GPII Discorsi 2000 411

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


IN OCCASIONE DEL 30° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE


DELLA WORLD CONFERENCE ON RELIGION AND PEACE


Al mio Venerato Fratello,

il Cardinale
Peter Seiichi Shirayanagi
Arcivescovo Emerito di Tokyo
Con gioia ho appreso che la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace celebrerà il suo XXX anniversario con un evento commemorativo a Kyoto il 27 e il 28 novembre di quest'anno. Le chiedo cortesemente di trasmettere a tutti i presenti i miei migliori auguri e l'assicurazione del mio sostegno. Dio, origine e destino di tutti, ci ha creato per convivere in armonia. È dunque opportuno celebrare il fatto che persone appartenenti a diverse tradizioni religiose possano riunirsi e collaborare in spirito di amicizia e solidarietà all'edificazione di un mondo di pace. Prego affinché i vostri sforzi continuino a essere abbondantemente benedetti dal successo.

La Chiesa cattolica segue con grande interesse l'opera di riconciliazione della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace in molte parti del mondo. Promuovere il dialogo significa creare vincoli di amicizia fra i popoli. Significa stringere nuovi legami fra i gruppi e insegnare la comprensione e il rispetto fra i seguaci delle varie tradizioni religiose. In anni recenti, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace si è impegnata in particolar modo nella riconciliazione di comunità divise da conflitti e da guerre. I vostri sforzi volti a soccorrere quanti sono afflitti da odi e violenze esprimono una verità che anche io ho cercato di affermare in molte occasioni, ossia che la religione non è e non deve diventare un pretesto per le ostilità, in particolare quando le identità religiose, culturali ed etniche coincidono.

Di fronte ai problemi pressanti della società globale di oggi, tutte le religioni devono sentirsi chiamate a rinnovare gli sforzi di cooperazione volta a promuovere la vita umana e la sua dignità, a difendere la famiglia, ad alleviare la povertà, a portare giustizia e a contribuire a proteggere l'ecosistema della nostra terra. Ricordiamo dunque le parole del Messaggio dei partecipanti all'Assemblea interreligiosa svoltasi in Vaticano nell'ottobre del 1999: "La collaborazione fra le diverse religioni deve fondarsi sul rifiuto del fanatismo, dell'estremismo e dei reciproci antagonismi che conducono alla violenza. Siamo tutti consapevoli dell'importanza dell'istruzione come mezzo per promuovere la reciproca comprensione, la cooperazione e il rispetto".

Ho ricordi piacevoli dell'accoglienza nell'Aula Sinodale dei partecipanti alla cerimonia inaugurale della Sesta Assemblea della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace. Vorrei ripetere quanto dissi in quell'occasione: "Guarire il mondo attraverso l'impegno delle Religioni per la Pace significa essere rivolti con fede e speranza a Colui in cui noi "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28). Per diventare strumenti migliori di acquisizione dell'autentico destino dell'uomo ora e dopo la morte" (Discorso, 3 novembre 1994, n. 5).

Prego affinché le celebrazioni del XXX anniversario a Kyoto siano un tempo di rinnovato impegno per i nobili scopi della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace.
Dio benedica i vostri sforzi!

412 Dal Vaticano, 1 novembre 2000

GIOVANNI PAOLO II



ALL'ASSOCIAZIONE SPORTIVA ROMA CALCIO


Giovedì, 30 Novembre 2000

1. Sono lieto di accogliervi, cari amici Romanisti - Dirigenti, atleti e sostenitori -, che formate l'Associazione Sportiva Roma Calcio. Vi saluto con affetto e mi congratulo per la vostra decisione di celebrare il Giubileo insieme, come una grande famiglia.


Uno speciale saluto rivolgo al Dott. Francesco Sensi, Presidente della vostra Associazione, che si è fatto promotore di questa iniziativa spirituale, e lo ringrazio per le gentili parole con cui ha interpretato i vostri comuni sentimenti.

La vostra Società ha voluto assumere il nome di "Roma", per identificarsi, in qualche modo, con la storia della nostra Città, ricca di eventi gloriosi. Voi sapete che è storia, in particolare, di santità: il martirio di Pietro e Paolo è stato seguito da quello di moltissimi altri testimoni; numerosi poi sono stati nei secoli i santi e le sante nati o vissuti a Roma. Roma, inoltre, quale sede del Successore di Pietro, "presiede alla comunione della carità" (sant'Ignazio di Antiochia, Lettera ai Rm 1,1).

