GP2 Discorsi 2001 354

354 Le attuali questioni relative al diritto, alla politica, alla scienza e alla vita familiare toccano il significato autentico dell'umanità e della sua vocazione. Esse esortano i cristiani di oggi, non meno che i martiri di altri tempi, a rendere testimonianza alla verità anche a rischio di pagare un prezzo molto alto.

Questa testimonianza sarà ancor più convincente se tutti i discepoli di Cristo potranno professare insieme l'unica fede e sanare le ferite della divisione fra loro. Che lo Spirito Santo guidi i Cristiani, ed anzi tutte le persone di buona volontà, sulla via della riconciliazione e della fraternità. Qui, nella Santa Etchmiadzin, noi rinnoviamo il nostro impegno solenne a pregare e a operare per affrettare il giorno della comunione fra tutti i membri del gregge dei fedeli di Cristo, con riguardo autentico per le nostre rispettive tradizioni sacre.

Con l'aiuto di Dio non faremo nulla contro l'amore, ma "circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa" (cfr
He 12,1).

Esortiamo i nostri fedeli a pregare senza posa affinché lo Spirito Santo doni a tutti noi, come ha fatto con i santi martiri di ogni tempo e luogo, la saggezza e il coraggio di seguire Cristo, Via, Verità e Vita.

Santa Etchmiadzin, 27 settembre 2001

Sua Santità Giovanni Paolo II Sua Santità Karekin II

VIAGGIO APOSTOLICO IN ARMENIA

CERIMONIA DI CONGEDO

Aeroporto internazionale Zvartnotz

Yerevan, 27 settembre 2001




Eccellenza, Presidente Kocharian,
Santità,
Carissimi amici armeni!

355 1. È giunto il tempo di congedarci e di ringraziare Lei, Signor Presidente, e i membri del Governo per la splendida ospitalità che ho trovato in Armenia. Sono grato a tutti, alle autorità e ai collaboratori, civili e militari, agli uomini e alle donne della comunicazione, a quanti hanno speso tempo e perizia per rendere questa visita un successo.

Con profonda emozione esprimo la mia gratitudine a Lei, Santità, Supremo Patriarca e Catholicos, alla Gerarchia e ai fedeli della Chiesa Apostolica Armena per lo spirito di amore fraterno e di comunione che abbiamo condiviso in questi giorni.

2. Saluto con affetto voi, carissimi Arcivescovo Nerses, Arcivescovo Vartan, Vescovo Giuseppe; e voi, sacerdoti, consacrati, consacrate e fedeli laici della Chiesa Cattolica: con gioia intensa abbiamo celebrato insieme il mistero della nostra fede, e ho sperimentato personalmente il vostro desiderio di operare insieme con i vostri compatrioti per una maggiore giustizia e per una vita migliore dei cittadini armeni. Il Papa vi porta nel suo cuore e Dio stesso vi darà la forza per affrontare le sfide che vi stanno davanti.

Desidero manifestare ancora una volta la mia stima nei confronti dei rappresentanti di tutte le Chiese e Comunità ecclesiali, che hanno preso parte agli eventi di questa mia visita. Che tutti i seguaci di Cristo crescano nella fiducia e nell’amicizia ecumenica, mentre ci inoltriamo nel Terzo Millennio e proseguiamo sulla strada di una sempre più stretta unione e collaborazione!

3. Grazie a te, popolo d’Armenia, per il calore della tua amicizia, per la preghiera che abbiamo condiviso, per il tuo ardente desiderio dell’unità dei cristiani. Grazie soprattutto per la testimonianza della tua fede; una fede che non hai mai abbandonato durante i tempi oscuri; una fede che rimane profondamente radicata nelle tue famiglie e nella tua vita nazionale.

Lungo la storia, il monte Ararat è stato un simbolo di stabilità e una sorgente di fiducia per il popolo armeno. Varie volte tale stabilità e fiducia sono state duramente provate dalla violenza e dalla persecuzione. Il popolo armeno ha pagato a caro prezzo la sua esistenza di frontiera, così che i termini "santità" e "martirio" sono divenuti quasi sinonimi nel vostro vocabolario. Le terribili vicende che all’inizio del secolo scorso hanno condotto il vostro popolo "alla soglia dell'annientamento", i lunghi anni di oppressione totalitaria, la devastazione di un disastroso terremoto: nessuno di questi fatti è stato in grado di impedire all’animo armeno di ritrovare coraggio e di recuperare la sua grande dignità.

