GP2 Discorsi 2002 299


AI PARTECIPANTI ALLA XVII CONFERENZA INTERNAZIONALE


PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LA PASTORALE DELLA SALUTE


Giovedì, 7 novembre 2002




300 Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di incontrarvi in occasione della XVII Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale saluto. Il mio pensiero va, in particolare, all’Arcivescovo Mons. Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, che ringrazio per le cortesi parole con cui si è fatto interprete dei sentimenti di tutti ed ha illustrato le finalità del Convegno. Sono lieto che il vostro Dicastero porti avanti questa annuale iniziativa, che costituisce un importante momento di approfondimento e confronto, come pure di dialogo tra l’ambito ecclesiale e quello civile per una finalità prioritaria qual è quella della salute.

Il tema della presente Conferenza - "L’identità delle istituzioni sanitarie cattoliche" - è di grande rilevanza per la vita e la missione della Chiesa. Essa, infatti, nel compiere l’opera di evangelizzazione, ha sempre associato l’assistenza e la cura dei malati, nel corso dei secoli, alla predicazione della Buona Novella (cfr Motu proprio Dolentium hominum, 1).

2. Seguendo da vicino gli insegnamenti di Cristo, Medico Divino, alcuni tra i santi della carità e dell'ospitalità, quali san Camillo de Lellis, san Giovanni di Dio, san Vincenzo de Paoli, hanno dato vita ad ospizi di ricovero e cura, anticipando quelli che sarebbero diventati gli ospedali moderni. La rete delle istituzioni socio-sanitarie cattoliche si è venuta così costituendo come risposta di solidarietà e di carità della Chiesa al mandato del Signore, il quale inviò i Dodici ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi (cfr
Lc 9,6).

In questa prospettiva, vi ringrazio per gli sforzi che state compiendo per dare un nuovo slancio alla Confederatio internationalis catholicorum hospitalium, valido organismo per rispondere sempre meglio alle numerose questioni che interpellano quanti operano nel mondo della salute su vari fronti. Incoraggio, perciò, il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute a sostenere gli sforzi posti in atto dalla Confederazione, affinché il servizio di carità dispiegato dagli ospedali cattolici si ispiri constantemente al Vangelo.

3. Per comprendere fino in fondo l'identità di tali istituzioni sanitarie, occorre andare al cuore di ciò che costituisce la Chiesa, ove la legge suprema è l’amore. Le istituzioni cattoliche della sanità diventano così testimonianza privilegiata della carità del Buon Samaritano poiché, nel curare i malati, compiamo la volontà del Signore e contribuiamo alla realizzazione del Regno di Dio. In tal modo esse esprimono la loro vera identità ecclesiale.

E’ pertanto doveroso riconsiderare da questo punto di vista "il ruolo degli ospedali, delle cliniche e delle case di cura: la loro vera identità non è solo quella di strutture nelle quali ci si prende cura dei malati e dei morenti, ma anzitutto quella di ambienti nei quali la sofferenza, il dolore e la morte vengono riconosciuti ed interpretati nel loro significato umano e specificamente cristiano. In modo speciale, tale identità deve mostrarsi chiara ed efficace negli istituti dipendenti da religiosi o, comunque, legati alla Chiesa" (Lett. enc. Evangelium vitae EV 88).

4. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, riferendomi ai tanti bisogni che, nel nostro tempo, interpellano la sensibilità cristiana, ho ricordato anche quanti mancano delle cure mediche più elementari (cfr n. 50). A questi fratelli e sorelle la Chiesa guarda con particolare sollecitudine, lasciandosi ispirare da una rinnovata "fantasia della carità" (cfr ibid.).

Auspico che le Istituzioni Sanitarie cattoliche e le Istituzioni pubbliche possano efficacemente collaborare, unite dal comune desiderio di servire l'uomo, specialmente il più debole o di fatto non socialmente garantito.

301 Carissimi, con tali auspici affido tutti voi alla materna protezione della Vergine Santa, Salus Infirmorum, mentre, augurando ogni bene per il vostro servizio ecclesiale e per la vostra attività professionale, imparto di cuore a voi, come pure ai vostri familiari e a quanti vi sono cari, una speciale Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DEL "POPE JOHN PAUL II


CULTURAL CENTER" DI WASHINGTON (U.S.A.)


