GP2 Discorsi 2001 9


AL CORPO DIPLOMATICO


ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE


Sabato, 13 gennaio 2001




Eccellenze,
10 Signore e Signori!

1. Voglia ognuno accogliere la mia cordiale gratitudine per gli auguri che il vostro Decano, l'Ambasciatore Giovanni Galassi, ha saputo così gentilmente esprimermi e presentarmi a nome di tutti! Dal profondo del cuore, ricambio formulando fervidi voti per ciascuno, affinché Dio benedica le vostre persone e le vostre nazioni, e voglia accordare a tutti un anno prospero e felice.

Subito, però, mi viene in mente una domanda: cosa significa un anno felice per un diplomatico? Lo spettacolo offerto dal mondo in questo mese di gennaio 2001 potrebbe far dubitare della capacità da parte della diplomazia di far regnare l'ordine, l'equità e la pace tra i popoli.

E tuttavia non sapremmo rassegnarci alla fatalità della malattia, della povertà, dell'ingiustizia o della guerra. E' certo che, senza la solidarietà sociale o il ricorso al diritto ed agli strumenti della diplomazia, queste situazioni terribili sarebbero ancor più drammatiche e potrebbero persino diventare insolubili. Perciò vi ringrazio, Signore e Signori, per la vostra azione e per i vostri sforzi perseveranti in favore dell'intesa e della cooperazione tra i popoli.

2. Il soffio dell'Anno Santo appena terminato e i diversi «giubilei» che hanno radunato e motivato uomini e donne di tutte le razze, di tutte le età e di tutte le condizioni, hanno mostrato, se ve ne era bisogno, che la coscienza morale è ancora ben viva e che Dio abita il cuore dell'uomo. Davanti a voi, mi contenterò di evocare il "Giubileo dei Responsabili di governo, dei Parlamentari e dei Politici" svoltosi all'inizio di novembre. Il Papa ha attinto grandi consolazioni spirituali nel vedere tanta buona volontà e tanta disponibilità ad accogliere la grazia di Dio. Così, ancora una volta, si è constatato quanto esatto sia ciò che magnificamente proclama la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II: "La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra un altro nome agli uomini in cui possano salvarsi. Crede ugualmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana" (n. 10).

3. Seguendo i pastori, i magi e tutti quelli che, da duemila anni, si sono affrettati a recarsi davanti alla mangiatoia, anche l'umanità di oggi si è soffermata per alcuni istanti, il giorno di Natale, per contemplare il Bambino Gesù e per ricevere un po' di quella luce che ha accompagnato la sua nascita e che continua ad illuminare tutte le notti degli uomini. Questa luce ci dice che l'amore di Dio sarà sempre più forte del male e della morte.

Questa luce segnala la strada a tutti coloro che nel nostro tempo a Betlemme e a Gerusalemme faticano sul cammino della pace. Nessuno deve accettare, in questa parte del mondo che ha accolto la rivelazione di Dio agli uomini, il verificarsi di una specie di guerriglia, il persistere dell'ingiustizia, il disprezzo del diritto internazionale o la messa tra parentesi dei Luoghi Santi e delle esigenze delle comunità cristiane. Israeliani e Palestinesi non possono immaginare il futuro se non insieme, e ciascuna delle due parti deve rispettare i diritti e le tradizioni dell'altra. E' da gran tempo giunto il momento di ritornare ai principi della legalità internazionale: interdizione dell'acquisizione dei territori mediante la forza, diritto dei popoli a disporre di se stessi, rispetto delle risoluzioni dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e delle convenzioni di Ginevra, per non citare che i più importanti. Diversamente, di tutto si potrà temere: da iniziative unilaterali avventuristiche ad un'estensione difficilmente controllabile della violenza.

Questa stessa luce si posa anche su tutte le altre regioni del nostro pianeta dove gli uomini hanno scelto la violenza armata per far valere i propri diritti o le proprie ambizioni. Penso in questo momento all'Africa, continente nel quale circolano troppe armi e dove troppi Paesi conoscono una democrazia incerta ed una corruzione devastante, dove il dramma algerino e la guerra nel sud del Sudan continuano a massacrare senza pietà le popolazioni; né tantomeno posso dimenticare il caos nel quale sono immersi i Paesi della Regione dei Grandi Laghi. E' per questa ragione che si deve salutare con soddisfazione l'accordo di pace intervenuto il mese scorso ad Algeri tra l'Etiopia e l'Eritrea, come pure gli sforzi portati felicemente a termine in Somalia, in vista di un ritorno progressivo alla normalità. Più vicino a noi, devo ricordare – e con quale tristezza! – gli attentati terroristici che seminano morte in Spagna e che sfigurano il Paese, umiliando l'Europa intera, essa stessa alla ricerca della propria identità. È verso l'Europa che molti popoli guardano ancora come ad un modello al quale ispirarsi. Non dimentichi mai l'Europa le sue radici cristiane che hanno reso fecondo il suo umanesimo! Sia generosa verso coloro – individui o nazioni – che bussano alle sue porte!

