GP2 Discorsi 2001 241


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO


PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER IL DIALOGO INTER-RELIGIOSO


A DIECI ANNI DALLA MORTE


DI MONS. PIERO ROSSANO


Sabato, 16 giugno 2001




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

1. Sono lieto di rivolgere il mio più cordiale benvenuto a tutti voi, che prendete parte alle Giornate di Incontro e di Riflessione, organizzate dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense e la Fondazione Piero Rossano, per ricordare i dieci anni dalla morte Mons. Rossano. Il loro svolgimento è previsto qui a Roma e a Vezza d'Alba, luogo natale del compianto Vescovo.

Saluto il Signor Cardinale Francis Arinze, che ringrazio per le cortesi parole rivoltemi a nome di quanti prendono parte a questo incontro. Saluto pure i Vescovi, i sacerdoti, le autorità e tutti i presenti. Il decimo anniversario della morte di Mons. Rossano costituisce un'occasione quanto mai propizia per fare grata memoria del suo instancabile impegno a favore del dialogo interreligioso. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho voluto ribadire l'importanza di questo compito: "Il dialogo - ho scritto - deve continuare. Nella condizione di più spiccato pluralismo religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, tale dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione che hanno rigato di sangue tanti periodi nella storia dell'umanità. Il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di più qual è, un nome di pace e un imperativo di pace" (n. 55)

242 2. Un serio e autentico dialogo interreligioso deve poggiare su un solido fondamento, perché porti gli auspicati frutti a tempo opportuno. Essere aperti al dialogo significa essere coerenti fino in fondo con la propria tradizione religiosa. Questo è l'insegnamento che emerge dalla vita di Mons. Rossano. Egli è stato per lunghi anni a servizio della Chiesa universale nell'allora Segretariato per i Non Cristiani, ora Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso. Nella sua esperienza spirituale e nel servizio alla Santa Sede, l'apertura verso gli altri mai era disgiunta dalla fedeltà agli insegnamenti di Cristo. Questa adesione incondizionata a Cristo non gli impedì di dialogare con esponenti di altre religioni. Anzi, proprio tale assoluta fedeltà a Cristo divenne un solido punto di partenza per incontrare le persone e apprezzarne quelle ricchezze che - come afferma il Concilio Vaticano II - Dio nella sua munificenza ha distribuito ai popoli (cfr Ad gentes, AGD 11).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! L'esempio di Mons. Rossano vi sia di incoraggiamento a intensificare gli sforzi per il dialogo, offrendo a tutti la chiara testimonianza del mistero di Cristo, Signore e Salvatore di tutti. Infatti, come ho ribadito nella citata Lettera apostolica, "non dobbiamo avere paura che possa costituire offesa all'altrui identità ciò che è invece annuncio gioioso di un dono che è per tutti, e che va a tutti proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno: il dono della rivelazione del Dio-amore che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Jn 3,16)" (Novo millennio ineunte, NM 56).

Lungi dal favorire il ripiegamento su se stessi, l'accoglienza di Cristo spinge decisamente al confronto e all'accoglienza di tutti gli uomini. Di questa apertura ha dato ampie indicazioni Mons. Rossano. I suoi infaticabili sforzi per trovare soluzioni, attraverso lo scambio e la condivisione tra esponenti di religioni diverse, si sono tradotti in un arricchimento significativo per tutti coloro che aveva modo di contattare.

Anche nel generoso e fecondo ministero episcopale come Vescovo Ausiliare di Roma con responsabilità per la Cultura, e di Rettore della Pontificia Università Lateranense, Mons. Rossano non perse mai di vista l'impegno del dialogo, realizzando perfettamente quanto si legge nel Documento L'atteggiamento della Chiesa di fronte ai seguaci delle altre religioni, pubblicato nel 1984 dal Segretariato per i Non Cristiani: "Il dialogo è innanzitutto uno stile di azione, un'attitudine e uno spirito che guida la condotta. Implica attenzione, rispetto e accoglienza verso l'altro, al quale si riconosce spazio per la sua identità personale, per le sue espressioni, i suoi valori" (n. 29).

4. E' noto che la dimensione ecumenica è importante anche per l'impegno del dialogo interreligioso. A questo riguardo, vorrei esprimere il mio vivo compiacimento per la costante e feconda collaborazione attuata tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso e l'Ufficio per le Relazioni e il Dialogo Inter-Religioso del Consiglio Mondiale delle Chiese. E' una collaborazione significativa, avviata e favorita dal compianto Mons. Rossano. Anche di questo vorrei quest'oggi rendergli merito. Possa il lavoro da lui intrapreso ricevere nuovo impulso dalla vostra iniziativa. Mentre rendo grazie al Signore per il bene che ha operato attraverso l'umile e fedele persona di Mons. Piero Rossano, invoco su di voi e sul vostro apprezzato lavoro l'abbondanza dello Spirito Santo, dei cui doni vuol essere pegno la Benedizione che imparto a voi e a quanti vi sono cari.