Venerdì, 8 novembre 2002

Eminenza,

Cari amici,

Anche quest'anno sono lieto di accogliervi in Vaticano in occasione della vostra visita annuale. Sono grato al Cardinale Maida per la sua guida costante del Centro e delle sue attività e ringrazio tutti voi perché sostenete i suoi sforzi di presentare la tradizione cattolica nella sua ricchezza e rilevanza culturale.

È significativo che il Centro Culturale abbia aperto le porte proprio quando si concludeva il Grande Giubileo dell'Anno 2000 e la Chiesa si preparava a "prendere il largo" (cfr Lc 5,6) con rinnovato impegno a proclamare il Vangelo a tutte le nazioni e a tutti i popoli. La missione del Centro, che ho molto a cuore, è ispirata dalla salda convinzione che Gesù Cristo, il Verbo Incarnato di Dio, è il centro della storia umana e la chiave che dischiude il mistero dell'uomo e rivela la sua sublime vocazione (cfr Gaudium et spes GS 22). Al fine di edificare un mondo più degno dell'umanità, è urgente proclamare Cristo con gioia e convinzione come "la via, la verità e la luce" (cfr Jn 14,6) che può illuminare la vita di ogni persona e il destino dell'intera famiglia umana. Il Centro Culturale è impegnato a mostrare come il Vangelo risponda ai nostri desideri più profondi e alle nostre più alte aspirazioni, che trovano espressione nelle culture che forgiano il futuro del nostro mondo. Auspico che, svolgendo questa missione fondamentale, il Centro possa dare un contributo particolare alla nuova evangelizzazione.

Cari amici, ringrazio voi, il personale e i benefattori del Centro per la promozione delle sue iniziative. A voi e alle vostre famiglie imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace nel Signore.


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ISTITUTO "FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE"


Venerdì, 8 novembre 2002




Carissime Figlie di Maria Ausiliatrice!

1. Sono lieto di incontrarmi con voi in occasione del Capitolo Generale del vostro Istituto e do a tutte il mio cordiale benvenuto. Saluto poi la riconfermata Superiora Generale, Suor Antonia Colombo, e la ringrazio per le cortesi parole con le quali ha interpretato i sentimenti di voi tutte. Le auguro di saper guidare, coadiuvata dal nuovo Consiglio Generale, la vostra Famiglia religiosa in fedele adesione agli insegnamenti attuali dei santi Giovanni Bosco e Maria Domenica Mazzarello. Estendo il mio cordiale saluto al Rettore Maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, che ha voluto essere presente a questo incontro.

In questi giorni di intenso lavoro avete voluto focalizzare la vostra attenzione sul tema "Nella rinnovata Alleanza, l'impegno di una cittadinanza attiva", tenendo bene in luce il programma dei vostri Fondatori - "formare buoni cristiani e onesti cittadini" -, quanto mai attuale nel presente contesto sociale multiculturale, segnato da tensioni e sfide a volte persino drammatiche. Questo programma vi chiama, care Figlie di Maria Ausiliatrice, a testimoniare la speranza sulle tante frontiere del mondo moderno, sapendo individuare con audacia missionaria strade nuove di evangelizzazione e di promozione umana, specialmente al servizio delle giovani generazioni. Voi dovete saper comunicare alle nuove generazioni, in un clima pervaso di amorevolezza secondo lo stile di don Bosco, il messaggio evangelico, che si sintetizza nell'annuncio dell'amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona.

302 2. Per portare a compimento questa ardua missione, è necessario anzitutto mantenere una costante comunione con Gesù, contemplandone incessantemente il volto nella preghiera, per servirlo poi con ogni energia nei fratelli.

Desidero, pertanto, rivolgere anche a voi l'esortazione evangelica: Duc in altum! (
Lc 5,4), che nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho indirizzato all'intero popolo cristiano. Sì! Prendete il largo, carissime Sorelle, e gettate fiduciose le reti nel nome del Redentore. In un'epoca segnata da una preoccupante cultura del vuoto e del "non senso", annunciate senza compromessi il primato di Dio che ascolta sempre il grido degli oppressi e degli afflitti. Fondamento di ogni impegno apostolico ed antidoto di ogni pericolosa frammentazione interiore è la santità personale, in docile ascolto dello Spirito che libera e trasforma il cuore.

La santità costituisce il vostro compito essenziale e prioritario, care Salesiane. Essa è il migliore apporto che possiate rendere alla nuova evangelizzazione, come pure la garanzia di un servizio autenticamente evangelico in favore dei più bisognosi.

