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200 2. Dopo il Grande Giubileo dell'Incarnazione, la celebrazione del nono centenario della morte di san Bruno acquisisce oggi ulteriore rilievo. Nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte invito tutto il popolo di Dio a ripartire da Cristo, per permettere a quanti sono assetati di senso e di verità di udire battere il cuore di Dio e il cuore della Chiesa. La Parola di Cristo, "ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20), invita tutti coloro che portano il nome di discepoli ad attingere da questa certezza un rinnovato slancio nella loro vita cristiana, forza ispiratrice del loro cammino (cfr Novo Millennio ineunte NM 29). La vocazione alla preghiera e alla contemplazione, che caratterizza la vita certosina, dimostra in modo particolare che solo Cristo può apportare alla speranza umana una pienezza di significato e di gioia.

Come dubitare, allora, per un solo istante che una simile espressione del puro amore dia alla vita certosina una straordinaria fecondità missionaria? Nel ritiro dei monasteri e nella solitudine delle celle, pazientemente e silenziosamente, i certosini tessono la veste nuziale della Chiesa, "pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (Ap 21,3); essi presentano quotidianamente il mondo a Dio e invitano l'intera umanità alla festa nuziale dell'Agnello. La celebrazione del sacrificio eucaristico costituisce la fonte e il culmine di tutta la vita nel deserto, conformando all'essere stesso di Cristo quanti si abbandonano all'amore, al fine di rendere visibili la presenza e l'azione del Salvatore nel mondo, per la salvezza di tutti gli uomini e per la gioia della Chiesa.

3. Nel cuore del deserto, luogo di prova e di purificazione della fede, il Padre conduce gli uomini lungo un cammino di spoliazione che si oppone a tutte le logiche dell'avere, del successo e della felicità illusoria. Guigues il Certosino non cessava di incoraggiare quanti volevano vivere secondo l'ideale di san Bruno a "seguire l'esempio di Cristo povero (per)... prendere parte alle sue ricchezze" (Sur la vie solitaire, n. 6). Questa spoliazione passa attraverso una rottura radicale con il mondo, che non è disprezzo del mondo, ma un orientamento preso per tutta l'esistenza in una ricerca assidua dell'unico Bene: "Mi ha sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre" (Jr 20,7). Beata è la Chiesa che può disporre della testimonianza certosina di disponibilità totale allo Spirito e di una vita totalmente dedita a Cristo!

Invito dunque i membri della famiglia certosina, attraverso la santità e la semplicità della loro vita, a restare come una città sopra un monte e come una lucerna sopra il lucerniere (cfr Mt 5,14-15). Radicati nella Parola di Dio, dissetati dai Sacramenti della Chiesa, sostenuti dalla preghiera di san Bruno e dei fratelli, che essi restino per tutta la Chiesa e al centro del mondo "luoghi di speranza e di scoperta delle Beatitudini, luoghi nei quali l'amore, attingendo alla preghiera, sorgente della comunione, è chiamato a diventare logica di vita e fonte di gioia" (Vita consecrata VC 51).

Espressione sensibile di un'offerta di tutta la vita vissuta in unione con quella di Cristo, la vita in clausura, facendo percepire la precarietà dell'esistenza, invita a contare su Dio solo. Essa acuisce la sete di ricevere le grazie concesse dalla meditazione della Parola di Dio. È anche "il luogo della comunione spirituale con Dio e con i fratelli e le sorelle, dove la limitazione degli spazi e dei contatti opera a vantaggio dell'interiorizzazione dei valori evangelici" (Ibidem, n. 59). La ricerca di Dio nella contemplazione è in effetti inscindibile dall'amore dei fratelli, amore che ci fa riconoscere il volto di Cristo nel più povero fra gli uomini. La contemplazione di Cristo vissuta nella carità fraterna resta il cammino più sicuro della fecondità di ogni vita. San Giovanni non cessa di ricordarlo: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio" (1Jn 4,7). San Bruno l'aveva compreso bene, lui che non ha mai scisso la priorità che per tutta la sua vita ha conferito a Dio dalla profonda umanità di cui era testimone fra i suoi fratelli.