4. La luce di Betlemme, che si rivolge "agli uomini di buona volontà", ci impegna a combattere, ovunque e in tutte le circostanze, la povertà, la marginalizzazione, l'analfabetismo, le disuguaglianze sociali o la vergogna della tratta di esseri umani. Niente di tutto questo è una fatalità, e ci si deve rallegrare che convegni e strumenti internazionali abbiano permesso di porre rimedio, almeno in parte, a queste piaghe che sfigurano l'umanità. L'egoismo e la volontà di potenza sono i peggiori nemici dell'uomo. Sono sempre, in qualche maniera, all'origine di tutti i conflitti. Lo si constata in particolare in alcune zone dell'America del Sud, dove le disparità socio-economiche e culturali, la violenza armata o la guerriglia, il rimettere in questione le conquiste democratiche sbriciolano il tessuto sociale e fanno perdere alle popolazioni la fiducia nell'avvenire. Occorre aiutare questo immenso continente a far fruttificare tutto il suo patrimonio umano e materiale.

La diffidenza, le lotte, come pure le conseguenze delle crisi del passato, possono in realtà essere sempre superate mediante la buona volontà e la solidarietà internazionale. L'Asia ce ne dà la prova con il dialogo instauratosi tra le due Coree e con il cammino di Timor Est verso l'indipendenza.

5. Il credente – e in modo particolare il cristiano – sa che è possibile un'altra logica. La riassumerò con parole che potrebbero sembrarvi troppo semplici: ogni uomo è mio fratello! Se fossimo convinti di essere chiamati a vivere insieme, che è bello conoscersi, stimarsi e aiutarsi, il mondo sarebbe radicalmente diverso.

11 Quando pensiamo al secolo appena concluso, si impone una constatazione al suo riguardo: esso passerà alla storia come il secolo che ha conosciuto le più grandi conquiste della scienza e della tecnica, ma anche come il secolo in cui la vita umana è stata disprezzata nella maniera più brutale.

Mi riferisco, certamente, alle guerre seminatrici di morte scoppiate in Europa, ai totalitarismi che hanno reso schiavi milioni di uomini e di donne, ma anche alle leggi che hanno «legalizzato» l'aborto o l'eutanasia, o ancora ai modelli culturali che hanno disseminato l'ideologia del consumismo e del piacere ad ogni costo. Se l'uomo stravolge gli equilibri della creazione, dimentica di essere responsabile dei suoi fratelli e non si prende cura dell'ambiente che il Creatore ha affidato alle sue mani, questo mondo, programmato unicamente secondo i nostri progetti, potrebbe diventare irrespirabile.

6. Come ho ricordato nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1E gennaio, dovremmo tutti trarre beneficio da questo 2001, che l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha voluto come "Anno internazionale del dialogo tra civiltà", "per costruire la civiltà dell'amore ... [che] poggia sulla consapevolezza che vi sono valori comuni ad ogni cultura, perché radicati nella natura della persona" (n. 16).

Ebbene, cosa vi è di più comune a tutti della natura umana? Sì, in questo inizio di millennio, salviamo l'uomo! Salviamolo tutti insieme! Spetta ai responsabili delle società proteggere la specie umana, facendo sì che la scienza sia al servizio della persona, che l'uomo non sia un oggetto da sezionare, da comperarsi o vendersi, che le leggi non siano mai condizionate dal mercantilismo o dalle rivendicazioni egoiste di gruppi minoritari. Nessuna epoca della storia dell'umanità è sfuggita alla tentazione di chiudere l'uomo in se stesso in atteggiamento di autosufficienza, di dominio, di potenza e di orgoglio. Ma tale rischio ai nostri giorni è divenuto più pericoloso nel cuore degli uomini, che, mediante il loro sforzo scientifico, credono di poter divenire signori della natura e della storia.

7. Sarà sempre compito delle comunità dei credenti affermare pubblicamente che nessuna autorità, nessun programma politico, nessuna ideologia è autorizzata a ridurre l'uomo a ciò che egli è capace di fare o di produrre. I credenti avranno sempre il dovere imperativo di ricordare a tutti ed in ogni circostanza il mistero personale inalienabile di ogni essere umano, creato ad immagine di Dio, capace di amare alla maniera di Gesù.

