GP2 Discorsi 2002 64

64 3. Nella vostra azione pastorale potete contare sull'aiuto dei sacerdoti, uniti al loro Vescovo secondo la bella espressione di sant'Ignazio di Antiochia "come le corde alla lira" (Ad Efesios 4, 1). Essi, in virtù della loro ordinazione, hanno ricevuto una consacrazione speciale che li destina a "predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino" (Lumen gentium LG 28), essendo segno ed espressione della carità pastorale di Cristo nella loro funzione di insegnare, santificare e reggere il popolo che viene affidato loro. Partecipano alla missione affidata da Cristo stesso e riconosciuta dalla Chiesa, che non deve essere vissuta come un mero esercizio di una funzione umana e deve essere custodita tutti i giorni come un dono prezioso di Dio.

Il sacerdote deve ricordarsi che è, prima di tutto, uomo di Dio, e pertanto non può mai trascurare la sua vita spirituale. Tutta la sua attività "deve cominciare effettivamente con la preghiera" (Sant'Alberto Magno, Commento della teologia mistica, 15). Fra le molteplici attività che riempiono la giornata di ogni sacerdote il primato spetta alla celebrazione dell'Eucaristia, che lo conforma al Sommo ed Eterno Sacerdote.

Nella presenza di Dio trova la forza per vivere le esigenze del ministero e la docilità per compiere la volontà di Colui che lo ha chiamato e consacrato, inviandolo per affidargli una missione particolare e necessaria. Perciò, la celebrazione devota della Liturgia delle Ore, la preghiera personale, la meditazione assidua della Parola di Dio, la devozione alla Madre del Signore e della Chiesa e la venerazione dei Santi, sono strumenti preziosi dai quali non si può prescindere per affermare lo splendore della propria identità e assicurare il fecondo esercizio del ministero sacerdotale.

Essendo una missione esigente, e poiché le circostanze attuali in molte occasioni si fanno difficili, spetta a voi, cari Vescovi, aiutarli, accompagnarli e seguirli, preoccupandovi delle necessità della loro vita e offrendo loro i mezzi materiali, spirituali e formativi affinché vivano con gioia e dignità il proprio ministero. Che, sentendosi accolti da voi come loro padri, vadano incontro agli uomini per annunciare loro con dinamismo il Vangelo e farne dei discepoli del Signore!

4. La vita parrocchiale è il mezzo ordinario con cui i fedeli di ogni classe e condizione partecipano alla vita della Chiesa e ricevono la grazia di Dio. Nella Lettera Apostolica Dies Domini ho scritto: "tra le numerose attività che una parrocchia svolge, nessuna è tanto vitale e formativa della comunità quanto la celebrazione domenicale del giorno del Signore e della sua Eucaristia" (n. 35), poiché in essa Cristo è presente nella sua Chiesa in modo eminente come fonte e culmine della vita ecclesiale.

Per questo motivo il Concilio Vaticano II raccomanda che "i parroci abbiano cura che la celebrazione del sacrificio eucaristico sia il centro e il culmine di tutta la vita della comunità cristiana" (Christus Dominus CD 30).

Come Pastori siate consapevoli dell'importanza della Santa Messa per l'edificazione, lo sviluppo e la rivitalizzazione delle comunità cristiane. Niente potrà mai sostituirla, poiché, sebbene la Celebrazione della Parola, quando manca il sacerdote, sia utile per mantenere viva la fede, la meta alla quale si deve tendere è la regolare celebrazione eucaristica.

La Santa Messa, con la duplice mensa della Parola e dell'Eucaristia, fa sì che i fedeli abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (cfr Jn 10,10), ricevendola da Cristo stesso, che così plasma e nutre la sua Chiesa. A tale proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che "la celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa" (n. 2177), poiché essa fa rivivere ai cristiani "in modo particolarmente intenso l'esperienza fatta dagli apostoli la sera di Pasqua, quando il Risorto si manifestò ad essi riuniti insieme (cfr Jn 20,19)" (Dies Domini, n. 33).

Occorre quindi sviluppare un'azione pastorale che favorisca una partecipazione più assidua dei fedeli all'Eucaristia domenicale, la quale deve essere vissuta non solo come un precetto ma anche come un'esigenza inscritta profondamente nell'esistenza cristiana. Per questo ho scritto: "È davvero di capitale importanza che ciascun fedele si convinca di non poter vivere la sua fede, nella piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, senza prendere regolarmente parte all'assemblea eucaristica domenicale" (Ibidem, n. 81). Più di recente ho anche indicato che si deve dare "particolare rilievo all'Eucaristia domenicale e alla stessa domenica, sentita come giorno speciale della fede, giorno del Signore risorto e del dono dello Spirito" (Novo Millennio ineunte NM 35).