4. Il nono centenario del Dies natalis di san Bruno mi dà l'opportunità di rinnovare la mia viva fiducia all'Ordine dei certosini nella sua missione di contemplazione gratuita e d'intercessione per la Chiesa e per il mondo. Sull'esempio di san Bruno e dei suoi successori, i monasteri di Chartreuse non cessano di risvegliare la Chiesa alla dimensione escatologica della sua missione, ricordando le meraviglie che Dio opera e vegliando nell'attesa del compimento ultimo della speranza (cfr Vita consecrata VC 27). Sentinella instancabile del Regno che viene, cercando di "essere" prima di "fare", l'Ordine certosino dà alla Chiesa vigore e coraggio nella sua missione, per andare al largo e per permettere alla Buona Novella di Cristo di infiammare tutta l'umanità.

In questi giorni di festa dell'Ordine, prego ardentemente il Signore di far risuonare nel cuore di numerosi giovani l'appello a lasciare ogni cosa per seguire Cristo povero, lungo il cammino esigente ma liberatore dell'iter certosino. Invito inoltre i responsabili della famiglia certosina a rispondere senza paura agli appelli delle giovani Chiese a fondare monasteri nei loro territori.

Con questo spirito, il discernimento e la formazione dei candidati che si presentano devono essere oggetto di un'attenzione rinnovata da parte dei formatori. In effetti, la nostra cultura contemporanea, segnata da un forte sentimento edonistico, dal desiderio di possesso e da una concezione erronea della libertà, non agevola l'espressione della generosità dei giovani che vogliono consacrare la loro vita a Cristo, desiderando procedere, nella sua sequela, lungo il cammino di una vita di amore oblativo, di servizio concreto e generoso. La complessità del cammino personale, la fragilità psicologica, le difficoltà di vivere la fedeltà nel tempo, invitano a far sì che nulla venga trascurato per offrire a quanti chiedono di entrare nel deserto della Chartreuse una formazione che comprenda tutte le dimensioni della persona. Inoltre, si presterà particolare attenzione alla scelta di formatori capaci di seguire i candidati lungo il cammino della liberazione interiore e della docilità allo Spirito Santo. Infine, sapendo che la vita fraterna è un elemento fondamentale del cammino delle persone consacrate, s'inviteranno le comunità a vivere senza riserve l'amore reciproco, sviluppando un clima spirituale e uno stile di vita conformi al carisma dell'Ordine.

5. Cari figli e care figlie di san Bruno, come ho ricordato alla fine dell'Esortazione Apostolica post-sinodale Vita consecrata, "Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi" (n. 110). Nel cuore del mondo, rendete la Chiesa attenta alla voce dello Sposo che parla al suo cuore: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo" (Jn 16,33). Vi incoraggio a non rinunciare mai alle intuizioni del vostro fondatore, anche se l'impoverimento delle comunità, la diminuzione delle entrate e l'incomprensione suscitata dalla vostra scelta di vita radicale potrebbero portarvi a dubitare della fecondità del vostro Ordine e della vostra missione i cui frutti appartengono misteriosamente a Dio!

A voi, cari figli e care figlie della Chartreuse, che siete gli eredi del carisma di san Bruno, spetta conservare in tutta la sua autenticità e la sua profondità la specificità del cammino spirituale che vi ha mostrato con la sua parola e il suo esempio. La vostra gustosa conoscenza di Dio, alimentata nella preghiera e nella meditazione della sua Parola, invita il popolo di Dio ad estendere il proprio sguardo agli orizzonti di un'umanità nuova alla ricerca della pienezza del suo significato e di unità. La vostra povertà offerta per la gloria di Dio e la salvezza del mondo è un'eloquente contestazione delle logiche di redditività e di efficacia che spesso chiudono il cuore degli uomini e delle nazioni ai veri bisogni dei loro fratelli. La vostra vita nascosta con Cristo, come la Croce silenziosa piantata nel cuore dell'umanità redenta, resta in effetti per la Chiesa e per il mondo il segno eloquente e il richiamo permanente del fatto che ogni essere, oggi come ieri, può lasciarsi afferrare da Colui che è solo amore.

