GPII Discorsi 2000 356

356 Egli, infatti, non propone una teologia senza influsso nella vita concreta e nemmeno un cristianesimo «per procura», senza assunzione personale degli impegni derivanti dal Battesimo. Al contrario, egli invita ad una spiritualità intensamente vissuta; stimola ad un dono, liberamente e consapevolmente deciso, di sé a Cristo e, mediante Lui, allo Spirito Santo e al Padre. In questa luce si comprende come il riferimento a Maria renda perfetta la rinnovazione delle promesse battesimali, poiché è proprio Maria la creatura «più conforme a Gesù Cristo» (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, 121).

Sì, tutta la spiritualità cristocentrica e mariana insegnata da Montfort deriva dalla Trinità e ad essa conduce. Al riguardo, colpisce la sua insistenza sull'azione delle tre Persone divine nei confronti di Maria. Dio Padre «ha dato il suo unico Figlio al mondo soltanto per mezzo di Maria» e «vuole avere figli per mezzo di Maria fino alla fine del mondo» (ibid., 16 e 29). Dio Figlio «si è fatto uomo per la nostra salvezza, ma in Maria e per mezzo di Maria» e «vuole formarsi e per così dire incarnarsi ogni giorno, per mezzo della sua cara madre nelle sue membra» (ibid., 16 e 31). Dio Spirito Santo «ha comunicato a Maria, sua fedele Sposa, i suoi doni ineffabili» e «vuole formarsi in Lei e per mezzo di Lei degli eletti» (ibid., 25 e 34).

3. Maria appare, pertanto, come spazio di amore e di azione delle Persone della Trinità, e il Montfort la presenta in prospettiva relazionale: «Maria è tutta relativa a Dio e la chiamerei benissimo la relazione a Dio, che esiste solo in rapporto a Dio» (ibid., 225). Per questo la Tutta Santa conduce alla Trinità. Ripetendole ogni giorno «Totus tuus» e vivendo in sintonia con Lei, si può giungere all'esperienza del Padre nella fiducia e nell'amore senza limiti (cfr ibid., 169 e 215), alla docilità allo Spirito Santo (cfr ibid., 258) ed alla trasformazione di sé secondo l'immagine di Cristo (cfr ibid., 218- 221).

Qualche volta accade che nella catechesi e anche negli esercizi di pietà si lasci nell'implicito «la nota trinitaria e cristologica, che in essi è intrinseca ed essenziale» (Esort. ap. Marialis cultus, 25). Nella visione di Grignion de Montfort, al contrario, la fede trinitaria permea interamente le preghiere rivolte a Maria: «Ti saluto, Maria, Figlia amabilissima dell'eterno Padre, Madre mirabile del Figlio, Sposa fedelissima dello Spirito Santo, tempio augusto della Santissima Trinità» (Metodi per recitare il Rosario, 15). Similmente nella Preghiera infocata, diretta alle tre Persone divine e proiettata sugli ultimi tempi della Chiesa, Maria è contemplata come la «montagna di Dio» (n. 25), ambiente di santità che eleva a Dio e trasforma in Cristo.

Possa ogni cristiano fare propria la dossologia che il Montfort pone sulle labbra di Maria nel Magnificat: «Si adori e benedica / il nostro unico e vero Dio! / L'universo risuoni / e si canti in ogni luogo: / Gloria all'eterno Padre, / gloria al Verbo adorabile! / La stessa gloria allo Spirito Santo / che col suo amore li unisce in un vincolo ineffabile» (Cantico, 85,6).

Nell'implorare su ciascuno di voi la continua assistenza della Vergine Santa, perché possiate vivere la vostra vocazione in comunione con Lei, nostra Madre e modello, vi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.



GIUBILEO DELLE FAMIGLIE


INCONTRO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE


Piazza San Pietro, Sabato 14 ottobre 2000

1. E' con grande gioia che vi do il benvenuto, carissime famiglie, qui giunte dalle più diverse regioni del mondo! Saluto anche le famiglie che, sotto ogni cielo, sono ora collegate con noi mediante la radio e la televisione e si associano a questo Giubileo delle Famiglie.


