GP2 Discorsi 2003 299

299 2. Riandando con la mente ai trascorsi cinque lustri, ricordo le molte volte in cui mi avete aiutato con il vostro consiglio a meglio comprendere rilevanti questioni riguardanti la Chiesa e l’umanità. Come potrei non riconoscere che il Signore ha agito per mezzo vostro nel sostenere il servizio che Pietro è chiamato a rendere ai credenti e a tutti gli uomini?

L’uomo di oggi - come Ella, Signor Cardinale Decano, ha voluto sottolineare - si dibatte in una affannosa ricerca di valori. Anche lui - secondo l’intuizione che fu già di Agostino – non potrà trovare pace che nell’amore per Dio spinto fino alla disponibilità a sacrificare se stesso.

Le trasformazioni profonde sopravvenute negli ultimi venticinque anni interpellano il nostro ministero di Pastori, posti da Dio quali testimoni intrepidi di verità e di speranza. Il coraggio nel proclamare il Vangelo mai deve venir meno; anzi, sino all’ultimo respiro deve essere il nostro principale impegno, affrontato con dedizione sempre rinnovata.

3. L’unico Vangelo annunciato con un cuore solo e un’anima sola: questo è il comando di Cristo; questo chiede a noi, come singoli e come Collegio, la Chiesa di oggi e di sempre; questo attende da noi l’uomo contemporaneo.

E’ perciò indispensabile coltivare tra noi una unità profonda, che non si limiti ad una collegialità affettiva, ma che si fondi in una piena condivisione dottrinale e si traduca in una armoniosa intesa a livello operativo.

Come potremmo essere autentici maestri per l’umanità e credibili apostoli della nuova evangelizzazione, se lasciassimo entrare nei nostri cuori la zizzania della divisione? L’uomo d’oggi ha bisogno di Cristo e della sua parola di salvezza. Solo il Signore, infatti, sa dare risposte vere alle ansie e agli interrogativi dei nostri contemporanei. Egli ci ha inviati nel mondo come Collegio unico e indiviso, che deve dare testimonianza con voce concorde della sua persona, della sua parola, del suo mistero. Ne va della nostra credibilità!

Tanto più incisiva sarà la nostra opera quanto più sapremo far risplendere il volto della Chiesa che ama i poveri, che è semplice e che si schiera dalla parte dei più deboli. Un esempio emblematico di questo atteggiamento evangelico ci è offerto da Madre Teresa di Calcutta, che domani avrò la gioia di iscrivere nell’albo dei Beati.

4. Provenendo da ogni Continente, voi, Signori Cardinali che a speciale titolo appartenete alla veneranda Chiesa di Roma, potete essere di valido sostegno al Successore di Pietro nel compimento della sua missione. Con il vostro ministero, con la sapienza raccolta dalle vostre culture di appartenenza, con l’ardore della vostra consacrazione, voi formate un’onorata corona che abbellisce il volto della Sposa di Cristo. Anche per questa ragione, a voi è chiesto uno sforzo costante di più piena fedeltà a Dio e alla sua Chiesa. E’ la santità, infatti, il segreto dell’evangelizzazione e di ogni autentico rinnovamento pastorale.

Mentre assicuro il mio orante ricordo per ciascuno di voi, chiedo a voi di continuare a pregare per me, affinché possa espletare fedelmente il mio servizio alla Chiesa sino a quando il Signore vorrà. Ci accompagni e protegga Maria, Madre della Chiesa, e interceda per noi l’evangelista Luca, di cui oggi celebriamo la festa.

Con questi sentimenti, di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.





XXV ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE DEL PRANZO CON IL COLLEGIO CARDINALIZIO PRESSO LA DOMUS SANCTAE MARTHAE

18103
18 ottobre 2003




Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’Episcopato!

1. Conservo nell’animo il commosso ricordo della solenne Celebrazione eucaristica di giovedì scorso, che mi ha fatto rivivere quanto avvenne venticinque anni fa. Con gioia e gratitudine condivido con voi quest’agape fraterna. Si prolunga così l’esperienza di intensa comunione, vissuta nel corso dell’interessante convegno promosso dal Collegio cardinalizio.

Ringrazio di cuore ciascuno di voi, venerati Fratelli, per l’affettuosa vicinanza che mi testimoniate in ogni occasione. Il mio grazie va in modo particolare al Cardinale Segretario di Stato, che si è reso interprete dei comuni sentimenti, ed all’intero Collegio cardinalizio per il generoso dono presentatomi. Esso sarà destinato alle Comunità cristiane di Terra Santa, tanto duramente provate.

