GP2 Discorsi 2001 419


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO


DALLA CARITAS ITALIANA


Sabato, 24 novembre 2001




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Mi unisco volentieri alla gioia di tutti voi, che celebrate il 30° anniversario della Caritas Italiana, e cordialmente vi saluto.

420 Saluto anzitutto il venerato Fratello Mons. Benito Cocchi, Arcivescovo di Modena, Presidente della Caritas, e lo ringrazio per le cortesi parole, che mi ha rivolto a nome dei presenti illustrandomi il cammino sinora percorso e le nuove prospettive. Saluto anche gli altri Presuli, che hanno voluto presenziare a quest’incontro, come pure i sacerdoti, i religiosi e religiose, i volontari e quanti operano in quest’importante organismo pastorale voluto dal mio predecessore, il servo di Dio Paolo VI per "sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi" (Insegnamenti di Paolo VI, X [1972], p. 989).

Nel corso di questi tre decenni, la Caritas Italiana ha svolto con fedeltà il mandato ricevuto, e si inoltra ora in nuovi itinerari per approfondire e orientare al meglio quanto finora sviluppato.

2. E’ impossibile ripercorrere, sia pure sommariamente, tutte le tappe di questa esperienza trentennale. Dal piano pastorale Evangelizzazione e sacramenti degli anni Settanta e dal primo convegno ecclesiale su Evangelizzazione e promozione umana, agli anni Ottanta, con il documento Chiesa italiana e prospettive del Paese che indicava all’intera Comunità ecclesiale la strada del «ripartire dagli ultimi». E’ il decennio della nascita della Consulta delle opere caritative e assistenziali, poi diventata Consulta ecclesiale degli Organismi socio-assistenziali, e dello svolgersi del Convegno ecclesiale di Loreto, che lanciò la proposta degli "Osservatori permanenti dei bisogni e delle povertà". Emergenze e problemi internazionali hanno aperto la Caritas a un respiro planetario.

Negli anni novanta sino ai nostri giorni, con il Documento Evangelizzazione e testimonianza della carità, la CEI ha proposto come obiettivo la Caritas in ogni parrocchia, quale luogo pastorale ordinario del promuovere e animare alla testimonianza della carità. Si tratta di una corale testimonianza di amore verso ogni essere umano, con un’opzione preferenziale per i poveri.

3. Attraverso l'opera delle Caritas parrocchiali, che auspico continuino a diffondersi e moltiplicarsi, proseguite, carissimi, ad alimentare e far crescere una carità di popolo e di parrocchie, che coinvolga ciascun battezzato in attività pastorali ordinarie: una carità che si traduca in educazione all'interculturalità, alla mondialità, alla pace, sforzandosi di incidere efficacemente sul territorio. Emergerà così il volto di una Chiesa non solo preoccupata di promuove servizi per i poveri, ma anche e soprattutto di avviare con loro percorsi di autentica condivisione.

Sia la famiglia il luogo primario dove si impara a vivere questa carità fatta di reciproca attenzione e dedizione, compresenza, complementarità, compartecipazione, condivisione. A tal fine, vi esorto a rilanciare, in uno stile consono ai tempi, occasioni di incontro e di condivisione tra famiglie.

4. È necessario poi fronteggiare le sfide della moderna globalizzazione. Non si sono globalizzate solo tecnologia ed economia, ma anche insicurezza e paura, criminalità e violenza, ingiustizie e guerre. Urge pertanto costruire insieme la "civiltà dell’amore", e per questo educare al dialogo rispettoso e fraterno tra culture e civiltà. Occorre dar corpo ad un’azione caritativa globalizzata, che sostenga lo sviluppo dei "piccoli" della terra. Vicini ad ogni situazione di povertà, a partire dalle ricorrenti emergenze nazionali e internazionali, voi potete fare in modo che i poveri si sentano, in ogni comunità, come "a casa loro".

Non è questa la più efficace presentazione della buona novella del Regno? Senza questa forma dì evangelizzazione, compiuta attraverso la carità e la testimonianza della povertà cristiana, l'annuncio del Vangelo rischia di essere incompreso o di affogare in un mare di parole. "La carità delle opere assicura una forza inequivocabile alla carità delle parole" (NMI n.50).

Si tratta di educare non solo i singoli fedeli, ma l'intera comunità a diventare nel suo insieme «soggetto di carità», pronta a farsi prossimo di chi è nel bisogno. Questa vicinanza profetica e generosa si è espressa con esemplare tempestività, in occasione di terremoti, calamità naturali e guerre, come ad esempio, in Umbria e Marche, nella regione dei Grandi laghi d'Africa, nei Balcani, in centro America e in questi giorni, nella mobilitazione in favore dei profughi dell'Afghanistan.