5. Un altro campo dell'azione pastorale che richiede particolare attenzione è quello della promozione e della difesa dell'istituzione familiare, oggi tanto attaccata da diversi fronti con molteplici e sottili argomentazioni. Assistiamo a una corrente, molto diffusa in alcune parti, che tende a indebolire la sua vera natura. Gli stessi fedeli cattolici, a volte, per diversi motivi, non ricorrono al Sacramento del matrimonio per dare inizio alla loro unione nell'amore. È importante ricordare che Cristo "viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per essa, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro, fedelmente, per sempre, con mutua dedizione" (Gaudium et spes GS 48).

Conosco l'impegno che ponete nel difendere e promuovere questa istituzione, che ha la sua origine in Dio e nel suo piano di salvezza (cfr Familiaris consortio FC 49). Il diffondersi della crisi del matrimonio e della famiglia non deve portare all'abbattimento o all'abbandono, al contrario, ci deve spingere a proclamare, con fermezza pastorale, come un autentico servizio alla famiglia e alla società, la verità sul matrimonio e sulla famiglia stabilita da Dio. Smettere di farlo sarebbe una grave omissione pastorale che indurrebbe nell'errore i credenti, come pure coloro che hanno la grave responsabilità di prendere decisioni sul bene comune della Nazione. Questa verità è valida non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini e le donne senza distinzione, poiché il matrimonio e la famiglia costituiscono un bene insostituibile della società, la quale non può restare indifferente dinanzi al loro svilimento o alla perdita della loro identità.

65 A tale proposito, i coniugi impegnati nella Chiesa devono, con l'aiuto dei Pastori, adoperarsi per approfondire la teologia del matrimonio, aiutare le coppie giovani e le famiglie in difficoltà a riconoscere meglio il valore del loro impegno sacramentale e ad accogliere la grazia dell'alleanza che hanno suggellato come battezzati. Le famiglie cristiane devono essere le prime a testimoniare la grandezza della vita coniugale e familiare, fondata sull'amore reciproco e sulla fedeltà. Grazie al Sacramento, il loro amore umano acquista un valore superiore, poiché i coniugi manifestano l'amore di Cristo per la sua Chiesa, assumendo al contempo una responsabilità importante nel mondo: quella di generare figli chiamati a divenire figli di Dio e aiutarli nella loro crescita umana e soprannaturale.

Cari fratelli, seguite le famiglie, incoraggiate la pastorale familiare nelle vostre Diocesi e promuovete i movimenti e le associazioni di spiritualità matrimoniale; risvegliate il loro zelo apostolico affinché facciano proprio il compito della nuova evangelizzazione, aprano le proprie porte a quanti vivono in situazioni difficili, e rendano testimonianza della grande dignità di un amore disinteressato e incondizionato.

Non bisogna inoltre dimenticare che per la difesa e la promozione dell'istituzione familiare è importante l'adeguata preparazione di coloro che si dispongono a contrarre il sacramento del matrimonio (cfr cc. 1063-1064 ). In tal modo, si promuove la formazione di autentiche famiglie che vivano secondo il piano di Dio. In questo compito si devono presentare ai futuri sposi non solo gli aspetti antropologici dell'amore umano, ma anche le basi per un'autentica spiritualità coniugale, intendendo il matrimonio come una vocazione che permette al battezzato di incarnare la fede, la speranza e la carità in seno a una nuova situazione personale, sociale e religiosa.

Nel completare questa preparazione specifica, si può cogliere anche l'occasione per rievangelizzare i battezzati che si avvicinano alla Chiesa per richiedere il Sacramento del matrimonio. Anche se oggi, grazie alla diffusione dell'insegnamento, i giovani possiedono spesso una cultura superiore a quella dei loro genitori, in molti casi ciò non corrisponde a una maggiore formazione alla vita cristiana, in quanto si constata a volte non solo una grave ignoranza religiosa nelle giovani generazioni ma anche, il che è ancora più triste, un certo vuoto morale e un'accentuata carenza del senso trascendente della vita.

