GP2 Discorsi 2001 401


AI VESCOVI DEL MYANMAR IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 17 novembre 2001


402 Cari Fratelli Vescovi,

1. Nel nome del Signore che č "l'Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio" (
Ap 3,14), vi saluto, Vescovi del Myanmar, mentre svolgete il vostro pellegrinaggio quinquennale ad limina Apostolorum. Vi abbraccio con gioia nel vincolo della fede perché "Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza" (Ap 2,2). Mentre pregate sulle Tombe dei Santi Pietro e Paolo, il Vescovo di Roma desidera onorare la testimonianza dei fedeli di Cristo nel vostro Paese.

Il Myanmar č una terra in cui la Chiesa, nei suoi primi anni, ha conosciuto il martirio e ancora oggi vive accanto alla Croce del Salvatore. Tuttavia, la Croce č per noi fonte di speranza e certezza: poiché ogni grazia che illumina e rafforza il cuore umano fluisce dal fianco trafitto del Signore crocifisso. Da questo mistero salvifico acquisirete la forza di avventurarvi ancora una volta nel mare della missione ecclesiale: il grande oceano dell'evangelizzazione che si stende di fronte a noi all'alba del terzo millennio cristiano.

2. In occasione della vostra visita ad Limina portate con voi le gioie e i dolori, le speranze e le disillusioni non solo dei fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale, ma di tutti gli abitanti del Myanmar. Fra le difficoltą vi sono una diffusa povertą nonostante le abbondanti risorse della terra e i limiti posti ai diritti e alle libertą fondamentali. Questi problemi vengono aggravati in molti modi dall'isolamento che č ancor pił dannoso quando, di giorno in giorno, aumenta e diviene sempre pił complessa l'interazione fra i popoli e fra le nazioni. Inoltre, il mondo attraversa un periodo turbolento in cui un'agitazione profonda e inattesa si č impadronita della comunitą internazionale. In questa situazione i Pastori della Chiesa devono tutti preoccuparsi maggiormente di restare vicini al loro popolo e condurlo lungo il cammino del Vangelo.

In questo compito siamo guidati dal Signore stesso: "Io sono la via, la veritą e la vita" (Jn 14,6). Gesł Cristo stesso č la via perché solo Lui č la veritą salvifica che conduce alla pienezza di vita alla quale tutti i popoli anelano. Questa č la grandezza della nostra fede che ha brillato tanto fulgidamente nel corso dell'Anno del Grande Giubileo. In quel tempo di grazia, tutta la Chiesa ha contemplato pił profondamente e gioiosamente il volto di Cristo, sfigurato dalla sofferenza, ma radioso per la gloria di Dio (cfr 2Co 4,6 Novo Millennio ineunte NM 25-28). Su quel volto scorgiamo sia la grandezza dell'amore divino sia la grandezza della dignitą umana. Č di questo che Cristo parla ora al cuore della Chiesa nel Myanmar, esortando voi e i fedeli a una riscoperta della "straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontą verso di noi in Cristo Gesł" (Ep 2,7).

3. Nella contemplazione del volto di Cristo, voi e il vostro popolo troverete la forza di vivere l'umiltą, la povertą e anche la solitudine della vostra situazione non come un fardello, ma come una virtł evangelica, liberatoria e confortante. "Stando alle inequivocabili parole del Vangelo, nella perspna dei poveri c'č una sua presenza speciale, che impone alla Chiesa un'opzione preferenziale per loro" (Novo Millennio ineunte NM 49). So, cari fratelli, che pur avendo risorse limitate avete scelto questo cammino. La vostra testimonianza sarą ancor pił convincente se gli altri vedranno "con forza maggiore a quale grado di dedizione sappia arrivare la caritą verso i pił poveri" (Novo Millennio ineunte NM 49). Questa č stata una delle principali esortazioni della recente Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, durante la quale i Padri hanno sottolineato la necessitą che i Vescovi siano veramente patres pauperum.

