GP2 Discorsi 2002 108


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE


DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA


26 aprile 2002




Carissimi ragazzi, giovani e adulti dell'Azione Cattolica!

1. Mi è particolarmente gradito accogliervi in speciale Udienza in occasione della vostra XI Assemblea Nazionale. Il rapporto tra l'Azione Cattolica e il Papa è molto stretto e nel tempo si è consolidato. Fin dal suo inizio, infatti, la vostra Associazione ha avuto nella persona e nell'insegnamento del "bianco Padre" un qualificante punto di riferimento per i propri programmi e per la propria azione. Questo legame si caratterizza come una salda amicizia, che trova espressione in alcuni significativi incontri: ogni anno, a Natale, i ragazzi dell'ACR vengono a farmi gli auguri, mentre ogni triennio ci rivediamo in occasione della vostra Assemblea Nazionale. E' quanto avviene stamani, in queste prime ore della vostra XI Assemblea Nazionale.

Saluto in modo speciale il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e i Vescovi che vi hanno accompagnato, la Presidente Nazionale, Signora Paola Bignardi, l'Assistente Ecclesiastico Generale, Mons. Francesco Lambiasi, gli altri Assistenti e Responsabili. Estendo il mio saluto a ciascuno di voi, che prendete parte all'Assemblea, e a tutti gli iscritti.

109 2. In questa circostanza, desidero prima di tutto dirvi grazie per il vostro amore alla Chiesa, che la fede vi fa sentire come la vostra famiglia. Grazie per il vostro impegno nella vita ordinaria delle comunità parrocchiali. So che voi "ci siete", anche quando la vostra presenza preferisce i modi discreti del confondersi tra il Popolo di Dio nel servizio umile e quotidiano.

Questo vostro servizio ecclesiale non si riduca mai a mero attivismo, ma sia segno concreto della compassione con cui il Signore si china sulle sofferenze dei poveri e chiede a ciascuno di aprire il cuore ai drammi di quanti sono in difficoltà.

Continuate a costruire all'interno del Popolo di Dio legami di comunione e di dialogo: nei Consigli Pastorali, nei rapporti con i sacerdoti e con gli altri gruppi e movimenti. Tanto più apprezzato sarà il vostro servizio, se saprete far emergere in modo mite e sereno il volto maturo di un laicato aperto e propositivo.

A tal fine, è importante plasmare vere coscienze cristiane, attraverso una formazione diretta a giovani e adulti, a ragazzi e anziani, a famiglie e adolescenti. Mi è caro, in questo contesto, spendere una parola di particolare apprezzamento per tutti coloro che in Azione Cattolica svolgono il servizio educativo, impegnandosi ad accompagnare le persone con l'insegnamento e con l'ascolto, con la comprensione e con il sostegno dell'esortazione e dell'esempio. Nella storia della Gioventù Femminile era in uso il motto: "l'ideale vale più della vita". Specialmente voi, cari formatori, sappiate far intravedere ai più giovani la bellezza di un'esistenza anche oggi pronta a spendersi per l'ideale che Cristo propone nel Vangelo.

3. Consentitemi di profittare di questa felice occasione per consegnarvi alcuni messaggi, che tanto mi stanno a cuore.

Prima di tutto, vorrei dirvi che la Chiesa non può fare a meno dell'Azione Cattolica. La Chiesa ha bisogno di un gruppo di laici, che fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai legittimi Pastori, siano disposti a condividere, insieme con loro, la quotidiana fatica dell'evangelizzazione in ogni ambiente.

Come recentemente vi hanno scritto i vostri Vescovi, "il legame diretto e organico dell'Azione Cattolica con la diocesi e con il suo Vescovo, l'assunzione della missione della Chiesa, il sentirsi «dedicati» alla propria Chiesa e alla globalità della sua missione; il far propri il cammino, le scelte pastorali, la spiritualità della Chiesa diocesana, tutto questo fa dell'Azione cattolica non un'aggregazione ecclesiale tra le altre, ma un dono di Dio e una risorsa per l'incremento della comunione ecclesiale" (Lettera del Consiglio Permanente della C.E.I. alla Presidenza Nazionale dell'ACI, del 12 marzo 2002).