6. Cari Fratelli, con queste riflessioni su alcuni temi, desidero incoraggiarvi nel vostro servizio alla Chiesa di Dio che peregrina nella Nazione Argentina. Fra alcuni giorni tornerete nel vostro Paese per animare i sacerdoti e i fedeli a vivere il cammino quaresimale e a celebrare con rinnovato vigore le annuali feste pasquali, culmine dell'anno liturgico. Portate il mio saluto in primo luogo ai giovani, chiamati a essere "sentinelle dell'aurora" di questo nuovo millennio, speranza della Chiesa e della Nazione, in particolare ai giovani argentini che nei Seminari e nelle varie e numerose case di formazione si preparano al sacerdozio; alle famiglie, scuole di ricca umanità e di virtù cristiane; ai poveri e ai bisognosi, che devono continuare ad essere oggetto della vostra sollecitudine e delle vostre attenzioni; ai professionisti dei diversi campi dell'attività umana, che devono essere i costruttori della Patria e della società rinnovata in questo momento tanto particolare della vostra storia; ai malati e agli anziani; ai sacerdoti e agli altri consacrati, testimoni del trascendente in un mondo in cui tutto cambia e appare difficile. Che su di voi e sulle vostre comunità cristiane discendano le Benedizioni del Signore, per intercessione della Virgen de Luján, Madre di tutti gli argentini, nel cui mantello si riflettono i colori dell'insegna patria! A conferma di questi auspici, vi accompagni la Benedizione Apostolica che volentieri vi imparto ed estendo a tutti i fedeli argentini.


AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE


DEL MOVIMENTO "TRA NOI"


Venerdì, 8 marzo 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di aprire le porte di questa casa, ed ancor più quelle del mio cuore, a ciascuno di voi e a quanti fanno parte del Movimento Tra Noi, esteso ormai oltre i confini dell'Italia.

Benvenuti! Tutti saluto con affetto, con un particolare pensiero per la vostra Presidente, la signora Bianca Imperati, per la responsabile dell'Istituto Secolare Maria di Nazaret, la signora Antonella Simonetta, e per i sacerdoti che curano la vostra formazione spirituale. Non posso qui non ricordare un discepolo generoso del Beato don Luigi Orione, il vostro fondatore recentemente scomparso, don Sebastiano Plutino, che ha speso l'intera sua lunga esistenza al servizio dei più poveri, diffondendo dappertutto lo spirito dell'accoglienza tipico del vostro benemerito sodalizio.

Con l'odierna vostra visita al Successore di Pietro, voi, cari amici, intendete rinnovare la vostra fedeltà alla Chiesa e impegnarvi a seguirne sempre più docilmente gli insegnamenti per essere apostoli della nuova evangelizzazione.

Quest'incontro avviene provvidenzialmente nel giorno dedicato in maniera speciale alla donna. Alla tutela e alla promozione umana e religiosa della donna sin dall'inizio avete dedicato ogni vostra energia e ben sapete quanto ancora occorre fare in questo campo. Profitto di questa circostanza per manifestare la mia vicinanza spirituale alle donne in difficoltà, auspicando che al loro fianco ci siano sempre persone pronte a sostenerle, perché possano realizzare appieno le loro legittime aspirazioni.

66 2. Cinquant'anni sono trascorsi da quando don Sebastiano Plutino riunì per la prima volta in un movimento denominato Tra Noi un folto gruppo di lavoratrici domestiche. Molte di esse facevano parte di un'associazione parrocchiale chiamata di Santa Zita, sorta per offrire un clima di famiglia e una formazione cristiana a giovani donne venute a Roma dalle regioni meno ricche dell'Italia per svolgere umili e faticose mansioni casalinghe.

Il nascente movimento si ispirava al "proclama di Pio XII per un Mondo Migliore", rivolto alla diocesi di Roma il 10 febbraio del 1952. Diceva il Pontefice: "E' tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare da selvatico in umano, da umano in divino" (Discorsi e Radiomessaggi, 13 [1951-1952], 471). A quest'invito don Plutino aderì con entusiasmo, fedele agli insegnamenti del Beato Luigi Orione. Con il passare degli anni, il Movimento Tra Noi è andato allargando l'ambito dei propri interventi in altre città italiane e in Brasile.

3. Cari Fratelli e Sorelle, mentre ringrazio il Signore che non ha mancato in questi cinque decenni di rendere fecondi di bene i vostri sforzi, vi invito a guardare con fiducia alle prospettive di sviluppo, che si aprono dinanzi a voi. Categorie sociali antiche e nuove, a rischio ed emarginate, attendono il vostro servizio. Penso, ad esempio, a quelle degli immigrati, degli anziani in difficoltà e dei giovani alla ricerca di saldi punti di riferimento.

Diffondendo la "spiritualità dell'accoglienza", voi potrete essere artefici di una vera fraternità universale, dove ogni essere umano si senta accolto senza distinzione di classe sociale, religione, cultura e nazionalità. A quanti incontrate nel vostro lavoro offrite non solo un'accoglienza materiale, ma anche un'adeguata formazione religiosa.

