GP2 Discorsi 2001 365

365 Di quella memorabile esperienza ecclesiale desidero menzionare in modo speciale la commemorazione dei testimoni della fede del XX secolo nel Colosseo. Con essa la Chiesa ha voluto onorare coloro che hanno reso testimonianza delle esigenze, a volte estreme, che la confessione della fede comporta, ma anche della forza eroica che infonde in colui che l'accoglie senza riserve. Avete partecipato a questa celebrazione con la commovente esperienza di aver avuto due vostre sorelle in quell'"affresco del Vangelo delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue" (Omelia nel Colosseo, 7 maggio 2000, n. 3). Se quel giorno avete ricevuto la notizia con lacrime per il dolore umano, ora sapete che Dio ha guardato a quelle vostre Sorelle con una grazia molto speciale, che deve dare nuovo vigore allo spirito missionario che vi anima, mostrandovi in tutta la sua ampiezza e radicalità il mandato di Gesù: "Andate il tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Chiedo al Signore che anche quel sangue versato sia fonte di fecondità con nuove vocazioni e frutti di santità per la vostra Congregazione.

5. Desidero concludere mettendo nelle mani della Vergine Maria i frutti del Capitolo e il futuro della Congregazione. A Lei, che invocate soprattutto come Madre della Consolazione e del Buon Consiglio, affido le sue figlie impegnate nel riconoscere ovunque la presenza di Cristo, il suo Divino Figlio e Re dell'U niverso, per seguirlo con fedeltà e annunciarlo fino ai confini della terra.

Con questi sentimenti, e implorando l'intercessione di sant'Agostino e di santa Monica, vi imparto con affetto la Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a tutte le vostre Sorelle Agostiniane Missionarie.

Dal Vaticano, 10 ottobre 2001

IOANNES PAULUS PP. II



HORA TERTIA NEL TRIGESIMO

DELL’ATTENTATO TERRORISTICO DELL’11 SETTEMBRE 2001

MONIZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì 11 ottobre 2001

Fratelli e sorelle,

cari Padri Sinodali,
ad un mese dagli inumani attacchi terroristici
compiuti in diverse parti degli Stati Uniti d'America,
raccomandiamo ancora una volta
all'eterna misericordia del Dio dei nostri Padri
366 le innumerevoli vittime innocenti.

Chiediamo consolazione e conforto
per i loro familiari e parenti,
prostrati dal dolore;
invochiamo forza e coraggio
per quanti continuano a prestare la loro opera
nei luoghi colpiti dalla terribile sciagura;
imploriamo tenacia e perseveranza
per tutti gli uomini di buona volontà
nel perseguire vie di giustizia e di pace.

Dal cuore dell'uomo il Signore sradichi
367 ogni traccia di astio, di inimicizia e di odio,
e lo renda disponibile alla riconciliazione,
alla solidarietà e alla pace.

Preghiamo perché ovunque nel mondo
possa instaurarsi la "civiltà dell'amore".



Dopo l’Inno, la Salmodia e la Lettura breve dell’Hora Tertia del giorno, un Padre sinodale, Exc.mus D.nus John Olorunfemi ONAIYEKAN, Archiepiscopus Abugensis (Abuja), Praeses Conferentiae Episcopalis (Nigeria) e un Delegato fraterno, Exc.tia Sua Peter FORSTER, Episcopus Chester (Magna Britannia), Delegato fraterno della Comunione Angelicana, hanno tenuto una breve Omelia.

Quindi, il Santo Padre ha introdotto le Intercessioni (la Preghiera dei Fedeli) con le seguenti parole:

In comunione con la Vergine Maria
rivolgiamo a Dio Padre
la nostra unanime preghiera
affinché per mezzo del Cristo suo Figlio
368 effonda nel cuore degli uomini
e su tutta la terra
lo Spirito consolatore, Signore che dà la vita.