Ringrazio il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto anche gli altri Signori Cardinali e Confratelli nell'Episcopato qui presenti, come pure i sacerdoti, i religiosi e le religiose che partecipano a questo incontro festoso.

Ho avuto recentemente la gioia di farmi pellegrino a Nazaret, il luogo dove il Verbo si fece carne. In quella visita vi ho portati tutti nel cuore, supplicando fervidamente per voi la Santa Famiglia, modello sublime di tutte le famiglie.

Ed è appunto il clima spirituale della Casa di Nazaret che questa sera vogliamo rivivere. Il grande spazio che ci raccoglie, tra la Basilica e il colonnato del Bernini, ci fa da casa, una grande casa a cielo aperto. Qui raccolti come una vera famiglia, "un cuor solo e un'anima sola" (cfr Ac 4,32), possiamo intuire e far nostro il sapore dolce ed intimo di quell'umile casa, dove Maria e Giuseppe vivevano tra preghiera e lavoro, e Gesù "stava loro sottomesso" (Lc 2,51), prendendo gradatamente parte alla vita comune.

357 2. Guardando alla Santa Famiglia voi, coniugi cristiani, siete stimolati a interrogarvi sui compiti che Cristo vi assegna, nella vostra stupenda e impegnativa vocazione.

Il tema del vostro Giubileo - I figli: primavera della famiglia e della società - può offrirvi per questo degli spunti significativi. Non sono proprio i bambini a fare una sorta di continuo "esame" ai genitori? Lo fanno non solo coi loro frequenti "perché?", ma con il loro stesso volto, ora sorridente ora velato dalla tristezza. E' come inscritta in tutto il loro modo di essere un'interrogazione, che si esprime nei modi più diversi, magari anche attraverso i capricci, e che potremmo tradurre in domande come queste: mamma, papà, mi volete bene? sono veramente un dono per voi? mi accogliete per quello che sono? vi sforzate di fare sempre il mio vero bene?

Domande poste forse più con gli occhi che con le parole, ma che inchiodano i genitori alla loro grande responsabilità e sono in qualche modo per loro l'eco della voce di Dio.

3. I figli sono "primavera": che cosa significa questa metafora scelta per il vostro Giubileo?
Essa ci porta in quell'orizzonte di vita, di colori, di luce e di canto che è proprio della stagione primaverile. I bimbi tutto questo lo sono naturalmente. Essi sono la speranza che continua a fiorire, un progetto che continuamente si riavvia, il futuro che si apre senza sosta. Rappresentano la fioritura dell'amore coniugale, che in essi si ritrova e si consolida. Venendo alla luce, portano un messaggio di vita che, in ultima analisi, rinvia all'Autore stesso della vita. Bisognosi come sono di tutto, specie nelle prime fasi dell'esistenza, essi costituiscono naturalmente un appello alla solidarietà.

Non a caso Gesù invitò i discepoli ad avere un cuore di bambini (cfr
Mc 10,13-16). Oggi voi, care famiglie, volete rendere grazie per il dono dei figli e, al tempo stesso, accogliere il messaggio che Dio vi manda attraverso la loro esistenza.

4. Purtroppo, come ben sappiamo, la situazione dei bambini nel mondo non è sempre quella che dovrebbe. In molte regioni, e paradossalmente proprio nei Paesi di maggiore benessere, mettere al mondo i bambini è diventata una scelta operata con grande perplessità, ben al di là di quella prudenza che è doverosamente richiesta per una procreazione responsabile. Si direbbe che talvolta i bimbi siano sentiti più come una minaccia che come un dono.

E che dire poi dell'altro triste scenario dell'infanzia oltraggiata e sfruttata, su cui richiamai l'attenzione anche nella Lettera ai bambini?

Ma voi siete qui, questa sera, a testimoniare la vostra convinzione, basata sulla fiducia in Dio, che è possibile invertire questa tendenza. Siete qui per una "festa della speranza", facendo vostro il "realismo" operoso di questa fondamentale virtù cristiana.

