GP2 Discorsi 2002 139

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II


PER IL II CONGRESSO MISSIONARIO AMERICANO


Solennità di Pentecoste

Domenica, 19 maggio 2002



Padre buono e misericordioso,
ti lodiamo per il grande dono della vita,
che tu concedi generosamente
140 e custodisci dall'inizio fino alla sua fine naturale.

Ti rendiamo grazie per il tuo Figlio Gesù Cristo,
che si fece uno di noi e diede la sua vita come Buon Pastore,
per riunirci nella Chiesa, la tua grande famiglia,
e salvare gli uomini e le donne di tutti i tempi.

Fa scendere su di noi la luce e la forza del tuo Spirito
affinché, confermati nella fede e rafforzati nell'amore,
viviamo in santità di vita e con gioiosa speranza,
l'impegno cristiano e missionario del nostro battesimo.

Padre buono e misericordioso, ringiovanisci la tua Chiesa in America
con lo zelo apostolico di comunità e gruppi cristiani,
141 per annunciare dentro e fuori del Continente,
il Vangelo di Gesù, luce e speranza dei popoli.

Benedici la preparazione del II Congresso Missionario Americano
e fa' che, con la nostra vita di fede e la testimonianza personale,
proclamiamo con rinnovato impegno Cristo, Via, Verità e Vita,
nei diversi ambienti della società attuale.

Padre buono e misericordioso,
concedici in questo Anno Missionario i doni del tuo Spirito
come in una nuova Pentecoste.

Te lo chiediamo per intercessione di Maria, Madre nostra,
e dei Santi e Sante del nostro Continente. Amen.




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL'ECUADOR


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


142
Lunedì, 20 maggio 2002

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. Sono lieto di ricevervi oggi, Pastori e guide delle Chiese particolari dell'Ecuador, durante la visita ad limina che compite per rinnovare i vincoli di unità con il Successore di Pietro, "il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione" (Lumen gentium
LG 18). Dinanzi alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo avete avuto l'opportunità di approfondire l'aspetto più intimo della vostra missione apostolica: l'essere testimoni di Cristo e annunciatori instancabili del suo messaggio al Popolo di Dio e a tutti gli uomini. Inoltre il contatto con i diversi Dicasteri della Curia Romana non solo vi ha offerto l'opportunità di trattare le questioni che riguardano direttamente le comunità cristiane che presiedete, ma anche di prendere più chiaramente coscienza della dimensione universale che interessa tutti i successori degli Apostoli, dando così un nuovo impulso alla sollecitudine per "ogni attività comune a tutta la Chiesa, specialmente nel procurare che la fede cresca e sorga per tutti gli uomini la luce della piena verità" (Lumen gentium LG 23).

Ringrazio di cuore il Cardinale Antonio J. González Zumárraga, Arcivescovo di Quito, Primate dell'Ecuador, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, con le quali ha espresso i vostri sentimenti di vicinanza e di adesione, e al contempo mi ha reso partecipe dei tanti aneliti pastorali che vi animano.

Dinanzi alle sfide che vi preoccupano, desidero ripetervi il mio incoraggiamento con le parole che ho pronunciato nella mia indimenticabile visita al vostro Paese: illuminati da tanti esempi di storia gloriosa e rafforzati dallo Spirito Santo, "continuate il vostro lavoro pastorale e procurate di trovare una risposta alle necessità e ai problemi che la Chiesa sperimenta oggi in Ecuador" (Discorso nella Cattedrale metropolitana, Quito, 29 gennaio 1985, n. 2).

2. Constato con soddisfazione come voi, Pastori in Ecuador, avete accolto questo invito, che ho recentemente ripetuto a tutta la Chiesa, nel proporre che si diano orientamenti programmatici concreti che rispondano all'esigenza di consentire "all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura", come ho esortato a fare al termine del grande evento spirituale ed ecclesiale del Grande Giubileo (Novo Millennio ineunte NM 29). In sintonia con questo criterio è stato elaborato il "Piano globale pastorale della Chiesa in Ecuador 2001-2010", che deve dare avvio ad attività effettive, continuative e coordinate che rendano dinamica la pastorale ordinaria in questo primo decennio del nuovo millennio.

In tal senso, vi ricordo che qualsiasi piano pastorale deve avere come meta ultima e irrinunciabile la santità di ogni cristiano, che non può "accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalistica e di una religiosità superficiale" (Ibidem, n. 31). Non bisogna perciò lesinare sforzi nel promuovere quelle risorse fondamentali dell'azione evangelizzatrice senza le quali si comprometterebbe seriamente il successo di qualsiasi programmazione. Fra di esse occorre includere senza alcun dubbio una pastorale vocazionale capillare e organizzata, che tenga conto degli ambienti del mondo indigeno con le sue peculiarità, ma senza creare separazioni né tanto meno discriminazioni. In effetti, chi è chiamato a essere apostolo di Cristo deve proclamare e rendere a tutti senza distinzioni testimonianza del Vangelo.

