GP2 Discorsi 2002 7


ALLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE


PER LA DOTTRINA DELLA FEDE


Venerdì, 18 gennaio 2002




8 Venerati Signori Cardinali,
Cari Confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio,
Cari Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi al termine della Sessione Plenaria del vostro Dicastero. Nel rivolgere a ciascuno il mio cordiale saluto, desidero ringraziare in particolare il Signor Cardinale Joseph Ratzinger, vostro Prefetto, per le nobili espressioni con cui ha interpretato i vostri sentimenti.

Ho ascoltato quanto il Cardinale Prefetto mi ha esposto circa i lavori da voi svolti in questi intensi giorni di riflessione. A questo riguardo permettetemi innanzitutto di proporvi alcune mie riflessioni e convincimenti circa il significato più profondo di questa vostra riunione. La Chiesa esige e vive di questo continuo confronto fraterno, di questo flusso e riflusso, da cui solo può nascere una collaborazione più effettiva ed efficace fra i Dicasteri della Curia Romana, con le Conferenze Episcopali e di conseguenza anche con i Superiori Generali degli Istituti di Vita consacrata e delle Società di Vita apostolica. Senza una tale collaborazione, che nasce da una consolidata unità di intenti, la Chiesa non potrebbe essere veramente se stessa, Comunità di coloro che sono adunati con il più stretto dei vincoli, quello che nasce dalla comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Ricercare quindi tale unità e collaborazione ed essere poi fedeli alle convinzioni che debbono guidare, in questo tempo storico, la nostra comune testimonianza di cristiani, è istanza primaria della nostra fedeltà al Signore, fedeltà che dà senso alle nostre esistenze. Una ancora più intensa comunicazione e collaborazione fra i Dicasteri, le Conferenze Episcopali ed i Superiori Generali è dunque il primo frutto che dobbiamo insieme invocare per questo nostro odierno incontro.

2. Quanto ai temi espostimi dal Cardinale Prefetto, ritengo opportuno soffermarmi innanzitutto sul problema della recezione dei documenti dottrinali, che la vostra Congregazione va progressivamente pubblicando, quale organismo prezioso a servizio del mio ministero di Pastore universale. Al riguardo, vi è innanzitutto un problema di assimilazione dei contenuti dei medesimi e di collaborazione nella diffusione e nell'applicazione delle conseguenze pratiche che ne scaturiscono; esso tocca tutti i Dicasteri della Curia romana, uniti appunto dalla stessa fede e dalla stessa volontà di annuncio e di testimonianza. Tutto nella Chiesa infatti è finalizzato all'annuncio di Gesù Cristo Salvatore.

Ma vi è poi un problema di trasmissione delle verità fondamentali, che questi documenti richiamano, a tutti i fedeli, anzi a tutti gli uomini ed in particolare ai teologi, agli uomini di cultura. Qui la questione si fa più difficile ed esige attenzione e ponderazione. Quanto incide su queste difficoltà di recezione la dinamica dei mezzi di comunicazione di massa? quanto rileva da situazioni storiche particolari? o quanto semplicemente nasce dalla difficoltà di accogliere le severe esigenze del linguaggio evangelico, che pure ha una forza liberatrice? Sono temi sui quali certamente la vostra assemblea già si sarà soffermata, ma che esigono evidentemente tempo e studi adeguati.

Da parte mia intendo solo richiamare l'utilità di questo ascolto reciproco, perché i diversi suggerimenti, opportunamente vagliati e rimeditati, permettano di far giungere il messaggio nella sua integrità al maggior numero possibile di persone. E' evidente inoltre la necessità di un coinvolgimento sempre maggiore delle Conferenze Episcopali, dei singoli Vescovi e, per il loro tramite, di tutti gli annunciatori del Vangelo nell'opera di sensibilizzazione sui temi più urgenti della proclamazione della fede oggi. Infine vi è un problema di stile, di coerenza nella vita; queste reazioni sono anche una provocazione ed un invito a testimoniare sempre più, anche con la vita, la centralità dell'amore di Cristo nelle nostre esistenze, di contro a prospettive effimere, che ne offuscano la forza persuasiva.

