GP2 Discorsi 2001 48


ALLA DELEGAZIONE DELLA CHIESA DI SCOZIA

Sabato, 17 febbraio 2001




Cari amici in Cristo,

sono lieto di dare oggi il benvenuto a una delegazione della Chiesa di Scozia. Siete giunti a Roma con quello spirito di fraternità e dialogo che ormai da molti anni caratterizza i rapporti fra di noi che cerchiamo la via dell'unità auspicata da Cristo.

Esplorando insieme i modi nei quali i cristiani possono progredire nella comprensione reciproca, vi ringrazio per l'interesse che avete nutrito per la mia Lettera Enciclica Ut unum sint. La Lettera contiene una riaffermazione solenne dell'impegno della Chiesa cattolica per il movimento ecumenico. Mossi da un autentico desiderio di riconciliazione, dobbiamo tutti proseguire il nostro viaggio verso l'unità visibile. Dobbiamo ancora andare lontano, ma con l'aiuto e la guida dello Spirito Santo continueremo a fare progressi. Il Signore stesso benedirà i nostri sforzi e quelli dei cristiani ovunque, mentre desideriamo rispondere alla Sua preghiera all'ultima cena affinché "tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21).

Ringraziandovi per la visita, invoco di cuore su di voi e sui membri della Chiesa di Scozia la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo.


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI CONVENTUALI

Sabato, 17 febbraio 2001

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Carissimi Frati Minori Conventuali!

1. E' per me una gioia grande incontrarvi quest'oggi, in occasione del vostro Capitolo generale. Un saluto speciale rivolgo a fra' Joachim Anthony Giermek, nuovo Ministro Generale, cento diciottesimo successore di San Francesco, e gli sono grato per le parole che ha voluto indirizzarmi a nome di tutti voi. Estendo il mio cordiale saluto al nuovo Consiglio generale, nonché a fra' Agostino Gardin, che ha guidato l'Ordine nel sessennio passato: a lui va il mio grato apprezzamento per quanto ha fatto in questi anni a servizio della Chiesa sia come Ministro Generale della sua Famiglia religiosa sia come Presidente dell'Unione dei Superiori Generali.

Attraverso voi, cari Fratelli, vorrei far giungere un pensiero pieno di stima e di affetto a tutte le vostre Comunità sparse nei vari Continenti. Al nuovo Ministro generale ed al suo Consiglio auguro di cuore un generoso e fecondo servizio nella guida dell'intera vostra Comunità religiosa in questo inizio del terzo millennio cristiano.

2. Il Capitolo generale, celebrato a qualche settimana dalla conclusione del Grande Giubileo, risente in modo significativo dell'attuale momento storico. Nella vita di un Istituto religioso l'Assemblea capitolare costituisce un'importante occasione di riflessione e di programmazione, che spinge i suoi membri a volgere lo sguardo specialmente verso il futuro. Mi viene spontaneo, incontrandovi, ripetere l'invito che nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho rivolto a tutte le Comunità ecclesiali: "E' ora dunque che ciascuna Chiesa, riflettendo su ciò che lo Spirito ha detto al Popolo di Dio in questo speciale anno di grazia, ed anzi nel più lungo arco di tempo che va dal Concilio Vaticano II al Grande Giubileo, compia una verifica del suo fervore e recuperi nuovo slancio per il suo impegno spirituale e pastorale" (
NM 3).

3. "Ripartire da Cristo" (cfr Novo millennio ineunte, c. III): questo deve essere il vostro primo impegno, cari Frati Minori Conventuali. Solo poggiando saldamente su Cristo vi sarà possibile attuare le varie indicazioni operative che avete individuato nel corso dei lavori capitolari per rispondere ad urgenti sfide e priorità apostoliche. Quest'amore per Cristo dovrà esprimersi, in primo luogo, con la fedeltà alla preghiera personale e comunitaria, soprattutto quella liturgica, che ha caratterizzato il vostro Ordine fin dagli inizi. San Francesco, rivolgendosi al Capitolo generale ed a tutti i frati, scrive: "Perciò scongiuro come posso il Ministro generale, mio signore, che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, e che i chierici dicano l'ufficio con devozione davanti a Dio, non badando alla melodia della voce, ma alla rispondenza della mente, così che la voce concordi con la mente e la mente, poi, concordi con Dio, affinché possano, mediante la purezza del cuore, piacere a Dio" (Lettera al Capitolo generale ed a tutti i frati, 6, 51-53, in: Fonti Francescane 227). La vostra vita fraterna e la vostra missione evangelizzatrice porteranno frutti abbondanti se scaturiranno da una "comunità orante", che nell'incontro con Dio trova il senso e le energie interiori per la fedeltà quotidiana ai propri impegni.

4. Dall'intenso rapporto con il Signore attingerete vigore spirituale per la cura della vita fraterna. A questo riguardo, si tratta di essere fedeli al vostro specifico carisma francescano conventuale, che ha sempre visto nella condivisione del cammino comunitario una propria peculiare caratterizzazione all'interno del vasto movimento francescano. Vi sia di incoraggiamento quanto, in proposito, scrivevo nell'Esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, sottolineando la dimensione teologica della vita fraterna vissuta in spirito di autentica comunione: "La comunione fraterna, primo strumento per una determinata missione, è lo spazio teologale in cui si può sperimentare la presenza mistica del Signore risorto (cfr Mt 18,20)" (VC 42).

