GPII Discorsi 2000 333

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE CARMELITANE MISSIONARIE


Venerdì 29 Settembre 2000




Care Suore Carmelitane Missionarie,

1. Al termine del vostro XVIII Capitolo Generale, sono lieto di porgervi un cordiale saluto, in particolare a voi che, in rappresentanza delle vostre Sorelle presenti in 35 Paesi di quattro continenti, avete partecipato ai lavori capitolari al fine di discernere ciò che "lo Spirito suggerisce alle varie comunità" (Tertio Millennio adveniente, n. 23), per rinnovare con fedeltà il carisma fondazionale del Beato Francisco Palau y Quer e rispondere con prontezza alle esigenze della Chiesa e dell'umanità di oggi, che volete continuare a servire con generosità.

Saluto in particolare la nuova Superiora Generale, María Esperanza Izco e le sue Consigliere, per le quali chiedo abbondanti doni divini che le aiutino nella loro responsabilità di guidare la Congregazione con lungimiranza e di seguire con spirito fraterno le proprie Sorelle, affinché ognuna di esse sia donna di esperienza di Dio e audace nella sua risposta alle sfide della missione nel terzo millennio, come avete proposto nel vostro Capitolo. In effetti, unire armoniosamente la dimensione contemplativa e l'impulso missionario, due pilastri fondamentali della vostra identità religiosa, è una necessità particolarmente sentita in un'epoca tante volte minacciata dalla frammentazione o dalla superfiialità dell'esistenza umana. Perciò, care Suore Carmelitane Missionarie, vi ricordo che "il Cristo raggiunto nella contemplazione è lo stesso che vive e soffre nei poveri" (Vita consecrata VC 82). Di fronte alle difficoltà che potete incontrare nello svolgimento di questo delicato mandato, vi invito a ricordare le parole del vostro Fondatore: "Essendo come siamo ben disposti ad assecondare i disegni di Dio, non ci lascerà senza luce e direzione" (Lettera a Juana Gracias, 26 giugno 1860, n. 2).

2. Nel dare avvio ai lavori capitolari a Ibiza, fonte della vostra ispirazione fondazionale e per il beato Francisco Palau luogo di esilio, silenzio e discernimento, avete voluto approfondire la ragione originaria del vostro essere. Questo ritorno alle radici, che la Chiesa propone con insistenza a tutti gli Istituti religiosi, non è un ritorno nostalgico al passato, ma assomiglia piuttosto al percorso di quei discepoli che, camminando verso Emmaus, si resero conto che il loro vero destino era tornare a Gerusalemme, per scoprirvi l'immensa ricchezza e novità del mistero di Cristo. Poterono così mettersi al passo con la storia e contribuire a schiudere agli uomini i nuovi orizzonti proposti dal messaggio del Vangelo. Vi invito quindi a mantenere particolarmente viva questa esperienza di stretto e costante contatto con Cristo e con i doni che il suo Spirito ha effuso sulla vostra Congregazione, come corrisponde, d'altronde, alla vostra tradizione carmelitana pervasa di contemplazione. Inoltre, in questo momento in cui tutta la Chiesa celebra il Grande Giubileo per commemorare i duemila anni del mistero dell'Incarnazione, diviene ancora più evidente che "Gesù è la vera novità che supera ogni attesa dell'umanità e tale rimarrà per sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche" (Bolla Incarnationis mysterium, n. 1).

La seconda parte del capitolo si è svolta a Roma, ad indicare che ogni carisma autentico confluisce nell'unica Chiesa per arricchirla e servirla, divenendo sempre più universale, come una trama di comunione fra mentalità e culture diverse. È un aspetto che denota la vostra anima missionaria. In tal senso avete, a partire dalla vostra fondazione, una bella storia da raccontare, una storia fatta di collaborazione abnegata nell'area sempre urgente dell'evangelizzazione e di servizio alla causa degli uomini, soprattutto dei più bisognosi. Desidero esprimere riconoscenza e gratitudine per tutto ciò.

Ma desidero soprattutto incoraggiarvi nel vostro progetto di annunciare profeticamente il Regno di Dio nel mondo e nella storia che vi resta da costruire, poiché "lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi" (Vita consecrata, n. 110).

Continuate a prestare attenzione ai bisogni emergenti del nostro tempo, dando loro una risposta che nasce dal cuore di Cristo e dalla missione originaria della Chiesa. In effetti, "quanto più si vive di Cristo, tanto meglio Lo si può servire negli altri, spingendosi fino agli avamposti della missione, e assumendo i più grandi rischi" (Vita consecrata VC 76).