301 2. Continueremo ad incontrarci nei prossimi giorni, dapprima per la beatificazione di Madre Teresa e poi per il Concistoro. Sono giornate cariche di significato, che evidenziano l’unità e la vitalità della Chiesa.

Estendo il mio riconoscente pensiero al Direttore e al personale di questa accogliente e funzionale casa che ci ospita, come pure a quanti hanno preparato la nostra mensa.

3. Ancora una volta, grazie, grazie a tutti voi per la vostra presenza e per l’amore che nutrite verso la Chiesa. Quando rientrerete nelle vostre sedi, portate il mio saluto alla vostre Comunità ecclesiali e assicurate i vostri fedeli che il Papa vuole loro bene. Ringraziateli in modo speciale per le preghiere e per la vicinanza spirituale, che in questi giorni hanno dimostrato alla mia persona. Con grande affetto, imparto ora a voi e alle vostre Comunità la mia Benedizione.



SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLO SPETTACOLO DI FUOCHI PIROTECNICI


OFFERTO DALLA CITTÀ DI ROMA


PER IL 25° ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO


Domenica 19 ottobre 2003




"Lo spettacolo di fuochi artificiali è stato molto bello.

Ringrazio il Sindaco di Roma per questa iniziativa.

Ringrazio in particolare te, amata città di Roma,
per il messaggio di affetto
che anche in questo modo
hai voluto inviarmi.

Che il Signore benedica te e tutti i tuoi abitanti!
302 A tutti l'augurio di una buona serata".

BEATIFICAZIONE DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE


Lunedì 20 ottobre 2003




Venerati Fratelli nell’Episcopato,
cari Missionari e Missionarie della Carità,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Vi saluto cordialmente e con gioia mi unisco al vostro rendimento di grazie a Dio per la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. A lei ero legato da grande stima e sincero affetto. Per questo sono particolarmente lieto di trovarmi con voi, sue figlie e suoi figli spirituali. Saluto in modo speciale Suor Nirmala, ricordando il giorno in cui Madre Teresa venne a Roma per presentarmela personalmente. Estendo il mio pensiero a tutte le persone che compongono la grande famiglia spirituale di questa nuova Beata.

2. “Missionaria della Carità: questo è stata Madre Teresa, di nome e di fatto”. Con commozione ripeto oggi queste parole, che ebbi a pronunciare all’indomani della sua morte (Angelus del 7/9/1997).

Anzitutto, missionaria. Non c’è dubbio che la nuova Beata sia stata una delle più grandi missionarie del secolo XX. Di questa donna semplice, proveniente da una delle zone più povere d’Europa, il Signore ha fatto uno strumento eletto (cfr Ac 9,15) per annunciare il Vangelo a tutto il mondo non con la predicazione, ma con quotidiani gesti d’amore verso i più poveri. Missionaria col linguaggio più universale: quello della carità senza limiti ed esclusioni, senza preferenze se non verso i più abbandonati.

Missionaria della carità. Missionaria di Dio che è carità, che predilige i piccoli e gli umili, che si china sull’uomo ferito nel corpo e nello spirito e versa sulle sue piaghe “l’olio della consolazione e il vino della speranza”. Dio ha fatto questo nella Persona del suo Figlio fatto uomo, Gesù Cristo, buon Samaritano dell’umanità. Egli continua a farlo nella Chiesa, specialmente attraverso i Santi della carità. Madre Teresa brilla in modo speciale in questa schiera.

3. Where did Mother Teresa find the strength to place herself completely at the service of others? She found it in prayer and in the silent contemplation of Jesus Christ, his Holy Face, his Sacred Heart. She herself said as much: «The fruit of silence is prayer; the fruit of prayer is faith; the fruit of faith is love; the fruit of love is service; the fruit of service is peace». Peace, even at the side of the dying, even in nations at war, even in the face of attacks and hostile criticism. It was prayer that filled her heart with Christ’s own peace and enabled her to radiate that peace to others.

4. A missionary of charity, a missionary of peace, a missionary of life. Mother Teresa was all these. She always spoke out in defence of human life, even when her message was unwelcome. Mother Teresa’s whole existence was a hymn to life. Her daily encounters with death, leprosy, AIDS and every kind of human suffering made her a forceful witness to the Gospel of Life. Her very smile was a «yes» to life, a joyful «yes», born of profound faith and love, a «yes» purified in the crucible of suffering. She renewed that «yes» each morning, in union with Mary, at the foot of Christ’s Cross. The «thirst» of the crucified Jesus became Mother Teresa’s own thirst and the inspiration of her path of holiness.