Le Intercessioni sono stati letti da:

· in inglese: S.E.R. Mons. Seán B.BRADY, Arcivescovo di Armach (Irlanda);

· in francese: S.E.R. Mons. Michel-Marie Bernard CALVET, S.M., Arcivescovo di Nouméa (Nuova Caledonia);

· in spagnolo: S.E.R. Mons. Roberto Octavio GONZÁLEZ NIEVES, O.F.M., Arcivescovo di San Juan de Puerto Rico (Porto Rico);

· in arabo: S.E.R. Mons. Thomas MERAM, Arcivescovo d’Urmya dei Caldei (Iran);

· in portoghese: S.E.R. Mons. Francisco VITI, Arcivescovo di Huambo (Angola);

· in russo: S.E.R. Mons. Tadeusz KONDRUSIEWICZ, Arcivescovo titolare di Ippona Zárito e Amministratore Apostolico della Russia Europea Settentrionale dei Latini (Russia);

· in tedesco: Mons. Alois KOTHGASSER, S.D.B., Vescovo di Innsbrück (Austria).



369 Dopo la recita del Pater noster e prima della Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha pronunciato la seguente preghiera:

O Dio onnipotente e misericordioso,
non ti può comprendere chi semina la discordia,
non ti può accogliere chi ama la violenza:
guarda la nostra dolorosa condizione umana
provata da efferati atti di terrore e di morte,
conforta i tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza,
perché il nostro tempo
possa ancora conoscere giorni di serenità e di pace.

Per Cristo nostro Signore.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


ALL’ORDINE DEI FRATI SERVI DI MARIA


Al Reverendissimo Padre

HUBERT M. MOONS

370 Priore Generale dell’Ordine dei Frati Servi di Maria

1. "La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!" (
1Co 16,23). Con queste parole dell'apostolo Paolo, saluto cordialmente Lei e l'intero Ordine dei Frati Servi di Maria in occasione del Capitolo Generale, in programma ad Ariccia dall'8 al 30 ottobre 2001. Il tema dei lavori è: "Con santa Maria, dall'ascolto di Dio al servizio della vita". Esso richiama la vostra riflessione sulla necessità di rendere la testimonianza dell'Istituto sempre più fedele al carisma delle origini ed insieme vicina alle istanze dell'uomo contemporaneo.

Rivolgo a Lei, Reverendissimo Padre, il mio cordiale saluto e un sincero ringraziamento per il servizio di Priore Generale, che Ella ha reso all'Ordine durante 12 anni. Saluto i Capitolari e, attraverso di loro, tutti i membri di codesta Famiglia religiosa. A ciascuno vorrei far giungere la mia parola di incoraggiamento, avvalorata dall'assicurazione di un costante ricordo nella preghiera.

So che l'Assemblea capitolare, sulla quale da tempo state implorando la luce dello Spirito, è stata preparata con cura, ben definendo le priorità negli argomenti da affrontare e approfondire. Essa rappresenta l'occasione propizia per meglio porre in luce un particolare aspetto della partecipazione della Vergine al mistero di Cristo e della Chiesa, al fine di trarre da ciò ispirazione per le scelte e le decisioni operative dell'Ordine. Sin dall'inizio per i Frati Servi di Maria è la Vergine la Stella che illumina il loro cammino e il riferimento certo d'ogni loro programmazione apostolica.

2. Con santa Maria nella ricerca di Dio. La ricerca di Dio è componente essenziale della vita consacrata. La Madonna è guida sicura in questo itinerario. Cercare il Signore! Avete collocato la riflessione su questo tema, cuore della vostra vocazione, al primo posto nei lavori capitolari. Sì! Cercate Cristo; cercate il suo volto (cfr Ps 27,8). Cercatelo ogni giorno, fin dall'aurora (cfr Ps 63,2), con tutto il cuore (cfr Dt 4,29 Ps 119,2). Cercatelo con la tenacia della Sunamite (cfr Ct 3,1-3), con lo stupore dell'apostolo Andrea (cfr Jn 1,35-39), con lo slancio di Maria di Magdala (cfr Jn 20,1-18).

