GP2 Discorsi 2001 251


INCONTROE PRANZO CON I MEMBRI

DELL'EPISCOPATO CATTOLICO UCRAINO

Nunziatura Apostolica, Kyiv

Domenica, 24 giugno 2001


Venerati Fratelli nell'Episcopato!

252 1. Vi saluto e abbraccio tutti nel Signore! E' per me motivo di grande gioia incontrarvi nella vostra amata Terra, ascoltarvi e riflettere con voi sul cammino di comunione e sul promettente sforzo di evangelizzazione in corso nelle vostre Comunità ecclesiali. Da dieci anni, da quando cioè il vostro Paese ha riacquistato l'indipendenza dopo la fine della dittatura comunista, esse hanno ripreso a organizzarsi per una più efficace azione pastorale e guardano con speranza verso il futuro. Per loro chiedo una rinnovata effusione di grazie da parte di Colui che - secondo un'efficace espressione del Servo di Dio Papa Paolo VI - è "animatore e santificatore della Chiesa, suo respiro divino, il vento delle sue vele, suo principio unificatore, sua sorgente interiore di luce e di forza, suo sostegno e suo consolatore, sua sorgente di carismi e di canti, sua pace e suo gaudio, suo pegno e preludio di vita beata ed eterna" (Paolo VI, Insegnamenti X [1972], PP 1210-1211).

2. La gioia dell'odierno incontro si farà più intensa nei prossimi giorni, quando prenderemo parte insieme alla solenne beatificazione di alcuni vostri Confratelli, che hanno esercitato il ministero episcopale in condizioni di estrema precarietà. Renderemo loro l'omaggio della nostra gratitudine per aver conservato intatto con il loro sacrificio il patrimonio della fede cristiana tra i fedeli delle loro Chiese. Elevandoli agli onori degli altari, vorrei estendere la nostra grata memoria ad altri Pastori che, essi pure, hanno pagato a caro prezzo la fedeltà a Cristo e la decisione di restare uniti al Successore di Pietro.

Come non ricordare, tra questi, il Servo di Dio, Metropolita Andrey Sheptytskyj? Il mio venerato predecessore, il Papa Pio XII, ebbe a dire che la sua nobile vita fu stroncata "non tanto dalla sua tarda età, quanto dalle sofferenze del suo animo di Pastore, percosso insieme al suo gregge" (AAS XLIV [1955], p. 877). Insieme a lui, ricordo il Cardinale Yosyf Slipyj, primo Rettore dell'Accademia teologica Greco-cattolica di Leopoli, felicemente riaperta di recente. Questo eroico confessore della fede ha conosciuto il rigore della prigionia per ben 18 anni.

Ci sono ancora tra noi sacerdoti e Vescovi che hanno sperimentato il carcere e la persecuzione. Mentre vi abbraccio commosso, carissimi Fratelli, rendo lode a Dio per la vostra fedele testimonianza. Essa mi incoraggia a svolgere con sempre più coraggiosa dedizione il mio servizio alla Chiesa universale. Faccio mie le parole che voi siete soliti ripetere nella liturgia di san Giovanni Crisostomo: "Diamo noi stessi, l'un l'altro, e la nostra intera esistenza a Cristo, nostro Dio". Questa è la lezione dei martiri e dei confessori della fede. Questa lezione dobbiamo apprendere e vivere anche noi, Pastori del gregge che Iddio ci ha affidato.

3. E' vero, conservare e tramandare il patrimonio della fede è impegno di tutta la Chiesa. Spetta però ai Pastori il gravoso compito di essere guide sicure, maestri illuminati e testimoni esemplari per il popolo cristiano. A questa nostra specifica responsabilità fa riferimento il tema che il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina affronterà quest'anno: "La persona e la responsabilità del Vescovo". Permettetemi, al riguardo, di offrirvi con spirito di fraterno servizio qualche personale riflessione nel corso di quest'incontro, che vi vede riuniti insieme, Vescovi orientali e latini.

Vorrei anzitutto insieme con voi, primi responsabili delle vostre Chiese, rendere grazie a Dio per la testimonianza che danno i cattolici in questa Terra, dove la Chiesa presenta la sua realtà divina ed umana, impreziosita dal genio della cultura ucraina. Qui la Chiesa respira con i due polmoni della tradizione orientale e di quella occidentale. Qui si incontrano in fraterno dialogo quanti attingono alle fonti della spiritualità bizantina e quelli che si alimentano alla spiritualità latina. Qui il senso profondo del mistero che domina la santa liturgia delle Chiese di Oriente e la mistica essenzialità del rito latino si confrontano e si arricchiscono reciprocamente.

Vivere l'appartenenza all'unica Chiesa, rispettando le diverse tradizioni rituali, vi offre la grande opportunità di rendere operante un significativo "laboratorio ecclesiale" nel quale costruire l'unità nella diversità. E' questa la strada più adatta per rispondere alle numerose e complesse sfide pastorali del momento presente. A questa ricerca invito ad offrire il proprio contributo, in stretta e fattiva cooperazione, sia voi, componenti del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina, che voi, Vescovi della Conferenza Episcopale Ucraina. Annunciate con cuore unanime il Vangelo di Cristo, superando ogni tentazione di divisione e di contrasto. L'unica "competizione" tra voi, cari Fratelli nell'Episcopato, sia gareggiare nello stimarvi a vicenda (cfr
Rm 12,10) e nel tendere alla santità.

Curate la comunione tra voi e con i presbiteri in un clima di affetto, di attenzione e di dialogo rispettoso e fraterno. Dalla qualità di questi rapporti dipende in gran parte l'efficacia dell'opera di evangelizzazione.