Lo stesso primo biografo del Poverello d'Assisi, fra Tommaso da Celano, presenta il quadro di riferimento in un certo senso ideale dell'Ordine, descrivendo il gruppo dei primi compagni di Francesco come pieni di un amore non solo gioioso, ma anche animato da un vero affetto fraterno (cfr Vita prima di san Francesco d'Assisi, 38, in: Fonti Francescane, 387.393). Non dimenticate che "la Chiesa ha urgente bisogno di simili comunità fraterne, le quali con la loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuova evangelizzazione, poiché mostrano in modo concreto i frutti del «comandamento nuovo»" (Vita consecrata VC 45 cfr Novo millennio ineunte NM 43-45).

5. Nel vostro Capitolo è spesso emerso il richiamo ad una spiritualità semplice ed intensa; in una parola, francescana. Se sarete uomini di profondo dialogo con Dio, sarete anche testimoni e maestri di autentica spiritualità. Salvaguardate e promuovete, pertanto, la vita spirituale, rendendovi disponibili a guidare su questa strada i fedeli che a voi fanno riferimento. Il nostro tempo mostra segni sempre più evidenti di una profonda sete di valori, di percorsi e di mete dello spirito. Nella citata Lettera apostolica Novo millennio ineunte osservavo: "Non è forse un «segno dei tempi» che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera?" (NM 33).

Questo rinnovato anelito verso il mondo dello spirito dovrebbe trovare una valida e feconda risposta nelle vostre comunità francescane. Mediante l'ascolto docile della parola di Dio, accolta personalmente e condivisa nella tradizionale pratica della lectio divina, e mediante l'esercizio della preghiera personale e comunitaria, diverrete validi compagni di viaggio per tanta gente desiderosa di seguire Cristo e il suo Vangelo "sine glossa". Risponderete così alle richieste che, in modi diversificati, vi giungono dagli uomini e dalle donne del nostro tempo e potrete efficacemente attrarre le anime su percorsi di crescita spirituale e di ritrovata vitalità interiore.

6. Molteplici sono le occasioni che la Provvidenza vi offre. Basti ricordare il ministero di accoglienza nei vari Santuari affidati alla cura del vostro Ordine. Penso, ad esempio, alla Basilica di San Francesco d'Assisi, che ho avuto la gioia di visitare varie volte, dove si tocca con mano quanto ancor oggi il Poverello sappia affascinare e attrarre a Dio innumerevoli schiere di devoti.

Penso, poi, alla Basilica di Sant'Antonio di Padova, grande figlio spirituale di Francesco d'Assisi. Né posso dimenticare il prezioso servizio pastorale dei benemeriti Penitenzieri della Basilica Vaticana, i quali specialmente durante il Giubileo si sono spesi con impegno e dedizione encomiabili nell'accogliere schiere di penitenti provenienti da ogni parte del mondo. So che numerosi Religiosi dell'Ordine sono venuti a Roma da diversi Paesi per affiancare i Confratelli, che ordinariamente svolgono questo ministero tanto nascosto quanto necessario per il bene delle anime.

Carissimi Frati Minori Conventuali, continuate nella vostra azione con quello stile popolare che vi contraddistingue. Il popolo, al cui servizio Iddio vi invia, rivolge a voi la richiesta che i greci venuti a Gerusalemme per la Pasqua posero all'apostolo Filippo: "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21). Tocca a voi rendere visibile e direi quasi palpabile l'amore misericordioso di Dio: amore che accoglie e riconcilia, che perdona e rinnova il cuore dei credenti, stringendo in un abbraccio consolante ogni uomo e ogni donna, figli tutti dell'unico Padre celeste.

7. Le indicazioni scaturite dagli approfondimenti di questi giorni non mancheranno certamente di aiutare l'Ordine a proseguire nel suo cammino sulle orme del Fondatore, assecondandone fedelmente le intuizioni evangeliche. Con profetico discernimento saprete adottare, alla luce dello Spirito, "le modalità adeguate per custodire e rendere attuale, nelle diverse situazioni storiche e culturali", il vostro carisma ed il vostro patrimonio culturale (Vita consecrata VC 42), senza mai venir meno alla Regola di vita lasciata da San Francesco.

Avete dinanzi a voi l'esempio eroico di vari vostri Confratelli, che nel secolo scorso hanno dato la vita per Cristo e la sua Chiesa. Mi riferisco ai sette Confratelli polacchi, alcuni dei quali collaboratori di san Massimiliano Maria Kolbe, vittime dell'ideologia nazista. Ho avuto la gioia di proclamarli Beati durante il sessennio passato. Guardando alla luminosa schiera di Santi e di Beati del vostro Ordine, non temete di seguire il Signore con totale dedizione. Vi protegga la Vergine Maria, "Signora Santa, Regina Santissima, Madre di Dio" (Saluto alla Vergine, 1, in Fonti Francescane, 259), e vi aiuti a portare a compimento i propositi del Capitolo generale.

Con questi auspici imparto volentieri a ciascuno di voi qui presenti, alle vostre Comunità di provenienza ed a tutti i Frati Minori Conventuali sparsi nel mondo, nonché ai laici che con voi collaborano nelle varie vostre attività, una speciale Benedizione Apostolica.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA DIOCESI DI ROMA AL TERMINE DEL GRANDE GIUBILEO

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Carissimi Fratelli e Sorelle,

al termine del Grande Giubileo desidero rivolgermi a voi con questo mio scritto nel quale, quasi in un colloquio familiare, ritorno ad alcune delle emozioni suscitate da questa straordinaria esperienza di fede, di amore e di conversione che abbiamo vissuto insieme.

