà effettiva a livello locale ed internazionale. Occorre anzitutto correggere le ingiustizie esistenti, prestando ascolto alle legittime attese di chi è direttamente interessato e chiede il rispetto dei suoi diritti inalienabili. E' questa la base per costruire un futuro di speranza nella società multietnica, multiculturale e multireligiosa, che caratterizza la Bosnia ed Erzegovina.

4. Prego Dio perché, grazie all'impegno di tutti, presto si ponga fine nella Bosnia ed Erzegovina alle sofferenze causate dal recente conflitto armato ed a ciascuno siano offerte pari opportunità, garantendo insieme la piena e incondizionata libertà di religione. C'è bisogno di sostegno e di comprensione: sostegno, per superare gli attuali problemi sociali, politici ed economici; comprensione, per trovare le soluzioni migliori rispondenti alle legittime attese dei tre Popoli che costituiscono il Paese.

Gentili Signori e Signore! Sono certo che a quest'importante opera di costruzione per un futuro di pace non mancherà la vostra collaborazione attiva. Vi esorto a generoso impegno nel promuovere, insieme con le Autorità civili e religiose, il bene delle popolazioni della Bosnia ed Erzegovina.

Affido i vostri propositi all'intercessione della Beata Vergine Maria, che conosce le sofferenze, le gioie e le speranze di quelle popolazioni, e imparto con affetto a voi ed a quanti vi sono cari la Benedizione Apostolica.




AGLI AMMALATI NELLA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI LOURDES


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Domenica, 11 febbraio 2001

IX Giornata Mondiale del Malato




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Come ogni anno ci ritroviamo quest'oggi, 11 febbraio, per un ormai consueto incontro nella Basilica Vaticana. Il pensiero va naturalmente alla Grotta di Massabielles, dove tanta gente nel corso dell'anno sosta in preghiera ai piedi della statua dell'Immacolata Concezione. E, proprio nel nome di Maria, saluto tutti voi, che vi siete dati appuntamento per la celebrazione eucaristica e per una suggestiva fiaccolata, che fa rivivere il clima tipico di Lourdes. Saluto pure coloro che hanno promosso e concretamente organizzato questa sempre commovente manifestazione mariana.

In primo luogo, il mio saluto va al Cardinale Vicario ed ai Vescovi presenti; saluto poi i responsabili dell'Opera Romana Pellegrinaggi e quanti, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, prendono parte al convegno nazionale teologico-pastorale sul tema "Chiesa locale, pellegrinaggio e traditio fidei".

Saluto in particolare voi, cari ammalati, e, con voi, i responsabili ed i volontari dell'UNITALSI, benemerita associazione che si prende cura di voi, specialmente durante i pellegrinaggi.

2. La vostra presenza, cari malati e volontari, assume un significato singolare, poiché celebriamo la Giornata Mondiale del Malato, ormai giunta alla nona edizione. Ho ancora in mente quella che abbiamo vissuto lo scorso anno. Eravamo nell'intenso clima spirituale del Grande Giubileo e tanta impressione ha suscitato la testimonianza di fede data da coloro che vi hanno preso parte. L'adesione generosa dei sofferenti alla volontà del Signore costituisce sempre una grande lezione di vita. Come ho avuto modo di ripetere in altra occasione, la Chiesa conta molto sul sostegno di quanti sono provati dalla malattia: il loro sacrificio, talvolta anche poco compreso, congiunto ad intensa preghiera, risulta misteriosamente efficace per la diffusione del Vangelo e per il bene dell'intero Popolo di Dio.

Cari Fratelli e Sorelle, vorrei ripetervi quest'oggi il più vivo ringraziamento per questa vostra silenziosa missione nella Chiesa. Siate sempre profondamente persuasi che essa imprime una straordinaria forza al cammino dell'intera comunità ecclesiale.