4. In questi dieci anni, le vostre Chiese hanno conosciuto una straordinaria fioritura di vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Ciò pone l'esigenza di una particolare cura per la formazione spirituale, intellettuale e pastorale di quanti sono chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata. Occorre garantire, in primo luogo, ai futuri presbiteri una profonda spiritualità, una rigorosa preparazione filosofico-teologica ed una solida abilitazione alla vita pastorale, ancorata ai valori perenni della tradizione cattolica, ma attenta ai segni dei tempi. Condizione necessaria per il raggiungimento di tali obiettivi è la presenza, nei Seminari e negli Istituti di formazione, di valenti educatori e di docenti specializzati, che assicurino un solido impianto intellettuale e spirituale nei sacerdoti di domani. Analoga cura va posta nella formazione dei membri degli Istituti di vita consacrata, in particolare di quelli femminili.

Altro fondamentale obiettivo che attende le vostre Chiese è una capillare, competente e aggiornata catechesi rivolta agli adulti e alle nuove generazioni. A tale proposito, sarà di grande aiuto il Catechismo della Chiesa Cattolica, che costituisce un provvidenziale strumento per la presentazione organica e sistematica della fede cattolica ai vicini ed ai lontani. Occorre tuttavia ricordare che l'istruzione catechistica rappresenta soltanto uno degli elementi del più vasto itinerario di iniziazione cristiana, che prevede, accanto all'annuncio delle verità di fede, l'educazione alla preghiera personale e liturgica, l'esperienza della comunione fraterna e la formazione al servizio ecclesiale. Soltanto una formazione cristiana integrale può portare al raggiungimento del fine specifico della catechesi, che "rimane quello di sviluppare, con l'aiuto di Dio, una fede ancora germinale, di promuovere in pienezza e di nutrire quotidianamente la vita cristiana dei fedeli di tutte le età", perché il discepolo del Signore possa imparare "a pensare come Lui, a giudicare come Lui, ad agire in conformità con i suoi comandamenti, a sperare secondo il suo invito" (Esort. ap. Catechesi tradendae, 20).

5. In questi ultimi anni, caratterizzati anche in Ucraina da rapide e profonde mutazioni sociali, la famiglia sta vivendo una forte crisi, come dimostrano i numerosi divorzi e la diffusa pratica dell'aborto. Sia, pertanto, la famiglia una delle vostre priorità pastorali. In particolare, preoccupatevi di educare le famiglie cristiane ad una forte esperienza di Dio e alla piena consapevolezza del progetto del Creatore sul matrimonio perché, rinnovando il tessuto spirituale della loro convivenza, possano contribuire ad accrescere la qualità dell'intera società civile.

253 All'evangelizzazione della famiglia è legata la pastorale giovanile. I modelli di vita edonistici e materialistici presentati da molti mass-media, la crisi di valori che investe la famiglia, l'illusione di una vita facile che esclude il sacrificio, i problemi della disoccupazione e l'insicurezza del domani spesso generano nei giovani un grande disorientamento, rendendoli disponibili a proposte di vita effimere e senza valori o a preoccupanti forme di evasione. E' necessario investire energie e mezzi nella loro formazione umana e cristiana.

Nella prospettiva di un'efficace opera di formazione delle nuove generazioni, ho appreso con piacere che è vostra intenzione creare un "Istituto di Scienze Sociali", nel quale sia offerta un'approfondita conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. L'iniziativa appare quanto mai opportuna. Volentieri, pertanto, la incoraggio e la benedico.

5. Venerati Fratelli, si apre davanti a voi un periodo importante dal quale dipenderà la "qualità" della presenza della Chiesa in terra Ucraina nel prossimo millennio. Durante la persecuzione comunista la Chiesa greco-cattolica e quella latino-cattolica hanno tenuto rapporti esemplari, che hanno costituito la salda premessa della successiva fioritura ecclesiale. Facendo tesoro di tale esperienza, oggi occorre collaborare di più e meglio per adempiere all'esigente compito della nuova evangelizzazione. Le vostre Chiese, come già avviene felicemente in diverse situazioni pastorali, sappiano trovare forme articolate di intesa e di reciproco aiuto nel campo della catechesi, dei centri d'istruzione cattolica, della presenza nei mass-media, come pure nel vasto e complesso campo della promozione umana. Ovunque i cattolici si presentino concordi, pronti al dialogo e al servizio reciproco.

Il Sinodo della Chiesa Greco-cattolica Ucraina abbraccia molti fedeli in diaspora e questo presenta nuove sfide pastorali. Per affrontarle occorre, ancora una volta, essere uniti. Un'unità operante in primo luogo tra i Vescovi e i sacerdoti, alla luce dell'insegnamento del Concilio Vaticano II che invita i Vescovi a considerare i sacerdoti come "fratelli e amici" (Presbyterorum ordinis
PO 7). Tale unità dovrà coinvolgere poi le persone di vita consacrata ed i laici impegnati, per il bene spirituale dell'intero Corpo mistico di Cristo.

6. Questa forte esperienza di comunione all'interno della Chiesa cattolica stimolerà di certo forme adeguate di fraterna collaborazione con i fratelli Ortodossi, per rispondere insieme alla ricerca di verità e di gioia dell'uomo contemporaneo, che soltanto Gesù Cristo può soddisfare pienamente. Il dialogo ecumenico non può pertanto non costituire per i credenti e le Chiese in Ucraina un'ineludibile priorità. La divisione dei cristiani in differenti confessioni rappresenta una delle più grandi sfide dei nostri giorni. Lungo è il cammino che dobbiamo percorrere per giungere alla piena riconciliazione e alla comunione anche visibile tra i discepoli di Cristo, ma l'esperienza del passato aiuta a guardare al futuro con fiducia.