La Chiesa ha bisogno dell'Azione Cattolica, perché ha bisogno di laici pronti a dedicare la loro esistenza all'apostolato e a stabilire, soprattutto con la Comunità diocesana, un legame che dia un'impronta profonda alla loro vita e al loro cammino spirituale. Ha bisogno di laici la cui esperienza manifesti, in maniera concreta e quotidiana, la grandezza e la gioia della vita cristiana; laici che sappiano vedere nel Battesimo la radice della loro dignità, nella Comunità cristiana la propria famiglia con cui condividere la fede, e nel Pastore il padre che guida e sostiene il cammino dei fratelli; laici che non riducano la fede a fatto privato, e non esitino a portare il fermento del Vangelo nel tessuto delle relazioni umane e nelle istituzioni, nel territorio e nei nuovi luoghi della globalizzazione, per costruire la civiltà dell'amore.

4. Proprio perché la Chiesa ha bisogno di un'Azione Cattolica viva, forte e bella, mi piace ripetere a ciascuno di voi: Duc in altum!

Duc in altum, Azione Cattolica! Abbi il coraggio del futuro. La tua storia, segnata dall'esempio luminoso di Santi e Beati, brilli anche oggi per fedeltà alla Chiesa e alle esigenze del nostro tempo, con quella libertà tipica di chi si lascia guidare dal soffio dello Spirito e tende con forza ai grandi ideali.

Duc in altum! Sii nel mondo presenza profetica, promovendo quelle dimensioni della vita spesso dimenticate e perciò ancora più urgenti come l'interiorità e il silenzio, la responsabilità e l'educazione, la gratuità e il servizio, la sobrietà e la fraternità, la speranza nel domani e l'amore alla vita. Opera efficacemente perché la società di oggi recuperi il senso vero dell'uomo e della sua dignità, il valore della vita e della famiglia, della pace e della solidarietà, della giustizia e della misericordia.

110 Duc in altum! Abbi l'umile audacia di fissare il tuo sguardo su Gesù per far ripartire da Lui il tuo autentico rinnovamento. Ti sarà così più facile distinguere ciò che è necessario da ciò che è frutto del tempo, e vivrai l'auspicato rinnovamento come un'avventura dello Spirito, che ti renderà capace di percorrere anche i sentieri ardui del deserto e della purificazione per giungere a sperimentare la bellezza della vita nuova, che Dio non smette di donare a quanti si affidano a Lui.

Azione Cattolica, non avere paura! Tu appartieni alla Chiesa e stai a cuore al Signore, che non cessa di guidare i tuoi passi verso la novità mai scontata e mai superata del Vangelo.

In tale itinerario, quanti fate parte di questa gloriosa Associazione, sappiate che il Papa vi sostiene e vi accompagna con la preghiera, e nel rivolgervi il Suo caldo invito a perseverare negli impegni assunti, tutti di cuore vi benedice.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


GIOVANNI PAOLO II


AI GIOVANI DELLA F.U.C.I.




Carissimi Giovani della F.U.C.I.!

1. Ho appreso con piacere che la vostra Federazione si appresta a celebrare il proprio Congresso nazionale, dedicato ad un tema particolarmente interessante ed attuale per la Chiesa e la società: "Solidarietà nella rete delle interdipendenze". Nel rivolgere ai partecipanti e a tutti i soci il mio affettuoso saluto, desidero assicurarvi la mia vicinanza spirituale e augurarvi l'esito più proficuo di questo appuntamento così importante per la vostra vita associativa. Mi è caro accompagnare i lavori che svolgete in questi giorni con alcune riflessioni, che mi stanno particolarmente a cuore, e che vorrei affidare alla vostra mente e ai vostri cuori vigili e generosi.

Siete giovani cattolici universitari. Penso a voi, studenti e studentesse, come a persone sensibili e coraggiose che hanno scoperto la bellezza di una vita illuminata dalla fede nel Signore Gesù e vissuta in piena comunione con la Chiesa. Non vergognatevi mai del Vangelo! Non lasciatevi vincere dal timore di professare con un'umile fierezza la gioia dell'appartenenza alla comunità ecclesiale. Non confondete il dialogo con un'accoglienza acritica delle opinioni dominanti, ma, seguendo l'esortazione dell'apostolo Paolo, "esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (1Th 5,21).