AI SOCI DELL'ASSOCIAZIONE SANTI PIETRO E PAOLO


Sabato, 16 giugno 2001




Carissimi componenti dell'Associazione dei Santi Pietro e Paolo!

1. Sono lieto di incontrarmi con voi, in occasione del trentennale del vostro benemerito Sodalizio. Saluto i vostri familiari e i nuovi soci accolti proprio oggi. Saluto il vostro Presidente, l'Avvocato Gianluigi Marrone, a cui sono grato per le parole rivoltemi a nome dei presenti, e l'Assistente Spirituale, Mons. Franco Follo. Esprimo volentieri a ciascuno di voi la mia viva gratitudine per il generoso e qualificato servizio che rendete alla Sede Apostolica e, in modo speciale, al Successore di Pietro.

Sono lieto, altresì, che questo nostro incontro avvenga all'approssimarsi della solennità dei Santi Apostoli, sulla cui testimonianza e sul cui martirio la Divina Provvidenza ha voluto edificare la Chiesa di Roma. Sant'Agostino così si esprime nella Liturgia delle Ore del giorno dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo: "Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli. Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione" (Sermo 295: PL 38, 1352).

2. Una misteriosa unità è stata donata alla Chiesa nel giorno della Pentecoste, un'unità che non proviene dall'uomo e trascende ogni causa di umana divisione. Il dono dello Spirito Santo, che rende i fedeli di Cristo "un cuor solo e un'anima sola" (cfr Ac 1,14 Ac 2,46), si prolunga nella storia e accompagna la Chiesa nella sua missione di annuncio del Vangelo a tutti i popoli fino alla fine dei tempi. Questo dono "è portato in vasi di argilla" (cfr 2Co 4,7) ed è continuamente minacciato dalla nostra umana fragilità. Sul dono prezioso dell'unità ecclesiale, in maniera del tutto particolare fu chiamato a vigilare Pietro. Egli ricevette dal Signore, dopo la triplice confessione del suo amore, l'incarico di "pascere il gregge" (cfr Jn 21,15-17). L'assistenza che Cristo assicurò a Pietro accompagna anche i suoi successori, ai quali è stato affidato lo stesso compito nei confronti della Chiesa: "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32).

3. Pietro diventa così "roccia" su cui Cristo può costruire la sua Chiesa nella storia, mediante un dono che proviene dall'Alto: il dono della fede, da lui confessata solennemente a Cesarea di Filippo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Ma è anche in virtù della sua risposta di amore singolare che egli viene scelto per essere fondamento dell'edificio della Chiesa: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro? ... Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo" (cfr Jn 21,15-19). Sulla roccia di questa fede e di questo amore, il Signore tiene saldo il suo Corpo mistico e ne assicura la permanente unità e la missione nelle vicende alterne della storia.
243 Carissimi, il servizio che vi è stato affidato è strettamente collegato alla missione del Successore di Pietro. Io oggi vorrei ripetervi il più sincero apprezzamento per l'opera diligente che svolgete sia durante le sacre Liturgie che a contatto con i pellegrini nella Patriarcale Basilica di San Pietro. Iddio ve ne renda merito! Possa questa vostra attività, nutrita di costante preghiera, condurvi a realizzare sempre più la vostra vocazione cristiana.

4. Se il vostro spirito sarà costantemente illuminato dalla fede, potrete meglio comprendere voi stessi ed aiutare i pellegrini e quanti incontrerete ad approfondire il mistero di Cristo e della sua Chiesa. Quanta gente viene a Roma "per vedere Pietro" e per rinvigorire la propria fede! Il recente Anno giubilare ha offerto una testimonianza particolarmente eloquente di questa affezione alla Sede Apostolica, chiamata a custodire la verità e l'unità della Chiesa e a confermare i battezzati nella loro fede nel Redentore.

Nel ripetervi il mio grato apprezzamento per la vostra collaborazione, vi esorto dunque a fare della vostra quotidiana attività l'occasione propizia per manifestare un amore sincero a Cristo, una dedizione generosa alla Chiesa, un legame particolare col Successore di Pietro. Crescete nella fede, per essere sempre più motivati nel vostro servizio. Sia per voi programma di vita il vostro motto: "Fides constamus avita".

Con questi sentimenti, mentre assicuro il mio costante ricordo nella preghiera, invoco la protezione di Maria, che voi venerate col titolo di Virgo Fidelis, e di cuore imparto a voi e ai vostri familiari una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL MEETING INTERNAZIONALE


DEGLI OSTETRICI E GINECOLOGI CATTOLICI


Lunedì, 18 giugno 2001


Signore e Signori,

1. Accolgo con calore la vostra visita in occasione del Congresso Internazionale degli Ostetrici e dei Ginecologi cattolici, durante il quale riflettete sul vostro futuro alla luce del diritto fondamentale alla formazione e alla pratica mediche secondo coscienza.

