GP2 Discorsi 2002 307

307 Onorevoli Deputati e Senatori!

1. Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l'intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti ed a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento Italiano.

Ringrazio il Signor Presidente della Camera dei Deputati ed il Signor Presidente del Senato della Repubblica per le nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte occasioni in cui mi è dato di incontrarli. E' un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani, anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine.

Già negli anni degli studi a Roma e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, è venuta crescendo nel mio animo l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile. Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano, concretandosi anche in tante figure di Santi e di Sante il cui carisma ha esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d'Europa e del mondo. Basti pensare a San Francesco d'Assisi ed a Santa Caterina da Siena, Patroni d'Italia.

2. Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.

A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome.

3. Tentando di gettare uno sguardo sintetico sulla storia dei secoli trascorsi, potremmo dire che l'identità sociale e culturale dell'Italia e la missione di civiltà che essa ha adempiuto ed adempie in Europa e nel mondo ben difficilmente si potrebbero comprendere al di fuori di quella linfa vitale che è costituita dal cristianesimo.

Mi sia pertanto consentito di invitare rispettosamente voi, eletti Rappresentanti di questa Nazione, e con voi tutto il popolo italiano, a nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori trasmesso dagli avi. E' sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi audacemente lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che l'Italia può dare agli sviluppi della civiltà umana.

Alla luce della straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire dalla Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto ordine civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava: Hominum causa omne ius constitutum est. E' implicita, in tale affermazione, la convinzione che esista una "verità sull'uomo", che si impone al di là delle barriere di lingue e culture diverse.

In questa prospettiva, parlando davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite nel 50° anniversario di fondazione, ho ricordato che vi sono diritti umani universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze oggettive di una legge morale universale. Ed aggiungevo: "Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732).

4. Seguendo con attenzione amica il cammino di questa grande Nazione, sono indotto inoltre a ritenere che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna. Per le ricchezze della sua lunga storia, come per la molteplicità e vivacità delle presenze e iniziative sociali, culturali ed economiche che variamente configurano le sue genti e il suo territorio, la realtà dell'Italia è certamente assai complessa e sarebbe impoverita e mortificata da forzate uniformità.

308 La via che consente di mantenere e valorizzare le differenze, senza che queste diventino motivi di contrapposizione ed ostacoli al comune progresso, è quella di una sincera e leale solidarietà. Essa ha profonde radici nell'animo e nei costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e benemerite forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei rapporti tra le molteplici componenti sociali della popolazione e le diverse aree geografiche in cui essa è distribuita.

Voi stessi, come responsabili politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini.

5. Decisiva è, in questa prospettiva, la presenza nell'animo di ciascuno di una viva sensibilità per il bene comune. L'insegnamento del Concilio Vaticano II in materia è molto chiaro: "La comunità politica esiste (...) in funzione di quel bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e dal quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario e proprio" (Gaudium et spes
GS 74).

Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Al riguardo, nella Lettera enciclica Veritatis splendor mettevo in guardia dal "rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità" (n. 101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, "le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia" (n. 46).

6. Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione. La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni, ma soprattutto stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza.

L'azione pastorale a favore della famiglia e dell'accoglienza della vita, e più in generale di un'esistenza aperta alla logica del dono di sé, sono il contributo che la Chiesa offre alla costruzione di una mentalità e di una cultura all'interno delle quali questa inversione di tendenza diventi possibile. Ma sono grandi anche gli spazi per un'iniziativa politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l'educazione dei figli.

7. In un tempo di cambiamenti spesso radicali, nel quale sembrano diventare irrilevanti le esperienze del passato, aumenta la necessità di una solida formazione della persona. Anche questo, illustri Rappresentanti del popolo italiano, è un campo nel quale è richiesta la più ampia collaborazione, affinché le responsabilità primarie dei genitori trovino adeguati sostegni. La formazione intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della vita.

L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. E' mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'"essere" che gli è proprio. E' chiaro, peraltro, all'occhio del saggio che l'uomo conta come uomo per ciò che è più che per ciò che ha. Il valore umano della persona è in diretta ed essenziale relazione con l'essere, non con l'avere.Proprio per questo una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei Paesi europei.

Non meno importante, per la formazione della persona, è poi il clima morale che predomina nei rapporti sociali e che attualmente trova una massiccia e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione: è questa una sfida che chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali. La Chiesa, per parte sua, non si stancherà di svolgere, anche in questo campo, quella missione educativa che appartiene alla sua stessa natura.