5. Più si riesce a coinvolgere i singoli e l'intera comunità, più efficaci risulteranno gli sforzi per prevenire l'emarginazione, incidere sui meccanismi generatori di ingiustizia, difendere i diritti dei deboli, rimuovere le cause della povertà, e mettere in "collegamento solidale" Sud e Nord, Est e Ovest del pianeta. In questo campo quante possibilità si aprono al volontariato! A voi il compito di valorizzarle tutte. Penso, in modo singolare, alle fresche energie di tanti ragazzi e ragazze che, grazie al servizio civile possono dedicare una parte del loro tempo ad interventi socio-caritativi in Italia e in altri Paesi. In tal modo potrete contribuire a dar vita a un mondo in cui tacciano finalmente le armi e trovino attuazione progetti di sviluppo sostenibile.

6. Cari Fratelli e Sorelle! Per portare a compimento il mandato che la Chiesa vi affida è indispensabile però, che restiate sempre in ascolto e contemplazione di Cristo. Occorre che la preghiera preceda, accompagni e segua ogni vostro intervento.

421 Solo così potrete rispondere prontamente al Signore, che sta alla porta del nostro cuore, delle nostre comunità e "bussa" in modo discreto, ma insistente.

La Vergine Maria, Madre della Carità, vi protegga e assista sempre. Io vi accompagno con la preghiera, e volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica, estendendola a quanti quotidianamente incontrate nelle vostre molteplici attività.



SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE


PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA


Sabato, 24 novembre 2001

Sono lieto di salutare ora i partecipanti al Congresso sul tema "La Familiaris consortio nel suo ventesimo, dimensione antropologica e pastorale". A vent’anni dalla pubblicazione dell’esortazione post-sinodale Familiaris consortio, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha voluto opportunamente commemorare un evento di così singolare importanza per la Chiesa. Esso tocca uno degli argomenti a me più cari: la famiglia.


Saluto in modo speciale Lei, Signor Cardinale Alfonso López Trujillo e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome dei congressisti. Con lui saluto il Segretario, i collaboratori del Dicastero e quanti hanno curato l’organizzazione di questo interessante incontro, come pure coloro che vi hanno attivamente preso parte.

Auspico vivamente che le riflessioni emerse nel corso dei lavori contribuiscano ad illuminare le coscienze sull’importanza della famiglia e sulla sua missione nel nostro tempo.

Per intercessione della Vergine Maria, Regina della Famiglia, il Signore aiuti ogni famiglia cristiana ad essere segno eloquente dell’amore di Dio. Con tali sentimenti cordialmente vi benedico.


ALLA DELEGAZIONE DELLA ALLEANZA BIBLICA UNIVERSALE


E DELLA SOCIETÀ BIBLICA IN ITALIA


Lunedì, 26 novembre 2001




Carissimi Fratelli in Cristo!

1. È per me motivo di gioia incontrarmi con tutti voi, illustri Responsabili dell’Alleanza Biblica Universale, Rappresentanti degli Editori ed Esponenti delle Chiese e Comunità ecclesiali italiane, in occasione del venticinquesimo anniversario della pubblicazione del volume “Parola del Signore, il Nuovo Testamento, Traduzione interconfessionale in lingua corrente”. Ringrazio, in particolare, il Dottor Markku Kotila, Presidente del Comitato Europa Medio Oriente dell’Alleanza Biblica Universale, e Mons. Alberto Ablondi, Presidente della Federazione Biblica Cattolica, per le cortesi parole che hanno voluto rivolgermi a nome dei presenti.

Come è stato poc’anzi sottolineato, nell'arco di cinque lustri questa importante iniziativa biblica ed ecumenica ha raggiunto traguardi encomiabili, che hanno superato le stesse aspettative di coloro che l'hanno concepita e avviata venticinque anni orsono. La pubblicazione della traduzione interconfessionale nel linguaggio della gente comune si presenta come l’iniziativa di maggior rilevanza ecumenica attuata in Italia. Essa costituisce, per un gran numero di nostri contemporanei, un valido contributo in ordine alla conoscenza e alla familiarità con la Parola di Dio.