Attraverso di voi, saluto tutti gli operatori sanitari che, quali servitori e custodi della vita, testimoniano incessantemente in tutto il mondo la presenza della Chiesa di Cristo in questo ambito vitale, in particolare quando la vita umana viene minacciata dalla crescente cultura della morte. In particolare, ringrazio il Professor Gian Luigi Gigli per le cordiali parole che mi ha rivolto a vostro nome e il Professor Robert Valley, co-organizzatore del vostro incontro.

2. Gli ostetrici, i ginecologi e le infermiere ostetriche cristiani sono sempre chiamati a essere servitori e custodi della vita, perché "il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini in ogni epoca e cultura" (Evangelium vitae, EV 1). Tuttavia la vostra professione è divenuta ancora più importante e la vostra responsabilità ancor più grande "nel contesto culturale e sociale odierno, nel quale la scienza e l'arte medica rischiano di smarrire la loro nativa dimensione etica, essi possono essere talvolta fortemente tentati di trasformarsi in artefici di manipolazione e della vita o addirittura in operatori di morte" (Ibidem, n. 89).

Fino a poco tempo fa, l'etica medica in generale e la morale cattolica si trovavano raramente in disaccordo. Senza problemi di coscienza, in generale i medici cattolici potevano offrire ai pazienti tutto ciò che la scienza permetteva. Tuttavia ora le cose sono cambiate profondamente. La disponibilità di sostanze contraccettive e abortive, nuove minacce alla vita contenute nella legislazione di alcuni Paesi, alcune utilizzazioni della diagnosi prenatale, la diffusione delle tecniche di fertilizzazione in vitro, la conseguente produzione di embrioni per combattere la sterilità, ma anche la loro destinazione alla ricerca scientifica, l'uso di cellule staminali embrionali per lo sviluppo di tessuto per i trapianti allo scopo di guarire malattie degenerative e progetti di clonazione parziale o totale, già realizzati sugli animali: tutto ciò ha cambiato la situazione radicalmente.

Inoltre, il concepimento, la gravidanza e la nascita non vengono più intesi come modi per cooperare con il Creatore al compito meraviglioso di donare la vita a un nuovo essere umano.

244 Sono spesso considerati un fardello e persino una malattia dalla quale guarire, piuttosto che dono di Dio.

3. È inevitabile che anche gli ostetrici, i ginecologi e le infermiere cattolici vengano interessati da queste tensioni e da questi cambiamenti. Sono esposti a un'ideologia sociale che chiede loro di essere agenti di una concezione di "salute riproduttiva" basata su nuove tecnologie riproduttive.

Tuttavia, nonostante la pressione esercitata sulle loro coscienze, molti riconoscono ancora la propria responsabilità di medici specialisti di prendersi cura degli esseri umani più piccoli e più deboli e di difendere quanti non hanno alcun potere economico o sociale, né una voce da far udire.

Il conflitto fra pressione sociale ed esigenze della retta coscienza può portare a dover scegliere fra l'abbandonare la professione medica o il compromettere le proprie convinzioni. Di fronte a tale tensione, dobbiamo ricordare che c'è una via di mezzo che si apre ai sanitari cattolici che sono fedeli alla propria coscienza. È la via dell'obiezione di coscienza, che dovrebbe essere rispettata da tutti, i particolare dai legislatori.

4. Nello sforzarci di servire la vita, dobbiamo operare per garantire nella legislazione e nella pratica il diritto a una formazione e a una pratica professionali rispettose della coscienza.

È chiaro, come ho osservato nella mia Enciclica Evangelium vitae, che "i cristiani, come tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la Legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male" (n. 74). Laddove viene violato il diritto delle persone a ricevere una formazione medica e a praticare la medicina nel rispetto delle loro convinzioni morali, i cattolici devono operare coscienziosamente per porvi rimedio.

In particolare, le università e gli ospedali cattolici sono chiamati a seguire le direttive del Magistero della Chiesa in ogni aspetto della pratica ostetrica e ginecologica, inclusa la ricerca sugli embrioni. Dovrebbero anche offrire una rete di docenti qualificata e riconosciuta internazionalmente per aiutare i medici vittima di discriminazione o le cui convinzioni morali sono sottoposte a pressioni inaccettabili, a specializzarsi in ostetricia e ginecologia.

5. Spero con fervore che all'inizio di questo nuovo millennio, tutto il personale medico e sanitario cattolico, sia nella ricerca sia nella pratica, si impegni con tutto il cuore a servire la vita umana. Ho fiducia nel fatto che le Chiese locali presteranno la dovuta attenzione alla professione medica, promuovendo l'ideale di un servizio trasparente al grande miracolo della vita, sostenendo gli ostetrici, i ginecologi e gli operatori sanitari che rispettano il diritto alla vita, contribuendo ad unirli nel sostengo reciproco e nello scambio di idee e di esperienze.