8. Il carattere realmente umanistico di un corpo sociale si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli. Guardando al cammino percorso dall'Italia in questi quasi sessant'anni dalle rovine della seconda guerra mondiale, non si possono non ammirare gli ingenti progressi compiuti verso una società nella quale siano assicurate a tutti accettabili condizioni di vita. Ma è altrettanto inevitabile riconoscere la tuttora grave crisi dell'occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà, miserie ed emarginazioni, antiche e nuove, che affliggono numerose persone e famiglie italiane o immigrate in questo Paese. E' grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo.

Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società.

309 9. Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo. Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della "casa comune" europea non manchi il "cemento" di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli.

E' quindi necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito. Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: "Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

10. Il nuovo secolo da poco iniziato porta con sé un crescente bisogno di concordia, di solidarietà e di pace tra le Nazioni: è questa infatti l'esigenza ineludibile di un mondo sempre più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di comunicazioni, in cui tuttavia spaventose disuguaglianze continuano a sussistere. Purtroppo le speranze di pace sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare da quello che insanguina la Terra Santa. A ciò s'aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni. Proprio in una tale situazione le religioni sono invece stimolate a far emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi "convertendo" verso la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione.

Per questa grande impresa, dai cui esiti dipenderanno nei prossimi decenni le sorti del genere umano, il cristianesimo ha un'attitudine e una responsabilità del tutto peculiari: annunciando il Dio dell'amore, esso si propone come la religione del reciproco rispetto, del perdono e della riconciliazione. L'Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire all'umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni.

Illustri Rappresentanti del Popolo italiano, dal mio cuore sgorga spontanea una preghiera: da questa antichissima e gloriosa Città - da questa "Roma onde Cristo è Romano", secondo la ben nota definizione di Dante (Purg. 32, 102) -chiedo al Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero.

Dio benedica l'Italia!


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL BRASILE (LESTE II) IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 16 novembre 2002




Venerati Fratelli nell'Episcopato,

1. Saluto tutti voi affettuosamente con le parole di San Pietro, il primo Papa: "grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro", avendo voi anche ricevuto "per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo", "la stessa preziosa fede" (2P 1,1-2), per ravvivare la speranza nel cuore degli uomini e delle donne di questo tempo.
Desidero ringraziare per le parole e i sentimenti espressi, a nome di tutto l'Episcopato di Minas Gerais e di Espíritu Santo, dal signor Cardinale Serafim Fernandes de Araújo, Arcivescovo di Belo Horizonte, lieto di vedere come l'amore di Cristo vi sprona a un apostolato intenso e generoso a favore della crescita del Regno di Dio nelle comunità che vi sono state affidate. Questa Visita ad Limina vi dà l'opportunità di esporre con sufficiente ampiezza, sia mediante le relazioni che avete presentato sia durante i colloqui personali che avete avuto con me, le vostre ansie e preoccupazioni pastorali. Il mio incontro odierno con voi mi consente, in primo luogo, di ringraziarvi a nome della Chiesa, per il vostro zelo nel lavoro che realizzate e poi di confermarvi nella missione comune di Buon Pastore che offre al Popolo di Dio, soprattutto alle famiglie, i pascoli dove trovare la vita e trovarla in abbondanza.

2. Nella Lettera che ho rivolto alle famiglie nel 1994 ho detto che la famiglia si trova "al centro del grande combattimento tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra l'amore e quanto all'amore si oppone. Alla famiglia è affidato il compito di lottare prima di tutto per liberare le forze del bene, la cui fonte si trova in Cristo Redentore dell'uomo. Occorre far sì che tali forze siano fatte proprie da ogni nucleo familiare affinché... la famiglia sia "forte di Dio"" (23).

310 Cellula originaria della società e "Chiesa domestica" (Lumen gentium LG 11), la famiglia costituisce il primo ambito naturale della maturazione umana e cristiana delle nuove generazioni, formandole ai valori cristiani dell'onestà e della fedeltà, dell'operosità e della fiducia nella Divina Provvidenza, dell'ospitalità e della solidarietà; oggi, quindi, ha bisogno di un sostegno particolare per resistere alle minacce disgreganti della cultura individualista.

3. Nel corso del mio Pontificato ho insistito sull'importanza del ruolo svolto dal nucleo familiare nella società. Ricordo che durante il mio primo viaggio pastorale in Brasile ho sottolineato la sua influenza nella formazione della vostra cultura (cfr Omelia, Rio de Janeiro, 01/07/1980, n. 4).