3. La vostra Famiglia religiosa vanta ormai una lunga storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo, alcuni dei quali hanno confermato la loro fedeltà al Vangelo col martirio. Su questa stessa scia dovete oggi proseguire a camminare in ambienti talora turbati da tensioni e paure, da contrapposizioni e divisioni, da estremismi e violenze, capaci persino di offuscare la speranza. Non mancano, tuttavia, inedite opportunità apostoliche e provvidenziali fermenti di rinnovamento evangelico. A voi, come a tutte le religiose e i religiosi, è chiesto di vivere a fondo la scelta radicale delle Beatitudini, imparando alla scuola di Gesù, come Maria, ad ascoltare e mettere in pratica la esigente Parola di Dio. Le Beatitudini, come ricordavo a Toronto nell'incontro con i giovani del mondo intero, descrivono il volto di Gesù e, al tempo stesso, quello del cristiano, sono come il ritratto del discepolo autentico che intende sintonizzarsi in maniera perfetta con il suo divin Maestro.

Animate da tale fervore spirituale, non esiterete a spingervi, con profetica libertà e saggio discernimento, su ardite strade apostoliche e frontiere missionarie, coltivando una stretta collaborazione con i Vescovi e le altre componenti della Comunità ecclesiale. I vasti orizzonti dell'evangelizzazione e l'urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni, costituiscono il campo del vostro apostolato. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù, unico Redentore dell'uomo, e non poche situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale interpellano i credenti.

4. Una così urgente missione richiede un'incessante conversione personale e comunitaria. Solo cuori totalmente aperti all'azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell'umanità bisognosa di giustizia e di pace. Voi potrete andare incontro alle esigenze della gente, se conserverete intatto lo spirito di San Giovanni Bosco e di Santa Maria Domenica Mazzarello, che vissero con lo sguardo rivolto al cielo e il cuore allegro anche quando la sequela di Cristo comportava ostacoli e difficoltà, ed anche apparenti fallimenti.

Care Sorelle, rifulga nei vari campi del vostro servizio ecclesiale la vostra adesione fedele a Cristo e al suo Vangelo.

La Vergine Santissima, che venerate col bel titolo di Maria Ausiliatrice, vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino della vostra Famiglia religiosa, perché possa portare a compimento ogni suo progetto di bene.

Con questi auspici, mentre assicuro il mio affettuoso ricordo nella preghiera per ciascuna di voi e per quanti incontrerete nel vostro quotidiano apostolato, tutte di gran cuore vi benedico.


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PER GLI OPERATORI


DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CULTURA


PROMOSSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


Sabato, 9 novembre 2002




1. Saluto con affetto il Signor Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto, interpretando i sentimenti di tutti i presenti. Porgo il più cordiale benvenuto agli altri Cardinali, agli Arcivescovi e Vescovi, al Ministro delle Comunicazioni, Onorevole Maurizio Gasparri, che partecipano a questo incontro con gli operatori della cultura e della comunicazione, arrivati da tutte le regioni italiane.

303 Voi avete riflettuto sul tema "Comunicazione e cultura: nuovi percorsi per l'evangelizzazione del terzo millennio". E' questa una prospettiva di fondamentale importanza, che merita grande attenzione da parte di tutta la comunità cristiana.

A voi, che operate nel campo della cultura e della comunicazione, la Chiesa guarda con fiducia e con attesa, perché, come protagonisti dei cambiamenti in atto in questi ambiti in un orizzonte di crescente globalità, siete chiamati a leggere e interpretare il tempo presente e a individuare le strade per una comunicazione del Vangelo secondo i linguaggi e la sensibilità dell’uomo contemporaneo.

2. Siamo consapevoli che le rapide trasformazioni tecnologiche stanno determinando, soprattutto nel campo della comunicazione sociale, una nuova condizione per la trasmissione del sapere, per la convivenza tra i popoli, per la formazione degli stili di vita e delle mentalità. La comunicazione genera cultura e la cultura si trasmette mediante la comunicazione.

Ma quale cultura può essere generata da una comunicazione che non abbia al suo centro la dignità della persona, la capacità di aiutare ad affrontare i grandi interrogativi della vita umana, l'impegno a servire con onestà il bene comune, l'attenzione ai problemi della convivenza nella giustizia e nella pace? In questo campo servono operai che, con il genio della fede, sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazione non come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli.