334 3. Per concludere, desidero porre nelle mani della Vergine Maria i frutti del Capitolo e il futuro della Congregazione. Voi, che la invocate come patrona con l'antico titolo di Nostra Signora del Monte Carmelo, sapete bene di non poter essere in mani migliori. Ella vi aiuterà a combattere le forze del peccato che, in modi molto diversi, si annidano nel cuore umano e nelle strutture sociali, aprendo così il vostro animo alla gioia e alla speranza che devono pervadere la vostra vita personale e comunitaria, le vostre opere e la vostra missione.

Con questi vivi auspici, invocando la celestiale intercessione del Beato Francisco Palau, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che con molto piacere estendo a tutte le vostre Sorelle di professione religiosa.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato, 30 Settembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Siete giunti a Roma per celebrare l'Anno Santo e per approfondire la vostra adesione al Vangelo, riaffermando la vostra spirituale vicinanza al Successore di Pietro. Vi do il mio più cordiale benvenuto!

Provenendo da varie Diocesi, parrocchie, associazioni e gruppi, voi oggi manifestate quella profonda sintonia di menti e di cuori che unisce il Popolo di Dio attorno al Redentore dell’uomo. Auguro che, nel corso di questo pellegrinaggio alle memorie sante della Chiesa di Roma, ciascuno si consolidi nella propria fede e faccia una profonda esperienza di grazia e di misericordia.

2. Il mio saluto affettuoso si rivolge anzitutto ai fedeli dell’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, guidati dal loro Pastore, Mons. Giuseppe Chiaretti. Carissimi, tra di voi vi sono numerose persone direttamente impegnate nel lavoro pastorale parrocchiale. Nel manifestare apprezzamento per la vostra generosa attività a fianco dei sacerdoti, auspico che la disponibilità da voi dimostrata durante il recente Congresso Eucaristico diocesano, come pure in occasione della Visita pastorale e delle "missioni al popolo", continui anche nel futuro così da assicurare un sempre efficiente servizio alla vostre rispettive Comunità.

In forza della vostra consacrazione battesimale, siete chiamati a farvi corresponsabili dell’annuncio del Vangelo, sotto la guida dei vostri Pastori. Vi invito, pertanto, ad una costante formazione spirituale e intellettuale, affinché attraverso di voi l'amore della Chiesa, riflesso dell'amore di Dio, giunga più facilmente ad ogni uomo e ad ogni donna.

3. A voi, cari pellegrini della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, guidati dal vostro Vescovo, Mons. Luca Brandolini, va ora il mio pensiero cordiale. L’odierno pellegrinaggio conclude, in certo modo, la Visita Pastorale che ha visto la vostra Chiesa impegnata in un cammino di preparazione all’evento del Grande Giubileo.

Uniti in spirito di comunione ecclesiale, voi oggi riaffermate l’impegno di allargare gli spazi dell’amore fraterno a tutti i livelli, per evitare un individualismo che potrebbe frenare l’impulso evangelizzatore dell’intera comunità. Fedeli a Cristo e fedeli all’uomo, sforzatevi di crescere radicati nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria. Così, alle fonti stesse della spiritualità, potrete trovare energia e luce per camminare con vigore verso una più matura unione a Cristo.

4. Saluto, poi, i fedeli della Diocesi di Nola che, insieme a Mons. Beniamino Depalma, l’attuale Pastore, e a Mons. Umberto Tramma, Vescovo emerito, sono giunti per varcare la Porta Santa.

335 Voi venite da luoghi segnati dalla testimonianza di san Paolino, ispirato cantore di Cristo e grande santo della carità. So che state riscoprendo i suoi scritti, nei quali egli ha lasciato indicazioni spirituali e pastorali che restano di grande attualità. Fatene tesoro per il rinnovamento della vita personale e comunitaria.

La vostra terra, come altre della Campania, si trova a fronteggiare grandi sfide sociali: dalla scarsità di posti di lavoro al degrado ambientale. La comunità cristiana è chiamata a dare un suo specifico contributo alla soluzione di tali problemi, puntando ad un rinnovato annunzio del Vangelo, ad una viva esperienza di comunione, ad una concreta testimonianza di carità. Incoraggio i tanti operatori affinché con generosità continuino a porsi al fianco dei più deboli e sofferenti. Siate una comunità ricca di condivisione e di reciproca accoglienza, operate nella concordia, perché possano risplendere in voi i doni di Dio.