4. Cari fratelli, siate risoluti nel seguire il cammino della libertą evangelica, che č il cammino di un'obbedienza sempre pił profonda a Cristo! C'č un paradosso nel fatto che quando prevale la forza umana, le restrizioni rendono schiavi, ma quando ci sottoponiamo al potere di Cristo, la nostra obbedienza č veramente liberatoria. Questo č il paradosso della vita in Cristo, l'Unico che ha gią "vinto il mondo"" (Jn 16,33). Dobbiamo contare sulla veritą delle parole dell'Apostolo: "Tutto posso in colui che mi dą la forza" (Ph 4,13) e sulla veritą della promessa del Signore: "nessuno vi potrą togliere la vostra gioia" (Jn 16,22). Nell'afflizione possiamo gustare la libertą e la gioia della Pasqua!

Vivere in questo modo significa essere spinti a quell'amore che č il centro della "spiritualitą di comunione"" (Novo Millennio ineunte NM 43) alla quale sono chiamati in particolare i Vescovi. La comunione che serviamo e amministriamo č il frutto meraviglioso della decisione trinitaria di dimorare fra noi (cfr ibidem). Č la novitą della grazia nel nostro cuore che permette al Vescovo di vivere una collegialitą affettiva ed effettiva con il Successore di Pietro e con l'Episcopato nel mondo. Essa gli permette di vivere accanto ai suoi sacerdoti in un vincolo di apertura fraterna e di sollecitudine paterna, di operare con spirito di collaborazione con i religiosi consacrati e con i laici della Diocesi, di abbracciare con amore particolare i poveri e gli oppressi, poiché egli vede riflessa sul volto di questi fratelli e di queste sorelle la luce di Dio stesso (cfr ibidem; Mt 25,35-37). Con questa grazia troverete la forza di promuovere un'autentica comprensione ecumenica fra tutti i cristiani e quel dialogo interreligioso che č tanto importante in un momento in cui i rapporti fra i popoli di diverse culture e tradizioni sono sottoposti a una grande tensione.

Vi esorto, dunque, cari Fratelli, a far sģ che la vostra vita spirituale e il vostro ministero pastorale siano sempre pił informati dalla spiritualitą di comunione, senza la quale l'ufficio episcopale sarą privo di vita e di energia e diverrą gravoso e deprimente. Vi esorto a meditare incessantemente sulle questioni pratiche di questa spiritualitą e ad agire con fiducia e coraggio quali esempi e maestri di quella comunione. Allora realizzerete maggiormente il vostro ministero al quale siete stati chiamati da Colui che desidera che "la vostra gioia sia piena" (Jn 16,24).

5. L'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia ha reso chiaro che "comunione e missione sono inseparabilmente connesse l'una all'altra" (n. 24). Dopo il Grande Giubileo tutta la Chiesa č chiamata a una nuova evangelizzazione, traendo ispirazione dalle parole di Cristo: "Prendi il largo" (Lc 5,4). Ora č tempo di compiere nuovi sforzi pastorali! Tutti i battezzati, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, devono essere preparati a svolgere il proprio ruolo nel compito della Chiesa nel Myanmar. I segni di grazia sono visibili ovunque fra voi. Uno di essi č il numero rassicurante di vocazioni sia al sacerdozio sia alla vita consacrata. Altri segni sono la devozione e l'entusiasmo del vostro popolo. Tuttavia bisogna fare di pił. La chiave del successo č una corretta formazione a ogni livello, in particolare per i vostri sacerdoti. Saprete quali iniziative intraprendere per offrire una formazione pastorale, intellettuale e spirituale e una formazione alla dottrina sociale della Chiesa. Parimenti, qualunque cosa possiate fare per migliorare la preparazione dei catechisti sarą di grande beneficio, poiché essi svolgono un ruolo indispensabile di trasmissione della fede e di sostegno al vigore delle vostre comunitą. Anche la vita consacrata, con la sua abbondanza di vocazioni, esige l'attenzione di ogni Vescovo e della Conferenza Episcopale al fine di rafforzare le sue strutture e di offrire ai suoi membri una formazione salda.

6. Cari Fratelli Vescovi, le esigenze del vostro ministero sono infinite e voi siete abituati agli ostacoli e perfino all'opposizione, ma restate, secondo le parole del recente Sinodo, servitori coraggiosi del Vangelo di Gesł Cristo per la speranza del mondo. Che questa speranza non cessi mai di divenire pił ricca e pił forte fra voi "finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (2P 1,19). Invocando su di voi nuovi doni dello Spirito Santo e affidando l'intera famiglia di Dio nel Myanmar all'intercessione potente di Maria, Madre del Redentore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, quale pegno di infinita misericordia in Gesł Cristo, il Primo e l'Ultimo, Colui che vive (cfr Rev 1, 17-18).


ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LA PROMOZIONE DELL'UNITĄ DEI CRISTIANI


ED AI RAPPRESENTANTI DELLE COMUNITĄ


EPISCOPALIANE AMERICANE IN EUROPA


403
Sabato, 17 novembre 2001




Caro Cardinale Kasper,
Cari amici in Cristo,

sono molto lieto di salutarvi, partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unitą dei Cristiani, alla fine del vostro incontro settimanale.

In veritą e amore: queste potrebbero essere le parole che esprimono l'essenza del vostro studio e dei vostri dibattiti in questi giorni, nel corso dei quali avete cercato di valutare i recenti progressi nel dialogo ecumenico. Spero che il mio messaggio all'inizio del vostro incontro vi abbia convinto del fatto che per il Vescovo di Roma e per la Chiesa cattolica il movimento verso la comunione visibile di tutti i seguaci di Cristo non č una mera appendice dell'attivitą ecclesiale, ma una caratteristica essenziale della sua vita e della sua missione.

Nel ringraziare tutti voi per l'impegno e la competenza con i quali servite la Chiesa in questo compito delicato, desidero incoraggiarvi a compiere sforzi ancor pił grandi. Sta diventando sempre pił chiaro che il mondo ha bisogno di una testimonianza congiunta da parte dei cristiani. In un mondo sempre pił globalizzato, le divisioni fra i cristiani sono pił che mai d'ostacolo all'annuncio del Vangelo.

Su di voi invoco i doni dello Spirito Santo di saggezza e forza ed esprimo il mio apprezzamento e la mia gratitudine personali.

Si sono uniti a voi i rappresentanti delle Comunitą Episcopaliane Americane in Europa che si riuniscono questa fine settimana a Roma per il loro incontro annuale.

Cari amici, vi saluto e vi ringrazio per la vostra presenza. Fra voi ci sono alcuni giovani, un segno certo di speranza che la ricerca dell'unitą cristiana sarą condotta da una nuova generazione di uomini e di donne impegnati a rendere effettiva la preghiera del Signore: "perché tutti siano una cosa sola" (
Jn 17,21). Chiedo a Dio di concedervi le sue pił ricche benedizioni in questi giorni del vostro incontro e della vostra visita a Roma. Mediante voi invio saluti e buoni auspici nel Signore a tutte le parrocchie episcopaliane americane in Europa. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesł Cristo" (1Co 1,3).




AI PARTECIPANTI ALLA XVI CONFERENZA INTERNAZIONALE


PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LA PASTORALE DELLA SALUTE


Sabato, 17 novembre 2001

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

404 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che partecipate alla sedicesima Conferenza Internazionale, promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute sul tema "Salute e potere".

Rivolgo il mio affettuoso saluto al Presidente del vostro Pontificio Consiglio, Mons. Javier Lozano Barragįn, e lo ringrazio per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti. Estendo il mio pensiero a tutti voi, che operate in un campo tanto significativo per la qualitą della vita umana e per l'annuncio del Vangelo.

L'argomento del vostro Congresso č impegnativo e complesso, oltre che attuale e urgente; in particolare, esso č singolarmente utile per rinnovare la cultura del servizio alla salute e alla vita, a partire dall'attenzione alle persone pił deboli e indigenti.

Ricordavo nella Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis che "tra le azioni e gli atteggiamenti opposti alla volontą di Dio e al bene del prossimo e le strutture che essi inducono, i pił caratteristici sembrano oggi soprattutto due: da una parte, la bramosia esclusiva del profitto e, dall'altra, la sete del potere col proposito di imporre agli altri la propria volontą... a qualsiasi prezzo" (n. 37).

Mi compiaccio con voi che, in queste giornate di studio, intendete offrire uno specifico apporto perché nel mondo della salute l'esercizio del potere non si ispiri al desiderio di dominio o di profitto, ma sia animato da sincero spirito di servizio. Come in ogni campo, anche nell'ambito della Sanitą l'esercizio del potere risulta buono quando promuove il bene integrale della persona e dell'intera comunitą.

Quest'armonia si compie pienamente nel mistero di Cristo, nel quale il Padre ci ha eletti come figli adottivi e con la ricchezza della grazia "ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontą, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioč di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (
Ep 1,9-10).