Esistono valori che denotano una tradizione da lungo tempo acquisita dal popolo brasiliano, come il rispetto, la solidarietà, la vita privata, valori che hanno un'origine comune: la fede vissuta dai vostri avi. La donna brasiliana, in modo particolare, ha avuto sempre un proprio posto, insostituibile e fondamentale, nell'origine e nella durata di qualsiasi famiglia. La sposa apporta al matrimonio e la madre alla vita di famiglia doti peculiari legate alla sua fisiologia e psicologia, carattere, intelligenza, sensibilità, affetto, comprensione della vita e atteggiamento dinanzi ad essa, ma soprattutto spiritualità e rapporto con Dio, indispensabili per forgiare l'uomo e la donna di domani. Costituisce l'anello fondamentale dell'amore, pace e garanzia di futuro di qualsiasi comunità familiare.

È indubbio che esistono fattori sociali che hanno portato a destabilizzare il nucleo familiare in questi ultimi decenni e che sono stati indicati nel Documento di Puebla: sociali (strutture di ingiustizia), culturali (educazione e mezzi di comunicazione sociale), politici (dominazione e manipolazione), economici (salari, disoccupazione, pluri-impiego) e religiosi (secolarismo) (n. 572). Senza dimenticare che, in alcune regioni del vostro Paese, la carenza di abitazioni, di igiene, di strutture sanitarie e di educazione contribuiscono a disgregare la famiglia.

A questi fattori, si unisce la mancanza di valori morali che apre le porte all'infedeltà e alla dissoluzione del matrimonio. Le leggi civili che hanno favorito il divorzio e minacciano la vita cercando di introdurre ufficialmente l'aborto, le campagne di controllo della natalità che, invece di invitare ad una procreazione responsabile, attraverso i ritmi naturali di fertilità, hanno portato alla sterilizzazione di migliaia di donne, soprattutto nel nordest, e hanno diffuso l'uso di metodi anticoncezionali, rivelano ora i loro risultati più drammatici. La stessa mancanza di un'informazione obiettiva e lo sradicamento geografico danneggiano la convivenza sociale, dando origine a un processo disgregante del nucleo familiare nei suoi elementi essenziali.

Questa situazione, nonostante gli innegabili sforzi di varie iniziative pastorali o di movimenti religiosi, volti al recupero della visione cristiana della famiglia, sembra continuare ad influire sulla realtà sociale brasiliana.

4. Conosco il vostro impegno nel difendere e promuovere questa istituzione, che ha la sua origine in Dio e nel suo piano di salvezza (cfr Familiaris consortio FC 49). Oggi osserviamo una corrente molto diffusa in alcune zone che tende a indebolire la sua vera natura. Di fatto, non mancano tentativi, nell'opinione pubblica e nella legislazione civile, di equiparare la famiglia a mere unioni di fatto o a riconoscere come tale l'unione di persone dello stesso sesso. Queste e altre anomalie ci portano a proclamare, con fermezza pastorale, la verità sul matrimonio e la famiglia. Cessare di farlo sarebbe una grave omissione pastorale, che indurrebbe le persone all'errore, soprattutto quelle che hanno l'importante responsabilità di prendere decisioni sul bene comune della Nazione.

È necessario dare una risposta vigorosa a questa situazione soprattutto attraverso un'azione catechetica ed educativa più incisiva e costante, che permetta di promuovere l'ideale cristiano della comunione coniugale fedele e indissolubile, vero cammino di santità e apertura alla vita.
In questo contesto, ricordo nuovamente la necessità di rispettare la dignità inalienabile della donna, per rafforzare il suo importante ruolo, sia nell'ambito della famiglia sia in quello della società in generale. In effetti è triste osservare che "la donna è ancora oggetto di discriminazione" (Ecclesia in America, n. 45), soprattutto quando è vittima di abusi sessuali e della prepotenza maschile. È pertanto necessario sensibilizzare le istituzioni pubbliche al fine di promuovere maggiormente la vita familiare basata sul matrimonio e proteggere la maternità nel rispetto della dignità di tutte le donne (cfr Ibidem). Inoltre, non si insiste mai abbastanza sul valore insostituibile della donna nel focolare domestico: questa, dopo aver dato alla luce un bambino, è il punto di riferimento costante per la crescita umana e spirituale di questo nuovo essere. L'amore della madre nella famiglia è un dono prezioso, tesoro che si conserva per sempre nel cuore.