Affidando tutti i membri della famiglia certosina all'intercessione della Vergine Maria, Mater singularis Cartusiensium, Stella dell'Evangelizzazione del terzo millennio, vi imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i benefattori dell'Ordine.

201 Dal Vaticano, 14 maggio 2001

GIOVANNI PAOLO PP. II



AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DEL BANGLADESH IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì, 15 maggio 2001


Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ph 1,2).
Con ancora vivo nella mente il ricordo della mia recente visita sulle orme di san Paolo vi saluto, Vescovi del Bangladesh, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum, con queste parole dell'Apostolo delle Genti. La vostra presenza è occasione per noi di rendere grazie a Dio Onnipotente per le grazie e le benedizioni che ha donato alla Chiesa nel vostro Paese da quando i primi missionari vi predicarono il Vangelo, e in particolare da quando la Chiesa è divenuta maggiorenne lì con l'istituzione della Diocesi di Dhaka nel 1886.

Sebbene la comunità cattolica nel Bangladesh sia piccola, l'entusiasmo e il fervore con i quali i membri si sono preparati alla celebrazione del Grande Giubileo dell'Anno 2000 è una testimonianza eloquente e convincente della sua salute e della sua vitalità. Colgo questa opportunità per ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto in questi tre anni di preparazione immediata al grande Giubileo per garantire che fosse un'occasione di rinnovamento di fede e di impegno per la vita cristiana. Saluto anche i cattolici del vostro Paese e prego affinché accrescano la "sapienza e l'intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio" (Col 1,9-10).

2. Durante la vostra visita presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo avete l'opportunità di pregare e di riflettere, alla luce del loro esempio, sul vostro ministero di Vescovi e di successori degli Apostoli. Il ministero del Vescovo, così come Cristo l'ha voluto, è essenziale per la vita e la missione della Chiesa. Poiché "i Vescovi, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro chiese particolari" (Lumen gentium LG 23), il Vescovo ha il compito di tutelare e promuovere l'unità e la comunione in seno al popolo di Dio nella Chiesa locale affidata alla sua sollecitudine. Egli serve i membri della sua Diocesi predicando la Parola di Dio, santificandoli mediante la celebrazione dei Sacramenti, governandoli secondo l'esempio del divino Maestro e incoraggiandoli nella loro vita di fede, spesso in circostanze difficili.

Deve anche tutelare i vincoli di fede e la comunione gerarchica con il Successore di Pietro, e, in quanto membro del Collegio dei Vescovi, condivide la preoccupazione per tutte le Chiese (cfr Christus Dominus CD 3).

È chiaro che le responsabilità e i doveri del Vescovo sono onerosi, ma egli serve il suo popolo con gioia e fiducia nella consapevolezza che il Signore che gli ha affidato tale compito non lo lascerà senza il sostegno e le grazie necessari. Anche nelle difficoltà apparentemente insormontabili, possiamo trarre forza dalla contemplazione della vita e del ministero di san Paolo che, essendosi sentito "completamente, intollerabilmente schiacciato", a tal punto da "dubitare della vita", comprese che non doveva confidare in se stesso, ma in Dio: "per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora" (cfr 2Co 1,8-10). È dunque essenziale che i Vescovi dedichino del tempo alla preghiera per sviluppare una profonda vita spirituale caratterizzata dall'intimità con Cristo. Imitando la Vergine Maria devono ponderare attentamente la Parola di Dio nel loro cuore (cfr Lc 2, 19, 51).