4. È vero, questi sono anni difficili e il vostro cuore è talvolta stanco e turbato. Molti vostri giovani hanno lasciato la terra dove sono nati; non vi è sufficiente lavoro e la povertà persiste; è difficile continuare a lavorare per il bene comune. Ma, carissimi amici armeni, rimanete saldi nella speranza! Ricordatevi che avete posto la vostra fiducia in Cristo e avete detto di sì a lui per sempre.

Sostenuti dai vostri fratelli e sorelle armeni in tutto il mondo, siete impegnati nel compito di ricostruire nella libertà il vostro Paese e la vostra società.

Il tempo è maturo perché la vostra Nazione riunisca le sue risorse culturali e le energie spirituali in un grande sforzo concertato per promuovere il suo sviluppo e la sua prosperità sulla base delle fondamentali verità della sua eredità cristiana: la dignità di ogni essere umano, la centralità della persona in ogni relazione e situazione, l’imperativo morale di eguale giustizia per tutti e di solidarietà con i deboli e i meno fortunati. Prego inoltre il Signore affinché i leaders dell’Armenia e degli altri Popoli della regione abbiano la saggezza e la perseveranza di procedere coraggiosamente sul sentiero della pace, poiché senza la pace non vi potrà essere genuino sviluppo e prosperità.

5. Nel congedarmi da voi, sono pieno di fiducia, poiché ho visto la vostra capacità di ripresa e la nobiltà delle vostre aspirazioni. Risuonino sempre nel cuore degli Armeni le parole del vostro grande poeta Hovannès Tumaniàn sulla patria:

"Tu resti viva, ritta in piedi nelle tue piaghe
356 sul misterioso cammino del passato, del presente
in piedi, saggia e pensosa, e triste, con il tuo Dio…

E verrà quest’aurora ove felice è la vita,
questa luce alla fine in mille e mille anime
e sui fianchi sacri del tuo monte Ararat
irraggerà alla fine il fuoco dell’avvenire.

Allora canti nuovi e nuovi poemi
saranno con l’aurora sulle labbra dei poeti".

San Gregorio l’Illuminatore e il gran numero di Martiri e Santi armeni veglino sul vostro presente e sul vostro futuro! La Madre di Cristo, Arca della Nuova Alleanza, guidi l’Armenia alla pace che è oltre il diluvio, la pace di Dio il quale ha posto il suo arcobaleno tra le nubi quale segno del suo amore che non ha fine (cfr
Gn 9,13).

Grazie, Signor Presidente! Grazie, carissimo Fratello Karekin! Grazie a voi tutti!


ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE


DI CASTEL GANDOLFO


Sabato 29 settembre 2001




357 Illustre Signor Sindaco,
distinti Membri della Giunta
e del Consiglio Comunale di Castel Gandolfo!

Come è ormai consuetudine, quest'incontro chiude il mio soggiorno estivo a Castel Gandolfo, dove ho potuto, grazie a Dio, riposarmi e recuperare le energie fisiche per riprendere l'attività ordinaria in Vaticano.

Grazie per la vostra vicinanza spirituale e per tutto quello che avete fatto per me e per i miei collaboratori durante questi mesi. Grazie a Lei, Signor Sindaco, per le sue parole così semplici e significative e per i sentimenti che mi ha manifestato a nome di tutti. Attraverso voi, cari Amministratori pubblici, ringrazio e saluto l'intera cittadinanza sempre assai ospitale e generosa. Castel Gandolfo, anche quest'estate, ha aperto le sue porte ai molti pellegrini e visitatori venuti per incontrare il Papa e pregare insieme con Lui. Grazie di cuore!

Nel congedarmi da voi, vorrei far pervenire a tutti i residenti il mio saluto più cordiale. Un pensiero speciale rivolgo alle persone anziane e ammalate, alle quali confermo con affetto la mia solidarietà. Come ha accennato poc'anzi il Signor Sindaco, non possiamo non ricordare anche le vittime del grave attacco terroristico che ha recentemente sconvolto l'America e il mondo. Non cesso di pregare e d'invocare per i defunti la misericordia del Signore, sostegno e conforto per i sopravvissuti e per l'intera umanità il dono prezioso della pace.