Nel Rituale per la celebrazione del Capitolo, voi invocate i Sette Santi Fondatori quali «cercatori di Dio». Tali, in effetti, essi furono: cercatori del Regno Dio e della sua giustizia (cfr Mt 6,33), cercatori assidui della sapienza evangelica. Sul loro esempio, anche voi cercate il Signore nell'ora della gioia e nel tempo della desolazione; imitate Maria che va a Gerusalemme alla ricerca del suo Figlio dodicenne piena di ansia (cfr Lc 2,44-49), e più tardi, all'inizio della vita pubblica di Gesù, corre sollecita a cercarlo (cfr Mc 3,32), preoccupata di alcune voci che le erano giunte a suo riguardo (cfr ibid., 3,20-21).

Avvertire l'esigenza di cercare Dio è già un dono da accogliere con animo grato. In realtà, è sempre Dio per primo a venirci incontro, perché per primo ci ha amati (cfr 1Jn 4,10). E' consolante cercare Dio, ma è al tempo stesso esigente; suppone rinunce e scelte radicali. Che cosa comporta ciò per voi, nell'attuale contesto storico? Sicuramente un'accentuazione della dimensione contemplativa, un'intensificazione della preghiera personale, una rivalutazione del silenzio del cuore, senza mai contrapporre la contemplazione all'azione, la preghiera nella cella alle celebrazioni liturgiche, la necessaria "fuga dal mondo" alla presenza doverosa accanto a chi soffre: tutto questo è nella tradizione dell'Ordine e nelle vostre Costituzioni (cfr Cost. OSM [1987], 16a. 31a-b. 116). L'esperienza dimostra che solo dall'intensa contemplazione scaturisce una fervida ed efficace azione apostolica.

3. Con santa Maria nell'ascolto di Dio. In stretta connessione con la ricerca di Dio è l'ascolto della sua Parola di salvezza. Anche in quest'itinerario vi è di esempio e di guida Maria, della quale la Chiesa sottolinea il singolare rapporto con la Parola. La Madonna è la "Vergine dell'ascolto", pronta a far propria, con atteggiamento umile e sapiente, la parola a Lei indirizzata dall'Angelo. Con il suo fiat Maria accoglie il Figlio di Dio, Parola sussistente, che in Lei si fa carne per la redenzione del mondo.

Forma quanto mai opportuna di ascolto della Parola è la lectio divina, che voi avete in grande considerazione. Ne fate esplicita menzione nella formula stessa della professione solenne, allorché vi impegnate a vivere "nell'ascolto della Parola di Dio" (cfr Rituale della professione religiosa dei Frati Servi di santa Maria, Seconda edizione tipica, 211, Roma, Curia Generalizia OSM, 1993, PP 128-148). Maria ascolta e in Lei la Parola è accolta docilmente ancor prima nel cuore che nel grembo verginale. Imitando il suo fiat (cfr Lc 1,38), anche voi pronunciate il vostro totale al Dio che si rivela (cfr Rm 16,26). Nella parola della Sacra Scrittura Dio dischiude le ricchezze del suo amore, svela il suo progetto salvifico e affida a ciascuno una specifica missione nel suo Regno.

L'amore per la Parola vi spingerà a riconsiderare la preghiera comunitaria, a privilegiare la vita liturgica, a renderla più partecipata e sentita. Sia la vostra preghiera comunitaria tale che l'orazione personale prepari e prolunghi la celebrazione liturgica. Si avvererà allora anche nell'Ordine l'auspicio dell'Apostolo: "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente" (Col 3,16).

4. Con santa Maria in una vita di servizio. Il Capitolo Generale è chiamato a trattare a fondo un secondo argomento, anch'esso prioritario: le molteplici forme del vostro servizio apostolico. E', in effetti, parte essenziale del carisma dei Frati Servi di Maria servire la Chiesa e l'umanità. Guardando alla Vergine, sempre in umile atteggiamento di servizio, fate sì che emerga in ogni membro dell'Istituto uno stile di gioiosa premura verso i fratelli, di ardore e di slancio, di valorizzazione dei rapporti umani e di attenzione alle necessità della persona.