5. In effetti, la situazione dei bambini è una sfida per l'intera società, una sfida che interpella direttamente le famiglie. Nessuno come voi, cari genitori, può costatare quanto sia essenziale per i figli poter contare su di voi, su entrambe le vostre figure - quella paterna e quella materna - nella complementarietà dei vostri doni. No, non è un passo avanti nella civiltà assecondare tendenze che mettono in ombra questa elementare verità e pretendono di affermarsi anche sul piano legale.

I bambini non sono forse già fin troppo penalizzati dalla piaga del divorzio? Quanto è triste per un bambino doversi rassegnare a dividere il suo amore tra genitori in conflitto! Tanti figli porteranno per sempre il segno psicologico della prova a cui li ha sottoposti la divisione dei genitori.

358 6. Di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. E' questo lo spirito con cui la pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche. La Chiesa, senza tacere loro la verità del disordine morale oggettivo in cui si trovano e delle conseguenze che ne derivano per la pratica sacramentale, intende mostrare loro tutta la sua materna vicinanza.

Voi, coniugi cristiani, siatene certi: il Sacramento del matrimonio vi assicura la grazia necessaria per perseverare nell'amore scambievole, di cui i vostri figli hanno bisogno come del pane.

Su questa comunione profonda tra di voi oggi siete chiamati a interrogarvi, mentre chiedete l'abbondanza della misericordia giubilare.

7. Al tempo stesso non potete eludere l'interrogativo essenziale sulla vostra missione di educatori. Avendo dato la vita ai vostri figli, siete anche impegnati a seguirli, in modo appropriato alla loro età, negli orientamenti e nelle scelte di vita, facendovi carico di tutti i loro diritti.

Nel nostro tempo il riconoscimento dei diritti del bambino ha conosciuto un indubbio avanzamento, ma resta motivo di afflizione la negazione pratica di questi diritti, quale si manifesta in numerosi e terribili attentati contro la loro dignità. Occorre vigilare, perché il bene del bambino sia sempre messo al primo posto. A cominciare dal momento in cui si desidera di avere un bambino. La tendenza a ricorrere a pratiche moralmente inaccettabili nella generazione tradisce l'assurda mentalità di un "diritto al figlio", che ha preso il posto del giusto riconoscimento di un "diritto del figlio" a nascere e poi a crescere in modo pienamente umano. Quanto diversa e meritevole di incoraggiamento è invece la pratica dell'adozione! Un vero esercizio di carità, che guarda al bene dei bambini prima che alle esigenze dei genitori.

8. Impegniamoci, carissimi, con tutte le nostre forze, a difendere il valore della famiglia e il rispetto della vita umana, fin dal momento del concepimento. Si tratta di valori che appartengono alla "grammatica" fondamentale del dialogo e dell'umana convivenza tra i popoli. Auspico vivamente che sia i Governi e i Parlamenti nazionali, sia le Organizzazioni internazionali e, in particolare, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, non smarriscano questa verità. A tutti gli uomini di buona volontà, che credono in questi valori, chiedo di unire efficacemente i propri sforzi, perché essi prevalgano nella pratica della vita, negli orientamenti culturali e nei mass media, nelle scelte politiche e nelle legislazioni dei popoli.

9. A voi, care mamme, che portate dentro di voi un istinto incoercibile per la difesa della vita, rivolgo un appello accorato: siate sempre fonti di vita, mai di morte!

Dico a voi insieme, papà e mamme: siete stati chiamati all'altissima missione di cooperare col Creatore nel trasmettere la vita (Lettera alle famiglie
LF 8); non abbiate paura della vita! Proclamate insieme il valore della famiglia e quello della vita. Senza questi valori, non c'è futuro degno dell'uomo!

Lo spettacolo stupendo delle vostre fiaccole accese in questa Piazza vi accompagni a lungo come un segno di Colui che è la Luce e vi chiama ad illuminare con la vostra testimonianza il cammino dell'umanità sulle strade del nuovo millennio!