Con il "progetto famiglie" e con il vostro proficuo inserimento nel Forum delle Associazioni Familiari, sostenete i nuclei familiari, perché siano cellule vive di un mondo rinnovato, palestre di dialogo e di accoglienza. Con il "progetto giovani", che tende a potenziare l'attività formativa degli adolescenti, favorite tra le nuove generazioni una mentalità aperta ed accogliente, stimolando i giovani ad essere apostoli dei loro coetanei e protagonisti della società del domani.

Caratterizzando il Movimento Tra Noi come "famiglia di famiglie", impegnatevi ad operare sempre più per la salvaguardia degli irrinunciabili valori umani e cristiani che hanno segnato la vostra storia. Inciderete così in maniera efficace sulle strutture sociali, dando voce a chi non ha voce. E, in un mondo dove nasce il rischio d'un individualismo chiuso in se stesso, siate punto di riferimento per chi si sente isolato e in balia degli eventi.

4. Perché, però, la vostra azione sia efficace, occorre in primo luogo mantenere vivo ed intensificare il contatto quotidiano con Dio nell'assiduo ascolto della sua parola, nella preghiera e in una intensa vita sacramentale. Solo uomini e donne di orazione possono essere artefici di un'incisiva azione sociale e apostolica. Al centro di tutto ci sia l'Eucarestia, sorgente inesauribile di comunione e di impegno missionario.

Per rinnovare il mondo e trasformarlo da "selvatico in umano, da umano in divino" dovete essere santi, come il Beato Luigi Orione, a cui don Sebastiano Plutino si è sempre ispirato, traducendo il suo amore in scelte significative per la Chiesa e per la società.

Maria, Salvezza del Popolo Romano, celeste Madre e protettrice del Movimento Tra Noi, vi guidi e vi accompagni. Sostenga, inoltre, l'Istituto Secolare Maria di Nazareth, che, condividendo con voi il medesimo carisma, è chiamato ad animare, come lievito e fermento spirituale, ogni attività e opera del Movimento. Anch'io vi assicuro un costante ricordo al Signore, mentre volentieri tutti vi benedico.




AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DA DIVERSE DIOCESI DELLA POLONIA


Sabato, 9 marzo 2002




Con gioia saluto i Pastori della Chiesa in Polonia: i signori Cardinali, gli Arcivescovi, i Vescovi diocesani e ausiliari. Il mio benvenuto va a ciascuno di voi, Fratelli nell'Episcopato, ai quali è stata affidata la missione di governare le Chiese particolari nella diletta terra polacca. Do il benvenuto e saluto cordialmente voi, Fratelli e Sorelle in Cristo Signore, che accompagnate i vostri Pastori in pellegrinaggio di fede alle soglie apostoliche, per rendere oggi grazie a Dio per il dono della Santa Chiesa nella nostra Patria e per il 10 anniversario della riorganizzazione delle sue strutture amministrative. Cordialmente ringrazio per le parole di saluto e di introduzione all’odierno incontro, pronunciate dal Signor Cardinale Primate. Saluto il qui presente Arcivescovo Nunzio.

67 A tutta la Comunità del Popolo di Dio in Polonia va il mio grazie per la fatica intrapresa per l’organizzazione della nuova struttura amministrativa della Chiesa, istituita con la bolla Totus Tuus Poloniae Populus, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo 1992. In virtù di questo documento sono state istituite 13 nuove diocesi. E’ stata precisata la loro appartenenza alle province ecclesiastiche e sono stati stabiliti i confini. Sono avvenuti cambiamenti essenziali nella struttura delle cinque metropolie già esistenti e ne sono sorte otto nuove, che con slancio hanno intrapreso la loro missione.

Oggi, in spirito di gratitudine fate il bilancio dei vostri sforzi. Portate in dono i frutti della collaborazione del clero, delle comunità religiose e dei fedeli laici. Mi rallegro insieme con voi per il fatto che la nuova struttura amministrativa ha fruttificato con la bellezza delle nuove cattedrali, con la costruzione dei seminari maggiori, delle case di esercizi spirituali e dei centri pastorali. Una gioia particolare infonde il fatto che essa ha reso possibile una più efficiente azione delle curie vescovili, una più piena collaborazione delle diocesi con le comunità di vita consacrata e lo sviluppo della pastorale specialistica. Questa è una percepibile espressione della vostra fede, la testimonianza della sollecitudine per il bene della Chiesa.