3. Per quanto riguarda poi il tema di Eucaristia e Chiesa, non è necessario che mi dilunghi sulla centralità di esso per la vita del mondo, a cui il Signore ci ha inviato come seme di rinnovamento. Riportare la Chiesa alla sua sorgente eucaristica non potrà che ridarle autenticità e forza, alleggerendola da meno urgenti discussioni di carattere organizzativo, e offrendole invece quelle prospettive di consacrazione a Dio e di condivisione fraterna che permetteranno nel tempo di superare anche frammentazioni e divisioni. La drammaticità del sacrificio eucaristico del Cristo, d'altra parte, non permette una sua riduzione a semplice incontro conviviale, ma rimane sempre come segno di contraddizione e quindi anche di verifica della nostra conformità alla radicalità del suo messaggio, sia nei confronti di Dio che degli altri fratelli.

Per quanto riguarda l'altra tematica ovvero lo studio circa la perdita di rilevanza della legge naturale, ritengo opportuno richiamare, come del resto ho più volte affermato nelle Lettere Encicliche "Veritatis splendor", "Evangelium vitae" e "Fides et Ratio", che si è qui in presenza di una dottrina appartenente al grande patrimonio della sapienza umana, purificato e portato alla sua pienezza grazie alla luce della Rivelazione. La legge naturale è la partecipazione della creatura razionale alla legge eterna di Dio. La sua individuazione, mentre da una parte crea un legame fondamentale con la legge nuova dello Spirito di vita in Cristo Gesù, permette anche un'ampia base di dialogo con persone di altro orientamento o formazione, in vista della ricerca del bene comune. In un momento così trepido per la sorte di tante nazioni, comunità e persone, soprattutto le più deboli, in tutto il mondo, non posso che rallegrarmi per lo studio intrapreso, allo scopo di riscoprire il valore di tale dottrina, anche in vista delle sfide che attendono i legislatori cristiani nel loro dovere di difesa della dignità e dei diritti dell'uomo.

9 4. Vi ringrazio infine per il servizio, che come Congregazione vi siete assunti, di dare la vostra collaborazione nel giudizio di alcuni gravi problemi morali, che esigono particolare competenza ed approfondimento ed al riguardo dei quali, oltre i necessari interventi medicinali, occorrerà sempre più studiare adeguati percorsi educativi e di accompagnamento formativo.

"Duc in altum! - Prendi il largo!": diceva Gesù a Pietro ed ai suoi compagni sulla spiaggia di Galilea. La Congregazione per la Dottrina della Fede, con questi temi, che ha affrontato all'alba del nuovo millennio, "prende il largo", si lancia cioè in una riflessione di ampio respiro, che permetterà a tutta la Chiesa di entrare con più incisività nel cuore e nelle menti di tutti i membri della famiglia umana, per ricondurre così tutti alla loro unica origine, quel Padre che tanto ci ha amato da donare il suo unico Figlio, il Figlio prediletto, per la redenzione del mondo.


ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA DALLA FINLANDIA


Sabato, 19 gennaio 2002




Cari amici in Cristo,

ancora una volta ho il piacere di dare il benvenuto alla Delegazione Ecumenica della Finlandia in occasione della Festa di sant'Enrico, Apostolo e Patrono del vostro Paese. È una felice coincidenza che svolgiate la vostra visita durante la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani.

È di importanza vitale che i Cristiani preghino incessantemente per l'unità, che non sarà il frutto dello sforzo umano, ma una grazia concessa in un tempo e in un modo che non conosciamo. La nostra preghiera, tuttavia, deve essere affiancata da una determinazione a predicare il Vangelo di Gesù Cristo con un solo cuore e una sola voce "perché il mondo creda" (Jn 17,21).