Vorrei qui ripetere e ridire, per vostro tramite, ai governanti che vi hanno accreditato presso la Santa Sede, la determinazione della Chiesa Cattolica a difendere l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti e la sua dimensione trascendente. Anche se ad alcuni ripugna l'evocare la dimensione religiosa dell'uomo e della sua storia, anche se altri vorrebbero ridurre la religione alla sfera del privato, anche se altri ancora perseguitano le comunità di credenti, i cristiani continueranno a proclamare che l'esperienza religiosa fa parte dell'esperienza umana. E' un elemento vitale per la costruzione della persona e della società alla quale gli uomini appartengono. Così si spiega il vigore con il quale la Santa Sede ha sempre difeso la libertà di coscienza e di religione, nella sua dimensione individuale e sociale. Il dramma vissuto dalla comunità cristiana in Indonesia o le patenti discriminazioni di cui sono vittime ancor oggi altre comunità di credenti, cristiani o meno, in certi Paesi di obbedienza marxista o islamica, chiamano ad una vigilanza ed a una solidarietà senza incrinature.

8. Questi sono i pensieri che mi ha ispirato il nostro incontro tradizionale, il quale mi permette di rivolgermi in certo modo a tutti i popoli della terra per il tramite dei loro rappresentanti più qualificati. A tutti i vostri compatrioti e ai Governi dei vostri Paesi, vi chiedo di trasmettere gli auguri oranti che il Papa formula a loro riguardo. Con la storia che ci vede tutti attori, tracciamo il cammino del millennio che inizia. Tutti insieme, aiutiamoci gli uni gli altri ad essere degni della vocazione alla quale siamo stati chiamati: formare una grande famiglia, felice di sapersi amata da un Dio che ci vuole fratelli! L'Altissimo benedica voi e le persone che vi sono care!




ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA


Lunedì, 15 gennaio 2001

Signor Cardinale,

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Alunni dell'Almo Collegio Capranica!

12 1. Sono lieto di accogliervi in questa speciale Udienza, divenuta ormai una gradita consuetudine, in prossimità della memoria liturgica di sant'Agnese, vostra particolare Patrona. Rivolgo un riconoscente pensiero al Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Commissione Episcopale preposta alla direzione del Collegio, per le parole con le quali si è fatto interprete dei sentimenti di tutti i presenti. Estendo il mio saluto cordiale ai Vescovi della Commissione, al Rettore, Mons. Michele Pennisi, ai Superiori ed a voi, carissimi Seminaristi della Comunità capranicense. Essa a buon diritto si iscrive fra le più antiche ed illustri istituzioni dedite alla formazione spirituale e teologica dei Presbiteri della Diocesi di Roma, ed è aperta al servizio delle Diocesi d'Italia e di altri Paesi.

La vostra visita assume quest'anno un significato particolare, poiché avviene all'indomani della conclusione del Giubileo, che ha lasciato all'intera comunità cristiana una grande eredità da accogliere e far maturare, per orientare i propri passi nel nuovo millennio.

2. Ho raccolto le linee essenziali di tale preziosa eredità e le ho presentate alla riflessione di tutti i credenti, in questo passaggio di secolo e di millennio, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Ho voluto firmare il Documento alla presenza della Comunità ecclesiale, durante la solenne celebrazione liturgica al termine del Giubileo. Mi è caro, oggi, segnalare alla vostra considerazione questa Lettera, invitandovi a farla oggetto della vostra riflessione, al fine di trarne ispirazione per il vostro cammino personale e comunitario. In modo speciale, desidero raccomandarvi di approfondire ciò che considero il nucleo essenziale dell'eredità del Giubileo: l'impegno di ripartire da Cristo. Non sta forse nella contemplazione del volto di Cristo il cuore di tutta la formazione umana, culturale e spirituale alla quale vi state dedicando come candidati al ministero ordinato?

Proprio perché chiamati a seguire più da vicino il Maestro, siete invitati a restare assidui "contemplatori del suo volto" (Novo millennio ineunte
NM 16). Potrete così essere, a vostra volta, testimoni e guide per gli uomini e per le donne del nostro tempo, rendendovi capaci di condurli a scoprire la bellezza e la maestà di Cristo.

"Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21): il desiderio espresso da alcuni pellegrini greci nell'imminenza della Pasqua è lo stesso che emerge nel cuore di molti nostri contemporanei. Come Filippo e Andrea (cfr Jn 12,22), anche voi dovrete saperli condurre a fare un'esperienza diretta del Maestro divino. Ciò suppone in voi stessi un'abituale comunione profonda con Lui, grazie ad un costante orientamento della vostra attività e della stessa vostra vita verso la persona di Cristo. Quanto più il vostro sguardo resterà fisso sul suo volto, tanto più sarete in grado di seguirne fedelmente le orme. Avanzerete così sulla via della spiritualità e conoscerete la gioia che è propria degli autentici operai del Vangelo.