Dopo dieci anni, si può ormai dire che si compie l’attesa che accompagnava i lavori su una nuova divisione - l’attesa che la vicinanza geografica avrebbe facilitato l'avvio di contatti più stretti tra i Vescovi nell’ambito delle metropolie e tra il Vescovo, i sacerdoti e i fedeli nelle diocesi.

Spero che la nuova impostazione regionale delle provincie ecclesiastiche favorisca l’organizzazione delle riunioni nell’ambito della metropolia, al fine di poter affrontare comunitariamente e risolvere le questioni, che non possono essere subito oggetto di discussione nelle assemblee plenarie della Conferenza Episcopale. Molte questioni esigono infatti un precedente discernimento al forum regionale, e poi le conclusioni, le osservazioni e i suggerimenti riferiti dalle singole province ecclesiastiche, possono essere affrontate con maggiore efficacia nelle assemblee plenarie della Conferenza Episcopale. Che questa forma di collaborazione aiuti ad elaborare un programma pastorale rispondente alle esigenze della nuova evangelizzazione e alle sfide del luogo e del tempo.

Oggi più che mai è necessario dare una testimonianza con la propria vita, con slancio e con sollecitudine apostolica. E’ necessario un costante avvicinamento dei Vescovi ai fedeli e dei fedeli ai loro Vescovi. Che questo compito diventi oggetto della vostra sollecitudine, oggetto della preghiera e della riflessione. Prendete tutti a cuore queste questioni estremamente importanti.

Esorto caldamente a sfruttare in pieno le possibilità create sotto questo aspetto dalla nuova organizzazione amministrativa della Chiesa in Polonia. Esorto i Vescovi delle singole metropolie ad un totale impegno in una seria riflessione pastorale a livello delle singole strutture ecclesiastiche.

Dieci anni fa, nella Lettera alla Chiesa in Polonia in occasione della nuova ristrutturazione ecclesiastica, ricordavo che essa "ha per scopo il pieno adattamento della missione della Chiesa - cioè dell’evangelizzazione, concepita in senso integrale - alle condizioni ed alle necessità dei tempi nei quali viviamo e nei quali vivranno le successive generazioni della nostra terra, della nostra patria". Desidero mettere ancora una volta in risalto questo scopo e presentarlo in modo particolare ai miei Fratelli nell’Episcopato. Esso esige una profonda riflessione e una particolare sollecitudine.

Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho ricordato che "è doveroso per noi proiettarci verso il futuro. (...) Bisogna ora far tesoro della grazia ricevuta, traducendola in fervore di propositi e concrete linee operative" (n 3). Esorto la Chiesa in Polonia, nella sua nuova struttura organizzativa, a formare tale programma, prima di tutto in base al magistero del Concilio Vaticano II, arricchito dalla Chiesa con i documenti a cavallo tra i millenni. Approfondite i contenuti del Grande Giubileo del Cristianesimo dell’Anno 2000. Tornate alla riflessione, che svolgevo insieme a voi durante le mie visite pastorali in Patria, e alle indicazioni trasmesse ai Vescovi durante le visite Ad limina Apostolorum del 1993 e 1998.

Penso con gratitudine ai sacerdoti, che nell’ambito delle nuove diocesi, spesso lontano dalle loro terre di origine, intraprendono con slancio il ministero pastorale. Bisogna che trovino sostegno e aiuto spirituale sia nella persona del proprio Vescovo, sia nei fedeli a loro affidati. Vi prego, Fratelli nell’Episcopato, di aver una particolare cura della permanente formazione intellettuale e spirituale dei sacerdoti. Chiedo a voi, cari fratelli e sorelle, e a tutti i fedeli della Polonia: circondate i vostri sacerdoti di un amore esigente, sollevate il loro spirito con una buona parola, sosteneteli con una fervida preghiera.

I fedeli laici in Polonia, durante la seconda metà del secolo passato, diedero numerose prove di spirito di sacrificio e di un sincero attaccamento alla Chiesa. Prego Dio, che continuino questa buona tradizione e che assumano con nuovo impegno i compiti evangelici, occupando nella Chiesa e nella vita della società il posto a loro dovuto - quello che spetta loro in ragione della loro specifica vocazione e in virtù dei santi Sacramenti. Che l’esempio e l’incoraggiamento dei Pastori solleciti l’apostolato dei laici e ravvivi la collaborazione dei fedeli nella formazione di un volto nuovo della Chiesa, all’inizio del terzo millennio del cristianesimo.