La sete di unità si è fatta più intensa dopo il Concilio Vaticano II ed oggi cresce in tutti i cristiani la consapevolezza della necessità d'una coraggiosa intesa e d'una più stretta collaborazione. Io, Successore di Pietro, vi incoraggio oggi e vi esorto, carissimi Fratelli nell'Episcopato, a proseguire su questa strada ed assicuro il sostegno della Sede Apostolica ai vostri sforzi generosi. Il Papa è con voi nel vostro quotidiano impegno a servizio dei fedeli e vi accompagna con la sua preghiera. Con questi sentimenti nel cuore, affido le vostre persone, le vostre Chiese, i progetti e le speranze del Popolo di Dio che è in Ucraina alla celeste Madre di Dio e di cuore vi benedico.



INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEL CONSIGLIO PANUCRAINO

DELLE CHIESE E DELLE ORGANIZZAZIONI RELIGIOSE

Filarmonica Nazionale, Kyiv

Domenica, 24 giugno 2001



Illustri Rappresentanti del Consiglio Panucraino
delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose!

1. Sono vivamente grato a coloro che hanno reso possibile l'odierno incontro, nel quale mi è data l'opportunità di conoscere più da vicino, nel corso di questa mia Visita, ciascuno di voi, rappresentanti delle diverse Chiese e Organizzazioni Religiose presenti in Ucraina. Rivolgo a tutti il mio cordiale e deferente saluto. Vi esprimo di cuore il mio apprezzamento per il servizio che il vostro Consiglio Panucraino rende alla salvaguardia e alla promozione dei valori spirituali e religiosi, indispensabili per l'edificazione di una società autenticamente libera e democratica. Il vostro benemerito Organismo contribuisce non poco a creare le condizioni per una sempre maggiore intesa tra gli appartenenti alle diverse Chiese e Organizzazioni religiose, nel rispetto reciproco e nella costante ricerca d'un dialogo sincero e proficuo. Né posso poi non menzionare il vostro lodevole sforzo a favore della pace fra gli uomini e i popoli.

254 2. La vostra esistenza e il vostro quotidiano lavoro testimoniano in maniera concreta quanto il fattore religioso sia parte essenziale dell'identità personale di ogni uomo, a qualsiasi razza, popolo o cultura appartenga. La religione, quando è praticata con cuore umile e sincero, reca un apporto specifico e insostituibile alla promozione di una società giusta e fraterna.

Come potrebbe uno Stato che intenda essere realmente democratico prescindere dal rispetto pieno della libertà religiosa dei cittadini? Non vi è democrazia vera là dove viene calpestata una delle libertà fondamentali della persona. Anche l'Ucraina ha sperimentato, nel lungo e doloroso periodo delle dittature, i devastanti effetti dell'oppressione atea che mortifica l'uomo e l'assoggetta ad un regime di schiavitù. E' dinanzi a voi ora l'urgente sfida della ricostruzione sociale e morale della Nazione. Con la vostra attività voi siete chiamati a recare un essenziale contributo a quest'opera di rinnovamento sociale, dimostrando che solo in un clima di rispetto della libertà religiosa si è in grado di costruire una società a dimensione pienamente umana.

3. Saluto in primo luogo voi, cari Fratelli uniti dalla comune fede nel Cristo morto e risorto. La violenta persecuzione comunista non è riuscita ad estirpare dall'animo del popolo ucraino l'anelito verso Cristo e il suo Vangelo, perché questa fede faceva parte della sua storia e della sua stessa vita. In effetti, quando si parla di libertà religiosa in questa vostra Terra, il pensiero corre spontaneamente ai gloriosi inizi del cristianesimo, che da oltre mille anni ne segna l'identità culturale e sociale. Fu con il Battesimo del principe Vladimiro e del popolo della Rus', nell'anno 988, che prese avvio sulle rive del Dniepr la presenza della fede e della vita cristiana. Da qui, poi, il Vangelo raggiunse i diversi popoli posti nella parte orientale del continente europeo. L'ho voluto ricordare nella Lettera apostolica Euntes in mundum, in occasione del millennio del Battesimo della Rus' di Kyiv, sottolineando come da tale evento si sia avviata una vasta irradiazione missionaria: "verso Occidente fino ai monti Carpazi, dalle sponde meridionali del Dniepr sino a Novgorod e dalle rive settentrionali del Volga... fino alle sponde dell'Oceano Pacifico ed oltre" (n. 4; cfr anche il Messaggio Magnum Baptismi donum, n. 1).

In un'epoca in cui ancora c'era la piena comunione tra Roma e Costantinopoli, san Vladimiro, preceduto dall'esempio della Principessa Olga, si prodigò per la salvaguardia dell'identità spirituale del popolo, favorendo allo stesso tempo l'inserimento della Rus' nell'insieme delle altre Chiese. Il processo di inculturazione della fede, che ha segnato la storia di questi popoli fino ad oggi, si è sviluppato attraverso l'infaticabile opera dei missionari provenienti da Costantinopoli.

4. Ucraina, Terra benedetta da Dio, il cristianesimo costituisce parte imprescindibile della tua identità civile, culturale e religiosa! Tu hai svolto e continui a svolgere un'importante missione all'interno della grande famiglia dei Popoli slavi e dell'Oriente europeo. Sappi trarre dalle comuni radici cristiane la linfa vitale, che continui ad irrorare nel terzo millennio i tralci delle tue Comunità ecclesiali.

Cristiani d'Ucraina, vi aiuti Iddio a guardare insieme alle nobili origini della vostra Nazione. Vi aiuti a riscoprire insieme le salde ragioni d'un rispettoso e coraggioso cammino ecumenico, cammino di avvicinamento e di reciproca comprensione, grazie alla buona volontà di ciascuno. Sorga presto il giorno della ritrovata comunione di tutti i discepoli di Cristo, di quella comunione che il Signore ha ardentemente invocato prima del suo ritorno al Padre (cfr
Jn 17,20-21).