In questo servizio alla Verità, non potrà poi mancare il sostegno prezioso di una formazione solida e accurata, costantemente nutrita dalla meditazione della Parola di Dio, accompagnata e sorretta da chi vi è posto a fianco nel cammino di fede, puntualmente verificata sulla base di criteri adatti a discernere la genuina identità ecclesiale di un'associazione come la vostra, che si prefigge di essere in piena e costante sintonia con i Pastori della Chiesa.

2. L'ambito specifico di vita e di attività della F.U.C.I. è quello dell'università. La vostra missione è dunque quella di essere "lievito, sale e luce" del Vangelo negli ambienti della ricerca scientifica e della qualificazione professionale. Per fare questo, occorre innanzitutto coltivare un'intensa vita spirituale, nutrita dall'ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera assidua, dalla partecipazione alla liturgia della Chiesa. Accanto all'impegno per lo studio e alle attività associative, non deve mai mancare la consapevolezza di essere soprattutto dei contemplativi del mistero di Dio.

La vostra limpida e gioiosa testimonianza cristiana, vissuta in cordiale comunione con quanti condividono l'ideale evangelico anche in altre aggregazioni ecclesiali, aiuti tutti a incontrarsi con la persona di Gesù. Lui solo può riempire di senso la vita e offrire salvezza piena e sicura al cuore affamato di libertà e di vera felicità. Solo in una cultura cristianamente ispirata gli autentici valori umani possono trovare la loro realizzazione integrale.

Quanto poi al linguaggio col quale annunciare la buona novella del Signore Gesù, esso deve ispirarsi alla franchezza schietta e mite dei veri testimoni della fede. Potrà così evitare sia i toni della polemica amara, sia i rischi di una sorta di «complesso di inferiorità», che purtroppo si insinua a volte nella coscienza di alcuni cattolici. Vi esorto, pertanto, a fare vostro, con convinta e sentita adesione, il «progetto culturale» della Chiesa in Italia, offrendo generosamente il prezioso apporto di una mediazione intelligente, fedele e creativa.

3. So che in occasione di questo Congresso nazionale vi proponete di riflettere su di un tema particolarmente urgente e delicato: il progressivo intensificarsi delle relazioni tra i popoli, fenomeno che è oggi qualificato con il termine di «globalizzazione». A tale riguardo, desidero qui richiamare alcuni principi fondamentali, che possono aiutare ad orientare questo fenomeno nella giusta direzione.

111 La crescente interdipendenza tra i popoli, mentre richiede il rifiuto del terrorismo e della violenza come via praticabile per ricostruire le condizioni essenziali di giustizia e di libertà, esige soprattutto una forte solidarietà morale, culturale, economica e un'organizzazione politica della società internazionale che possa garantire i diritti di tutti i popoli.

La soluzione al male del sottosviluppo e alle situazioni drammatiche in cui vivono e muoiono milioni di persone è di natura fondamentalmente etica, e ad essa devono corrispondere scelte economiche e politiche coerenti. Il primo e decisivo contributo per uno sviluppo veramente degno dell'uomo è rappresentato dal sostegno a programmi di educazione culturale. Come ho avuto modo di ribadire nell'Enciclica Redemptoris missio, il vero progresso della società deriva primariamente "dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. E' l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica" (n. 58). Certamente va perseguita anche la riforma del commercio internazionale e del sistema finanziario mondiale, ma ognuno è chiamato ad assumere impegni precisi secondo le proprie possibilità, modificando, per quanto è necessario, il proprio stile di vita, affinché si possa giungere ad uno sviluppo equo e solidale, i cui benefici siano messi a disposizione di tutti.

Infatti, come ho sottolineato in altra occasione, cooperare allo sviluppo dei popoli "è un imperativo per tutti e per ciascuno degli uomini e delle donne, per le società e le nazioni" (Sollicitudo rei socialis
SRS 32).

4. Carissimi giovani, proseguite nel vostro impegno ecclesiale, culturale e associativo, seguendo gli esempi di vita e testimonianza cristiana dei tanti "fucini" che vi hanno preceduto nel segno della fede e nella generosa adesione ai valori e agli ideali della F.U.C.I.

Affido le vostre persone e i lavori di questo Congresso alla materna protezione della Vergine Maria, Sede della Sapienza, e, nell'assicurarvi la mia vicinanza con la preghiera e con l'affetto, di cuore vi benedico, insieme con i vostri Assistenti, familiari ed amici.