In questo spirito, abbracciando con la preghiera coloro che sono qui presenti, affido alla materna intercessione della Regina della Polonia di Jasna Góra tutta la Comunità della Chiesa nella nostra Patria. Maria impetri ad essa uno sviluppo favorevole e i doni necessari nel cammino della nuova evangelizzazione. Di cuore benedico tutti.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL NUNZIO APOSTOLICO A CIPRO,


S.E. MONS. PIETRO SAMBI




68 Al Rev.mo Pietro Sambi
Nunzio Apostolico a Cipro

Sono lieto di apprendere che sarà presente all'incontro promosso a Nicosia, a Cipro, dalla Fondazione Culturale del Santo Monastero di Kykkos, Archangelos, in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Mezzi di Comunicazione Sociale, Sezione Culturale, della Panteion University ad Atene, e Le chiedo di trasmettere agli organizzatori e a tutti i partecipanti l'assicurazione del mio sostegno e del mio incoraggiamento oranti.

Il tema dell'Incontro, il dialogo fra le religioni e le culture, è molto opportuno. Porta con sé la sfida di promuovere modi concreti per migliorare la comprensione fra i popoli e quindi crea la base partendo dalla quale si possono affrontare molti dei problemi che affliggono la famiglia umana all'inizio di questo millennio. La tirannia dell'ingiustizia, dell'egoismo e del pregiudizio si può sconfiggere soltanto mediante un'ampia rinascita dello spirito umano nel cuore di ognuno e nei rapporti fra i popoli del mondo. Prego con fervore affinché l'Incontro a Nicosia mostri che non vi è fondamento, né teorico né pratico, alla discriminazione fra gli individui e fra i popoli. Tutti condividono la stessa dignità umana e i diritti che da essa fluiscono (cfr Concilio Vaticano Secondo, Dichiarazione Nostra aetate
NAE 5).

Lo scorso 24 gennaio, ad Assisi, la città di san Francesco, si sono riuniti molti responsabili delle religioni del mondo per pregare per la pace e per impegnarsi al servizio della causa della pace. Hanno voluto mostrare che l'autentico credo religioso è una fonte inesauribile di rispetto reciproco e di armonia fra i popoli.

Infatti, è l'antidoto principale alla violenza e al conflitto. Questo è anche il messaggio che è giunto dall'incontro interreligioso fra le tre grandi religioni monoteiste, riunitesi lo scorso dicembre a Bruxelles su invito del Patriarca Ecumenico, Sua Santità, Bartholomaios I, sul tema Verso una Coesistenza e una Collaborazione Pacifiche fra le Religioni Monoteiste e da una dichiarazione ratificata il 21 gennaio ad Alessandria da responsabili cristiani, ebrei e musulmani della Terra Santa.

Questi eventi, e le convinzioni che hanno espresso, sono segni di speranza autentica. Ho fiducia nel fatto che l'attuale Incontro a Cipro rafforzerà ulteriormente il dialogo fra le religioni e le culture come parte essenziale della ricerca della pace nel mondo. Quindi chiedo al Signore di riversare le Sue benedizioni sui partecipanti che io assicuro dell'impegno irrevocabile della Chiesa Cattolica per questa causa.

Dal Vaticano, 6 marzo 2002

GIOVANNI PAOLO II



ALLA DELEGAZIONE


DELLA CHIESA ORTODOSSA DI GRECIA


Lunedì, 11 marzo 2002


Eccellenze,
Carissimi Fratelli in Cristo,

69 "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2Co 1,2).

1. È con questo saluto di san Paolo ai cristiani di Corinto che vi accolgo oggi con gioia, nella speranza di un futuro di fraternità e di comunione.

Sono profondamente riconoscente a Sua Beatitudine Christodoulos, Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia, per avervi inviati a Roma come messaggeri di pace, dopo l'incontro fraterno che ho avuto con lui durante il mio pellegrinaggio presso l'Areopago, sulle orme benedette dell'Apostolo Paolo.

2. La conoscenza personale reciproca, lo scambio d'informazioni, come pure un franco dialogo sui mezzi per instaurare relazioni fra le nostre Chiese, costituiscono il requisito indispensabile per poter progredire in uno spirito di fraternità ecclesiale. Sono anche la condizione essenziale per mettere in atto una collaborazione che permetterà ai cattolici e agli ortodossi di offrire insieme una testimonianza viva del loro patrimonio cristiano comune. Ciò vale soprattutto nella società di oggi dove l'armonizzazione fra gli stili di vita e il Vangelo sembra scemare, come sembra anche diminuire il riconoscimento del valore degli insegnamenti evangelici per ciò che concerne il rispetto dell'uomo, creato a immagine di Dio, e della sua dignità, come pure la giustizia, la carità e la ricerca della verità.