371 Uno stile che non ricerca in primo luogo l'efficienza delle strutture e i progressi della tecnologia, ma conta sull'efficacia della grazia del Signore (cfr 1Co 3,6-7). Sempre attenti ai segni dei tempi, ponderate con cura la prospettiva di sospendere alcune attività per rispondere a nuove esigenze missionarie in Asia, in Africa e nell'Europa dell'Est. Salvaguardate la fedeltà allo spirito originario della vostra Famiglia religiosa, nata per testimoniare "i valori umani ed evangelici rappresentati da Maria" (Cost. OSM, 7). Secondo l'ispirazione mendicante dell'Ordine, vivete la dimensione evangelica della provvisorietà, dell'insicurezza e della disponibilità ad andare dove urge il bisogno (cfr ibid., 3).

Tra le molte forme di servizio, nel tema-guida del Capitolo, si fa menzione del "servizio alla vita". In un mondo in cui talora sembra prevalere la cultura della morte, siate servitori della vita, fedeli a Dio che "non è Dio dei morti, ma dei vivi" (Mt 22,32), araldi del Vangelo della speranza sotto la protezione di santa Maria, "Madre della vita".

5. Con santa Maria al servizio dell'animazione vocazionale. Il Capitolo dovrà riflettere, infine, sull'animazione vocazionale, tema di grande interesse e di singolare urgenza. Le vocazioni sono dono per l'Ordine e per la Chiesa da implorare anzitutto con incessante preghiera. L'icona della Vergine della Pentecoste illumini la vostra riflessione. Nel Cenacolo Maria ci appare come l'Orante; insieme agli Apostoli implora la venuta dello Spirito, suscitatore d'ogni vocazione. Maria è Madre della Chiesa: nel Cenacolo la Vergine comincia ad esercitare verso la comunità dei discepoli la maternità a Lei affidata dal suo Figlio morente sulla Croce.

Oltre che dalla preghiera (cfr Lc 10,2), le vocazioni sono favorite dalla testimonianza coerente e fedele di quanti sono chiamati a vivere con radicalità la sequela evangelica. A voi guardano le nuove generazioni, attratte non da una vita consacrata «facilitata», ma dalla proposta di vivere il Vangelo sine glossa.

Il giorno 7 ottobre 2001 ricorre il 750E anniversario dell'«atto di povertà» della prima comunità del Senario. Con tale gesto generoso, i frati si impegnavano a non possedere nulla, come il loro Maestro che non aveva "dove posare il capo" (Lc 9,58). La memoria di tale evento vi spinga ad una ancor più rigorosa testimonianza di povertà, che si traduca in un sobrio tenore di vita (cfr Cost. OSM, 57) e in una fedele pratica della comunione dei beni.

Affido i lavori del Capitolo alla sollecitudine materna di santa Maria, Regina dei suoi Servi, e, mentre assicuro un ricordo nella preghiera, imparto di cuore a Lei, ai Capitolari e a tutta la Famiglia servitana la Benedizione Apostolica, pegno della misericordia infinita del Signore.

Dal Vaticano, 29 Settembre 2001

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


A VENT’ANNI DALLA FAMILIARIS CONSORTIO




Al venerato Fratello
il Signor Cardinale Camillo Ruini
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

1. Con vivo compiacimento ho appreso che la Chiesa che è in Italia si prepara a celebrare i venti anni della Familiaris consortio con una serie di iniziative: esse saranno di grande aiuto per il Popolo di Dio, per tutti coloro che sono alla ricerca della verità e per la stessa società civile. Si tratta di iniziative importanti, che desidero accompagnare con la preghiera e con l'affetto sincero, in attesa di incontrare le famiglie italiane nella veglia che si terrà in Piazza San Pietro sabato 20 ottobre e nella Santa Messa, che avrò la gioia di celebrare il giorno successivo, in occasione della Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi.