422 2. È noto che il lavoro del traduttore è sempre un’arte difficile. Implica l'impegno di mettere in contatto e creare una comunicazione fra storie, culture e linguaggi talora molto distanti tra loro nello spazio e nel tempo. Una buona traduzione si fonda pertanto su tre pilastri, che devono contemporaneamente reggere l'intero lavoro. Innanzitutto occorre un'approfondita conoscenza della lingua e del mondo culturale di origine. In secondo luogo non deve mancare un'altrettanto buona familiarità con la lingua e il contesto culturale di arrivo. Infine, per coronare l’opera con successo, si richiede un'adeguata padronanza dei contenuti e del significato di quanto si va traducendo.

Nella traduzione interconfessionale della Bibbia da voi curata, avete cercato di rimanere fedeli al tenore dei testi originali. Avete voluto altresì rendere il testo comprensibile ai lettori contemporanei, utilizzando le parole e le forme della lingua di tutti i giorni.

L’eccezionale diffusione dell’opera sta a dimostrare il favore e l'ampio apprezzamento ottenuti nei diversi ambienti ecclesiali e culturali. Tra l'altro, mi è caro qui ricordare che proprio di questa traduzione ci si è avvalsi nel corso della quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi a Roma nell’agosto dello scorso anno, come pure in tante altre iniziative ecumeniche attuate durante il Giubileo.

3. Questa opera da voi curata rappresenta uno dei frutti più belli e significativi della collaborazione tra le Chiese e comunità ecclesiali in Italia. E' interessante notare come lo studio per una comprensione più appropriata del testo sacro favorisca il superamento di divisioni prodotte nel corso della storia, le quali traevano alimento proprio da interpretazioni divergenti di alcuni brani biblici. Tutti auspichiamo che tale possibilità di incontro e di dialogo vada sempre più approfondendosi, nella convinzione che la Sacra Scrittura “può dare la saggezza che conduce alla salvezza, per mezzo della fede in Cristo Gesù” (
2Tm 3,15).

Invoco su di voi e sul vostro prezioso lavoro abbondanti benedizioni di Dio, mentre auguro a questa traduzione interconfessionale della Bibbia la più ampia diffusione. Possa la Parola di Dio, sempre meglio conosciuta dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, essere accolta con cuore sincero e tradotta in concrete scelte di vita.




AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE


DI GIUSEPPE MARELLO, PAULA MONTAL FORNÉS


DE SAN JOSÉ DE CALASANZ, LÉONIE FRANÇOISE


DE SALES AVIAT E MARIA CRESCENTIA HÖSS


Lunedì, 26 novembre 2001




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono molto lieto di trovarmi di nuovo con voi, all'indomani della solenne canonizzazione di Giuseppe Marello, Paula Montal Fornés de San José de Calasanz, Léonie Françoise de Sales Aviat e Maria Crescentia Höss. L’odierno incontro ci offre l’opportunità di prolungare il rendimento di grazie che ieri abbiamo elevato al Signore. Al tempo stesso, possiamo soffermarci ancora, per qualche momento, a contemplare la luminosa testimonianza di questi esemplari discepoli di Cristo.

Saluto cordialmente i Signori Cardinali, come pure le Autorità civili che hanno voluto presenziare a questo festoso evento. Un "grazie" speciale rivolgo ai Vescovi ed ai Sacerdoti, che hanno guidato i numerosi gruppi di pellegrini.

2. A gioire per la canonizzazione di Giuseppe Marello, sono in primo luogo i suoi figli spirituali, gli Oblati di San Giuseppe, ai quali va il mio affettuoso saluto insieme con vivissime felicitazioni. Sono trascorsi solo otto anni, carissimi, da quando, nella Piazza di Asti, proclamai Beato il vostro amato Fondatore. Un ulteriore segno prodigioso - la guarigione di due bambini in Perù - ha permesso di coronare anche in terra il suo itinerario di santità. E’ quanto mai significativo che ciò avvenga all'indomani dell'Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata proprio al ministero del Vescovo nell'oggi della Chiesa e del mondo.

Un saluto speciale rivolgo ai pellegrini di Asti e a quelli di Acqui, città che rispettivamente lo ebbero come Sacerdote e come Vescovo. Ma subito lo estendo a tutte le comunità, in varie parti del mondo, dove la Provvidenza ha spinto gli Oblati e la loro missione. Insieme con tutti voi, figli e devoti di san Giuseppe Marello, desidero rendere lode al glorioso san Giuseppe, Patrono della Chiesa universale. Il profondo amore per la Vergine Maria fece sì che il giovane Marello scegliesse san Giuseppe come modello di vita e guida nella sequela di Cristo. E questo, in sintesi, è il messaggio che egli lascia a tutti i cristiani - religiosi, famiglie, sacerdoti -: amare la Madre del Redentore e imitarne il Custode.