3. Di fronte a questo "nuovo areopago", plasmato in larga misura dai media, dobbiamo essere sempre più consapevoli che "l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso" (Redemptoris missio
RMi 37). Potremmo sentirci inadeguati e impreparati; non dobbiamo tuttavia scoraggiarci. Sappiamo di non essere soli: ci sostiene una forza incontenibile, che scaturisce dall’incontro con il Signore. Se avete assunto questo impegno, cari operatori della comunicazione e della cultura, è perché anche voi, come i discepoli di Emmaus, avete riconosciuto il Signore risorto allo spezzar del pane e avete sentito il cuore ardere di gioia nell’ascoltarlo. E’ questa la sorgente della novità culturale più vera. E’ questo lo stimolo più forte ad un coerente impegno di comunicazione.

Non stanchiamoci di fissare lo sguardo su Gesù di Nazareth, il Verbo fatto carne, che ha realizzato la comunicazione più importante per la storia dell'umanità permettendoci di vedere, attraverso di Lui, il volto del Padre celeste (cfr Jn 14,9) e donandoci lo Spirito di verità (cfr Jn 16,13) che ci insegna ogni cosa. Mettiamoci ancora una volta in ascolto dell’insegnamento di Cristo, affinché il moltiplicarsi delle antenne sui tetti, quali strumenti emblematici della comunicazione moderna, non diventi paradossalmente il segno della incapacità di vedere e di udire, ma sia il segno di una comunicazione che cresce a servizio dell'uomo e del progresso integrale di tutta l'umanità.

4. Su questa strada la Chiesa che è in Italia ha intrapreso un coraggioso cammino. Già il Convegno ecclesiale di Palermo segnò l’avvio di un’intensa azione pastorale. Lì ebbi modo di incoraggiarvi a fare di questo tempo un "tempo di missione e non di conservazione". Da lì soprattutto scaturì la proposta di un "progetto culturale di orientamento cristiano", come contributo alla elaborazione di una visione della vita cristianamente ispirata. Gli stessi "orientamenti pastorali", proposti dai Vescovi italiani per questo decennio, sono caratterizzati da questa scelta, che porta a un coinvolgimento delle comunità cristiane e dei singoli credenti per sostenerli nella comprensione del tempo presente, nella ricerca di stili di vita plausibili e in una più efficace presenza da cristiani nella società.

A partire da tale scelta di fondo, sono state avviate tante pregevoli iniziative nell'ambito delle comunicazioni. Di grande rilievo è il contributo alla lettura originale dei fatti e alla riflessione culturale offerto dal quotidiano nazionale Avvenire, impegnato in una importante e innovativa operazione di rilancio. Non meno significative sono le iniziative di sostegno ai numerosi settimanali cattolici italiani. Nuove possibilità si sono aperte nel campo delle trasmissioni radiotelevisive con la TV satellitare Sat2000 e il circuito radiofonico, che raccoglie numerose radio locali.

Non possiamo non vedere in questo fermento pastorale e culturale un concreto e significativo frutto del Decreto conciliare Inter mirifica. Da questo Decreto ha preso avvio una stagione di grande rinnovamento, e le sue indicazioni restano tuttora valide.

5. La testimonianza dei credenti trova nel mondo dei media e della cultura un campo vastissimo di espressione. Anche in questi settori vanno riconosciute vocazioni specifiche e doni particolari, che certamente il Signore non fa mancare alla sua Chiesa. Soprattutto ai fedeli laici è chiesto di dare prova di professionalità e di autentica coscienza cristiana.

Coloro che operano nei media e fanno cultura, credenti e non credenti, devono avere un'alta consapevolezza delle proprie responsabilità, soprattutto di fronte ai soggetti più indifesi, che spesso sono esposti, senza alcuna tutela, a programmi pieni di violenza e di visioni distorte dell'uomo, della famiglia e della vita. In particolare, le autorità pubbliche e le associazioni per la tutela degli spettatori sono chiamati ad operare, secondo le proprie competenze e responsabilità, affinché i media conservino alta la loro finalità primaria di servizio alle persone e alla società. L’assenza di controllo e di vigilanza non è garanzia di libertà, come molti vogliono far credere, e finisce piuttosto per favorire un uso indiscriminato di strumenti potentissimi che, se usati male, producono effetti devastanti nelle coscienze delle persone e nella vita sociale. In un sistema di comunicazioni sempre più complesso e ad estensione planetaria, servono anche regole chiare e giuste a garanzia del pluralismo, della libertà, della partecipazione e del rispetto degli utenti.