2. Con questa vostra Conferenza Internazionale, voi intendete compiere, alla luce del dato rivelato, una lettura approfondita della realtą della salute secondo ogni suo aspetto. Nel mondo della salute s'incontrano ed interagiscono diversi generi di potere: da quello economico e politico a quello legato ai mezzi di comunicazione, da quello professionale a quello delle industrie farmaceutiche, dal potere degli organismi nazionali e internazionali a quello delle organizzazioni religiose.

Tutto ci dą origine a una fitta rete di interventi in cui, da una parte, si evidenziano le immense possibilitą esistenti per migliorare il servizio alla vita e alla salute, e, dall'altra, č messo in luce il rischio di poteri esercitati in modo non rispettoso della vita e dell'uomo.

A una realtą tanto vasta e complessa la vostra riflessione intende offrire elementi preziosi per un discernimento etico e pastorale, valorizzando pure i contributi che scaturiscono da un rispettoso dialogo interreligioso.

Confido che da questi giorni di studio emergano utili indicazioni, specialmente per quanto concerne l'azione sociale e spirituale della Chiesa nel campo della cura della salute, considerata nella sua globalitą.

405 Per comprendere e vivere correttamente ogni forma di "potere" nel mondo della salute, č necessario tenere fisso lo sguardo su Cristo. E' Lui, il Verbo fatto carne, che ha preso su di sé le nostre infermitą per guarirle. E' Lui che, venuto non per essere servito ma per servire, ci insegna a esercitare ogni forma di potere come servizio alla persona, specie se debole e fragile. E' Lui che ha assunto l'umanitą dolorante per restituirle il volto trasfigurato della risurrezione.

3. Nell'andare incontro alle persone in condizione di malattia, di sofferenza o di disabilitą, la Chiesa č mossa dal desiderio di annunciare e testimoniare il Vangelo della vita. Cosģ facendo, al tempo stesso, essa offre un apporto concreto per la costruzione armonica della societą.

Di fronte ad una diffusa cultura di indifferenza e, talora, di disprezzo per la vita, dinanzi alla spregiudicata ricerca di predominio da parte di alcuni sugli altri, con la conseguente emarginazione dei poveri e deboli, č pił che mai necessario offrire saldi criteri, perché l'esercizio del potere nel mondo della salute si ponga in ogni situazione al servizio della dignitą della persona umana e del bene comune.

Colgo volentieri l'occasione per lanciare un pressante appello a chi in quest'importante settore detiene ruoli di responsabilitą, perché in spirito di collaborazione costruttiva si adoperi per promuovere un'effettiva cultura della solidarietą, tenendo conto delle condizioni di coloro che vivono in Paesi segnati da preoccupante indigenza materiale, culturale e spirituale.

In tal senso, mi faccio portavoce di ogni persona malata e sofferente, come pure dei popoli feriti dalla povertą e dalla violenza, perché anche per loro e per tutta l'umanitą sorga un futuro di giustizia e di solidarietą.

Quanti hanno il dono della fede si sentano in special modo impegnati a testimoniare con il loro comportamento la speranza evangelica. Soltanto con l'amore e con il servizio, in effetti, si č in grado di curare e di guarire, ponendo in tal modo le basi d'un mondo rinnovato.

Con questi voti, affido i lavori della vostra Conferenza e le vostre persone alla materna protezione della Vergine Santa, e di cuore imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DI FEDELI GRECO-CATTOLICI DALL’UCRAINA


Lunedģ, 19 novembre 2001




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo!

406 1. Siate i benvenuti nella casa del Papa, voi che oggi siete qui a restituire la visita che ho avuto la gioia di compiere nel vostro Paese lo scorso mese di giugno. Saluto il Cardinale Lubomyr Husar e il Cardinale Marian Jaworski, e li ringrazio per le parole cordiali con cui hanno interpretato i comuni sentimenti. Con essi saluto il Cardinale Marian Jaworski, i Vescovi della Chiesa Greco-cattolica e di quella Latina, i sacerdoti, i religiosi e i laici dei due Riti.

