GP2 Discorsi 2002 30


AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE


"CENTESIMUS ANNUS-PRO PONTIFICE"


Sabato, 9 febbraio 2002




Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Gentili Signore, Illustri Signori!

1. E' per me motivo di gioia accogliervi in quest'incontro, con cui intendete rinnovare i sentimenti di affetto che vi legano al Successore di Pietro, manifestando al tempo stesso fattiva solidarietà con le necessità della Chiesa. Grazie per la vostra visita!

Saluto cordialmente il Signor Cardinale Agostino Cacciavillan, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e lo ringrazio per le nobili parole che, a nome vostro, mi ha appena rivolto. Il mio saluto si estende a Mons. Claudio Maria Celli, Segretario della medesima Amministrazione, e al Dottor Lorenzo Rossi di Montelera, Presidente della Fondazione "Centesimus annus – Pro Pontifice".

A tutti i membri del Sodalizio rivolgo pure un cordiale benvenuto, unito ad una parola di vivo compiacimento per l'opera svolta nel corso dell'anno da poco concluso. Un'opera altamente benemerita per il contributo dato alla Santa Sede nella sua attività caritativa. Come non cogliere in questa vostra dedizione il desiderio costante di partecipare direttamente alla missione dell'intero Popolo di Dio, secondo la vocazione specifica di ciascun credente? Anche per questo desidero manifestarvi la mia riconoscenza, ben conoscendo le motivazioni spirituali sottese alla vostra azione benefica.

31 Rivolgo un saluto particolare a quanti sono venuti dagli Stati Uniti d'America. Negli ultimi mesi il vostro amato Paese è stato molto presente nei miei pensieri e nelle mie preghiere. Porgo il benvenuto anche a quanti sono venuti qui dal Canada. Vi ringrazio per i vostri sforzi nell'unirvi alla Fondazione affinché consegua i suoi nobili fini.

Estendo, inoltre, la mia gratitudine agli Arcivescovi e Vescovi che in Italia, in Polonia e in altri Paesi, a livello diocesano e di Conferenza Episcopale, hanno offerto alla Fondazione, unitamente agli Assistenti ecclesiastici nazionali e locali, il proprio appoggio.

2. La vostra Fondazione, con i suoi interventi nell'ambito economico e sociale, costituisce una valida forma di apostolato laicale. Come ebbi a dire nel nostro primo incontro, il 5 giugno 1993, la "Centesimus annus – Pro Pontifice" rappresenta "una significativa espressione del vostro impegno di fedeli laici". A questi, infatti, è affidato il ministero di "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (Lumen gentium
LG 31).

Ancor più attuale è la vostra attività, perché intende dedicare speciale attenzione alla famiglia e alla valorizzazione del suo ruolo indispensabile nella società. Una famiglia serena e operosa diviene una fervida fucina per edificare la pace. In occasione del ventesimo anniversario dell'Esortazione Familiaris consortio, celebrato quasi due mesi fa, ricordavo che "la famiglia, quando vive in pienezza le esigenze dell'amore e del perdono, diviene baluardo sicuro della civiltà dell'amore e speranza per l'avvenire dell'umanità" (L'Osservatore Romano, 24 novembre 2001, p. 9). E' nelle famiglie sane e concordi che hanno inizio i sentieri della civiltà dell'amore, grazie all'accoglienza e all'aiuto reciproco che in esse si sperimentano. Occorre, pertanto, non cessare di pregare e lavorare, affinché la famiglia sia protagonista di un costruttivo cammino di pace al suo interno e attorno a sé.

3. Nel mondo vi è oggi un grande desiderio di verità, di giustizia e di concordia. L'ho potuto sperimentare anche due settimane orsono, ad Assisi, quando, in un clima di attento ascolto e di dialogo, abbiamo trascorso con i Rappresentanti delle religioni un'intera giornata dedicata alla riflessione e alla preghiera per la pace.

Ci siamo sentiti figli di un Dio Creatore e Onnipotente e bisognosi del suo provvido aiuto. Abbiamo constatato con preoccupazione come germi di odio e di violenza possano corrodere la concordia e la comprensione. C'è invece bisogno di promuovere nella società l'amore, e per fare questo occorre partire dalla cellula primordiale dell'umanità che è la famiglia. Se non si aiuta il nucleo familiare a vivere e prosperare nella sicurezza e nella serenità, esso si indebolisce e si sfalda con grave danno dei singoli e della società. E' quindi importante che ad ogni nucleo familiare sia garantita, tra le altre cose, un'adeguata sicurezza economica, sociale, educativa, culturale, così che esso possa assolvere a quei compiti che in prima istanza gli spettano. Lo Stato deve favorire e sollecitare positivamente l’iniziativa responsabile delle famiglie (cfr Familiaris consortio FC 45).