304 6. Cari operatori della comunicazione e della cultura, avete davanti a voi una grande sfida: guardate con fiducia e speranza al futuro, spendendo le energie migliori e confidando nel sostegno del Signore! Vi accompagno con la mia preghiera, ben sapendo, anche per esperienza personale, quanto la questione culturale sia centrale per l'evangelizzazione e quanto i media possano contribuire a un profondo rinnovamento culturale illuminato dal Vangelo.

Maria, che ha accolto il Verbo della vita e che ha ricevuto con gli Apostoli il dono dello Spirito nell'effusione della Pentecoste, vi accompagni e vi sostenga, affinché possiate sempre annunciare e testimoniare il Vangelo con la vita e con l’impegno nelle comunicazioni e nella cultura.

A tutti la mia Benedizione!

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONFERENZA DELLA "CATHOLIC FRATERNITY


OF CHARISMATIC COVENANT


COMMUNITIES AND FELLOWSHIPS"




Alla Catholic Fraternity
of Charismatic Covenant Communities and Fellowships

"Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15,13). È con le parole dell'Apostolo Paolo che vi saluto in occasione della vostra Conferenza che si sta svolgendo a Roma. Questa è certamente un'occasione di gioioso rendimento di grazie in quanto celebrate trentacinque anni di Rinnovamento Carismatico Cattolico nella Chiesa. Mentre inizio il mio venticinquesimo anno di Pontificato, vi ringrazio per le preghiere con le quali mi avete accompagnato e per la vostra fedeltà al ministero che mi è stato affidato. Il vostro contributo alla vita della Chiesa, attraverso la vostra fedele testimonianza della presenza e dell'azione dello Spirito Santo, ha aiutato molte persone a riscoprire nella propria vita la bellezza della grazia donata loro con il Battesimo, la porta per la vita nello Spirito (Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1213). Le ha aiutate a conoscere la forza della piena effusione dello Spirito Santo concessa con la Confermazione (Cfr ibid., n. 1302). Mi unisco a voi nel lodare la Santissima Trinità per l'opera dello Spirito, che continua ad attirare le persone nella vita di Cristo in modo più pieno e a rendere più perfetti i loro vincoli con la Chiesa (Cfr Lumen gentium LG 11).

La vostra riflessione sulla vita familiare, i giovani e la promozione umana non può non aprire i cuori e le menti ai bisogni dell'umanità mentre cerca di trovare uno scopo in un mondo troppo spesso afflitto da una "crisi del senso" (Fides et ratio, n. 81). Siete pienamente consapevoli dell'urgenza di una nuova evangelizzazione, una evangelizzazione della cultura, affinché la vita sia caratterizzata dalla speranza piuttosto che dalla paura o dallo scetticismo. Nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte ho incoraggiato tutti a confidare nelle parole che Cristo ha rivolto a Pietro: "Prendi il largo" ("Duc in altum", Lc 5,4). Vi incoraggio a rendere le vostre comunità segni viventi della speranza, fari della Buona Novella di Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo.

Essere testimoni autentici della speranza significa essere testimoni autentici della verità e della visione della vita affidata alla Chiesa e da essa proclamata. La comunione nella fede e nella vita, in sincera unione con i Successori degli Apostoli, è già di per sé una potente testimonianza dell'ancora della verità di cui il mondo ha tanto bisogno. La grande sfida che dobbiamo affrontare in questo nuovo millennio, quindi, è quella di rendere la Chiesa la casa e la scuola della comunione (Cfr Novo Millennio ineunte NM 43). Quella che è una sfida per tutta la Chiesa lo è certamente anche per la Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships. La fedeltà alla natura ecclesiale delle vostre comunità farà sì che le loro preghiere e attività siano strumenti del profondo mistero della Chiesa, donatore di vita. È proprio questo che determinerà la loro capacità di attirare nuovi membri. Pertanto, con San Pietro vi incoraggio a dare ragione della speranza che è in voi; tuttavia fatelo con dolcezza e rispetto (Cfr 1P 3,15-16).