Occorre porre grande impegno anche nella formazione permanente dei sacerdoti, che deve contemplare, oltre al dovuto aggiornamento teologico, un costante impulso per la loro vita spirituale, che contribuisca a rafforzare la fedeltà agli impegni presi con l'ordinazione e renda dinamica tutta la loro opera pastorale a partire dalla loro esperienza di vita in Cristo.

Particolare attenzione occorre dedicare alla formazione dei laici e al loro ruolo e missione nella Chiesa. In molti casi la loro collaborazione ai compiti più direttamente ecclesiali, come la catechesi, le attività caritative e l'animazione di gruppi e comunità, è un prezioso contributo all'azione della Chiesa e, proprio per questo, bisogna evitare qualsiasi forma di attuazione che non si integri pienamente nella vita parrocchiale o nei programmi diocesani.

I fedeli laici hanno, inoltre, un proprio compito specifico, ossia la testimonianza di una vita esemplare nel mondo, la ricerca della santità nella famiglia, nel lavoro e nella vita sociale, come pure l'impegno a pervadere "dello spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture delle comunità in cui uno vive" (Apostolicam actuositatem, n. 13). Occorre quindi chiedere a tutti i battezzati non solo di manifestare la loro identità cristiana, ma anche di essere artefici effettivi, nel loro ambito di competenze, di un ordine sociale ispirato sempre più alla giustizia e meno condizionato dalla corruzione, dall'antagonismo sleale o dalla mancanza di solidarietà. Sarebbe un controsenso invocare i principi etici, denunciando alcune situazioni moralmente deplorevoli, e non esigere da quanti operano nell'ambito dell'economia, della politica o dell'amministrazione pubblica che mettano in pratica i valori proclamati con tanta insistenza dalla Chiesa e dai suoi Pastori.

3. La Chiesa comincia il nuovo millennio con la ferma convinzione che "la proposta di Cristo va fatta a tutti con fiducia" (Novo Millennio ineunte NM 40), fedele al mandato del Signore di "ammaestrare tutte le nazioni" (Mt 28,19). Questa esigenza include anche i bambini e i giovani nelle diverse fasi della loro educazione, dove lo sviluppo integrale della persona richiede la dimensione trascendente e religiosa. Per questo la missione della Chiesa in tale campo coincide con il diritto fondamentale delle famiglie a educare i figli secondo la propria fede. I Pastori non possono restare impassibili dinanzi al fatto che una parte delle nuove generazioni, soprattutto quelle meno dotate di mezzi economici, si veda privata dell'apertura al significato della vita e di una formazione religiosa che sarà cruciale per l'intera esistenza. È auspicabile che, con la collaborazione sincera fra quanti hanno responsabilità in questo campo, si trovino le formule adeguate affinché il diritto alla libertà di educazione divenga presto una realtà più piena ed effettiva per tutti.

143 Occorre inoltre proporre il messaggio di Cristo con fiducia ai diversi gruppi culturali ed etnici, di cui l'Ecuador, per natura e storia, è particolarmente ricco. In questo compito appassionante sono illuminanti le parole di san Paolo che, da un lato si fa "tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno" (1Co 9,22) e dall'altro insiste sul fatto che, con la rivelazione definitiva di Dio in Cristo "non c'è più Giudeo né Greco,... poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,28), sebbene ciò per alcuni possa essere scandalo e per altri stoltezza (cfr 1Co 1,23).

In effetti la Chiesa, radicata fermamente nella fede in Cristo, unico Salvatore di tutto il genere umano, considera una grande ricchezza la molteplicità di forme, provenienti da sensibilità e tradizioni diverse, in cui si può esprimere l'unico messaggio evangelico ed ecclesiale. Si evidenzia così il rispetto per ogni cultura e al contempo la sua capacità di essere trasformata e purificata per divenire una forma intima in cui qualsiasi persona o gruppo può incontrare l'unico Dio, pienamente e definitivamente rivelato in Cristo. Proprio questa convergenza fondamentale in una stessa fede fungerà da fermento affinché le diverse lingue e sensibilità trovino formule di espressione religiosa e liturgica che sottolineino l'intima comunione con la Chiesa universale ed evitino attentamente che, nelle comunità cristiane, vi siano "stranieri (o) ospiti, ma... concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ep 2,19).