372 Quando, nei primi tempi del mio Pontificato, inaugurai i lavori del Sinodo sulla Famiglia, il 26 settembre del 1980, dissi che "la famiglia è l'oggetto fondamentale dell'evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo" e aggiunsi che, per questa sua forza creativa, "è proprio la famiglia che dà la vita alla società". Conclusi poi il discorso ai Padri sinodali ricordando che tutti i compiti della famiglia si riassumono in uno fondamentale: "quello di custodire e conservare semplicemente l'uomo!".

2. Molti si domandano: perché la famiglia è così importante? Perché la Chiesa insiste tanto sul tema del matrimonio e della famiglia? Il motivo è semplice, anche se non tutti riescono a comprenderlo: dalla famiglia dipende il destino dell'uomo, la sua felicità, la capacità di dare senso alla sua esistenza. Il destino dell'uomo dipende da quello della famiglia ed è per questo che non mi stanco di affermare che il futuro dell'umanità è strettamente legato a quello della famiglia (cfr Familiaris consortio
FC 86). Questa verità è così evidente che appare paradossale l'atteggiamento, purtroppo assai diffuso, di chi trascura, offende e relativizza il valore del matrimonio e della famiglia.

La visione dell'uomo, l'interpretazione della sua unità personale, in cui si esprimono la dimensione corporea, quella intellettiva e quella spirituale, il significato degli affetti e della generazione della vita sono al centro di un dibattito epocale, che incide profondamente sulla condizione della famiglia. Di fronte a questa situazione resta compito primario della Chiesa far emergere le ragioni che rendono urgente e necessario l'impegno di tutti i cristiani a favore della famiglia. Allo stesso tempo, è compito delle stesse famiglie e di tutte le persone di buona volontà compiere ogni sforzo perché siano riconosciuti i diritti di questa fondamentale istituzione sociale, a vantaggio dei singoli e dell'intera società.

3. Il Sinodo sulla Famiglia ha segnato la vita della Chiesa nel suo cammino di attuazione del Concilio Vaticano II, e la Familiaris consortio, che ne ha raccolto il prezioso lavoro, rappresenta una tappa decisiva nell'individuazione delle responsabilità della famiglia e di ciò che è necessario fare per aiutarla nello svolgimento delle sue insostituibili funzioni. A venti anni da questa Esortazione apostolica, dobbiamo ringraziare Dio per i frutti copiosi che da essa sono derivati alla Chiesa e alla società e dobbiamo cogliere i germogli di bene sbocciati nel cuore delle famiglie, che alla luce degli insegnamenti in essa proposti stanno inaugurando una nuova stagione di vivace protagonismo. Questi venti anni sono serviti per far maturare una diffusa consapevolezza della vocazione e della missione della famiglia e, come accade nel normale corso della vita umana, a questo punto inizia la stagione della maturità, la stagione della piena assunzione di responsabilità.

E' necessario da parte della Chiesa accompagnare in modo adeguato questo cammino, fornendo, a partire dalle risorse spirituali che affondano le loro radici nella grazia sacramentale del matrimonio, anche tutti quei contributi umani, culturali e sociali che possono aiutare la famiglia a porsi come centro e crocevia della vita ecclesiale e sociale. Occorre superare ogni ingenuo e improprio dualismo tra vita spirituale e vita sociale. Il bene della famiglia è un bene integrale e le varie dimensioni della sua esistenza non sono separabili. La sua vita, in quanto cellula fondamentale della Chiesa e della società, ha sempre un valore sociale e pubblico, che deve essere riconosciuto, tutelato e promosso.

4. La famiglia è al principio della storia della salvezza, ma è anche al principio della storia dell'umanità e possiamo dire che ne è l'essenza, perché la storia dell'uomo è sostanzialmente storia d'amore. Non possiamo mai dimenticare che "l'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non si incontra con l'amore, se non lo esperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente" (cfr Redemptor hominis RH 10 ripreso in Familiaris consortio FC 18).