3. Ripartire da Cristo! Ecco il vostro programma in questa fase iniziale del nuovo millennio. Il Risorto è continuamente presente ed opera misteriosamente nella Comunità dei suoi discepoli. La sua promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20) costituisce un costante conforto.

Carissimi Alunni, ci sostiene in questo sforzo l'esempio e l'intercessione di una schiera innumerevole di santi e di martiri che, in venti secoli di storia, sono rimasti fedeli a Cristo. Quanti di essi hanno reso gloriosa la nostra veneranda Chiesa di Roma! Tra questi, a voi particolarmente cara è la vostra speciale Patrona, sant'Agnese, che visse e testimoniò la propria personale adesione a Cristo nella verginità e nel martirio.

Vi affido alla celeste intercessione di questa martire romana, affinché siate assidui contemplatori del volto di Cristo. Vi protegga, altresì, Maria, Madre della Chiesa, ed ottenga per ciascuno di voi un anno ricco di frutti spirituali e culturali. Con questi sentimenti, imparto a voi Alunni qui presenti, ai vostri Superiori e Formatori ed all'intera Comunità del Capranica una speciale Benedizione Apostolica.




AI DIRIGENTI E AGLI AGENTI


DELL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA


PRESSO IL VATICANO


Lunedì, 15 gennaio 2001

Signor Dirigente,

Signori Funzionari ed Agenti!

13 1. Benvenuti a quest'incontro di inizio d'anno! Saluto il Dirigente Generale, Dott. Roberto Scigliano, e lo ringrazio per i sentimenti che, a nome di tutti, ha voluto manifestarmi. Desidero far pervenire il mio deferente saluto anche al Capo della Polizia, al Questore di Roma e ai Dirigenti delle Specialità della Polizia di Stato, che collaborano nel garantire la sicurezza in questo vostro Ispettorato.

Un saluto quanto mai affettuoso ad ognuno di voi, cari Agenti, che quotidianamente lavorate con discrezione ed efficienza. Grazie, poi, di cuore per il significativo dono che quest'oggi mi offrite, la Croce di Cristo, segno di speranza e di salvezza per ogni cristiano.

2. Sono oggi particolarmente lieto di questa circostanza, che mi offre l'opportunità di esprimervi, con rinnovata stima, la mia riconoscenza per quanto avete compiuto, non senza sacrificio, durante il Grande Giubileo dell'Anno Duemila.

Grazie a Dio, - come ha osservato il Dirigente Generale - le intense giornate giubilari sono trascorse senza gravi episodi di disordine o di pericolo. Anzi, il clima dominante è stato senza dubbio quello della serenità. E proprio per questo sento il bisogno di rendere merito alle Forze di Sicurezza, che hanno saputo prevenire e vigilare, a beneficio di tutti.

Se ripenso agli eventi che la Provvidenza ci ha dato di vivere, specialmente alla Giornata Mondiale della Gioventù, ma anche ai Giubilei delle famiglie, dei lavoratori, dei disabili e a tanti altri appuntamenti giubilari, mi rendo conto di quante difficoltà abbiate dovuto affrontare. Vi ho visto collaborare con intelligenza e generosità insieme con i Volontari del Giubileo. Per tanti pellegrini, individui, famiglie e gruppi, siete stati un punto di riferimento sicuro. Per questo dico grazie di cuore a ciascuno di voi a nome della Chiesa, e sono certo che il vostro servizio durante questo anno ha attirato stima ed apprezzamento, oltre che a voi, alle stesse Istituzioni dello Stato.

3. Nutro la speranza che, benché impegnati nell'adempimento dei vostri doveri, abbiate potuto risentire positivamente del clima di fede e di festa cristiana che nei mesi scorsi si è vissuto in modo intenso qui a Roma, specialmente intorno alle Basiliche maggiori. Vale anche per voi ciò che ho scritto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: "E' impossibile misurare l'evento di grazia che, nel corso dell'anno, ha toccato le coscienze. Ma certamente «un fiume d'acqua viva» ... si è riversato sulla Chiesa" (n. 1).

E' tempo ora di incanalare quest'acqua salutare negli spazi ordinari della vita, nelle occupazioni quotidiane: in famiglia, al lavoro, nelle relazioni interpersonali e sociali, nel tempo libero. Come il Dott. Scigliano ha opportunamente ricordato, il Giubileo è finito, resta però di esso nel nostro cuore un segno indelebile. Nulla potrà essere come prima! Questo vale anzitutto per i credenti, che un nuovo entusiasmo deve spingere a ripudiare compromessi e mediocrità, animandoli a compiere in ogni campo ciò che è meglio. Quest'invito si estende anche a chi non si dichiara credente. Dipenderà, infatti, dalla buona volontà di tutti far sì che tra gli effetti del Giubileo vi sia, com'è giusto, una migliore "salute", per così dire, dell'intero corpo sociale.