5. Mi rivolgo ora a voi, pellegrini di Nocera Inferiore, venuti col Vescovo, Mons. Gioacchino Illiano. Vi saluto con affetto. Il Giubileo che siete venuti a celebrare vi confermi nel proposito di proseguire con determinazione il cammino della nuova evangelizzazione, intrapreso ormai da diversi anni.

Come ebbi già modo di raccomandarvi in occasione della mia visita alla vostra Diocesi nel 1990, operate per "un annuncio missionario che rinnovi profondamente la pietà popolare; una catechesi che risponda in modo adeguato alle sfide della cultura oggi dominante; una liturgia che non sia staccata dalla vita; una presenza pastorale che raggiunga ogni ceto sociale; un impegno per la promozione umana che sia concreto e incisivo".

6. Desidero poi salutare con affetto i fedeli della Diocesi di Acerra, accompagnati da Mons. Giovanni Rinaldi.

Carissimi, vi invito a perseverare nella preghiera, affinché Cristo visiti in profondità la vostra Chiesa. Con l’aiuto della grazia divina, possa aumentare la comunione fraterna, la corresponsabilità di tutti all’opera evangelizzatrice, la testimonianza cristiana di fronte ai problemi sociali del vostro territorio. Siate generosi nel porre a disposizione della comunità cristiana i carismi ricevuti ed invocate il "Padrone della messe" affinché invii numerose e generose vocazioni sacerdotali e religiose.

7. I extend a cordial welcome to the English-speaking pilgrims, and to the parish groups and associations making a Jubilee pilgrimage to Rome. In particular I greet the groups from the Archdioceses of Newark and Kansas City, and the members of the Italo-Australian pilgrimage. The month of October which begins tomorrow is traditionally the month of the Holy Rosary, one of the best and most efficacious Christian prayers, especially when recited together in the family. I wish to recommend this way of honouring Mary and asking her intercession. May God bless you all abundantly, and may his peace be with you and your loved ones.

8. A vós, caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa, e de modo especial ao grupo "Imaculada Conceição" do Rio de Janeiro, faço votos de que a vossa peregrinação ao túmulo de Pedro deixe no coração de cada um sinais eficazes de justiça e de caridade. No itinerário jubilar, tendes a oportunidade de recorrer ao Sacramento da Penitência e da Reconciliação; de nutrir-se à mesa da Eucaristia; de visitar a memória dos Apóstolos. Sejam estes momentos de intensa comunhão com Deus. Assim, quando voltardes para o Brasil, sereis revigorados na fé e decididos a fazer o bem e a caridade no vosso estado de vida e no compromisso ao qual Deus vos chama.

9. Il mio pensiero, infine, si rivolge ai gruppi di fedeli provenienti da diverse parrocchie italiane, alla sezione catanese dell’Unione Italiana Ciechi, ai dirigenti e alle maestranze dell’Azienda "Carsten’s" di sant’Agata Irpina di Solofra, ai Commessi del Palazzo Senatorio in Campidoglio, al Centro Solidarietà di Arezzo e all’Azienda Ospedaliera Santissima Annunziata di Taranto. Cristo, la Porta Santa che ci introduce al Padre, sia sempre al centro della vostra vita, affinché possiate essere testimoni convinti e gioiosi della sua misericordia.

Con tali auspici invoco l’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, e a tutti di gran cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Ottobre



AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA


PER LE CANONIZZAZIONI DI NUOVI SANTI


Lunedì, 2 Ottobre 2000

336
Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Ieri, in Piazza San Pietro, abbiamo vissuto un singolare momento di gioia, celebrando la canonizzazione di alcuni Santi. La Provvidenza ci concede, oggi, la possibilità di ritrovarci, per prolungare il rendimento di grazie a Dio, che dona alla Chiesa sempre nuovi modelli di vita evangelica, e per considerare insieme le esemplari figure dei Martiri in Cina, di María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra, di Katharine Drexel e di Giuseppina Bakhita.

A tutti voi, pellegrini venuti da vari Paesi, rinnovo il mio saluto, insieme con una cordiale parola di apprezzamento per il suggestivo contesto che con la vostra presenza avete creato intorno a questo evento ecclesiale.

2. Mi rivolgo ora in modo speciale ai pellegrini qui convenuti per la canonizzazione dei cento venti Martiri in Cina. In primo luogo a voi, fedeli di origine cinese, con i quali desidero condividere la gioia profonda per questi figli e figlie del Popolo cinese che, per la prima volta, vengono additati a tutta la Chiesa e al mondo intero nella loro eroica fedeltà a Cristo Signore e nella loro grandezza d'animo. Sì, essi sono un vero onore per il nobile Popolo di Cina!