Custodisco sempre vivo nella memoria e nel cuore il ricordo dei giorni intensi passati tra voi e rendo grazie al Dio Trino ed Uno per avermi concesso di baciare la Terra ucraina e di incontrare il suo nobile popolo. La mia visita intendeva rendere omaggio alla fedeltą della vostra gente al Vangelo di Cristo lungo i secoli, specialmente in quello appena concluso, durante il quale le vostre Chiese hanno vissuto l'esperienza - dolorosa e gloriosa ad un tempo - della confessione della fede fino al martirio.

Nel corso del mio viaggio, ho potuto ammirare con commozione come il vostro popolo abbia conservato la fede, nonostante il tempo difficile e duro della persecuzione, e come oggi sia fiero di professarla liberamente. Vi auguro, Fratelli e Sorelle carissimi, di saper coltivare con sapienza questa "teoforia" della tradizione cristiana ucraina, per trarre da essa il necessario nutrimento per la vita cristiana di ogni giorno.

2. L'esistenza nel vostro Paese di tre venerabili riti - bizantino, latino e armeno - testimonia la dimensione universale della Chiesa presente in culture diverse e manifesta visibilmente il mistero di comunione che unisce tutti i credenti in Cristo. Non vi sia perciņ tra voi rivalitą alcuna, ma rispetto reciproco e amore: "Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesł, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesł Cristo" (
Rm 15,5-6).

Vi esorto a condividere, in atteggiamento di reciproco scambio di doni, i vostri tesori spirituali e ad accogliere quanto puņ completare, arricchire e rafforzare la vostra esperienza di vita cristiana e la vostra testimonianza. La storia insegna, infatti, che una comunitą che si rinchiude in se stessa si condanna ad un impoverimento interno e limita le proprie possibilitą di azione apostolica.

Le vostre Chiese particolari, ognuna con la sua tradizione, spiritualitą e pietą, manifestano, come insegna Sant'Ignazio Teoforo, l'interna magnifica sinfonia della Chiesa di Cristo. In tale maniera esse, nella loro unitą cattolica, sono e saranno custodi e portatrici di un grande patrimonio spirituale cui possono attingere tutti i popoli della terra.

3. Cari Fratelli e Sorelle, all'inizio di questo nuovo millennio un importante compito e una grande responsabilitą si presentano ai cristiani: si tratta dell'annuncio sempre nuovo di Gesł Cristo, via, veritą e vita (cfr Jn 14,6) per gli uomini e le donne di tutti i tempi e di tutti i Paesi. Voi siete pertanto chiamati a rendere accessibili, con sapienza ed efficacia, i tesori della fede sia a quanti ne hanno gią qualche conoscenza come a coloro che vi si accostano per la prima volta. Per compiere questa missione, voi tutti sapete che bisogna innanzitutto vivere con coerenza la vocazione ricevuta nel Battesimo e organizzare la vita personale e sociale secondo la legge di Dio. Non risparmiate gli sforzi per assicurare a voi stessi e alle giovani generazioni una formazione approfondita a livello umano, spirituale e culturale, che vi renda capaci di dare a tutti ragione della speranza che č in voi (cfr 1P 3,15).

Un crudele regime ateo per tanti decenni ha cercato con forza di sradicare Cristo dalla terra ucraina: parecchie generazioni sono state educate senza Cristo o anche contro di Lui. Oggi nella vostra terra si puņ parlare liberamente di Dio. Ma per l'uomo contemporaneo, immerso nel frastuono e nella confusione della vita quotidiana, le parole non bastano pił: egli non vuole soltanto sentir "parlare" di Cristo, desidera in qualche modo "vederlo" (cfr Novo millennio ineunte NM 16).

4. Con rispetto e sincero riconoscimento della grazia propria di ciascuna Chiesa, mi rivolgo a tutti i cristiani del vostro grande Paese - cattolici, ortodossi e protestanti - e li esorto "per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo" (2Co 10,1): date al popolo ucraino la possibilitą di conoscere Cristo! Dategli la possibilitą di vedere il suo Salvatore! Non aspettate che qualcuno crei le condizioni favorevoli all'impegno e al lavoro pastorale; suscitatele voi stessi con inventiva e generositą. Ma soprattutto testimoniate con la vita e con le opere la presenza del Risorto in mezzo a voi! Sarą il messaggio pił eloquente ed efficace, il servizio pił alto che potrete rendere ai vostri concittadini.

La realizzazione del comandamento dell'amore verso il prossimo sarą la prova della veritą del vostro impegno. Cristo Salvatore ce lo insegna chiaramente quando dice: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei pił piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me" (Mt 25,40).