4. Fratelli e Sorelle carissimi! Durante il Grande Giubileo dell'Anno Duemila avete approfondito il tema attinente all'etica e alla finanza, con riferimento alla globalizzazione finanziaria, in costante espansione nel mondo. Quasi a prolungamento di tale riflessione, quest'anno avete deciso di soffermarvi sul principio di sussidiarietà, che è un elemento cardine della dottrina sociale della Chiesa. Applicando tale principio ai rapporti della famiglia con lo Stato, emerge anzitutto l'urgenza di porre in atto ogni strumento possibile per tutelare la promozione di quei valori che arricchiscono la famiglia, santuario della vita e ambiente in cui nascono e si formano i cittadini di domani. Lo Stato, poi, non può non tener presente che "una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali in vista del bene comune" (Centesimus annus CA 48).

La vostra Fondazione non mancherà di continuare a impegnarsi in questa direzione, perché si attui un'autentica solidarietà, che traduca nei fatti il principio di sussidiarietà. Vi sono grato per questo vostro comune sforzo e auspico che possiate trovare rispondenza nelle varie forze che compongono il tessuto della comunità civile. Dinanzi alle tante necessità emergenti nel momento presente, sarà vostra cura intensificare, in modo speciale, ogni sforzo per un autentico rinnovamento sociale, avendo come riferimento il perenne insegnamento del Vangelo e come barra direzionale la Dottrina sociale della Chiesa. Iddio faccia sì che il vostro benemerito e lodevole impegno sia coronato da abbondanti frutti.

Nel rinnovarvi l'espressione della mia stima e vicinanza spirituale, vi affido alla celeste protezione della Madre di Dio, affinché vi custodisca sotto il suo materno manto di grazia. Vi accompagni anche la mia benedizione, che di gran cuore imparto a voi, alle vostre famiglie e a tutte le persone che vi sono care.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI FEDELI BRASILIANI IN OCCASIONE


DELLA CAMPAGNA DI FRATERNITÀ 2002




Al Venerabile Fratello nell'Episcopato Monsignor Raymundo Damasceno Assis
Segretario Generale della CNBB

32 "Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso" (2Co 6,2)
Con queste parole della Sacra Scrittura desidero unirmi a tutta la Chiesa che è in Brasile, per dare inizio alla Campagna della Fraternità di quest'anno, che ha come tema "Fraternità e popoli indigeni" e come motto: "Per una terra senza mali", auspicando che venga promossa la fraternità cristiana con tutti i popoli della stessa famiglia umana.

In questo "tempo favorevole, tempo di salvezza" che è la Quaresima, invochiamo la luce dell'Altissimo affinché conceda a tutti il pentimento e la conoscenza della verità (cfr 2Tm 2,25). E la verità, come ho già avuto occasione di dire nel mio secondo viaggio in Brasile, è che "davanti agli occhi di Dio... esiste una sola razza: la razza degli uomini chiamati ad essere figli di Dio. Davanti agli occhi di Dio, esiste un solo Popolo, formato da molti popoli, ognuno con il suo modo di essere, la sua cultura e le sue tradizioni: l'umanità che Gesù Cristo ha riscattato e ha salvato con il suo Sangue" (Discorso, 16/10/1991, n. 1). Ora, "Dio ha convocato l'assemblea di coloro che guardano nella fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia per tutti e per i singoli il sacramento visibile di questa unità salvifica. Dovendo estendersi a tutte le regioni essa entra nella storia degli uomini, e insieme però trascende i tempi e le frontiere dei popoli" (Lumen gentium LG 9). In tal modo, la Chiesa vuole introdurre il Vangelo nelle culture dei popoli, trasmettendo loro la sua verità, assumendo, senza compromettere in alcun modo la specificità e l'integrità della fede cristiana, ciò che di buono esiste in queste culture e rinnovandole dal di dentro (cfr Redemptoris missio RMi 52), portando a tutti il messaggio della salvezza realizzata da Cristo.

Poiché Cristo non conobbe il peccato ma venne per espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa, "che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento" (Lumen gentium LG 8).

Ecco il "tempo favorevole"! Nella sua dimensione penitenziale e battesimale (Sacrosanctum concilium SC 109), la Quaresima porta tutti i battezzati a rivivere e ad approfondire tutte le tappe del cammino della fede affinché, in modo consapevole e generoso, rinnovino la propria alleanza con Dio. La consapevolezza della filiazione divina attraverso il Battesimo potrà servire allora da rinnovamento spirituale e fraternità con i propri fratelli, soprattutto con quanti chiedono una maggiore giustizia e solidarietà.

Perciò la Chiesa resta sempre accanto a quanti subiscono le conseguenze della povertà e dell'emarginazione, e continuerà a stendere la sua mano fraterna ai popoli indigeni per collaborare alla edificazione di una società dove tutti e ciascuno, creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn Gn 1,26), vedano rispettati i propri diritti, con condizioni di vita conformi alla loro dignità di figli di Dio e fratelli in Gesù Cristo.

