GPII Discorsi 2000 318

GIUBILEO DEI RAPPRESENTANTI PONTIFICI



AI PARTECIPANTI AL


GIUBILEO DEI NUNZI APOSTOLICI


Venerdì 15 settembre 2000




Carissimi Fratelli nell'episcopato!

1. "Pace a voi!" (Jn 20,19). Vi accolgo con il saluto pasquale di Cristo agli Apostoli, che ben si intona con la vostra odierna celebrazione giubilare. Essa tende infatti alla riconciliazione ed alla pace con Dio e con i fratelli. Ciò vale per tutti i fedeli, ma in particolare vale per noi pastori, chiamati ad essere "modello del gregge" (1P 5,3).

Di pace hanno tutti bisogno. In modo speciale, tuttavia, deve essere un “uomo in pace” e un “uomo di pace” chi, partecipando come voi alla “sollicitudo omnium ecclesiarum” che è propria del Vescovo di Roma, ha il compito di contribuire con ogni sua energia al ministero di comunione che Cristo ha affidato a Pietro ed ai suoi successori.

Questo impegnativo compito fa sì che io vi senta particolarmente vicini anche quando vi trovate nelle vostre sedi, dislocate nelle varie parti del mondo. Per tale vicinanza, che quotidianamente si alimenta e si sostanzia nella preghiera, sono lieto di potervi rivolgere oggi una cordialissima espressione di saluto, nel contesto del Grande Giubileo. Una speciale parola di affetto vorrei poi riservare a quanti tra voi sono più anziani, per età e per servizio, ed hanno affrontato generosamente il "pondus diei et aestus" in sedi non di rado difficili per la situazione socio-politica o per la condizione climatica.

2. Voi siete, in effetti, Rappresentanti del Papa presso i Governi nazionali o presso le Istituzioni sovranazionali, ma in primo luogo siete testimoni del Suo ministero di unità presso le Chiese locali, ai cui Pastori assicurate la possibilità di un contatto costante con la Sede Apostolica. Un altro compito, che sotto la spinta del Concilio Ecumenico Vaticano II è venuto in questi anni crescendo, è il servizio a quella piena unità di tutti i cristiani che è anelito del cuore di Cristo e, di conseguenza, è pure ardente desiderio del Papa e del Collegio episcopale. Senza dimenticare, inoltre, il grande contributo che voi siete chiamati ad offrire alla ricerca e al consolidamento di un'armonica relazione con tutti i credenti in Dio, e di un dialogo sincero con gli uomini di buona volontà.

319 In questo servizio voi vi ponete nel solco di tante illustri personalità, alcune delle quali hanno brillato per autentica santità di vita. E come non ricordare, con intima gioia, che i due Papi da poco proposti quali modelli di virtù cristiane a tutta la Chiesa, il Beato Pio IX e il beato Giovanni XXIII, sono stati entrambi, per così dire, vostri "colleghi" nel servizio diplomatico della Santa Sede? Certamente voi li sentite vicini in modo speciale, e questo vi favorisce nella comunione spirituale con loro e nel desiderio di imitarne gli esempi.

3. Soprattutto può essere per ciascuno di voi un validissimo programma il motto di Papa Giovanni XXIII: Oboedientia et pax. Ispirare ad esso la propria disposizione interiore costituisce indubbiamente un valido antidoto contro l'abbattimento o la tristezza che possono assalirvi quando un’iniziativa lungamente curata non sortisce gli esiti desiderati, oppure un passo compiuto con le più nobili finalità viene frainteso, o anche quando emergono aspetti umani meno graditi nelle situazioni di vita o nella stessa organizzazione del vostro lavoro. Il Signore permette tante cose... e a volte stentiamo a riconoscere le trame di grazia di cui sono intessute le nostre esistenze e le stesse vicende della storia.

Ci soccorra allora la parola dell'apostolo Paolo ai Romani: "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (
Rm 8,28). Il segreto spirituale del beato Giovanni XXIII consisteva nella sua capacità di trasformare in occasione di bene, con l'interiore forza della preghiera, ogni situazione: la sua giornata, le sue preoccupazioni, le gioie e le tristezze, lo scorrere degli anni... In effetti, chi legge il suo diario quotidiano, non può non rimanere affascinato dalla ricchezza della sua vita spirituale, nutrita di costante dialogo con Dio in ogni circostanza, nella fedeltà quotidiana al dovere anche oscuro, monotono, pesante.