Il fatto che la vostra Associazione porti il nome di Roma diventa per voi, cari amici Romanisti, un singolare impegno a vivere coerentemente la fede cristiana; un invito a testimoniare quotidianamente, nel vostro ambiente, l'amore evangelico. Potremmo dire che il Signore ripete a voi, come ad ogni credente che vive in Roma, quanto disse a san Paolo: "E' necessario che tu mi renda testimonianza a Roma" (Ac 23,11).

2. A voi è domandato di rendere questa fedele testimonianza specialmente nello sport, diventato uno dei fenomeni tipici del nostro tempo. Lo sport interessa e coinvolge folle sterminate anche attraverso gli strumenti della comunicazione sociale, diventando un evento planetario in cui nazioni e culture diverse si ritrovano accomunate in un'unica esperienza di festa. Proprio per questo lo sport può favorire la costruzione di un mondo più fraterno e solidale, contribuendo al superamento di situazioni di reciproca incomprensione tra individui e popoli.

Se vissuto in modo adeguato, lo sport diventa quasi un'ascesi, l'ambiente ideale per l'esercizio di molte virtù. Alcune di tali virtù sono state ben sottolineate dal mio venerato predecessore, il Papa Pio XII: "La lealtà che vieta di ricorrere ai sotterfugi, la docilità ed obbedienza ai saggi ordini di chi guida un esercizio di squadra, lo spirito di rinunzia quando occorra tenersi in ombra a vantaggio dei propri "colori", la fedeltà agli impegni, la modestia nei trionfi, la generosità per i vinti, la serenità nell'avversa fortuna, la pazienza verso il pubblico non sempre moderato, la giustizia se lo sport agonistico è legato ad interessi finanziari liberamente pattuiti, ed in generale la castità e la temperanza già raccomandata dagli stessi antichi" (Discorso al Centro Sportivo Italiano, 5 ottobre 1955).

Lo sport diventa, però, fenomeno alienante quando le prestazioni di abilità e di potenza fisica sfociano nell'idolatria del corpo; quando l'agonismo esasperato porta a considerare l'avversario come un nemico da umiliare; quando il tifo impedisce un'oggettiva valutazione della persona e degli avvenimenti e, soprattutto, quando degenera nella violenza. Un prevalente interesse commerciale può rendere, inoltre, la pratica sportiva mera ricerca di lucro.

Altro aspetto da non trascurare è che, a causa dell'attuale organizzazione delle gare sportive, viene talora resa meno facile per i credenti la doverosa santificazione del giorno festivo, mentre per le famiglie diventa più difficile trascorrere insieme momenti di utile distensione.

3. Quanto poi al calcio, si tratta di un'attività praticabile da tutti, dai bambini agli adulti, che crea, per le sue capacità di aggregazione, un apprezzato spettacolo nel contesto di un diffuso clima di festa. Per la sua indole popolare, il calcio riesce ad interpretare molteplici attese e ad offrire un sereno svago a singoli appassionati e ad intere famiglie.

413 A volte, però, diventa occasione di scontri con preoccupanti episodi di intolleranza e di aggressività e sfocia in gravi manifestazioni di violenza. Quanto importante è allora richiamare al doveroso rispetto dell'etica sportiva! Quanto urgente è la responsabilità dei dirigenti, degli atleti, dei cronisti e dei tifosi! Penso soprattutto agli atleti che hanno davanti un pubblico, specialmente di giovani, che guarda a loro come a modelli da imitare. Con il loro esempio essi possono trasmettere messaggi di alto valore umano e spirituale. Comportamenti scorretti, al contrario, procurano effetti dannosi che, purtroppo, si amplificano con risonanza negativa imprevedibile. Di questo è necessario essere sempre consapevoli.

4. Amici dell'Associazione Sportiva Roma Calcio! Il vostro Giubileo vi aiuti a comprendere, attraverso la metafora dello sport, le esigenze della vita dello spirito. L'esistenza, ricorda san Paolo, è come una corsa allo stadio, dove tutti partecipano. Ma mentre nelle gare uno solo vince, nella competizione della vita tutti possono e debbono conquistare la vittoria. E per poterlo fare occorre mantenersi temperanti in tutto, tenere fissi gli occhi alla meta, valorizzare il sacrificio e allenarsi continuamente nell'evitare il male e nel fare il bene. Così, con l'aiuto di Dio, si giunge vittoriosi al celeste traguardo.

Maria, che nella Cappella del vostro Centro sportivo invocate come Salus Populi Romani, vi aiuti in questa partita che dura tutta la vita; protegga voi, le vostre famiglie e l'intero popolo dei Romanisti. Da parte mia, benedico ciascuno di voi e quanti si sono uniti a voi per questa celebrazione giubilare.