Chiedo a Dio, con l'intercessione di Nossa Senhora Aparecida, di proteggere il Brasile e il suo popolo e imparto, in segno del mio più sincero affetto per la Terra della Santa Croce, una propiziatrice Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 26 novembre 2001

GIOVANNI PAOLO II




MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL DIRETTORE GENERALE DEL "SERVIZIO DI ANIMAZIONE


COMUNITARIA DEL MOVIMENTO PER UN MONDO MIGLIORE"




Al Reverendo Signore
Don GINO MORO, F.D.P.
Direttore Generale del "Servizio di Animazione Comunitaria
33 del Movimento per un Mondo Migliore"

1. Sono lieto di inviare a Lei e a tutti i membri di codesto "Servizio di Animazione Comunitaria del Movimento per un Mondo Migliore" il mio beneaugurante saluto, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del Gruppo promotore, che trasse origine dal Messaggio radiofonico del Papa Pio XII alla diocesi di Roma, noto con il nome di "Proclama per un Mondo Migliore". "E' tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta", affermava il Papa con parole indimenticabili, un mondo "che bisogna trasformare da selvatico in umano, da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio" (Discorsi e Radiomessaggi di S.S. Pio XII, XIII, p. 471).

Il "Proclama per un Mondo Migliore" era diretto alla diocesi di Roma. Il Papa Pio XII voleva che fosse Roma la prima a rinnovarsi, e per questo chiamò a raccolta l'intera Comunità diocesana con parole profetiche e cariche di attualità: "Il vessillo di un mondo migliore bramiamo in primo luogo di consegnare a voi, diletti figli di Roma... Accogliete la santa consegna che il vostro Pastore e Padre oggi vi affida: dare inizio a un potente risveglio di pensiero e di opere. Risveglio che impegni tutti, senza evasioni di sorta, il clero ed il popolo, le autorità e le famiglie, i gruppi, ogni singola anima, sul fronte del rinnovamento totale della vita cristiana, sulla linea della difesa dei valori morali, nell'attuazione della giustizia sociale, nella ricostruzione dell'ordine cristiano" (Discorsi e Radiomessaggi cit., p. 471).

2. L'iniziativa del 1952, che quest'anno viene commemorata, non può non richiamare alla memoria gli sviluppi successivi, dal Concilio Vaticano II al vasto movimento post-conciliare, dal Sinodo diocesano di Roma alla più recente Missione cittadina, svoltasi negli anni 1996-1999, in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000. Una stessa ispirazione ha guidato l'impegno della Chiesa nel corso di questi anni: è il vento dello Spirito Santo a gonfiare le vele della Chiesa, che dirige ormai la sua rotta sulle acque del terzo millennio.

Auspico di cuore che questa felice ricorrenza giubilare aiuti tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, a riscoprire l'eredità spirituale di Padre Lombardi come sorgente di entusiasmo e di efficacia apostolica. In questi decenni il Movimento si è esteso in circa quaranta Nazioni, sforzandosi di tradurre in progetti l'ampia e articolata visione proposta dal Concilio Vaticano II e dal magistero successivo, nella prospettiva di una sempre più intensa "comunione" ecclesiale. Proseguite in quest'opera, in docile e costante cooperazione con i Pastori e restando sempre attenti a cogliere i «segni» dei tempi.

3. Singolare attenzione riservate alla promozione del sacerdozio comune dei fedeli e della vocazione profetica dei laici nei diversi campi dell'attività umana, perché essi, "scoprendo le esigenze della loro vocazione totale, rendano il mondo più conforme all'eminente dignità dell'uomo, aspirino a una fratellanza universale e superiore, e possano rispondere sotto l'impulso dell'amore, con uno sforzo generoso e congiunto, agli appelli più pressanti della nostra epoca" (Gaudium et spes
GS 91). Sono i fedeli laici, infatti, i primi ad essere chiamati in causa per agire nella costruzione di una società animata dai valori della civiltà dell'amore.

Nel quadro attuale della cultura e della stessa visione ecclesiologica maturata a seguito del Concilio, l'influsso della Chiesa nella trasformazione della società avviene soprattutto attraverso un laicato adulto nella fede e abilitato a tradurla nella storia mediante l'irreprensibilità della sua testimonianza e la serietà della sua competenza (cfr Esort. ap. Christifideles laici, 36-44).

Maria, Madre della Chiesa, alla quale il Padre Lombardi attribuiva l'ispirazione stessa della sua opera, assista con costante benevolenza ogni vostro sforzo e lo renda fecondo. Ella vi sia di conforto nelle difficoltà che incontrate sul vostro cammino.

Vi accompagni e vi incoraggi anche la Benedizione, che di cuore imparto a ciascuno di voi, ai vostri gruppi locali e a tutti coloro che in diverso modo sostengono il vostro servizio nelle diverse parti del mondo.