Questo compito richiederà sacrificio e impegno, così come fu nella vita di sant'Enrico. È la croce di Cristo che predichiamo ed è nella forza della croce che abbiamo riposto la nostra fede. Dal fianco del Signore crocifisso sgorga il flusso donatore di vita che guarirà le ferite della divisione. Anche la Finlandia ha bisogno di Cristo. Le profondità dell'anima finnica si possono individuare nei santi della vostra storia e in edifici quali la Cattedrale di Turku. E chi se non Cristo può soddisfare i desideri che nascono da queste profondità?

Lungo il cammino ecumenico abbiamo già percorso molta strada e non può esserci ritorno. Di certo la Chiesa cattolica resta "impegnata in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica" (Ut unum sint UUS 3). In ciò siamo sostenuti dalla "speranza di essere guidati dalla presenza del Risorto e dalla forza inesauribile del suo Spirito, capace di sorprese sempre nuove" (Novo Millennio ineunte NM 12).

Lo Spirito deve condurci, passo dopo passo, a scoprire quanto possiamo fare insieme per affrettare la comunione piena e visibile di tutti i cristiani.

Che Colui che "in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20) ci assista in questo compito.

Amen.




ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO


COLLEGIO CAPRANICA DI ROMA


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Sabato, 19 gennaio 2002




Signor Cardinale,
Cari Superiori ed Alunni dell’Almo Collegio Capranica!

1. Mi rivolgo a voi con affetto in questo consueto appuntamento annuale, in prossimità della memoria liturgica di Sant’Agnese, vostra speciale Patrona, e a tutti do il mio cordiale benvenuto. Saluto anzitutto il Signor Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Commissione Episcopale preposta alla direzione del Collegio, e lo ringrazio per le cortesi espressioni con le quali si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Estendo il mio saluto al Rettore, Mons. Michele Pennisi, ai Superiori ed a voi, carissimi Alunni della Comunità capranicense. Il vostro Collegio, testimone di un secolare vincolo con la Sede Apostolica e con il Successore di Pietro, costituisce una delle più antiche ed illustri istituzioni per la formazione dei candidati al sacerdozio, non solo della diocesi di Roma, ma anche di altre diocesi d’Italia e Paesi del mondo.

2. Carissimi Alunni! E' a voi che mi indirizzo ora in modo speciale. Voi siete chiamati a diventare testimoni e "modelli del gregge" (
1P 5,3) che vi sarà affidato. E per essere tali è necessario che acquistiate disposizioni interiori e specifici comportamenti, che sono alla base della spiritualità sacerdotale. Modello di questa significativa crescita spirituale ed intellettuale è Cristo stesso. I presbiteri, infatti, "in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo" (Presbyterorum ordinis PO 2). Proprio perché chiamati a seguire più da vicino il Maestro, dovete essere assidui "contemplatori del suo volto" (Novo millennio ineunte NM 16). Consapevoli della vostra futura missione, tendete dunque alla santità e diffondete ovunque l’amore di Cristo. Siate poi fedeli alla Chiesa ed in essa operate sempre in comunione con i vostri Vescovi. Il prete, infatti, non è l’uomo delle iniziative isolate e indipendenti; è il ministro del Vangelo a nome della Chiesa. Ogni sua opera apostolica parte dalla Chiesa e alla Chiesa ritorna.

Se talora questa missione potrà apparirvi difficile, non temete! Sin da questi anni della vostra preparazione, imparate a prendere il largo con le vele spiegate al soffio dello Spirito Santo. Sarete così felici per tutto quello che il Signore compirà per mezzo vostro e sperimenterete, pur tra le prove e le difficoltà, la grandezza e la gioia della vostra missione.

3. La comunità del vostro Collegio resti, pertanto, in ascolto permanente della Parola di Dio. Approfondisca quei vincoli di comunione che aiutino ognuno di voi a proiettarsi nella missione evangelizzatrice verso il mondo. Vivete intensamente questa vostra esperienza comunitaria. Essa costituirà la struttura portante dell’intera vostra esistenza. Siete chiamati, infatti, a vivere e ad essere con gli altri e per gli altri.