303 Traduzione italiana del discorso pronunciato in lingua inglese:

[3. Dove ha trovato, Madre Teresa, la forza per porsi completamente al servizio degli altri? L'ha trovata nella preghiera e nella contemplazione silenziosa di Gesù Cristo, del suo Santo Volto, del suo Sacro Cuore. Lo ha detto lei stessa: "Il frutto del silenzio è la preghiera; il frutto della preghiera è la fede; il frutto della fede è l'amore; il frutto dell'amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace". La pace, anche al fianco dei morenti, anche nelle nazioni in guerra, anche dinanzi agli attacchi e alle critiche ostili. Era una preghiera che riempiva il suo cuore della pace di Cristo e le consentiva di irradiare tale pace agli altri.

4. Missionaria della carità, missionaria della pace, missionaria della vita. Madre Teresa era tutte queste cose. Si pronunciava sempre a difesa della vita umana, anche quando il suo messaggio non era gradito. L'intera esistenza di Madre Teresa è stata un inno alla vita. I suoi incontri quotidiani con la morte, la lebbra, l'Aids e ogni genere di sofferenza umana l'hanno resa una valida testimone del Vangelo della Vita. Perfino il suo sorriso era un "sì" alla vita, un "sì" gioioso, nato dalla fede e dall'amore profondi, un "sì" purificato nel crogiolo della sofferenza. Ella rinnovava questo "sì" ogni mattina, in unione con Maria, ai piedi della Croce di Cristo. La "sete" di Gesù crocifisso è divenuta la sete di Madre Teresa stessa e l'ispirazione del suo cammino di santità.]

5. Teresa di Calcutta è stata realmente Madre. Madre dei poveri, madre dei bambini. Madre di tante ragazze e tanti giovani che l’hanno avuta come guida spirituale e ne hanno condiviso la missione. Da un piccolo seme, il Signore ha fatto crescere un albero grande e ricco di frutti (cfr
Mt 13,31-32). E proprio voi, figlie e figli di Madre Teresa, siete i segni più eloquenti di questa profetica fecondità. Conservate inalterato il suo carisma e seguite i suoi esempi, e lei dal Cielo non mancherà di sostenervi nel cammino quotidiano.

Il messaggio di Madre Teresa, ora più che mai, appare però come un invito rivolto a tutti. L’intera sua esistenza ci ricorda che essere cristiani significa essere testimoni della carità.Ecco la consegna della nuova Beata. Facendo eco alle sue parole, esorto ciascuno a seguire con generosità e coraggio i passi di questa autentica discepola di Cristo. Sulla strada della carità Madre Teresa cammina al vostro fianco.

Di cuore imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.




AGLI EMINENTISSIMI SIGNORI CARDINALI


CREATI NEL CONCISTORO DEL 21 OTTOBRE


CON I FAMILIARI ED I FEDELI CONVENUTI A ROMA


Giovedì, 23 ottobre 2003


Venerati Fratelli Cardinali,
carissimi Fratelli e Sorelle!

Dopo le solenni celebrazioni di martedì scorso e di ieri, sono lieto di incontrarvi anche quest’oggi.

Saluto innanzitutto voi, venerati Cardinali italiani. Insieme con voi, desidero salutare i vostri familiari, amici e condiocesani, che vi fanno corona. Sono certo che essi continueranno a seguirvi con la preghiera e con il loro affettuoso sostegno.

304 Je salue avec affection les nouveaux Cardinaux de langue française et les pèlerins francophones venus les entourer à l’occasion du Consistoire de leur création. À tous, j’accorde ma Bénédiction.

I greet the new English-speaking Cardinals with the pilgrims who have accompanied them to Rome. May your time in the City of the Apostles confirm you in faith, hope and love. I cordially bless all of you.

Saludo afectuosamente a los nuevos Cardenales de lengua española, así como a quienes les acompañan. Bendigo a todos de corazón.

Saúdo com afeto o novo Cardeal da Arquidiocese do Rio de Janeiro e os peregrinos do Brasil que o acompanham. Sobre todos desça a minha Bênção.