5. Il mio saluto si volge ora a voi, Rappresentanti di altre Religioni e Organizzazione religiose, che operate in Ucraina in stretta collaborazione con i cristiani. E' questo un tratto tipico della vostra Terra che, per la sua particolare posizione e conformazione, costituisce un ponte naturale non soltanto tra l'Oriente e l'Occidente, ma anche fra i popoli che qui s'incontrano ormai da vari secoli. Sono popoli diversi per origine storica, tradizione culturale e credo religioso. Vorrei ricordare la consistente presenza degli Ebrei, che formano una comunità saldamente radicata nella società e nella cultura ucraina. Anch'essi hanno sofferto ingiustizie e persecuzioni per essere rimasti fedeli alla religione dei loro padri. Chi potrà dimenticare l'immane tributo di sangue da loro pagato al fanatismo di un'ideologia propugnatrice della superiorità di una razza rispetto alle altre? Proprio qui a Kyiv, nella località di Babyn Jar, durante l'occupazione nazista in pochi giorni furono uccise moltissime persone, tra le quali oltre 100.000 Ebrei. Fu uno dei crimini più efferati tra i molti che la storia del secolo scorso ha dovuto purtroppo registrare.

Il ricordo di questo episodio di furia omicida sia di salutare monito per tutti. Di quali atrocità è capace l'uomo, quando si illude di poter fare a meno di Dio! La volontà di contrapporsi a Lui e di combattere ogni espressione religiosa si è manifestata prepotentemente anche nel totalitarismo ateo e comunista. Ne fanno memoria in questa città i monumenti alle vittime del Holodomor, agli uccisi di Bykivnia, ai morti nella guerra in Afghanistan, per non citarne che alcuni. Il ricordo di così dolorose esperienze aiuti l'odierna umanità, specie le giovani generazioni, a rigettare ogni forma di violenza e a crescere nel rispetto della dignità umana, salvaguardando i fondamentali diritti in essa radicati, non ultimo il diritto alla libertà religiosa.

6. Vorrei unire al ricordo dell'eccidio degli Ebrei quello dei crimini perpetrati dal potere politico nei confronti della comunità musulmana presente in Ucraina. Penso, in particolare, ai Tartari deportati dalla Crimea nelle Repubbliche asiatiche dell'Unione Sovietica, che ora desiderano ritornare nella loro terra d'origine. Mi sia consentito, in proposito, esprimere l'auspicio che, mediante il dialogo aperto, paziente e leale, si possono trovare soluzioni adeguate, salvaguardando sempre il clima di sincera tolleranza e di fattiva collaborazione per il bene comune.

In questa paziente opera di tutela dell'uomo e del vero bene sociale, i credenti hanno un peculiare ruolo da svolgere. Insieme possono offrire una chiara testimonianza della priorità dello spirito rispetto alle pur legittime necessità materiali. Insieme possono testimoniare che una visione del mondo fondata su Dio è garanzia anche del valore inalienabile dell'uomo. Tolto Dio dal mondo, nulla più vi resta di veramente umano. Senza guardare al cielo, la creatura smarrisce l'orizzonte del proprio cammino sulla terra. Alla base di ogni autentico umanesimo c'è sempre l'umile e fidente riconoscimento del primato di Dio.

7. Cari Amici! Permettete che così vi saluti al termine di questo incontro familiare. A tutti voi, alle vostre Chiese e Organizzazioni religiose d'Ucraina rinnovo l'espressione della mia stima e del mio affetto. Grande è la vostra missione in questo storico inizio di millennio. Proseguite senza sosta nel ricercare insieme una crescente condivisione dei valori della religiosità nella libertà e della tolleranza nella giustizia. E' questo il più significativo apporto che voi possiate offrire al progresso integrale della società ucraina.

255 Il Vescovo di Roma, che in questi giorni si fa pellegrino di speranza a Kyiv e Leopoli, abbraccia i credenti d'ogni città e villaggio dell'amata Terra ucraina. Egli assicura a voi e a tutti un ricordo orante, affinché l'Altissimo vi inondi della sua grazia. Iddio, Padre tenero e misericordioso, benedica voi qui presenti, le vostre Chiese e le vostre Organizzazioni religiose. Benedica e protegga l'amato Popolo ucraino. Oggi e sempre!

Al termine dell'incontro, Giovanni Paolo II ha rivolto ai partecipanti queste parole in lingua polacca, che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Chcialbym podziekowac za tez za zyczenia i za kazde spotkanie. I pragne równiez zapewnic, ze Kosciól katolicki idac za wskazaniami Soboru Watykanskiego II konsekwentie orwiera sie na dialog ekumeniczny, tak jak o tym naucza Sobór w Dokumencie Unitatis redintegratio. Otwiera sie równiez na dialog z wszystkimi religiami, tak jak o tym czytamy w dokumencie Nostra aetate. Pragne azeby te wskazania Soboru Watykanskiego II Kosciola byly swiatlem dla wszystkich chrzescijan i dla wszystkich ludzi wierzcych, ludzi dobrej woli na Ukrainie w dazeniu do budowania braterskiej wspólnoty. Z calego serca Szczesc Boze!