Ritorno ora in Vaticano, ma vi assicuro che voi continuerete ad essermi presenti nelle preghiere, perché Castel Gandolfo e i castellani occupano un posto importante nel cuore del Papa. Il Signore costantemente vi assista e vi protegga la celeste sua Madre, Maria Santissima.

Con tali sentimenti, imparto a voi qui presenti e a quanti voi rappresentate una speciale Benedizione.



AGLI UFFICIALI DEL 31° STORMO

DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA


CON I FAMILIARI


Sabato, 29 settembre 2001

Signor Comandante,

Signori Ufficiali e Sottufficiali,
358 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Si rinnova anche quest'anno, al termine del mio soggiorno a Castel Gandolfo, l'incontro con voi, cari componenti del Trentunesimo Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana. Ho così l'opportunità di esprimere a ciascuno di voi i miei sentimenti di viva riconoscenza. Con gioia vi accolgo e cordialmente vi saluto. Grazie per il vostro generoso servizio, che mi dà la possibilità di visitare varie comunità ecclesiali, situate nel territorio italiano, incontrando tante persone e condividendo con loro momenti di intensa umanità e di fervore spirituale.

Grazie per la vostra incessante dedizione e per il vostro solerte impegno! Con animo grato desidero manifestarvi ancora una volta il mio vivo apprezzamento per l'opera che svolgete con spiccato senso del dovere e con riconosciuta professionalità.

Grazie perché mi facilitate così l'adempimento del ministero pastorale che la Provvidenza mi ha affidato, e collaborate anche voi all'annuncio e alla diffusione della Buona Novella.

2. Com'è tradizione, mi è gradito nell'odierna circostanza manifestare con un segno tangibile la mia stima per l'intero Trentunesimo Stormo, conferendo ad alcuni dei suoi rappresentanti speciali distinzioni pontificie. Si tratta di un atto che vuole interpretare la gratitudine mia e della Santa Sede per la dedizione con cui voi operate. Poc'anzi il vostro Comandante, nel farsi portavoce dei comuni sentimenti, ha ben sottolineato lo spirito che vi anima nel quotidiano vostro lavoro, non certo facile.

Iddio ve ne renda merito e vi benedica, carissimi fratelli, insieme con le vostre famiglie. Risplenda sempre nella vostra vita la luce del Vangelo! Permettete che rinnovi pure a voi l'invito a "prendere il largo", che dalla fine del Grande Giubileo non cesso di rivolgere a tutti i credenti. Vasti sono gli orizzonti della nuova evangelizzazione e ciascun cristiano è chiamato ad offrire il proprio contributo. In un linguaggio a voi più familiare e simbolico, potrei dirvi: "alzatevi in volo", tendendo a ideali sempre più elevati e sublimi nella vostra vita.

L'amore di Dio vi animi, vi sostenga la forza dello Spirito Santo, che ravviva la speranza e sprona alla carità. Vegli su di voi, quale Madre premurosa, la Madonna, che voi venerate con il titolo di "Vergine lauretana". Vi proteggano gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, di cui oggi celebriamo la festa.

Con tali sentimenti, mentre invoco su di voi e sulle rispettive famiglie la divina assistenza, di cuore imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.

Ottobre 2001



BENEDIZIONE DELLA CAPPELLA DEL SINODO E ACCENSIONE

DELLA LAMPADA CON LA LUCE PROVENIENTE

DAL POZZO DI SAN GREGORIO ILLUMINATORE

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II

Lunedì 1° ottobre 2001

Fratelli e sorelle, cari Padri sinodali,

«quale gioia, quando mi dissero:

359
andremo alla casa del Signore».

E ora i nostri piedi si fermano

in questa cappella rinnovata,

cuore delle assisi sinodali

e di numerosi incontri ecclesiali.

Da questo luogo salga, fervente, la benedizione

al Dio dei nostri Padri e del Signore Gesù Cristo:

sia Lui stesso benedizione

per coloro che qui sosteranno in preghiera.

Al termine del viaggio apostolico in Armenia

il Catholicos di tutti gli Armeni

360
ci ha affidato, in segno di comunione,

la luce attinta dal pozzo di San Gregorio Illuminatore.