Dicembre



ALL'EPISCOPATO DELLA CHIESA CATTOLICA


DI RITO BIZANTINO-UCRAINO


Venerdì, 1° dicembre 2000

Cari Confratelli nell'Episcopato della Chiesa Cattolica di rito bizantino-ucraino!


1. Sono molto lieto di accogliervi e di porgervi il benvenuto. Invio uno speciale saluto al Signor Cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini.

Per il vostro tramite saluto pure i fedeli ucraini di tutte le Chiese cristiane che si trovano nel Paese. Il mio saluto si estende anche agli Ucraini residenti all'estero, che conservano vive le tradizioni religiose della loro Patria.

2. Dall'Ucraina e dai Paesi della diaspora siete giunti a Roma per celebrare il Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Il mio pensiero commosso va al giorno in cui, dieci anni fa, dopo quasi mezzo secolo, si incontravano i vostri Vescovi d'Ucraina, confessori della fede, con i Presuli ucraini della diaspora. Fu quello un simbolo più forte di ogni parola.

In quell'occasione abbiamo ringraziato il Signore perché il Millennio del Battesimo del vostro Popolo, celebrato nel 1988, è stato l'inizio di una nuova era, comportando per voi importanti cambiamenti di natura sociale e morale volti a riconoscere il diritto alla libertà religiosa per i cattolici di rito orientale e per la loro Chiesa, che è nell'unità con la Sede di Pietro da 400 anni.

In questo modo era uscita dalle catacombe la comunità del Popolo di Dio che nell'anno 1946 fu messa fuori legge. La vostra Chiesa, seguendo fedelmente il suo Sposo Cristo, ha conosciuto le sofferenze e la croce, quando il crudele regime ateo ha decretato la sua soppressione.

414 3. Ma ora si deve guardare avanti: la grazia di Dio ci spinge ad usare bene il nostro tempo, perché è tempo di salvezza. L'impegno ad edificare la Chiesa incombe e appassiona. Il primo compito spetta a voi, Vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Si tratta di una struttura di grande valore e responsabilità: come gli Apostoli, voi siete chiamati ad essere solleciti di tutta la Chiesa: l'esperienza delle vostre singole Eparchie deve essere convogliata in un disegno comune, in un progetto globale. Sono certo che questi anni sono una scuola importante per voi: essa vi insegna a lavorare insieme, a portare i pesi gli uni degli altri, a sentirvi tutti solidalmente coinvolti nel guidare le vostre comunità. La sete di Dio cresce; il popolo ha fretta di essere condotto sulla via di Cristo. Sono certo che voi sentite con grande forza questo impegno a vivere, a progettare, a realizzare insieme. L'impegno comune è anche una comune responsabilità: la Chiesa è affidata alle vostre mani, e molto si attende da voi.

4. Veniamo dall'esperienza dolorosa delle catacombe. E' naturale che i primi sforzi di ripresa si siano svolti sotto la spinta delle esigenze del momento e possano pertanto mostrare una certa mancanza di coordinamento. Oggi, però, noi dobbiamo superare questa prima fase di riorganizzazione e lavorare alla creazione di un progetto pastorale per la vostra Chiesa, fatto di finalità prioritarie, di mezzi e tempi di realizzazione.

5. Esso terrà conto dell'esigenza primaria della catechesi e della formazione teologica nella linea della vostra tradizione ecclesiale orientale. So che istituzioni educative di alta qualità lavorano già a questo scopo. L'annuncio del Vangelo deve essere il fondamento di ogni progetto ecclesiale: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!", ci ricorda l'Apostolo.

6. All'interno di questo piano non va dimenticato il ruolo attivo dei laici, ben formati spiritualmente e culturalmente ed associati nella responsabilità della Chiesa.

7. Un compito di particolare importanza spetterà ai religiosi: il monachesimo anzitutto, che dà alla Chiesa il gusto sempre vivo e la forza delle sue radici e trova nell'orazione la certezza dell'"unico necessario". Auspico che esso cresca e si strutturi secondo le tradizioni gloriose dell'Oriente cristiano. Anche le comunità religiose che si dedicano all'apostolato sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale in questo progetto pastorale, impegnandosi nell'annuncio della Parola di Dio e nell'assicurare una presenza di carità che sia anch'essa veicolo di evangelizzazione tra coloro che l'ateismo ha segnato nel cuore e nell'anima: incontrando i gesti trasparenti e amorevoli e le parole forti e soavi di fratelli e sorelle che vivono radicalmente l'impegno battesimale, essi saranno toccati dalla grazia, mentre gli occhi del loro cuore impareranno a vedere ciò che è invisibile eppure realissimo: il mistero dell'amore di Dio che agisce nella storia. Nella società post-comunista è necessario che questo amore di Dio permei l'approfondimento teologico e catechetico e l'impegno pastorale dei fedeli. Voi Vescovi ne sarete i primi testimoni. Sono certo che anche gli Istituti religiosi latini non mancheranno di collaborare nell'opera di evangelizzazione e nell'attività caritativa. Solo così si darà una testimonianza univoca e credibile di quella felice complementarietà che il Signore ha suscitato nella Chiesa.