In effetti, un atteggiamento che consistesse nell'occuparsi esclusivamente di mantenere intatte tutte le componenti tradizionali di un gruppo umano, non solo comprometterebbe l'annuncio autentico della Buona Novella del Vangelo, che è anche fermento nelle diverse culture e promotrice di nuove civiltà, ma che, paradossalmente, favorirebbe anche il suo isolamento rispetto ad altre comunità, e soprattutto rispetto alla grande famiglia del Popolo di Dio presente in tutto il mondo.

4. Nel vostro Paese, specialmente in alcuni territori, è molto importante l'opera evangelizzatrice che portano avanti numerosi missionari, sacerdoti, religiosi e religiose, spesso lontani dalla loro patria di origine, che bisogna ringraziare di cuore per il loro generoso dono di sé. Con dedizione disinteressata ci ricordano che l'evangelizzazione non conosce frontiere e che anche le comunità ecclesiali ecuadoriane devono rivolgere la loro attenzione pastorale ben al di là dei propri confini. A tale proposito è incoraggiante che l'aumento di vocazioni alla vita contemplativa abbia permesso negli ultimi anni di andare in aiuto a monasteri in altri Paesi. È un segno dell'impulso missionario che non deve mai mancare in qualsiasi comunità cristiane e che è auspicabile si continui a promuovere con decisione e ampiezza di vedute.

Vi sono anche molti ecuadoriani che, soprattutto negli ultimi anni, hanno lasciato la loro terra alla ricerca di condizioni di vita migliori, affrontando spesso enormi difficoltà di carattere materiale e spirituale. Con l'atteggiamento del Buon Pastore, vi invito vivamente a occuparvi in modo efficace di questa parte del gregge, pianificando una pastorale dell'emigrazione che aiuti le famiglie disgregate a non perdere il contatto con quanti sono all'estero e che stabilisca i canali necessari con le Diocesi di destinazione per garantire loro l'assistenza religiosa necessaria, in modo che le loro radici e tradizioni cristiane non si indeboliscano. Anche se molti di essi non potranno tornare, almeno a breve termine, occorre fare tutto il possibile affinché i nuclei familiari si possano ricomporre e affinché tutti coloro che hanno già sofferto per aver dovuto abbandonare la loro terra patria, non sentano anche l'abbandono dei loro Pastori e della comunità ecclesiale che li ha fatti nascere alla fede.

5. Sono consapevole, cari Fratelli, delle molte preoccupazioni che accompagnano il vostro ministero pastorale, come l'instabilità di numerose famiglie, il disorientamento in buona parte della gioventù, l'influenza di mentalità laiciste nella società, una certa superficialità nella pratica religiosa o l'insidia delle sette e dei gruppi pseudoreligiosi. Provate inoltre con i vostri fedeli l'ansia per una situazione sociale ed economica piena di incertezze.

Di fronte a tutte queste realtà, che farebbero pensare a un orizzonte oscuro per le vostre comunità cristiane, desidero incoraggiarvi a non arrendervi e invitarvi "allo stesso entusiasmo che fu proprio dei cristiani della prima ora" (Novo Millennio ineunte NM 58). La magnifica esperienza ecclesiale del Grande Giubileo del 2000 continua a essere istruttiva, poiché ha messo in risalto l'inesauribile capacità del messaggio di Cristo di giungere al cuore degli uomini di oggi e l'incommensurabile forza trasformatrice dello Spirito, fonte di una speranza che "non delude" (Rm 5,5). Anche oggi dobbiamo ascoltare le parole che Gesù rivolse ai suoi discepoli impauriti: "Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Jn 16,33).

6. Chiedo alla nostra Madre del Cielo, che invocate come Nuestra Señora de la Presentación del Quinche, di guidarvi nel ministero pastorale che vi è stato affidato e di proteggere tutti gli amati figli e figlie ecuadoriani. Vi chiedo di porgere loro l'affettuoso saluto del Papa, sempre molto vicino a tutti i loro aneliti e preoccupazioni. Trasmettete anche il sincero ringraziamento della Chiesa ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati, per la loro generosa dedizione alla causa del Vangelo. Li tengo tutti presenti nelle mie preghiere e imparto loro di cuore, come a voi ora, la Benedizione Apostolica.