423 3. Saluto ora con affetto i Vescovi, i sacerdoti e i fedeli venuti per la canonizzazione di Madre Paula Montal Fornés, e in particolare le Figlie di Maria, Religiose Scolopie, come pure i Padri Scolopi e gli alunni, le alunne e il nutrito gruppo di ex-alunne della Famiglia Calasanziana.

La nuova Santa è per voi un personaggio noto e ammirato; per questo avete voluto essere presenti ieri a Roma per la cerimonia solenne. Ora, con la canonizzazione di Santa Paula Montal, la sua figura viene proposta a tutta la Chiesa come modello e come intercessore. Il suo profilo spirituale ci mostra una persona che si fidò di Dio e si consacrò a Lui, collaborando al suo piano di salvezza, soprattutto attraverso la dedizione all'insegnamento. Fu una donna mistica radicata nell'azione, dedita alla realizzazione di un'opera ben fatta al servizio della Chiesa e del mondo. Nelle circostanze concrete del suo tempo, per nulla facili, intuì il ruolo della donna nella famiglia e nella società e si dedicò completamente a un'ideale: l'educazione umana e cristiana della donna.

Il suo messaggio è pienamente attuale. A tale proposito, mi piace ricordare come in una delle sue lettere scrisse: "Abbiamo l'obbligo di cercare la tranquillità e il progresso della società, i quali sono possibili solo con una vita limpida, che è quella che Dio ci chiede". Che, con la sua intercessione, il mondo attuale proceda lungo queste vie, per la qual cosa sono necessari educatori cristiani che trasmettano, con competenza e con la testimonianza della propria vita, i valori del Vangelo ai bambini e ai giovani di oggi, chiamati a essere i protagonisti di domani.

4. Cari Pellegrini, la vostra presenza è significativa della vostra attenzione al carisma sempre attuale di Santa Françoise de Sales Aviat, fondatrice della Congregazione delle Suore Oblate di San Francesco di Sales, delle quali saluto la Superiora generale, suor Françoise-Isabelle Stiegler. Saluto parimenti Monsignor Stenger, Vescovo di Troyes, e Monsignor Louis, Vescovo di Châlons, Diocesi dove nacque e visse Léonie, come pure i membri delle istanze civili della regione.

Incoraggio voi, insegnanti ed educatori che assicurate la missione con le Suore Oblate, rendendo così un servizio indispensabile ai giovani in diverse regioni del mondo, a proseguire questa opera educativa, per trasmettere ai giovani i valori umani e cristiani necessari alla loro maturazione, attraverso una formazione integrale e la testimonianza della vostra vita. Care Sorelle, rendo grazie per la vostra bella vocazione che unisce contemplazione e azione. Il vostro desiderio di vivere la vita quotidiana con amore ha già un orientamento missionario. Non vi lasciate scoraggiare dalle difficoltà, delle quali Madre Aviat diceva: "sono sempre strumenti che Dio ci dona per giungere a Lui"! Seguendo il suo esempio, che possiate testimoniare la gioia del dono di sé a Cristo, liete di "essere al servizio di nostro Signore, gioiose di conquistare per Lui delle anime, gioiose ... di insegnare loro a vincere se stesse e a saper rinunciare"! Imparto a tutti voi un'affettuosa Benedizione Apostolica.

5. Con grande gioia porgo il mio benvenuto ai fedeli tedeschi che sono giunti qui in occasione di questa elevazione agli onori degli altari. In particolare saluto il Cardinale Friedrich Wetter e il Vescovo Viktor Josef Dammertz, che ha guidato il pellegrinaggio nella Città Eterna.

Santa Maria Crescentia Höss è un grande dono. Dovete essere orgogliosi di questa donna. È un "manifesto" non solo per la città di Kaufbeuren, ma anche per la Diocesi di Augsburg, per la Provincia ecclesiale di München e Freising e per tutta la Chiesa in Germania.

Anche se ci separa da lei una grande distanza temporale, ugualmente la nuova Santa ci parla all'inizio del terzo millennio.

Ogni giorno, sulla sua tomba persone oranti di diverse confessioni le affidano le loro preoccupazioni. Già quando era in vita Maria Crescentia Höss ricordò alla gente qualcuno, di cui anche noi abbiamo bisogno: lo Spirito Santo!