8. In questo vostro progetto pastorale per la Chiesa greco-cattolica in Ucraina dovrà essere privilegiato quello spirito di pace e di fraternità cristiana che deve contraddistinguere ogni credente in Gesù Cristo. Come è stata l'eredità comune di dieci secoli e l'ispirazione dei vostri Vescovi che vollero l'unione con Roma, voi siete chiamati a vivere un impulso di crescita e di generosità, che sia al servizio anche dei fratelli e delle sorelle ortodossi in vista della ricomposizione della piena comunione come Gesù cristo vuole; cercherete insieme con i loro Pastori nuove vie di testimonianza comune, evitando le sterili contrapposizioni, ben consapevoli che il Padre tutti ci chiama alla carità, perché il mondo creda. Sarà questo spirito a dettarvi passi e vie nuove e inedite, per le quali passi il fermento della carità e della comune disponibilità alla crescita del vostro popolo.

Spero tanto che il Signore mi conceda di essere presto tra voi, in terra ucraina, per annunziare con tutti i cristiani il desiderio comune di trovare in Cristo la risposta alle inquietudini dell'uomo e l'unica vera luce che non tramonta. Aspetto quel giorno come un vero dono spirituale.

In attesa che io lo possa fare personalmente, vi prego di portare ai vostri fedeli la benedizione tenera e trepida del Papa.


AL PONTIFICIO COLLEGIO SPAGNOLO


SAN JOSÉ DI ROMA


Venerdì, 1° Dicembre 2000




Signor Rettore e Superiori,
Cari studenti
415 del Pontificio Collegio Spagnolo di San Giuseppe a Roma,

1. Sono lieto di salutarvi cordialmente in questo incontro, con il quale avete voluto riaffermare il vostro affetto e la vostra adesione al Successore di Pietro. Date così particolare risalto alla celebrazione del V Centenario della nascita di san Giovanni d'Avila, Patrono del clero secolare spagnolo, e al contempo vi unite alle iniziative dell'Episcopato nel vostro Paese per promuovere, in questo Anno del Grande Giubileo, un significativo rinnovamento dei sacerdoti. Ringrazio il Rettore, Don Lope Rubio Parrado, per le cordiali parole che mi ha rivolto, interpretando i vostri sentimenti e le speranze di servire fedelmente la Chiesa di fronte alle sfide della Nuova Evangelizzazione.

La vostra presenza mi ricorda le mie due visite alla sede attuale del Collegio Spagnolo di Roma e, soprattutto, mi fa sentire la vicinanza delle vostre Diocesi e dei vostri luoghi di origine, come pure il fervore e l'accoglienza della loro gente, che ho avuto l'opportunità di visitare negli indimenticabili viaggi pastorali in Spagna. Quando ne avrete l'occasione, trasmettete a tutti il mio saluto e il mio affetto.

2. Il Collegio Spagnolo accoglie ognuno di voi, inviato dal suo Vescovo per arricchire la propria Chiesa locale con una formazione accademica più ampia e un'esperienza più universale della Chiesa. Entrambi gli aspetti sono sommamente importanti per il sacerdote di oggi, chiamato a proclamare il Vangelo in ambienti sempre più multiformi, mutevoli e al contempo intimamente collegati fra di loro. La profonda comprensione intellettuale del messaggio cristiano permette il suo corretto adattamento alle diverse situazioni, così come un'intensa esperienza del mistero della Chiesa rende possibile un'azione evangelizzatrice che nasce e ha come obiettivo la piena comunione nel Vangelo di Cristo, trasmesso fedelmente dagli Apostoli in piena comunione con Pietro, che ha ricevuto l'incarico di confermare i suoi fratelli nella fede (cfr
Lc 22,32).