AI PELLEGRINI CONVENUTI


PER LA CANONIZZAZIONE DI 5 BEATI


Lunedì, 20 maggio 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. La luce e la gioia di Pentecoste, che ieri hanno caratterizzato la solenne proclamazione di cinque nuovi Santi, si prolunga e quasi si approfondisce in questo nostro festoso incontro, nel quale ci soffermiamo a riflettere sull'azione dello Spirito nella loro esistenza, per imparare ad essere, a nostra volta, disponibili alla grazia del Signore.

144 Davvero la santità è frutto dello Spirito Santo, che agisce nell'uomo, trasformandolo in una nuova creatura e comunicandogli la vita stessa di Dio. A tutti rinnovo il mio più cordiale benvenuto!

2. Saluto innanzitutto i pellegrini provenienti dal Piemonte che, insieme con i cari Cappuccini, gioiscono per la canonizzazione di Ignazio da Santhià. L'amore per Cristo, il desiderio di perfezione, la volontà di servire i fratelli spinse questo vostro conterraneo a lasciare un ministero ecclesiale già ben avviato per abbracciare la povertà e l'austerità dell'Ordine cappuccino.

Le cronache lo ricordano sempre premuroso e disponibile nell'accogliere il gran numero di persone, che si rivolgevano a lui. Ascoltava i loro problemi e difficoltà, e per loro si faceva quotidiano ministro del perdono di Dio, al punto da essere chiamato "padre dei peccatori e dei disperati".

3. Sono poi lieto di salutare voi, cari Religiosi dell'Ordine Francescano dei Frati Minori e il gruppo di fedeli che qui rappresentano la nobile terra di Calabria. Voi siete in festa per la canonizzazione di Fra' Umile da Bisignano. L'azione dello Spirito Santo svelò gradualmente a Fra' Umile il fascino della scelta di vita evangelica secondo lo stile di Francesco d'Assisi, configurandolo sempre più, attraverso un incessante cammino di purificazione e di ascesi, a Cristo casto, povero e obbediente.

Umile di nome e di fatto, egli è offerto a tutti i credenti come modello di fedeltà eroica all'Amore, vissuta nell'umiltà di una vita nascosta e nell'abbandono alla santa volontà di Dio.

4. Saludo ahora con afecto a los peregrinos españoles venidos para la solemne canonización de Alonso de Orozco, fraile agustino, manchego universal. Las ricas cualidades que lo distinguen nos hacen destacar en él la figura de un hombre de letras y piedad, de servicio y caridad, de cultura y abnegación.

Entre los elogios que se le han dedicado quisiera evidenciar el de "imagen viva del Evangelio" porque éste es el objetivo al que los cristianos están llamados: ser imitadores de Jesús, siguiéndole cada uno desde su vocación particular. Y San Alonso de Orozco lo hizo como religioso agustino. Que la vida y las enseñanzas de este nuevo Santo sean para todos de ayuda y estímulo para seguir a Jesucristo.

5. Saúdo com afeto os peregrinos brasileiros que vieram a Roma para participar na solene cerimônia de canonização da Santa Paulina do Coração de Jesus Agonizante, Fundadora da Congregação das Irmãzinhas da Imaculada Conceição. Seu testemunho cristão, levando-a a realizar gestos heróicos de renúncia e de abnegação pelos bem das almas, sobretudo pelos pobres e os enfermos, foi como a pequena semente plantada pelo divino Semeador que, hoje, qual árvore frondosa, se espande por essa terra generosa do Brasil.

Foi assim o carisma deixado por Madre Paulina à sua Congregação, feito de disponibilidade para servir, na Igreja, aos mais necessitados e aos que estão em situação de maior injustiça, com simplicidade, humildade e vida interior. Daí nasce su exemplo de , para buscar e aceitar a vontade de Deus sempre em tudo; e de caridade, fio condutor que ligou todas as etapas da existência de Madre Paulina, com a total doação de si mesma aos irmãos, especialmente aos mais necessitados.

6. Saluto ora i pellegrini convenuti a Roma, specialmente dalla Liguria, per la Canonizzazione di Benedetta Cambiagio Frassinello, e, in particolare, le Suore Benedettine della Provvidenza da lei fondate. La nuova santa si sforzò in tutta la vita di compiere fedelmente la volontà di Dio, guardando sempre a Cristo crocifisso, esempio di obbedienza perfetta al Padre celeste.

Alla scuola impegnativa della Croce, sia nell'esperienza coniugale come nella vita religiosa, Benedetta testimoniò l'"Amorosa Provvidenza di Dio", che provvede alle necessità dei suoi figli. Auguro a voi, care Suore Benedettine della Provvidenza, e a quanti come voi si ispirano alla spiritualità e all'esempio della nuova Santa, di proseguire a camminare generosamente nel solco da lei tracciato. Potrete così testimoniare alle giovani generazioni la bellezza della vita interamente spesa per il Signore e per i fratelli.