3. Nel contesto dell'evoluzione che caratterizza attualmente il nostro continente, l'ora della collaborazione è giunta! Tenendo conto della necessità di una nuova evangelizzazione dell'Europa, che le permetterà di ritrovare pienamente le sue radici cristiane, la tradizione orientale e quella occidentale, che si fondano entrambe sulla grande e unica tradizione cristiana e sulla Chiesa apostolica, dovrebbero basarsi sul carisma luminoso di Massimo il Confessore, che fu una sorta di ponte fra le due tradizioni, fra l'Oriente e l'Occidente, e che seppe privilegiare la pratica del sympathos per far fronte alle questioni del mondo. Spetta a noi, anche a noi, affrontare tali questioni in modo dinamico e positivo e, forti della speranza che lo Spirito Paraclito infonde in noi, cercare di trovarvi delle soluzioni.

Il nostro compito è di trasmettere il patrimonio cristiano che abbiamo ereditato. È dunque sempre più urgente che i cristiani offrano alla società un'immagine esemplare del loro comportamento comune radicandosi nella fede; che cerchino insieme di trovare un rimedio ai gravi problemi etici posti dalle scienze e dalle pratiche che vorrebbero prescindere da qualsiasi riferimento alla dimensione trascendentale dell'uomo, o persino negarla. Ciò sottolinea nuovamente, come l'Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia e io stesso abbiamo già fatto lo scorso anno, il nostro dovere di "far il possibile perché siano conservate inviolate le radici e l'anima cristiana dell'Europa" (Dichiarazione comune dall'Areopago di Atene, 4 maggio 2001).

4. La Chiesa Ortodossa di Grecia, per il modo in cui ha preservato la sua eredità di fede e di vita cristiana, ha una responsabilità particolare in tutto questo. Durante il mio soggiorno ad Atene, ho ricordato che "il nome della Grecia risuona ovunque venga predicato il Vangelo... Dall'epoca apostolica fino a oggi, la Chiesa Ortodossa di Grecia è stata una ricca sorgente dalla quale anche la Chiesa d'Occidente ha attinto nel campo della liturgia, della tradizione spirituale e dell'ordine giuridico" (Discorso all'Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia, S.B. Christodoulos, 4 maggio 2001). Nella nostra responsabilità, che consiste nel tendere verso quell'ecumenismo della santità che ci condurrà infine, con l'aiuto di Dio, verso la piena comunione che non significa né assorbimento né fusione, ma incontro nella verità e nell'amore (cfr Slavorum apostoli, n. 27), noi dobbiamo approfondire la nostra collaborazione e lavorare insieme per far risuonare con forza la voce del Vangelo in questa nostra Europa, dove le radici cristiane dei popoli devono riprendere vita.

5. In questo periodo che ci conduce verso la Pasqua, Festa delle Feste, che non potremo purtroppo celebrare nella stessa data, noi, cattolici e ortodossi, siamo comunque uniti nella proclamazione del Kerygma della Resurrezione. Questo annuncio che desideriamo fare insieme darà agli uomini di oggi una ragione per vivere e sperare; la nostra volontà di ricercare la comunione fra noi potrà così ispirare alle società civili un giusto modello di convivialità.

6. Ringraziandovi per la vostra gentilissima visita, vi prego di trasmettere i miei cordiali saluti a Sua Beatitudine Christodoulos, ai membri del Santo Sinodo e a tutti i fedeli cristiani della Grecia.

Riprendendo le parole di san Paolo con le quali si conclude la nostra Dichiarazione comune ad Atene, prego il Signore affinché guidi il nostro cammino e "possiamo crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti".

Che la grazia e la pace di Dio vi accompagnino nella vostra visita e vi permettano di conoscere la carità sincera e fraterna con la quale la Santa Sede e il Vescovo di Roma vi accolgono!


ALLA DELEGAZIONE DEL


"RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO"


70
Giovedì, 14 marzo 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia accolgo voi, rappresentanti del Gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo, in occasione del trentesimo anniversario della vostra presenza in Italia. Saluto il coordinatore del Comitato Nazionale di Servizio e quanti lo coadiuvano.

Ripenso con piacere agli incontri avuti con voi negli anni passati. Dal primo, nella solennità di Cristo Re del 1980, a quello del 1998, alla vigilia dell'Incontro con i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, in occasione della Pentecoste. Non posso, inoltre, dimenticare il contributo che il Rinnovamento nello Spirito ha offerto in occasione del Grande Giubileo del 2000, in modo speciale aiutando i giovani e le famiglie, che fin dagli inizi del mio Pontificato non mi stanco di segnalare come ambiti privilegiati di impegno pastorale.

