GP2 Discorsi 2003 290


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PARLAMENTARE


DELL’ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA


E LA COOPERAZIONE IN EUROPA (O.S.C.E.)


Venerdì, 10 ottobre 2003




291 Signor Presidente,
Egregi Parlamentari,

1. Sono grato per le gentili parole che l'onorevole Bruce George, Presidente della vostra Assemblea Parlamentare, mi ha rivolto al termine della Conferenza sulla libertà di religione, promossa dal Signor Marcello Pacini, Capo della Delegazione italiana. Saluto cordialmente tutti i presenti, e al contempo vi ringrazio per questa cortese visita.

Sin dall'inizio del processo di Helsinki, gli Stati partecipanti hanno riconosciuto la dimensione internazionale del diritto alla libertà di religione e la sua importanza per la sicurezza e la stabilità della comunità delle nazioni. L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa prosegue nel suo impegno di assicurare che questo diritto umano basilare, fondato sulla dignità della persona umana, venga rispettato in maniera adeguata. In un certo senso, la difesa di questo diritto è la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani.

2. Consapevole di questi sforzi, desidero oggi esprimere il mio apprezzamento e, al contempo, incoraggiarvi a proseguire con generosità questo impegno. È vero che oggi molti giovani crescono senza essere consapevoli dell'eredità spirituale che appartiene loro. Nonostante ciò, la dimensione religiosa non cessa di influenzare vasti gruppi di cittadini.

Pertanto, è importante che, mentre si rispetta un sano senso della natura secolare dello Stato, venga riconosciuto il ruolo positivo dei credenti nella vita pubblica. Ciò corrisponde, tra le altre cose, alle esigenze di un sano pluralismo e contribuisce alla costruzione di una democrazia vera, che è l'impegno autentico dell'OSCE.

Quando gli Stati sono disciplinati ed equilibrati nell'espressione della loro natura secolare, viene favorito il dialogo tra i diversi settori sociali e, quindi, viene promossa una cooperazione trasparente e frequente tra la società civile e religiosa, che reca benefici al bene comune.

3. Nello stesso modo in cui la società viene danneggiata quando si relega la religione alla sfera privata, anche la società e le istituzioni civili vengono impoverite quando la legislazione, in violazione della libertà di religione, promuove l'indifferenza religiosa, il relativismo e il sincretismo religioso, forse perfino giustificandoli attraverso una comprensione errata della tolleranza.

Al contrario, tutti i cittadini ne traggono beneficio quando vengono apprezzate le tradizioni religiose nelle quali ogni popolo è radicato, e con le quali le popolazioni, generalmente, si identificano in modo particolare. La promozione della libertà di religione può avvenire anche mediante disposizioni prese per le differenti discipline giuridiche delle diverse religioni, purché l'identità e la libertà di ciascuna religione venga garantita.

4. Pertanto, posso solo invitare voi, cari Legislatori, ad abbracciare l'impegno che i vostri Paesi hanno assunto, nell'OSCE, nell'ambito della libertà di religione.

L'OSCE va elogiata anche per aver riconosciuto l'importanza istituzionale di questa libertà: penso in particolare al paragrafo 16 del Documento Finale di Vienna del 1989. Una tale difesa d'alto profilo della libertà di religione, è un forte deterrente contro la violazione dei diritti umani da parte delle comunità che sfruttano la religione per scopi ad essa estranei. D'altra parte, la corretta promozione della religione soddisfa le aspirazioni degli individui e dei gruppi, trascendendole e portandole a un compimento più perfetto.

292 Il rispetto di ogni espressione della libertà di religione, pertanto, è visto come mezzo molto efficace per garantire la sicurezza e la stabilità in seno alla famiglia dei popoli e delle nazioni nel XXI secolo.