Serdecznie pozdrawiam ksiezy sercanów i wszystkich, którzy w tych dniach towarzysza kardynalowi Stanislawowi. Razem z wami dziekuje Bogu, ze dane mi bylo obdarzyc ta godnoscia gorliwego kaplana, wybitnego uczonego i wiernego przyjaciela. Prosze Boga o blogoslawienstwo dla niego i dla was wszystkich.

[Saluto cordialmente i Padri dehoniani e tutti coloro che in questi giorni accompagnano il Card. Stanislaw. Insieme a voi ringrazio Dio che ho potuto conferire questa dignità ad uno zelante sacerdote, noto scienziato e fedele amico. Chiedo a Dio la benedizione per lui e per voi tutti.]

2. Venerati e cari Fratelli! Nel rinnovarvi il mio fraterno saluto e il mio fervido augurio per la missione che vi è stata affidata a servizio di tutta la Chiesa, desidero affidare le vostre persone e il vostro ministero alla celeste protezione della Vergine Santa. Intercedano per voi anche i santi Pietro e Paolo.

Con questi sentimenti, di cuore rinnovo la mia Benedizione a voi e a quanti vi circondano con gioia ed affetto, come anche a tutti coloro che incontrerete nel vostro ministero pastorale.




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DI INGHILTERRA E GALLES


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Giovedì, 23 ottobre 2003




Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

305 1. "Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2). Con queste parole di saluto, vi porgo un cordiale benvenuto, Vescovi dell'Inghilterra e del Galles.

Ringrazio il Cardinale Murphy-O'Connor per i buoni auspici e i gentili sentimenti espressi a vostro nome. Li ricambio cordialmente e vi assicuro delle mie preghiere per voi e per le persone affidate alla vostra cura pastorale. Venendo a "consultare Cefa" (Ga 1,18), voi rafforzate nella fede, nella speranza e nella carità i vostri vincoli di comunione con il Vescovo di Roma. La vostra prima visita ad Limina Apostolorum in questo nuovo millennio è un'occasione per affermare il vostro impegno a rendere il volto di Cristo sempre più visibile nella Chiesa e nella società, attraverso una testimonianza costante del Vangelo che è Gesù Cristo stesso (cfr Ecclesia in Europa, n. 6).

2. L'Inghilterra e il Galles, pur essendo pregni di una ricca eredità cristiana, oggi si trovano di fronte all'avanzare pervasivo del secolarismo. Alla base di questa situazione vi è il tentativo di promuovere una visione dell'umanità distaccata da Dio e lontana da Cristo. È questa una mentalità che esagera l'individualismo, che rompe il legame fondamentale tra libertà e verità e che, di conseguenza, distrugge i vincoli reciproci che definiscono la vita sociale. Questa perdita del senso di Dio viene spesso sentita come un "abbandono dell'uomo" (cfr Ibidem, n. 9). La disgregazione sociale, le minacce alla vita familiare, i brutti spettri dell'intolleranza razziale e della guerra, fanno sì che molti uomini e donne, e soprattutto i giovani, si sentano disorientati e talvolta perfino privi di speranza. Pertanto, non è solo la Chiesa a riscontrare gli effetti preoccupanti del secolarismo, ma anche la vita civica.

Gesù Cristo, vivo nella sua Chiesa, ci permette di superare le perplessità del nostro tempo. Come Vescovi siamo chiamati a rimanere vigili nel nostro dovere di proclamare con chiara e ardente certezza che Gesù Cristo è la fonte della speranza, una speranza che non delude (cfr Rm 5,5). I fedeli in Inghilterra e in Galles guardano a voi con grandi aspettative perché predichiate e insegniate il Vangelo che disperde il buio e illumina il cammino della vita. La proclamazione quotidiana del Vangelo e una vita di santità sono la vocazione della Chiesa in ogni tempo e luogo.

Questo mandato, che esprime l'identità più profonda della Chiesa, esige la massima sollecitudine. I fenomeni del secolarismo e della diffusa indifferenza religiosa, la diminuzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, come pure le grandi difficoltà sperimentate dai genitori nei loro tentativi di catechizzare i propri figli, testimoniano l'urgente necessità che i Vescovi abbraccino la loro missione fondamentale di essere autentici e autorevoli annunciatori della Parola (cfr Pastores gregis, n. 29). Perché questo avvenga, i Vescovi, chiamati da Cristo a essere insegnanti della verità, "devono promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune a tutta la chiesa" (Lumen gentium LG 23). È con la fedeltà al Magistero ordinario della Chiesa, con la stretta adesione alla disciplina della Chiesa universale e con le dichiarazioni positive che istruiscono i fedeli in modo chiaro che il Vescovo salvaguarda il popolo di Dio da deviazioni e cedimenti e gli assicura la possibilità oggettiva di professare senza errore la fede autentica (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 890).