Dal Vaticano, 26 Aprile 2002

GIOVANNI PAOLO II



ALLE ASSOCIAZIONI CRISTIANE


LAVORATORI ITALIANI (ACLI)


Sabato, 27 aprile 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani!

1. Sono lieto di incontrarvi di nuovo, in occasione della Conferenza Organizzativa e Programmatica della vostra Associazione. A tutti rivolgo un saluto cordiale, a partire dal Presidente, il signor Luigi Bobba, che ringrazio per le nobili espressioni con cui ha voluto illustrare il significato dell'odierno incontro.

Di fronte ai nuovi scenari ed ai rapidi mutamenti della società, voi volete rinnovare il vostro impegno ad assumere fino in fondo l'antico e sempre nuovo compito di evangelizzare il lavoro e la vita sociale. E questo volete fare in atteggiamento di fiduciosa apertura al futuro.

Raccogliete così l'invito che suggellò il Giubileo: "Andiamo avanti con speranza! Il nostro passo deve farsi più spedito nel ripercorrere le vie del mondo" (NMI, 58).

112 Per questo voi, responsabili e membri delle ACLI, siete oggi chiamati ad essere nuovamente le «api operaie» della Dottrina sociale della Chiesa, strada maestra per rispondere alle grandi sfide dell'età contemporanea. Studiate la Dottrina sociale, annunciatela in tutta la sua interezza, osate proposte concrete che dicano con evidente immediatezza la centralità della persona umana. Fate fruttificare questa eredità preziosa, attualizzando la vostra tradizionale fedeltà alla Chiesa, ai lavoratori, ai valori di una sana democrazia. Siate sempre determinati nell'impegno di difendere l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti, la sua dimensione trascendente.

2. Questo significa operare concretamente per costruire "una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione" (Centesimus annus
CA 35), dando sostanza a nuove e condivise prospettive di autentico sviluppo.

Da qui l'urgenza, come ebbi occasione di sottolineare in occasione del Giubileo dei lavoratori, di una coalizione globale a favore del lavoro dignitoso. Ciò implica che si faccia il possibile per consentire effettive opportunità di lavoro per tutti, assicurando al tempo stesso un'adeguata retribuzione a ciascuno. Sarà pure necessario curare le modalità di esercizio del lavoro, facendo in modo che non entrino in conflitto con l'equilibrio personale e familiare, e non impediscano lo sviluppo armonico del progetto di vita di ciascuno. Le veloci trasformazioni in atto nei sistemi produttivi devono essere accompagnate con intelligenza, avendo sempre attenzione alle esigenze delle aree geografiche e dei ceti sociali meno favoriti.

3. Un impegno coraggioso e determinato in questa direzione non potrà non riaffermare il ruolo della famiglia, prima scuola anche di quelle virtù sociali che sono anima dello sviluppo. Servono allora politiche sociali a misura di famiglia, politiche della formazione e del lavoro orientate a conciliare tempo di lavoro e tempo per la cura della famiglia.

Importanza non minore avrà la decisione di investire per il dialogo tra le generazioni, formando e valorizzando giovani capaci di dare sapore e illuminare la nostra società come sale della terra e luce del mondo. Per questo la formazione e l'elaborazione culturale sono parte essenziale dell'impegno delle ACLI.

L'attenzione a rinvigorire il tessuto della solidarietà e della vita sociale, infine, vi porta naturalmente ad un'apertura europea e mondiale. In questa prospettiva, vi esorto a seguire creativamente sia il dibattito sul processo «costituente» in atto nell'Unione Europea sia quello sull'allargamento dell'Unione stessa, dando voce all'ispirazione cristiana e alle ragioni delle libere formazioni sociali.

4. Cari Fratelli e Sorelle! So che siete impegnati in molteplici iniziative di animazione e di servizio, avendo a cuore in particolare di tutelare le persone più povere di istruzione e di risorse. Oggi siete chiamati ad allargare i confini della vostra azione sociale, in relazione ai nuovi fenomeni dell'immigrazione e della mondializzazione.