Porgendovi i miei migliori auspici, invoco la benedizione di Dio Onnipotente su tutti voi e sul vostro lavoro al servizio della persona umana e della pace.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI DI OZIERI (ITALIA)


Sabato, 11 ottobre 2003


Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgervi il mio cordiale saluto in occasione del vostro pellegrinaggio alla sede di Pietro, nel secondo centenario della costituzione della Diocesi di Ozieri, erede della storia plurisecolare delle antiche circoscrizioni ecclesiastiche di Castro e Bisarcio.

Desidero salutare anzitutto il vostro Vescovo, il caro Monsignor Sebastiano Sanguinetti, che ringrazio per le cortesi parole poc'anzi rivoltemi a nome dei presenti. Insieme con lui, saluto il Cardinale Mario Francesco Pompedda, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, vostro condiocesano. Esprimo, altresì, il mio benvenuto ai Sindaci e alle altre Autorità civili, come pure ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici qui intervenuti. Estendo il mio pensiero all’intera vostra Comunità diocesana, con un ricordo speciale per gli ammalati, gli anziani, le persone sole e quanti si trovano in difficoltà.

2. So che l'evento giubilare, che state celebrando, è stato preparato da un intenso cammino di preghiera e di riflessione, durato ben cinque anni. Me ne compiaccio con voi! Tra le numerose iniziative da voi promosse, è di significativa rilevanza la grande Missione popolare, durante la quale la Parola di Dio è stata annunciata ai giovani, alle famiglie, al mondo del lavoro e in ogni ambiente di vita della Diocesi.

A conclusione del Giubileo dell’Anno Duemila, con la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, ho indicato all’intero Popolo di Dio la santità come meta a cui tendere con slancio rinnovato. Rinnovo questa esortazione a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, mentre vi invito a guardare avanti con fiducia e speranza. La santità si nutre di incessante preghiera, di ascolto della Parola, di intensa vita sacramentale (cfr nn. 30-41).

3. Per affrontare le sfide che quest’epoca di vasti e rapidi mutamenti sociali e culturali pone alla comunità cristiana, occorre restare fedeli ai perenni valori della fede e ripresentarli con un linguaggio adatto al mondo di oggi. Soltanto un annuncio coerente del Vangelo può far presa sull'uomo del terzo millennio, sempre più stanco di parole e non di rado tentato dallo scoraggiamento.

E’ necessario ripartire da Cristo, morto e risorto per noi. Egli è la sorgente a cui attingere per venire incontro ai problemi e alle aspirazioni dei giovani, alle preoccupazioni delle famiglie, alle sofferenze degli ammalati e di tanti anziani soli. Da Cristo viene il coraggio per lottare contro i tristi fenomeni dell'illegalità e della violenza omicida. Con il suo aiuto è possibile costruire una società solidale nel rispetto della dignità d’ogni persona.

4. Gesù ha bisogno anche di te, cara Diocesi di Ozieri, perché il suo Vangelo sia meglio conosciuto ed accolto. Consapevole del suo mandato agli Apostoli - "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), - sappi imprimere alla tua azione un sempre più marcato vigore missionario. Nessuno sforzo venga risparmiato, nessuna iniziativa tralasciata, nessuna energia trascurata al fine di far incontrare con il Signore gli uomini e le donne della Sardegna.

293 Io ti accompagno con la preghiera, mentre ti auguro di saper interpretare anche oggi, come nel passato, la tua missione evangelizzatrice, per essere testimone della presenza di Dio tra gli abitanti del Goceano e del Logudoro.

Con questi sentimenti, invoco la materna protezione della Vergine Maria, e con affetto imparto a voi qui presenti, alle vostre famiglie e alle vostre comunità una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo alle persone care e a tutti i fedeli della Diocesi ozierese.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI


ALLA MARCIA PER LA PACE PERUGIA-ASSISI




Al venerato Fratello
Mons. SERGIO GORETTI
Vescovo di Assisi

1. Sono lieto di rivolgere un cordiale saluto a Lei e, attraverso di Lei, venerato Fratello, a tutti i partecipanti alla marcia per la pace che, partendo da Perugia, verrà a concludersi ad Assisi. In codesta Città, nel 1986, invitai per un significativo incontro i responsabili delle varie religioni. Oggi, come allora, ho davanti agli occhi la grande visione del profeta: tutti i popoli in cammino dai diversi punti della Terra per raccogliersi attorno a Dio come un'unica, grande famiglia (cfr Is 2,2-5). E' il sogno della speranza che spinse il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni XXIII, a scrivere la "Pacem in terris", di cui ricordiamo quest'anno il quarantesimo anniversario, e che codesta marcia della pace intende commemorare.

2. Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all’acquisto di armi. E’ stato come se si “sprecasse” la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri. Come non pensare alla persistente violenza che insanguina, ad esempio, il Medio-Oriente e, in particolare, la Terra Santa? Come restare indifferenti di fronte a un panorama di conflitti che si allarga sempre più e interessa varie parti della Terra?

Che fare? Malgrado le difficoltà, non bisogna perdere la fiducia. E’ doveroso continuare a operare per la pace, ad essere artefici di pace. La pace è un bene di tutti. Ciascuno è chiamato ad essere costruttore di pace nella verità e nell’amore.

3. E’ stato scelto come tema di questa edizione della marcia: "Costruiamo insieme un'Europa per la pace". Mi rallegro con gli organizzatori ed i protagonisti, che in questa benemerita iniziativa hanno voluto unire le due dimensioni: l'Europa e la pace.Potremmo dire che esse si sostengono a vicenda: l'una richiama l'altra.

Da giovane, ho potuto constatare per esperienza personale il dramma di un'Europa priva della pace. Ciò mi ha ancor più spinto ad operare instancabilmente perché l'Europa ritrovasse la solidarietà nella pace e divenisse, tra gli altri Continenti, artefice di pace, dentro e fuori dei suoi confini. Sono convinto che si tratta di una missione da riscoprire in tutta la sua forza ed urgenza. E’ necessario che il Continente europeo, rifacendosi alle sue nobili tradizioni spirituali, sappia spendere con generosità, a favore dell’intera umanità, il suo ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di Cristo. E’ questo l’auspicio che affido alla materna intercessione di Maria, Regina della Pace, e di san Francesco, profeta di pace.

Con tali sentimenti, invio a Lei e a tutti coloro che prendono parte a così sentita iniziativa di pace la mia Benedizione.

294 Dal Vaticano, 11 ottobre 2003

GIOVANNI PAOLO II



MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO


DEI CATTOLICI LAICI DELL'EUROPA DELL'EST




1. Il mio saluto di pace a tutti voi - Signori Cardinali, venerati Fratelli, Vescovi, cari sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici - convenuti a Kyiv da diversi Paesi, e non senza sacrifici, per prendere parte al Congresso dei laici cattolici dell'Europa dell'Est. Siete venuti a questo appuntamento animati dalla stessa speranza che sostiene le vostre Chiese. Chiese martoriate ed eroiche, che in mezzo alle tribolazioni, e non di rado fino all'effusione del sangue, hanno perseverato nell'adesione a Cristo, unico Signore, nella fedeltà alla Chiesa cattolica, nell'affermazione del valore della libertà.

Un saluto e un ringraziamento particolari ai Signori Card. Lubomyr Husar e Marian Jaworski, senza il cui prezioso sostegno il Congresso non si sarebbe potuto realizzare. La mia gratitudine alla Chiesa in Ucraina - che il Signore mi ha dato di visitare nel mese di giugno di due anni fa e della quale porto nel cuore vivida memoria -, per aver voluto ospitare un evento tanto significativo. Le mie congratulazioni al Signor Card. James Francis Stafford per questa stimolante iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici, per me motivo di grande compiacimento.