Ciò deve valere anche per i vostri sacerdoti. Questa necessità è stata sottolineata dai Padri Sinodali in occasione dell'Assemblea speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi: "Gli abitanti dell'Asia devono poter vedere i membri del clero non soltanto come operatori della carità o amministratori istituzionalizzati, bensì come uomini con le menti ed i cuori sintonizzati sulle profondità dello Spirito... Con la loro vita di preghiera, con il servizio zelante e l'esemplare stile di vita, i membri del clero offrono una potente testimonianza al Vangelo nelle comunità che essi pascono nel nome di Cristo" (Ecclesia in Asia, n. 43).

3. I vostri sacerdoti sono "i vostri collaboratori e consiglieri indispensabili" (Presbyterorum ordinis PO 7), e desidero esprimere loro la mia gratitudine e il mio incoraggiamento. La loro fedeltà e il loro impegno quotidiano sono infatti preziosi agli occhi del Signore. In quanto Vescovi siete consapevoli dell'importanza di prestare attenzione ai sacerdoti, in particolare sostenendoli e incoraggiandoli nel loro ministero. I sacerdoti dovrebbero essere in grado di rivolgersi al loro Vescovo come a un padre amorevole, fiduciosi di trovare in lui simpatia e comprensione.

202 Gioisco di nuovo con voi perché le vocazioni continuano ad aumentare nel Bangladesh. Bisogna sempre assicurarsi che chi vuole entrare in seminario abbia una grande moralità e possieda motivi sani, pietà autentica e abilità sufficiente. I programmi offerti nel seminario dovrebbero mirare a formare sacerdoti secondo il cuore di Cristo, sacerdoti che siano uomini di preghiera, eccezionali nell'apprendere e capaci di rispondere alle necessità e alle sfide pastorali del nostro tempo. In particolare vi invito a prestare grande attenzione alla formazione di chi insegnerà nei seminari. Al di là delle loro qualifiche intellettuali e pastorali, gli insegnanti nei seminari devono essere esempi autentici e convincenti di vita sacerdotale, capaci di promuovere il progresso dei seminaristi nelle virtù sacerdotali.

Quando offrite delle opportunità per la formazione permanente volta ad aiutare i sacerdoti a maturare in Cristo, permettete a ognuno di "custodire con vigile amore il "mistero" che porta in sé per il bene della Chiesa e dell'umanità" (Pastores dabo vobis
PDV 72). Con ciò in mente, vi incoraggio a intraprendere iniziative per aiutare i sacerdoti a sviluppare la loro vita spirituale e ad acquisire una maggiore familiarità con gli sviluppi positivi nella teologia, negli studi biblici, nella dottrina morale e nella pastorale. Dovrebbero essere sempre più consapevoli del fatto che il sacerdozio è un dono di Dio, una vocazione speciale che consiste nell'essere unicamente configurati a Cristo, il sommo sacerdote, il maestro, il santificatore e il pastore del suo popolo. Tutta la vita del sacerdote dovrebbe venir trasformata cosicché egli sia un segno veramente attraente e avvincente della presenza salvifica e amorevole di Dio.

4. Anche gli uomini e le donne consacrati hanno bisogno del vostro sostegno e della vostra comprensione. La Chiesa in Bangladesh è benedetta da un gran numero di religiosi e religiose, eccezionali per l'impegno e la generosità con cui si dedicano a una vasta gamma di attività apostoliche.

Sono attivi nei campi dell'educazione, della sanità e nei vari apostolati sociali. Dobbiamo loro gratitudine per quanto fanno per diffondere la fede attraverso l'esempio della loro vita e del loro insegnamento. Soprattutto, hanno accettato l'invito di Cristo di rinunciare a ogni cosa per seguirlo nella pratica dei consigli evangelici. In tutte le forme di pianificazione pastorale, è essenziale considerare i consacrati in primo luogo per ciò che sono, prima di prendere in considerazione gli apostolati particolari in cui sono impegnati. Bisognerebbe rivolgere un'attenzione particolare alla promozione delle vocazioni alla vita consacrata e alla qualità dell'educazione ricevuta da coloro che vengono formati.