A chi intende seguire Gesù, Egli pone chiare condizioni: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Lc 9,23). Gesù non è il Messia del trionfo e della potenza. Come autentico Servo del Signore, ha realizzato la sua missione di Messia nella solidarietà, nel servizio, nell’umiliazione della morte. Camminate con coraggio dietro di Lui e proseguite fiduciosi, rinnovando ogni giorno la fedeltà a Cristo e aprendovi alle necessità dei fratelli.

Vi sostengano in questo sforzo l’esempio e l’intercessione dei santi e dei martiri, che sono sempre rimasti fedeli al Signore. In particolare vi proteggano i santi di questa Chiesa di Roma, tra cui la giovanetta a voi tanto cara, Sant’Agnese, che, con la sua testimonianza di verginità e di martirio, invita tutti a seguire l’Agnello immolato per la salvezza del mondo. Vi sia accanto Maria, la Madre della Chiesa, ed ottenga per ciascuno di voi un anno ricco di frutti spirituali e culturali.

Con tali sentimenti, imparto a voi Alunni qui presenti, ai vostri Superiori e Formatori, ed all’intera famiglia capranicense una speciale Benedizione Apostolica.


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL VIÊT NAM IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì 22 gennaio 2002


11 Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell'Episcopato
e nel sacerdozio,

1. Accolgo con gioia voi, Vescovi del Viêt Nam, che avete percorso un lungo cammino per compiere a Roma la vostra visita ad limina Apostolorum.Tramite questo pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, intendete affermare la vostra fede e il vostro ministero, pregare per le vostre Chiese diocesane e rafforzare i vincoli di comunione che vi uniscono al Successore di Pietro. Auspico che i vari momenti d'incontro che potrete vivere vi aiutino a proseguire con coraggio la missione d'amore e di servizio di Gesù Salvatore, e che vi rinnovino nel vostro ministero per l'edificazione del Corpo di Cristo.

Ringrazio Mons. Paul Nguyên Van Hòa, Vescovo di Nha Trang e nuovo Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le parole che mi ha appena rivolto a nome vostro, facendomi partecipe dei segni di speranza e delle inquietudini pastorali che le vostre Chiese diocesane conoscono. Esprimo inoltre i miei calorosi auguri per coloro tra di voi che hanno recentemente ricevuto l'ordinazione episcopale. Nel corso di questa visita ad limina mi rallegro vivamente di avere la possibilità di incontrare la totalità dei Vescovi della Conferenza Episcopale. È bello poter vivere tutti insieme questo tempo d'intensa comunione spirituale e fraterna. Quando farete ritorno al vostro nobile Paese, fate sapere ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti, ai fedeli laici e specialmente ai giovani che il Papa prega per loro e li incoraggia ad affrontare le sfide che pone il Vangelo, prendendo esempio dai santi e dai martiri che li hanno preceduti lungo il cammino della fede e il cui sangue versato rimane un seme di vita nuova per l'intero Paese.

2. Successivamente alla vostra ultima visita ad limina, la Chiesa in Asia è stata particolarmente invitata ad approfondire il gioioso messaggio della Redenzione, affrontando in maniera singolare la questione fondamentale dell'annuncio esplicito della salvezza alla moltitudine degli asiatici che non hanno ancora sentito parlare di Cristo. Né più e né meno come le altre Chiese particolari in Asia, la comunità cattolica del Viêt Nam ha condotto la propria riflessione teologica, spirituale e pastorale al ritmo dei grandi avvenimenti ecclesiali rappresentati dall'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, dalla ricca esperienza del Grande Giubileo dell'anno Duemila e dalla recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, alla quale alcuni di voi hanno avuto la gioia di partecipare. L'amore di Cristo spinge la Chiesa ad evangelizzare e sprona i Vescovi a promuovere l'evangelizzazione, compito e responsabilità primaria del loro ministero.