2. La pesante eredità dei regimi totalitari atei, che hanno lasciato dietro di sé vuoto e ferite profonde inferte alle coscienze, impone tuttora ai Paesi dell'Europa dell'Est un duro impegno nel processo di ricostruzione religiosa, morale e civile; di consolidamento della ritrovata sovranità, libertà, democrazia; di risanamento dell'economia. Nel faticoso cammino che le vostre Nazioni dovranno percorrere per riappropriarsi della propria storia e della propria dignità culturale, voi cristiani laici avete un ruolo d'importanza fondamentale nel quale siete insostituibili. A voi, che siete stati indomiti testimoni della fede ai tempi della prova e della persecuzione, nel tempo della riconquistata libertà religiosa, il Signore chiede di preparare il terreno per una vigorosa rinascita della Chiesa nei vostri Paesi. Dopo lunghi decenni di una penosa spaccatura, che ha provocato come l'asfissia delle comunità cristiane dell'Est, l'Europa torna a respirare con i suoi due polmoni, dischiudendo grandi possibilità alla diffusione del Vangelo.

3. La vecchia Europa, dall'Ovest all'Est, è alla ricerca della sua nuova identità. In questo processo essa non può dimenticare quali siano le sue radici. L'Europa deve ricordarsi che la linfa vitale dalla quale per due millenni essa ha tratto le ispirazioni più nobili dello spirito è stato il cristianesimo. Come ho scritto nell'Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, oggi “la cultura europea dà l'impressione di una ‘apostasia silenziosa’ da parte dell'uomo sazio che vive come se Dio non esistesse” (n. 9). E tuttavia non mancano segni incoraggianti di “una nuova primavera cristiana” (Lett. en. Redemptoris missio, 86), che si profilano anche all'orizzonte delle vostre Chiese. La sua piena fioritura, però, dipenderà dall'irrinunciabile apporto dei fedeli laici, chiamati a rendere presente la Chiesa di Cristo nel mondo, annunciando e servendo il Vangelo della speranza (cfr Esort. ap. Ecclesia in Europa, 41). Il tema del vostro Congresso - “Essere testimoni di Cristo oggi” - esprime bene il significato di questa missione, che nessun battezzato può delegare o eludere. A voi, riuniti nell'ammirevole città di Kyiv che vide il battesimo dell'antica Rus', è affidata la responsabilità di trasmettere alle generazioni future il patrimonio della fede cristiana. Ciò sarà possibile nella misura in cui ciascuno di voi saprà rinsaldare la consapevolezza del proprio battesimo. Il sacramento del Battesimo ci rende figli di Dio chiamati alla santità, membri della Chiesa - Corpo mistico dì Cristo -, corresponsabili nell'edificazione delle comunità cristiane, partecipi della missione della Chiesa di annunciare agli uomini la Buona Novella della salvezza. La riscoperta della dignità battesimale dei fedeli laici e della loro responsabilità nella missione della Chiesa è uno dei frutti del Concilio Vaticano II. Per questo ripeto a voi, che siete riuniti a Kyiv, le parole rivolte ai fedeli convenuti a Roma nel 2000 per celebrare il Giubileo dell'apostolato dei laici: “Bisogna ritornare al Concilio. Bisogna riprendere in mano i documenti del Vaticano II per riscoprirne la grande ricchezza di stimoli dottrinali e pastorali. In particolare, dovete riprendere in mano quei documenti voi laici, ai quali il Concilio ha aperto straordinarie prospettive di coinvolgimento e di impegno nella missione della Chiesa” (Omelia in occasione del Giubileo dell’apostolato dei laici: 26 novembre 2000). Con il Concilio è scoccata l'ora del laicato nella Chiesa! La vostra vocazione e missione porterà frutto a condizione che, nel vostro agire, sappiate sempre ritornare a Cristo, ripartire da Cristo, mantenere fisso lo sguardo sul volto di Cristo. “Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14): queste parole il Signore le rivolge ad ognuno di voi. Fate risplendere la sua luce nella vostra vita personale, nella vostre famiglie, negli ambienti di lavoro, nel mondo dell'educazione, della cultura e della politica, in tutti i settori nei quali si opera in favore della pace e per costruire un ordine sociale più a misura dell'uomo e rispettoso della sua dignità inalienabile.