5. Con la vostra vita mostrate all'Ucraina, cari Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti e catechiste, fedeli tutti delle Chiese cristiane, il divino volto di Cristo. Pił sarą presente Cristo in ciascuno di voi, pił credibile sarą la vostra testimonianza a favore del suo Vangelo di salvezza.

407 Vi affido alla Santissima Madre di Dio, Patrona dell'Ucraina, perché tutti vi protegga. E vi accompagno con affetto e simpatia, mentre prego costantemente per voi, affinché il Signore Onnipotente colmi "ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesł" (Ph 4,19).

Con questi sentimenti imparto a tutti voi un'affettuosa Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri cari ed a tutti i fedeli della vostra amata Terra.

Saluto in lingua polacca:

Serdecznie pozdrawiam wszystkich pielgrzymów mówiacych po polsku. Witam kardynala Mariana, Metropolite Lwowskiego Obrzadku Lacinskiego, biskupów, kaplanów, osoby konsekrowane i wiernych swieckich. Ciesze sie z waszej obecnosci.

Przybyliscie do Rzymu, aby dziekowac Bogu za duchowe owoce mojej podrózy na Ukraine. Chetnie wlaczam sie w to wasze dziekczynienie, wspominajac wspaniale dni, jakie moglem spedzic posród was w Kijowie i we Lwowie. Jakze móglbym zapomniec te wspaniale miasta nad Dnieprem i nad Peltwia, i te wszystkie miejsca uswiecone ponad tysiacletnia tradycja chrzescijanstwa. Jaka byla moja radosc, gdy moglem tam, gdzie swiety Wlodzimierz przyjmowal chrzest, a wraz z nim cala Rus, chwalic Boga za wiernosc tego ludu, za chrzescijanskie swiadectwo jakie dawal przez wieki, nie szczedzac ofiar az do przelania krwi. Ciesze sie, ze wlasnie tam, na ukrainskiej ziemi, dane mi bylo beatyfikowac przynajmniej niektórych z tej niezliczonej rzeszy meczenników. Prosze Boga, aby posiew ich krwi stale przynosil rozkwit wiary w sercach wszystkich mieszkanców Ukrainy.

Jestem tez niezmiernie wdzieczny Bogu za to, ze moglem wyniesc do chwaly oltarzy blogoslawionego arcybiskupa Józefa Bilczewskiego. Dziele te radosc szczególnie z wami, mieszkancy Lwowa, gdzie pelnil swa biskupia posluge, ale tez i z wami, pielgrzymi z Wilamowic, gdzie sie urodzil i skad wyszedl. Wszystkich was zawierzam opiece tego Patrona, z którym - jak mówilem - lacza mnie osobiscie wiezi sukcesji apostolskiej. Pragne tez wspomniec tu blogoslawionego ksiedza Zygmunta Gorazdowskiego. Prosze Boga, aby wstawiennictwo tego gorliwego pasterza wspieralo szczególnie kaplanów, którzy pelnia posluge w Kosciele na Ukrainie. A blogoslawiona Jozafata Michalina Hordaszewska niech otacza swa opieka wszystkie siostry zakonne, które ofiarnie sluza z czystym sercem, kobieca wrazliwoscia i gotowoscia niesienia pomocy potrzebujacym.

Niezapomniane pozostanie w mym sercu gorace - mimo ulewnego deszczu - spotkanie z mlodymi Ukrainy. Ciesze sie, ze przybyliscie na nie razem - caly Kosciól katolicki w swojej podwójnej tradycji, która jest bogactwem ziemi ukrainskiej. Wierze, ze wasze pokolenie, do którego nalezy przyszlosc, bedzie wnosic w nia ten entuzjazm wiary, nadziei i milosci, jaki towarzyszyl modlitwie i zabawie przed swiatynia Narodzenia Matki Bozej. Drodzy mlodzi, sercem obejmuje was wszystkich. Zaniescie moje podziekowanie i pozdrowienie waszym rówiesnikom na calej Ukrainie.