In particolare, il fenomeno della globalizzazione, che è il nome nuovo della questione sociale, impone di fare ogni sforzo per far convergere le forze in campo verso un autentico spirito di fraternità. Lo stretto legame tra la dimensione locale e quella globale richiede, in particolare ai Paesi più favoriti, più esigenti forme di responsabilità nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Tale responsabilità si dovrà manifestare ormai con urgenza anche nei confronti delle risorse della terra e della salvaguardia del creato. Sta anche in questo il senso profondo dell'invito, più volte ripetuto, a «globalizzare la solidarietà».

Operando con questa coerenza voi realizzerete quella fedeltà alla Chiesa di cui ho parlato all'inizio: la «globalizzazione della solidarietà», infatti, è conseguenza diretta di quella universale carità che è l'anima del Vangelo. Sarete ugualmente fedeli all'uomo, del quale continuerete a ricordare i doveri e a promuovere i diritti nel contesto delle nuove condizioni in cui versa l'economia mondiale. E lo farete senza venir mai meno a quella fedeltà ai valori democratici a cui l'Associazione si è ispirata fin dalle sue origini.

5. E' questo il tempo di fedeli laici che sappiano riconoscere nella realtà sociale e del lavoro le speranze e le angosce delle persone del nostro tempo, laici capaci di testimoniare con la loro vita i «valori del Regno», anche quando ciò comporti l'andare contro corrente rispetto alle logiche del mondo. E' il tempo di laici che, in un contesto sociale percorso da tante speranze fallaci, vogliano testimoniare la speranza che non delude (cfr Rm 5,5).

Un simile forte impegno «missionario» suppone un altrettanto forte impegno contemplativo. Voi sapete che la contemplazione cristiana non sottrae, anzi invita all'impegno nella storia. Il Papa vi esorta ad essere, in questo inizio di millennio, annuncio vivo della costante presenza di Cristo, che cammina con l'umanità di ogni tempo.

113 Con questo augurio, nella luce del tempo pasquale e nell'imminenza della Festa di San Giuseppe Lavoratore, di cuore imparto a voi e alle vostre famiglie la mia Benedizione.


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE


PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI


Lunedì, 29 aprile 2002




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgervi il mio cordiale benvenuto in occasione della Riunione Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha come tema il mondo del mare. Saluto con affetto il Presidente del vostro Dicastero, Mons. Stephen Fumio Hamao, e lo ringrazio per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a nome dei presenti. A ciascuno esprimo viva gratitudine per l'attenta cura e il generoso sforzo con cui vi fate tramite, con la vostra quotidiana attività, della sollecitudine della Chiesa verso quanti sono impegnati in questo complesso ambito della mobilità umana.

Scrive sant'Agostino: "Contemplo la grandezza del mare che sta intorno, mi stupisco, ammiro; [ne] cerco l'autore... " (Omelia sul Ps 41,7). Queste parole ben sintetizzano l'atteggiamento del cristiano di fronte al creato, grande dono di Dio all'umanità, e specialmente dinanzi alla maestosità e alla bellezza del mare. Sono certo che questi stessi sentimenti animano tutti coloro che, nel loro apostolato, si rivolgono al vasto mondo dell'emigrazione e del turismo, avente come riferimento il mare.

Si tratta di un ambito sociale assai diversificato, dove, se anche non poche sono le sfide, non mancano le opportunità di evangelizzazione.

2. L'incremento della mobilità umana e il processo di globalizzazione hanno notevolmente influito sui flussi migratori e turistici e sull'attività della gente del mare. Sono aumentate le occasioni di incontro. Accanto però a notevoli vantaggi derivanti dal fenomeno, si registrano anche effetti negativi, dolorose separazioni e situazioni complesse e difficili. Penso, ad esempio, ai marittimi obbligati a vivere lunghi periodi di lontananza dalle famiglie; ai ritmi lavorativi stressanti, interrotti soltanto da brevi soste nei porti, ai quali tanta gente del mare è sottoposta; ai molti emigranti che solcano mari ed oceani in cerca di migliori condizioni di vita e non di rado scoprono amare realtà, ben diverse da quelle propagandate dai mezzi di comunicazione.

Né si possono dimenticare quelle singolari offerte turistiche di "paradisi artificiali", dove si sfruttano, a scopi meramente commerciali, popolazioni e culture locali a beneficio d'un turismo che, in certi casi, non rispetta nemmeno i più elementari diritti umani della gente del luogo.