AI PELLEGRINI POLACCHI RICEVUTI NEL GIORNO


DEL XXII ANNIVERSARIO DELL'ELEZIONE AL PONTIFICATO


Lunedì 16 Ottobre 2000

1. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2Co 1,2). Con queste parole di San Paolo saluto cordialmente tutti i presenti all'odierna udienza in Vaticano.


359 Miei cari, siete giunti come pellegrini alla Città Eterna per prendere parte al Giubileo delle famiglie nell'ambito del Grande Giubileo della Divina Redenzione. Mi rallegro per la vostra presenza, specialmente mentre guardo i vostri figli - i più giovani partecipanti a questo incontro. Saluto di cuore tutti, le singole persone e le famiglie intere. Rivolgo parole di benvenuto prima ai sacerdoti impegnati nella pastorale delle famiglie, a Mons. Stanislaw Stefanek, Presidente del Consiglio per la Famiglia, a tutte le persone impegnate in questa pastorale in Polonia: sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Saluto i membri dell'Associazione delle Famiglie cattoliche e gli ascoltatori di Radio Maria, i membri dell'Associazione dei Giuristi Cattolici ed anche i professori di Poznan qui presenti, come pure i lettori di "Przewodnik Katolicki" della stessa città. Saluto i rappresentanti dell'Istituto di Lomianki. Saluto i rappresentanti dell'Ordine dei Cavalieri di Malta e colgo l'occasione per dir loro un particolare grazie per il servizio da buoni samaritani all'uomo, per la loro generosa attività caritativa conosciuta ampiamente anche in Polonia. Dò il mio benvenuto ai numerosi gruppi parrocchiali già elencati e ai pellegrini giunti individualmente.

2. Ci incontriamo oggi, come già ho menzionato, nell'ambito delle celebrazioni del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Siete venuti a Roma per rinnovarvi interiormente e per consolidare le vostre forze spirituali. Avete varcato la Porta Santa, simbolo del passaggio dal peccato alla grazia. Gesù disse di sé molto chiaramente: "Io sono la porta" (
Jn 10,7). Ciò vuol dire che Egli è l'unica e definitiva via che conduce al Padre. Solo in Lui, nel Figlio di Dio, è la nostra salvezza. Cristo si fece uomo, subì la morte sul legno della croce e risuscitò per mostrare all'uomo la sua autentica grandezza, ridare al suo essere uomo la piena dignità e il senso dell'esistenza nel mondo. Quale valore deve avere ogni uomo agli occhi del Creatore se Egli ha dato "il suo Figlio unigenito" affinché l'uomo "non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Un profondo stupore ci invade di fronte a questa enorme dignità dell'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio.

Quale grande valore deve avere davanti agli occhi del Creatore ogni vita umana, ogni essere umano, anche quello ancora non nato, ma già vivo nel grembo della madre.

3. Partecipate al Giubileo delle Famiglie che può essere chiamato la grande festa della Chiesa in onore della famiglia. Siete venuti qui per dire il vostro "sì" all'amore, ad un amore nobile, casto, ad un amore che dà la vita, un amore responsabile. Siete venuti per dimostrare che per voi valore fondamentale è la famiglia e la vita che in essa nasce, si sviluppa e trova riparo.

In questa circostanza voglio esprimere il mio apprezzamento a tutti coloro che si inseriscono nell'opera dell'edificazione della "cultura della vita" e che sentendo la grande responsabilità dinanzi a Dio, alla propria coscienza e alla nazione, difendono la vita umana, la dignità del matrimonio e della famiglia. A tutti loro e a voi qui presenti dico: fatevi coraggio! Questa è una grande missione, un grande mandato a voi affidato dalla Provvidenza. Vi ringrazio di tutto cuore per questo atteggiamento e per quanto state facendo. Il vostro premio sia Cristo stesso. Egli disse agli Apostoli: "Non vi chiamo più servi (...) Ma vi ho chiamati amici, fate ciò che vi ho comandato" (cfr Jn 15,15). Oggi io vi dico lo stesso.