145 7. Carissimi Fratelli e Sorelle, insieme con tutta la Chiesa, rendiamo grazie al Signore per questi cinque nuovi Santi. Sono nostri amici e protettori, intercessori e modelli di vita. Invochiamoli con la preghiera, approfondiamone la conoscenza, imitiamo le virtù che li hanno resi maestri di umanità e di ascesi evangelica.

La Vergine Maria, che in questo mese di maggio supplichiamo con più intenso amore e devozione, vi assista e vi protegga sempre. Vi accompagni anche la mia benedizione, che con affetto imparto a ciascuno di voi qui presenti, volentieri estendendola a tutti coloro che vi sono cari.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI


DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI




Al Reverendo Padre Yvon Laroche
Superiore generale della Congregazione dei Religiosi di san Vincenzo de' Paoli

1. In occasione del Capitolo generale della vostra Congregazione, desidero assicurarvi della mia preghiera per il nuovo mandato al servizio del dinamismo e della comunione della vostra famiglia religiosa, ed esprimervi la mia riconoscenza per l'opera missionaria del vostro Istituto nel mondo operaio e fra i giovani. Auspico che l'Assemblea capitolare che si sta concludendo possa rafforzare sempre più i vincoli della vostra unità affinché, nella carità fraterna e apostolica, il vostro Istituto cerchi di inscrivere sempre più la sua azione pastorale nella fedeltà al suo carisma fondatore e alla Chiesa, senza eludere le nuove sfide dell'evangelizzazione, poiché lo Spirito Santo vi invita a prendere il largo. Sostenuti dall'audacia apostolica e dalla testimonianza di carità che animarono san Vincenzo de' Paoli e il vostro fondatore, Jean-Léon Le Prévost, aprite vie nuove per comunicare la tenerezza di Cristo ai bambini, ai giovani, agli operai, ai feriti della vita e a tutti coloro che hanno bisogno del suo amore per ricominciare nella speranza!

2. Durante il centocinquantesimo anniversario della vostra fondazione, avete avuto l'opportunità di rendere grazie per l'opera compiuta e di rileggere la vostra storia, per scoprirvi gli appelli di Dio e per valutare la pertinenza delle risposte che la vostra Congregazione ha dato nel corso dei due secoli scorsi. L'esperienza del vostro fondatore e dei suoi compagni, che scoprirono in seno alle Conferenze san Vincenzo de' Paoli del beato Frédéric Ozanam la miseria delle famiglie degli operai private della dignità ed escluse dalla vita sociale, costituisce l'inizio della vostra avventura missionaria. La contemplazione del volto di Cristo nel volto dei poveri di quel tempo ha fatto nascere in essi il desiderio di lasciare ogni cosa per divenire semi del Vangelo nel mondo, segnato allora dalla rivoluzione industriale, da ogni sorta di precarietà, come pure dal rifiuto di Dio e della Chiesa, in particolare nel mondo degli apprendisti e dei giovani operai. I vostri precursori hanno dimostrato che la carità delle opere dona una forza incomparabile alla carità delle parole, partecipando così allo sviluppo della dottrina sociale della Chiesa, formulata nell'Enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII.

Oggi, dalla Francia al Brasile, dal Canada all'Africa, quello stesso dinamismo della missione, mosso dalla carità di Cristo, deve continuare ad animare la vostra vita di religiosi e di sacerdoti. Gli sconvolgimenti dell'economia, il disgregarsi delle solidarietà umane, la frattura nella famiglia, continuano a far emergere nuove forme di precarietà fra le giovani generazioni, portandole spesso a cedere alla tentazione della disperazione o a fare l'esperienza tragica della miseria, della droga, della violenza. Vi incoraggio a trovare risposte adeguate alle attese profonde dei giovani di oggi. In effetti, è fondamentale che essi possano riconoscere in voi dei veri educatori che, con pazienza, permettano loro di acquisire e di vivere i valori umani, morali e spirituali necessari al loro sviluppo integrale. Abitati dalla carità di Cristo che tutto spera, fate scoprire loro che il Signore risorto è il segreto della vostra vita, e che Egli vuole anche divenire il sale della loro esistenza e la luce che illumina il loro futuro, poiché Lui solo può rispondere pienamente alla loro sete di amore, di dignità e di verità! Potranno allora impegnarsi gioiosamente nell'edificazione di un mondo più fraterno e più solidale. È parimenti opportuno promuovere una pastorale dinamica delle vocazioni, che permetta a tutti i giovani che desiderano seguire in modo più radicale Cristo, nel sacerdozio o nella vita consacrata, di trovare fra le persone debitamente formate l'accompagnamento umano e spirituale in vista di un buon discernimento. A tal fine, l'aiuto di altri centri di formazione, in diocesi o Congregazioni religiose, può risultare utile e necessario, offrendo ai vostri futuri sacerdoti la possibilità di incontrare altri giovani che si preparano a impegnarsi nella Chiesa.