La mia gioia è maggiore al pensare che sono a noi intimamente uniti, in questa circostanza, tutti i fedeli della Cina Continentale, consapevoli - come lo siete voi - di avere nei Martiri non soltanto un esempio da seguire, ma anche degli intercessori presso il Padre. Abbiamo infatti bisogno del loro aiuto, perché siamo chiamati ad affrontare la vita quotidiana con la stessa dedizione e con la stessa fedeltà che i Martiri dimostrarono nel loro tempo.

Tutti voi sapete che la maggioranza dei cento venti Martiri versò il sangue in momenti storici che rivestono, giustamente, un particolare significato per il vostro Popolo. Si trattò, in realtà, di situazioni drammatiche, caratterizzate da violenti sconvolgimenti sociali. La Chiesa, con la presente canonizzazione, non vuole certamente dare un giudizio storico su quei periodi, né molto meno legittimare taluni comportamenti di Governi dell'epoca che pesarono sulla storia del Popolo cinese. Essa vuole, invece, mettere in luce l'eroica fedeltà di questi degni figli della Cina, che non si lasciarono intimorire dalle minacce di una feroce persecuzione.

Sono poi grato per la presenza di molti pellegrini dei vari Paesi, da cui provenivano i 33 missionari e missionarie, morti Martiri in Cina insieme a quei fedeli cinesi ai quali avevano annunciato il Vangelo. Non manca chi, con lettura storica parziale e non obiettiva, vede nella loro azione missionaria solo limiti ed errori. Se ce ne sono stati - è mai l'uomo esente da difetti? - chiediamo perdono. Ma oggi li contempliamo nella gloria e rendiamo grazie a Dio, che si serve di strumenti poveri per le sue grandiose opere di salvezza. Essi annunciarono, anche con il dono della vita, la Parola che salva e intrapresero importanti iniziative di promozione umana. Siatene fieri, voi pellegrini, loro concittadini e fratelli nella fede! Con la loro testimonianza, essi ci indicano che il cammino vero della Chiesa è l'uomo: un cammino intessuto di profondo e rispettoso dialogo interculturale, come già ha insegnato, con saggezza e con maestria, il P. Matteo Ricci; un cam­mino sostanziato della quotidiana offerta della vita.

3. Saluto con affetto i numerosi pellegrini venuti per partecipare alla canonizzazione di Santa María Josefa del Corazón de Jesús Sancho Guerra, provenienti dal Paese Basco, dove la nuova Santa nacque e morì, come pure da altri punti della Spagna e da diversi Paesi d'Europa, d'America e delle Filippine, dove le Serve di Gesù della Carità vivono e lavorano diffondendo il carisma e gli insegnamenti di questa figlia illustre della Chiesa. A tutti porgo il mio più cordiale benvenuto.
Santa María Josefa vi è molto cara. In effetti, il suo profilo spirituale ci rivela la sua generosità e la sua dedizione nell'accogliere le parole del Signore, ero "malato e mi avete visitato" (
Mt 25,36).

Esigente con se stessa, non lesinò sforzi né opere per servire i malati, fondando a tal fine le Serve di Gesù della Carità. Ad esse affidò la missione di mostrare il volto misericordioso di Dio a quanti soffrono, contribuendo ad alleviare le loro sofferenze con l'assistenza generosa a domicilio e negli ospedali.

La sua eloquente testimonianza deve aiutare tutti a scoprire la bellezza della vita totalmente consacrata al Signore e l'importanza del servizio volto ad asciugare le lacrime di quanti soffrono sotto il peso della malattia.

337 4. È una gioia particolare per me salutare il Cardinale Bevilacqua e i numerosi pellegrini che sono giunti a Roma per la canonizzazione di Madre Katherine Drexel, e in particolare le sue figlie spirituali, le Suore del Santissimo Sacramento. Santa Katherine Drexel prese a cuore le parole di Gesù al giovane nel Vangelo "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo" (Mt 19,21).

Devolvendo gli averi della propria famiglia all'opera missionaria ed educativa fra i membri più poveri della società, Madre Drexel fece un viaggio a Roma durante il quale chiese a Papa Leone XIII di inviare missionari a sostenere i vari progetti che stava finanziando. Il Pontefice rispose invitandola a divenire a sua volta una missionaria.

Ciò rappresentò di certo una svolta nella vita di santa Katherine, che con grande coraggio ripose la sua fiducia nel Signore e mise la propria vita e le proprie ricchezze al Suo servizio.