E' questo un aspetto significativo della sua santità, assieme a quello del suo rispetto per i Collaboratori, verso i quali coltivava sentimenti di paterno affetto. Parlo qui di una dimensione caratteristica della vostra esperienza nelle Nunziature, dove un piccolo gruppo di persone vive a stretto e quotidiano contatto. Collaborare può risultare a volte difficile, anche a motivo della differenza di età, di nazionalità, di formazione, di mentalità. Il Signore vi conceda di realizzare una buona comunità di lavoro, a vantaggio ed edificazione di ciascuno, nonché del servizio stesso a voi affidato.

4. Desidero qui porre in risalto l'impegno del Nunzio per la Chiesa che vive nel Paese al quale egli è mandato come Rappresentante Pontificio. E’ un servizio importante e delicato, da svolgere nella prospettiva ecclesiologica della comunione, tanto sottolineata dal Concilio Vaticano II (cfr Christus Dominus CD 9 CIC, can. CIC 364). In effetti è un servizio di comunione quello che siete chiamati a rendere. Un servizio che per sua natura non può limitarsi ad una fredda intermediazione burocratica, ma dev’essere autentica presenza pastorale. Il Nunzio - non lo dimenticate - è anch’egli un Pastore, e deve far suo l’animo di Cristo “Buon Pastore”!

Se da una parte egli esprime questa sua “pastoralità” quale rappresentante del Successore di Pietro, dall’altra deve sentirsi fraternamente vicino ai Pastori delle Chiese locali, condividendo l’ansia apostolica con la preghiera, la testimonianza, e quelle forme di presenza e di ministero che risultino opportune ed utili al Popolo di Dio nel rispetto della responsabilità propria di ciascun Vescovo.

Vissuto così, carissimi Nunzi, il vostro ministero fa emergere chiaramente il necessario legame tra la dimensione particolare e quella universale della Chiesa. Aiutando il Successore di Pietro a pascere il gregge di Cristo, voi aiutate le Chiese particolari a crescere e svilupparsi. In tale servizio, voi vi trovate non di rado ad affrontare problemi, difficoltà, tensioni. Vi ringrazio di cuore per il contributo preziosissimo della vostra espe­rienza, grazie alla quale sapete unire la sensibilità per le Chiese e le società nelle quali operate con la fedeltà alle linee ispiratrici dell’azione della Santa Sede in campo sia ecclesiale che civile.

5. In realtà, la possibilità di fare, nella Chiesa, diretta esperienza della legittima diversità, pur nel rispetto della doverosa unità, è un dono che certo costituisce per voi motivo di arricchimento umano e spirituale, e in qualche modo vi ricompensa dei sacrifici affrontati nei cambiamenti di clima, di lingua, di mentalità, di cultura, di condizioni di vita. Durante i miei viaggi apostolici, ho avuto modo di conoscervi meglio, visitandovi nei rispettivi luoghi di lavoro. Ricordo di aver detto una volta ad uno di voi, nel momento di accomiatarmi: "Oggi per Lei è il giorno della liberazione". Con quella battuta scherzosa intendevo manifestare che avevo compreso cosa significhi per un Nunzio la preparazione e lo svolgimento di una visita apostolica; era un modo per esprimere il mio apprezzamento, che ripeto qui per ciascuno di voi.

Ho grande considerazione per il vostro impegno a far da tramite tra la Santa Sede e gli Episcopati locali, come pure per tutto il lavoro di mediazione che svolgete rispetto alle istanze politiche e sociali dei Paesi nei quali operate o nel rapporto con gli Organismi internazionali presso i quali siete inviati. Vostro obiettivo costante è quello di promuovere la pace, quella autentica, che non e­siste se non poggia sui pilastri della verità, della giustizia, della libertà e della solidarietà (cfr Encicl. Pacem in terris PT 49-55 PT 64). Tale impegno, voi lo sapete bene, in concreto si traduce nella lotta alla povertà e nella promozione di uno sviluppo umano integrale, perché solo su questi presupposti è possibile fondare una pace vera e duratura tra i popoli della terra, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, che è immagine di Dio.