In tal senso, il soggiorno a Roma per un periodo di tempo vi offre l'opportunità di conoscere la ricchezza di altre realtà ecclesiali, di fraternizzare con sacerdoti provenienti da diverse Diocesi, promuovendo così uno spirito aperto a orizzonti più ampi e universali. Perciò il Collegio Spagnolo contribuisce a "mantenere l'unità di sforzi in un clima di collaborazione apostolica, a dare impulso alla vita multiforme del Popolo di Dio, agendo come principio di unità e di concordia nella diversità di opinioni e di situazioni" (Paolo VI, Discorso al Collegio Spagnolo, 13 novembre 1965).

Avete anche presente il principio dell'unità, vivendo in questa Chiesa di Roma dove, come diceva sant'Ireneo, "quelli che s'incontrano in ogni luogo hanno conservato la Tradizione apostolica" (Adv. Haer., III, 3, 2). Inoltre, la prossimità alla memoria dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e dei primi martiri è, senza alcun dubbio, fonte di vigore evangelizzatore e di vitalità ecclesiale, poiché fa vedere meglio lo stretto vincolo esistente fra qualsiasi progetto e azione pastorale, per quanto remoto sia il suo luogo di realizzazione, e le origini stesse della missione della Chiesa.

3. Lo Spirito Santo continua a suscitare in Spagna numerose iniziative per rafforzare la fede dei vostri popoli e conferire splendore alle loro manifestazioni, anche quando non mancano le difficoltà per una maggiore diffusione del Vangelo nella vostra terra. Con la vostra preparazione accademica e l'esperienza degli anni trascorsi a Roma potrete dare nuovo impulso agli sforzi di tanti vostri concittadini e compatrioti affinché, nella società spagnola, lo spirito del mondo non prevalga sulla Parola di Dio.

In questo compito vi sarà di aiuto l'esempio, sempre attuale, di san Giovanni d'Avila. Egli riassumeva il suo programma in un semplice consiglio: "prega, medita, studia" (Lettera, 2, 285 a Frate Alfonso de Vergara). In effetti, la meditazione e un'intensa vita spirituale consentono di trasmettere con convinzione il mistero di Cristo, che riempie l'esistenza del sacerdote e del quale ha tanto bisogno una generazione spesso afflitta dal vuoto vitale e dalla mancanza di senso. Lo studio, a sua volta, favorisce una retta comprensione della dottrina e quindi la capacità di insegnarla correttamente in ogni situazione concreta.

È questo il programma seguito fedelmente da lui stesso, rendendo testimonianza di una vita santa e lasciando numerosi scritti con una dottrina salda e una predicazione eloquente. Entrambe continuano ad essere attuali ed è motivo di soddisfazione il fatto che siano state rese più accessibili a tutti con una recente riedizione. Vi invito a imitare l'esempio del vostro Santo Patrono, la sua costante ansia di portare Cristo agli uomini, la sua preoccupazione per il bene dei suoi fratelli sacerdoti, la sua particolare sensibilità di fronte alle situazioni nuove e la sua incrollabile fedeltà alla Chiesa.

4. La Vergine Santissima, venerata nel vostro Collegio come Madre della Clemenza, che accompagna tutti gli studenti da oltre cento anni, vi sostenga nei vostri buoni propositi. Che Ella e il Beato Fondatore Manuel Domingo y Sol, ottengano per voi le grazie necessarie per imitare Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote. A conferma di questi vivi auspici, sono lieto di impartirvi la Benedizione Apostolica, che estendo di buon grado alla Comunità delle Serve di San Giuseppe, così come al personale e agli altri collaboratori del Collegio.


AI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI


Sabato, 2 Dicembre 2000

416
Signor Cardinale,

venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. Anche quest'anno, nel contesto dei consueti appuntamenti che riuniscono annualmente i Vescovi amici del Movimento dei Focolari, avete voluto fare una tappa presso la Tomba dell'Apostolo, varcare uniti la Porta Santa ed incontrare il Successore di Pietro. Vi ringrazio per questa visita, per il vostro affetto e per la vostra spirituale vicinanza. Porgo a ciascuno di voi un cordiale benvenuto!

Saluto, anzitutto, il Signor Cardinale Miloslav Vlk e gli esprimo viva riconoscenza per le cortesi parole che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi. Nell'indirizzarmi a lui, intendo far giungere a ciascuno di voi ed alle rispettive vostre Comunità il mio pensiero di apprezzamento e di incoraggiamento per la tenace opera da voi svolta a favore dell'unità fra tutti i credenti in Cristo. Durante quest'Anno Santo, in modo speciale, l'intenso desiderio di obbedire al comando del Signore che "tutti siano una cosa sola" (
Jn 17,11) è stato al centro dello spirito giubilare. Sono lieto che abbiate potuto riflettere e pregare insieme per questo grande obiettivo, per il quale la Chiesa cattolica ha reiteratamente affermato il suo irrevocabile impegno. La via ecumenica, infatti, è la via della Chiesa.