Lo Spirito Santo può operare grandi cose nella nostra vita e in tutta la Chiesa, se Glielo permettiamo. Con questo auspicio imparto la Benedizione Apostolica a voi e a quanti hanno portato le loro istanze a Roma.

6. Carissimi, ancora una volta, attraverso questi quattro nuovi Santi, la Chiesa ci addita e ci chiama alla "misura alta" della vita cristiana, la santità. Santità, che non consiste nel compiere imprese eccezionali, ma nel vivere in modo straordinario le cose ordinarie, e, cioè, con tutto l'amore possibile. Tornando alle vostre consuete occupazioni, fate tesoro di questo insegnamento, appreso alla scuola di Maria e di questi Santi. Sperimenterete così un riflesso dell’eterna beatitudine, che Iddio promette ai suoi fedeli nel Regno celeste.

424 Con questo augurio, che accompagno con la preghiera, vi rinnovo di cuore la mia Benedizione.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


ALL’UNIONE DELLE CONFERENZE EUROPEE


DEI SUPERIORI MAGGIORI (U.C.E.S.M.)




Venerato Padre Jesús María Lecea Sch. P.
Presidente dell'UCESM

1. Sono trascorsi vent'anni dalla creazione dell'Unione delle Conferenze dei Superiori Maggiori Europei. Questa Unione si prefigge lo scopo di promuovere la cooperazione e l'aiuto reciproco fra i Superiori e le Superiore Maggiori nei Paesi Europei e di dare impulso alla collaborazione con le Conferenze Episcopali d'Europa in modo che nei singoli ambiti sociali venga recata la testimonianza della vita dell'Ordine.

Cari Fratelli e care Sorelle, in occasione del XX anniversario della vostra Unione, desidero porgervi i miei migliori auguri. Attraverso di voi invio anche cari saluti ai membri delle vostre comunità, che rappresentate in tutta Europa. Rendo lode a Dio Uno e Trino per tutto il bene compiuto attraverso la generosità del vostro dono e la testimonianza della vostra vita consacrata per la Sua Chiesa e l'avvento del Suo Regno:

"Non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere per... farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi" (Ep 1,16-18).

2. Il tema del vostro incontro risale alle origini. Si chiede quali prospettive hanno i religiosi in Europa all'inizio del terzo millennio. Da una parte c'è l'esigenza di impegnarvi nei consigli evangelici di povertà, obbedienza e castità, dall'altra, con il vostro stile di vita, vi imbattete nel vecchio continente in contemporanei, che non colgono più o non ancora il Vangelo in maniera profonda. Il Vangelo e il mondo: la vostra esistenza è tesa fra questi due poli. Come allentare questa tensione?

3. "Dio è amore", scrive l'Apostolo Giovanni (1Jn 4,8): amore, che chiama e amore che manda. Da quella "fonte di amore", che è Dio Padre, è scaturita la missione del Figlio e dello Spirito Santo.

È l'amore divino che attraverso la storia chiama uomini e donne a legarsi a Lui in maniera particolare. È quello stesso amore divino che invia gli uomini ad annunciare il Vangelo. Quanto è incoraggiante a questo proposito rivolgere lo sguardo ai religiosi, che nel corso dei secoli si sono levati all'orizzonte dell'Europa e fino ad oggi ci circondano come "un gran numero di testimoni" (He 12,1) affinché Cristo possa farsi strada in questo continente!

4. Tuttavia, non esiste alcuna ricetta infallibile per rievangelizzare l'Europa. È l'amore che proprio gli uomini e le donne di vita consacrata debbono ai loro contemporanei. Il mistero di ogni evangelizzazione consiste nella scoperta che l'amore verso Dio deve trasformarsi in servizio al prossimo. Per questo la testimonianza vissuta di amore puro e autentico è la miglior lettera di raccomandazione che i religiosi possono rilasciare. A volte viene letta e osservata da coloro per i quali Cristo è un estraneo o che si sono allontanati dalla Sua Chiesa.

Per questo, spero che la vita consacrata vi unisca più strettamente a Dio e vi renda più vicini alle persone contribuendo in tal modo al rinnovamento della Chiesa: "La missione, infatti, rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola!" (Enciclica Redemptoris missio RMi 2).

425 Se sarete attenti a una testimonianza di vita credibile, allora, senza dubbio, contribuirete al ringiovanimento e all'abbellimento della Chiesa quale Sposa di Cristo. Al contempo, sperimenterete gioiosamente che non siete solo amministratori di una ricca eredità, ma anche precursori del futuro che il Signore desidera preparare per il terzo millennio della Chiesa e delle vostre comunità.