6. Nella vostra azione voi potete contare sul prestigio di una diplomazia che ha una storia secolare e che si è arricchita dell’apporto di uomini insigni per equilibrio, saggezza e vivo senso della Chiesa. Il loro esempio resti per ciascuno di voi quasi paradigma a cui guardare per trarne orientamento e sostegno.

Al di là, tuttavia, di ogni pur nobile riferimento umano, la luce vera viene a voi da Cristo e dal suo Vangelo. Le doti di umana prudenza, intelligenza e sensibilità devono sposarsi, in ciascuno di voi, allo spirito delle Beatitudini. In certo senso la vostra deve essere la “diplomazia del Vangelo”! Sta qui, in questa tensione spirituale, la vostra forza e il vostro segreto. Per questo la fede in Cristo deve essere la fiamma che illumina e riscalda ogni vostra giornata.

320 Questa fede voi avete voluto confermare e rafforzare anche con l’attuale pellegrinaggio giubilare. L’avete voluto compiere, in qualche caso, con non pochi sacrifici. Nel dirvi la mia riconoscenza anche per questa testimonianza di fede e di comunione, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera.

Affido ciascuno di voi ed il vostro lavoro alla materna protezione della Vergine Santissima e, nel chiedere anche a voi la carità di un frequente ricordo per me e per il mio ministero soprattutto nella celebrazione della Santa Messa, a ciascuno imparto con affetto la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri Collaboratori ed alle persone a voi care.

GIUBILEO DEI RAPPRESENTANTI PONTIFICI



AI PARTECIPANTI AL


GIUBILEO DEI NUNZI APOSTOLICI


Venerdì 15 settembre 2000




Carissimi Fratelli nell'episcopato!

1. "Pace a voi!" (Jn 20,19). Vi accolgo con il saluto pasquale di Cristo agli Apostoli, che ben si intona con la vostra odierna celebrazione giubilare. Essa tende infatti alla riconciliazione ed alla pace con Dio e con i fratelli. Ciò vale per tutti i fedeli, ma in particolare vale per noi pastori, chiamati ad essere "modello del gregge" (1P 5,3).

Di pace hanno tutti bisogno. In modo speciale, tuttavia, deve essere un “uomo in pace” e un “uomo di pace” chi, partecipando come voi alla “sollicitudo omnium ecclesiarum” che è propria del Vescovo di Roma, ha il compito di contribuire con ogni sua energia al ministero di comunione che Cristo ha affidato a Pietro ed ai suoi successori.

Questo impegnativo compito fa sì che io vi senta particolarmente vicini anche quando vi trovate nelle vostre sedi, dislocate nelle varie parti del mondo. Per tale vicinanza, che quotidianamente si alimenta e si sostanzia nella preghiera, sono lieto di potervi rivolgere oggi una cordialissima espressione di saluto, nel contesto del Grande Giubileo. Una speciale parola di affetto vorrei poi riservare a quanti tra voi sono più anziani, per età e per servizio, ed hanno affrontato generosamente il "pondus diei et aestus" in sedi non di rado difficili per la situazione socio-politica o per la condizione climatica.

2. Voi siete, in effetti, Rappresentanti del Papa presso i Governi nazionali o presso le Istituzioni sovranazionali, ma in primo luogo siete testimoni del Suo ministero di unità presso le Chiese locali, ai cui Pastori assicurate la possibilità di un contatto costante con la Sede Apostolica. Un altro compito, che sotto la spinta del Concilio Ecumenico Vaticano II è venuto in questi anni crescendo, è il servizio a quella piena unità di tutti i cristiani che è anelito del cuore di Cristo e, di conseguenza, è pure ardente desiderio del Papa e del Collegio episcopale. Senza dimenticare, inoltre, il grande contributo che voi siete chiamati ad offrire alla ricerca e al consolidamento di un'armonica relazione con tutti i credenti in Dio, e di un dialogo sincero con gli uomini di buona volontà.