Affidando voi e la vostra missione di custodi e servitori della vita alla protezione della Beata Vergine Maria, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti coloro che testimoniano il Vangelo della vita.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL SUPERIORE GENERALE


DEI FIGLI DELLA SACRA FAMIGLIA




Al Reverendissimo Padre Luis Picazo
Superiore Generale dei Figli della Sacra Famiglia

245 1. Nell'apprendere della celebrazione del centenario dell'Approvazione Pontificia di questo Istituto religioso, sono lieto di inviare un cordiale saluto a tutti i Figli della Sacra Famiglia che, avendo accolto il seme del loro Fondatore, il Beato José Manyanet y Vives, desiderano seguire oggi i suoi passi nella consacrazione religiosa e nella particolare missione di servire la Chiesa, soprattutto mediante la pastorale familiare.

Questa ricorrenza è un'occasione propizia per riaffermare quella ispirazione originaria di "fare una Nazareth in ogni famiglia", facendola fruttificare "in un momento storico come il presente, che sta registrando una crisi diffusa e radicale di questa fondamentale istituzione" (Novo Millennio ineunte
NM 47). Vi invito pertanto a essere promotori di un'azione coordinata e incisiva per portare a tutti i settori della società il messaggio evangelico che santifica la vita coniugale, dando coesione al nucleo familiare che accoglie la vita, assicura l'educazione e trasmette la fede. A tal fine potete contare su una tradizione più che centenaria, nella quale avete sviluppato una particolare sensibilità per percepire i problemi e portare in ogni focolare l'aiuto necessario, materiale e spirituale, di modo che realizzi il suo compito di essere cellula primaria della società e chiesa domestica.

2. Il centenario che ora celebrate suggerisce inoltre una considerazione particolare sullo stretto vincolo che deve presiedere la vostra azione apostolica con la dottrina e il Magistero della Chiesa. Conoscete bene l'importanza che il vostro Fondatore attribuiva al sostegno del nuovo Istituto da parte delle autorità ecclesiastiche e l'immensa gioia che lo pervase quando ottenne l'approvazione canonica di Papa Leone XIII, con il Decreto Attenta salutarium del 22 giugno 1901.

Questa preoccupazione del Beato Manyanet è propria di un figlio fedele alla Chiesa. È però anche il frutto di una profonda spiritualità forgiata nella contemplazione del mistero della famiglia di Nazareth, dove la coesione e la fedeltà vanno ben al di là delle esigenze istituzionali, per divenire un limpido riflesso della comunione trinitaria. Pertanto, nel proporre la Sacra Famiglia come ideale di vita cristiana, si deve al contempo adottare ogni mezzo affinché nella grande famiglia di Dio che è la Chiesa, regnino la più completa armonia e comunione. Possedete quindi nel vostro carisma una radice specifica e una ragione ulteriore per essere fedeli all'esigenza di una "adesione di mente e di cuore" al Magistero, il che deve caratterizzare il sentire e l'agire di tutti i consacrati (cfr Vita consecrata VC 46).

3. Nel celebrare solennemente il momento in cui il vostro Fondatore, pervaso di amore per la Chiesa e di adesione ai Suoi Pastori, vide riconosciuto dal Santo Padre il suo progetto di vita consacrata, vi esorto a seguire i suoi passi e a rinnovare la vostra fedeltà al carisma ricevuto. In tal mondo continuerete la sua opera, arricchendo ogni giorno il grande patrimonio spirituale che vi ha trasmesso, per offrirlo come un inestimabile servizio all'uomo di oggi.

Mentre chiedo alla Sacra Famiglia di Nazareth di rendere fecondi i vostri sforzi apostolici e di farvi partecipi di quella singolare esperienza spirituale vissuta intensamente nel focolare di Gesù, Maria e Giuseppe, vi imparto di cuore l'implorata Benedizione Apostolica, che estendo a quanti collaborano con voi nella missione di fare di ogni famiglia, come diceva il Beato Manyanet, "una Santa Famiglia".

Dal Vaticano 16 giugno 2001

GIOVANNI PAOLO II



CERIMONIA DI BENVENUTO NELL' AEROPORTO INTERNAZIONALE BORYSPIL

Sabato, 23 giugno 2001



Signor Presidente
Illustri Autorità civili e Membri del Corpo diplomatico,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
246 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Ho lungamente atteso questa visita ed ho intensamente pregato perché essa potesse realizzarsi. Finalmente, con intima commozione e gioia, ho potuto baciare questa amata terra di Ucraina. Ringrazio Dio per il dono che oggi mi è concesso.

La storia ha conservato i nomi di due Pontefici romani che, nel lontano passato, giunsero fino a questi luoghi: san Clemente I alla fine del primo secolo e san Martino I a metà del settimo. Essi furono deportati in Crimea, ove morirono martiri. L'attuale loro successore giunge invece fra voi in un contesto di festosa accoglienza, desideroso di farsi pellegrino ai celebri templi di Kyiv, culla della cultura cristiana di tutto l'Oriente europeo.