4. Per i laici, questo è il tempo della speranza e dell'audacia! La Chiesa ha bisogno di voi e sa di potervi affidare grandi responsabilità. Ringrazio perciò i vostri Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose per l'impegno fin qui profuso nella formazione di cristiani maturi e radicati nella fede. Porgendo loro l'espressione della mia gratitudine, li esorto a continuare quest'opera, puntando a una catechesi organica pensata per le diverse fasce di età e le diverse situazioni e condizioni di vita, e investendo energie e mezzi specialmente nella formazione umana e cristiana delle giovani generazioni, speranza della Chiesa e avvenire dei popoli. Un aiuto prezioso in tal senso può venire dalle associazioni, dai movimenti ecclesiali e dalle nuove comunità, dalla cui esperienza sono nati itinerari pedagogici fecondi e un rinnovato slancio apostolico.

Cari fedeli laici, non scoraggiatevi dinanzi alle sfide del nostro tempo! Attingete sostegno dall'esempio e dall'intercessione dei martiri, la cui testimonianza è “suprema incarnazione del Vangelo della speranza” (Esort.. ap. Ecclesia in Europa, 13). Fate delle vostre famiglie delle vere Chiese domestiche e delle vostre parrocchie autentiche scuole di preghiera e di vita cristiana. Voi, che avete riconquistato la libertà a prezzo dì grandi sofferenze, non lasciate mai che essa si svilisca nella rincorsa dei falsi ideali prospettati dall'utilitarismo, dall'edonismo individualista, dal consumismo sfrenato che caratterizzano tanta parte della cultura moderna. Custodite le vostre ricche tradizioni cristiane, resistete alla tentazione insidiosa di escludere Dio dalla vostra vita o di ridurre la fede a gesti ed episodi sporadici e superficiali. Voi siete uomini e donne “nuovi”. Il vostro sguardo sulla realtà sia, dunque, uno sguardo illuminato dalla fede e dagli insegnamenti della Chiesa.

5. Nelle vostre Chiese sia tenuta in debita considerazione la necessità di promuovere “una spiritualità della comunione, [da far] emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano” (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 43). E ciò nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle famiglie e nella società. Questa spiritualità ci sollecita in modo speciale a un rinnovato impegno ecumenico. Debitamente formati e sempre nel rispetto della libertà, nell'amore fraterno, nel dialogo e nella collaborazione i fedeli laici possono aprire strade all'unità dei cristiani, che è un “andare insieme verso Cristo”. Anche qui vorrei richiamarvi all'esempio dei martiri, la cui testimonianza è diventata patrimonio comune delle diverse Chiese cristiane ed è più convincente dei fattori di divisione (cfr Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 37). Anche voi, siete chiamati a testimoniare Cristo insieme a tutti i fratelli cristiani in tutti i luoghi in cui vi ritrovate a vivere e in tutte le opere nelle quali vi ritrovate a collaborare. L'amore di Cristo sana le ferite, cancella i pregiudizi, prepara le vie dell'unità. Pregate incessantemente affinché ciò che pare impossibile alla logica umana Dio lo renda possibile con il suo aiuto potente: portare a compimento il mandato di suo Figlio: “Ut unum sint” (Jn 17,21).

6. Nel mio ministero di Successore di Pietro, pellegrino nel mondo. Dio mi ha concesso di poter visitare alcuni dei vostri Paesi. Porto nel cuore quelle esperienze straordinarie di accoglienza festosa e di cordiale ospitalità, di fede e di devozione. Solo la Provvidenza sa se potrò continuare il mio pellegrinaggio pastorale nelle vostre terre benedette. Oggi il mio abbraccio include, insieme a voi, tutti i popoli, le Nazioni e le Comunità cristiane ai quali appartenete. Tutti affido a Maria, Madre della Chiesa, Ausilio dei cristiani. A Lei ci rivolgiamo con speciale devozione in questo anno dedicato al Rosario. Voglia la Vergine intercedere presso suo Figlio perché la sua grazia alimenti e sostenga la rinascita delle vostre Chiese e dei vostri Paesi. Augurando al Congresso dei laici cattolici dell'Europa dell'Est abbondanti frutti dì rinnovato impegno per la causa di Cristo, di cuore invio a voi che vi partecipate la mia speciale benedizione, che volentieri estendo alle persone che vi sono care e a tutte quelle che incontrerete sul vostro cammino di discepoli di Cristo.