In questo servizio voi vi ponete nel solco di tante illustri personalità, alcune delle quali hanno brillato per autentica santità di vita. E come non ricordare, con intima gioia, che i due Papi da poco proposti quali modelli di virtù cristiane a tutta la Chiesa, il Beato Pio IX e il beato Giovanni XXIII, sono stati entrambi, per così dire, vostri "colleghi" nel servizio diplomatico della Santa Sede? Certamente voi li sentite vicini in modo speciale, e questo vi favorisce nella comunione spirituale con loro e nel desiderio di imitarne gli esempi.

3. Soprattutto può essere per ciascuno di voi un validissimo programma il motto di Papa Giovanni XXIII: Oboedientia et pax. Ispirare ad esso la propria disposizione interiore costituisce indubbiamente un valido antidoto contro l'abbattimento o la tristezza che possono assalirvi quando un’iniziativa lungamente curata non sortisce gli esiti desiderati, oppure un passo compiuto con le più nobili finalità viene frainteso, o anche quando emergono aspetti umani meno graditi nelle situazioni di vita o nella stessa organizzazione del vostro lavoro. Il Signore permette tante cose... e a volte stentiamo a riconoscere le trame di grazia di cui sono intessute le nostre esistenze e le stesse vicende della storia.

Ci soccorra allora la parola dell'apostolo Paolo ai Romani: "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28). Il segreto spirituale del beato Giovanni XXIII consisteva nella sua capacità di trasformare in occasione di bene, con l'interiore forza della preghiera, ogni situazione: la sua giornata, le sue preoccupazioni, le gioie e le tristezze, lo scorrere degli anni... In effetti, chi legge il suo diario quotidiano, non può non rimanere affascinato dalla ricchezza della sua vita spirituale, nutrita di costante dialogo con Dio in ogni circostanza, nella fedeltà quotidiana al dovere anche oscuro, monotono, pesante.

321 E' questo un aspetto significativo della sua santità, assieme a quello del suo rispetto per i Collaboratori, verso i quali coltivava sentimenti di paterno affetto. Parlo qui di una dimensione caratteristica della vostra esperienza nelle Nunziature, dove un piccolo gruppo di persone vive a stretto e quotidiano contatto. Collaborare può risultare a volte difficile, anche a motivo della differenza di età, di nazionalità, di formazione, di mentalità. Il Signore vi conceda di realizzare una buona comunità di lavoro, a vantaggio ed edificazione di ciascuno, nonché del servizio stesso a voi affidato.

4. Desidero qui porre in risalto l'impegno del Nunzio per la Chiesa che vive nel Paese al quale egli è mandato come Rappresentante Pontificio. E’ un servizio importante e delicato, da svolgere nella prospettiva ecclesiologica della comunione, tanto sottolineata dal Concilio Vaticano II (cfr Christus Dominus
CD 9 CIC, can. CIC 364). In effetti è un servizio di comunione quello che siete chiamati a rendere. Un servizio che per sua natura non può limitarsi ad una fredda intermediazione burocratica, ma dev’essere autentica presenza pastorale. Il Nunzio - non lo dimenticate - è anch’egli un Pastore, e deve far suo l’animo di Cristo “Buon Pastore”!

Se da una parte egli esprime questa sua “pastoralità” quale rappresentante del Successore di Pietro, dall’altra deve sentirsi fraternamente vicino ai Pastori delle Chiese locali, condividendo l’ansia apostolica con la preghiera, la testimonianza, e quelle forme di presenza e di ministero che risultino opportune ed utili al Popolo di Dio nel rispetto della responsabilità propria di ciascun Vescovo.

Vissuto così, carissimi Nunzi, il vostro ministero fa emergere chiaramente il necessario legame tra la dimensione particolare e quella universale della Chiesa. Aiutando il Successore di Pietro a pascere il gregge di Cristo, voi aiutate le Chiese particolari a crescere e svilupparsi. In tale servizio, voi vi trovate non di rado ad affrontare problemi, difficoltà, tensioni. Vi ringrazio di cuore per il contributo preziosissimo della vostra espe­rienza, grazie alla quale sapete unire la sensibilità per le Chiese e le società nelle quali operate con la fedeltà alle linee ispiratrici dell’azione della Santa Sede in campo sia ecclesiale che civile.