Vorrei ringraziare per questi auguri e per ogni incontro, Nello stesso tempo vorrei assicurare che la Chiesa Cattolica, seguendo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, conseguentemente si apre al dialogo ecumenico, così come insegna il documento Unitatis redintegratio. Si apre anche al dialogo con tutte le religioni, nella linea tracciata dal documento Nostra aetate. Desidero che queste indicazioni del Concilio Vaticano II per la Chiesa siano luce per tutti i cristiani e per tutti i credenti e gli uomini di buona volontà in Ucraina, nell’intento di costruire una vera comunione fraterna. Vi auguro di tutto cuore che Dio vi benedica.





MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU


IN OCCASIONE DELLA SESSIONE SPECIALE


DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU SU HIV/AIDS


A Sua Eccellenza

Signor Kofi Annan
Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

Lo svolgimento a New York, dal 25 al 27 giugno, di una Sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite incaricata di esaminare, nei suoi diversi aspetti, il problema dell'HIV/AIDS, è un'iniziativa particolarmente opportuna e desidero formulare a lei, così come a tutte le delegazioni presenti, i miei voti migliori, auspicando che i vostri lavori costituiscano una tappa decisiva nella lotta contro la malattia.

L'epidemia di HIV/AIDS rappresenta indubbiamente una delle catastrofi più grandi della nostra epoca, in particolare per l'Africa. Non si tratta di un mero problema di salute, visto che l'infezione ha conseguenze drammatiche sulla vita sociale, economica e politica delle popolazioni.

Rendo omaggio agli sforzi che si stanno attualmente compiendo a livello nazionale, regionale e internazionale per raccogliere questa sfida, grazie alla messa in atto di un programma di azione volto alla prevenzione e al trattamento della malattia. L'annuncio che lei ha fatto della prossima creazione del Fondo mondiale "AIDS e salute" è motivo di speranza per tutti. Auspico di tutto cuore che le prime prese di posizione favorevoli si concretizzino rapidamente attraverso un sostegno effettivo.

La temibile diffusione dell'AIDS s'inscrive in un universo sociale caratterizzato da una seria crisi di valori. In questo ambito, come in altri, la comunità internazionale non può ignorare la sua responsabilità morale, anzi, nella lotta contro l'epidemia, si deve ispirare a una visione costruttiva della dignità dell'uomo e investire sulla gioventù, aiutandola a sviluppare una maturità affettiva responsabile.

256 La Chiesa cattolica continua ad affermare, mediante il suo magistero e il suo impegno accanto ai malati di AIDS, il valore sacro della vita. Gli sforzi che compie, sia nella prevenzione sia nell'assistenza alle persone colpite, spesso in collaborazione con le istituzioni delle Nazioni Unite, s'inscrivono nel quadro dell'amore e del servizio alla vita di tutti, dal concepimento fino alla morte naturale.

Due problemi mi stanno particolarmente a cuore, problemi che sono sicuro saranno trattati con grande attenzione nei dibattiti della Sessione speciale.

La trasmissione dell'HIV/AIDS dalla madre al bambino è una questione estremamente dolorosa. Mentre nei Paesi industrializzati, grazie a terapie adeguate, si è riusciti a ridurre sensibilmente il numero di bambini che nascono con il virus, nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, quelli che vengono al mondo con l'infezione sono molto numerosi, il che costituisce una grave sofferenza per le famiglie e la comunità. Aggiungendo a questo triste quadro la disperazione degli orfani di genitori morti di AIDS, ci si trova di fronte a una situazione che non può lasciare insensibile la comunità internazionale.

Il secondo problema è quello dell'accesso dei malati di AIDS alle cure mediche e, nei limiti del possibile, alle terapie anti-retrovirus. Sappiamo che i prezzi di questi medicinali sono eccessivi, a volte persino esorbitanti, rispetto alle possibilità dei cittadini dei Paesi più poveri. La questione comprende diversi aspetti economici e giuridici, fra i quali alcune interpretazioni del diritto della proprietà intellettuale.

A tale proposito, mi sembra opportuno ricordare ciò che ha sottolineato il Concilio Vaticano II, e che io ho menzionato nell'Enciclica Centesimus annus, riguardo alla destinazione universale dei beni della terra: "La proprietà privata stessa ha per sua natura anche una funzione sociale che si fonda sulla legge della comune destinazione dei beni" (Gaudium et spes
GS 71, Centesimus annus, n. 30). In virtù di questa ipoteca sociale, tradotta nel diritto internazionale, fra le altre cose, mediante l'affermazione del diritto di ogni individuo alla salute, chiedo ai Paesi ricchi di rispondere ai bisogni dei malati di AIDS dei Paesi poveri con tutti i mezzi disponibili, affinché quegli uomini e quelle donne provati nel corpo e nell'anima possano avere accesso ai medicinali di cui hanno bisogno per curarsi.

Non posso concludere questo messaggio senza ringraziare gli scienziati e i ricercatori di tutto il mondo per i loro sforzi volti a trovare terapie contro questo terribile male. La mia gratitudine va anche agli operatori sanitari e ai volontari per l'amore e la competenza di cui danno prova nell'assistenza umana, religiosa e medica ai loro fratelli e alle loro sorelle.

Su tutti coloro che sono impegnati nella lotta contro l'HIV/AIDS, in primo luogo sui malati e le loro famiglie, come pure sui partecipanti alla Sessione speciale, invoco le Benedizioni di Dio Onnipotente.

Dal Vaticano, 21 giugno 2001

GIOVANNI PAOLO II



INCONTRO CON I GIOVANI

Lviv (Spianata di Sykhiv)

Martedì, 26 giugno 2001




1. "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!" (Jn 6,68).

257 Carissimi giovani dell'Ucraina, l'apostolo Pietro pronunciò queste parole rivolto a Gesù, che si era presentato alle folle come il pane disceso dal cielo per dare la vita agli uomini (cfr Jn 6,58). Oggi ho la gioia di ripeterle in mezzo a voi, anzi di ripeterle a nome vostro e insieme con voi.