Vengo tra voi, cari cittadini dell'Ucraina, come amico della vostra nobile Nazione. Vengo come fratello nella fede ad abbracciare tanti cristiani che in mezzo alle tribolazioni più dure hanno perseverato nell'adesione fedele a Cristo.

Vengo spinto dall'amore, per esprimere a tutti i figli di questa Terra, agli Ucraini di ogni appartenenza culturale e religiosa, la mia stima e la mia amicizia cordiale.

2. Ti saluto, Ucraina, testimone coraggiosa e tenace di adesione ai valori della fede. Quanto hai sofferto per rivendicare, in momenti difficili, la libertà di professarla!

Mi tornano alla mente le parole dell'apostolo sant'Andrea, il quale secondo la tradizione disse di vedere rifulgere sui colli di Kyiv la gloria di Dio. E' ciò che avvenne, secoli dopo, con il battesimo del principe Vladimiro e del suo popolo.

Ma la visione che ebbe l'Apostolo non riguarda soltanto il vostro passato; essa si proietta anche sul futuro del Paese. Con gli occhi del cuore mi pare, infatti, di vedere diffondersi su questa vostra Terra benedetta una nuova luce: quella che si sprigionerà dalla rinnovata conferma della scelta fatta nel lontano 988, quando Cristo fu qui accolto come "Via, Verità e Vita" (cfr
Jn 14,6).

3. Se oggi ho la gioia di essere qui tra voi, lo debbo all'invito fattomi sia da Lei, Signor Presidente Leonid Kuchma, che da voi tutti, venerati Fratelli nell'Episcopato delle due tradizioni, orientale e occidentale. Vi sono vivamente grato per questo gesto gentile, che mi ha consentito di calcare per la prima volta come successore dell'apostolo Pietro il suolo di questo Paese.

La mia riconoscenza va innanzitutto a Lei, Signor Presidente, per la calorosa accoglienza e per le cortesi parole che mi ha appena rivolto a nome anche di tutti i suoi compatrioti. In Lei, vorrei salutare l'intera popolazione ucraina, felicitandomi per l'indipendenza riconquistata e ringraziando Dio perché ciò è avvenuto senza spargimento di sangue. Un augurio mi sale dal cuore: possa la Nazione ucraina proseguire in questo suo cammino di pace grazie al concorde contributo dei vari gruppi etnici, culturali e religiosi! Senza la pace non è possibile una prosperità condivisa e duratura.

4. Il mio ringraziamento si volge ora a voi, venerati Fratelli Vescovi della Chiesa Greco-cattolica e della Chiesa Cattolica Romana. Ho custodito nel cuore i vostri ripetuti inviti a visitare l'Ucraina e sono ora lieto di potervi finalmente corrispondere. Penso con gioia anticipata alle varie occasioni che avremo nei prossimi giorni di ritrovarci uniti nella preghiera a Cristo, nostro Signore. Ai vostri fedeli va fin d'ora il mio saluto affettuoso.

247 Quale carico immane di sofferenze avete dovuto sopportare negli anni trascorsi! Ma ora state reagendo con entusiasmo e vi riorganizzate cercando luce e conforto nel vostro glorioso passato. Il vostro intendimento è di proseguire con coraggio nell'impegno di diffondere il Vangelo, luce di verità e di amore per ogni essere umano. Coraggio! E' un proposito che vi onora, e certo il Signore non vi lascerà mancare la grazia per portarlo a compimento.

5. Pellegrino di pace e di fraternità, confido di essere accolto con amicizia anche da quanti, pur non appartenendo alla Chiesa cattolica, hanno il cuore aperto al dialogo e alla cooperazione. Desidero rassicurarli che non sono venuto qui con intenti di proselitismo, ma per testimoniare Cristo insieme con tutti i cristiani di ogni Chiesa e Comunità ecclesiale e per invitare tutti i figli e le figlie di questa nobile Terra a volgere lo sguardo verso Colui che ha donato la sua vita per la salvezza del mondo.

Con questo spirito saluto cordialmente anzitutto i carissimi Fratelli nell'episcopato, i monaci, i sacerdoti e i fedeli ortodossi, che costituiscono la maggioranza dei cittadini del Paese. Ricordo con piacere che i rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Kyiv nel corso della storia hanno conosciuto periodi luminosi: guardando ad essi, ci sentiamo incoraggiati a sperare in un futuro di sempre maggiore intesa nel cammino verso la comunione piena.

Vi sono stati, purtroppo, anche periodi tristi, nei quali l'icona dell'amore di Cristo è stata offuscata: prostrati davanti al comune Signore, riconosciamo le nostre colpe. Mentre chiediamo perdono per gli errori commessi nel passato antico e recente, assicuriamo a nostra volta il perdono per i torti subiti. L'auspicio più vivo che sale dal cuore è che gli errori di un tempo non abbiano a ripetersi per l'avvenire. Siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo, e ad esserlo insieme. Il ricordo del passato non freni oggi il cammino verso una reciproca conoscenza, che favorisca la fraternità e la collaborazione.