Attorno a questo nucleo centrale dell'esistenza umana ruota la famiglia e da esso prende origine la società. Troppo spesso, ancora oggi, questa verità viene dimenticata, falsificata e calpestata. Devono quindi moltiplicarsi le occasioni di studio e di riflessione, le forme di mobilitazione delle famiglie, le iniziative culturali, sociali e politiche che, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, siano però in grado di aiutare i responsabili del bene comune a operare coerentemente con la verità dell'uomo, che comporta sempre, e in primo luogo, la tutela della vita umana, del matrimonio e della famiglia. Da tempo la Chiesa che è in Italia opera a sostegno della famiglia anche in questa direzione, coniugando, nell'ottica del progetto culturale, l'azione pastorale con una incisiva presenza sui fronti della cultura e della comunicazione.

5. E' di grande rilevanza per la comunità ecclesiale, e per l’amata Nazione italiana, codesto Convegno promosso dalla Commissione Episcopale per la famiglia e la vita, dal Forum delle Associazioni familiari e dal Servizio nazionale per il progetto culturale, sul tema "La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti", che si svolgerà a Roma dal 18 al 20 ottobre e a cui parteciperanno oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari. Desidero far giungere ai convegnisti il mio più fervido auspicio per il buon esito dei lavori e una particolare benedizione, affinché questa preziosa occasione di studio e di confronto rafforzi le convinzioni sul valore del matrimonio e della famiglia e susciti un rinnovato entusiasmo nell'impegno di servizio alla famiglia. Il tema prescelto indica con chiarezza la direzione che occorre imboccare per dare una svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, spesso evocate ma non sempre attuate.

E' necessario soprattutto passare da una considerazione della famiglia come settore a una visione della famiglia come criterio di misura di tutta l'azione politica, perché al bene della famiglia sono correlate tutte le dimensioni della vita umana e sociale: la tutela della vita umana, la cura della salute e dell'ambiente; i piani regolatori delle città, che devono offrire condizioni abitative, servizi e spazi verdi a misura delle famiglie; il sistema scolastico, che deve garantire una pluralità di interventi, di iniziativa sia statale che di altri soggetti sociali, a partire dal diritto di scelta dei genitori; la revisione dei processi lavorativi e dei criteri fiscali, che non possono essere basati solo sulla considerazione dei singoli soggetti, trascurando o, peggio ancora, penalizzando il nucleo familiare.

6. Il lavoro che attende i convegnisti è quanto mai vasto e impegnativo, ma esistono oggi le condizioni per una significativa inversione di tendenza, a partire da una coerente assunzione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra Stato e famiglia e da una forte spinta culturale che riporti al centro della stima e dell'attenzione di tutti il valore del matrimonio e della famiglia. Il corretto rapporto tra lo Stato e la famiglia, infatti, si fonda sull'istituto giuridico del matrimonio, che è, e deve restare, come affermato dalla Costituzione della Repubblica italiana, l'elemento di garanzia per il riconoscimento sociale delle famiglie. Il matrimonio è anche la condizione che permette allo Stato di operare un corretto e necessario discernimento tra la famiglia autentica con i suoi inalienabili diritti e altre forme di convivenza.

Resta un punto fondamentale di riferimento quanto ebbi a scrivere nella Familiaris consortio: "L'istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell'autorità, né l'imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d'amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo, perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio creatore" (n. 11).

373 Certamente il qualificato contributo dei relatori, degli esperti e l'apporto di tutti i partecipanti al Convegno saranno utili per trovare le strade più idonee all'affermazione ed allo sviluppo di tutto ciò in questa nuova stagione. Le famiglie infatti da una parte attendono legittimamente la realizzazione di condizioni sociali corrispondenti alle loro esigenze, dall'altra devono contribuire a costruire un nuovo modello sociale attraverso il loro diretto impegno e grazie all'aiuto delle associazioni familiari che le rappresentano. Desidero esprimere il più vivo apprezzamento per quanto fatto in Italia dal Forum della Associazioni familiari, a cui va il merito di aver favorito un dibattito di alto profilo sulle problematiche sociali, dando voce alle istanze più autentiche della famiglia e contribuendo così al bene di tutta la società italiana.