5. Non voglio terminare le mie riflessioni senza menzionare un problema che preoccupa molti di voi. La carenza di vocazioni e l'invecchiamento di molte comunità possono alimentare la tentazione di scoraggiarsi o di rinchiudersi fra le proprie quattro mura. Chiudere gli occhi di fronte alle cose non è di certo un via percorribile. Inoltre, la fiducia in Dio ci insegna che la realtà autentica supera di molto le cifre e le statistiche. Spero che voi, con le vostre comunità, individuiate sempre più campi nei quali si richiedono e si offrono la cooperazione e lo scambio reciproco.

Quando siete colti da pensieri negativi, ricordatevi le parole incoraggianti che Gesù rivolse una volta ai suoi discepoli dubbiosi: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" (
Lc 12,32).

Per intercessione della Madre di Dio, prego Gesù, Capo della Chiesa, di sostenere i vostri buoni sforzi e di realizzare le vostre speranze. Che porti a compimento nelle vostre famiglie religiose l'opera della grazia, che Egli ha iniziato nella creazione di ognuno, cosicché gli Istituti di Vita Consacrata divengano sempre più ciò che sono: strumenti al servizio della nuova evangelizzazione dell'Europa! Con questo auspicio vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 17 novembre 2001

GIOVANNI PAOLO II



AI PRESIDENTI DELLE REGIONI


E DELLE PROVINCE AUTONOME ITALIANE


Giovedì, 29 novembre 2001




Illustri Signori Presidenti delle Regioni
e delle Province autonome italiane,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgere il mio più cordiale benvenuto a ciascuno di voi. Grazie per questa vostra visita! Saluto anzitutto il Dottor Enzo Ghigo, Presidente della Conferenza delle Regioni, e lo ringrazio per le cortesi parole come pure per i voti augurali che ha voluto poc'anzi rivolgermi a nome dei presenti. Estendo il mio affettuoso pensiero a ciascuno di voi, ai vostri collaboratori e alle popolazioni delle diverse zone d'Italia che voi qui rappresentate.

Le Regioni italiane stanno oggi attraversando una fase di non lievi cambiamenti e di grandi aspettative. In attuazione del principio autonomistico, sancito dalla Costituzione della Repubblica (cfr art. 5), e applicando il principio di sussidiarietà, sono state loro attribuite specifiche competenze per l'esercizio della potestà legislativa e per l’amministrazione delle comunità locali. Viene loro offerta, in tal modo, l'opportunità di delineare, in armonia con la Costituzione, una propria forma di governo insieme a principi fondamentali di organizzazione e di funzionamento.

426 L’elaborazione di statuti affidati interamente all'autonoma determinazione costituisce di certo il riconoscimento del loro accresciuto ruolo nella società italiana. Al tempo stesso, segna una singolare occasione per ripensare le istituzioni pubbliche, nella loro struttura e nei rapporti con le comunità locali, che esse rappresentano.

2. Gentili Signore e Signori! Agendo con spirito di altruismo e di leale cooperazione, fate in modo che le istituzioni offrano a tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, "la possibilità di partecipare liberamente e attivamente sia alla elaborazione dei fondamenti giuridici della comunità politica, sia al governo della cosa pubblica, sia alla determinazione del campo d’azione e dei limiti dei differenti organismi" (Gaudium et spes
GS 75). Queste sono indicazioni del Concilio Vaticano II che mantengono tuttora la loro forza e il loro valore. Che esse vi siano di guida nel vostro compito tanto ampio e carico di responsabilità!

Non vi è infatti chiesto di operare una semplice riorganizzazione delle istituzioni. Occorre anche assicurare che le istituzioni siano sempre capaci di promuovere la solidarietà fra le persone, perseguire il bene comune e accogliere l’originale e autonomo contributo delle formazioni sociali, riconoscendo ad esse uno specifico ambito di azione, secondo il principio di sussidiarietà.

Vorrei poi ricordare che, nel rispetto delle reciproche competenze, si aprono spazi di fruttuosa collaborazione pure tra le Regioni e le varie articolazioni delle Comunità ecclesiali locali, come previsto del resto nell’art. 1 dell’accordo di revisione del 1984 del Concordato Lateranense, circa la reciproca collaborazione tra lo Stato e la Chiesa Cattolica "per la promozione dell’uomo e il bene del Paese".