A ogni famiglia, a tutte le famiglie della Polonia e del mondo auguro di scoprire sempre di più la grandezza e la santità della propria vocazione; di essere fedeli custodi del "bell'amore" e di ogni vita concepita, di saper difendere nei nostri tempi il prezioso patrimonio della fede e di trasmetterlo alle generazioni che verranno.

4. Miei cari, vi ringrazio per questo incontro. Ringrazio i miei connazionali in Patria e in tutto il mondo per la preghiera che mi accompagna durante il mio pontificato. Sento la sua forza e i suoi frutti. È per me un prezioso dono e un sostegno spirituale. Vi ringrazio per il vostro attaccamento al Papa, alla Chiesa e ai vostri pastori. Che esso fruttifichi con un atteggiamento cristiano dimostrato nella vita personale, familiare e sociale.

Alla protezione della Santissima Madre affido tutti i miei connazionali in Polonia e nel mondo e li benedico di cuore.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO


ALL’ARCIVESCOVO - VESCOVO DI PADOVA


IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN LUCA


Al venerato Fratello

ANTONIO MATTIAZZO

Arcivescovo - Vescovo di Padova

1. Tra le glorie di codesta Chiesa, di grande significato è il particolare rapporto che la lega alla memoria dell'evangelista Luca, del quale - secondo la tradizione - custodisce le reliquie nella splendida Basilica di santa Giustina: tesoro prezioso e dono veramente singolare, giunto attraverso un provvidenziale cammino. San Luca infatti - secondo antiche testimonianze - morì in Beozia e fu sepolto a Tebe. Di là, come riferisce san Girolamo (cfr De viris ill. VI, I), le sue ossa furono trasportate a Costantinopoli, nella Basilica dei Santi Apostoli. Successivamente, stando a fonti che le ricerche storiche vanno esplorando, furono trasferite a Padova.

360 Un'occasione propizia per ravvivare l'attenzione e la venerazione per questa «presenza», che si radica nella storia cristiana di codesta Città, è stata ora offerta dalla ricognizione del corpo del Santo Evangelista, nonché dal Congresso Internazionale a lui dedicato. A questo si è inteso dare una significativa ispirazione ecumenica, sottolineata anche dal fatto che l'Arcivescovo ortodosso di Tebe, Hieronymos, ha chiesto di poter ricevere un frammento delle reliquie, da deporre là dove è venerato ancora oggi il primo sepolcro dell'Evangelista.

Le celebrazioni che si svolgono in occasione del menzionato Congresso offrono un nuovo stimolo, perché codesta diletta Chiesa che è in Padova riscopra il vero tesoro che san Luca ci ha lasciato: il Vangelo e gli Atti degli Apostoli.

Nel rallegrarmi per l'impegno posto in tale direzione, desidero indugiare brevemente su alcuni aspetti del messaggio lucano, perché codesta Comunità possa trarne orientamento ed incoraggiamento per il suo cammino spirituale e pastorale.

2. Ministro della parola di Dio (cfr
Lc 1,2), Luca ci introduce alla conoscenza della luce discreta ed insieme penetrante che da essa promana illuminando la realtà e gli eventi della storia. Il tema della parola di Dio, filo d'oro che attraversa i due scritti che compongono l'opera lucana, unifica anche le due epoche da lui contemplate, il tempo di Gesù e quello della Chiesa. Quasi narrando la "storia della parola di Dio", il racconto di Luca ne segue la diffusione, dalla Terra Santa fino ai confini del mondo. Il cammino proposto dal terzo Vangelo è profondamente segnato dall'ascolto di questa parola che, come seme, dev'essere accolta con bontà e prontezza di cuore, superando gli ostacoli che le impediscono di attecchire e portare frutto (cfr Lc 8,4-15).