Oggi Cristo pone a voi la domanda che allora fece agli Apostoli: "Forse anche voi volete andarvene?". E voi, giovani dell'Ucraina, che cosa rispondete? Sono certo che, insieme a me, anche voi fate vostre le parole di Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!".

Guardandovi così numerosi ed entusiasti, il mio pensiero ritorna alla Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi a Roma nell'agosto dell'anno scorso e alla quale anche molti di voi hanno partecipato. Là ho invitato i giovani del mondo intero ad aprire un grande "laboratorio della fede", nel quale cercare e approfondire le ragioni per seguire Cristo Salvatore. Oggi viviamo un momento significativo del "laboratorio della fede" qui, nella vostra Terra, ove più di mille anni fa è giunto l'annuncio del Vangelo.

Ancora una volta, all'inizio del terzo millennio, Cristo ripete a voi: "Chi dite che io sia?" (Mt 16,15). Carissimi, il Papa è venuto tra voi per incoraggiarvi a rispondere: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16); "Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

2. Sì, carissimi giovani, Cristo ha "parole di vita eterna". Le sue parole durano per sempre e soprattutto ci aprono le porte della vita eterna. Quando Dio parla, la sue parole danno la vita, chiamano all'esistenza, orientano il cammino, riscaldano i cuori delusi e smarriti e in essi infondono nuova speranza.

Leggendo la Bibbia, scopriamo fin dalla sua prima pagina che Dio ci parla. Ci parla dando vita al creato: cielo, terra, luce, acque, esseri viventi, uomo e donna, tutto esiste per la sua parola. La sua parola dà significato a tutte le cose, sottraendole al caos. Per questo la natura è un immenso libro, in cui possiamo ricercare con meraviglia sempre nuova le tracce della divina Bellezza!

Più ancora che nella creazione, Dio parla nella storia dell'umanità. Egli rivela la sua presenza nelle vicende del mondo aprendo a varie riprese un dialogo con gli uomini creati a sua immagine, per creare con ciascuno una comunione di vita e d'amore. La storia diventa così un cammino di reciproca conoscenza tra il Creatore e l'essere umano, un dialogo che ha come scopo ultimo quello di condurci dalla schiavitù del peccato alla libertà dell'amore.

3. Così vissuta, la storia, cari giovani, diventa un cammino verso la libertà. Volete percorrere questo cammino? Volete partecipare anche voi a questa avventura? Il futuro dell'Ucraina e della Chiesa in questo Paese dipende anche da questa vostra risposta. Voi non siete soli in questo cammino. Fate parte del grande popolo dei credenti che si richiama ad un antico patriarca, Abramo. Egli ascoltò la chiamata del Signore e partì, divenendo per noi "padre nella fede", perché credette e si fidò del Signore che gli prometteva una terra e una discendenza.

Dalla sua fede discende il popolo eletto, che sotto la guida di Mosè affronta l'esodo dalla schiavitù d'Egitto verso la libertà della terra promessa. Al centro dell'esodo è posta l'alleanza del Sinai, basata sulle dieci parole di Dio: il "decalogo", i "dieci comandamenti". Sono "parole di vita eterna", perché valgono sempre e perché danno la vita a chi le osserva.

4. Cari amici! Un giorno un giovane, molto ricco, chiese a Gesù: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" (Mt 19,16). E Gesù gli rispose: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19,17). Cristo non è venuto ad abolire la prima alleanza, ma a portarla a compimento. I dieci comandamenti hanno valore perenne, perché sono la legge fondamentale dell'umanità, scritta nella coscienza di ogni persona. Sono il primo passo verso la libertà e la vita eterna, perché osservandoli l'uomo si pone nel giusto rapporto con Dio e con il prossimo. Essi "esplicitano la risposta d'amore che l'uomo è chiamato a dare al suo Dio" (Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 2083). Questa legge è scritta naturalmente nel cuore d'ogni essere umano e va fedelmente accolta ed eseguita. Deve diventare regola della nostra quotidiana esistenza.

Nel mondo d'oggi si verificano profondi e rapidi mutamenti sociali e tanti punti di riferimento morale vacillano, gettando gli uomini nel caos e talora nella disperazione. Il Decalogo è come una bussola, che in un mare agitato consente di non smarrire la rotta per giungere all'approdo. Ecco perché oggi vorrei simbolicamente riconsegnarvi i comandamenti del Decalogo, cari giovani dell'Ucraina, perché siano la vostra "bussola", il saldo punto d'appoggio per costruire il vostro presente e il vostro futuro.

258 5. "Amerai il Signore Dio tuo". A Dio va riconosciuto il primo posto nella nostra vita. Per questo i primi tre comandamenti riguardano il nostro rapporto con Lui.Egli merita giustamente di essere amato con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze (cfr Dt 6,5). Dio è unico, e non va scambiato con false divinità. Anche a voi, cari giovani, Egli dice: "Io sono il Signore tuo Dio, che ti voglio guidare alla pienezza della vita: non sostituirmi con qualcos'altro".

Oggi è forte la spinta a sostituire il vero Dio con falsi dei e fallaci ideali. Idoli sono i beni materiali. Se ricercati e utilizzati come mezzi e strumenti per il bene, essi ci sono di aiuto. Mai però debbono prendere il primo posto nel cuore dell'uomo, tanto meno del giovane, chiamato a volare alto, verso gli ideali più belli e più nobili!

Il nome di Dio è Padre, Amore, Fedeltà, Misericordia. Come non desiderare che tutti lo conoscano e lo amino? Il suo giorno - il Sabato, diventato per noi cristiani la Domenica, giorno della risurrezione del Signore - è anticipazione della terra promessa. Come non santificarlo con la partecipazione all'Eucaristia, incontro festoso della Comunità cristiana?