Da essa sarà accesa la lampada

che continuerà ad ardere in questo luogo.

Questa luce sia per la Chiesa d'Occidente

invito perenne a respirare a due polmoni,

insieme con la Chiesa d’Oriente.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI PARTECIPANTI AL VI INCONTRO NAZIONALE


DEI DOCENTI UNIVERSITARI CATTOLICI


Illustri Docenti universitari!


1. E' trascorso oltre un anno dall'incontro che abbiamo avuto in occasione del Giubileo, ma non è diminuito lo slancio che in quei giorni singolarmente preziosi avete potuto attingere.

E' stata l'occasione per un personale incontro con Lui, Gesù Signore, l'unico nostro Maestro, anzitutto. E' Lui la sorgente viva, il centro di irradiazione, l'alimento che nella Parola e nell'Eucaristia si fa sentita esperienza interiore.

E' stata pure occasione per una sempre più approfondita coscienza di Chiesa, nella reciprocità della comunione e nel sostegno fraterno fra quanti si riconoscono in Cristo come partecipi di una stessa grande famiglia. Ne è derivato un rinnovato impulso di testimonianza, teso a calare nel quotidiano del lavoro universitario il dinamismo di una presenza significativa, generosa, autentica.

361 Vi siete riuniti di nuovo per questo Incontro, accogliendo l'invito a "prendere il largo", che ho consegnato come orizzonte di speranza e di azione a tutta la Chiesa, e quindi anche a voi, perché riflettiate sulle implicazioni concrete che la prospettiva del nuovo umanesimo comporta per la vita delle vostre Università.

2. Sono tempi, questi, di grandi trasformazioni, e anche istituzioni antiche e venerabili, come molte delle Università italiane, sono chiamate a rinnovarsi. In questo processo si intrecciano fattori molteplici, a volte veramente nobili e degni; altre volte, invece, più strumentali, col rischio di ridurre il sapere a mezzo di affermazione di sé, mortificando la professionalità docente ad apprendistato di stampo utilitario e pragmatico.

Il Docente è un maestro. Egli non trasmette il sapere come se fosse un oggetto d'uso e consumo; ma stabilisce anzitutto una relazione sapienziale, che, anche quando non può giungere, per il numero troppo elevato degli studenti, all'incontro personale, si fa parola di vita prima ancora che trasmissione di nozioni. Il Docente istruisce nel significato originario del termine, offre cioè un apporto sostanziale alla strutturazione della personalità; egli educa, secondo l'antica immagine socratica, aiutando a scoprire e ad attivare le capacità e i doni di ciascuno; egli forma, secondo la comprensione umanistica, che non restringe questo termine alla pur necessaria acquisizione di competenze professionali, ma le inquadra in una costruzione solida e in una correlazione trasparente di significati di vita.

3. All'insegnamento siete stati chiamati. E' una vocazione, una vocazione cristiana. A volte essa è sentita come proprio progetto fin dalla più giovane età; a volte si svela attraverso gli accadimenti, apparentemente casuali, ma in realtà provvidenziali, che segnano la biografia di ciascuno. Lì, sulla cattedra, Dio vi ha chiamato per nome, a un servizio insostituibile alla verità dell'uomo.

E' questo il cuore del nuovo umanesimo. Esso si concretizza nella capacità di mostrare che la parola della fede è davvero una forza che illumina la conoscenza, la libera da ogni servitù, la rende capace di bene. Le giovani generazioni attendono da voi nuove sintesi del sapere; non di tipo enciclopedico, ma umanistico. E' necessario vincere la dispersione che disorienta e delineare profili aperti, capaci di motivare l'impegno della ricerca e della comunicazione del sapere e, al tempo stesso, di formare persone che non finiscano per ritorcere contro l'uomo le immense e tremende possibilità che il progresso scientifico e tecnologico ha ottenuto nel nostro tempo. Come agli inizi dell'umanità, anche oggi quando l'uomo vuole disporre a proprio arbitrio dei frutti dell'albero della conoscenza, finisce per ritrovarsi triste operatore di paura, di scontro e di morte.