3. La Chiesa in Viêt Nam è chiamata a prendere il largo: desidero dunque incoraggiarvi a immettere una grande sollecitudine per l'evangelizzazione e la missione nei vostri programmi pastorali. Conosco il vostro zelo e le difficili condizioni in cui vi trovate a esercitare il vostro compito. Che l'afflato dello Spirito Santo fecondi le vostre iniziative apostoliche, offrendo in tal modo uno slancio rinnovato alla vostra predicazione, alla catechesi, alla formazione dei sacerdoti e dei religiosi, alla preghiera dei fedeli, all'apostolato presso i giovani e le famiglie! Voi avete a cuore, nelle vostre Diocesi e in seno alla Conferenza Episcopale, di proporre scelte pastorali appropriate alla situazione e alle necessità della vostra Chiesa particolare, tenendo conto del sostrato umano in cui vivete, sostrato modellato dalle molteplici culture e dalle numerose tradizioni religiose che compongono il paesaggio spirituale del vostro Paese. In questo spirito, la struttura organizzativa della Conferenza Episcopale che avete appena realizzato, creando in particolare delle commissioni specializzate, costituisce uno strumento al servizio di questo nuovo dinamismo missionario di cui le vostre comunità hanno bisogno.

L'urgenza della missione deve sempre ispirare le scelte coraggiose che vi trovate a compiere, sotto la guida dello Spirito Santo, agente principale dell'evangelizzazione, con il cui aiuto sarete in grado di rispondere efficacemente alle esigenze legate all'annuncio del Vangelo.

I vostri rapporti quinquennali evocano a più riprese la necessità di sviluppare la formazione catechetica iniziale così come la formazione permanente dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e dei fedeli. I numerosi anni di conflitto, la diffusione delle comunità cristiane e le disparità nel livello d'istruzione dei fedeli hanno reso difficili la proposta e l'organizzazione di tale formazione. Vi esorto quindi a promuovere e sostenere tutte le iniziative che permettono ai Pastori e ai fedeli, attraverso un'adeguata formazione, di strutturare la loro fede e di vivere di essa, per meglio darne testimonianza. È particolarmente importante offrire loro un solido insegnamento sulla dottrina sociale della Chiesa.

4. Al fine di perpetuare la sua missione d'amore e di servizio, la Chiesa Cattolica è anche invitata a far partecipare della sua speranza proponendo incessantemente la via del dialogo, che ha la sua origine e attinge la sua fecondità dal dialogo salvifico d'amore del Padre con l'umanità, tramite il Figlio e nella potenza dello Spirito Santo. Solo un dialogo fiducioso e costruttivo tra tutte le componenti della società civile permetterà di infondere una speranza nuova in tutto il popolo Vietnamita. Per i cristiani, questo dialogo, mosso dalla carità e radicato nel desiderio dell'incontro autentico con Cristo Salvatore, alimenta la relazione viva con il prossimo, chiunque sia, nella sua inalienabile dignità di figlio di Dio, soprattutto quando fa l'esperienza della povertà o dell'esclusione.

Esortate le comunità a contemplare Cristo nel volto di coloro con i quali Egli stesso ha voluto identificarsi, invitandoli così a discernere in quell'incontro la fedeltà della Chiesa alla sua missione!

12 5. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II: "La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico". Ecco perché "la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo". Ciononostante, essendo chiamate entrambe a compiere la loro missione specifica a beneficio delle stesse persone umane, questo servizio risulterà tanto più efficace "quanto meglio coltivano una sana collaborazione tra di loro" (Gaudium et spes GS 76).