W sposób szczególny pragne dzis dziekowac z wami za Ducha braterskiej milosci, który jednoczyl nas w tamtych dniach. Niech ten Duch stale wam towarzyszy. Nie gascie Jego natchnien. Niech rozpala serca, oczyszcza sumienia, umacnia wole wspólnego kroczenia na drodze prowadzacej do królestwa naszego jedynego Ojca. «Jeden jest Pan, jedna wiara, jeden chrzest. Jeden jest Bóg i Ojciec wszystkich, który jest i dziala ponad wszystkimi, przez wszystkich i we wszystkich» (Ep 4,5-6).

Raz jeszcze dziekuje calemu Kosciolowi na Ukrainie za gorace przyjecie i za swiadectwo zywej wiary. Wam tu obecnym dziekuje za przybycie i za modlitwe u grobów apostolów Piotra i Pawla w intencji mojej poslugi Kosciolowi. Jest to najcenniejszy dar, jaki mogliscie mi przywiec. Niech i dla was ta modlitwa stanie sie ródlem niewyczerpanej laski Bozej. Zawiecie moje pozdrowienie waszym rodzinom, bliskim i wszystkim, którzy nie mogli tu przybyc. Przekazcie moje blogoslawienstwo wszystkim wiernym na Ukrainie. I wam niech Bóg blogoslawi!


[Porgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini che parlano il polacco. Saluto il Signor Cardinale Marian Jaworski, Metropolita di Leopoli dei Latini, i vescovi, i presbiteri, le persone consacrate e i fedeli laici. Sono lieto per la vostra presenza.

Siete giunti a Roma per rendere grazie a Dio per i frutti spirituali del mio viaggio in Ucraina. Mi inserisco volentieri in questo vostro rendimento di grazie, ricordando i meravigliosi giorni che ho potuto passare tra voi a Kiev e a Leopoli. Come potrei dimenticare queste magnifiche cittą sul Dniepr e sulla Peltew, e tutti quei luoghi santificati da un’ultramillennaria tradizione del cristianesimo? Quanto sono stato lieto di poter rendere gloria a Dio lą, dove San Vladimiro, e con lui l’intera Rus’, ricevette il battesimo, per la fedeltą di quel popolo, per la testimonianza cristiana che ha dato attraverso i secoli, senza risparmiare sacrifici, fino allo spargimento del sangue. Mi rallegro perché, proprio in terra ucraina, mi č stato dato di beatificare almeno alcuni di quella moltitudine innumerevole di martiri. Prego Dio affinché la seminagione del loro sangue porti costantemente la fioritura della fede nei cuori di ogni abitante dell’Ucraina.

408 Sono anche infinitamente grato a Dio per aver potuto innalzare alla gloria degli altari il beato arcivescovo Józef Bilczewski. Condivido questa gioia in modo particolare con voi, abitanti di Leopoli, dove egli svolse il suo ministero episcopale, ma anche con voi, abitanti di Wilamowice, dove nacque e da dove partģ. Vi affido tutti alla protezione di questo Patrono con il quale - come dissi - sono unito personalmente da uno speciale legame nella successione apostolica. Voglio ricordare qui anche il beato Don Zygmunt Gorazdowski. Prego Dio, perché l’intercessione di questo zelante pastore sostenga in modo particolare i sacerdoti che svolgono il loro ministero nella Chiesa dell’Ucraina. E la beata Jozafata Michalina Hordaszewska circondi della sua protezione tutte le religiose che servono con abnegazione, con il cuore puro, con sensibilitą femminile e con prontezza nel portare aiuto a chi si trova nel bisogno.

Rimarrą indimenticabile nel mio cuore il caloroso incontro - nonostante una pioggia scrosciante - con i giovani dell’Ucraina. Sono lieto perché eravate venuti a quell’incontro tutti insieme - tutta la Chiesa cattolica nella sua duplice tradizione, che č la ricchezza della terra ucraina. Confido che la vostra generazione, alla quale appartiene il futuro, porti in esso l’entusiasmo della fede, della speranza e dell’amore, che accompagnava la preghiera e la festa davanti al tempio della Nascita della Madre di Dio. Cari giovani, con il mio cuore vi abbraccio tutti. Portate il mio grazie e il mio saluto ai vostri coetanei in tutta l’Ucraina.

In modo particolare voglio ringraziare insieme con voi Dio per lo Spirito d’amore fraterno, che ci univa in quei giorni. Che questo Spirito vi accompagni sempre. Non spegnete le Sue ispirazioni. Che egli accenda i vostri cuori, purifichi le vostre coscienze, rafforzi la vostra volontą di camminare insieme lungo la via che porta al regno del nostro unico Padre. "Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che č al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed č presente in tutti" (
Ep 4,5-6).