6. "Ama il prossimo tuo". Ai rapporti con il prossimo fanno riferimento gli altri sette comandamenti. Essi ci indicano la strada, per stabilire con gli altri esseri umani rapporti improntati a rispetto ed amore, sul fondamento della verità e della giustizia.

Chi mette in pratica questa legge divina, assai spesso si trova ad andare contro corrente. Giovani dell'Ucraina, Cristo vi chiede di camminare contro corrente! Vi chiede di essere i difensori della sua legge, e di tradurla in comportamenti coerenti nella vita di ogni giorno. Questa legge antica e sempre attuale trova nel Vangelo il suo perfetto compimento. E' l'amore che vivifica l'esistenza ed è a un amore vero, libero e profondo che conduce l'osservanza fedele dei dieci comandamenti. Con questa legge divina ben salda nel cuore, non abbiate paura: voi realizzerete in pienezza voi stessi e contribuirete all'edificazione di un mondo più solidale e più giusto.

7. Cari giovani, il vostro popolo sta vivendo un passaggio difficile e complesso dal regime totalitario che l'ha oppresso per tanti anni ad una società finalmente libera e democratica. La libertà, però, richiede coscienze forti, responsabili, mature. La libertà è esigente e, in certo senso, costa più della schiavitù!

Per questo, abbracciandovi come un padre, vi dico: scegliete la strada stretta, che il Signore vi indica attraverso i suoi comandamenti. Sono parole di verità e di vita. La strada che spesso sembra larga e comoda si rivela poi ingannevole e fallace. Non passate dalla schiavitù del regime comunista a quella del consumismo, un'altra forma di materialismo che, anche senza rigettare Dio a parole, lo nega però nei fatti, escludendolo dalla vita.

Senza Dio non potrete fare nulla di buono. Con il suo aiuto, invece, potrete affrontare tutte le sfide del momento presente. Riuscirete pure a compiere scelte impegnative, contro corrente, come ad esempio quella di rimanere con fiducia nella vostra Patria, senza cedere ai miraggi di facili fortune all'estero. Qui c'è bisogno di voi, giovani, pronti ad offrire il vostro contributo per migliorare le condizioni sociali, culturali, economiche e politiche del Paese. Qui c'è bisogno dei talenti di cui voi siete ricchi, per il futuro di questa vostra terra, che ha alle spalle un così glorioso passato.

Il futuro dell'Ucraina dipende in buona parte da voi e dalle responsabilità che saprete assumervi. Dio non mancherà di benedire i vostri sforzi, se imposterete la vostra vita sul servizio generoso alla famiglia e alla società, anteponendo il bene comune agli interessi privati. L'Ucraina ha bisogno di uomini e donne che si dedichino al servizio della società, avendo di mira la promozione dei diritti e del benessere di tutti, a cominciare dai più deboli e diseredati. Questa è la logica del Vangelo, ma è anche la logica che fa crescere la comunità civile. La vera civiltà, infatti, non si misura solo dal progresso economico, ma principalmente dallo sviluppo umano, morale e spirituale di un popolo.

8. Carissimi giovani! Ringrazio Dio che mi ha dato la gioia di incontrarvi. Prima di lasciarvi, vorrei aggiungere un'ultima parola: amate la Chiesa! E' la vostra famiglia ed è l'edificio spirituale di cui siete chiamati ad essere pietre vive. Essa presenta qui un volto particolarmente affascinante a motivo delle diverse tradizioni che l'arricchiscono. Con spirito di fraternità camminate e crescete uniti come oggi, affinché le tradizioni diverse non siano motivo di divisione, ma piuttosto stimolo alla conoscenza e alla stima reciproche.

Vi accompagni su questo cammino la Vergine Maria, tanto venerata qui in terra d'Ucraina. Amatela e ascoltatela. Lei vi insegnerà a fare di voi stessi un dono sincero e generoso a Dio e ai fratelli. Vi spingerà a cercare in Cristo la pienezza della vita e della gioia. Sarete così nella Chiesa la nuova generazione di santi della vostra terra, fedeli a Dio e all'uomo, apostoli del Vangelo anzitutto tra i vostri coetanei.

259 Il vostro cibo spirituale sia il Pane eucaristico, sia Cristo! Nutriti di Lui nell'Eucaristia, rimarrete sempre nel suo amore e porterete molto frutto. E se talora la strada si farà ripida, se il cammino della fedeltà al Vangelo vi apparirà troppo impegnativo, perché chiederà sacrifici e scelte coraggiose, ricordatevi del nostro incontro. Potrete così rivivere l'entusiasmo della professione di fede che oggi insieme abbiamo fatto: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!". Ripetetela e non temete! Cristo sarà la vostra forza e la vostra gioia.

Grazie, cari amici! Il Papa vi vuole bene e guarda a voi come alle sentinelle di una nuova aurora di speranza. Egli rende lode a Dio per la vostra generosità, mentre con affetto prega per voi e di tutto cuore vi benedice.


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente coloro che parlano polacco.

Cari Amici Giovani,

siete qui per incontrarvi, nella comunità dei vostri coetanei, con il Papa e per ascoltare ciò che vi ha da dire. Voglio, dunque, dirvi quanto ho detto a tutta la Chiesa al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000: Duc in altum! Prendi il largo! Non cedere allo scoraggiamento, che può nascere dalla crisi delle relazioni sociali, dai tuoi propri insuccessi nella ricerca del senso della vita quotidiana, o di qualunque altro condizionamento del mondo di oggi. Non perdere mai di vista il Cristo! Fissa in spirito il Suo volto - il volto del Figlio di Dio incarnato, del Maestro, del Guaritore, del martoriato Servo del Signore, del risorto Signore. Vedi nei suoi occhi quanto ti ama! Non aver paura di questo amore! Non aver paura di rispondere ad esso con amore sincero, giovanile! Che questo amore plasmi il tuo mondo, la tua personalità e i tuoi rapporti umani! Con Cristo prendi il largo della tua propria umanità! Non perdere la speranza! La fedeltà alla Sua chiamata produrrà frutti benedetti nella tua vita.