5. In realtà, la possibilità di fare, nella Chiesa, diretta esperienza della legittima diversità, pur nel rispetto della doverosa unità, è un dono che certo costituisce per voi motivo di arricchimento umano e spirituale, e in qualche modo vi ricompensa dei sacrifici affrontati nei cambiamenti di clima, di lingua, di mentalità, di cultura, di condizioni di vita. Durante i miei viaggi apostolici, ho avuto modo di conoscervi meglio, visitandovi nei rispettivi luoghi di lavoro. Ricordo di aver detto una volta ad uno di voi, nel momento di accomiatarmi: "Oggi per Lei è il giorno della liberazione". Con quella battuta scherzosa intendevo manifestare che avevo compreso cosa significhi per un Nunzio la preparazione e lo svolgimento di una visita apostolica; era un modo per esprimere il mio apprezzamento, che ripeto qui per ciascuno di voi.

Ho grande considerazione per il vostro impegno a far da tramite tra la Santa Sede e gli Episcopati locali, come pure per tutto il lavoro di mediazione che svolgete rispetto alle istanze politiche e sociali dei Paesi nei quali operate o nel rapporto con gli Organismi internazionali presso i quali siete inviati. Vostro obiettivo costante è quello di promuovere la pace, quella autentica, che non e­siste se non poggia sui pilastri della verità, della giustizia, della libertà e della solidarietà (cfr Encicl. Pacem in terris PT 49-55 PT 64). Tale impegno, voi lo sapete bene, in concreto si traduce nella lotta alla povertà e nella promozione di uno sviluppo umano integrale, perché solo su questi presupposti è possibile fondare una pace vera e duratura tra i popoli della terra, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, che è immagine di Dio.

6. Nella vostra azione voi potete contare sul prestigio di una diplomazia che ha una storia secolare e che si è arricchita dell’apporto di uomini insigni per equilibrio, saggezza e vivo senso della Chiesa. Il loro esempio resti per ciascuno di voi quasi paradigma a cui guardare per trarne orientamento e sostegno.

Al di là, tuttavia, di ogni pur nobile riferimento umano, la luce vera viene a voi da Cristo e dal suo Vangelo. Le doti di umana prudenza, intelligenza e sensibilità devono sposarsi, in ciascuno di voi, allo spirito delle Beatitudini. In certo senso la vostra deve essere la “diplomazia del Vangelo”! Sta qui, in questa tensione spirituale, la vostra forza e il vostro segreto. Per questo la fede in Cristo deve essere la fiamma che illumina e riscalda ogni vostra giornata.

Questa fede voi avete voluto confermare e rafforzare anche con l’attuale pellegrinaggio giubilare. L’avete voluto compiere, in qualche caso, con non pochi sacrifici. Nel dirvi la mia riconoscenza anche per questa testimonianza di fede e di comunione, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera.

Affido ciascuno di voi ed il vostro lavoro alla materna protezione della Vergine Santissima e, nel chiedere anche a voi la carità di un frequente ricordo per me e per il mio ministero soprattutto nella celebrazione della Santa Messa, a ciascuno imparto con affetto la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri Collaboratori ed alle persone a voi care.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


DELLA FAMIGLIA GESÙ-MARIA


Venerdì 15 settembre 2000

322
Cari Fratelli e Sorelle,


Sono particolarmente lieto di accogliervi questa mattina, religiose e laici della Famiglia Gesù-Maria, venuti da numerosi Paesi per compiere il vostro pellegrinaggio giubilare presso le tombe degli Apostoli.

Il cammino di fede che avete voluto fare esprime bene l'obiettivo della vostra famiglia spirituale che è quello "di conoscere meglio Gesù Cristo e di adoperarsi nella Chiesa per far conoscere Dio e la sua bontà misericordiosa". In effetti, in questo anno in cui celebriamo il bimillenario della nascita del Salvatore, la Chiesa intera è invitata a levare il suo sguardo in modo rinnovato verso il Signore Gesù, che rivela agli uomini il volto di Dio Padre, "ricco di misericordia e compassione" che, mediante l'invio dello Spirito Santo, rende manifesto il mistero di amore della Trinità (cfr Bolla Incarnationis mysterium, n. 3).