Roma non potrà mai dimenticare le innumerevoli schiere di pellegrini, provenienti da ogni parte della terra, che hanno percorso le sue strade, hanno pregato nelle Basiliche e nelle Chiese, professando l'unica fede in Cristo Signore e Salvatore sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e su quelle dei Martiri.

A loro volta i pellegrini non potranno dimenticare il calore dell'accoglienza gioiosa e fraterna delle famiglie, delle comunità religiose e delle parrocchie di questa meravigliosa città, che ha manifestato ancora una volta al mondo la sua vocazione universale e testimoniato di "presiedere alla carità di tutte le Chiese".

1. Gratitudine

Per tutte queste esperienze rendo grazie con voi al Signore. Mi tornano alla mente, in particolare, alcuni eventi che hanno segnato la vita della Diocesi e sono stati preparati e celebrati con grande intensità spirituale e generoso spirito di servizio: il Giubileo diocesano, la settimana del Congresso Eucaristico Internazionale con la suggestiva processione eucaristica dalla Basilica di S. Giovanni a S. Maria Maggiore, il Giubileo delle famiglie e soprattutto il gioioso ed entusiasmante Giubileo dei giovani, che rimarrà inciso profondamente nella memoria di tutti coloro che hanno avuto la grazia di parteciparvi. Come ho scritto nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, non sarà facile né per i giovani stessi, né per i volontari, le famiglie, le parrocchie e le comunità religiose che li hanno accolti con amicizia e simpatia, cancellare dalla memoria questo evento in cui Roma si è fatta "giovane coi giovani" (cfr n. 9).

I grandi eventi giubilari, ma anche il non meno importante quotidiano svolgimento dell'Anno Santo, hanno potuto adempiersi nel modo migliore per la dedizione e l'impegno dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e di tanti fedeli della Diocesi. Grazie dunque, Chiesa di Roma, per esserti aperta alla grazia del Giubileo e per aver corrisposto a questa grazia con tutto lo slancio del cuore!

Rivolgo uno speciale pensiero ai volontari, alle famiglie, alle parrocchie e alle comunità religiose, che si sono prodigate con entusiasmo e sacrificio nell'ospitalità ai pellegrini e nel servizio ai più poveri, ai disabili e sofferenti. In particolare penso a quanti hanno accolto con gioia e responsabile impegno i numerosissimi giovani della Giornata Mondiale della Gioventù.

2. Uno sguardo al passato...

Dalla ormai lontana veglia di Pentecoste dell'anno 1986, il cammino della Chiesa di Roma è stato caratterizzato e alimentato da una serie di grandi impegni ed appuntamenti. In primo luogo il Sinodo pastorale, per la piena accoglienza e valorizzazione nella nostra Diocesi degli insegnamenti del Concilio Vaticano II: la comunione e la missione sono state le idee-forza intorno alle quali hanno ruotato i lavori del Sinodo, che nel suo stesso svolgimento ha rappresentato una grande esperienza di comunione. Il Libro del Sinodo rimane il punto di riferimento e il «vademecum» della nostra pastorale.

Poi, nella Solennità dell'Immacolata del 1995, ho chiamato la Chiesa di Roma alla grande «Missione cittadina», in preparazione all'Anno Santo e per rendere concreto l'impegno missionario assunto nel Sinodo. Qui l'idea-forza è stata quella del «popolo di Dio in missione» e in realtà tutti - sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e soprattutto moltissimi laici - si sono fatti, con fede, coraggio e dedizione, missionari presso le famiglie, nelle scuole e negli ambienti di lavoro e un po' dappertutto nella Città.

51 E' seguita la meravigliosa esperienza spirituale del Giubileo, che ha fatto crescere la comunione e la collaborazione tra tutte le realtà, le vocazioni e i carismi di cui è ricca la nostra Diocesi e che ci ha dato ulteriore conferma di come siano tante le persone e le famiglie, anche al di là di coloro che partecipano abitualmente alla vita delle nostre comunità, nelle quali sono tuttora presenti le radici della fede e il desiderio del contatto con Dio e di una vita non prigioniera delle sole ambizioni e interessi terreni.

3. ... per progettare il futuro

Possiamo, dunque, guardare avanti in atteggiamento di fede e di speranza cristiana e, come ho scritto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (n. 1), "prendere il largo" (cfr
Lc 5,4), per "vivere con passione il presente" ed "aprirci con fiducia al futuro", nella certezza che "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,8): ci attende infatti una nuova e feconda stagione di evangelizzazione della nostra città e del mondo intero.

Mentre ringraziamo il Signore per i doni ricevuti, ci interroghiamo sui modi migliori per farli ulteriormente fruttificare e, in particolare, cerchiamo le vie possibili ed efficaci per rinnovare la nostra pastorale ordinaria, in modo da renderla stabilmente e concretamente missionaria. E' dedicato a questo scopo il grande «Convegno diocesano» che, raccogliendo il mio invito, avete messo in programma per il prossimo mese di giugno e che già ora state preparando nelle parrocchie, nelle prefetture e negli altri ambiti ecclesiali.