Voi, carissimi amici, nel riprendere il ritmo ordinario della vostra attività, diffondete attorno a voi serenità e fiducia. Nel vostro quotidiano servizio vi accompagni la protezione di Maria, che maternamente vigila su voi e sulle vostre famiglie. Da parte mia, vi assicuro un ricordo nella preghiera e, mentre auguro ogni bene a voi ed ai vostri cari per l'anno da poco iniziato, tutti di cuore vi benedico.




AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO,


DEL COMUNE DI ROMA E DELLA PROVINCIA DI ROMA


Giovedì, 18 gennaio 2001




Illustri Signori
e gentili Signore!

14 1. Anche quest'anno ho il piacere di ricevervi insieme per lo scambio di auguri, tradizionale all'inizio di un nuovo anno. Vengono confermati e rinvigoriti così quei legami, radicati nella storia di due millenni, che uniscono il Successore di Pietro alla città di Roma, alla sua Provincia e alla Regione Lazio.

Saluto cordialmente il Presidente della Giunta Regionale del Lazio, Onorevole Francesco Storace, il Sindaco di Roma, Onorevole Francesco Rutelli, e il Presidente della Provincia di Roma, Onorevole Silvano Moffa. Sono loro assai grato per le gentili espressioni che hanno voluto rivolgermi a nome delle Amministrazioni da loro guidate. Congiuntamente ad essi, saluto i Presidenti delle rispettive Assemblee Consiliari e tutti voi qui presenti.

2. L'incontro di oggi ha luogo quando si è concluso da pochi giorni il Grande Giubileo: sento il bisogno di esprimere la mia più viva riconoscenza a tutti voi e alle Istituzioni che rappresentate, per il qualificato e generoso contributo che avete saputo dare al miglior svolgimento di questo Anno Santo. Esso rimarrà nella memoria di noi tutti, ma anche nella storia della Chiesa e della famiglia umana, come un tempo di benedizione e di grazia. Siamo stati aiutati e stimolati, come credenti, a vivere con rinnovata intensità il nostro rapporto con Gesù Cristo. L'esperienza giubilare ha permesso, altresì, di rinsaldare e tradurre in pratiche realizzazioni quella universale fraternità che costituisce il fondamento sicuro di ogni autentico progresso sociale e civile. La Città, la Provincia di Roma e la Regione Lazio escono dal Giubileo sicuramente arricchite da una cooperazione fruttuosa, che ha visto istanze religiose e laiche operare attivamente insieme per accogliere pellegrini e visitatori d'ogni angolo della terra.

Non posso dimenticare, a questo proposito, il sostegno che avete offerto ai grandi appuntamenti giubilari, tra i quali soprattutto la Giornata Mondiale della Gioventù. L'impegno per rendere Roma e il Lazio il più possibile accoglienti e ospitali, accompagnando con opportuni provvedimenti ed iniziative istituzionali la grande disponibilità e generosità delle nostre popolazioni, ha dato ottimi frutti e si propone come esperienza da sviluppare anche in futuro. In tal modo, il Giubileo continuerà a far sentire i suoi benefici effetti non solo all'interno della comunità religiosa ma anche di quella civile.

3. Quanto di bene abbiamo ricevuto nell'Anno Santo ci richiama ad affrontare con rinnovato slancio e fiducia i compiti e le responsabilità che ora ci attendono. Nel vostro ufficio di pubblici Amministratori, il punto di riferimento sicuro e illuminante rimane la ricerca tenace e concreta del bene comune, soprattutto in quei settori che toccano più da vicino la vita dei cittadini, i valori che devono animarla, gli ostacoli e i problemi che talvolta la rendono difficile.

Sento il dovere di richiamare la vostra attenzione, anzitutto, al grande tema della famiglia ed al ruolo fondamentale che essa svolge per la crescita e la formazione delle nuove generazioni, come pure per lo sviluppo di rapporti umani improntati all'amore e alla solidarietà. La famiglia deve essere al centro delle politiche sociali e va rispettata nella sua identità propria, di unione stabile tra l'uomo e la donna fondata sul matrimonio, mai assimilabile ad altre forme di relazione. Mi compiaccio per quelle iniziative, assunte dalle vostre Amministrazioni, che vanno a favore della famiglia, riconoscendone la "soggettività sociale" e venendo incontro alle sue maggiori necessità, con particolare riguardo alle giovani famiglie. Occorre parimenti pensare agli anziani, sempre più numerosi a Roma e nel Lazio, specialmente per quanto riguarda la solitudine che caratterizza la vita di gran parte di loro.