3. E' importante non far mancare a quanti fanno parte della grande famiglia del mare un supporto spirituale. Va offerta loro l'opportunità d'incontrare Dio e di scoprire in Lui il vero senso della vita. E' compito dei credenti testimoniare che gli uomini e le donne sono chiamati a vivere dappertutto un'«umanità nuova», riconciliata con Dio (cfr Ep 2,15).

Se è presente il sostegno di qualificati agenti pastorali, i turisti potranno apprezzare di più la vacanza e le crociere, perché non saranno solo viaggi di piacere. Godranno sì del loro tempo libero e d'un meritato periodo di riposo, ma saranno aiutati al tempo stesso a dialogare con le persone e le civiltà con le quali vengono a contatto ed a trascorrere momenti di riflessione e di preghiera. E' pure importante non far mancare ai migranti un'accoglienza fraterna e un'adeguata assistenza religiosa, così che si sentano compresi nei loro problemi e ben accolti in società che rispettano la loro identità culturale. Gli stessi clandestini, che rischiano a bordo di navigli di fortuna, non devono essere abbandonati a se stessi.

114 In ogni situazione, sarà necessario assicurare condizioni di lavoro più giuste e rispettose delle esigenze individuali e familiari, ed insieme ci si dovrà sforzare di proporre adeguate opportunità di coltivare la propria fede e la pratica religiosa. Ciò richiede l'impostazione di una pastorale attenta alle diverse condizioni, con forme di presenza apostolica adattate ai molteplici bisogni delle persone.

4. La vostra Plenaria intende meglio focalizzare questi aspetti, tenendo conto che s'impone un approccio globale verso una realtà umana e sociale così complessa. Gli operatori pastorali non cesseranno di agire in collaborazione e comunione fraterna tra loro, per affrontare in modo efficace le grandi sfide che presenta questo singolare "cantiere" missionario.

A tal fine, risulta utile richiamare le norme già in vigore, enunciate nella Lettera apostolica Stella Maris e nell'Istruzione De pastorali migratorum cura, della quale è in preparazione un'edizione aggiornata, come pure le indicazioni del documento Orientamenti per la Pastorale del Turismo. Né va dimenticato l'urgente bisogno di formare bene i fedeli laici, chiamati a lavorare in quest'ambito apostolico, e di suscitare una rinnovata consapevolezza nelle Comunità cristiane circa i problemi della mobilità umana, mediante un costante aggiornamento.

Mentre formulo voti che la vostra Plenaria contribuisca ad approfondire la comprensione di queste diverse situazioni sociali e pastorali, vi incoraggio a portare avanti ogni valida iniziativa per l'evangelizzazione di questo complesso settore.

Affido i lavori del vostro incontro alla materna protezione di Maria Stella Maris, alla quale chiediamo di volerci condurre al porto di un mondo più solidale, più fraterno e più unito. Con tali sentimenti imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


GIOVANNI PAOLO II


AL MOVIMENTO GIOVANILE GUANELLIANO




Carissimi giovani "guanelliani"!

1. Sono lieto di rivolgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, che dalle diverse regioni italiane vi siete raccolti a Como per partecipare al Meeting Nazionale del Movimento Giovanile Guanelliano. Questo importante appuntamento prolunga e approfondisce, nella luce e nella gioia del tempo pasquale, l'esperienza entusiasmante che avete condiviso, nel Duemila, con tanti altri coetanei provenienti da ogni parte del mondo in occasione dell'indimenticabile Giornata Mondiale della Gioventù di Tor Vergata. Allo stesso tempo, l'incontro di questi giorni a Como costituisce per voi una ulteriore significativa tappa nel cammino di preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto, alla quale vi do fin d'ora appuntamento.

2. I lavori di questo Convegno di Como vi vedono impegnati in un approfondito confronto con l'esperienza di due veri discepoli del Signore: i beati Don Luigi Guanella e Suor Chiara Bosatta. Non abbiate incertezze nel porvi alla loro scuola di santità, in particolare attraverso la dedizione verso gli ultimi e gli abbandonati, mossi da piena e incrollabile fiducia nella Provvidenza.