Vi incoraggio dunque vivamente a rinnovare con generosità il dono di voi stessi a Cristo accogliendo il dono che Egli vi fa di sé e restando in unione intima con Lui. Nella vostra vita di discepoli di Cristo, così come nei vostri impegni apostolici, mantenete sveglia in voi una viva coscienza ecclesiale. Religiose della Congregazione di Gesù Maria e membri associati laici, mediante la vostra feconda collaborazione al servizio della missione di salvezza della Chiesa, siate segni sempre più efficaci della presenza di Cristo Salvatore fra i suoi fratelli, gli uomini, soprattutto fra i più piccoli! Che nessuno di essi possa sentirsi escluso dall'amore che il Padre offre a tutti i suoi figli!

Sull'esempio di santa Claudine Thévenet, siate presso tutti, in particolare presso i giovani e i bambini, testimoni ardenti del perdono e della misericordia, rivolgendo loro uno sguardo che vi faccia scoprire in ognuno una promessa, un'attesa, un'epifania della presenza divina (cfr Omelia per la canonizzazione di Claudine Thévenet, 21 marzo 1993). Come la vostra fondatrice e ispiratrice, attingete la vostra energia missionaria alla fonte del Cuore di Cristo e del Cuore di sua Madre, affinché "la carità sia come la pupilla dei vostri occhi" (Santa Claudine Thévenet).

Affido all'intercessione amorevole della Vergine Immacolata voi qui presenti, come pure l'insieme delle religiose e dei laici della Famiglia Gesù-Maria, e di tutto cuore imparto a ognuno una particolare Benedizione Apostolica.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato 16 Settembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di incontrarvi in questa speciale Udienza, che si inserisce opportunamente nel programma del vostro pellegrinaggio giubilare. Vi porgo il mio cordiale benvenuto.

Voi provenite da diverse località e siete giunti a Roma nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dei santi martiri Cornelio papa e Cipriano vescovo. La vostra presenza nella Città eterna, ove numerosi credenti, insieme con gli Apostoli Pietro e Paolo, hanno reso la loro coraggiosa testimonianza a Cristo, vi offre la possibilità di riflettere sul vostro impegno cristiano e sulla esigenza di coerente testimonianza che da esso promana.

L’augurio mio cordiale è che possiate, sull’esempio di questi coraggiosi testimoni della fede e invocandone la protezione, rafforzarvi nei vostri propositi di vita cristiana, così da proseguire con rinnovato entusiasmo nel cammino della santità, fedeli al Vangelo ed all’insegnamento della Chiesa.

323 2. Saluto con affetto i pellegrini giunti dalle diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia e di Castellaneta, accompagnati dai rispettivi Vescovi, Mons. Felice Cece e Mons. Martino Scarafile, che saluto con affetto fraterno.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi auguro che il passaggio della Porta Santa vi trovi con le disposizioni interiori necessarie per ricevere la ricchezza che Dio desidera riversare negli animi in occasione delle celebrazioni giubilari. Ciò costituisce per voi e per le vostre comunità una singolare occasione di crescita spirituale, che non deve essere assolutamente sprecata.

Il Giubileo si configura come un Anno di grazia e di misericordia per tutti i credenti, i quali sono chiamati ad esprimere riconoscenza e lode a Dio per i suoi doni. Esso è un tempo propizio anche per una più consapevole pratica dei Sacramenti, che sono mezzi privilegiati di grazia voluti da Cristo per la santificazione. L’Eucaristia, in particolare, raccoglie in sé la somma dei misteri della Redenzione: in essa il Padre continua a far dono a noi della persona divina del Figlio incarnato per la salvezza degli uomini.

L’Eucaristia deve perciò occupare nella vita ecclesiale un posto di primo piano, perché da essa la Chiesa ed ogni credente traggono la forza indispensabile per annunciare e testimoniare a tutti il messaggio del Vangelo. L’Eucaristia, inoltre, essendo la celebrazione della Pasqua del Signore, è in se stessa un evento missionario nel quale si realizza quel nesso inscindibile tra comunione e missione, che fa della Chiesa il sacramento dell’unità di tutto il genere umano.