Il suo apostolato recò frutti nell'istituzione di numerose scuole per i nativi americani e per i neri e servì ad aumentare la consapevolezza della necessità costante, anche ai giorni nostri, di combattere il razzismo in tutte le sue manifestazioni. Che l'esempio di santa Katherine Drexel sia un faro di luce e di speranza che ispira tutti noi a fare del nostro tempo, del nostro talento e della nostra ricchezza doni più grandi per il bene dei più bisognosi.

5. Sono anche lieto di salutare i Vescovi e i fedeli sudanesi che hanno viaggiato fino a Roma per la canonizzazione di suor Josephine Bakhita. In modo particolare saluto le Figlie della Carità, la grande famiglia canossiana alla quale appartenne Josephine Bakhita.

La santa figlia d'Africa si rivelò veramente una figlia di Dio: l'amore e il perdono di Dio furono realtà tangibili che trasformarono la sua vita in modo straordinario. Giunse a provare gratitudine per i mercanti di schiavi che la catturarono e verso coloro che la maltrattarono, poiché, come avrebbe poi affermato, se quelle cose non fossero accadute, non sarebbe mai divenuta una cristiana né una suora della comunità canossiana.

Preghiamo affinché mediante l'intercessione di santa Bakhita tutti gli uomini e tutte le donne giungano a sperimentare la presenza salvifica del Signore Gesù e vengano dunque liberati dalla schiavitù del peccato e della morte. In particolare, ricordiamo il suo Paese, il Sudan, dove la guerra e la violenza continuano a seminare distruzione e disperazione: che la mano salvifica del Signore tocchi i cuori dei responsabili di questa sofferenza, aprendo la via alla riconciliazione, al perdono e alla pace.

6. Carissimi, prima di congedarmi da voi, desidero manifestarvi un peso che in queste ore grava sul mio animo. Da alcuni giorni la Città Santa di Gerusalemme è teatro di violenti scontri, che hanno provocato numerosi morti e feriti, tra i quali anche alcuni bambini. Spiritualmente vicino alle famiglie di quanti hanno perso la vita, rivolgo il mio accorato appello a tutti i responsabili, affinché tacciano le armi, si evitino le provocazioni, si riprenda la via del dialogo. La Terra Santa deve essere la terra della pace e della fraternità. Così Dio vuole!

Chiedo ai nuovi Santi di voler interporre la loro intercessione, affinché gli animi di tutti tornino a pensieri di reciproca comprensione e di pace.

Con questo auspicio imparto di cuore a tutti voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONFEDERAZIONE DELL’ORATORIO


DI SAN FILIPPO NERI (ORATORIANI)


Giovedì, 5 Ottobre 2000

338
Carissimi Sacerdoti e Laici Oratoriani!


1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, partecipanti al Congresso Generale della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, che con questa visita avete voluto riaffermare sincera devozione al Vicario di Cristo e piena adesione al Suo Magistero, nello spirito del vostro Fondatore, che ha amato la Chiesa con tutto se stesso, e vi ha lasciato in eredità la sua fedeltà senza riserve alla Sede di Pietro.

Saluto con affetto il Padre Antonio Rios Chavez, Delegato della Sede Apostolica, ringraziandolo per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi, a nome dei presenti. Rivolgo, altresì, un cordiale pensiero ad ognuna delle Congregazioni rappresentate al vostro Congresso Generale, esprimendo viva gratitudine per il bene che compiono e rallegrandomi della crescita che l'Oratorio sta conoscendo in diverse parti del mondo.

2. La vostra Confederazione, istituita dalla Sede Apostolica per unire nel vincolo della carità e del reciproco aiuto le singole Congregazioni dell'Oratorio, nei recenti Congressi Generali si è impegnata a rivedere i testi costituzionali nella linea indicata dalla Chiesa in occasione del Concilio Ecumenico Vaticano II. All'alba del terzo millennio cristiano, la vostra Assise si propone di rivisitare, sotto il profilo prevalentemente pastorale, le sorgenti del movimento spirituale che trae origine da San Filippo Neri, con l'intento di rispondere fedelmente alla missione di sempre: condurre l'uomo all'incontro con Gesù Cristo "Via, Verità e Vita", realmente presente nella Chiesa e «contemporaneo» di ogni uomo.