3. Cari Fratelli, le vostre relazioni indicano chiaramente che avete preso a cuore la mia profonda convinzione che il nuovo millennio esige un "rinnovato slancio nella vita cristiana" (Novo Millennio ineunte NM 29). Se la Chiesa vuole placare la sete degli uomini e delle donne di verità e di valori autentici sui quali costruire la propria vita, non si può tralasciare nessuno sforzo per trovare iniziative pastorali efficaci per far conoscere Gesù.

In mezzo ai ripetuti impulsi di divisione, sospetto e ostilità, la grande sfida che dobbiamo affrontare è quella di fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione (cfr Ibidem, n. 43), riconoscendo che essa è "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Lumen gentium LG 4). Pertanto, è molto importante che i programmi di catechesi e di educazione religiosa da voi introdotti continuino a rendere più profondi, nei fedeli, la comprensione e l'amore di Cristo e della sua Chiesa. La pedagogia autentica della preghiera, la catechesi convincente sul significato della liturgia e sull'importanza dell'Eucaristia domenicale e la promozione della pratica frequente del Sacramento della Riconciliazione (cfr Congregazione per il Clero, Istruzione Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale, n. 27) potranno essere di grande aiuto per conseguire questo fine pastorale e per accendere nel cuore della vostra gente la gioia e la pace che derivano dalla partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.

4. Fondamentale per il successo dei vostri programmi di rinnovamento pastorale è il ruolo del ministero sacerdotale. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti umili e santi, il cui cammino di conversione quotidiano ispiri l'intero popolo di Dio alla santità alla quale è chiamato (cfr Lumen gentium LG 9). Saldamente radicato in un rapporto personale di profonda comunione e amicizia con Gesù il Buon Pastore, il sacerdote non solo troverà la santificazione per se stesso, ma diventerà un modello di santità per la gente che è chiamato a servire. Assicurate ai vostri sacerdoti che i fedeli cristiani, e anche la società nel suo insieme, dipendono da loro e sono loro molto riconoscenti. Sono fiducioso che a questo riguardo mostrerete loro il vostro particolare affetto, accompagnandoli come padri e fratelli in tutte le fasi della loro vita ministeriale (cfr Pastores gregis, n. 47).

Similmente, i sacerdoti religiosi, i frati e le suore devono essere incoraggiati mentre cercano di arricchire la comunione ecclesiale attraverso la loro presenza cooperativa e il loro ministero nelle vostre Diocesi. Come dono alla Chiesa, la vita consacrata è al centro della stessa, manifestando la profonda bellezza della vocazione cristiana all'amore altruista e sacrificale. I vostri tentativi recenti di promuovere una "cultura della vocazione" certamente diverranno un segno gradito della ricchezza dei diversi stati della vita ecclesiastica, che esistono insieme "perché il mondo creda" (Jn 17,21).

Come priorità nella vostra risposta all'appello per una nuova evangelizzazione, sono lieto di apprendere dei vostri sforzi decisi per apportare ulteriore energia al ministero dei giovani. La crescita di gruppi come "Youth 2000" e lo sviluppo di programmi di cappellanato universitario sono una testimonianza del desiderio di molti giovani di partecipare alla vita della Chiesa. Come ministri di speranza, i Vescovi devono costruire il futuro insieme a coloro ai quali il futuro è affidato (cfr Pastores gregis, n. 53). Offrite loro una formazione cristiana integrale e sfidateli a seguire Cristo. Scoprirete che il loro entusiasmo e la loro generosità sono esattamente ciò che occorre per promuovere uno spirito di rinnovamento non solo tra loro, ma in tutta la comunità cristiana.