Un aspetto importante che Luca evidenzia è il fatto che la parola di Dio misteriosamente cresce e si afferma anche attraverso la sofferenza e in un contesto di opposizioni e di persecuzioni (cfr Ac 4,1-31 Ac 5,17-42 passim ).La parola che san Luca addita è chiamata a farsi, per ogni generazione, evento spirituale capace di rinnovare l'esistenza. La vita cristiana, suscitata e sorretta dallo Spirito, è dialogo interpersonale che si fonda proprio sulla parola che il Dio vivente ci rivolge, chiedendoci di accoglierla senza riserve nella mente e nel cuore. Si tratta in definitiva di diventare discepoli disposti ad ascoltare con sincerità e disponibilità il Signore, sull'esempio di Maria di Betania, la quale "ha scelto la parte migliore", perché "sedutasi ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola" (cfr Lc 10,38-42).

In questa prospettiva, desidero incoraggiare, nella programmazione pastorale di codesta diletta Chiesa, la proposta delle "Settimane bibliche", l'apostolato biblico e i pellegrinaggi in Terra Santa, il luogo dove la Parola si è fatta carne (cfr Jn 1,14). Vorrei anche stimolare tutti - presbiteri, religiosi, religiose, laici -a praticare e promuovere la lectio divina, sino a far diventare la meditazione della Sacra Scrittura un tassello essenziale della propria vita.

3. "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23).

Per Luca esser cristiani significa seguire Gesù sulla via che Egli percorre (Lc 19,57 Lc 10,38 Lc 13,22 Lc 14,25). E' Gesù stesso che prende l'iniziativa e chiama a seguirlo, e lo fa in modo deciso, inconfondibile, mostrando così la sua identità del tutto fuori dal comune, il suo mistero di Figlio, che conosce il Padre e lo rivela (cfr Lc 10,22). All'origine della decisione di seguire Gesù vi è l'opzione fondamentale in favore della sua Persona. Se non si è stati affascinati dal volto di Cristo è impossibile seguirlo con fedeltà e costanza, anche perché Gesù cammina per una via impervia, pone condizioni estremamente esigenti e si dirige verso un destino paradossale, quello della Croce. Luca sottolinea che Gesù non ama compromessi e richiede l'impegno di tutta la persona, un deciso distacco da ogni nostalgia del passato, dai condizionamenti familiari, dal possesso dei beni materiali (cfr Lc 9,57-62 Lc 14,26-33).

L'uomo sarà sempre tentato di attenuare queste esigenze radicali e di adattarle alle proprie debolezze, oppure di desistere dal cammino intrapreso. Ma è proprio su questo che si decide l'autenticità e la qualità della vita della comunità cristiana. Una Chiesa che vive nel compromesso sarebbe come il sale che perde il sapore (cfr Lc 14,34-35).

Occorre abbandonarsi alla potenza dello Spirito, capace d'infondere luce e soprattutto amore per Cristo; occorre aprirsi al fascino interiore che Gesù esercita sui cuori che aspirano all'autenticità, rifuggendo dalle mezze misure. Questo è certo difficile per l'uomo, ma diventa possibile con la grazia di Dio (cfr Lc 18,27). D'altra parte, se la sequela di Cristo implica che si porti ogni giorno la Croce, questa a sua volta è albero di vita che conduce alla risurrezione. Luca, che accentua le esigenze radicali della sequela di Cristo, è anche l'Evangelista che descrive la gioia di coloro che diventano discepoli di Cristo (cfr Lc 10,20 Lc 13,17 Lc 19,6 Lc 19,37 Ac 5,41 Ac 8,39 Ac 13,48).

4. E' nota l'importanza che Luca dà, nei suoi scritti, alla presenza e all'azione dello Spirito, a partire dall'Annunciazione, quando il Paraclito discende su Maria (cfr Lc 1,35), fino alla Pentecoste, quando gli Apostoli, mossi dal dono dello Spirito, ricevono la forza necessaria per annunciare in tutto il mondo la grazia del Vangelo (cfr Ac 1,8 Ac 2,1-4). E' lo Spirito Santo a plasmare la Chiesa. San Luca ha delineato nei tratti della prima comunità cristiana il modello sul quale la Chiesa di tutti i tempi deve rispecchiarsi: è una comunità unita in "un cuor solo e un'anima sola", assidua nell'ascolto della parola di Dio; una comunità che vive di preghiera, spezza con letizia il Pane eucaristico, apre il cuore alle necessità dei bisognosi fino a condividere con loro i beni materiali (Ac 2,42-47 Ac 4,32-37). Ogni rinnovamento ecclesiale dovrà attingere a questa fonte ispiratrice il segreto della propria autenticità e freschezza.