Il mondo sta cambiando rapidamente: ciò che ieri era impensabile, oggi appare a portata di mano. Cristo ci esorta tutti a ravvivare nel cuore il sentimento dell'amore fraterno. Facendo leva sull'amore si può, con l'aiuto di Dio, trasformare il mondo.

6. Il mio saluto si estende, infine, a tutti gli altri cittadini dell'Ucraina. Pur nella diversità delle appartenenze religiose e culturali, carissimi Ucraini, vi è un elemento che tutti vi accomuna: è la condivisione delle stesse vicende storiche, delle speranze e delle delusioni che esse hanno portato con sé.

Nel corso dei secoli il Popolo ucraino ha conosciuto prove durissime e logoranti. Come non ricordare, restando nell'ambito del secolo appena concluso, il flagello delle due guerre mondiali, le ripetute carestie, le disastrose calamità naturali, eventi tristissimi che hanno lasciato dietro di sé milioni di morti? In particolare, sotto l'oppressione di regimi totalitari quali il comunista e il nazista, il popolo ha rischiato di perdere la propria identità nazionale, culturale e religiosa, ha visto decimare la sua élite intellettuale, custode del patrimonio civile e religioso della Nazione. Da ultimo, si è avuta l'esplosione radioattiva di Chernobyl, con le sue drammatiche e impietose conseguenze per l'ambiente e la vita di tanti esseri umani. Ma è stato proprio allora che più decisamente è iniziata la ripresa. Quell'evento apocalittico, che ha determinato il vostro Paese a rinunciare alle armi nucleari, ha anche spinto i cittadini ad un energico risveglio, muovendoli ad imboccare la strada di un coraggioso rinnovamento.

E' difficile spiegare con dinamiche semplicemente umane i cambiamenti epocali dei due ultimi decenni. Ma qualunque sia l'interpretazione che si vuole darne, è certo che da queste esperienze è scaturita una nuova speranza. E' importante non deludere le attese che ora pulsano nel cuore di tanti, soprattutto tra i giovani. Con l'apporto di tutti è ora urgente promuovere nelle città e nei villaggi dell'Ucraina la fioritura di un nuovo, autentico umanesimo. E' il sogno che il vostro grande poeta Taras Shevchenko ha espresso in un testo famoso: "... i nemici più non saranno, ma ci sarà il figlio, ci sarà la madre, ci sarà la gente sulla terra!".

7. Vi abbraccio tutti, carissimi Ucraini, da Donezk a Leopoli, da Kharkiv ad Odessa e a Simferopol! Nella parola Ucraina c'è il richiamo alla grandezza della vostra Patria che, con la sua storia, testimonia la sua singolare vocazione di confine e di porta tra l'Oriente e l'Occidente. Nel corso dei secoli questo Paese è stato crocevia privilegiato di culture diverse, punto di incontro tra le ricchezze spirituali dell'Oriente e dell'Occidente.

C'è nell'Ucraina un'evidente vocazione europea, sottolineata anche dalle radici cristiane della vostra cultura. Il mio augurio è che queste radici possano rinsaldare la vostra unità nazionale, assicurando alle riforme che state attuando la linfa vitale di valori autentici e condivisi. Possa questa Terra continuare a svolgere la sua nobile missione, con la fierezza espressa dal poeta poc'anzi citato quando scriveva: "Non vi è nel mondo un'altra Ucraina, non v'è un altro Dniepr". Popolo che abiti questa Terra, non dimenticarlo!

Con l'animo colmo di questi pensieri, compio i primi passi di una visita ardentemente desiderata ed oggi felicemente iniziata. Iddio vi benedica, carissimi abitanti dell'Ucraina, e protegga sempre la vostra amata Patria!

VISITA ALLA CHIESA GRECO-CATTOLICA DI SAN NICOLA

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA MADONNA DI ZARVANIZA


248
Sabato, 23 giugno 2001




O Beata Vergine Maria, Madonna di Zarvaniza,

ti rendo grazie per il dono di trovarmi nella Rus' di Kyiv,

da cui la luce del Vangelo si è diffusa per l'intera regione.



Di fronte alla tua icona miracolosa,

custodita in questa chiesa di San Nicola,

a Te, Madre di Dio e Madre della Chiesa,

affido il mio viaggio apostolico in Ucraina.



Santa Madre di Dio,

stendi il tuo manto materno su tutti i cristiani

e su tutti gli uomini e le donne di buona volontà,

249 che vivono in questa grande Nazione.



Guidali verso il tuo Figlio Gesù,

che è per tutti via, verità e vita.

INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA POLITICA,

DELLA CULTURA, DELLA SCIENZA E DELL'INDUSTRIA

Palazzo Presidenziale “Mariyinskyi”, Kyiv

Sabato, 23 giugno 2001



Signor Presidente,
Onorevoli Rappresentanti del Governo e del Parlamento,
Distinte Autorità,
Gentili Signore, Illustri Signori!