Cari giovani! Ricordate i martiri. Ricordate quale alto prezzo pagarono i vostri nonni e i vostri padri per conservare la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Che la loro fede, speranza e carità portino frutti nei vostri cuori.

Vi prego di portare i miei saluti nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole, nei vostri luoghi di lavoro. Portateli ai vostri coetanei. Vi porto tutti nel mio cuore e vi abbraccio con la mia preghiera. Prego Dio, affinché siate la generazione che poserà solide fondamenta sotto l'edificio della fede delle generazioni del terzo millennio. Dio vi benedica!

Parole del Santo Padre al termine dell'incontro con i giovani:

Polacco:

Serdecznie pozdrawiam tych, którzy mówia po polsku.

260 Drodzy mlodzi przyjaciele, przybyliscie tu, aby we wspólnocie waszych rówiesników spotkac sie z Papiezem i sluchac, co on ma wam do powiedzenia. Otóz chce wam powiedziec to, co powiedzielm do calego Kosciola na koniec Wielkiego Jubileuszu Roku 2000: Duc in altum! Wyplyn na glebie! Nie poddaj sie zniecheceniu, jakie moze rodzic kryzys relacji spolecznych, twoje wlasne niepowodzenia w poszukiwaniu sensu codziennosci, czy jakiekolwiek inne uwarunkowania wspólczesnego swiata. Nigdy nie trac z oczu Chrystusa! Wpatruj sie w duchu w Jego oblicze - oblicze wcielonego Syna Bozego, Nauczyciela, Uzdrowiciela, udreczonego Slugi Jahwe, zmartwychwstalego Pana. Zobacz w Jego oczach jak bardzo cie kocha! Nie lekaj sie tej milosci! Nie lekaj sie odpowiedziec na nia szczera, mlodziencza miloscia! Niech ta milosc ksztaltuje twój swiat, twoja osobowosc i twoje odniesienie do ludzi! Z Chrystusem wyplywaj na glebie swojego czlowieczenstwa! Nie trac nadziei! Wiernosc Jego wezwaniu przyniesie w twoim zyciu blogoslawione owoce.

Drodzy mlodzi, Pamietajcie o meczennikach. Pamietajcie jak wielka cene placili wasi dziadowie i ojcowie, aby dochowac wiernosci Chrystusowi i Kosciolowi. Niech ich wiara, nadzieja i milosc owocuje w sercach waszych.

Prosze was, zaniescie moje pozdrowienie do waszych domów rodzinnych, szkól, miejsc pracy. Zaniescie je waszym rówiesnikom. Wszystkich was nosze w moim sercu i otaczam modlitwa. Prosze Boga, abyscie byli pokoleniem, które polozy mocne podwaliny pod gmach wiary pokolen trzeciego tysiaclecia. Niech Bóg wam blogoslawi!

Saluto cordialmente coloro che parlano polacco.

Cari Amici Giovani, siete qui per incontrarvi, nella comunità dei vostri coetanei, con il Papa e per ascoltare ciò che vi ha da dire. Voglio, dunque, dirvi quanto ho detto a tutta la Chiesa al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000: Duc in altum! Prendi il largo! Non cedere allo scoraggiamento, che può nascere dalla crisi delle relazioni sociali, dai tuoi propri insuccessi nella ricerca del senso della vita quotidiana, o di qualunque altro condizionamento del mondo di oggi. Non perdere mai di vista il Cristo! Fissa in spirito il Suo volto - il volto del Figlio di Dio incarnato, del Maestro, del Guaritore, del martoriato Servo del Signore, del risorto Signore. Vedi nei suoi occhi quanto ti ama! Non aver paura di questo amore! Non aver paura di rispondere ad esso con amore sincero, giovanile! Che questo amore plasmi il tuo mondo, la tua personalità e i tuoi rapporti umani! Con Cristo prendi il largo della tua propria umanità! Non perdere la speranza! La fedeltà alla Sua chiamata produrrà frutti benedetti nella tua vita.

Cari giovani! Ricordate i martiri. Ricordate quale alto prezzo pagarono i vostri nonni e i vostri padri per conservare la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Che la loro fede, speranza e carità portino frutti nei vostri cuori.

Vi prego di portare i miei saluti nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole, nei vostri luoghi di lavoro. Portateli ai vostri coetanei. Vi porto tutti nel mio cuore e vi abbraccio con la mia preghiera. Prego Dio, affinché siate la generazione che poserà solide fondamenta sotto l'edificio della fede delle generazioni del terzo millennio. Dio vi benedica!

Traduzione italiana del saluto in lingua russa:

Sono lieto di salutare i giovani che sono venuti dalla Russia. Carissimi, grazie della vostra presenza! Tornando a casa, portate ai vostri familiari ed agli amici il mio saluto e testimoniate la gioia di quest’incontro con la vostra fedeltà a Cristo. Portate a tutti la mia Benedizione. La Madonna vi accompagni!


Traduzione italiana delle parole in lingua ucraina:

Miei carissimi, amati amici, giovani vi ringrazio moltissimo per questa splendida serata. Il Papa vi ama.

261 Traduzione italiana delle parole in lingua polacca:

Alla fine è apparso il sole; dove ci sono i giovani sorge il sole.


GP2 Discorsi 2001 251