361 A partire dalla Chiesa madre di Gerusalemme, lo Spirito allarga gli orizzonti e sospinge gli Apostoli e i Testimoni fino a raggiungere Roma. Sullo sfondo di queste due città si svolge la storia della Chiesa primitiva, una Chiesa che cresce e si dilata nonostante le opposizioni che la minacciano dall'esterno e le crisi che dall'interno ne appesantiscono il cammino. Ma in tutto questo percorso, ciò che realmente preme a Luca è presentare la Chiesa nell'essenza del suo mistero: esso è costituito dalla perenne presenza del Signore Gesù che, agendo in essa con la forza del suo Spirito, le infonde consolazione e coraggio nelle prove del cammino nella storia.

5. Secondo una pia tradizione, Luca è ritenuto pittore dell'immagine di Maria, la Vergine Madre. Ma il vero ritratto che Luca traccia della Madre di Gesù è quello che emerge dalle pagine della sua opera: in scene divenute familiari al Popolo di Dio, egli delinea un'immagine eloquente della Vergine. L'Annunciazione, la Visitazione, la Natività, la Presentazione al Tempio, la vita nella casa di Nazareth, la disputa con i dottori e lo smarrimento di Gesù, la Pentecoste hanno fornito ampia materia, lungo i secoli, all'incessante rielaborazione di pittori, scultori, poeti e musicisti.

Opportunamente, quindi, al Congresso Internazionale è stata prevista una riflessione sul tema dell'arte, ed insieme si è allestita una mostra ricca di pregevoli opere.

Quello che tuttavia è più importante cogliere è che, attraverso quadri di vita mariana, Luca ci introduce nella interiorità di Maria, facendoci scoprire nello stesso tempo la sua funzione unica nella storia della salvezza.

Maria è colei che pronuncia il «fiat», un sì personale e pieno alla proposta di Dio, definendosi "Serva del Signore" (
Lc 1,38). Questo atteggiamento di totale adesione a Dio e disponibilità incondizionata alla sua Parola costituisce il modello più alto della fede, l'anticipazione della Chiesa come comunità dei credenti.

La vita di fede cresce e si sviluppa in Maria nella meditazione sapienziale delle parole e degli eventi della vita di Cristo (cfr Lc 2,19 Lc 2,51). Ella "medita nel cuore" per comprendere il senso profondo delle parole e dei fatti, assimilarlo e poi anche comunicarlo agli altri.

Il Canto del Magnificat (cfr Lc 1,46-55) manifesta un altro importante tratto della «spiritualità» di Maria: Ella incarna la figura del povero, capace di riporre pienamente la sua fiducia in Dio, che abbatte i troni dei potenti ed esalta gli umili.

Luca ci delinea anche la figura di Maria nella Chiesa dei primi tempi, mostrandola presente nel Cenacolo in attesa dello Spirito Santo: "Tutti questi (gli undici Apostoli) erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di Lui" (Ac 1,14).

Il gruppo raccolto nel Cenacolo costituisce come la cellula germinale della Chiesa. Al suo interno Maria svolge un duplice ruolo: da una parte intercede per la nascita della Chiesa ad opera dello Spirito Santo; dall'altra comunica alla Chiesa nascente la sua esperienza di Gesù.

L'opera di Luca propone così alla Chiesa che è in Padova un efficace stimolo a valorizzare la "dimensione mariale" della vita cristiana nel cammino della sequela di Cristo.