Proprio l'invecchiamento della popolazione mostra quanto siano urgenti una cultura, una politica e un'organizzazione sociale realmente favorevoli alla vita. Meritano quindi un sincero sostegno le proposte e i provvedimenti a vantaggio della maternità e della tutela della vita fin dal concepimento e sino al suo naturale tramonto: si gioca qui una sfida fondamentale per il nostro futuro.

4. Grande impegno merita poi il capitolo relativo all'educazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani. Non abbiate timore di assumere in proposito iniziative coraggiose riguardo all'effettiva parità scolastica ed alla valorizzazione di quelle strutture, come ad esempio gli oratori parrocchiali, che molto contribuiscono ad offrire una sana formazione ed a prevenire forme preoccupanti di disagio giovanile.

E che dire poi della sanità? In quest'ambito sono importanti non soltanto la qualità tecnica e la tempestività delle prestazioni, ma anche il calore umano e la sollecitudine premurosa verso gli ammalati ed i loro familiari. Oggi, inoltre, l'ambito della sanità tende ad ampliarsi, collegandosi a un complesso di condizioni che possono migliorare la qualità della vita. Ringrazio Iddio che nella nostra Città e nella Regione si stiano attuando importanti iniziative, atte a garantire sostanziali progressi delle capacità di assistenza sanitaria, con probabile beneficio anche per le popolazioni di altre Regioni. Mi sia consentito sottolineare la necessità che, nella continua e rapida evoluzione a cui sono soggette le strutture sanitarie, non venga compromesso ma, al contrario, sia integralmente rispettato e mantenuto lo spazio dell'assistenza spirituale agli ammalati, come anche a tutto il personale sanitario. E' questo un contributo particolarmente qualificato per una piena umanizzazione della medicina.

5. Vi sono, poi, i numerosi problemi del potenziamento del tessuto produttivo e dello sviluppo delle capacità di innovazione, da cui dipendono in larga misura la sicurezza economica e l'occupazione. Certo le pubbliche amministrazioni non possono risolvere tutto da sole. Esse sono chiamate però ad imprimere in questi campi un indispensabile stimolo ed orientamento, assicurando, per la parte che da loro dipende, quelle condizioni senza le quali questi sviluppi non sarebbero possibili. Mi riferisco non soltanto agli aspetti strutturali, tecnici e organizzativi, ma anche alla formazione delle persone: sappiamo, infatti, che proprio le persone costituiscono, anche a livello economico, la risorsa prima e principale.

Un ultimo punto al quale vorrei accennare è quello della sicurezza dei cittadini. Si tratta di un'esigenza da tutti avvertita e singolarmente acuta in alcune aree urbane e suburbane. L'adozione di misure efficaci anche in questo campo sarebbe di grande aiuto per accrescere la fiducia nelle Istituzioni e il senso di una comune cittadinanza. Ciò faciliterebbe, inoltre, l'accoglienza e l'integrazione di quei tanti immigrati che affluiscono a Roma e nel Lazio animati dal desiderio di un onesto lavoro e di più accettabili condizioni di vita.

15 6. Onorevoli Rappresentanti delle Amministrazioni regionale, provinciale e comunale, mi sono permesso di sottolineare con voi alcuni temi di grande interesse per il bene delle nostre popolazioni. Mentre vi ringrazio per il sostegno che offrite alla vita e alle attività della Chiesa, desidero assicurarvi che, in ciascuno di questi campi, non verrà meno il contributo cordiale e disinteressato delle Comunità cristiane di Roma e del Lazio.

Affido al Signore nella preghiera ogni vostro progetto e proposito di bene e chiedo a Maria Santissima di proteggere e accompagnare, con la sua potente intercessione, le vostre persone e il vostro operare.

Con tali sentimenti, imparto a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e a tutti coloro che vivono a Roma, nella sua Provincia e nel Lazio l'Apostolica Benedizione.






AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE ECUMENICA


DELLA CHIESA EVANGELICA LUTERANA DI FINLANDIA


Venerdì, 19 gennaio 2001

Eccellenza,

Cari amici dalla Finlandia,

È con particolare gioia che vi do il benvenuto in Vaticano subito dopo la conclusione del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Durante quel tempo speciale di grazia moltissime persone hanno vissuto un profondo rinnovamento spirituale. Che il Signore ci conceda di iniziare questo nuovo millennio con fiducia saldamente radicata nel mistero salvifico della sua morte e della sua resurrezione!