4. La riforma in atto in Italia, che coinvolge scuola e università, chiama in causa la pastorale ecclesiale, sia per superare forme di stagnazione nel dialogo culturale, sia per promuovere in modo nuovo l'incontro tra le intelligenze umane, incentivando la ricerca della verità, l'elaborazione scientifica e la trasmissione culturale. Si dovrebbe riscoprire anche oggi una rinnovata tensione all'unità del sapere - quello proprio della uni-versitas - con coraggio innovativo nel disegnare gli ordinamenti degli studi su un progetto culturale e formativo di alto profilo, a servizio dell'uomo, di tutto l'uomo.

In quest'opera la Chiesa - che guarda con grande attenzione all'Università, perché da essa molto ha ricevuto e molto si attende - ha qualcosa da donare. Anzitutto, ricordando senza sosta che "il cuore di ogni cultura è costituito dal suo approccio al più grande dei misteri: il mistero di Dio" (Discorso alle Nazioni Unite in occasione del 50E di fondazione, n. 9, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 738). Ricordando, inoltre, che solo in questa verticalità assoluta - di chi crede, e perciò sempre cerca di approfondire la verità incontrata, ma anche di chi cerca, e perciò è sulla via della fede - la cultura e il sapere si illuminano di verità e si offrono all'uomo come dono di vita.

5. L'umanesimo cristiano non è astratto. La libertà di ricerca, così preziosa, non può significare neutralità indifferente di fronte alla verità. L'Università è chiamata a divenire sempre più un laboratorio, in cui si coltiva e si sviluppa un umanesimo universale, aperto alla dimensione spirituale della verità.

La diaconia della verità rappresenta un compito epocale per l'Università. Essa richiama quella dimensione contemplativa del sapere che disegna il tratto umanistico di ogni disciplina nelle diverse aree affrontate dal vostro Convegno. Da questo atteggiamento interiore deriva la capacità di scrutare il senso degli eventi e di valorizzare le più ardite scoperte. La diaconia della verità è il sigillo dell'intelligenza libera e aperta. Solo incarnando queste convinzioni nello stile quotidiano il docente universitario diventa portatore di speranza per la vita personale e sociale. I cristiani sono chiamati a rendere testimonianza della dignità della ragione umana, delle sue esigenze e della sua capacità di ricercare e conoscere la realtà, superando in tal modo lo scetticismo epistemologico, le riduzioni ideologiche del razionalismo e le derive nichiliste del pensiero debole.

La fede è capace di generare cultura; non teme il confronto culturale aperto e franco; la sua certezza in nulla assomiglia all'irrigidimento ideologico preconcetto; è luce chiara di verità, che non si contrappone alle ricchezze dell'ingegno, ma soltanto al buio dell'errore. La fede cristiana illumina e chiarisce l'esistenza in ogni suo ambito. Animato da questa interiore ricchezza, il cristiano la diffonde con coraggio e la testimonia con coerenza.

6. La cultura non è riducibile agli ambiti dell'utilizzazione strumentale: al centro è e deve rimanere l'uomo, con la sua dignità e la sua apertura all'Assoluto. L'opera delicata e complessa di "evangelizzazione della cultura" e di "inculturazione della fede" non si accontenta di semplici aggiustamenti, ma esige un fedele ripensamento ed una creativa riespressione dello strumento metodologico che la Chiesa italiana si è voluta dare in questi ultimi tempi: il "progetto culturale orientato in senso cristiano". Esso nasce dalla consapevolezza che "la sintesi tra cultura e fede non è solo un'esigenza della cultura ma anche della fede... Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta e interamente pensata, non fedelmente vissuta" (Giovanni Paolo II, Lettera di istituzione del Pontificio Consiglio della Cultura, 1982).

362 A questa esigenza profonda risponde l'esercizio della carità intellettuale. E' questo l'impegno specifico che gli universitari cattolici sono chiamati a realizzare, nella convinzione che la forza del Vangelo è capace di rinnovamento profondo. Che il "Logos" di Dio si incontri con il "logos" umano e diventi il "dia-logos": questa è l'attesa e l'auspicio della Chiesa per l'università e il mondo della cultura.

Il nuovo umanesimo sia per voi prospettiva, progetto, impegno. Esso diventerà allora una vocazione alla santità per quanti operano nell'Università. A questa "misura alta" siete chiamati all'inizio del nuovo millennio.