3. Per dare soluzione alle emergenti sfide sociali ed economiche del momento presente, è richiesto il generoso apporto di tutti. I pubblici amministratori, ai quali il popolo ha affidato cariche di guida e di governo, devono ad esso far costante riferimento, considerando l’attività politica e amministrativa come un servizio.

Al centro di ogni vostro progetto e intervento ci sia, pertanto, sempre l’uomo. Particolare attenzione prestate alla famiglia il cui ruolo è fondamentale per la costruzione della società. Agevolate la formazione del nucleo familiare, sostenendolo con misure appropriate nell’assolvimento delle proprie peculiari funzioni. Penso, tra l’altro, alle attese delle giovani coppie, alle difficoltà connesse con il lavoro e la casa che spesso ritardano di molto il matrimonio e il formarsi della famiglia, all’educazione dei figli e al necessario mutuo aiuto tra i membri del focolare familiare. Preoccupatevi del mondo della scuola. In quest’ambito concorrono competenze statali e regionali, che vanno ugualmente orientate a garantire la libertà delle scelte educative di ogni famiglia.

E che dire poi della solidarietà verso le persone deboli, malate o in difficoltà? Grazie a oculate scelte di politica sociale, non fate mancare ad esse il sostegno necessario per dar soluzione ai loro complessi e molteplici problemi. Sia vostra cura costante andare incontro a tutto ciò che tocca la vita e i bisogni dell’essere umano: dalla sanità all'assistenza sociale, all'istruzione e alla formazione professionale, alla cultura e ai beni storico-artistici, al lavoro e alle attività produttive, all'assetto del territorio e alla tutela dell'ambiente.

4. La legittima pluralità di orientamenti, nei quali si manifesta l'identità specifica e l'autonomia di ogni Regione, non si oppone alla necessaria solidarietà e alla cooperazione che non deve mancare con le diverse realtà locali. Anzi, ogni Regione o Autonoma Provincia deve essere sempre animata dalla consapevolezza e dalla responsabilità di appartenere a un'unica e unitaria comunità nazionale. Viviamo, è vero, in una società globalizzata, ma è necessario salvaguardare anche i diritti degli enti locali, pur coniugandoli sempre con le esigenze della comunità universale.

Inoltre, l’apertura a rapporti diretti con Regioni di altri Paesi potrà concorrere allo sviluppo d’una fruttuosa reciproca conoscenza e collaborazione tra popoli differenti per storia e per cultura. Ciò vale, specialmente, per le Regioni che si riconoscono nella comune appartenenza al Continente europeo. E’ questo un significativo elemento di integrazione atto ad agevolare la costruzione dell'unità, rispettando e valorizzando le singole identità locali.

Fedeli alle loro radici e aprendosi ad altre realtà, le Regioni italiane potranno rinnovare le proprie istituzioni, mantenendo saldo il rapporto con le comunità che rappresentano, e contribuendo alla costruzione d’una società più vasta, libera e solidale.

5. Gentili Signore e Signori! Faccio voti che sempre più incisivo e fruttuoso sia il vostro lavoro, attento alle quotidiane attese e necessità della gente. Potrete rendere un servizio notevole alle vostre comunità se, venendo incontro alle loro legittime aspettative, manterrete lo sguardo aperto sui bisogni del mondo. Iddio vi protegga e renda fruttuosi gli sforzi che dispiegate per servire ogni persona umana, creata a sua immagine e somiglianza. La Vergine Maria, tanto cara al popolo italiano, vi assista e maternamente vi accompagni.

427 Io vi assicuro uno speciale ricordo nella preghiera, e con affetto imparto la Benedizione Apostolica a voi qui presenti, ai vostri familiari e collaboratori, come pure a quanti voi qui rappresentate.


AI VESCOVI DI COSTA RICA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 30 novembre 2001

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. In questi giorni della vostra visita ad Limina avete avuto l'opportunità di venerare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, rinnovando dinanzi ad esse la fedeltà alla fede ricevuta, e di rivitalizzare lo spirito evangelizzatore, che fece di questi grandi testimoni di Cristo, insieme agli altri Apostoli, un saldo fondamento della Chiesa di tutti i tempi (cfr Ep 2,20). È quindi come un ritorno alle origini stesse del ministero apostolico che svolgete nelle diverse Chiese particolari di Costa Rica, piantando e irrigando il seme del Vangelo, affinché Dio lo faccia crescere abbondantemente (cfr 1Co 6-7).