7. Attendo con gioia l'incontro di sabato 20 ottobre per invocare il Signore insieme a tante famiglie. Sarà un momento importante per riflettere sulle sfide che riguardano la famiglia e sulle responsabilità dei vari soggetti nel contesto della vita ecclesiale e civile. Questo articolato cammino, che vede le famiglie italiane impegnate sia nella riflessione che nel convenire alla Veglia promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, avrà il suo culmine domenica mattina nella Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. In attesa di poter celebrare le meraviglie del Signore rese visibili nel cammino di santità di questi sposi, rivolgo il mio pensiero grato a tutte le famiglie impegnate nella costruzione della civiltà dell'amore e accompagno con la preghiera queste giornate di riflessione e di confronto, invocando su tutti la protezione e la vicinanza di Maria, Regina della Famiglia.

Dal Vaticano, 15 Ottobre 2001

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO


E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Vi rivolgo con piacere il mio saluto cordiale in occasione della Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Saluto il Signor Cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, che guida con generosa dedizione il Dicastero, e con lui saluto i Signori Cardinali, i venerati Presuli e tutti coloro che, a vario titolo, lavorano in codesta Congregazione per il servizio alla Chiesa e all'evangelizzazione.

La vostra Plenaria è stata preceduta da numerosi incontri dei Vescovi Membri di Conferenze Episcopali con i responsabili del vostro Dicastero, incontri segnati da atmosfera di fraterna collaborazione e tesi ad approfondire la vita liturgica nel Popolo di Dio ed a favorire l'applicazione fedele degli orientamenti del Concilio Vaticano II.

2. La Sacra Liturgia, che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come il culmine della vita ecclesiale, non può mai essere ridotta a semplice realtà estetica, né può essere considerata come uno strumento con finalità meramente pedagogiche o ecumeniche. La celebrazione dei santi misteri è innanzitutto azione di lode alla sovrana maestà di Dio, Uno e Trino, ed espressione voluta da Dio stesso. Con essa l'uomo, in modo personale e comunitario, si presenta dinanzi a Lui per rendergli grazie, consapevole che il suo essere non può trovare la sua pienezza senza lodarlo e compiere la sua volontà, nella costante ricerca del Regno che è già presente, ma che verrà definitivamente nel giorno della Parusia del Signore Gesù. La Liturgia e la vita sono realtà indissociabili. Una Liturgia che non avesse un riflesso nella vita diventerebbe vuota e certamente non gradita a Dio.

3. La celebrazione liturgica è un atto della virtù di religione che, coerentemente con la sua natura, deve caratterizzarsi per un profondo senso del sacro. In essa l'uomo e la comunità devono essere consapevoli di trovarsi in modo speciale dinanzi a Colui che è tre volte santo e trascendente. Di conseguenza l'atteggiamento richiesto non può

che essere permeato dalla riverenza e dal senso dello stupore che scaturisce dal sapersi alla presenza della maestà di Dio. Non voleva forse esprimere questo Dio nel comandare a Mosè di togliersi i sandali dinanzi al roveto ardente? Non nasceva forse da questa consapevolezza l'atteggiamento di Mosè e di Elia, che non osarono guardare Iddio facie ad faciem?

374 Il Popolo di Dio ha bisogno di vedere nei sacerdoti e nei diaconi un comportamento pieno di riverenza e di dignità, capace di aiutarlo a penetrare le cose invisibili, anche senza tante parole e spiegazioni. Nel Messale Romano, detto di San Pio V, come in diverse Liturgie orientali, vi sono bellissime preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e di riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa di qualsiasi Liturgia.

La celebrazione liturgica presieduta dal sacerdote è un'assemblea orante, radunata nella fede e attenta alla Parola di Dio. Essa ha come scopo primario quello di presentare alla divina Maestà il Sacrificio vivo, puro e santo, offerto sul Calvario una volta per sempre dal Signore Gesù, che si fa presente ogni volta che la Chiesa celebra la Santa Messa per esprimere il culto dovuto a Dio in spirito e verità.

Mi è noto l'impegno profuso da codesta Congregazione per promuovere, insieme con i Vescovi, l'approfondimento della vita liturgica nella Chiesa. Nell'esprimere il mio apprezzamento, auspico che tale preziosa opera contribuisca a rendere le celebrazionì sempre più degne e fruttuose.