In nome di quella "sana collaborazione", la Chiesa invita i suoi membri a impegnarsi lealmente per la crescita di tutti e per l'edificazione di una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende affatto sostituirsi ai responsabili della nazione e all'azione delle persone, sia sul piano individuale che collettivo, dal momento che desidera soltanto poter svolgere la sua missione specifica. Tuttavia, attraverso i suoi membri, in uno spirito di dialogo e di collaborazione fraterna, essa desidera prender parte in modo giusto alla vita della nazione, al servizio dell'intero popolo e dell'unità della società. Partecipando attivamente, nel posto che le spetta e secondo la sua vocazione propria, allo sviluppo umano e spirituale delle persone, essa "comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce (...) soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato" (Ibid., n. 40).

Per realizzare questa "sana collaborazione", la Chiesa si aspetta dalla comunità politica il totale rispetto della sua indipendenza e della sua autonomia. Il preziosissimo bene della libertà religiosa - tema trattato nel Concilio Vaticano II, ma anche nelle Dichiarazioni e Convenzioni internazionali - è rivolto al tempo stesso agli individui e alle comunità religiose. Alle persone, la libertà religiosa garantisce il diritto di professare e di praticare la propria religione senza costrizione, di ricevere un'educazione ispirata ai principi della propria fede, di seguire la propria vocazione religiosa e di compiere atti privati e pubblici che manifestino il rapporto interiore che li unisce a Dio e ai loro fratelli. Alle comunità religiose, la libertà religiosa assicura i diritti fondamentali, come quello di gestirsi in maniera autonoma, di celebrare il culto pubblico senza restrizioni, di insegnare pubblicamente la propria fede e di darne testimonianza oralmente e per iscritto, di sostenere i propri membri nella pratica della vita religiosa, di scegliere, educare, nominare e trasferire i propri ministri, di manifestare la singolare forza della propria dottrina sociale, di promuovere iniziative nei settori educativo, culturale, caritativo e sociale (cfr Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae DH 4). Formulo i miei più ferventi auspici affinché tutte le componenti della nazione si uniscano al fine di promuovere una civiltà dell'amore fondata sui valori universali della pace, della giustizia, della solidarietà e della libertà.

6. Come non rendere grazie per la vitalità e il coraggio dei laici delle vostre Diocesi, chiamati a vivere e celebrare la loro fede in condizioni spesso difficili! In virtù della loro testimonianza credibile e entusiasta, essi sono degni eredi dei loro predecessori lungo la via del Vangelo. Li invito a prendere sempre più sul serio la loro vocazione di battezzati e "ad assumersi il ruolo che è loro proprio nella vita e nella missione del Popolo di Dio, quali testimoni di Cristo ovunque si trovino" (Ecclesia in Asia, n. 45). Occorre poter mettere a loro disposizione dei mezzi per procurare loro una formazione che ne faccia dei testimoni nella vita sociale, politica ed economica.

Saluto con affetto i sacerdoti, vostri preziosi collaboratori, che annunciano con decisione e coraggio il Vangelo di Cristo nel Paese. So bene con quale generosità e con quale passione essi operano per edificare comunità fraterne che diano testimonianza di una Chiesa accogliente e missionaria. Essi sono consapevoli che il compito dell'evangelizzazione concerne l'intero popolo di Dio e richiede un nuovo ardore, nuovi metodi e un linguaggio nuovo. È vostro compito essergli sempre più vicini, al fine di sostenerli nei loro progetti pastorali, essere attenti alla loro vita quotidiana e accompagnarli, soprattutto quando attraversano delle prove legate al loro ministero. Sarà inoltre necessario mettere a loro disposizione una formazione spirituale e intellettuale adeguata alle sfide missionarie che debbono affrontare.

Mi rallegro della disponibilità che conduce molti giovani delle vostre Diocesi a lasciare tutto per rispondere generosamente all'appello di Cristo nel sacerdozio e divenire in tal modo fedeli amministratori dei suoi misteri. Si tratta di un segno eloquente di vitalità ecclesiale manifestata dai giovani, assetati di valori spirituali che a loro volta desiderano condividere con tutti i loro fratelli. Spetta a voi vigilare sulle condizioni di una formazione e di un discernimento solidi, scegliendo con cura dei formatori e dei docenti che abbiano acquisito una maturità umana e sacerdotale.