Ho vivi ricordi delle grandi liturgie ecumeniche e degli incontri ecumenici durante l'Anno Santo. Fra questi la solenne celebrazione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, con l'apertura della Porta Santa presso la Basilica di san Paolo fuori le Mura, dove ho accolto con gioia il Vescovo Ville Riekkinen di Kuopio, insieme con i membri della delegazione della Chiesa Evangelica Luterana in Finlandia, presente a Roma per la Festa di sant'Enrico. Si è svolta anche la commemorazione dei testimoni della fede presso il Colosseo, con la partecipazione di illustri rappresentanti provenienti da tutto il mondo cristiano. Tali eventi hanno espresso la fede comune in Gesù Cristo, Signore di tutti i tempi e di tutti i popoli, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8).

Sono lieto di apprendere che, sotto la guida del Consiglio Ecumenico di Finlandia, i cristiani di questo Paese hanno celebrato insieme il Grande Giubileo con il tema "Millennio 2000 - Anno di speranza". Nel corso dell'anno, la celebrazione del settecentesimo anniversario della Cattedrale di Turku, alla quale hanno partecipato numerosi delegati ecumenici, ha ricordato in modo eloquente la nostra storia comune. Il Giubileo è stato anche l'occasione per garantire che questioni di giustizia per i poveri e gli emarginati divenissero più centrali non solo per i cristiani in Finlandia, ma anche per la società finlandese nel suo complesso. Questo è un settore nel quale i cristiani del vostro Paese hanno operato in maniera efficace.

Entrando nel terzo millennio, siamo consapevoli della necessità di impegnarci sempre più profondamente nel compito di ripristinare l'unità piena e visibile fra tutti i discepoli di nostro Signore Gesù Cristo affinché la verità salvifica del Vangelo possa essere predicata più efficacemente agli Europei di oggi. Che lo Spirito Santo ci guidi nel rinnovare il nostro impegno per lo svolgimento di questo compito!

Con lieti ricordi della mia visita nel vostro amato Paese undici anni fa, invoco su di voi e sugli abitanti della Finlandia le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente. "A Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli" (Ap 1,6).




AI DOCENTI ED ALLIEVI


DEL PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA


16
Venerdì, 19 gennaio 2001




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Professori ed Allievi del Pontificio Istituto di Musica Sacra!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del novantesimo anniversario del vostro Istituto, fondato dal mio venerato predecessore San Pio X nel 1910, con sede nel Palazzo di Sant'Apollinare. Ripenso alla visita che ebbi modo di farvi il 21 novembre 1984, e con affetto porgo a tutti voi qui presenti il mio saluto cordiale. Saluto anche la Delegazione della Catalogna. Al tempo stesso, mi congratulo con le Personalità che sono state insignite del Dottorato "honoris causa", a motivo dei meriti acquisiti nel campo della Musica Sacra.

Esprimo, in particolare, la mia riconoscenza all'Arcivescovo Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica e vostro Gran Cancelliere, per le cortesi espressioni augurali che, anche a nome vostro, ha voluto rivolgermi. Riconfermo volentieri in questa circostanza la mia stima ed il mio compiacimento per il lavoro che tutti voi svolgete con senso di responsabilità e con apprezzata professionalità.

In quest'occasione, dando uno sguardo all'attività sin qui svolta e considerando i progetti per il futuro, ringrazio Dio per l'opera compiuta dal Pontificio Istituto di Musica Sacra a beneficio della Chiesa universale. La musica ed il canto non sono, infatti, un puro decoro o un ornamento sovrapposto all'azione liturgica. Costituiscono, al contrario, una realtà unitaria con la celebrazione, consentendo l'approfondimento e l'interiorizzazione dei divini misteri.

Auspico, pertanto, che tutti voi - docenti, discepoli e cultori di musica sacra - possiate crescere di giorno in giorno nell'amore di Dio "cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore" (
Ep 5,19) ed aiutare gli altri a fare altrettanto.

2. E' questa, in effetti, la specifica missione che sin dall'inizio i Sommi Pontefici hanno affidato alla vostra benemerita Istituzione. Il mio pensiero va, anzitutto, al Motu Proprio di San Pio X, il quale nel 1903, nella sua sensibilità liturgica, mise in risalto come la musica sacra sia "parte integrante della solenne liturgia, ne partecipi il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli" (Inter sollicitudines, AAS 36, 1903, 332). Frutto principale di quest'Istruzione fu l'istituzione, nel 1910, della Scuola Superiore di Musica Sacra. Appena un anno dopo, San Pio X rese pubblica la sua approvazione alla Scuola con il Breve Expleverunt desiderii, ed il 10 luglio 1914 la decorò con il titolo di "Pontificia".