5. Il grande Giubileo è stato uno straordinario anno di grazia che ha toccato la mente e il cuore di innumerevoli persone "di ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9) e ciò permette alla Chiesa di guardare al futuro con fiducia. Durante l'anno, due dei più significativi progetti che avete intrapreso sono stati la Bibbia giubilare e la traduzione in bengali del Catechismo della Chiesa cattolica.

Dobbiamo profonda gratitudine e grande credito a quanti hanno preparato queste pubblicazioni che contribuiranno all'edificazione della comunità di fede nel vostro Paese. La traduzione in bengali del Catechismo avrà un valore speciale per i sacerdoti e per i catechisti nell'insegnamento della fede e nella preparazione delle persone alla ricezione dei Sacramenti.

Nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte ho espresso la speranza che le energie scaturite dal grande Giubileo vengano incanalate in iniziative nuove per insegnare l'arte della preghiera (cfr n. 32), della quale è parte essenziale l'ascolto devoto delle Sacre Scritture (cfr n. 39). L'esperienza insegna che l'opera di evangelizzazione trae sempre nuova forza dall'attenzione rivolta alla Parola di Dio. Vi invito a rendere la nuova edizione della Bibbia facilmente accessibile e ad aiutare gli individui e le famiglie a leggerla in modo orante incoraggiando la tradizione antica e sempre valida della lectio divina in modo che sia comprensibile e accessibile a tutti. In tal modo, la Parola delle Scritture diverrà incontro donatore di vita con il Signore, formando e orientando la vita delle persone.

6. Data la situazione particolare in cui vivete, il dialogo interreligioso è una parte integrante della vostra missione pastorale. Contatti più frequenti fra cristiani e musulmani e una maggiore comprensione reciproca delle tradizioni e dei valori religiosi dovrebbero contribuire a superare gli atteggiamenti di sospetto e di sfiducia e a garantire che le tradizioni del Bangladesh di libertà religiosa vengano mantenute e sostenute. Nel difendere la dignità della persona umana e il ruolo essenziale della famiglia nella vita della società, e nel promuovere il bene comune, c'è ampio spazio per la cooperazione interreligiosa. Il miglior fondamento di questa cooperazione è la legge morale iscritta nel cuore dell'uomo, che è il tesoro comune dell'umanità e un punto di incontro fondamentale fra popoli di diverse culture e tradizioni religiose. La fedeltà dei cristiani ai loro credi religiosi e alle loro tradizioni morali è di enorme importanza. La testimonianza fedele porta al cosiddetto "dialogo di vita", mediante il quale i credenti delle diverse religioni "testimoniano gli uni agli altri nell'esistenza quotidiana i propri valori umani e spirituali e si aiutano a viverli per edificare una società più giusta e fraterna" (Redemptoris missio, RMi 57).

7. La nuova evangelizzazione e il rinnovamento della Chiesa in Bangladesh sono compito di tutto il popolo di Dio. In modo particolare, dipendono da quanto i fedeli laici divengono consapevoli della propria vocazione battesimale e della loro responsabilità di far sì che la Buona Novella di Gesù Cristo influisca sulla cultura e sulla società. Nel vostro Paese i laici affrontano molte difficoltà a causa del loro status minoritario e della povertà che affligge tanti di loro. Condivido profondamente la vostra preoccupazione per i poveri, gli emarginati e i sofferenti e incoraggio i vari sforzi della Chiesa in Bangladesh a rispondere a situazioni di povertà. Avete intrapreso iniziative pratiche nelle aree della sanità, dei servizi sociali e dell'educazione e siete stati anche attivi nella difesa dei diritti dell'uomo. La dottrina sociale della Chiesa, purché venga maggiormente diffusa e messa in pratica, può offrire un contributo significativo e positivo alla rimozione delle cause della povertà ed essere uno strumento potente nella promozione del bene comune.