Dalla celebrazione dell’Eucaristia le vostre comunità diocesane traggano la convinzione interiore e la forza spirituale per crescere nella carità ed aprirsi ad altre Chiese più povere e bisognose di sostegno nel campo dell’evangelizzazione e della cooperazione missionaria.

3. Rivolgo ora un cordiale saluto agli altri gruppi ed ai singoli pellegrini presenti, in modo speciale ai fedeli giunti da varie parrocchie. Siano le vostre comunità luoghi di incontro con Cristo, nella preghiera e nella fraternità. Ciò vi consentirà di accogliere quanti vivono un po' ai margini della Chiesa aiutandoli a ritrovare in essa la famiglia dei figli di Dio.

Accolgo con gioia le Religiose Missionarie dell’Immacolata, che stanno celebrando in questi giorni il loro Capitolo Generale, nel quale intendono risvegliare nell’Istituto una consapevolezza più viva del carisma originario: la passione di annunciare il Vangelo alle genti. Carissime, aprite nella preghiera i vostri cuori alla voce dello Spirito. Chiedetegli di suscitare nella Congregazione nuovo slancio per il Regno di Dio. Il terzo millennio attende persone infiammate dell’amore di Cristo, che sappiano portare con incisiva efficacia l’annuncio della salvezza alle nuove generazioni. Io prego per voi affinché le decisioni alle quali arriverete nel corso del Capitolo rispecchino appieno la volontà del Signore.

Sono pure lieto di dare il benvenuto al folto gruppo di Amministratori e Collaboratori della "Società Cattolica di Assicurazione" di Verona, qui giunti per riattestare la loro fede e le radici da cui attinge ispirazione l’attività della loro stimata compagnia. Portare il nome di "Cattolica" è infatti motivo di grande responsabilità. Incoraggio, pertanto, ciascuno a rimanere sempre coerente con i valori che la Chiesa professa, mentre esprimo apprezzamento per quanto l’Istituto opera ad incremento della cooperazione e della solidarietà sociale.

Una speciale parola di saluto rivolgo ora ai rappresentanti dell’«Istituto Paolo VI» di Brescia e delle Edizioni Studium di Roma, che ringrazio per l’omaggio della recente pubblicazione sul Papa Paolo VI. Saluto inoltre le varie Associazioni e i gruppi presenti, in particolare gli Alpini in congedo, convenuti qui numerosi, e i membri del «Gruppo Camunni» dell’Eremo di Bienno della diocesi di Brescia. Per tutti l’esperienza giubilare sia stimolo efficace di carità, di giustizia e di pace, così da rinnovare in Cristo ogni ambiente di vita.

4. I am pleased to greet the participants in the Second International Congress of the Central European Vascular Forum, gathered in Rome to discuss different vascular pathologies and new techniques to treat them. May these deliberations serve to strengthen the international resolve to put medical knowledge and expertise at the service of all people without distinction, and to use advances in medical science to safeguard and defend human life at every stage of its existence. Thank you for your presence, and may the Lord bless you and your families with his grace and peace.

Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

324 5. Un particolare pensiero va al gruppo di Padri Basiliani, Suore Ancelle di Maria Immacolata e laici della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina provenienti dall’Arcidiocesi di Lviv. Carissimi vi auguro che il dono del pellegrinaggio giubilare e l’esperienza della visita alle Tombe degli Apostoli giovino a rafforzare in voi l’adesione al Vangelo e la comunione nella carità con l’unica Chiesa di Cristo.

6. Invocando su tutti i presenti l’intercessione di Maria, Madre del Redentore, in questo giorno di sabato particolarmente a Lei dedicato, imparto di cuore a voi ed alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica.

SALUTO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE


DI DIALOGO TRA CATTOLICI E LA


"WORLD ALLIANCE OF REFORMED CHURCHES"


Lunedì 18 settembre 2000




Cari fratelli,

sono molto lieto di avere questa opportunità di salutarvi durante questi giorni del vostro incontro qui a Roma. Siete ora nella terza fase del Dialogo Internazionale fra la World Alliance of Reformed Churches e la Chiesa Cattolica, dialogo che è cominciato poco dopo il Concilio Vaticano II e che ha già portato a risultati significativi.