La Lettera apostolica Novo millennio ineunte offre la traccia fondamentale per la preparazione e gli orientamenti di questo Convegno, indicando i contenuti decisivi per la vita e la testimonianza della comunità cristiana, a Roma come in ogni altra parte del mondo: ciascuna Chiesa locale, e così anche la Chiesa di Roma, è chiamata a "stabilire quei tratti programmatici concreti obiettivi e metodi di lavoro, formazione e valorizzazione degli operatori, ricerca dei mezzi necessari - che consentono all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare la comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura" (n. 29).

Ma vi è qualcosa che è ancora più importante della riflessione e progettazione pastorale e che, sola, può dare ad esse e a tutta l'attività apostolica giusto indirizzo, fecondità ed efficacia. Mi riferisco, come avete già compreso, a quella contemplazione del volto di Cristo (cfr Novo millennio ineunte, II) che diventa preghiera, anelito verso la santità, partecipazione alla vita liturgica e sacramentale, da cui scaturisce la "«misura alta» della vita cristiana ordinaria" (ivi, n. 31).

Fratelli e Sorelle della Chiesa di Roma, raccomando specialmente a voi, sempre ma in maniera particolare in questo tempo nel quale operiamo il discernimento comunitario in vista degli impegni futuri, di dare grande spazio alla preghiera e all'ascolto della parola di Dio e di valorizzare al massimo l'Eucaristia, soprattutto domenicale. Le nostre comunità "devono diventare autentiche «scuole» di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento» del cuore" (ivi, n.33). La riscoperta del sacramento della Riconciliazione, che abbiamo sperimentato durante l'Anno Santo, continui ora e sia sostenuta da opportune catechesi come anche dalla generosa disponibilità dei sacerdoti al confessionale.

4. Comunione ecclesiale

Ho già sottolineato come il discernimento pastorale debba avvenire in spirito di comunione. La comunione infatti "incarna e manifesta l'essenza stessa del mistero della Chiesa" (ivi, n.42). Occorre dunque "fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione" (ivi, n. 43): questa è la sfida che ci attende, "se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo" (ivi).

Si tratta, soprattutto, di far crescere la "spiritualità della comunione", che ci aiuta a superare ogni vana ricerca di affermazione personale ed a valorizzare tutti i carismi di cui il Signore arricchisce la Chiesa, conferendo "un'anima al dato istituzionale con un'indicazione di fiducia e di apertura che pienamente risponde alla dignità e responsabilità di ogni membro del popolo di Dio" (ivi, n. 45).

Possono essere molte le vie e le forme concrete attraverso le quali far crescere la comunione nella nostra Diocesi, tanto ricca di multiformi esperienze spirituali e pastorali, ma è decisivo, a questo fine, che ogni parrocchia e comunità religiosa, ogni realtà ecclesiale, ed anche ciascun battezzato e in particolare coloro che hanno le maggiori responsabilità pastorali, si chiedano con sincerità: quale apporto offro alla crescita della piena comunione nella Chiesa? Come posso collaborare perché essa diventi casa e scuola di comunione?

52 5. Formazione missionaria

Sulla base della reciproca comunione, sarà più agevole sviluppare quell'impegno di formazione cristiana a connotazione specificamente missionaria che il passare degli anni rende sempre più chiaramente necessaria. Nell'odierno contesto sociale e culturale, e in presenza di tante famiglie che non sono in grado di assicurare la prima formazione cristiana dei loro figli, sono infatti le nostre comunità ecclesiali, a cominciare dalle parrocchie, a doversi fare carico dell'intero itinerario formativo, a cominciare dagli anni dell'infanzia e poi, senza soluzione di continuità, fino alla giovinezza, alla maturità e alla vecchiaia.

Si tratta di formare cristiani autentici e questo non può avvenire senza un profondo coinvolgimento personale, da parte dei formatori come di coloro che vengono formati. Ma si tratta anche di dare a tutto questo itinerario una caratterizzazione fortemente missionaria, tale cioè da rendere il cristiano desideroso e capace di offrire una chiara testimonianza della propria fede, in ciascuno degli ambiti in cui si svolge la sua vita. Soltanto così quella "missione permanente" che è il nostro grande obiettivo pastorale potrà realizzarsi in concreto, non soltanto attraverso iniziative speciali, ma anche e soprattutto dentro al tessuto quotidiano della vita della nostra diocesi, con le sue molteplici articolazioni.

6. Pastorale vocazionale

Se ogni cristiano riceve dal Signore una sua propria vocazione ed ha bisogno di una formazione adeguata per potervi corrispondere, mantengono però tutto il loro peculiare valore le vocazioni di speciale consacrazione, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata. Anche la Chiesa di Roma, che pure è stata benedetta da Dio in questi anni con il dono di molte ordinazioni sacerdotali, avverte oggi il bisogno di "impostare una vasta e capillare pastorale delle vocazioni, che raggiunga le parrocchie, i centri educativi, le famiglie, suscitando una più attenta riflessione sui valori essenziali della vita, che trovano la loro sintesi risolutiva nella risposta che ciascuno è invitato a dare alla chiamata di Dio, specialmente quando questa sollecita la donazione totale di sé e delle proprie energie alla causa del Regno" (Novo millennio ineunte
NM 46).

Chiedo a ciascun credente e ad ogni istanza ecclesiale, in particolare alle comunità di vita contemplativa, di intensificare la preghiera per le vocazioni. E' il primo impegno ed è il più necessario. Ad esso si dovrà poi far seguire una sollecita cura nel promuovere, accompagnare, far maturare ciascuna singola vocazione. E' un compito di tutta la Diocesi, nel quale si inserisce la responsabilità specifica che compete ai nostri Seminari diocesani, ai quali vorrei assicurare il mio costante pensiero e il mio speciale ricordo nella preghiera.