3. Vogliamo sentirci questa sera, nella cornice suggestiva di quest'incontro, in comunione con i nostri fratelli che si sono dati appuntamento a Sydney, in Australia, per la Giornata Mondiale del Malato. Il tema che quest'anno ho scelto per tale ricorrenza è: "La nuova evangelizzazione e la dignità dell'uomo sofferente". Si tratta d'un argomento su cui è importante soffermarsi a meditare, perché il dolore fisico e quello spirituale segnano, più o meno profondamente, la vita di tutti ed è necessario che la luce del Vangelo illumini anche questo aspetto dell'esistenza umana.

Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che ho firmato nel giorno della chiusura del Giubileo, ho invitato tutti i credenti a contemplare il volto di Gesù. Ho scritto in quella Lettera che la "contemplazione del volto di Cristo ci conduce così ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero, quale emerge nell'ora estrema, l'ora della Croce" (n. 25).

Soprattutto voi, amici ammalati, comprendete quanto la Croce sia paradossale, perché vi è dato di sentire il mistero del dolore nella vostra stessa carne. Quando, a causa di una malattia grave, vengono meno le forze, s'allontanano i progetti a lungo coltivati nel cuore. Alla sofferenza fisica spesso si aggiunge quella spirituale, dovuta ad un senso di solitudine che attanaglia la persona. Nell'odierna società, una certa cultura considera la persona ammalata al pari di un fastidioso ostacolo, non riconoscendo l'apporto prezioso che essa reca, sul piano spirituale, alla comunità. E' necessario ed urgente riscoprire il valore della Croce condivisa con Cristo.

40 4. A Lourdes la Madonna, il 18 febbraio del 1858, disse a Bernadetta: "Io non ti prometto che sarai felice in questo mondo, ma nell'altro". Nel corso di un'altra apparizione la invitò a volgere gli occhi verso il cielo. Riascoltiamo come rivolte a noi queste esortazioni della Madre celeste: sono invito a saper valutare nella giusta maniera le realtà terrene, sapendo che siamo destinati ad un'esistenza eterna. Sono aiuto a sopportare con pazienza le contrarietà, i dolori e le malattie, nella prospettiva del Paradiso. Talora pensare al Paradiso è parso a taluni come un evadere dal concreto quotidiano; al contrario, la luce della fede fa meglio capire e quindi più consapevolmente accettare la dura esperienza del soffrire. La stessa santa Bernadetta, duramente provata dal male fisico, ebbe ad esclamare un giorno: "Croce del mio Salvatore, croce santa, croce adorabile, in voi sola io pongo la mia forza, la mia speranza e la mia gioia. Voi siete l'albero della vita, la scala misteriosa che unisce la terra al cielo e l'altare sul quale voglio sacrificarmi, morendo per Gesù" (M.B. Soubirous, Carnet de notes intimes, p. 20).

5. Ecco il messaggio di Lourdes, che tanti pellegrini, sani e malati, hanno accolto e fatto proprio. Possano le parole della Vergine suonare come interiore conforto per voi, Fratelli e Sorelle sofferenti, a cui rinnovo l'espressione della mia fraterna solidarietà. Nella malattia voi potete essere per molti, se accogliete docilmente la volontà divina, parola di speranza e persino di gioia, perché dite all'uomo di questo tempo, spesso inquieto e incapace di dare un senso al dolore, che Dio non ci ha abbandonato. Vivendo con fede la vostra situazione, voi testimoniate che Dio è vicino. Voi proclamate che questa vicinanza tenera e amorosa del Signore fa sì che non ci sia una stagione della vita che non valga la pena di essere vissuta. La malattia e la morte non sono realtà da fuggire o da censurare, perché inutili, ma entrambe sono tappe di un cammino.

Ugualmente mi preme incoraggiare quanti si dedicano con passione alla cura degli ammalati, perché proseguano nella loro preziosa missione d'amore, e possano in essa sperimentare le interiori consolazioni che il Signore dispensa a chi si fa buon samaritano accanto al prossimo che soffre.

Con questi sentimenti, vi abbraccio tutti nel Signore e di cuore vi benedico.


GP2 Discorsi 2001 32