Dal Vaticano, 10 Febbraio 2002

GIOVANNI PAOLO II



FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA

Sabato, 9 febbraio 2002




34 1. Ringrazio il Signore che mi ha dato la gioia di trascorrere, insieme con voi, anche quest'anno, la festa della Madonna della Fiducia. Questo ormai è un atteso e gradito appuntamento di famiglia, che ci permette di ringraziare la celeste Madre di Dio per la sua costante assistenza sul Seminario Romano, cuore della nostra Diocesi.

Vorrei far mie le parole del grande scrittore Alessandro Manzoni, che avete scelto come tema dell'odierna, solenne ricorrenza: "O Vergine, o Signora, o Tuttasanta, / Che bei nomi ti serba ogni loquela! / Più d'un popolo superbo esser si vanta / in tua gentil tutela" (Inni Sacri, Il nome di Maria).

È nel nome della Vergine Santa che tutti vi saluto. Saluto, anzitutto, il Cardinale Vicario e i Presuli presenti; saluto il vostro Rettore e i suoi collaboratori. Saluto gli ex-alunni, gli amici del Seminario, i giovani e quanti prendono parte a questo festoso appuntamento. Saluto soprattutto voi, cari alunni, che in questa circostanza siete invitati a riflettere sotto lo sguardo della Madonna della Fiducia sull'importanza del vostro itinerario formativo in vista della missione che un domani svolgerete nella Chiesa.

2. Nel gioioso clima, che contraddistingue questo sabato, ben si inserisce l'Oratorio musicale di Monsignor Marco Frisina, ispirato alla nobile ed amata figura del beato Giovanni XXIII, il Papa buono, anch'egli alunno del vostro Seminario. Con la fiducia nel cuore, Angelo Roncalli, come voi, si preparò con impegno ai vari compiti che Iddio gli avrebbe in seguito affidati. Di lui quest'oggi vorrei sottolineare soprattutto l'anelito alla santità, divenuto nella sua vita un programma quotidiano.

Saldo era il suo ottimismo, pur di fronte a reali problemi e difficoltà. Forte della sua fede, invitava a rendersi conto che ciò che unisce i discepoli del Signore, e in generale gli uomini, è molto di più di quanto effettivamente li divida.

Con tale spirito favorì il cammino ecumenico, che non pochi risultati ha ottenuto, anche se molto resta da fare. Alla sua scuola, ogni cristiano è invitato a divenire docile strumento, perché si compia l'ardente preghiera di Cristo nel Cenacolo: "che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda" (
Jn 17,21).

3. In questa speciale circostanza ci è dato di ricordare, accanto al beato Giovanni XXIII, anche il suo immediato successore, il Servo di Dio Paolo VI. In occasione, infatti, dei lavori eseguiti nella Cappella maggiore del vostro Seminario, proprio in ricordo di lui è stato collocato un artistico Crocifisso, opera dello scultore Enrico Manfrini e dono del carissimo Monsignor Pasquale Macchi.

Possa questo insigne simbolo della nostra fede aiutarvi a mantenere fisso lo sguardo in ogni situazione, come fece Papa Montini, sul mistero di Cristo morto e risorto per noi.

4. E come tralasciare, poi, un altro motivo di gioia e di incoraggiamento per voi, cari seminaristi? Il 20 dicembre scorso ho pubblicato il Decreto di eroicità delle virtù di un ex-alunno di questa Istituzione, il seminarista Bruno Marchesini.

Se Dio vorrà, presto anche i Seminaristi potranno avere un loro speciale protettore e un modello a cui ispirarsi nel cammino di formazione sacerdotale. È bello che sia proprio il Seminario della Chiesa di Roma, di cui è Vescovo il Successore dell'apostolo Pietro, ad offrire in dono ai Seminaristi del mondo intero uno specchiato modello di fede e di virtù, un amico esemplare da imitare e da sentire accanto in ogni circostanza. Guardando a lui, sono certo che ciascuno di voi sarà spinto a seguire fedelmente Gesù. Lo Spirito che ha ispirato il giovane Marchesini guidi anche voi, carissimi, sul sentiero dell'eroismo della fede, perché possiate prepararvi a portare il Vangelo là dove la Provvidenza vi condurrà, se necessario sino agli estremi confini del mondo (cfr Ac 1,8).

5. Mi rivolgo ora a voi, cari giovani che, come ogni anno, siete venuti a trascorrere un'intensa giornata di spiritualità insieme alla Comunità del Seminario! Le figure poc'anzi evocate, con l'esempio delle loro virtù, stimolino anche voi a essere santi. È la santità la preziosa eredità che ci è stata da loro lasciata; la santità è il primo punto di ogni programma missionario, come ho avuto modo di ricordare nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte (cfr nn. 30-31).

35 Camminate senza sosta verso quest'ardua e maestosa vetta, facendo tesoro della grazia che ogni giorno vi viene dispensata e cercando di tradurla in fervore di buoni propositi e di azioni coraggiose. Questo è il compito di ogni Comunità ecclesiale; questa deve essere la principale occupazione di ogni credente. Al centro di tutto ci sia Cristo: da conoscere, da amare e da servire con cuore aperto e generoso.