Tale incontro, vissuto e proposto da San Filippo Neri in modo originale e coinvolgente, porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell'animo quella «gioia cristiana» che costituisce il «centuplo» donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria esistenza. Favorire un personale incontro con Cristo rappresenta anche il fondamentale «metodo missionario» dell'Oratorio. Esso consiste nel «parlare al cuore» degli uomini per condurli a fare un'esperienza del Maestro divino, capace di trasformare la vita. Ciò si ottiene soprattutto testimoniando la bellezza di un simile incontro, da cui il vivere riceve senso pieno. E' necessario proporre ai «lontani» non un annuncio teorico, ma la possibilità di un'esistenza realmente rinnovata e perciò colma di gioia.

Ecco la grande eredità ricevuta dal vostro Padre Filippo! Ecco una via pastorale sempre valida, perché iscritta nella perenne esperienza cristiana! Auspico che la rivisitazione delle fonti della spiritualità e dell'opera di San Filippo, operata dal vostro Congresso, susciti in ciascuna Congregazione una rinnovata consapevolezza della validità e dell'attualità del «metodo missionario» del vostro Fondatore e rechi un significativo contributo all'impegno della «nuova evangelizzazione».

3. L'Oratorio nacque dalla fede e dal genio di San Filippo Neri, che seppe comporre in armoniosa sintesi la dimensione carismatica e la piena comunione con i Pastori della Chiesa e, nella Roma del suo tempo, venne incontro con grande sapienza alle necessità spirituali e materiali della gioventù, testimoniando a tal punto la dimensione gaudiosa della fede, da essere considerato «il profeta della gioia cristiana». L'Oratorio caratterizza fin dagli inizi la vostra Congregazione, che da esso prende il nome, come ricorda la Bolla "Copiosus in misericordia" con cui Gregorio XIII la istituì nell'Anno Santo del 1575. Nata con la partecipazione di sacerdoti secolari, provenienti dalla prima esperienza dell'Oratorio e posta al suo servizio, la vostra Congregazione deve continuare a conservare al centro dei propri interessi tale benemerita istituzione, con i suoi intenti originari, il suo metodo ed il suo stile, sempre adattabile alle necessità dei tempi.

Come ricorda l'"Itinerario Spirituale", approvato nel Congresso Generale 1994: "Il fine specifico e la missione della Congregazione dell'Oratorio è la nascita e la crescita di autentiche comunità cristiane, luce e sale della terra". Nelle vostre Costituzioni esse sono presentate, fin dai primi articoli, come un'unione fraterna di fedeli i quali, seguendo le orme di San Filippo Neri, si prefiggono ciò che egli insegnò e fece, diventando così "un cuore solo ed un'anima sola" (
Ac 4,3). Il modello a cui si ispirano sono gli incontri di preghiera semplici e familiari ed i colloqui spirituali del vostro Padre Filippo con penitenti ed amici. In tale prospettiva, l'Oratorio riconosce la sua identità nel "praticare in comune la trattazione della Parola di Dio in modo familiare, nonché l'orazione mentale e vocale, onde promuovere nei fedeli, come in una scuola, lo spirito contemplativo e l'amore delle cose divine".

Faccio voti che l'Oratorio, ponendosi al servizio degli uomini con semplicità d'animo e letizia, sappia manifestare e diffondere tale metodo spirituale in maniera sempre più attraente ed efficace. Potrà così offrire una coerente ed incisiva testimonianza, vivendo in pienezza il fervore delle origini e proponendo agli uomini di oggi un'esperienza di vita fraterna fondata principalmente sulla realtà, accolta e vissuta, della comunione soprannaturale in Cristo.

"Chi vuol altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia; chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quel che dimanda; chi opera e non per Cristo, non sa quel che si faccia". Queste parole del vostro santo Fondatore indicano il criterio sempre valido di ogni rinnovamento della comunità cristiana, che consiste nel ritornare a Gesù Cristo: alla sua parola, alla sua presenza, all'azione salvifica che Egli attua nei Sacramenti della Chiesa. Tale impegno condurrà i Sacerdoti a privilegiare, com'è nella vostra tradizione, il ministero delle Confessioni e l'accompagnamento spirituale dei fedeli, per rispondere pienamente al vostro carisma ed alle attese della Chiesa. Essi aiuteranno in tal modo i laici appartenenti agli Oratori secolari a comprendere l'essenziale valore dell'essere "christifideles", alla luce dell'esperienza di San Filippo che, riguardo al laicato, anticipò idee e metodi che si sarebbero rivelati fecondi nella vita della Chiesa.