Affidando i lavori della vostra Conferenza alla costante protezione di Maria, Madre della Chiesa e Sede della Sapienza, di cuore imparto a ognuno di voi e alle comunità che rappresentate la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 7 novembre 2002

GIOVANNI PAOLO II



ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE


Lunedì, 11 novembre 2002


305 Cari membri della Pontificia Accademia delle Scienze,

è per me un grande piacere salutarvi in occasione della vostra Assemblea plenaria, e porgo un saluto particolarmente cordiale a quanti fra voi sono nuovi membri. Quest'anno concentrate il dibattito e la riflessione su "I valori culturali della scienza". Questo tema vi permette di prendere in considerazione gli sviluppi scientifici nel loro rapporto con altri aspetti generali dell'esperienza umana.

Infatti, anche prima di parlare dei valori culturali della scienza, potremmo affermare che la scienza stessa è un valore per la conoscenza e per la comunità umane. È infatti grazie alla scienza che oggi possediamo una comprensione più ampia del posto occupato dall'uomo nell'universo, delle connessioni fra la storia umana e la storia del cosmo, della coesione strutturale e della simmetria degli elementi di cui la materia è composta, della notevole complessità e, al contempo, del coordinamento sorprendente dei processi vitali stessi. È grazie alla scienza che siamo in grado di apprezzare ancor di più ciò che un membro di questa Accademia ha definito "la meraviglia di essere uomo": è il titolo che John Eccles, Premio Nobel per la Neurofisiologia e membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha dato al suo libro sul cervello e sulla mente dell'uomo (J.C. Eccles, D. N. Robinson, The Wonder of Being Human: Our Brain and Our Mind; Free Press, New York, 1984).

Questa conoscenza rappresenta un valore profondo e straordinario per tutta la famiglia umana e ha anche un significato incommensurabile per le discipline della Filosofia e della Teologia, mentre proseguono lungo il cammino dell'intellectus quaerens fidem e della fides quarens intellectum e aspirano a una comprensione sempre più completa della ricchezza del sapere umano e della rivelazione biblica. Se oggi la Filosofia e la Teologia comprendono meglio che in passato cosa significa essere un essere umano nel mondo, lo devono in gran parte alla scienza, perché quest'ultima ci ha mostrato quanto numerose e complesse siano le opere della creazione e quanto similmente sia infinito il cosmo. La meraviglia assoluta che ha ispirato le prime riflessioni filosofiche sulla natura non scema di fronte a nuove scoperte scientifiche. Al contrario, aumenta con l'acquisizione di una nuova nozione. La specie capace di "stupore creaturale" viene trasformata nel momento in cui la nostra comprensione della verità e della realtà diviene più ampia, mentre siamo condotti ad una ricerca sempre più in profondità dell'esperienza e dell'esistenza umane.

Tuttavia, il valore culturale e umano della scienza è visibile anche nel suo progresso dal livello di ricerca e di riflessione a quello dell'attuazione pratica. Infatti, il Signore Gesù ha ammonito i suoi seguaci: "a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto" (
Lc 12,48). Gli scienziati, quindi, proprio perché "sanno di più", sono chiamati a "servire di più". Poiché la libertà di cui godono nella ricerca dà loro accesso al sapere specializzato, hanno la responsabilità di utilizzare quest'ultimo saggiamente per il bene di tutta la famiglia umana. Non mi riferisco solo ai pericoli impliciti in una scienza priva di un'etica saldamente radicata nella natura della persona umana e nel rispetto per l'ambiente, temi che ho affrontato molte volte in passato (cfr Discorsi alla Pontificia Accademia delle Scienze, 28 ottobre 1994, 27 ottobre 1998 e 12 marzo 1999; Discorso alla Pontificia Accademia per la Vita, 24 febbraio 1998).

Penso anche ai benefici enormi che la scienza può apportare ai popoli del mondo attraverso la ricerca di base e le applicazioni tecnologiche. La comunità scientifica, proteggendo la sua legittima autonomia dalle pressioni economiche e politiche, non cedendo alle forze del consenso o al desiderio di profitto, impegnandosi in una ricerca generosa volta alla verità e al bene comune, può aiutare i popoli del mondo e servirli in modi non accessibili ad altre strutture.