La santità è un dono, ma anche una conquista: è il dono che Dio fa ai suoi figli, partecipando loro la sua stessa vita e chiamandoli ad un'intima comunione con Lui. È al tempo stesso risposta a tale dono, e perciò conquista faticosa da realizzare in ogni momento.

6. Grazie, tantissime grazie, per questo Oratorio. Mi ha ricordato anche momenti della mia vita, specialmente l'inaugurazione del Concilio Vaticano II a cui la Provvidenza mi ha dato la possibilità di partecipare di persona. Era così: Papa Giovanni che inaugurava questa Assise conciliare e che poi dopo pochi mesi è scomparso.

Tutto ciò si è fatto presente seguendo le voci dell'Oratorio e seguendo anche l'Orchestra e i canti dei partecipanti.

Grazie Marco, tante grazie, per questo grande dono!

Al termine della visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore, prima di congedarsi per far rientro in Vaticano, Giovanni Paolo II ha rivolto queste parole alla comunità:

Grazie per questo invito a questa serata nel Seminario Romano, davanti alla Madonna della Fiducia. Abbiamo sentito come la Madonna della Fiducia ha guidato i passi di Papa Giovanni XXIII per una strada che da questo Seminario lo ha portato fino al Concilio Vaticano II, che è stato anche un grande Seminario: il Seminario dei Vescovi del mondo.

Ringraziamo la Madonna della Fiducia per tutto ciò che ha fatto per aiutare Papa Roncalli nella preparazione e poi nell'avventura del Concilio Vaticano II.

Auguro a tutti voi di trovare strade simili nella vostra vita: dall'Immagine della Madonna della Fiducia fino agli scopi ulteriori, quelli che la Provvidenza prevede per voi e vi chiede attraverso di voi.

Ancora una volta grazie per questa serata. Tante grazie!

INCONTRO CON GLI AMMALATI IN OCCASIONE DELLA FESTA

DELLA MADONNA DI LOURDES E DELLA X GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Lunedì, 11 febbraio 2002




36 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Rivolgo un sentito benvenuto a tutti voi raccolti qui, nella Basilica di San Pietro, per quest'ormai consueto appuntamento, che raccoglie numerosi pellegrini dell'Opera Romana Pellegrinaggi e dell'UNITALSI e che ci fa rivivere l'intenso clima spirituale di Lourdes.

Saluto il Cardinale Vicario, che ha presieduto la concelebrazione eucaristica, insieme ai Presuli e ai sacerdoti che gli fanno corona. Saluto i responsabili dell'UNITALSI e dell'Opera Romana Pellegrinaggi, che hanno promosso e organizzato quest'incontro tanto suggestivo. Saluto specialmente voi, cari ammalati qui presenti, e coloro che, pur desiderandolo, non hanno potuto unirsi a noi questa sera. Saluto voi, operatori sanitari e volontari, sacerdoti, religiosi e laici, che svolgete un servizio disinteressato in questo ambito tanto importante della pastorale sanitaria.

Ci incontriamo con gioia in questo giorno, in cui la Chiesa fa memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes. A così familiare ricorrenza è associata da 10 anni la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato, che quest'anno ha il suo «cuore» nel Santuario della "Madonna della Salute" a Vailankanny (India), conosciuto proprio come "la Lourdes dell'Oriente". Invio un cordiale saluto a quanti là sono riuniti, attorno al mio Legato, l'Arcivescovo Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

2. Il tema della decima Giornata Mondiale del Malato si rifa alle parole di Gesù: "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (
Jn 10,10). Esse invitano ad una presa di posizione chiara a favore della vita e a un impegno sincero per la sua difesa, dal concepimento fino alla sua fine naturale. La vita umana è un dono di Dio e come tale sempre va vissuta, anche nelle situazioni più critiche. E' al riguardo quanto mai eloquente la testimonianza di non poche persone, alcune presenti questa sera, che, pur essendo da anni inchiodate nel letto dalla malattia, sono ripiene di serenità perché sanno quanto prezioso sia per la Chiesa il contributo della loro sofferenza e della loro preghiera. Prego Dio perché l'odierna celebrazione sia per ogni malato occasione di straordinario sollievo fisico e spirituale, e chiedo al Signore che esso offra a tutti, sani e malati, l'opportunità di comprendere sempre più il valore salvifico della sofferenza.

3. E' giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. E' importante al tempo stesso saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla porta della nostra vita. La chiave di lettura di questo mistero per noi credenti è la Croce di Cristo. Il Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza assumendola pienamente su di sé, sul Golgota. Da allora la sofferenza ha acquistato un senso, che la rende singolarmente preziosa. Da allora il dolore, in ogni sua manifestazione, assume un significato nuovo e peculiare, perché diviene partecipazione all'opera salvifica del Redentore (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1521). Solo se unite alle sue, le nostre pene acquistano pieno significato e valore. Illuminate dalla fede diventano fonte di speranza e di salvezza.