7. Le strade della missione permanente.

Il coraggio di osare e la sagacia del discernimento dovranno esprimersi specialmente nel progettare e sviluppare quelle forme di missionarietà che già abbiamo sperimentato nel corso della Missione cittadina e che ora vanno opportunamente integrate nella pastorale ordinaria ed anche arricchite di nuove attenzioni. Penso in particolare a quelle scelte e iniziative basilari che sono state la visita alle famiglie - cui è seguito il formarsi dei centri di ascolto del Vangelo nelle case -, la testimonianza missionaria negli ambienti di vita e di lavoro, il dialogo alla luce della fede con le istanze culturali presenti nella nostra città. Perché queste scelte trovino un adeguato retroterra e sostegno, occorre però che la catechesi, l'azione liturgica, le varie iniziative delle nostre comunità assumano una fisionomia più chiaramente missionaria, ponendo sempre al centro l'annuncio di Gesù Cristo, unico Salvatore, e facendo interagire questa testimonianza con le domande, le preoccupazioni e le attese di cui è intessuta la vita quotidiana del nostro popolo.

Nel momento stesso in cui l'impegno missionario spinge le nostre parrocchie e i vari ambienti ecclesiali ad uscire da se stesse per proporre a tutti l'incontro con Cristo, veniamo messi a contatto con le molteplici sofferenze e povertà, antiche e nuove, presenti nelle case e nei quartieri di Roma. Suona perciò anche per noi "l'ora di una nuova «fantasia della carità», che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione" (Novo millennio ineunte NM 50). Su questa frontiera della carità, sulla quale lungo tutta la sua storia si è impegnata la Chiesa di Roma, chiedo una presenza corale e generosa che coinvolga ogni componente ecclesiale.

Non meno necessaria è una costante attenzione al vasto mondo della cultura, nelle sue multiformi espressioni. Quel "progetto culturale orientato in senso cristiano" che costituisce una delle grandi priorità della Chiesa in Italia deve trovare anche e particolarmente a Roma sviluppi sempre più concreti. Non si tratta soltanto di essere presenti nei luoghi più specificamente dedicati all'elaborazione e comunicazione della cultura, ma anche di riuscire ad incidere sulla mentalità e sulla cultura attraverso la quotidiana attività pastorale. Occorrerà pure suscitare in ogni credente la consapevolezza del contributo che, attraverso il suo lavoro, le sue convinzioni e il suo stile di vita egli può recare al formarsi di un ambiente sociale più cristiano nella Città.

Non ho bisogno di sottolineare quanto sia importante, per un impegno missionario "a tutto campo", la pastorale della famiglia, in questo momento storico nel quale la famiglia stessa, anche a Roma, sta attraversando una crisi profonda e diffusa. Proprio per questo non ci si può accontentare di un'attenzione alle famiglie che sia episodica, o ristretta ai nuclei più vicini e disponibili. Il volto materno della Chiesa deve invece, per quanto possibile, farsi presente ad ogni unità familiare attraverso l'opera dei pastori, ma anche mediante la testimonianza e la sollecitudine di famiglie cristiane capaci di offrire "un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli" (Novo millennio ineunte NM 47).

53 La Giornata Mondiale della Gioventù, nel suo svolgimento e in tutto il lavoro di preparazione, nel quale si è distinta la Diocesi di Roma, ci ha dato conferma che sarebbe un imperdonabile errore mancare di fiducia in quel "dono speciale dello Spirito di Dio" che sono i giovani per Roma e per la Chiesa (cfr ivi, n.9). Abbiamo potuto toccare con mano che molti giovani sono innamorati di Cristo e sanno superare la tentazione insidiosa di dividere Cristo dalla Chiesa. Questi giovani possono e devono diventare i primi missionari per i loro amici e coetanei: il nuovo slancio apostolico che intendiamo imprimere a tutta la vita della nostra Chiesa esige di coltivare e far crescere, attraverso un atteggiamento di fiducia e una formazione adeguata, le loro capacità di essere autentici e credibili testimoni del Signore.

8. L 'amore di Cristo ci spinge (
2Co 5,14)

Cari Fratelli e Sorelle, i mesi che ci separano dal Convegno di giugno vi daranno modo di mettervi in ascolto dello Spirito che parla alla sua Chiesa e di ascoltarvi gli uni gli altri, così da scoprire insieme le vie più efficaci per rendere permanente l'impegno della nuova evangelizzazione.

Sappiamo bene però come tutto lo slancio, l'energia e la dedizione degli evangelizzatori provengano da quella fonte che è l'amore di Dio, infuso nei nostri cuori con il dono dello Spirito Santo. Questo amore abbraccia, in Cristo, tutti i nostri fratelli in umanità, chiamati come noi alla fede e alla salvezza. Abbraccia, in particolare, ciascuno di coloro che vivono in questa grande città, poveri e ricchi, giovani e anziani, italiani e stranieri. E con loro abbraccia la città intera, al cui autentico progresso umano e civile come credenti in Cristo desideriamo dare il più sincero contributo. Disponiamoci, dunque, a vivere sia la preparazione del Convegno sia tutto ciò che seguirà anzitutto come un atto di amore.

Maria Santissima Salus Populi Romani, gli Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi e le Sante della Chiesa di Roma ci sostengano con la loro intercessione, affinché possiamo, tutti insieme, attuare con fedeltà e fiducia la missione che il Signore ci affida.