1. A tutti e a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale. Ho accolto con viva gioia il Suo invito, Signor Presidente, a visitare questo nobile Paese, culla di civiltà cristiana e patria di pacifica convivenza fra diverse nazionalità e religioni. Sono lieto di trovarmi ora in Terra ucraina. Considero un grande onore il poter finalmente incontrare gli abitanti di una Nazione che, in questi difficili anni di transizione, ha saputo assicurare in modo efficace condizioni di pace e di tranquillità ai suoi abitanti. La ringrazio di cuore per l'accoglienza e per le cortesi parole di benvenuto.

Saluto, inoltre, con profonda stima i deputati e i membri del Governo, le Autorità di ogni ordine e grado, i Rappresentanti del popolo, il Corpo Diplomatico, gli esponenti della cultura, della scienza e di tutte le forze vive che contribuiscono al benessere della Nazione. Abbraccio con sentimenti di sincera amicizia il Popolo ucraino, in grande maggioranza cristiano, come dimostrano la cultura, i costumi popolari, le numerose chiese che ne adornano il paesaggio, nonché le innumerevoli opere d'arte distribuite in tutto il territorio. Saluto una Terra che ha conosciuto la sofferenza e l'oppressione, mantenendo un attaccamento alla libertà che nessuno mai è riuscito a piegare.

250 2. Sono venuto tra voi come pellegrino di pace, spinto unicamente dal desiderio di testimoniare che Cristo è "Via, Verità e Vita" (Jn 14,6). Sono venuto per rendere omaggio ai Sacrari della vostra storia e per unirmi con voi nell'invocare la protezione divina sul vostro futuro.

Saluto con gioia Te, meravigliosa città di Kyiv, che ti estendi sul medio corso del fiume Dniepr, culla degli antichi Slavi e della cultura ucraina, profondamente permeata di fermenti cristiani. Sul suolo della tua Terra, crocevia tra l'Occidente e l'Oriente dell'Europa, si sono incontrate le due grandi tradizioni cristiane, quella bizantina e quella latina, trovando entrambe favorevole accoglienza. Non sono mancate tra loro, nel corso dei secoli, tensioni che hanno portato a contrasti nocivi per entrambe. Oggi, però, si fa strada la disponibilità al perdono reciproco. Occorre superare barriere e diffidenze per edificare insieme un Paese armonioso e pacifico, attingendo, come in passato, alle fonti limpide della comune fede cristiana.

3. Sì! E' il Cristianesimo che ha ispirato, carissimi Ucraini, i vostri maggiori uomini di cultura e di arte, ed ha irrorato con abbondanza le radici morali, spirituali e sociali del vostro Paese. Mi piace qui ricordare quanto scriveva un vostro connazionale, il filosofo Hryhorij Skovoroda: «Tutto passa, ma è l'amore che, alla fine di tutto, rimane. Tutto passa, eccetto Dio e l'amore». Solamente una persona profondamente permeata di spirito cristiano poteva avere simile intuizione. Nelle sue parole si riconosce l'eco della prima Lettera di Giovanni: «Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (4, 16).

In tutta l'Europa la parola evangelica ha messo profonde radici suscitando, nel corso dei secoli, frutti meravigliosi di civiltà, di cultura, di santità. Le scelte dei popoli del Continente, purtroppo, non sono sempre state coerenti con i valori delle rispettive tradizioni cristiane e la storia ha dovuto così registrare vicende tristissime di soprusi, di devastazioni, di lutti.

Gli anziani del vostro popolo ricordano con nostalgia il tempo in cui l'Ucraina fu indipendente. A quel periodo, piuttosto breve, seguirono gli anni terribili della dittatura sovietica e la durissima carestia degli inizi degli anni trenta, quando il vostro Paese, «granaio d'Europa», non riuscì più a sfamare i propri figli, che morirono a milioni. E come dimenticare le schiere di vostri concittadini periti durante la guerra del 1941-1945 contro l'invasione nazista? Purtroppo la liberazione dal nazismo non segnò la liberazione anche dal regime comunista, che continuò a calpestare i più elementari diritti umani, deportando cittadini inermi, incarcerando i dissidenti, perseguitando i credenti, tentando persino di cancellare l'idea stessa di libertà e di indipendenza nella coscienza del Popolo. Fortunatamente, la grande svolta del 1989 ha finalmente permesso all'Ucraina di riacquistare la libertà e la piena sovranità.

4. Il vostro popolo ha raggiunto quell'agognato traguardo in modo pacifico e incruento ed è ora impegnato con tenacia in un'opera di coraggiosa ricostruzione sociale e spirituale. La comunità internazionale non può che apprezzare i successi ottenuti nel consolidare la pace e nel risolvere le tensioni regionali tenendo conto delle specificità locali.