3. La formazione dei collaboratori laici che partecipano alla spiritualità e alla missione del vostro Istituto deve parimenti essere oggetto della vostra costante attenzione. È importante che la generosità dei fedeli sia alimentata da una vita in intimità con Cristo e da una illuminata consapevolezza di lavorare all'edificazione del Regno di Dio, come Chiesa, in fiduciosa collaborazione con i Vescovi e le comunità cattoliche locali. Che l'esempio della vostra vita comunitaria e gli strumenti educativi che mettete in atto siano per tutti autentici ambiti di santificazione e di testimonianza, che vi preparino ad ascoltare insieme la volontà del Padre, per rispondere agli appelli che Egli lancia a partire dal mondo dei piccoli e dei poveri! Fedeli al vostro motto Omni modo Christus annuncietur e vivendo fra voi l'amore di Cristo, parteciperete con audacia a quella nuova "fantasia della carità", che io ho auspicato all'inizio del nuovo millennio (cfr Novo Millennio ineunte NM 50).

4. In questo mese di maggio, vi affido alla sollecitudine materna della Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione, e vi imparto di tutto cuore una particolare Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i religiosi di san Vincenzo de' Paoli, ai loro collaboratori, ai giovani e alle famiglie che beneficiano del loro servizio educativo.

Dal Vaticano, 17 maggio 2002

GIOVANNI PAOLO II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DELLA DICHIARAZIONE DELL’INDIPENDENZA


DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DI TIMOR EST




Ai fratelli nell'Episcopato, gli Amministratori Apostolici di Díli e Baucau
146 Alle Onorevoli Autorità,
Al diletto Popolo timorese,

In una solenne celebrazione eucaristica, voi avete voluto rendere grazie a Dio per il dono della libertà e dell'indipendenza del vostro Paese, alla presenza dell'Arcivescovo Renato Martino, mio Inviato Straordinario.

In questo momento così significativo della vostra storia, mentre vi apprestate ad entrare nel novero delle Nazioni libere della terra, mi unisco spiritualmente a tutti voi per condividere il vostro sentimento di esultanza e per spronarvi ad edificare una società giusta, libera, solidale e pacifica.

È giunta l'ora della libertà! È giunto il tempo della ricostruzione! Per voi, carissimi timoresi, risuonano le parole dell'apostolo Paolo: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù" (
Ga 5,1)! La libertà, infatti, va sempre difesa e preservata, sia da ciò che la potrebbe imprigionare, sia da contraffazioni che ne possono snaturare la genuinità, a danno della persona umana e della sua dignità. Vale, allora, l'esortazione dell'Apostolo: "Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio" (1P 2,16).

Questa Patria, che Dio affida alle vostre mani operose, dovrà poggiare sui valori senza i quali non esiste una vera democrazia: rispetto della vita e di ogni persona; solidarietà effettiva tra i membri della stessa comunità; apertura al positivo contributo di ogni sua categoria e di tutti i suoi membri, nel rispetto delle differenti competenze; attenzione ai reali bisogni delle famiglie e, in modo speciale, dei giovani, che sono la promessa dell'avvenire del neonato Paese. In tutto ciò i cristiani devono essere di esempio, tanto più che, come ben insegna la liturgia di questa domenica di Pentecoste, essi hanno ricevuto la forza dello Spirito Santo per rinnovare se stessi ed il mondo.

A tutto il caro popolo timorese rivolgo, quindi, il più fervido augurio di ogni bene; in particolare a S.E. il Sig. Kay Rala Xanana Gusmão, Presidente eletto della Repubblica, a coloro che rivestono cariche istituzionali, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Ad essi, infatti, compete più direttamente la responsabilità di vegliare sul corretto avvio di tutte le strutture politiche ed amministrative, consolidandone operatività e funzionalità per una società nella quale tutti possano essere artefici di uno stesso progetto.