5. Non possiamo dimenticare che la famiglia deve testimoniare i suoi valori dinanzi a sé e alla società. I compiti che Dio invita a svolgere nella storia nascono dallo stesso disegno originale e rappresentano il suo sviluppo dinamico ed esistenziale. I coniugi devono essere i primi a testimoniare la grandezza della vita coniugale e familiare, fondata sulla fedeltà all'impegno assunto dinanzi a Dio. Grazie al Sacramento del Matrimonio, l'amore umano acquista valore soprannaturale, rendendo i coniugi capaci di partecipare allo stesso amore redentore di Cristo e a vivere come particella viva della santità della Chiesa. Questo amore, di per sé, si assume la responsabilità di contribuire alla generazione di nuovi figli di Dio.

Tuttavia, come imparare ad amare e a donarsi generosamente? Nulla induce tanto ad amare, diceva san Tommaso, come il sapersi amato. Ed è proprio la famiglia, comunione di persone dove regna l'amore gratuito, disinteressato e generoso, il luogo in cui si impara ad amare. L'amore reciproco dei coniugi si prolunga nell'amore per i figli. La famiglia è in effetti, più di qualunque altra realtà umana, l'ambito in cui l'uomo è amato per se stesso e in cui impara a vivere "il dono sincero di sé". La famiglia è quindi una scuola di amore, nella misura in cui persevera nella propria identità: la comunione stabile di amore fra un uomo e una donna, fondata sul matrimonio e aperta alla vita.

311 Ho voluto ricordare questi principi, venerati Fratelli nell'Episcopato, poiché quando scompaiono l'amore, la fedeltà o la generosità dinanzi ai figli, la famiglia si sfigura. E le conseguenze non si fanno attendere: per gli adulti la solitudine, per i figli l'abbandono, per tutti la vita diventa un territorio inospitale. L'ho fatto, in un certo senso, per invitare tutte le forze della Pastorale diocesana a non esitare nell'assistere quei coniugi che si trovano in difficoltà, incoraggiandoli opportunamente a essere fedeli alla loro vocazione di servizio alla vita e alla piena umanità dell'uomo e della donna, fondamento della "civiltà dell'amore". A quanti temono le esigenze che tale fedeltà comporta, il Papa dice: Non abbiate paura dei rischi! "Non c'è situazione difficile che non possa essere affrontata adeguatamente quando si coltiva un coerente clima di vita cristiana" (Discorso all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 18/10/2002, n. 3). Del resto, immensamente più grande del male che opera nel mondo è l'efficacia del Sacramento della Penitenza, cammino di riconciliazione con Dio e con il prossimo.

6. Nella Campagna della Fraternità del 1994, ho osservato nuovamente, con una certa apprensione, la direzione presa dall'istituzione della famiglia nella vostra patria. "Il clima di edonismo" ho detto in quella occasione "e di indifferenza religiosa, che è alla base della rovina di gran parte della società, si propaga al suo interno ed è la causa di disgregazione di molte famiglie".

Desidero pertanto invitare quanti si dedicano alla Pastorale Familiare delle vostre Diocesi a conferire un nuovo impulso alla difesa e alla promozione dell'istituzione familiare, con un'adeguata preparazione a questo grande Sacramento, "in riferimento a Cristo e alla Chiesa", come dice san Paolo (
Ep 5,32). Attraverso gli insegnamento della Chiesa, offerti nelle classi, nei corsi pre-matrimoniali, negli incontri con coppie di sposi idonee o un sacerdote esperto, il matrimonio rafforzerà la fede, la speranza e la carità degli sposi dinanzi alla nuova situazione sociale e religiosa che sono chiamati ad affrontare.

L'occasione è parimenti propizia per una rievangelizzazione dei battezzati, quando questi si avvicinano alla Chiesa per chiedere il Sacramento del Matrimonio. In tal senso richiama l'attenzione l'istruzione primaria e superiore che, pur avendo compiuto in alcuni luoghi passi significativi, manca della corrispondente evoluzione nella vita cristiana delle giovani generazioni. In questo settore, le comunità ecclesiali hanno un ruolo importante da svolgere poiché così facendo, sperimentando e testimoniando l'amore di Dio, potranno manifestarlo con efficacia e in profondità a quanti hanno bisogno di conoscerlo. Una proposta pastorale per la famiglia in crisi presuppone, come esigenza preliminare, una chiarezza dottrinale, effettivamente insegnata nel campo della Teologia Morale, sulla sessualità e sulla valorizzazione della vita. Le opinioni contrastanti di teologi, sacerdoti e religiosi, divulgate dai mezzi di comunicazione sociale, sulle relazioni pre-matrimoniali, il controllo della natalità, l'accesso dei divorziati ai Sacramenti, l'omosessualità, la fecondazione artificiale, l'uso di pratiche abortive o l'eutanasia, mostrano il grado di incertezza e la confusione che turbano e finiscono con l'anestetizzare la coscienza di molti fedeli.