A conferma di questi miei voti per il vostro Incontro, sui cui lavori invoco copiosi lumi celesti, invio a ciascuno ed alle rispettive famiglie una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 4 Ottobre 2001

IOANNES PAULUS II



AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE


DI IGNAZIO MALOYAN, NIKOLAUS GROSS,


ALFONSO MARIA FUSCO, TOMMASO MARIA FUSCO,


ÉMILIE TAVERNIER GAMELIN, EUGENIA PICCO,


MARIA EUTHYMIA ÜFFING


Lunedì, 8 ottobre 2001




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Religiosi e Religiose,
Fratelli e Sorelle!



1. E' ancora viva in tutti noi l'eco della solenne celebrazione liturgica di ieri, durante la quale sono stati elevati alla gloria degli altari sette nuovi Beati. A tutti voi, cari pellegrini convenuti a Roma per questo felice avvenimento, rivolgo il mio più cordiale saluto.

Anzitutto desidero condividere con voi ed affidare al Signore l'angustia e la preoccupazione che suscita in noi questo delicato momento della vita internazionale.

Nel clima familiare dell'odierno incontro abbiamo l'opportunità di ringraziare insieme il Signore per i nuovi Beati e di soffermarci a riflettere ancora una volta sulla loro testimonianza evangelica e sulla ricca eredità spirituale che essi ci hanno lasciato.

363 2. Siate i benvenuti, cari pellegrini che siete venuti a Roma per partecipare alla Beatificazione di Monsignor Ignazio Maloyan. Saluto tutti i Vescovi della Chiesa armena cattolica presenti, come pure i rappresentanti delle autorità civili dell'Armenia. Rivolgo un saluto particolare ai giovani, chiedendo al Signore che siano testimoni coraggiosi del Vangelo. Nel corso della mia recente visita in Armenia, ho potuto constatare l'attaccamento del popolo alla fede cristiana, come testimoniano tanti episodi della sua storia. Così è la bella testimonianza che il Beato Ignazio ci ha lasciato. Uomo coraggioso e pieno di fede, mise l'amore di Cristo al centro della sua vita e del suo ministero.

Mentre la minaccia contro il popolo armeno si faceva più pesante, intuendo l'imminenza della persecuzione, scelse, sull'esempio di sant'Ignazio di Antiochia, di seguire Gesù fino alla fine, versando il proprio sangue per i fratelli. Il suo esempio invita tutti i battezzati a ricordarsi che sono stati immersi nella morte e nella resurrezione di Cristo e che devono seguirlo ogni giorno.

Saluto il Signor Cardinale Jean-Claude Turcotte e le persone venute dal Canada per la Beatificazione di Emilie Gamelin, in particolar modo le Suore della Provvidenza. La figura della nuova Beata costituisce un modello per gli uomini e le donne di oggi. Si resta sempre meravigliati dinanzi alla fecondità di una vita che si abbandona fra le mani di Dio, attingendo nella contemplazione la forza e l'audacia per la vita quotidiana e per la missione. Come Maria ai piedi della Croce, ella ricevette Gesù, per vivere solo attraverso di Lui e per Lui. La sua vita spirituale le diede la forza per la sua missione caritativa, spogliandosi di tutto e trovando l'energia per confortare ogni persona. Sull'esempio della Beata Emilie, vi incoraggio a mettervi al servizio dei poveri e dei più bisognosi della società, che sono i prediletti di Dio, per alleviare le loro sofferenze, facendo così risplendere la loro dignità.

3. Saluto affettuosamente i pellegrini tedeschi, soprattutto i fedeli delle Diocesi di Essen e di Münster con i loro Pastori Hubert Luthe e Reinhard Lettmann. Care sorelle e cari fratelli! Nei martiri Nikolaus Gross e nella suora clementina Euthymia le vostre Chiese locali hanno ricevuto in dono due nuovi Beati. Per le vostre Diocesi questi cristiani esemplari sono come un cartellone pubblicitario. Dovete esserne orgogliosi. In questi giorni festosi trascorsi a Roma non avete raggiunto uno scopo. La beatificazione è infatti anche un inizio. Poiché i nuovi Beati invitano le persone a seguire le loro orme nel proprio Paese.