La fioritura delle vocazioni alla vita consacrata, specialmente alla vita religiosa femminile, rappresenta senza dubbio un dono magnifico del Signore alla Chiesa in Viêt Nam, dono per il quale conviene rendere grazie e al quale la Chiesa non può rinunciare. Incoraggio tutte le persone consacrate a non venir meno al loro impegno missionario e ad adoperarsi con rinnovato fervore ad annunciare Cristo e a servire tutti gli uomini. Sulla scia dell'audace testimonianza offerta dagli Istituti nel corso di tutti i secoli passati, che le persone consacrate non cessino di lasciarsi trasformare dalla grazia di Dio dedicandosi maggiormente al Vangelo!

7. Cari Fratelli nell'Episcopato, desidero ringraziarvi ancora una volta della vostra generosità e del vostro impegno esemplari. Rendo grazie per la vostra perseveranza e per la vostra testimonianza coraggiosa. Che la speranza cristiana fecondi il vostro zelo apostolico e che vi doni nuove forze per annunciare Cristo, il Salvatore, Colui che è venuto "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10)!

Vi affido all'intercessione di Nostra Signora di La Vang, che avete celebrato particolarmente l'anno passato in occasione del centenario del Grande Congresso Mariano del 15 agosto. Conosco la fiducia filiale che nutrite per la Madre di Cristo. Possa Ella illuminare il vostro cammino! A ciascuno di voi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e a tutti i fedeli laici del Viêt Nam, imparto volentieri un'affettuosa Benedizione Apostolica.



GIORNATA DI PREGHIERA

PER LA PACE NEL MONDO

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

AI RAPPRESENTANTI DELLE VARIE RELIGIONI DEL MONDO


Giovedì, 24 gennaio 2002




1. Vi accolgo tutti con gioia e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Grazie per aver aderito al mio invito, intervenendo, qui ad Assisi, a quest'incontro di preghiera per la pace. Esso richiama alla mente quello del 1986, e ne costituisce come un significativo prolungamento. Lo scopo è sempre lo stesso, quello cioè di pregare per la pace, che è anzitutto dono di Dio da implorare con fervorosa e fiduciosa insistenza. Nei momenti di più intensa apprensione per le sorti del mondo, si avverte con maggiore vivezza il dovere di impegnarsi personalmente nella difesa e nella promozione del fondamentale bene della pace.

13 2. Un saluto speciale indirizzo al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, e a quanti lo accompagnano; al Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Sua Beatitudine Ignazio IV; al Catholicos Patriarca della Chiesa Assira dell'Oriente, Sua Santità Mar Dinkha IV; all'Arcivescovo di Tirana, Durres e di tutta l'Albania, Sua Beatitudine Anastas; ai delegati dei Patriarchi di Alessandria, Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania; delle Chiese ortodosse di Bulgaria, Cipro, Polonia; ai delegati delle Antiche Chiese dell'Oriente: il Patriarcato siro ortodosso di Antiochia, la Chiesa Apostolica Armena, il Catholicossato Armeno di Cilicia, la Chiesa ortodossa d’Etiopia, la Chiesa ortodossa sira del Malankar. Saluto il rappresentante dell'Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia George Carey, i tanti rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali, Federazioni, Alleanze cristiane d’Occidente; il Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese e i rappresentanti dell'Ebraismo mondiale, che hanno aderito a questa speciale Giornata di preghiera per la pace.