Alla base della crisi, si percepisce la rottura fra l'antropologia e l'etica, caratterizzata da un relativismo morale secondo il quale si valorizza l'atto umano, non in riferimento a principi permanenti e oggettivi, propri della natura creata da Dio, ma conformemente a una riflessione meramente soggettiva su ciò che è più conveniente al progetto personale di vita. Si produce pertanto un'evoluzione semantica in cui l'omicidio si chiama morte indotta, l'infanticidio aborto terapeutico e l'adulterio diviene una semplice avventura extramatrimoniale. Non avendo più una certezza assoluta nelle questioni morali, la legge divina diviene una proposta facoltativa nell'offerta variegata delle opinioni più in voga.

Dobbiamo indubbiamente rendere grazie a Dio poiché sono ben radicate le tradizioni religiose della famiglia di Minas Gerais, dove nascono molte vocazioni religiose e per il seminario. Tuttavia, senza trascurare le altre priorità del lavoro pastorale, in modo particolare la Pastorale vocazionale e l'accompagnamento e la formazione dei candidati al sacerdozio, è necessario uno sforzo generoso nel vasto campo dell'apostolato della famiglia attraverso la catechesi, le prediche, la consulenza personale. È in tale ottica che le comunità ecclesiali di Espíritu Santo stanno favorendo l'arricchimento della vita ecclesiale nel proprio Stato. Anche a loro desidero trasmettere la mia lode e il mio incoraggiamento per l'opera evangelizzatricse che stanno realizzando.

7. Il mio pensiero si volge infine ai processi di nullità matrimoniale sottoposti all'esame dei vostri Tribunali diocesani e, quando è il caso, alla Rota Romana.

Nella sua fedeltà a Cristo, la Chiesa non può smettere di riaffermare in modo persuasivo "il lieto annuncio della definitività di quell'amore coniugale, che ha in Gesù Cristo il suo fondamento e la sua forza (cfr Ep 5,25)" (Familiaris consortio FC 20). Per questo, "il giudice ecclesiastico, autentico "sacerdos iuris"" come ho già affermato "non può non essere chiamato ad attuare un vero "ufficium caritatis et unitatis". Quanto mai impegnativo, quindi, è il vostro compito e al tempo stesso di alto spessore spirituale, divenendo voi effettivi artefici di una singolare diaconia per ogni uomo ed ancor più per il "christifidelis"" (Discorso alla Rota Romana, 17/01/1998, n. 2). Nella sua preoccupazione di applicare autenticamente le norme processuali, è in gioco non solo la credibilità della fede rivelata, ma anche la pace delle coscienze. In alcune vostre Diocesi, è stato compiuto uno sforzo organizzativo dei Tribunali, rafforzando quelli Interdiocesani. Formulo voti affinché, in questo delicato processo interdisciplinare, la fedeltà alla verità rivelata sul matrimonio e sulla famiglia, interpretata in modo autentico dal Magistero della Chiesa, costituisca sempre il punto di riferimento e l'autentico stimolo per un profondo rinnovamento di questo settore della vita ecclesiale.

8. La Santa Famiglia, icona e modello di ogni famiglia umana, aiuti ognuno di voi a procedere nello spirito di Nazareth. Pertanto, amati Fratelli nell'Episcopato, trasmettete ai fedeli che vi sono stati affidati l'incoraggiamento insito nel fatto che "com'era a Cana di Galilea, Sposo tra quegli sposi che si affidavano vicendevolmente per tutta la vita, il buon Pastore è oggi con voi come ragione di speranza, forza dei cuori, fonte di entusiasmo sempre nuovo e segno della vittoria della "civiltà dell'amore". Gesù, il buon Pastore, ci ripete: Non abbiate paura. Io sono con voi. "Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20)" (Lettera alle Famiglie LF 18). Questa certezza porti i coniugi e quanti li aiutano a comprendere e mettere in pratica l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio, e di essa si nutra incessantemente il vostro ministero episcopale, venerati Fratelli, certezza nella quale vi confermo con la Benedizione Apostolica che di buon grado vi imparto, estendendola a ognuna delle vostre Comunità diocesane.


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