Don Guanella e Suor Chiara erano così affascinati dalla carità di Cristo, da farsi profondamente solidali con la sofferenza dei poveri, nei quali vedevano splendere il volto del Signore (cfr Mt 25,31-46). Questo messaggio di sensibilità e di attenzione verso l'altro è quanto mai necessario nel mondo attuale, che rischia spesso di naufragare nell'egoismo e nell'indifferenza e ha un radicale bisogno di generosi testimoni dell'ideale dell'amore e della condivisione verso tutti, soprattutto verso i fratelli maggiormente provati.

Si tratta certamente di un ideale alto e impegnativo, ma non dovete pensare che non sia alla vostra portata. Il segreto del «successo spirituale» di Luigi e Chiara non consiste forse nella semplicità della vita, fondata su di una solida spiritualità, fatta di preghiera assidua e di costante riferimento all'Eucaristia?

Cari amici, permettetemi di rivolgervi, a questo proposito, una parola franca: senza la preghiera non è possibile riuscire nell'impresa di diventare santi! La preghiera ci apre all'Altro, a Gesù Cristo, ci allena a vedere le persone e le situazioni dal punto di vista del suo amore. Nella preghiera ci sforziamo di costruire dentro di noi l'uomo nuovo, formato secondo il cuore di Cristo.

115 3. Traete forza dalla grazia sacramentale dell’Eucaristia, la quale vi permetterà di rimanere saldamente ancorati alla volontà di Dio. La devozione eucaristica deve plasmare tutta la vostra vita, orientare le vostre scelte, ispirarvi ideali di solidarietà e aiutarvi a vivere in comunione con i fratelli, cominciando da quelli che vivono accanto a voi, per giungere poi ad abbracciare idealmente ogni essere umano.

A questo riguardo, ho appreso con soddisfazione che ogni primo sabato del mese vi incontrate nel Santuario del Sacro Cuore di codesta città, per l'adorazione eucaristica notturna. Mi congratulo con voi per questa bella iniziativa, che intendete vivere insieme anche durante il presente meeting. Si tratta di una forte testimonianza contro-corrente rispetto alla mentalità comune, perché propone una singolare «discoteca del silenzio», dove incontrare Gesù «cuore a cuore» e fare dell'Eucaristia il principio ispiratore delle scelte fondamentali della vita.

Possa davvero Gesù eucaristico essere sempre più al centro della vostra esistenza personale e comunitaria, secondo la felice intuizione del beato Luigi Guanella: "Lui vuole trovarsi a parlare con te cuore a cuore".

Mi è caro ribadire in modo particolare a voi, quanto ho affidato a tutti i giovani nell'incontro di Tor Vergata: "L'Eucaristia plasmi la vostra vita, la vita delle famiglie che formerete. Essa orienti tutte le vostre scelte di vita... vi ispiri ideali di solidarietà e vi faccia vivere in comunione con i vostri fratelli sparsi in ogni angolo del pianeta" (Omelia, n. 6, in L'Osservatore Romano, 21-22 agosto 2000, p. 7).

4. L'incontro con Gesù nella preghiera e nell'Eucaristia non mancherà di illuminare di luce nuova la vostra esistenza e spingervi ad essere suoi testimoni presso i vostri coetanei. In questa prospettiva rivolgo anche a voi l'invito ad essere missionari del Vangelo negli ambienti dove si svolgono le vostre quotidiane attività. Portate la parola di Gesù, che è parola di vita e di speranza, a tutti, specialmente a quanti si trovano in difficoltà e rischiano di smarrire il senso e il valore del proprio vivere.

Vorrei rinnovarvi, in questa significativa circostanza, l'appello che ho lanciato a tutti i giovani a Tor Vergata: accogliete l'impegno ad essere le sentinelle del mattino all'alba del nuovo millennio. Si tratta di un impegno primario, che conserva intatta tutta la sua validità e urgenza in questo primo scorcio di secolo, sul cui orizzonte si affacciano, purtroppo ancora una volta, nubi oscure di violenza e di paura. Oggi più che mai occorrono persone dalla vita santa, sentinelle che annunciano al mondo intero un nuovo mattino di speranza, di fraternità e di pace.

5. Cari amici del Movimento Giovanile Guanelliano! Proseguite con entusiasmo e generosità il cammino che avete intrapreso, in intima comunione con l'intera comunità ecclesiale. Sforzatevi di essere, in ogni ambiente, "sale della terra e luce del mondo" (cfr
Mt 5,13-14): nella scuola e nell'università, nel mondo del lavoro e nello sport, in famiglia e tra gli amici.