4. La Giornata Mondiale del Malato ci ricorda, poi, che accanto ad ogni sofferente ci deve essere un fratello o una sorella animati dalla carità. Come il buon Samaritano, di cui Gesù parla nella ben nota parabola evangelica, ogni credente è chiamato ad offrire amore a chi si trova nella prova. Mai "passare oltre"! Al contrario, occorre fermarsi, chinarsi sull'uomo accasciato e addolorato, alleviandone il peso e le difficoltà. E' così che viene proclamato il Vangelo della consolazione e della carità; è questa la testimonianza che gli uomini del nostro tempo attendono da tutti i cristiani.

Mi compiaccio, a tale proposito, con l'Opera Romana Pellegrinaggi e con l'UNITALSI per aver promosso un significativo pellegrinaggio di "disabili" e di "costruttori di pace" in Terra Santa, in quei luoghi che hanno visto consumarsi l'umana vicenda del Redentore, e oggi sono turbati da tanta violenza e bagnati, purtroppo, da molto sangue. Il pellegrinaggio che porterà disabili italiani ad incontrare disabili di Gerusalemme e di Betlemme rappresenta un eloquente gesto di solidarietà fra persone con handicap e, al tempo stesso, è un messaggio di speranza per tutti.

Auspico di cuore che questa bella iniziativa contribuisca a far sì che in quella Terra, attualmente segnata da odio e guerra, prevalga finalmente la solidarietà e la pace. La Vergine Immacolata, che a Lourdes è venuta a recare conforto all'umanità, continui a vegliare amorevolmente su chi è ferito nel corpo e nello spirito ed interceda per quanti se ne prendono cura. Ottenga per la Terra Santa e per ogni altra regione del mondo il dono della concordia e della pace.

Con tali sentimenti, volentieri mi unisco ora a voi nella tradizionale fiaccolata, che ci ricorda Lourdes, e a tutti imparto una speciale Benedizione Apostolica.


AI PRESULI DELLA REPUBBLICA ARGENTINA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì, 12 febbraio 2002




37 Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Vi ricevo con piacere, amati Vescovi della Repubblica Argentina che realizzate questa visita ad Limina con la quale rafforzate i vincoli di amore e di comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa di Roma, "in unione con la quale sempre dai fedeli di tutto il mondo è stata conservata l'apostolica Tradizione" (Sant'Ireneo, Adv. Haeres, III, 3). Vi porgo il benvenuto con le parole dell'apostolo Paolo, auspicando che vi accompagnino sempre "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro". (
1Tm 1,2). Desidero che il mio saluto giunga a tutti i sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle vostre Diocesi, che idealmente abbraccio e ai quali rinnovo il mio affetto nel Signore.

Ringrazio di cuore Monsignor Eduardo Vicente Mirás, Arcivescovo di Rosario, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti, riaffermando i vostri sentimenti di adesione al Papa e presentandomi il cammino che percorrete per l'annuncio gioioso del Vangelo di Gesù Cristo, anche in mezzo alle difficoltà. Contraccambio esprimendovi la mia gratitudine per l'instancabile lavoro che svolgete in tutti gli ambiti e incoraggiandovi a non soccombere dinanzi alle sfide del momento presente, confidando e insegnando a confidare nella Provvidenza amorevole di Dio.

2. Essendo successori degli Apostoli, state a capo delle vostre Chiese particolari come Pastori per agire in persona Christi Capitis e sostenere le parti dello stesso Cristo, Maestro, Pastore e Sacerdote (cfr Lumen gentium LG 21). Dedicate la vostra esistenza e attività al servizio apostolico di trasmettere la fede e promuovere la vita di carità fra il Popolo di Dio. Come ministri del Vangelo, rendendo presente in maniera visibile ed eminente il Signore, siete chiamati a essere testimoni e servitori della speranza evangelica nell'esercizio del triplice munus di santificare, insegnare e governare (cfr Ibidem, n. 21). Vi invito, quindi, a continuare a prestare ai vostri fedeli e a tutto il popolo il bel servizio di conservare la speranza autentica che è Gesù Cristo risorto, in un momento così pressante, sia su scala mondiale sia nella situazione particolare dell'amata Nazione Argentina.