Il beato Nikolaus Gross ci insegna ad obbedire più a Dio che agli uomini. Il nostro tempo ha proprio bisogno di cristiani veramente convinti, che ascoltano la voce della coscienza e hanno il coraggio di parlare quando si tratta della dignità dell'uomo. Anche la Beata suor Euthymia ci invia un messaggio attuale. La sua vita ci mostra che cose apparentemente piccole possono essere grandissime agli occhi di Dio. Dal punto di vista umano questa suora non fu una "stella" sotto le luci della ribalta, ma la sua opera silenziosa fu per molti una consolazione che esiste ancor oggi.
L'esempio di entrambi i nuovi Beati dovrebbe spronarvi e la loro intercessione accompagnarvi nel corso della vostra vita. Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.

4. In questo clima di intima gioia sono lieto di esprimere le mie più cordiali felicitazioni alla Comunità diocesana di Nocera Inferiore-Sarno, che ha visto elevati insieme agli onori degli altari due suoi figli sacerdoti: Alfonso Maria Fusco e Tommaso Maria Fusco. Non parenti ma Confratelli nel sacerdozio, la Provvidenza li ha associati ora anche nella gloria dei Beati in Cielo. Saluto il Vescovo, Mons. Gioacchino Illiano, e tutti voi, venuti numerosi dalla Diocesi. Con speciale affetto mi rivolgo alle figlie spirituali dei due nuovi Beati: le Suore di San Giovanni Battista e le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. La vostra gioia, carissime, è anche la mia e di tutta la Chiesa. Vi ringrazio per la fedeltà devota e fattiva con cui avete onorato la memoria dei vostri Fondatori, la cui esemplarità ha trovato ora un solenne riconoscimento ecclesiale.

Ad Angri, la sua città, il canonico Alfonso Maria Fusco era venerato per il suo spirito di umiltà e semplicità, che gli attirava simpatia e fiducia. Con la calma interiore tipica dei santi, dovuta alla fede assoluta in Dio e nella sua provvidenza, egli riuscì a realizzare il "sogno" della sua vita: istituire una Congregazione femminile per l'assistenza e l'educazione della gioventù disagiata. Le Suore Battistine portano oggi il suo messaggio in tante parti del mondo.

Un apostolo della carità fu anche il beato Tommaso Maria Fusco. All'infinita carità del Padre, resa visibile nel Sangue Preziosissimo di Gesù, versato per effetto di "tenerissimo amore", egli rispose con l'incondizionata dedizione di sé nel ministero sacerdotale e nel servizio verso i piccoli e i poveri. Oggi, il suo programma di vita continua grazie a voi, carissime Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, che lo rendete presente ed attuale nella vostra quotidiana attività.

5. Mi rivolgo ora a voi, Fratelli e Sorelle che esultate per la beatificazione di Eugenia Picco, originaria della Chiesa ambrosiana e figlia adottiva della Chiesa di Parma. Saluto con affetto i Pastori delle vostre Comunità ecclesiali, insieme con le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e con tutti voi, cari pellegrini venuti per rendere omaggio alla nuova Beata. Nella Congregazione fondata dal venerabile Agostino Chieppi, ella fu animatrice saggia e prudente delle Consorelle, secondo gli indirizzi ricevuti dal Fondatore. Pienamente inserita nella Chiesa locale, si fece madre di tutti, specialmente dei poveri, dei quali seppe condividere drammi, lotte e speranze. L'esperienza della malattia, specialmente negli ultimi anni della vita, affinò la sua anima. Ella è ora in grado di insegnare a tutti come si affrontano situazioni difficili con l'aiuto della grazia, come si serve la Chiesa con la forza della contemplazione e come si avvicinano i fratelli con l'ardore della carità.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle! Mentre ringraziamo il Signore per i luminosi esempi di santità offerti dai nuovi Beati, rinnoviamo a Lui la preghiera per la pace: "Da pacem Domine in diebus nostris! Concedi, o Signore, la pace ai nostri giorni!".