4. La vostra Plenaria, anche in vista della preparazione di un apposito Direttorio, ha scelto come tema centrale quello della religiosità popolare. Essa costituisce un'espressione della fede che si avvale di elementi culturali di un determinato ambiente, interpretando ed interpellando Ia sensibilità dei partecipanti in modo vivace ed efficace.

La religiosità popolare, che si esprime in forme diversificate e diffuse, quando è genuina, ha come sorgente la fede e deve’essere, pertanto, apprezzata e favorita. Essa, nelle sue manifestazioni più autentiche, non si contrappone alla centralità della Sacra Liturgia, ma, favorendo la fede del popolo che la considera una sua connaturale espressione religiosa, predispone alla celebrazione dei sacri misteri.

5. Il corretto rapporto tra queste due espressioni di fede deve tener presenti alcuni punti fermi e, tra questi, innanzitutto che la Liturgia è il centro della vita della Chiesa e nessun'altra espressione religiosa può sostituirla od essere considerata allo stesso livello.

E' importante ribadire, inoltre, che la religiosità popolare ha il suo naturale coronamento nella celebrazione liturgica, verso la quale, pur non confluendovi abitualmente, deve idealmente orientarsi, e ciò deve essere illustrato con un'appropriata catechesi.

Le espressioni della religiosità popolare appaiono talora inquinate da elementi non coerenti con la dottrina cattolica. In tali casi esse vanno purificate con prudenza e pazienza, attraverso contatti con i responsabili e una catechesi attenta e rispettosa, a meno che incongruenze radicali non rendano necessarie misure chiare e immediate.

Queste valutazioni competono innanzitutto al Vescovo diocesano o ai Vescovi del territorio interessati a tali forme di religiosità. In questo caso è opportuno che i Pastori confrontino le loro esperienze per offrire orientamenti pastorali comuni, evitando contraddizioni dannose per il popolo cristiano. Tuttavia, a meno di palesi motivi contrari, i Vescovi abbiano nei confronti della religiosità popolare un atteggiamento positivo ed incoraggiante.

6 Desidero, infine, manifestare il mio compiacimento per il lavoro svolto dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dopo l'ultima Plenaria del 1996. In questo periodo sono state pubblicate la terza Edizione Tipica del Messale Romano, la prima del Libro degli Esorcismi e quella del Martirologio Romano. Inoltre, sono state emanate le Istruzioni sulle traduzioni liturgiche e sull'esame per via amministrativa delle richieste di dichiarazione di nullità della sacra Ordinazione.

A tale proposito, esorto i Vescovi e la Congregazione a pone ogni cura perché le traduzioni liturgiche siano fedeli all'originale delle rispettive edizioni tipiche in lingua latina. Una traduzione, infatti, non rappresenta un esercizio di creatività, ma un accurato impegno per conservare il senso dell'originale senza cambiamenti, omissioni o aggiunte. La non osservanza di tale criterio rende talora necessario e urgente il lavoro di revisione di alcuni testi. Accanto al lavoro già ricordato, la Congregazione si è inoltre occupata delle dispense sacerdotali e di quelle sui matrimoni rati e non consumati, dell'approvazione dei testi liturgici dei nuovi santi e beati e di quella dei calendari particolari, nonché delle recognitiones di numerosissime traduzioni dei testi liturgici nelle lingue volgari. Si tratta di un'attività notevole svolta con competenza ed accuratezza, per la quale voglio esprimere al Signor Cardinale Prefetto, a Mons. Segretario, l'Arcivescovo Francesco Pio Tamburrino, ai Monsignori Sottosegretari ed a tutti i Membri, Consultori e Commissari della Congregazione il mio sincero ringraziamento.

375 Affido questo prezioso lavoro ed i progetti dell' intera Congregazione alla celeste protezione della Madre di Dio e con affetto imparto a tutti una particolare Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 21 Settembre 2001


GP2 Discorsi 2001 365