Un fraterno ed affettuoso saluto rivolgo agli Ecc.mi Mons. Carlos Filipe Ximenes Belo e Mons. Basílio do Nascimento, Amministratori Apostolici di Díli e Baucau, e li incoraggio affinché, con la parola illuminata dalla fede, il loro esempio di vita e la loro costante testimonianza di fedeltà al Vangelo e di generoso servizio pastorale, continuino ad essere punti di riferimento e di orientamento sicuro. Il mio pensiero si rivolge anche ai sacerdoti, i religiosi e le religiose, che operano instancabilmente nelle parrocchie, nelle scuole, nei dispensari medici, affinché possano continuare il loro prezioso apostolato di evangelizzazione e di promozione, sia all'interno delle comunità cattoliche, sia in beneficio dell'intera popolazione timorese.

Nell'impartire di cuore l'Apostolica Benedizione a tutti voi, sulle Autorità della Repubblica Democratica di Timor Est e su tutti coloro che lavoreranno per un prospero e sereno avvenire, invoco l'assistenza divina e l'intercessione di Maria Immacolata, a voi cara sotto il titolo della "Vergine di Aitara".

Dal Vaticano, il 6 maggio 2002

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AI VESCOVI ITALIANI RIUNITI

PER LA XLIX ASSEMBLEA GENERALE


DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE


Carissimi Vescovi italiani!

147 1. È con grande gioia che esprimo a voi tutti, riuniti per la vostra XLIX Assemblea Generale, il mio affetto e le mie più vive felicitazioni nella fausta ricorrenza del cinquantesimo anniversario della costituzione della Conferenza Episcopale Italiana.

Ringrazio con voi il Signore, fonte di ogni bene, per questi cinquant'anni di fedele, generoso e illuminato servizio collegiale alle Chiese che sono in Italia e alla diletta Nazione italiana. Ricordo con commossa gratitudine tutti i Presuli che hanno cooperato a costruire e a far prosperare la vostra Conferenza e che ora il Signore ha accolto nella sua dimora di luce e di pace.

2. Con la prima riunione dei Presidenti delle Conferenze Episcopali Regionali - attive in Italia fin dagli ultimi decenni dell'Ottocento -, riunione che si tenne a Firenze il 10 gennaio 1952, ebbe di fatto inizio la vita e l'attività della Conferenza Episcopale Italiana e si avviò così un rinnovato cammino di comunione affettiva ed effettiva tra i Vescovi d'Italia, che si è rivelato assai proficuo per la Chiesa e per il Paese e che si è costantemente sviluppato in speciale unione e piena sintonia con il Successore di Pietro, Vescovo di Roma e Primate d'Italia.

Innestandosi nella grande eredità e nella vivente tradizione di fede, di santità e di cultura cristiana suscitate in Italia dalla predicazione apostolica fin dai primissimi anni dell'era cristiana (cfr Lettera ai Vescovi italiani del 6 gennaio 1994, n. 1), la vostra Conferenza Episcopale ha molto contribuito a conservare e rinnovare, nelle attuali circostanze storiche, questa eredità e questa tradizione, con particolare e decisivo riferimento a quel fondamentale evento ecclesiale che è stato il Concilio Vaticano II, dal quale anche oggi riceviamo l'indicazione delle vie da percorrere per l'annuncio e la testimonianza del Vangelo nel secolo appena iniziato.

Come non ricordare, tra i molteplici insegnamenti e iniziative della C.E.I., la pubblicazione dei nuovi catechismi per la vita cristiana, rivolti alle diverse fasce d'età quali strumenti efficaci del rinnovamento conciliare, e parimenti l'istituzione della Caritas italiana, per favorire e promuovere a tutti i livelli l'attuazione del precetto evangelico della carità? Grande si è pure rivelata l'importanza dei programmi o orientamenti pastorali decennali, con i quali la vostra Conferenza, a partire dagli anni '70, ha individuato e proposto, nella linea del Concilio Vaticano II, l'evangelizzazione come significativa priorità pastorale del nostro tempo, anche in un Paese di antica e radicata tradizione cristiana come l'Italia. Attraverso i Convegni ecclesiali nazionali che hanno scandito gli ultimi tre decenni, i rappresentanti dell'intero Popolo di Dio sono stati chiamati a una crescente assunzione di responsabilità, per ravvivare e adeguare alle mutate circostanze la presenza cristiana in Italia. In questi ultimi anni, con la formulazione e l'inizio della realizzazione del Progetto culturale orientato in senso cristiano, la vostra Conferenza ha saputo individuare una via di risposta a quella sfida decisiva che è costituita dall'evangelizzazione della cultura del nostro tempo.

3. Carissimi Vescovi italiani, nella Bolla di indizione del Grande Giubileo "Incarnationis mysterium" affermavo che "il passo dei credenti verso il terzo millennio non risente affatto della stanchezza che il peso di duemila anni di storia potrebbe portare con sé" (n. 2). Queste parole si addicono in modo speciale all'Italia, com'è testimoniato dall'intensità della vita spirituale e dalla straordinaria capacità di presenza e di servizio che caratterizzano tante vostre comunità.