In segno del mio grande affetto imparto a tutti di cuore la Benedizione Apostolica, propiziatrice della grazia e della gioia che vengono dallo Spirito Santo.

Dal Vaticano, 14 Febbraio 2001

IOANNES PAULUS II



AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA TURCHIA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Lunedì, 19 febbraio 2001




Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

1. È con gioia che vi accolgo oggi per la vostra visita ad limina Apostolorum. Ringrazio Monsignor Louis Pelâtre, Vicario apostolico latino di Instabul e Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le sue cordiali parole che danno un'idea della situazione della Chiesa nel vostro Paese, manifestando le vostre preoccupazioni di Pastori, così come le difficoltà e le speranze delle vostre comunità.

Mi è impossibile parlare della vostra Chiesa senza ritornare alle fonti della vostra fede, ai primi tempi dell'evangelizzazione compiuta in Asia Minore dagli Apostoli del Signore. La vostra terra in effetti ha visto spuntare i primi germogli del Vangelo: è lì che la Chiesa è cresciuta, che si è costituita e organizzata attorno a Vescovi illustri come san Policarpo di Smirne e sant'Ignazio di Antiochia; è lì che la fede della Chiesa si è consolidata nel corso dei sette primi Concili Ecumenici, a Nicea, Efeso, Calcedonia e Costantinopoli. Come non ricordarsi di tutta l'opera di comprensione della fede svolta dai Padri della Cappadocia, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Gregorio Nisseno e Giovanni Crisostomo! Vi sono lì una ricchezza e un'eredità comuni a tutte le vostre Diocesi, qualsiasi sia il loro rito, che sono un invito, anche nelle realtà modeste di oggi, a proseguire in quella grande tradizione di accoglienza e di meditazione della Parola di Dio e di santificazione delle persone, per la gloria di Dio e l'annuncio della salvezza in Gesù Cristo.

54 2. Sono stato molto lieto di essermi unito con la preghiera alla vostra gioia di Pastori e a quella di tutto il popolo cristiano durante le recenti feste che hanno avuto luogo a Istanbul, in onore del Beato Giovanni XXIII. Ho apprezzato il gesto delle Autorità turche che hanno voluto onorare così la memoria del "Papa amico dei Turchi" dando il suo nome alla via dove si trova l'edificio storico dell'antica Delegazione apostolica in Turchia e organizzando un vasto programma di manifestazioni culturali attorno all'evento. Queste feste sono state caratterizzate anche da importanti celebrazioni religiose; a tale proposito, desidero rendere omaggio alla partecipazione fraterna di Sua Santità Bartholomaios I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Mesrob II, Patriarca armeno di Istanbul e del Metropolita Çeltin, Vicario patriarcale dei Siro-ortodossi, dei rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure alla presenza dei rappresentanti della comunità ebraica e delle autorità musulmane; una simile partecipazione delle diverse componenti della società turca mostra la grande influenza della personalità del Beato e l'intesa cordiale fra tutti gli abitanti del Paese, nel rispetto delle diverse credenze e pratiche religiose. La comunità cattolica della Turchia si è anche rallegrata della consistente partecipazione a tali feste di Vescovi in rappresentanza delle Conferenze Episcopali dei Paesi d'Europa, ricordando così gli stretti vincoli della Turchia con l'Europa e il ruolo positivo che possono svolgere i cattolici nel continente. Possano l'esempio e la preghiera del Beato e buon Papa Giovanni illuminare e animare oggi il vostro ministero pastorale!

3. Per compiere la sua missione, la Chiesa che è in Turchia ha bisogno di rafforzare i suoi vincoli di comunione con la Chiesa universale: è questo il senso profondo del gesto che voi compite oggi attraverso questa visita ad limina, che è anche un'esperienza di comunione fraterna fra voi, per proseguire il lavoro di collaborazione in seno alla vostra Conferenza episcopale. Voi vi preoccupate di stringere e di sviluppare buoni rapporti d'intesa con tutti gli abitanti del Paese, rivolgendo la vostra attenzione a tutte le persone che incontrate. Parimenti, proseguite, con pazienza e determinazione, il dialogo con i poteri pubblici; è così che la Chiesa, in quanto istituzione e insieme di comunità di fedeli, troverà sempre più il suo posto nella vita delle nazioni. Di fatto, la libertà di religione e di culto, che è inscindibile dalla libertà di coscienza, è un elemento essenziale per una buona convivialità a livello locale. Ogni Stato, aiutato da tutti i suoi abitanti, è chiamato a essere vigile in questo ambito, per consolidare le relazioni all'interno del Paese e per rafforzare il suo ruolo nel concerto delle nazioni e nei rapporti multilaterali. Voi sapete che è con questo spirito che la Santa Sede da parte sua si adopera per il riavvicinamento fra i popoli.