3. Il vostro Paese attraversa in questo momento una profonda crisi sociale ed economica che colpisce tutta la società e inoltre mette in pericolo la stabilità democratica e la solidità delle istituzioni pubbliche, con conseguenze che vanno al di là dei confini nazionali. In molti focolari domestici manca persino l'essenziale e l'indispensabile, il che pone tante persone dinanzi a un futuro pieno di rischi e incertezze. La preoccupazione del momento presente deve portare a un serio esame di coscienza sulle responsabilità di ognuno e sulle tragiche conseguenze dell'egoismo non solidale, della corruzione che molti denunciano, della mancanza di programmazione e della cattiva amministrazione dei beni della Nazione. In particolare, avete offerto ai fedeli e alle persone di buona volontà documenti di allerta e realismo, partendo da una marcata ottica evangelica. Già durante la vostra ultima visita ad Limita, nel 1995, ho fatto riferimento a ciò indicando come "si corre il rischio che la corruzione e l'impunità si generalizzino, con le deplorevoli conseguenze d'indifferenza sociale e di scetticismo" (Discorso, 11-XI-1995, n. 4). Alla base di questa dolorosa situazione vi è una profonda crisi morale e perciò, come voi avete indicato, il primo passo deve essere "coltivare i valori morali. In particolare: l'austerità, il senso dell'equità e della giustizia, la cultura del lavoro, il rispetto della legge e della parola data" (Messaggio della Commissione Permanente della CEA, 8-1-2002).

In questo momento sono indubbiamente necessarie opportune misure tecniche che risollevino l'economia e facciano sì che a ogni argentino non manchino i beni necessari per svilupparsi come persona e come cittadino. Non spetta alla Chiesa in quanto istituzione indicare quali siano le più adeguate, poiché questo è compito dei governanti e degli esperti nelle diverse scienze sociali.

Tuttavia, anche se la missione della Chiesa è di ordine puramente religioso, ciò non toglie che essa offra la propria collaborazione per favorire un dialogo nazionale fra tutti i responsabili affinché ognuno possa cooperare attivamente al superamento della crisi. Il dialogo esclude la violenza nelle sue diverse espressioni, quali le morti e i saccheggi, e contribuisce a costruire un futuro più umano con la collaborazione di tutti, evitando in tal modo un radicale impoverimento della società. È opportuno ricordare che la situazione sociale non migliora solo applicando misure tecniche ma anche e soprattutto promuovendo riforme con una base umana e morale, che non trascurino una considerazione etica della persona, della famiglia e della società.

Pertanto solo una nuova proposta dei valori morali fondamentali, quali l'onestà, l'austerità, la responsabilità per il bene comune, la solidarietà, lo spirito di sacrificio e la cultura del lavoro, in una terra come la vostra, che la Provvidenza ha creato fertile e feconda, può assicurare un migliore sviluppo integrale per tutti i membri della comunità nazionale.

4. La situazione che si vive in Argentina può essere parimenti causa di divisioni e promuovere odi e rancori fra quanti sono chiamati a essere i costruttori quotidiani del Paese. Vi invito dunque a continuare ad assistere il vostro popolo come ministri della riconciliazione, affinché il gregge che vi è stato affidato, superando le difficoltà del presente, avanzi lungo le vie della concordia e dell'amore sincero fra tutti, senza eccezioni. Sapete bene che il futuro del Paese si deve basare sulla pace, che è frutto della giustizia (cfr Jc 3,18). Seguite questo sentiero, contribuite a costruire una società che favorisca la concordia, l'armonia e il rispetto per la persona e per ognuno dei suoi diritti fondamentali! Con la vostra parola, coraggiosa e opportuna, e tenendo sempre presenti le esigenze del bene comune, dovete incoraggiare tutti, a iniziare dai responsabili della vita politica, parlamentare, amministrativa e giuridica della Nazione, a promuovere condizioni più giuste di vita, di lavoro e di alloggio.

Anche se è indubbio che la vastità del fenomeno implica componenti esterne e che è necessario cercare appoggi al di fuori dei propri confini, occorre tener presente che gli argentini stessi, con le grandi qualità che li contraddistinguono, devono essere i protagonisti e gli artefici principali della ricostruzione del Paese, impegnandosi, con il loro sforzo e la loro costanza, a superare questa situazione tanto difficile.

5. Mentre si attende che le soluzioni adottate diano risultati positivi, è necessario promuovere l'azione caritativa e assistenziale, compito che la Chiesa ha sempre portato a termine, per rendere più tollerabili le condizioni dei più bisognosi. Vi preoccupa, amati Fratelli, la situazione di quelle persone che soffrono e che mancano del necessario. Penso in particolare ai pensionati, ai disoccupati, a quanti hanno perso tutto nelle rivolte. A tale proposito, sono consolatrici le diverse iniziative prese in ogni Diocesi per rispondere adeguatamente alle necessità dei poveri. Sono degne di lode le attività della Caritas, quelle di numerose parrocchie e congregazioni religiose, come pure l'iniziativa già consolidata della Colletta "Más por menos", e altre simili. Con esse si invita i cristiani a privarsi di qualcosa di necessario, e non solo del superfluo, promuovendo così l'atteggiamento di condivisione con i fratelli.