3. Desidero, altresì, porgere il più cordiale benvenuto agli esponenti delle diverse confessioni religiose: ai rappresentanti dell'Islam, qui convenuti dall'Albania, dall'Arabia Saudita, dalla Bosnia, dalla Bulgaria, dall'Egitto, da Gerusalemme, dalla Giordania, dall'Iran, dall'Iraq, dal Libano, dalla Libia, dal Marocco, dal Senegal, dagli Stati Uniti d'America, dal Sudan, dalla Turchia; ai rappresentanti del Buddismo, giunti da Taiwan e dalla Gran Bretagna, e a quelli dell'Induismo, giunti dall'India; ai rappresentanti appartenenti alla religione tradizionale africana, che vengono dal Ghana e dal Benin, come pure a coloro che vengono dal Giappone in rappresentanza di diverse religioni e movimenti; ai rappresentanti Sikh dell'India, di Singapore e della Gran Bretagna; ai delegati del Confucianesimo, dello Zoroastrianesimo e del Giainismo. Non mi è possibile nominare tutti, ma vorrei che il mio saluto non dimenticasse nessuno di voi, gentili e graditi ospiti, che ringrazio ancora una volta per aver accettato di prendere parte a questa significativa giornata.

4. La mia riconoscenza si estende ai venerati Cardinali e Vescovi presenti; in particolare al Cardinale Edward Egan, Arcivescovo di New York, città tanto duramente colpita nei tragici eventi dell’11 settembre; saluto inoltre i rappresentanti degli Episcopati di quelle Nazioni, dove più forte s'avverte l'esigenza della pace. Uno speciale pensiero rivolgo poi al Cardinale Lorenzo Antonetti, Delegato Pontificio per la Patriarcale Basilica di San Francesco in Assisi, e ai cari Frati Minori Conventuali, che, come sempre, ci offrono una generosa accoglienza e una familiare ospitalità.

Con deferenza saluto il Presidente del Consiglio Italiano, Onorevole Silvio Berlusconi, il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti e le altre Autorità che ci onorano della loro presenza, come pure le Forze di Polizia e quanti stanno dispiegando ogni sforzo per assicurare il buon andamento di questa giornata.

Il mio saluto, infine, è per voi, carissimi Fratelli e Sorelle presenti, e specialmente per voi, cari giovani che avete vegliato tutta la notte. Iddio conceda che dall'odierno incontro scaturiscano quei frutti di pace per il mondo intero, che tutti cordialmente auspichiamo.

GIORNATA DI PREGHIERA

PER LA PACE NEL MONDO


AI RAPPRESENTANTI DELLE VARIE RELIGIONI DEL MONDO


Assisi, 24 gennaio 2002




1. Siamo venuti ad Assisi in pellegrinaggio di pace. Siamo qui, quali rappresentanti delle varie religioni, per interrogarci di fronte a Dio sul nostro impegno per la pace, per chiederne a Lui il dono, per testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale.

Vogliamo recare il nostro contributo per allontanare le nubi del terrorismo, dell’odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all’orizzonte dell’umanità. Per questo vogliamo ascoltarci gli uni gli altri: già questo - lo sentiamo - è un segno di pace. C'è già in questo una risposta agli inquietanti interrogativi che ci preoccupano. Già questo serve a diradare le nebbie del sospetto e dell'incomprensione.

Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce. Ricordavo alcuni giorni fa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede che l'odio si vince solo con l'amore.

2. Ci incontriamo ad Assisi, dove tutto parla di un singolare profeta della pace, chiamato Francesco. Egli è amato non solo dai cristiani, ma da tanti altri credenti e da gente che, pur lontana dalla religione, si riconosce negli ideali di giustizia, di riconciliazione, di pace che furono suoi.

Qui il Poverello di Assisi ci invita anzitutto ad innalzare un canto di gratitudine a Dio per tutti i suoi doni. Lodiamo Dio per la bellezza del cosmo e della terra, "giardino" meraviglioso che Egli affidò all'uomo perché lo coltivasse e lo custodisse (cfr Gn 2,15). E' bene che gli uomini ricordino di trovarsi in un'“aiuola” dell'immenso universo, creata da Dio per loro. E' importante che si rendano conto che né loro, né le questioni per cui si affannano tanto sono il "tutto". Solo Dio è "il tutto", e a Lui ciascuno dovrà, alla fine, presentarsi per rendere conto.


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