Una volta ancora ringrazio tutta la Chiesa dell’Ucraina per la calorosa accoglienza e per la testimonianza di una fede viva. A voi qui presenti va il mio grazie per essere venuti e per la preghiera presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo secondo l’intenzione del mio ministero a favore della Chiesa. Č il pił prezioso dono che potevate portarmi. Che questa preghiera diventi anche per voi fonte di inesauribile grazia divina. Portate il mio saluto alle vostre famiglie, ai vostri cari e a tutti coloro che non sono potuti venire qui. Trasmettete la mia benedizione a tutti i fedeli dell’Ucraina. Dio benedica anche voi!]


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO MONDIALE


PROMOSSO DALLE ORGANIZZAZIONI CATTOLICHE


PER IL CINEMA, LA TELEVISIONE E LA RADIO (OCIC-UNDA)


Martedģ, 20 novembre 2001




Cari Fratelli e care Sorelle in Cristo,

sono molto lieto di salutarvi, membri dell'UNDA, l'Associazione Cattolica Internazionale per la Radio e la Televisione e dell'OCIC, l'Organizzazione Cattolica Internazionale per il Cinema e gli Audiovisivi mentre vi preparate in soli pochi giorni a unire le due organizzazioni e a formare la SIGNIS, la nuova organizzazione cattolica internazionale per tutti gli audiovisivi. La mia speranza, che, ne sono certo, č anche la vostra, č che la SIGNIS si diffonda e renda ancor pił efficace l'opera che le vostre due organizzazioni hanno intrapreso negli ultimi settant'anni, l'opera di evangelizzazione nei mezzi di comunicazione sociale e attraverso di essi, proclamando il Vangelo salvifico del Signore nel mondo del cinema, della radio, della televisione e del pił recente Internet.

L'istituzione di questa Organizzazione all'inizio del nuovo millennio appare particolarmente opportuna. Infatti, con i grandi progressi nella tecnologia delle comunicazioni e il costante processo di globalizzazione, la missione ecclesiale di rendere Cristo noto e amato da tutte le persone acquisisce possibilitą sempre pił nuove e anche ulteriori sfide. Negli ultimi anni si č assistito a una notevole crescita delle trasmissioni radiofoniche cattoliche in vari Paesi dell'Africa e dell'Europa e anche a un grande sviluppo della televisione cattolica, dovuto specialmente alle trasmissioni satellitari e alla distribuzione via cavo. SIGNIS deve continuare a creare nuovo pubblico per la programmazione cattolica e lavorare con altri organismi per garantire che il positivo contenuto spirituale e religioso sia sempre presente nelle varie produzioni di comunicazione sociale.

Le persone, in particolare i bambini e gli adolescenti, sono assorbite per un'enorme quantitą di tempo dal consumo dei mezzi di comunicazione sociale. Una parte importante della vostra opera, quindi, consiste nell'insegnare un uso dei mezzi di comunicazione sociale saggio e responsabile. Ciņ significa stabilire livelli alti non solo per il pubblico generale, ma anche per i responsabili dell'industria delle comunicazioni. Significa portare le persone a una consapevolezza maggiore della grande influenza che i mezzi di comunicazione sociale esercitano sulla loro vita. Significa monitorare la qualitą del contenuto e promuovere un dialogo costruttivo fra i produttori e i consumatori.

Cari amici, questi sono alcuni dei vostri compiti, compiti che richiedono coraggio e impegno, compiti che svolgete volentieri come parte della vostra vocazione cristiana. Il Signore Gesł stesso č con voi per sostenervi e rafforzarvi poiché, dando agli Apostoli il mandato finale di fare discepoli in tutte le nazioni, disse loro: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Che l'organizzazione SIGNIS, di prossima istituzione, sia uno strumento sempre pił efficace della presenza durevole del Signore nel nostro mondo e del suo amore costante per tutti gli uomini e per tutte le donne!

A tutti voi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.



PROMULGAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE "ECCLESIA IN OCEANIA"

DISCORSO DI SUA SANTITĄ GIOVANNI PAOLO II

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GP2 Discorsi 2001 401