4. Da due anni la vostra Conferenza episcopale promuove un progetto di Riunione ecclesiale, che dovrebbe concretizzarsi fra breve attraverso incontri a livello sia diocesano che nazionale. Sono lieto di questo frutto della concertazione pastorale fra Vescovi e vi incoraggio a proseguire in questa direzione: è una viva manifestazione di quell'affectus collegialis, rivalutato dal Concilio Vaticano II, che permette di condividere la preoccupazione della missione attraverso un sostegno reciproco. Tale progetto conferirebbe, dopo l'anno di grazia e di misericordia del Grande Giubileo, un nuovo slancio e un ardore rinnovato alle vostre comunità cristiane, spesso fragili e disperse, affinché la Chiesa che è in Turchia proceda nel nuovo millennio con fiducia e coraggio, generando cristiani "pronti sempre a rispondere a chiunque domandi loro la ragione della speranza che è in loro" (cfr
1P 3,15). Vi incoraggio vivamente a condurre a buon fine questo grande progetto, vegliando affinché tutti i membri della comunità ecclesiale si sentano coinvolti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e soprattutto i laici che devono partecipare in modo sempre più attivo e responsabile alla vita e alla missione della Chiesa.

5. È importante che la Chiesa di Cristo sia veramente inserita nella vita della società turca. Ciò presuppone un lavoro di adattamento già ampiamente intrapreso a livello della liturgia, della traduzione della Parola di Dio e degli strumenti catechetici; questo implica anche un investimento considerevole, nel quale siete impegnati, affinché i sacerdoti, i religiosi e le religiose venuti in Turchia imparino la lingua del Paese, la sua storia, i suoi costumi, la sua cultura.

Non bisognerebbe andare oltre ed adoperarsi, con pazienza e senza perdersi d'animo, per far nascere nei giovani cattolici della Turchia vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata? Nella società di oggi, tanto avida di soddisfazioni immediate, non è facile far udire la chiamata di Cristo a lasciare tutto per seguirlo, nel dono di sé, nel celibato e nella castità offerti per amore a Dio e ai propri fratelli. La gioventù, come avete potuto constatare, non è priva di generosità e di aspirazioni a un ideale; essa può accogliere questa chiamata se trova al suo interno testimoni disponibili e attenti. Vi incoraggio dunque a intensificare gli sforzi per sostenere la pastorale delle vocazioni, individuando insieme i mezzi più adatti per formare i futuri sacerdoti delle vostre Chiese, sia nel vostro Paese sia ricorrendo all'aiuto di altre Diocesi, soprattutto in Europa, continente al quale il vostro Paese è legato. Strutture locali per il discernimento delle vocazioni e per una prima fase di formazione sacerdotale potranno sicuramente conferire un nuovo slancio alla pastorale delle vocazioni. È essenziale, in ogni caso, che i giovani che pensano al sacerdozio possano riunirsi in modo significativo, per mettere in comune la loro ricerca, le loro aspirazioni, la loro scoperta di Cristo, con l'assistenza di formatori disponibili. D'altro canto, la vita di comunità, nel seminario, è fondamentale per insegnare loro a edificarsi umanamente e nella fede, per unificare la loro persona e la loro vita nell'intimità con Cristo e per imparare a divenire Pastori della Chiesa, consapevoli di essere membri di un unico presbiterio.

6. Il futuro della Chiesa e dell'intera società dipende, in un certo senso, dai giovani di oggi. Conosco l'attenzione che rivolgete, con gli adulti, alle realtà che essi vivono. Nel progetto di Riunione ecclesiale che state preparando, essi potranno esprimere le loro speranze e le loro attese. Voi contribuite già all'educazione della gioventù turca, alla quale partecipano le scuole cattoliche, grazie alla competenza e alla dedizione delle congregazioni religiose che le animano.

Trasmettete a tutte i saluti e l'incoraggiamento del Papa. La formazione dei giovani cristiani è parimenti oggetto della vostra sollecitudine e io mi rallegro dei frutti della collaborazione fra comunità di riti diversi, esortando le famiglie a impegnarsi sempre più accanto ai Pastori affinché i giovani ricevano l'insegnamento necessario a una vita cristiana salda. Che tutte le famiglie possano prendere maggiormente coscienza dell'importanza della trasmissione della fede alle generazioni più giovani, il che comporta che i genitori acquisiscano a loro volta una buona formazione cristiana e possano all'occorrenza partecipare in modo attivo alla catechesi!

7. Lo sforzo di approfondimento e di rinnovamento che desiderate compiere con tutta la Chiesa passa attraverso un'autentica formazione dei laici, poiché è spesso occasione per essi di un risveglio profondo della loro vita spirituale e del senso della loro responsabilità ecclesiale. Una simile formazione riveste un'importanza particolare per le vostre comunità minoritarie: affinché esse possano vivere il dialogo della vita con tutte le componenti della nazione, senza complessi e senza la tentazione ripiegarsi su se stesse, è importante che i fedeli siano formati bene, non solo per conoscere la dottrina cristiana ma anche per rendere testimonianza, attraverso la loro vita di preghiera, il loro impegno, la loro partecipazione alla riflessione sui problemi della società, di una spiritualità e di una fede vive.

8. Le vostre relazioni quinquennali sottolineano spesso difficoltà concernenti il matrimonio, in una società in cui l'ideale cristiano della fedeltà e dell'indissolubilità, è mal percepito. Spetta ai Pastori sostenere le famiglie cristiane nella loro vita quotidiana, poiché quelle che "si mostrano coerenti al Vangelo e offrono l'esempio di un matrimonio cristiano, danno al mondo una preziosissima testimonianza del Cristo" (Concilio Ecumenico Vaticano II, Apostolicam actuositatem AA 11).

Incontri fra coppie, come è stato fatto in passato, sono occasioni preziose di sostegno reciproco per la loro vita coniugale e familiare. Le famiglie saranno così capaci di essere ambiti di educazione umana, morale e spirituale dei giovani.