Vi affido alla materna protezione della Vergine Maria, discepola fedele del suo Figlio Gesù ed esempio per tutti i credenti di piena adesione alla grazia di Dio. Invoco su tutti voi anche la celeste intercessione dei beati Luigi Guanella e Chiara Bosatta, affinché vi accompagnino in questi giorni di incontri e in tutto il vostro cammino spirituale, personale e comunitario.

Con questi sentimenti, assicurandovi la mia vicinanza nella preghiera, di cuore vi benedico, insieme con i Sacerdoti e gli animatori del vostro Movimento, e con tutti i vostri amici.

Dal Vaticano, 20 Aprile 2002

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

GIOVANNI PAOLO II

AL SUPERIORE DELLA PROVINCIA D’ITALIA


DELLA COMPAGNIA DI GESÙ




Al Reverendo Padre

VITTORIO LIBERTI, S.I.

116 Superiore della Provincia d'Italia
della Compagnia di Gesù

Ho appreso con vivo compiacimento che la Provincia d'Italia della Compagnia di Gesù si appresta a commemorare il 90E anniversario di fondazione del Pontificio Seminario Campano Interregionale di Napoli-Posillipo. Per tale felice circostanza, mi è gradito inviare a Lei, alla Comunità educante e docente, agli alunni e a quanti prenderanno parte alle celebrazioni giubilari il mio cordiale e beneaugurante saluto.

Agli inizi del secolo scorso, in un contesto di grandi fermenti ecclesiali e culturali, il Seminario fu eretto per volontà dei Vescovi della Campania, in risposta all'ardente desiderio del mio venerato predecessore San Pio X di fornire all'Istituto di Studi Teologici, da Lui voluto, un'idonea sede. La nuova opera venne dal Pontefice stesso affidata ai Padri della Compagnia di Gesù, affinché i seminaristi venissero formati alla spiritualità propria del presbitero diocesano, alla luce della pedagogia ignaziana. In particolare, egli indicò un compito preciso al nuovo Seminario: "Il fine altissimo di portare i sacerdoti a quel grado di pietà e di dottrina che li renda esemplari nell'esercizio del loro ministero" (Lettera del 4 marzo 1910).

A distanza di novant'anni, si possono constatare i frutti scaturiti da un'istituzione così provvidenziale per le Comunità diocesane della Campania. Essa ha svolto, infatti, un ruolo significativo nell'evangelizzazione della Regione, coltivandone e incrementandone le tradizioni religiose e culturali.

Desidero manifestare viva gratitudine a codesta Provincia della Compagnia di Gesù per lo sforzo profuso nei passati decenni per formare i futuri pastori del Popolo di Dio. Si tratta di un prezioso servizio reso alla Chiesa, nel solco di una lunga e apprezzata tradizione.

L'auspicio che formulo in questa felice circostanza è di un generoso rilancio spirituale dell'intera Comunità del Seminario. "Prendere il largo!": sia questo l'impegno di tutti, che imprima impulso rinnovato alle iniziative formative del Seminario stesso, in sintonia con le attese della Chiesa universale, proiettata nel terzo millennio. Cresca in ciascuno l'adesione a Cristo, fonte di rinnovata vitalità apostolica, per essere all'altezza delle attese del Popolo di Dio in questo nostro tempo. Oggi, come in passato, il sacerdote, per poter realizzare la propria vocazione, deve coltivare anzitutto un'intima e costante familiarità con il divin Maestro. Solo così il suo ministero potrà essere animato da una passione ardente per il Vangelo e per la salvezza del mondo.

La Vergine Maria estenda la sua materna protezione sul Seminario Campano Interregionale, assista la Provincia Italiana della Compagnia di Gesù e l'aiuti a camminare mantenendosi sempre fedele al carisma ignaziano.

A Superiori e ad alunni assicuro uno speciale ricordo nella preghiera, mentre a tutti imparto di cuore un'affettuosa Benedizione Apostolica, estendendola volentieri a quanti condividono la gioia di questa felice ricorrenza giubilare.

Dal Vaticano, 8 Marzo 2002


GP2 Discorsi 2002 108