Nell'ambito del movimento ecumenico, il dialogo teologico è la modalità giusta per affrontare insieme le questioni sulle quali i cristiani sono stati divisi e per edificare l'unità alla quale Cristo chiama i suoi discepoli (cfr Jn 17,21). In questo dialogo chiariamo le nostre rispettive posizioni ed esaminiamo i motivi delle nostre differenze. Il nostro dialogo allora diventa un esame di coscienza, una chiamata alla conversione, nella quale entrambe le parti esaminano davanti a Dio la propria responsabilità a fare tutto il possibile per lasciarsi dietro le spalle i conflitti del passato. A quel punto, lo Spirito ci riempie del desiderio di confessare insieme che c'è "un solo corpo, un solo spirito... un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,4-6) e percepiamo questo come dovere, come qualcosa che deve essere fatto cosicché "il mondo creda" (Jn 17,21). Per questo motivo l'impegno della Chiesa cattolica verso il dialogo ecumenico è irrevocabile.

In questa terza fase, il tema del vostro dialogo è "Chiesa e Regno di Dio". Nella storia recente abbiamo assistito all'agonia causata da ideologie che hanno cercato di spodestare Dio e il suo Regno.

Quant'è importante, all'inizio del nuovo millennio, per tutti i cristiani, a lungo separati l'uno dall'altro, sentirsi profondamente sfidati dall'esortazione del Signore: "il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15). Che il vostro dialogo incarni lo spirito di amore fraterno e di stima necessario ad accogliere queste parole del nostro Salvatore.

"Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).



DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


DELL’ARCIDIOCESI DI COLONIA


Lunedì 18 settembre 2000




Signor Cardinale!
325 Venerati Fratelli nell'Episcopato!
Cari sacerdoti e diaconi!
Care sorelle e cari fratelli!

1. Dopo aver celebrato insieme al vostro Cardinale Arcivescovo l'Eucaristia presso le Tombe degli Apostoli, nella Basilica di San Pietro, la pietra sulla quale è edificata la dimora di Dio, desiderate incontrare il Successore di Pietro. Siate dunque i benvenuti! Saluto in particolare l'Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Joachim Meisner, che vi ha a accompagnato insieme a un grande gruppo di Pastori nel vostro pellegrinaggio a Roma.

2. Oggi, prima della Santa Messa siete entrati del tutto consapevoli nella Basilica di San Pietro. Siete passati attraverso la Porta Santa che nel corso del Giubileo del 2000 resta aperta. La Porta Santa è l'immagine di Cristo, che ha detto di sé: "Io sono la porta". La vostra processione festosa non dovrebbe essere solo un rito esteriore, ma anche il segno di una scelta interiore. Dunque Cristo è esigente. Chiama gli uomini a decidere. Non per niente ha promesso ai suoi: "Se uno entra attraverso di me, sarà salvo. Entrerà e uscirà e troverà pascolo" (
Jn 10,9).

Oggi le persone si trovano di fronte a numerose porte aperte. Proprio per i giovani è difficile scegliere fra tante porte quella che conferisce alla vita senso e veridicità. Non è facile rifiutare alcuni piaceri esteriori e immergersi nella gioia interiore, profonda e silenziosa. Così la porta della vita è senza dubbio esigente. Chi la vuole attraversare, deve farsi piccolo in modo che Cristo possa crescere.

Deve lasciarsi dietro le spalle ciò che è superfluo e marginale cosicché Cristo possa guadagnare spazio.

3. Mi rallegro perché attraversando la Porta Santa volete dimostrare: siamo determinati a varcare la soglia del terzo millennio con Gesù Cristo. Parimenti, vi invito a pregare proprio per i giovani, che in questi anni tanto importanti per loro devono prendere decisioni per la vita. Lo Spirito Santo dona loro la fantasia, la forza e il coraggio per scegliere la via attraverso la porta stretta nonostante le difficoltà (cfr Mt 10,10).

L'esperienza di questo pellegrinaggio vi rafforzi personalmente, cosicché possiate annunciare il vostro amore dall'orizzonte che Gesù Cristo ha aperto a noi uomini duemila anni fa: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

A voi e a tutta la vostra famiglia diocesana imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


GPII Discorsi 2000 318