Dal Vaticano, 4 ottobre 2003.

GIOVANNI PAOLO II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONSULTA DELL'ORDINE EQUESTRE


DEL SANTO SEPOLCRO


Illustri Signori,
gentili Signore,
295 carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di rivolgervi un affettuoso saluto nell'odierna circostanza, che vede riunita la Consulta del benemerito Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Uno speciale, grato pensiero va al Cardinale Carlo Furno, Gran Maestro dell'Ordine, che con grande dedizione segue le vostre attività.

Per mezzo vostro, carissimi componenti del Gran Magistero e Luogotenenti, giunga poi l'espressione del mio apprezzamento a tutti i Cavalieri e le Dame del Santo Sepolcro, che operano in favore dei cristiani in Terra Santa. Tutti vi lodo ed incoraggio per il sostegno che non fate mancare alle istituzioni del Patriarcato Latino di Gerusalemme, e per ogni altra iniziativa da voi generosamente promossa.

2. "Crescere per servire: servire per crescere": ecco un motto a voi caro. Esso costituisce un obiettivo da perseguire con impegno da parte di ogni singolo membro del vostro Sodalizio.

Molteplici, e talora ingenti, sono le necessità a cui bisogna far fronte per promuovere la giustizia e la pace nella Regione Medio Orientale, segnata da una persistente e grave crisi sociale ed economica.

Le auspicate prospettive di pacificazione e di ricostruzione richiedono la corresponsabile collaborazione di tutti: dei governi e delle istituzioni religiose, delle organizzazioni umanitarie e di ogni persona di buona volontà.

In questo contesto si colloca la vostra azione umanitaria e spirituale, che interessa un settore quanto mai vitale com'è quello della gioventù. L'aiuto ai cristiani di Terra Santa si realizza, in maniera concreta, fornendo ai ragazzi e ai giovani un'adeguata formazione scolastica. A tale proposito, auspico che, con sempre maggiore sicurezza e stabilità, si riesca ad assicurare l'educazione cristiana nelle scuole, in un clima di rispetto e di collaborazione fra le varie componenti della società.

Altrettanto importante è il sostegno finanziario dell'Ordine per "aiutare le opere e le istituzioni cultuali, caritative, culturali e sociali della Chiesa cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del e nel Patriarcato Latino di Gerusalemme" (Statuto, Art. 2).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Fa parte della vostra missione venire incontro ai bisogni della Chiesa in Terra Santa; ma è ancor più necessario offrire una coerente testimonianza di fede. Prima vostra preoccupazione sia, pertanto, quella di tendere alla santità, che è la vocazione universale di tutti i cristiani.

Siate costruttori di amore e di pace, ispirandovi nella vita e nelle opere al Vangelo e specialmente al mistero della passione e della risurrezione di Cristo. Vostro modello sia Maria, la Madre dei credenti, sempre pronta ad aderire con gioia alla volontà di Dio. InvocateLa ogni giorno con la bella e tradizionale preghiera del Rosario, che aiuta a contemplare Cristo con lo sguardo della sua santa Madre. Questo sarà per voi fonte di crescita, come avvenne per il beato Bartolo Longo, vostro illustre confratello.

Con tali sentimenti, imparto di cuore a ciascuno di voi una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai membri dell'intero Ordine Equestre del Santo Sepolcro ed alle rispettive famiglie.