I laici devono essere incoraggiati ad avvalersi delle opportunità educative che vengono offerte loro e a essere ancora più attivi nella vita culturale, economica, sociale e politica a tutti i livelli.

8. Una delle principali preoccupazioni e responsabilità pastorali è la famiglia. Negli ultimi anni vi siete impegnati in varie iniziative per promuovere questo "settore prioritario della pastorale" (Familiaris consortio FC 73). In tutta l'Asia valori familiari come il rispetto filiale, l'amore e la sollecitudine per gli anziani e i malati, e l'amore per i figli sono tenuti in grande considerazione e ciò vale anche per il Bangladesh. Dal punto di vista della Chiesa la famiglia è uno dei più efficaci agenti di evangelizzazione e dovrebbe essere un luogo nel quale la regola di vita sia il Vangelo (cfr Ecclesia in Asia, n. 46). Desidero incoraggiarvi a continuare a riflettere sui modi per rafforzare e promuovere la famiglia, fondata sul matrimonio, come comunità avente la missione di tutelare, rivelare e comunicare vita e amore (cfr Familiaris consortio FC 17). Le famiglie cristiane devono diventare sempre più pienamente "Chiesa domestica", vivendo amorevolmente e umilmente la loro vocazione alla santità. Ciò è tanto più necessario in un periodo in cui la famiglia stessa è minacciata da una serie di forze, in particolare da quelle che promuovono una mentalità contro la vita. Le famiglie edificate su solide fondamenta sono autentici santuari di vita, nei quali la vita, dono di Dio, si può accogliere e proteggere adeguatamente contro i molteplici attacchi a cui è esposta. Per questo il ruolo della famiglia nell'edificazione di una cultura di vita è "determinante e insostituibile" (Evangelium vitae, EV 92).

203 9. Miei cari Fratelli, la vostra visita ad limina ci ha offerto l'occasione di condividere alcune riflessioni e pensieri sulla situazione della comunità cattolica nella vostra terra. La vostra è una delle "giovani Chiese", forte nel suo amore per Cristo e vibrante nel suo entusiasmo per il messaggio evangelico. Desidero assicurare ancora una volta a voi e ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici del Bangladesh il mio sostegno e il mio incoraggiamento. Prego con le parole di san Paolo: "Rafforzatevi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre" (Col 1,11-12). Con questi pensieri affido la Chiesa nel Bangladesh alla protezione materna di Maria, stella luminosa di evangelizzazione in ogni epoca, e imparto a voi la mia Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO


DALLA FONDAZIONE "ETICA ED ECONOMIA"


DI BASSANO DEL GRAPPA


Giovedì, 17 maggio 2001




Illustri Signori,
Gentili Signore!

1. Sono lieto di porgere a ciascuno il mio saluto cordiale. Questo incontro si colloca nel contesto di un'iniziativa da voi promossa per approfondire, sotto vari punti di vista, l'impegnativo progetto di una riflessione articolata circa la globalizzazione, la solidarietà e la libera iniziativa economica, sulla base di solidi valori etici e spirituali.

Ringrazio il Dottor Tullio Chiminazzo per le gentili parole che mi ha rivolto, facendosi interprete dei comuni sentimenti.

Ho preso visione con compiacimento del programma, che guida la nascente Fondazione ‘Etica ed economia’ e vi incoraggio a proseguire in questa opera per inserire nel campo dell'economia le prospettive e le indicazioni del Magistero e della Dottrina Sociale della Chiesa.

La vostra istituzione raccoglie persone provenienti da diverse parti del mondo. Pur con sensibilità culturali differenti, voi condividete la comune determinazione di voler coniugare libertà, sviluppo ed equità secondo i principi evangelici della solidarietà. Ciò è tanto più necessario in questa nostra epoca segnata da profondi mutamenti sociali.