4. Le vostre Congregazioni, fedeli all'autonomia voluta dal santo Fondatore, vivono particolarmente legate alla realtà delle Chiese particolari ed alle situazioni locali. Ma occorre non dimenticare l'importanza che pure riveste, nella vita delle Comunità e dei loro membri, il legame fraterno con le altre Congregazioni che costituiscono la Confederazione. E' attraverso tale legame che la caratteristica autonomia delle singole Case si apre al dono della fattiva carità e le Comunità confederate trovano un valido aiuto a crescere nella fedeltà al carisma oratoriano.

339 Ogni Congregazione dedichi particolare cura alla formazione iniziale e permanente dei singoli e delle Comunità, per assimilare l'ideale trasmesso da San Filippo e riproposto dai testi costituzionali, in vista di una crescente vitalità spirituale e di un'efficace presenza apostolica.

In particolare, vi esorto a lasciarvi guidare da questi valori, soprattutto nell'avvicinare il mondo giovanile, che è carico di promesse, nonostante le difficoltà, sentendovi inviati specialmente a quanti sono «lontani», ma tanto vicini al Cuore del Salvatore. In tale contesto, vi sarà di grande sostegno la tradizionale sensibilità degli Oratoriani per l'arte e la cultura, vie particolarmente idonee per una significativa presenza evangelizzatrice.

La Vergine Maria, "Madre e fondatrice dell'Oratorio", sia per ciascuno di voi il modello cui ispirarvi costantemente nell'accogliere con piena disponibilità il dono dello Spirito e nell'annunciare la gioia di Cristo ai fratelli.

Con tali voti, mentre vi affido alla celeste intercessione di San Filippo Neri, imparto a ciascuno ed all’intera Confederazione dell'Oratorio una speciale Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AL PRESIDENTE DEL SIMPOSIO


DELLE CONFERENZE EPISCOPALI


D’AFRICA E DEL MADAGASCAR


A Monsignor Laurent Monsengwo Pasinya

Arcivescovo di Kisangani
Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e del Madagascar

1. Mentre il Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e del Madagascar tiene la sua dodicesima Assemblea plenaria, sono lieto di porgere i miei più cordiali saluti a tutti i partecipanti e assicurarli della mia fervente preghiera. Attraverso di essi, saluto con affetto tutti i figli del continente africano, "nuova patria di Cristo, terra amata dall'Eterno Padre" (Ecclesia in Africa, n. 6).

In questo anno in cui la Chiesa celebra il grande Giubileo, avete voluto ritrovarvi presso le tombe degli Apostoli per questo importante incontro che vi permette di rivivere spiritualmente quell'evento di grazia che è stata, sei anni fa, l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Il tema dei vostri lavori, La Chiesa-famiglia di Dio, luogo e sacramento di riconciliazione, di perdono e di pace in Africa, è in piena armonia con l'evento giubilare. "Si deve anzi dire che l'impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo" (Tertio Millennio adveniente TMA 51).

2. A cinque anni dalla promulgazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa, dobbiamo constatare che la visione d'insieme della situazione del continente, così come vi è descritta, non è sostanzialmente cambiata. Numerose nazioni continuano ad essere teatro di conflitti di cui le popolazioni sono le vittime innocenti. Percorrendo la tragica geografia delle lotte armate, si constata che quella che interessa la regione dei Grandi Laghi è, in un certo senso, la più simbolica.

Dobbiamo però tenere presenti nel nostro cuore di Pastori altri conflitti, a volte dimenticati, che colpiscono numerosi Paesi africani, spesso da diversi anni. Tali conflitti, dovuti a cause sia esterne che interne, rappresentano una forma di disprezzo della persona umana, dei suoi diritti e della sua dignità. Questo atteggiamento è in gran parte all'origine di numerosi altri mali che affliggono il continente, come il sottosviluppo economico, la povertà, le migrazioni forzate, la diffusione dell'AIDS e di epidemie che si ritenevano definitivamente debellate, il saccheggio delle ricchezze naturali e il degrado dell'ambiente.

340 3. La storia colma di sofferenza dei popoli dell'Africa è anche quella della Chiesa in questo continente. Nel corso degli ultimi decenni, Vescovi, sacerdoti, missionari, religiosi, religiose e laici sono stati brutalmente perseguitati e persino assassinati. Strutture che servivano al bene di tutta la popolazione, senza alcuna discriminazione, sono state saccheggiate e distrutte a più riprese. Intere comunità sono state disperse.