All'inizio di questo nuovo secolo, gli scienziati devono chiedersi se non possono fare di più a questo proposito. In un mondo sempre più globalizzato, non possono forse fare di più per aumentare i livelli di istruzione e migliorare le condizioni di salute, per studiare strategie per una distribuzione più equa delle risorse, per facilitare la libera circolazione dell'informazione e l'accesso di tutti a quel sapere che migliora la qualità della vita, elevandone il livello? Non possono forse far udire la propria voce più chiaramente e con maggiore autorità per la pace nel mondo? So che possono farlo e so che potete farlo anche voi, cari membri della Pontificia Accademia delle Scienze! Mentre vi apprestate a celebrare il quarto centenario dell'Accademia il prossimo anno, trasmettete queste sollecitudini e queste aspirazioni alle agenzie internazionali che lavorano con l'ausilio del vostro operato, portatele ai vostri colleghi, portatele nei luoghi nei quali vi impegnate nella ricerca e insegnate. In tal modo, la scienza contribuirà a unire menti e cuori, promuovendo il dialogo non solo fra singoli ricercatori in diverse parti del mondo, ma anche fra nazioni e culture, offrendo un contributo inestimabile alla pace e all'armonia fra i popoli.

Nel rinnovarvi i miei ferventi auspici per il successo della vostra opera in questi giorni, elevo la mia voce al Signore del cielo e della terra, pregando affinché la vostra attività sia sempre più uno strumento di verità e di amore nel mondo. Su di voi, sulle vostre famiglie e sui vostri colleghi invoco di cuore l'abbondanza della grazia e delle benedizioni divine.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL VESCOVO DI PIAZZA ARMERINA (ITALIA)




A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. MICHELE PENNISI
Vescovo di Piazza Armerina

306 Ho appreso con vivo compiacimento che nei giorni 9 e 10 novembre corrente avrà luogo ad Enna un convegno sul tema "La spiritualità e l'impegno dei laici nella carità, fondamento della giustizia e di un'autentica promozione umana". L'incontro, voluto dall'Istituto di Promozione Umana "Mons. Francesco di Vincenzo", dal Rinnovamento nello Spirito Santo e dalla Delegazione Regionale Caritas Sicilia, offrirà l'occasione per presentare il progetto "Polo di eccellenza di promozione umana e della solidarietà" intitolato a Mario e Luigi Sturzo.

Nel rivolgere il mio cordiale saluto agli organizzatori e a quanti interverranno al Convegno, esprimo sentito apprezzamento per l'iniziativa, che risponde assai bene all'orientamento pastorale indicato nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte: "Tante cose, anche nel nuovo secolo, saranno necessarie per il cammino storico della Chiesa; ma se mancherà la carità (agape), tutto sarà inutile" (n. 42).

La carità comporta spirito di fraternità nella Chiesa, chiamata ad essere casa e scuola di comunione (ivi, 43). La carità domanda altresì per sua natura di farsi attenzione operosa e concreta verso ogni essere umano, specialmente verso i piccoli e i poveri.

Nel vasto campo d'azione di questa rinnovata "fantasia della carità" (ivi, 50), un ruolo insostituibile spetta ai laici cristiani, chiamati ad animare con lo spirito evangelico ogni ambito della vita sociale. Per far questo, essi dovranno mantenere fisso lo sguardo su Cristo, diventando sempre più capaci di autentica preghiera contemplativa. Occorre ripartire costantemente da Lui e riconoscerne il volto nei fratelli più provati ed emarginati.

La Vergine Maria, specchio di carità e di giustizia, sia per ciascuno modello da imitare e Madre da invocare incessantemente. Nel contesto spirituale ed ecclesiale dell'Anno del Rosario, che ho voluto indire per invitare i fedeli a riscoprire questa preziosa preghiera, il presente Convegno assume un rilievo singolare specialmente per l'opera che esso intende promuovere. Possa la meditazione dei misteri di Cristo, contemplati sotto la guida di Maria nella recita del Santo Rosario, realizzare il clima propizio per costruire una realtà umana, pervasa dall'amore redentore di Cristo.

A tal fine, assicuro il mio orante ricordo, mentre formulo i migliori auguri, che accompagno ben volentieri con una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 8 Novembre 2002

IOANNES PAULUS II




VISITA AL PARLAMENTO ITALIANO IN SEDUTA PUBBLICA COMUNE

(PALAZZO MONTECITORIO)

DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 14 novembre 2002




Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Onorevoli Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
307
GP2 Discorsi 2002 299