Perciò, anche davanti alle innegabili e gravi difficoltà che insidiano, in Italia come in tanti altri Paesi, la fede cristiana e gli stessi fondamenti dell'umana civiltà, non ci perdiamo d'animo, ma piuttosto rinnoviamo e approfondiamo la nostra fiducia nel Signore, la cui potenza si manifesta nella nostra debolezza (cfr
2Co 12,9) e la cui misericordia è sempre in grado di vincere il male con il bene.

4. In questa circostanza tanto significativa dei cinquant'anni di vita della vostra Conferenza desidero pertanto, carissimi Fratelli, confermarvi il mio affetto, il mio sostegno e la mia vicinanza spirituale.

Perseverate con grande carità e con serena fermezza nell'esercizio delle vostre responsabilità pastorali. Continuate, in particolare, a dedicare speciale attenzione alla famiglia e all'accoglienza e difesa della vita, promuovendo la pastorale familiare e sostenendo i diritti della famiglia fondata sul matrimonio. Abbiate sempre grande fiducia nei ragazzi e nei giovani e non risparmiate gli sforzi per favorire la loro genuina educazione, anzitutto nella famiglia, nella scuola e nelle stesse comunità ecclesiali. L'appuntamento della XVII Giornata Mondiale della Gioventù, che ci attende nel luglio prossimo a Toronto, dà ulteriore slancio a questo comune impegno.

Avendo di mira il futuro della Chiesa e la sua capacità di presenza missionaria, dedicatevi con passione a promuovere autentiche vocazioni cristiane e in particolare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Anche oggi, infatti, il Signore dona alla Chiesa tutte le vocazioni di cui essa ha bisogno, ma sta a noi, con la preghiera, la testimonianza della vita e la sollecitudine pastorale, di far sì che queste vocazioni non vadano perdute.

Continuate a essere testimoni credibili di solidarietà e generosi operatori di pace. Di autentica pace ha, infatti, grande bisogno il nostro mondo, sempre più interdipendente e tuttavia attraversato da profonde e tenaci divisioni. Di concordia sociale e di sincera ricerca del bene comune ha bisogno anche la diletta Nazione italiana, per rafforzarsi interiormente e socialmente e per dare tutto il proprio contributo alla costruzione di rapporti internazionali più giusti e solidali.

148 5. Nella Lettera che ho scritto a voi Vescovi italiani otto anni or sono, il 6 gennaio 1994 (cfr n.4), sottolineavo che "l'Italia come nazione ha molto da offrire a tutta l'Europa". Ribadisco ora questa convinzione, proprio quando il processo di costruzione della "casa comune" europea è entrato in una fase particolarmente importante, in vista della definizione dei suoi profili istituzionali e del suo allargamento alle Nazioni dell'Europa centrale e orientale.

Carissimi Fratelli nell'Episcopato, l'Italia, in virtù della sua storia, della sua cultura, della sua attuale vitalità cristiana, può davvero svolgere un grande ruolo perché l'Europa che si va edificando non perda le proprie radici spirituali, ma al contrario trovi nella fede vissuta dei cristiani ispirazione e stimolo nel suo cammino verso l'unità. Adoperarvi a questo fine rientra a pieno titolo nella vostra missione di Vescovi italiani.

6. Porgo a voi tutti, e in particolare al vostro Presidente, il Cardinale Camillo Ruini, ai tre Vicepresidenti e al Segretario Generale, Mons. Giuseppe Betori, il mio fraterno e affettuoso saluto.

Questa vostra Assemblea Generale, nella quale vi occuperete soprattutto di quel tema tra tutti primario e fondamentale che è l'annuncio di Gesù Cristo, unico Salvatore e Redentore, nel contesto dell'attuale pluralismo culturale e religioso, sia per ognuno di voi un'intensa e gioiosa esperienza di comunione, dalla quale ricevere nuovo slancio per la fatica quotidiana del nostro ministero.

Mi unisco alla vostra preghiera e insieme a voi ricordo al Signore ciascuna delle vostre Chiese, i vostri amati sacerdoti, i diaconi i seminaristi, i religiosi e le religiose, i fedeli laici e le loro famiglie, le Autorità e tutto il popolo italiano.

Come pegno del mio affetto imparto a tutti la Benedizione Apostolica, propiziatrice della continua assistenza divina.

Dal Vaticano, 20 Maggio 2002


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