364 Ci accompagni e ci sostenga sempre la Vergine Maria, teneramente amata dai nuovi Beati. Alla sua materna protezione tutti vi affido, mentre di cuore vi benedico, insieme con le vostre Comunità ecclesiali, religiose e familiari

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


ALLE AGOSTINIANE MISSIONARIE


IN OCCASIONE DEL XIX CAPITOLO GENERALE




Care Suore Agostiniane Missionarie,

1. Essendo stato informato della celebrazione a Roma del vostro XIX Capitolo Generale, desidero rivolgere un affettuoso saluto a voi che, in rappresentanza delle vostre Sorelle presenti in 15 Paesi di quattro continenti, avete la responsabilità di tracciare le nuove prospettive della Congregazione all'inizio del nuovo millennio. Vi incoraggio a ricercare, con fedeltà creativa al carisma fondazionale, le risposte più adeguate che il vostro Istituto può dare alle aspettative e alle esigenze della Chiesa e dell'umanità di oggi, consapevoli che "nella causa del Regno non c'è tempo per guardare indietro, tanto meno per adagiarsi nella pigrizia. Molto ci attende" (Novo Millennio ineunte NM 15).

Pertanto, mentre esprimo il mio sincero ringraziamento per tutto il bene che la vostra Congregazione ha fatto nei suoi oltre cento anni di esistenza, e che continua attualmente a fare, vi esorto a partecipare con generosità all'appassionante compito di aprire, con la testimonianza di vita e l'annuncio di Cristo, nuovi orizzonti di speranza per l'umanità.

Sapete bene che questo compito richiede in primo luogo una vita di consacrazione religiosa profondamente radicata in Cristo, poiché solo colui che rimane unito a Lui, come il tralcio alla vite, recherà molto frutto (cfr Jn 15,5). In tal modo potrete essere testimoni autentici della sua presenza nelle diverse culture, come dice il vostro motto capitolare.

2. A tal fine potete contare sull'ispirazione della venerabile e feconda spiritualità agostiniana che avete ricevuto in eredità dal momento della fondazione e attraverso il vostro vincolo spirituale con l'Ordine di sant'Agostino. È una tradizione che ha molto da dire all'uomo di oggi, proprio perché s'incentra sul suo essere più intimo e sulla sua eccelsa dignità di essere immagine di Dio e suo interlocutore personale in Cristo.

A Lui dovete aprire le porte senza timore, affinché vi parli nella preghiera assidua e vi riveli nel più recondito il suo amore infinito, la sua compassione dinanzi all'affamato di pane e di speranza (cfr seg.), il suo anelito di liberare l'umanità dal peccato e da ogni schiavitù che la denigra, missione per la quale chiede la vostra collaborazione. Lasciatevi guidare dagli insegnamenti del Maestro interiore, l'unico che non ci abbandona mai, poiché, a differenza di Lui, "anche se qualcuno è al tuo fianco, nessuno è nel tuo cuore" (Sant'Agostino, In 1 Gv, III, 13).

3. Sapete anche, come Istituto di vita apostolica dal marcato carattere missionario, che il vero evangelizzatore non ha bisogno di portare con sé un grande bagaglio (cfr Mt 10,9-10), ma Cristo dentro, per poterlo proclamare apertamente come "annuncio gioioso di un dono che è per tutti, e che va a tutti proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno" (Novo Millennio ineunte NM 56).

In effetti, con Cristo impresso in ogni fibra del vostro essere, potrete parlare quel linguaggio "da cuore a cuore" capace di suscitare i sentimenti più profondi, di risvegliare i valori più nobili e di riunire gli aneliti più autentici dell'essere umano, al di là delle differenze e dei dissensi su aspetti secondari o effimeri. È un linguaggio universale che apre le porte di ogni condizione umana e che si comprende in tutte le culture, essendo così fonte di concordia e di pace.

Incoraggerà inoltre dal di dentro lo spirito di servizio che muove la vostra anima missionaria poiché "quanto più si vive di Cristo, tanto meglio Lo si può servire negli altri, spingendosi fino agli avamposti della missione, e assumendo i più grandi rischi" (Vita consecrata VC 76).

4. Roma, dove celebrate il Capitolo, è un luogo privilegiato per rivitalizzare lo spirito ecclesiale e la ferma adesione al Successore di Pietro, al quale Cristo ha affidato il compito di confermare nella fede i propri fratelli (cfr Lc 22,32). È anche un'occasione per vivere intensamente la dimensione universale della Chiesa, quella trama di mentalità e di tradizioni diverse nella comunione di fede e di carità, come è stato sottolineato in modo particolare durante il Grande Giubileo dello scorso anno.


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