2. "Ut unum sint!".L'anelito appassionato di Cristo risuona costantemente nei cuori di tutti coloro che Egli ha scelto come suoi discepoli ed inviato nel mondo per essere testimoni del suo Vangelo. Su questo ardente desiderio avete voluto riflettere in questi giorni. Il tema sul quale quest'anno vi siete ritrovati è stato: "Il grido del Cristo abbandonato: luce sul cammino verso la piena comunione fra le Chiese". Avete meditato sull'angoscia sperimentata da Cristo nel Getsemani, quando provò la solitudine e l'abbandono nel portare a pieno compimento la missione che il Padre Gli aveva affidato. La sua offerta totale e fiduciosa è diventata la misura della nostra azione, poiché "l'aspirazione all'unità va di pari passo con una profonda capacità di sacrificio" (Omelia per l'apertura della Porta Santa di san Paolo, 18 gennaio 2000).

Il cammino ecumenico, perciò, trova il suo modello decisivo nell'offerta estrema del Figlio di Dio, il quale, per amore dei fratelli, si fece carico di ogni divisione, vincendo in sé il peccato della disunione dei suoi. Come non vedere l'urgenza di un simile amore, per rendere feconda l'attività ecumenica? Come non seguire sin nelle profondità dell'anima l'esempio di Gesù che, "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Jn 13,1), giungendo a lavare i piedi dei discepoli?

3. Volendo compiere l'opera del Padre, Cristo, nostra pace, volle riconciliare in sé stesso tutti con Dio, per mezzo della Croce, distruggendo nel suo corpo l'inimicizia (cfr Ep 2,16). Noi, testimoni del suo sacrificio redentore, siamo chiamati a diventare sempre più profondamente suoi strumenti e ministri di unità e di santificazione. Anzitutto con la preghiera, poiché la riconciliazione e la ricomposizione delle divisioni nella Chiesa sono un dono dall'alto. E' lo Spirito, infatti, che raduna da ogni angolo della terra i figli di Dio, affinché, in Cristo, elevino concordi al Padre la lode perfetta. Occorre invocare con insistenza questo Spirito, affinché ci raduni in un solo ovile sotto un solo Pastore, Cristo.

All'orazione non deve mancare, però, una costante e sincera volontà di convertire quotidianamente al Vangelo il nostro cuore. Quanto più sapremo pensare ed agire secondo il cuore di Cristo, tanto più sapremo essere fedeli al suo comando. L'unità è anche una conquista paziente e lungimirante della fede e della carità. Occorre consentire al Signore, che è medico delle anime, di guarirci interiormente da ogni egoismo.

4. Venerati e cari Fratelli, il passaggio della Porta Santa è per tutti un dono e un monito. Esso evoca la necessità di rileggere la complessa e a volte travagliata storia delle nostre comunità nella prospettiva dell'unica Chiesa di Cristo, dove le legittime differenze contribuiscono a rendere più splendente il volto della Sposa del gran Re. Tale passaggio è un atto di amore, di fiducia e di penitenza, affinché la grazia sanante del Signore possa lenire le sofferenze causate dalle divisioni e riportare l'intesa delle menti e dei cuori.

Confido che il cammino di riflessione e di preghiera che avete percorso in questi giorni vi sia di stimolo per ritornare alle vostre comunità ancor più determinati a testimoniare con la parola e con la vita la pressante invocazione di Cristo: "Che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (cfr Jn 17,21).

Questa è anche la mia preghiera, che affido a Maria, Vergine Immacolata. Nell'invocare abbondanti grazie divine su di voi e su quanti vi sono cari, di cuore tutti vi benedico, unitamente alle Comunità affidate alle vostre cure pastorali.


AI VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


417
Sabato, 2 Dicembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Nel corso del vostro pellegrinaggio giubilare avete desiderato manifestare il vostro affetto e la vostra spirituale vicinanza al Successore di Pietro. Grazie, carissimi, per questo attestato di comunione. Do il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, provenienti da varie località.