Desidero tuttavia esprimere qui la mia soddisfazione per il felice esito dei dolorosi eventi che hanno recentemente colpito la Chiesa in Africa attraverso la prova che due suoi Pastori hanno conosciuto: Monsignor Misago, Vescovo di Gikongoro, e Monsignor Kataliko, Arcivescovo di Bukavu. Possa la morte inattesa di Monsignor Kataliko, la cui triste notizia ci è appena pervenuta, essere per la Chiesa e per l'Africa un seme di speranza e di pace! Desidero inoltre rendere omaggio a tutti coloro che, con coraggio e abnegazione, in situazioni difficili, recano testimonianza a Cristo, a volte fino al dono della propria vita, e auspico vivamente che in tutta l'Africa la Chiesa possa annunciare liberamente il messaggio d'amore di Cristo, attraverso le sue parole e i suoi atti.

4. L'Assemblea Plenaria del Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e del Madagascar è un momento privilegiato per confermare l'opzione della Chiesa come famiglia di Dio, "espressione della natura della Chiesa particolarmente adatta per l'Africa" (Ecclesia in Africa, n. 63), e per determinarne con sempre maggiore precisione le conseguenze concrete, in vista di una pastorale sempre più consona. Per rispondere al mandato che Gesù le ha affidato e per svolgere il suo ruolo profetico in mezzo alle nazioni, la Chiesa è impegnata in numerosi ambiti della vita locale accanto agli uomini e alle donne del continente, in particolare per contribuire alla riconciliazione fra le persone e fra i popoli, come pure all'instaurazione della giustizia, della solidarietà, della democrazia e della pace. Oggi più che mai, la Chiesa deve ricercare vie nuove ed efficaci per partecipare, secondo la vocazione che le è propria, allo sviluppo integrale dell'uomo in società fraterne e pacifiche. A tal fine la collaborazione sincera con gli altri credenti e con tutti gli uomini di buona volontà è un imperativo che deve animare i fedeli, uniti ai loro Pastori, in uno spirito di verità e di rispetto reciproco.

Esorto le comunità cattoliche a essere luoghi di autentica riconciliazione e a rendere energicamente testimonianza della giustizia e della pace nelle proprie strutture e nei rapporti fra i loro membri, ricordandosi che "la Chiesa deve essere testimone di giustizia e, perciò, riconosce che chiunque osi parlare agli uomini di giustizia deve sforzarsi egli stesso di essere giusto ai loro occhi" (Ecclesia in Africa, n. 106).

La testimonianza della Chiesa come comunità deve procedere di pari passo con l'impegno di ognuno dei suoi membri. Perciò è necessario che laici ben formati, dal punto di vista umano e spirituale, occupino il posto che corrisponde loro nella vita pubblica per essere il sale della terra.

Tutti devono inoltre ricordarsi di essere chiamati alla santità di vita per divenire segni autentici e credibili dell'amore di Dio nel mondo.

5. Rivolgendomi ai miei Fratelli nell'Episcopato e a tutti i popoli di questo amato continente, rinnovo loro il mio vibrante appello alla speranza. Nelle situazioni difficili che voi vivete, i raggi di luce non mancano, il Signore non vi ha abbandonato! Per costruire il mondo riconciliato al quale tutti aspirano è in primo luogo agli Africani stessi che spetta prendere in mano il futuro delle loro nazioni. Invito nuovamente la comunità internazionale a non abbandonare l'Africa. Sono a conoscenza degli sforzi che sono già stati compiuti e che manifestano una vera solidarietà. Occorre proseguire in questi sforzi e renderli più efficaci, in particolare grazie all'annullamento o alla riduzione del debito dei Paesi più poveri.

Il mio pensiero va ora con affetto ai Paesi che soffrono a causa della guerra. Esorto con forza tutti i responsabili a cercare senza posa e con sincerità le vie della riconciliazione e di fare in modo che gli accordi di pace non divengano impegni senza domani ma vengano effettivamente applicati per il bene comune dei popoli.

6. In questo anno del Grande Giubileo del 2000, la recente canonizzazione di suor Giuseppina Bakhita è un motivo di gioia e di fiducia non solo per il Sudan sempre duramente messo alla prova, ma per tutta l'Africa. Il cammino che lei ha seguito nella sua esistenza personale può e deve divenire un segno vivo per tutto il continente: dalla schiavitù alla liberazione e alla piena realizzazione umana e spirituale. Con tutti gli altri santi e beati africani, non mancherà di intercedere per la sua terra e per il fecondo svolgimento dei lavori della vostra Assemblea.

Cari Fratelli nell'Episcopato, affido voi, così come tutti i membri del Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e del Madagascar e i loro diocesani, all'intercessione della Santissima Vergine, Regina dell'Africa, e a tutti imparto di cuore una particolare Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 4 ottobre 2000


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