Io stesso vi incoraggio a perseverare nello sforzo necessario per superare le residue difficoltà, assicurando il pieno rispetto dei diritti delle minoranze nazionali e religiose. Una politica di saggia tolleranza non mancherà di attirare considerazione e simpatia al popolo ucraino, assicurandogli un posto particolare nella famiglia dei popoli europei.

Come Pastore della Chiesa Cattolica, rilevo con sincero apprezzamento il fatto che nel preambolo della Costituzione dell'Ucraina è ricordata ai cittadini "la responsabilità davanti a Dio". Sicuramente si poneva in quest'ottica il vostro Hryhorij Skovoroda, quando invitava i suoi contemporanei a proporsi sempre come impegno primario di "comprendere l'uomo", cercando per lui le strade adatte a farlo uscire definitivamente dai vicoli ciechi dell'intransigenza e dell'odio.

I valori del Vangelo, che fanno parte della vostra identità nazionale, vi aiuteranno ad edificare una società aperta e solidale, nella quale ciascuno possa offrire il proprio specifico apporto al bene comune, traendone al tempo stesso il conveniente sostegno per sviluppare al meglio le proprie doti.

E' un appello che rivolgo soprattutto ai giovani perché, proseguendo sulle orme di chi ha dato la vita per alti ideali umani, civili e religiosi, sappiano conservare inalterato questo patrimonio di civiltà.

5. "Non permettere ai forti di rovinare l'uomo", così scriveva Volodymyr Monomach (+ 1125) nel suo Insegnamento ai figli. Sono parole che conservano anche oggi tutta la loro validità.

251 Nel XX secolo i regimi totalitari hanno distrutto intere generazioni, perché hanno minato tre pilastri di ogni civiltà autenticamente umana: il riconoscimento dell'autorità divina, dalla quale scaturiscono gli irrinunciabili orientamenti morali della vita (cfr Ex 20,1 Ex 20,18); il rispetto per la dignità della persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26-27), il dovere di esercitare il potere a servizio di ogni membro della società senza eccezioni, cominciando dai più deboli e indifesi.

L'aver rinnegato Dio non ha reso più libero l'uomo. Lo ha piuttosto esposto a varie forme di schiavitù, abbassando la vocazione del potere politico al livello di una forza brutale ed oppressiva.

6. Uomini della politica! Non dimenticate questa severa lezione della storia. Il vostro compito è servire il popolo, assicurando pace e uguaglianza di diritti a tutti. Resistete alla tentazione di profittare del potere per interessi personali o di gruppo. Abbiate sempre a cuore la sorte dei poveri e operate in ogni legittimo modo perché sia garantito a ciascuno l'accesso al giusto benessere.

Uomini della cultura! Avete una grande storia alle spalle. Penso, in particolare, all'Arcivescovo ortodosso di Kyiv, il Metropolita Petro Mohyla, fondatore nel 1632 di quell'Accademia di Kyiv che resta nel ricordo come faro di cultura umanistica e cristiana. Spetta a voi l'esercizio di un'intelligenza critica e creativa in tutti gli ambiti del sapere, coniugando il patrimonio culturale del passato con le istanze della modernità, in modo da contribuire all'autentico progresso umano, nel segno della civiltà dell'amore. In questo contesto, auspico vivamente che l'insegnamento delle scienze ecclesiastiche possa ricevere il riconoscimento che gli spetta, anche da parte dell'autorità civile.

E in particolare per voi, Uomini dediti alla ricerca scientifica, valga come monito perenne la tremenda catastrofe sociale, economica ed ecologica di Chernobyl! Le potenzialità della tecnica vanno coniugate con gli immutabili valori etici, perché sia assicurato il rispetto dovuto all'uomo e alla sua inalienabile dignità.

Imprenditori e operatori economici della nuova Ucraina! Il futuro della Nazione dipende anche da voi. Il vostro apporto coraggioso, ispirato sempre ai valori della competenza e dell'onestà, gioverà a rilanciare l'economia nazionale, così da ridare fiducia a quanti sono tentati di lasciare il Paese per cercare altrove un posto di lavoro. Abbiate sempre presente, nel vostro operare, il bene comune ed i giusti diritti di tutti. Guardate alla persona e non al profitto, come fine di ogni economia che rispetti l'umana dignità. Operate sempre nella legalità, che è garanzia di giustizia.

7. Distinte Autorità, gentili Signore e Signori! L'umanità è entrata nel terzo millennio e nuovi scenari si delineano all'orizzonte. E' in atto un processo globale di sviluppo, segnato da rapidi e radicali mutamenti. Ciascuno è chiamato a dare il proprio contributo con coraggio e fiducia. La Chiesa Cattolica è al fianco di ogni persona di buona volontà per sostenerne gli sforzi a servizio del bene.

Quanto a me, continuerò a seguirvi con la preghiera, perché Iddio protegga voi, le vostre famiglie, i vostri progetti e le attese dell'intero Popolo ucraino, sul quale invoco l'abbondanza delle benedizioni dell'Onnipotente.

GP2 Discorsi 2001 241