Saluto anzitutto Monsignor Salvatore Boccaccio, Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, ed il folto gruppo di pellegrini che egli guida. Lo ringrazio per le gentili espressioni con le quali ha voluto ricordare le ragioni di questo pellegrinaggio diocesano. Insieme a lui saluto l'intera comunità diocesana: i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi, i giovani, i laici impegnati nell'apostolato ed i rappresentanti dei diversi comuni che formano l'articolazione civile del territorio della Diocesi. A voi, cari fedeli della Ciociaria, chiedo di portare il mio saluto a quanti non hanno potuto essere presenti quest'oggi.

In Diocesi avete approntato un piano quinquennale, che prevede la formazione dei sacerdoti, dei consacrati e dei laici, al fine di avviare una "conversione pastorale" che educhi tutti ad un rinnovato impegno nella parrocchie. Proprio quest'oggi viene pubblicata la lettera pastorale del vostro Vescovo, che vi sprona a porre in atto una corale azione evangelizzatrice, capace di coinvolgere ogni articolazione della Comunità ecclesiale. Il cristiano, accogliendo il Vangelo nella propria vita, non può non prodigarsi per realizzare attorno a sé il progetto del Signore: evangelizzato, evangelizza. Se apre il cuore a Cristo, saprà essere per i fratelli il segno vivente del suo amore.

2. La nuova evangelizzazione, come rinnovato annuncio della novità della vita in Cristo, intende aiutare ogni persona a comprendere che la legge divina è legge di libertà e di gioia per la piena realizzazione della persona. Tutti, dai sacerdoti ai catechisti, dai genitori ai figli, dai consacrati agli sposati, hanno la responsabilità di riproporre al mondo l'annuncio sempre attuale di Cristo, morto e risorto per noi. Occorre che quest'annuncio risuoni con profondo ardore, grazie ad una evangelizzazione aperta a tutti, nuova nei metodi e nelle proposte.

Carissimi Fratelli e Sorelle, il Signore vi chiama a questa ardua ma esaltante missione. Egli non vi lascia soli. Mediante la grazia dei Sacramenti accolti con frequenza, l'intensa preghiera personale e l'adesione cordiale al Magistero, potete crescere spiritualmente e la vostra Comunità ecclesiale avanzerà fedele al suo Signore. Proseguite su questo cammino, in piena unità tra voi e in stretta comunione con il vostro zelante Pastore.

3. Un saluto cordiale va a voi, cari Membri del Circolo di san Pietro e dell'Associazione santi Pietro e Paolo. Insieme ai collaboratori e ai familiari avete voluto celebrare congiuntamente il vostro Giubileo. Desidero manifestare la mia viva considerazione ai vostri Assistenti spirituali, ai cari Mons. Ettore Cunial e Mons. Franco Follo. Esorto ciascuno di voi a proseguire nell'opera tanto meritoria, perseguita dai rispettivi Sodalizi. Da parte mia, vi sono grato per il costante e silenzioso servizio alla mia persona e al mio universale ministero petrino.

L'odierno incontro mi offre l'opportunità di ripetervi che le vostre due Associazioni hanno una significativa missione da svolgere nel cuore della Chiesa: una missione di totale adesione al Vangelo e di generoso servizio ai fratelli bisognosi. Questi due aspetti - la conversione personale a Cristo e il servizio al prossimo - siano sempre presenti nella vostra attività. Siate in famiglia apostoli del Vangelo e, grazie pure ad un itinerario di costante formazione ascetica e pastorale, crescete nella consapevolezza della vostra vocazione. Il Signore vi renda sempre più attenti ascoltatori della sua parola di salvezza, perché essa diventi pane quotidiano per la vostra crescita spirituale e missionaria.

4. Mi è ora particolarmente gradito rivolgere un cordiale benvenuto a ciascuno di voi, illustri membri della Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice", qui convenuti con i vostri familiari. L'odierno incontro si inscrive felicemente nell'evento del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, che anche per voi costituisce un'occasione singolare di grazia ed un prezioso stimolo per rinnovare il vostro generoso impegno al servizio del magistero sociale e della carità del Sommo Pontefice. Saluto Monsignor Agostino Cacciavillan, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e lo ringrazio vivamente per le cortesi parole con le quali ha inteso esprimere la devozione per il Papa che contraddistingue i membri di codesta Fondazione. E' presente a questo incontro anche il Cardinale Francis Arinze, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso, che saluto con affetto. Rivolgo, inoltre, un pensiero al Segretario dell'APSA, Monsignor Claudio Celli, ai vostri Assistenti Nazionali e a tutti gli Ecclesiastici presenti, che condividono l'impegno e le speranze di codesto benemerito Sodalizio.