9. Mi avete messo al corrente dei buoni rapporti esistenti fra fratelli cristiani di diverse confessioni, e io me ne rallegro. Non abbiate paura di impegnarvi risolutamente nel compito ecumenico: è approfondendo ancora di più la conoscenza reciproca e imparando a lavorare insieme, ogni volta che ciò è possibile, che progredisce l'unità, il cui percorso è necessariamente lungo. Tutti i segni già compiuti durante l'anno giubilare sono un incoraggiamento per nuovi progressi nel cammino comune verso l'autentica unità. Nel corso dell'anno 2001 potremo celebrare lo stesso giorno la festa della risurrezione del Signore. Che sia un appello affinché, come ho scritto di recente, "riprenda pienamente lo scambio di doni che ha arricchito la Chiesa nel primo millennio. Il ricordo del tempo in cui la Chiesa respirava con "due polmoni" spinga i cristiani d'Oriente e di Occidente a camminare insieme, nell'unità della fede e nel rispetto delle legittime diversità, accogliendosi e sostenendosi a vicenda come membra dell'unico Corpo di Cristo!" (Novo Millennio ineunte NM 48).

55 10. Voi vivete quotidianamente a contatto con l'Islam, attraverso la cultura del Paese e incontri con persone. A partire da questa situazione specifica, avete acquisito una tradizione e un'esperienza del dialogo interreligioso e ne conoscete le esigenze. Proseguite i vostri sforzi per creare e favorire occasioni di dialogo, innanzitutto nella vita di tutti i giorni, nei diversi ambiti d'incontro fra uomini che essa offre: la scuola, che riunisce bambini e giovani di ogni credenza, gli impegni della vita professionale e della vita sociale, il servizio della solidarietà e dell'aiuto reciproco. È lì che i credenti possono conoscersi meglio e stimarsi in un lavoro comune a favore della giustizia e della pace, affinché nascano i germogli di una società veramente fraterna e rispettosa dei cammini personali.

Ciò si accompagna anche a dialoghi più istituzionali, già esistenti. Constato con interesse i rapporti fecondi stabiliti fra l'Università Statale di Ankara e la Pontificia Università Gregoriana, o le forme di collaborazione nate per la preparazione delle feste in onore di Papa Giovanni XXIII.

Mentre la Turchia si prepara a stringere nuovi legami con l'Europa, la vocazione della comunità cattolica del Paese appare ancora più chiara. La testimonianza della Buona Novella di Gesù Salvatore permette l'incontro degli uomini e delle culture, e mostra che si possono costruire ponti nuovi, al di là delle ostilità del passato e delle incomprensioni o dei malintesi che potrebbero sorgere. Questa volontà di accoglienza e di riconciliazione si chiama dialogo (cfr Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes
GS 92). Oggi sta assumendo sempre più la forma del dialogo fra culture, che è un'esigenza per tutte le nazioni. Le diverse religioni possono e devono apportare un contributo decisivo in tal senso. L'apertura reciproca di quanti appartengono a diverse religioni può produrre grandi benefici per servire la causa della pace e del bene comune dell'umanità (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2000, n. 16).
11. La vostra missione esigerebbe molti più mezzi apostolici, in termini di persone e di beni materiali; conosco la povertà delle vostre Diocesi e la mancanza di sacerdoti che vi concerne tutti.

In questa situazione, desidero invitarvi prima di tutto a trovare la forza d'animo e l'incoraggiamento nella meditazione delle lettere di San Paolo, che ha conosciuto difficoltà simili alle vostre e che ha percorso tante volte le vostre strade per sostenere le comunità che visitava. Che possiate trarre nuovo slancio anche dall'appello che ho rivolto a tutta la Chiesa al termine del Grande Giubileo dell'anno 2000 e che costituisce un programma per gli anni a venire! Dobbiamo innanzitutto impegnarci con maggiore fiducia in una pastorale che conferisca il posto che le spetta alla preghiera, personale e comunitaria. Ciò "significa rispettare un principio essenziale della visione cristiana della vita: il primato della grazia. C'è una tentazione che da sempre insidia ogni camino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare.... Facciamo allora l'esperienza dei discepoli nell'episodio evangelico della pesca miracolosa: "Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" (Lc 5,5). È quello il momento della fede, della preghiera, del dialogo con Dio, per aprire il cuore all'onda della grazia e consentire alla parola di Cristo di passare attraverso di noi con tutta la sua potenza: Duc in altum! Fu Pietro, in quella pesca, a dire la parola della fede: "Sulla tua parola getterò le reti" (Ibid.)" (Novo Millennio ineunte NM 38).

Permettetemi, cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, di ribadirvi tutta la mia fiducia nelle parole stesse del Signore: Duc in altum! Prendi il largo e calate le reti! per edificare una Chiesa viva, aperta e fiduciosa nel suo futuro, nella speranza e nell'attesa dell'abbondante messe che il Signore saprà donarci.

Trasmettete la mia riconoscenza e il mio saluto affettuoso ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, così dediti al lavoro apostolico, e ai laici delle vostre comunità, soprattutto ai giovani. L'avvenire della Chiesa in Turchia poggia ampiamente sulla fedeltà della loro testimonianza quotidiana: che sappiamo quanto la Chiesa li incoraggia e conta su di loro! Li affido tutti, insieme a voi e al vostro lavoro comune, alla protezione della Vergine Maria, la Beata Madre di Dio e nostra Madre. Vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.




GP2 Discorsi 2001 48