6. Un'altra dimensione essenziale della vita cristiana e della Chiesa, su cui la narrazione lucana proietta vivida luce, è quella della missione evangelizzatrice. Di questa missione Luca indica il fondamento perenne, e cioè l'unicità e l'universalità della salvezza operata da Cristo (cfr Ac 4,12). L'evento salvifico della morte-risurrezione di Cristo non conclude la storia della salvezza, ma segna l'avvio di una nuova fase, caratterizzata dalla missione della Chiesa, chiamata a comunicare i frutti della salvezza operata da Cristo a tutte le nazioni. Per questa ragione, Luca fa seguire al Vangelo, come logica conseguenza, la storia della missione. E' lo stesso Risorto che dà agli Apostoli il «mandato» missionario: "Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24,45-48).

362 La missione della Chiesa comincia a Pentecoste "da Gerusalemme" per estendersi "sino ai confini della terra". Gerusalemme non indica solo un punto geografico. Sta piuttosto a significare un punto focale della storia della salvezza. La Chiesa non parte da Gerusalemme per abbandonarla, ma per innestare sull'ulivo d'Israele le nazioni pagane (cfr Rm 11,17).

Compito della Chiesa è immettere nella storia il lievito del Regno di Dio (cfr Lc 13,20-21). Compito impegnativo, descritto negli Atti degli Apostoli come un itinerario faticoso e accidentato, ma affidato a «testimoni» pieni di entusiasmo, di intraprendenza, di gioia, disponibili a soffrire e a dare la vita per Cristo. Questa energia interiore è comunicata loro dalla comunione di vita con il Risorto e dalla forza dello Spirito che egli dona.

Quale grande risorsa può costituire, per la Chiesa che è in Padova, il continuo confronto con il messaggio dell'Evangelista, di cui custodisce i resti mortali!

7. Alla luce di questa visione lucana, auspico che codesta Comunità diocesana, in piena docilità al soffio dello Spirito, sappia testimoniare con audacia creativa Gesù Cristo, sia nel proprio territorio, sia, secondo la sua bella tradizione, nella cooperazione missionaria con le Chiese dell'Africa, dell'America Latina e dell'Asia.

Questo impegno missionario trovi un ulteriore impulso in questo Anno giubilare, che celebra i duemila anni dalla nascita di Cristo e chiama la Chiesa a un profondo rinnovamento di vita. Proprio il Vangelo di Luca riporta il discorso con cui Gesù, nella Sinagoga di Nazareth, proclama "l'anno di grazia del Signore", annunciando la salvezza come liberazione, guarigione, buona novella ai poveri (cfr Lc 4,14-20). Lo stesso Evangelista presenterà poi la forza risanante dell'amore misericordioso del Salvatore in pagine toccanti come quella della pecorella smarrita e del figlio prodigo (cfr Lc 15).

Di questo annuncio il nostro tempo ha più che mai bisogno. Esprimo, dunque, il mio fervido incoraggiamento a codesta Comunità, perché l'impegno per la nuova evangelizzazione sia sempre più forte ed incisivo. Esorto anche a proseguire e sviluppare le iniziative ecumeniche che sono state avviate con alcune Chiese Ortodosse in termini di collaborazione sul piano delle opere di carità, della cultura teologica, della pastorale. Il Congresso Internazionale su san Luca rappresenti una tappa significativa nel cammino di codesta Chiesa, aiutandola a radicarsi sempre più nel terreno della Parola di Dio e ad aprirsi con rinnovato slancio alla comunione e alla missione.

Con tali auspici, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ed a quanti sono affidati alle sue cure pastorali, una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 15 Ottobre 2000


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


DEL SOVRANO ORDINE DI MALTA


Giovedì 19 Ottobre 2000




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Desidero rivolgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di Voi, Cavalieri e Dame del Sovrano Militare Ordine di Malta, giunti a Roma da ogni parte del mondo per celebrare il Grande Giubileo. Saluto, in particolare, il Gran Maestro, Fra' Andrew W. N. Bertie, ringraziandolo per le cortesi e nobili parole, che ha voluto indirizzarmi a nome dei convenuti. Il mio affettuoso pensiero va al Signor Cardinale Pio Laghi, Patrono di codesto Sovrano Ordine Militare, che ha voluto partecipare all'odierno appuntamento. Con Lui saluto il caro Fratello, Monsignor Donato de Bonis, vostro Prelato.


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