296 Dal Vaticano, 16 Ottobre 2003

GIOVANNI PAOLO II



XXV ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

FIRMA E PROMULGAZIONE

DELLA ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE


"PASTORES GREGIS"



Giovedì, 16 ottobre 2003


Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. Con intima gioia firmo e consegno all’intera Chiesa e, idealmente, a ciascuno dei suoi Vescovi l’Esortazione Apostolica post-sinodale "Pastores gregis". L’ho redatta raccogliendo i vari contributi offerti dai Padri della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha avuto per tema: "Il Vescovo, ministro del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".

Rivolgo il mio cordiale e fraterno saluto ai Signori Cardinali, con uno speciale, grato pensiero per il Card. Jan Pieter Schotte, Segretario Generale dei Sinodo dei Vescovi. Saluto poi i Patriarchi, i Presidenti delle Conferenze Episcopali e gli Arcivescovi e Vescovi presenti. Attraverso di voi, venerati Fratelli, l’espressione del mio affetto giunga all’intero Collegio Episcopale. In esso si riflettono l’universalità e l’unità del Popolo di Dio pellegrino nel mondo (cfr Lumen gentium LG 22). Estendo il mio saluto a tutte le Chiese particolari nelle loro componenti: presbiteri, diaconi, persone consacrate e fedeli laici. Assicuro a ciascuno la mia spirituale vicinanza.

2. I Padri sinodali hanno richiamato la grande importanza del servizio episcopale per la vita del Popolo di Dio. Si sono soffermati a lungo sulla natura collegiale dell’Episcopato; hanno sottolineato come le funzioni di insegnare, santificare e governare debbano essere esercitate nella comunione gerarchica e nella fraterna unità con il Capo e con gli altri membri del Collegio episcopale.

La figura evangelica del Buon Pastore è stata l’icona alla quale i lavori sinodali hanno fatto costante riferimento. L’Assemblea sinodale ha indicato in modo concreto quale debba essere lo spirito con cui il Vescovo è chiamato a svolgere nella Chiesa il suo servizio: conoscenza del gregge, amore per tutti e attenzione ad ogni persona, misericordia e ricerca della pecorella smarrita. Ecco alcune caratteristiche che contraddistinguono il ministero del Vescovo. Egli è chiamato ad essere padre, maestro, amico e fratello di ogni uomo sull’esempio di Cristo. Percorrendo fedelmente questa via, potrà giungere alla santità, una santità che dovrà crescere non accanto al ministero, ma attraverso il ministero stesso.

3. In quanto araldo della divina Parola, maestro e dottore della fede, il Vescovo ha il compito di insegnare con franchezza apostolica la fede cristiana, riproponendola in modo autentico.

In quanto "economo della grazia del supremo sacerdozio" (Lumen gentium LG 26), curerà che le celebrazioni liturgiche siano epifania del mistero. Siano cioè espressione della genuina natura della Chiesa, che attivamente rende culto a Dio, per Cristo, nello Spirito Santo.

Quale guida del popolo cristiano, con una potestà pastorale e ministeriale, il Vescovo dovrà preoccuparsi di promuovere la partecipazione di tutti i fedeli all’edificazione della Chiesa. Svolgerà questo suo specifico compito con quella responsabilità personale, che gli proviene dalla sua missione a servizio dell’intera Comunità.

297 Attento ai bisogni della Chiesa e del mondo, affronterà le sfide dell’ora presente. Sarà profeta di giustizia e di pace, difensore dei diritti dei piccoli e degli esclusi. Proclamerà a tutti il Vangelo della vita, della verità e dell’amore. Avrà uno sguardo di predilezione verso la moltitudine di poveri che popola la terra.

Memore dell’anelito di Cristo "ut omnes unum sint" (
Jn 1,21), egli sosterrà innanzitutto il cammino ecumenico, affinché la Chiesa risplenda tra i popoli come vessillo di unità e di concordia. Nella società multietnica di questo inizio del terzo millennio, si farà inoltre promotore del dialogo interreligioso.