38 Questa preoccupazione fa "parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (Sollecitudo rei socialis, n. 41), dove la promozione umana deve occupare un posto predominante. I Pastori devono perciò orientare i propri fedeli in questo campo e tutti sono chiamati a collaborare attivamente a questo servizio della carità, dando impulso e favorendo in questo momento cruciale della storia argentina opportune iniziative volte a superare situazioni di povertà e di emarginazione, che colpiscono tanti fratelli bisognosi. Il coordinamento con le diverse istituzioni, statali e non governative, fornirà un aiuto più efficace al prossimo, aiutandolo affinché non si lasci trasportare dai miraggi del lucro e del consumismo, ma si fondi sulle migliori tradizioni di sobrietà, solidarietà e generosità che albergano nel cuore del vostro popolo.

6. L'esame delle relazioni quinquennali e il colloquio personale con ognuno di voi mettono in risalto la vitalità della Chiesa in Argentina, con i suoi successi e progressi, i suoi progetti e sforzi, come pure i limiti umani dei quali inevitabilmente bisogna tener conto, nel quadro dell'impegno costante di fedeltà alla missione che Cristo Signore ha affidato alla sua Chiesa di essere strumento di salvezza per tutti, capace di inspirare un'azione di trasformazione della società.

Nell'esercizio della vostra missione di Pastori è necessario che conserviate sempre la comunione affettiva ed effettiva con questa Sede di Pietro e fra di voi. L'impegno nel continuare a serbare questo spirito, manifestato nelle vostre assemblee e in altri tipi di incontro per aiutarvi a vicenda e completare la visione sui diversi aspetti della realtà pastorale, è una gioiosa esperienza ecclesiale e al contempo deve essere un valido esempio per i sacerdoti, per le comunità e anche per la società civile, a volte divisa da differenti punti di vista e da conflitti di interesse.

7. Per poter portare a termine il compito della Chiesa in Argentina vi invito a prestare attenzione all'esigenza di disporre di evangelizzatori sufficienti, quantitativamente e qualitativamente, siano essi sacerdoti, religiosi, religiose o persone consacrate che rendano presente l'annuncio del Vangelo a tutte le genti.

Ciò comporta un'attenzione costante al problema delle vocazioni di speciale consacrazione. In tal senso è fondamentale poter contare su famiglie sane, stabili, fondate sui veri valori domestici, in seno alle quali possano germogliare e crescere in un clima adeguato i semi della vocazione; allo stesso modo sono importanti le organizzazioni, di tipo parrocchiale, scolastico o vincolate ai nuovi movimenti apostolici, come ambiente propizio per l'inserimento in uno stile di vita che mostri interesse per gli altri e offra un'educazione basata sulla fede. L'esperienza insegna che spesso le vocazioni al sacerdozio e alla vita di speciale consacrazione sono nate in questi ambienti e nei centri educativi di orientamento cristiano, dove all'obiettivo di ricercare la maturità umana e tecnica si aggiunge l'impegno evangelizzatore.

I giovani, e a volte le persone già mature e formate, devono essere accolti, sentirsi amati ed essere opportunamente assistiti nei seminari e nelle case di formazione mediante un processo che contribuisca a sviluppare la vocazione e possano essere un giorno servitori di Dio a beneficio dei fedeli e di tanti fratelli bisognosi in tutto il mondo. Per collaborare a questo compito importantissimo non bisogna esitare nello scegliere le persone più capaci e di vita più integra, perché da ciò dipende in buona parte la possibilità di un futuro promettente per la Chiesa.

Conosco la previsione della vostra Conferenza Episcopale, dove è stato portato recentemente a termine uno studio sulla tendenza delle vocazioni in Argentina. Consola constatare che, in determinati aspetti, vi sia stato un incremento, ma il fatto che siano diminuite in proporzione all'aumento della popolazione vi deve spingere a moltiplicare gli sforzi per preparare il futuro ecclesiale di ogni Diocesi.

8. Cari Fratelli: concludo questo incontro sperando che portiate con voi l'incoraggiamento e il sostegno del Papa per continuare nell'abnegato e al contempo gioioso dono di voi stessi alla Chiesa e alla società dove esercitate il vostro ministero. Conosco le difficoltà che voi e i vostri collaboratori affrontate ogni giorno. Tuttavia, Cristo Gesù, modello perfetto del Pastore, vi darà la forza per il servizio fedele e la pace della coscienza nella perseveranza, "expectantes beatam spem et adventum Salvatoris nostri Jesu Christi" (Ordinario della Messa, preparazione alla Comunione).

Vi chiedo di trasmettere ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi, ai membri dei movimenti ecclesiali e ai laici impegnati nella missione della Chiesa, come pure a tutto il popolo dei fedeli, il saluto del Papa e la certezza della sua preghiera per essi, affinché ognuno perseveri nella fede e si rafforzi nel cammino della vita cristiana e nel proposito dell'amore solidale universale.

A tutti voi, a tutto l'amato popolo argentino, soprattutto a quanti soffrono maggiormente in questo momento di dolorosa prova, imparto con affetto la Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 2002 30