Anche il Papa Benedetto XV, alcuni giorni dopo l'elevazione al trono pontificio, il 23 settembre 1914, dichiarò che considerava la Scuola come un'eredità carissima lasciatagli dal suo Predecessore e che l'avrebbe sostenuta e promossa nella migliore maniera. Va, inoltre, ricordato il Motu Proprio Ad Musicae sacrae di Papa Pio XI, promulgato il 22 novembre 1922, in cui veniva ribadito il legame particolare tra la Scuola e la Sede Apostolica.

Con la Costituzione Apostolica Deus scientiarum Dominus del 1931, la Scuola, denominata Pontificio Istituto di Musica Sacra, fu annoverata tra gli Istituti accademici ecclesiastici, e come tale proseguì con accresciuto impegno nella sua lodevole attività a servizio della Chiesa universale. Numerosi studenti, qui formati, divennero a loro volta formatori nelle rispettive Nazioni secondo lo spirito originario voluto da San Pio X.

Vorrei, in questa circostanza, rendere onore ai professori che hanno lavorato nel vostro Istituto per molti anni e, in modo particolare, ai Presidi che si sono ad esso consacrati totalmente, con una speciale menzione per Monsignor Higini Anglès, Preside dal 1947 fino alla sua morte avvenuta l'8 dicembre 1969.

17 3. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, muovendosi nella linea della ricca tradizione liturgica dei secoli precedenti, ha affermato che la musica sacra "costituisce un tesoro di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrale della liturgia solenne" (Sacrosanctum Concilium SC 112).

In effetti, da sempre i cristiani, seguendo i vari tempi dell'anno liturgico, hanno espresso riconoscenza e lode a Dio con inni e cantici spirituali. La tradizione biblica attraverso le parole del Salmista esorta i pellegrini, giunti a Gerusalemme, a varcare le porte del tempio lodando il Signore "con squilli di trombe, con timpani e danze, sulle corde e sui flauti, con cembali sonori" (cfr Ps 150). Il profeta Isaia, da parte sua, esorta a cantare sulle cetre nel tempio del Signore, in segno di gratitudine, tutti i giorni della vita (cfr Is 38,20).

La letizia cristiana, che il canto manifesta, deve scandire tutti i giorni della settimana e risuonare con forza la domenica, "giorno del Signore", connotato da un precipuo carattere gioioso. Un intimo legame raccorda tra loro, da una parte, la musica ed il canto e, dall'altra, la contemplazione dei divini misteri e la preghiera. Il criterio che deve ispirare ogni composizione ed esecuzione di canti e di musica sacra è quello di una bellezza che inviti alla preghiera. Quando il canto e la musica sono segni della presenza e dell'azione dello Spirito Santo, favoriscono, in un certo modo, la comunione con la Trinità. La Liturgia diventa allora "opus Trinitatis". E' necessario che il "cantare nella liturgia" scaturisca dal "sentire cum Ecclesia". Solo così l'unione con Dio e la capacità artistica si fondono in una felice sintesi nella quale i due elementi - il canto e la lode - pervadono l'intera liturgia.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! A novant'anni dalla fondazione, il vostro Istituto, grato al Signore per il bene compiuto, intende volgere lo sguardo ai nuovi orizzonti che l'attendono. Siamo entrati in un nuovo millennio e la Chiesa è tutta impegnata nell'opera della nuova evangelizzazione. A questa vasta azione missionaria non manchi il vostro contributo. A ciascuno di voi è chiesto uno studio accademico rigoroso, non disgiunto da costante attenzione alla liturgia ed alla pastorale. A voi, docenti ed allievi, è domandato di valorizzare al meglio le vostre doti artistiche, conservando e promuovendo lo studio e la pratica della musica e del canto in quegli ambiti e con quegli strumenti che il Concilio Vaticano II ha indicato come privilegiati: il canto gregoriano, la polifonia sacra e l'organo. Solo così la musica liturgica potrà assolvere degnamente il suo compito nel contesto della celebrazione dei Sacramenti, e, in modo speciale, della Santa Messa.

Vi aiuti Iddio a compiere fedelmente questa missione al servizio del Vangelo e della Comunità ecclesiale. Vi sia modello Maria, che seppe elevare a Dio il Magnificat, il canto della vera felicità. Sulle parole di questo cantico, nel corso dei secoli, la musica ha intessuto infinite armonie e i poeti hanno sviluppato un vasto e commovente laudario. A quelle voci possa associarsi anche la vostra nel magnificare il Signore ed esultare in Dio Salvatore.

Da parte mia vi assicuro un costante ricordo nella preghiera e, mentre auguro che il nuovo anno da poco iniziato sia ricolmo di grazia, di riconciliazione e di rinnovamento interiore, a tutti imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica.




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