Desidero anche ringraziare i vostri dirigenti per aver voluto imprimere al Rinnovamento una spiccata impronta di collaborazione con la Gerarchia e con i responsabili degli altri movimenti, associazioni e comunità. Di tutto, insieme con voi, dò lode al Signore, che arricchisce la sua Chiesa di innumerevoli doni spirituali.

2. Sì! Il Rinnovamento nello Spirito può considerarsi un dono speciale dello Spirito Santo alla Chiesa in questo nostro tempo. Nato nella Chiesa e per la Chiesa, il vostro è un movimento nel quale, alla luce del Vangelo, si fa esperienza dell'incontro vivo con Gesù, di fedeltà a Dio nella preghiera personale e comunitaria, di ascolto fiducioso della sua Parola, di riscoperta vitale dei Sacramenti, ma anche di coraggio nelle prove e di speranza nelle tribolazioni.

L'amore per la Chiesa e l'adesione al suo Magistero, in un cammino di maturazione ecclesiale sostenuto da una solida formazione permanente, sono segni eloquenti del vostro impegno per evitare il rischio di assecondare, senza volerlo, un'esperienza solo emozionale del divino, una ricerca smodata dello "straordinario" e un ripiegamento intimistico che rifugge dall'impegno apostolico.

3. In questa speciale circostanza desidero idealmente benedire tre progetti, per i quali vi state prodigando, e che proiettano "fuori dal Cenacolo" i Gruppi e le Comunità del Rinnovamento nello Spirito con generoso slancio missionario.

Mi riferisco, anzitutto, al sostegno che state fornendo all'implantatio Ecclesiae in Moldavia, in stretta collaborazione con la Fondazione "Regina Pacis" dell'Arcidiocesi di Lecce, costituendo una comunità missionaria legata alla Diocesi di Chisinau. Saluto con affetto i Pastori di quelle Comunità ecclesiali, Mons. Cosmo Francesco Ruppi e Mons. Anton Cosa, unitamente ai Vescovi che partecipano a questo incontro.

Altro interessante progetto è l'animazione spirituale nei Santuari mariani, luoghi privilegiati dello Spirito, che vi dà l'occasione di offrire ai pellegrini percorsi di approfondimento della fede e di riflessione spirituale.

C'è poi il progetto "Roveto ardente", che è un invito all'adorazione incessante, giorno e notte. Avete voluto promuovere questa opportuna iniziativa per aiutare i fedeli a "ritornare nel Cenacolo" perché, uniti nella contemplazione del Mistero eucaristico, intercedano mediante lo Spirito per la piena unità dei cristiani e per la conversione dei peccatori.

71 Si tratta di tre diversi campi apostolici nei quali la vostra esperienza può fornire una quanto mai provvidenziale testimonianza. Il Signore guidi i vostri passi e renda i vostri propositi ricchi di frutti per voi stessi e per la Chiesa.

4. A ben vedere, tutte le vostre attività di evangelizzazione, in ultima analisi, tendono a promuovere nel Popolo di Dio una crescita costante nella santità. E' in effetti la santità la priorità di ogni tempo, e pertanto anche di questa nostra epoca. Di santi ha bisogno la Chiesa e il mondo e noi siamo tanto più santi quanto più lasciamo che lo Spirito Santo ci configuri a Cristo. Ecco il segreto dell'esperienza rigenerante dell'«effusione dello Spirito», esperienza tipica che contraddistingue il cammino di crescita proposto per i membri dei vostri Gruppi e delle vostre Comunità. Auspico di cuore che il Rinnovamento nello Spirito sia nella Chiesa una vera «palestra» di preghiera e di ascesi, di virtù e di santità.

In modo speciale, continuate ad amare e a far amare la preghiera di lode, forma di orazione che più immediatamente riconosce che Dio è Dio; lo canta per se stesso, gli rende gloria perché Egli è, prima ancora che per ciò che fa (cfr
CEC 2639).

Nel nostro tempo, avido di speranza, fate conoscere ed amare lo Spirito Santo. Aiuterete allora a far sì che prenda forma quella "cultura della Pentecoste", che sola può fecondare la civiltà dell'amore e della convivenza tra i popoli. Con fervente insistenza, non stancatevi di invocare: "Vieni, o Santo Spirito! Vieni! Vieni!".

La Madre Santissima di Cristo e della Chiesa, la Vergine orante nel Cenacolo, sia sempre accanto a voi. Vi accompagni pure la mia Benedizione, che imparto con affetto a voi ed a tutti i membri del Rinnovamento nello Spirito Santo.


GP2 Discorsi 2002 64