2. I processi economici odierni, in effetti, si stanno sempre più orientando verso un sistema che, dalla maggior parte degli osservatori, viene definito con il termine di ‘globalizzazione’. Non vi è dubbio che si tratti di un fenomeno che consente grandi possibilità di crescita e di produzione di ricchezza. Ma è pure da molti ammesso che esso non assicura di per sé l'equa distribuzione dei beni tra i cittadini dei vari Paesi. In realtà, la ricchezza prodotta rimane spesso concentrata in poche mani, con la conseguenza dell'ulteriore perdita di sovranità degli Stati nazionali, già abbastanza deboli nelle aree in via di sviluppo, e dello sbocco in un sistema mondiale governato da pochi centri in mano di privati. Il libero mercato è, certo, un tratto inequivocabile della nostra epoca. Esistono, tuttavia, bisogni umani imprescindibili, che non possono essere lasciati in balia di questa prospettiva con il rischio di essere fagocitati.

La dottrina della Chiesa insegna che la crescita economica dev'essere integrata da altri valori, così da diventare crescita qualitativa; quindi equa, stabile, rispettosa delle individualità culturali e sociali, come pure ecologicamente sostenibile. Essa non può essere separata da un investimento fatto anche sulle persone, sulle capacità creative ed innovative dell'individuo, basilare risorsa di qualsiasi società.

3. Il termine ‘globale’, se inteso in modo coerente, deve includere tutti. Occorre, pertanto, sforzarsi di eliminare le persistenti sacche di emarginazione sociale, economica e politica. Ciò vale anche per l'esigenza, spesso sottolineata, di assicurare la ‘qualità’. Anche questo concetto deve tener conto non soltanto del prodotto, ma, in primo luogo, di chi produce. Mi riferisco alla necessità della ‘qualità totale’, ovvero alla condizione globale dell'uomo nel processo produttivo.

204 Solo se l'uomo è protagonista e non schiavo dei meccanismi della produzione, l'impresa diventa una vera comunità di persone. Ecco una delle sfide consegnate alle nuove tecnologie, che già hanno alleviato parte dell'umana fatica, ma consegnate anche al datore di lavoro diretto e soprattutto indiretto, vale a dire a tutte quelle forze da cui dipendono gli orientamenti della finanza e dell'economia.

Ad esse è legato sia il riscatto dell'uomo di fronte al lavoro, sia il rinvenimento di una soluzione efficace al problema della disoccupazione, piaga planetaria che potrebbe guarire se i percorsi del capitale non perdessero mai di vista il bene dell'uomo come obiettivo finale.

4. La globalizzazione, a ben guardare, è un fenomeno intrinsecamente ambivalente, a metà strada tra un bene potenziale per l'umanità ed un danno sociale di non lievi conseguenze. Per orientarne in senso positivo lo sviluppo sarà necessario impegnarsi a fondo per una ‘globalizzazione della solidarietà’, da costruire attraverso una nuova cultura, nuove regole, nuove istituzioni a livello nazionale ed internazionale. Occorrerà, in particolare, che si intensifichi la collaborazione tra politica ed economia, per varare progetti specifici a tutela di chi potrebbe rimanere vittima di processi di globalizzazione a scala planetaria. Penso, ad esempio, a strumenti che possano alleviare il pesante fardello del debito estero dei Paesi in via di sviluppo, o a legislazioni che proteggano l'infanzia dallo sfruttamento che si ha nel prematuro avviamento dei bambini al lavoro.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi esprimo il mio compiacimento per il contributo che intendete offrire alla soluzione di problematiche così vaste ed attuali. Auspico di cuore che questo vostro apporto sia sempre illuminato dal secolare insegnamento della Chiesa, affinché la libertà economica non sia mai disgiunta dal dovere dell'equa distribuzione della ricchezza. Vi assicuro la mia preghiera e volentieri imparto a tutti la mia Benedizione.




AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE


DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


Giovedì, 17 maggio 2001

Carissimi Fratelli nell'Episcopato!


1. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3). Mi è caro salutarvi con queste parole dell'apostolo Paolo. Saluto e ringrazio per l'indirizzo rivoltomi, in particolare per gli auguri di compleanno, il Cardinale Camillo Ruini, vostro Presidente, insieme con gli altri Cardinali italiani, i Vicepresidenti e il nuovo Segretario Generale.

In questa propizia circostanza della vostra Assemblea generale, desidero esprimere a voi, e attraverso di voi a tutte le comunità ecclesiali italiane, la mia vivissima gratitudine per l'eccezionale contributo che avete dato al felice esito del Grande Giubileo del Duemila, che è stato per tutta la Chiesa una straordinaria stagione di grazia. In particolare, intendo ringraziarvi dell'impegno profuso per la quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù: oltre due milioni di giovani, di cui una parte considerevole italiani, sono convenuti a Roma in quei giorni indimenticabili, a testimonianza di quanto sia viva la fede cristiana e sentita l'appartenenza ecclesiale tra le nuove generazioni. I giovani provenienti da altre nazioni, essi pure arrivati in grandissimo numero, hanno potuto sperimentare le capacità di accoglienza, nutrita di amore, delle Diocesi italiane.

2. Tema centrale di questa vostra Assemblea sono gli orientamenti pastorali che intendete offrire alla Chiesa in Italia per il decennio da poco iniziato. Molto opportunamente avete unito in maniera stretta ed organica questi orientamenti alla Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che ho firmato a conclusione dell'Anno Santo. In essa ho indicato i punti di riferimento fondamentali e irrinunciabili della vita e della pastorale della Chiesa, impegnando i fedeli a tenere fisso lo sguardo sul volto di Cristo. Da questa contemplazione è possibile attingere un rinnovato slancio nella sequela del Maestro e l'energia ispiratrice per quell'opera ad ampio respiro di evangelizzazione e di inculturazione della fede, necessaria e urgente in un mondo attraversato da sfide radicali e da profondi cambiamenti.

Carissimi Fratelli nell'Episcopato, ringrazio Dio con voi per il dinamismo spirituale e pastorale che caratterizza la Chiesa in Italia, per la testimonianza di fedeltà e di zelo apostolico che offrono i sacerdoti, tanto vicini alle persone e alle famiglie affidate alla loro cura pastorale, per la generosità con cui tanti religiosi e religiose vivono la loro specifica vocazione nella contemplazione, nell'evangelizzazione, nella formazione scolastica, nel servizio agli ammalati e agli emarginati. E come dimenticare quei cristiani laici, spesso riuniti in associazioni e movimenti, che maturano una crescente consapevolezza della loro vocazione battesimale, assumendo la propria parte di responsabilità nell'edificazione della Chiesa? Con impegno coerente essi si sforzano di dare vita ad autentiche famiglie cristiane e di offrire una testimonianza convincente nel lavoro e nello studio, nelle attività sociali, economiche e politiche.

Anche in Italia, però, sono diffuse le tendenze a vivere "come se Dio non esistesse", e queste tendenze vengono spesso enfatizzate e rilanciate dai mezzi di comunicazione sociale, con gravi rischi per la formazione morale delle persone e della collettività. E' parte della missione del Pastore sia insegnare con chiarezza la retta dottrina in materia di fede e di morale, sia sostenere e incoraggiare tutte quelle iniziative che possono porsi come una valida alternativa a simili tendenze. Voi sapete, cari Fratelli nell'Episcopato, che il Papa è al vostro fianco nella testimonianza che rendete alla verità e all'amore di Cristo. E' al vostro fianco nell'impegno di promuovere e diffondere, anche attraverso gli strumenti della comunicazione, una cultura e stili di vita ispirati cristianamente.


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