4. Signori Cardinali, venerati Patriarchi e Fratelli nell’Episcopato, nel consegnare l’Esortazione apostolica post-sinodale "Pastores gregis", sono ben consapevole della molteplicità dei compiti che il Signore ci ha affidato. L’ufficio a cui siamo stati chiamati è difficile e grave. Dove troveremo la forza per adempierlo secondo i voleri di Cristo? Indubbiamente soltanto in Lui. Essere Pastori del suo gregge è oggi particolarmente faticoso ed esigente. Dobbiamo però avere fiducia "contra spem in spem" (Rm 4,18). Cristo cammina con noi e ci sostiene con la sua grazia.

Ci ravvivi nella speranza Maria Santissima che, insieme agli Apostoli, attese nella preghiera unanime e perseverante lo Spirito Santo. Interceda presso Dio affinché il volto luminoso di Cristo risplenda sempre nella Chiesa.

Carissimi Fratelli nell’Episcopato! Il Papa condivide le sollecitudini, le ansie, le sofferenze, le speranze e le gioie del vostro ministero. E’ spiritualmente accanto a ciascuno di voi, mentre con affetto imparte a tutti la Sua Benedizione.




AL TERMINE DEL CONCERTO ESEGUITO


DALL'ORCHESTRA MITTELDEUTSCHER RUNDFUNK


IN OCCASIONE DEL XXV ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO


Venerdì, 17 ottobre 2003

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
gentili Signori e Signore,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Desidero esprimere cordiale gratitudine agli organizzatori dello splendido concerto di questa sera. E’ gratitudine che si estende anche ai componenti dell’Orchestra Sinfonica e del Coro del Mitteldeutscher Rundfunk, che lo hanno magistralmente eseguito sotto la guida dell’illustre Direttore Howard Arman.

298 Il mio pensiero va poi al Cardinale Joseph Ratzinger, che ringrazio per le parole di augurio rivoltemi a nome di tutti i presenti. Saluto, inoltre, i Signori Cardinali, i Vescovi, i Prelati della Curia Romana, i Membri del Corpo Diplomatico, le Autorità e ciascuno degli intervenuti. La calorosa partecipazione di tante persone rende ancor più significativo questo incontro.

2. La nona Sinfonia, l’ultima di Ludwig van Beethoven, ci ha invitato a meditare sulla ricchezza e talora la drammaticità dell’esistenza umana. Nel gran finale, l’Inno alla gioia ha condotto il nostro pensiero, oltre che all’umanità nel suo insieme, alla nuova Europa, che sta allargando i suoi confini ad altri Paesi. Attingendo al patrimonio di valori umani e cristiani del suo passato, possa il Continente europeo contribuire a costruire un futuro ricco di speranza e di pace per l’intera umanità.

A tutti un sentito grazie dal profondo del cuore!

Con la mia Benedizione.



XXV ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO


GIOVANNI PAOLO II


AI CARDINALI, PATRIARCHI, PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI E AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO


PROMOSSO DAL COLLEGIO CARDINALIZIO


18 ottobre 2003


Signor Cardinale Decano,
Signori Cardinali e Patriarchi,
venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. Ho ascoltato con grande attenzione il vostro messaggio, letto dal Decano del Collegio cardinalizio, il Signor Cardinale Joseph Ratzinger. Con animo grato accolgo il deferente saluto e il cordiale augurio che egli ha voluto rivolgermi a nome di tutti i presenti.

Saluto i Signori Cardinali, i venerati Patriarchi, i Presidenti delle Conferenze Episcopali e quanti hanno preso parte al Convegno da voi promosso, durante il quale sono state passate in rassegna alcune linee dottrinali e pastorali che hanno ispirato, nei trascorsi venticinque anni, l’attività del Successore di Pietro.

A voi, in particolare, amati Fratelli del Collegio cardinalizio, va il mio sincero ringraziamento per l’affettuosa vicinanza che, non solo in questa circostanza, ma costantemente mi fate sentire. Anche questo incontro ne è una eloquente dimostrazione. Oggi si rende in certo modo ancor più visibile il senso di unità e di collegialità che deve animare i sacri Pastori nel comune servizio al Popolo di Dio. Grazie per questa vostra testimonianza!


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