Con questo spirito vi ricevo oggi con grande gioia, per condividere le vostre preoccupazioni pastorali, incoraggiare gli sforzi per radicare ogni giorno di più il Vangelo nel cuore degli amati figli e figlie costaricensi e svolgere il compito affidato a Pietro da Gesù di confermare i fratelli nella fede (cfr Lc 22,32).

Ringrazio cordialmente Monsignor Román Arrieta Villalobos, Arcivescovo di San José e Presidente della Conferenza Episcopale, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, esprimendo la vicinanza e lo spirito di comunione con il Vescovo di Roma, al quale vi uniscono vincoli di unità, di amore e di pace (cfr Lumen gentium LG 22). In esse sento anche il palpitare di un popolo "di feconda storia e amante della pace" (Saluto nell'Aeroporto di San José, 2-3-1983, n. 1), del quale serbo un ricordo tanto gradito dalla mia Visita Pastorale nel 1983.

2. Sono lieto di sapere che, di fronte alle sfide del nuovo millennio, il vostro Paese è aperto alla speranza, fondata soprattutto sulla generosa dedizione dei Pastori e dei loro collaboratori alla missione evangelizzatrice. Essa è incoraggiata quest'anno dalla commemorazione del centenario di un esimio predecessore vostro, Monsignor Bernardo Agusto Thiel, secondo Vescovo di San José, che svolse una lunga e prolifica attività pastorale e seppe diffondere prontamente i primi semi della dottrina sociale della Chiesa. A ciò si deve, in buona parte, la lunga tradizione democratica, di dialogo e di tolleranza in Costa Rica, preziosa eredità che vi deve portare a una rinnovata fiducia nella forza pacificatrice del Vangelo, in un momento storico in cui questo valore, indispensabile per le nazioni e per tutto il genere umano, sembra tanto minacciato e quasi impossibile da raggiungere.

Questa convinzione contribuirà anche a focalizzare con lungimiranza cristiana i processi attuali di convivenza sociale, uno dei quali è la presenza in Costa Rica di numerosi emigranti provenienti da Paesi confinanti.

È parimenti motivo di soddisfazione la vostra sensibilità nel conservare e far crescere lo spirito di comunione, sia in ognuna delle vostre comunità ecclesiali sia fra voi stessi e con le Chiese sorelle dell'America Centrale. Tali rapporti acquistano un grande valore non solo perché promuovono con maggiore efficacia determinati aspetti dell'azione pastorale, ma anche perché fanno della Chiesa "la casa e la scuola della comunione", che è "la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia" (Novo Millennio ineunte NM 43).

3. La spiritualità di comunione ha un ambito privilegiato di applicazione nei rapporti dei Vescovi con i loro sacerdoti, per la perfetta sintonia e concordia che devono esistere fra il Pastore e i suoi più immediati collaboratori nel dare impulso alla pastorale congiunta di tutta la Diocesi (cfr Christus Dominus CD 16). Nelle relazioni che avete inviato si nota l'attenzione particolare che prestate al vostro clero, relativamente numeroso in termini comparativi, e del quale ora vi preoccupa soprattutto il rinnovamento spirituale e pastorale. Volete che ogni sacerdote viva "il suo incontro personale con Gesù Cristo vivo, per essere agente qualificato di conversione, comunione e solidarietà, e dare così impulso alla Nuova Evangelizzazione", come avete detto nel recente messaggio che avete inviato loro (Il Sacerdote che vogliamo. Messaggio dei Vescovi di Costa Rica ai loro Sacerdoti, 12-4-2001, IV).

Tutto ciò deve tradursi in azioni concrete che portino a un discernimento più attento nell'ammissione dei candidati, a un'intensificazione della formazione soprattutto spirituale dei seminaristi, seguendoli e guidandoli "verso una maturità affettiva che li renda atti ad abbracciare il celibato sacerdotale e capaci di vivere in comunione con i confratelli nella vocazione sacerdotale" (Ecclesia in America, n. 40). Non si devono neanche dimenticare i necessari programmi di formazione permanente per tutti i sacerdoti poiché, se ogni azione pastorale ha come obiettivo prioritario la santità, i ministri del Vangelo devono essere i primi a rendere testimonianza di questo "compito, che deve governare l'intera esistenza cristiana" (Novo Millennio ineunte NM 30). In questo ambito, insostituibile è il rapporto personale, di amicizia e di vicinanza, del Vescovo con i suoi sacerdoti, per incoraggiarli nella loro vocazione, orientarli nelle loro attività, ravvivare in essi lo zelo apostolico e, se fosse necessario, correggerli paternamente, con bontà e prontezza.


GP2 Discorsi 2001 419