A conclusione di un anno ricco di eventi straordinari per la vita della Chiesa e del mondo, desidero manifestarvi il mio compiacimento per il contributo offerto dalla vostra Fondazione all'approfondimento del magistero ecclesiale a servizio della giustizia e della pace. Come ricordava Mons Agostino Cacciavillan, tale apporto è stato evidenziato innanzitutto in occasione della celebrazione del Giubileo di codesta Fondazione, lo scorso 27 febbraio, e dalla significativa partecipazione a quello del mondo del lavoro, svoltosi lo scorso 1° maggio a Tor Vergata. Vi siete preparati a tale incontro giubilare con un importante Convegno internazionale su "Etica e Finanza", del quale oggi avete voluto presentarmi il documento finale, che rappresenta il vostro contributo all'individuazione delle vie giuste e percorribili per attuare il primato della persona umana e il bene comune nell'ambito finanziario e amministrativo.

418 Mentre auspico che la vostra Fondazione possa offrire una collaborazione sempre più qualificata alla missione di evangelizzazione e di promozione umana della Chiesa e della Sede Apostolica, affido ogni vostro proposito ed ogni vostra attività alla protezione di Colei che ha generato nella carne il Figlio dell'eterno Padre e che sotto la Croce ci è stata donata come Madre.

5. Il mio pensiero si rivolge, poi, alla comunità educativa del Seminario Minore di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, agli educatori, ai professori, agli alunni, ai familiari che li accompagnano. Carissimi, sia questa un'utile occasione per affidare al Signore i vostri progetti. La Chiesa molto attende da voi. Preoccupatevi di coltivare uno stile di vita sempre conforme al Vangelo, lieto nella fede e disponibile al servizio dei fratelli. Preparatevi ad essere per tutti eloquenti testimoni di amore docile verso il divino Maestro, che guida ogni uomo sui sentieri della pace e della gioia.

6. Mi rivolgo ora con affetto a voi, Membri dell'Associazione Nazionale Professionisti Subacquei, che siete venuti a farmi visita in occasione del vostro Giubileo. Grazie per la vostra presenza. Mi ha molto colpito il gesto simbolico che, in quest'occasione, avete in animo di compiere. A testimonianza, infatti, della celebrazione del vostro Giubileo, mi avete chiesto di benedire una statua rappresentante il Cristo degli Abissi. Immergerete questa effige del Redentore nelle acque dell'isola del Giglio in memoria dei caduti della vostra ardita professione. Che il Signore vi protegga sempre e vi accordi le grazie necessarie alla vostra esistenza.

7. [lingua francese]

Je salue cordialement les pèlerins de Billancourt, en France, venus accomplir une démarche jubilaire. Puissiez-vous, chers Amis, affermir votre foi et vivre de manière renouvelée votre mission de chrétiens ! Avec la Bénédiction apostolique!

[lingua croata]

Srdacno pozdravljam skupinu hrvatskih isusovaca. Predragi, neka ovo vaše hodocašce na grobove svetih apostola Petra i Pavla u okviru Velikoga jubileja ljeta Gospodnjega dvije tisucitoga bude novi poticaj vašemu sluenju stvari Evandelja. U tim vašim nastojanjima pratio vas moj apostolski blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

Versione italiana:

Saluto cordialmente il gruppo di Gesuiti croati. Carissimi, questo pellegrinaggio alle Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nell'ambito del Grande Giubileo dell'Anno 2000 rilanci ulteriormente il vostro servizio alla causa del Vangelo. In tale vostro impegno vi accompagni la mia Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!

8. Saluto, infine, con affetto il folto gruppo degli Avvocati di Bari. Grazie, carissimi, per la vostra visita. Il Signore vi aiuti nella vostra impegnativa missione al servizio della giustizia e del bene comune. Saluto ugualmente l'Unione Piccoli Proprietari Immobiliari, gli appartenenti alla Lega del Chianti, i partecipanti al Seminario promosso dalla Direzione centrale dei Servizi Antidroga; i Dipendenti e i Soci della Banca di Salerno, la Camera di Commercio di Milano-UnionCamere, i dipendenti dell'Università di Messina, l'Associazione Italiana Impiegati d'albergo, i Fogolars Furlans della Svizzera, come pure i pellegrini delle numerose parrocchie italiane qui convenuti.

Vi auguro, carissimi Fratelli e Sorelle, di vivere questo tempo di grazia attingendo abbondantemente all'amore di Dio, che sostiene i credenti nell'impegno di coerente testimonianza cristiana là dove si trovano ad operare. Affido tutti voi qui presenti alla protezione di Maria, in questo primo sabato del mese di dicembre, mentre di gran cuore vi benedico.


GPII Discorsi 2000 411