5. L'evangelizzazione della cultura è un aspetto centrale della nuova evangelizzazione, poiché "al centro di ogni cultura sta l'atteggiamento che l'uomo assume davanti al mistero più grande: il mistero di Dio" (Centesimus annus CA 24). Come Vescovi, voi giustamente cercate di trovare modi perché alla verità di Dio venga data la giusta considerazione in ambito pubblico. A tale riguardo, riconosco il valido contributo delle vostre lettere pastorali e delle vostre dichiarazioni su questioni che interessano la vostra società. Vi esorto a continuare ad assicurare che tali dichiarazioni esprimano in modo pieno e chiaro tutto l'insieme dell'insegnamento del magistero della Chiesa. Particolare importanza ha la necessità di sostenere l'unicità del matrimonio come unione per tutta la vita tra un uomo e una donna, nella quale, come marito e moglie, essi partecipano all'amorevole opera di creazione di Dio. L'equiparazione del matrimonio con altre forme di convivenza, offusca la sacralità del matrimonio e viola il suo profondo valore nel disegno di Dio per gli uomini (cfr Familiaris consortio FC 3).

306 Non vi è alcun dubbio che uno dei principali fattori nella formazione della cultura attuale è rappresentato dai mezzi di comunicazione sociale. Il requisito morale fondamentale di qualsiasi comunicazione è che essa deve rispettare e servire la verità. I vostri sforzi per aiutare quanti lavorano in questo campo a esercitare la loro responsabilità sono encomiabili. Sebbene tali sforzi a volte possano incontrare qualche resistenza, vi incoraggio a cercare di lavorare insieme agli uomini e alle donne dei mezzi di comunicazione. Invitateli a unirsi a voi nell'abbattere le barriere della diffidenza e nel cercare di riunire i popoli nella comprensione e nel rispetto.

6. Infine, nel contesto dell'evangelizzazione della cultura, desidero esprimere il mio riconoscimento per il valido contributo dato dalle vostre scuole cattoliche, sia nell'arricchire la fede della comunità cattolica, sia nel promuovere l'eccellenza nella vita civica in generale. Riconoscendo i profondi cambiamenti relativi al mondo dell'educazione, incoraggio gli insegnanti, laici e religiosi, nella loro missione primaria di assicurare che quanti sono stati battezzati "prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto" (Gravissimum educationis
GE 2). Mentre l'educazione religiosa, il centro di ogni scuola cattolica, oggi, rappresenta una sfida e un onere per l'apostolato, vi sono anche molti segni del desiderio dei giovani di imparare la fede e di praticarla con vigore. Se questo risveglio nella fede deve crescere, occorrono insegnanti che abbiano una comprensione chiara e precisa della natura specifica e del ruolo dell'educazione cattolica.

Occorre che questa sia articolata a ogni livello se i nostri giovani e le loro famiglie devono sperimentare l'armonia tra la fede, la vita e la cultura (cfr Congregazione per l'Educazione cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella scuola, n. 6). A questo proposito, desidero rivolgere un appello speciale ai vostri religiosi affinché non abbandonino l'apostolato scolastico (cfr Pastores gregis, n. 53) e, anzi, rinnovino il loro impegno a servire anche le scuole situate nelle aree più povere. Nei luoghi in cui sono tante le cose che allontanano i giovani dal cammino della verità e della libertà autentica, la testimonianza dei consigli evangelici, da parte di una persona consacrata, è un dono insostituibile.

7. Cari Fratelli, con affetto fraterno condivido con voi queste riflessioni, e vi assicuro delle mie preghiere mentre cercate di rendere il volto di Cristo sempre più riconoscibile nelle vostre comunità.

Il messaggio di speranza che voi proclamate non mancherà di suscitare nuovo fervore e un rinnovato impegno alla vita cristiana. Uniti nel nostro amore del Signore e ispirati dall'esempio di Madre Teresa di Calcutta, da poco beatificata, procediamo nella speranza! Con questi sentimenti vi affido a Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, affinché vi sostenga nella vostra saggezza pastorale, vi rafforzi nella fortezza e accenda nei vostri cuori l'amore e la compassione. A voi e ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai fedeli laici delle vostre Diocesi, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica.


AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA


IN OCCASIONE DEL IV CENTENARIO


DELLA NASCITA DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO


Sabato, 25 ottobre 2003


Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi, convenuti a Roma in occasione delle solenni celebrazioni per il quarto centenario della nascita di san Giuseppe da Copertino. Saluto innanzitutto i cari Frati Minori Conventuali, accompagnati dal loro Ministro Generale, P. Joachim Giermek, che ringrazio per le cortesi parole rivoltemi a nome di tutti i presenti. Uno speciale pensiero va al Cardinale Sergio Sebastiani e ai Pastori delle Comunità ecclesiali che prendono parte all’odierno pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli. Saluto infine voi, carissimi pellegrini giunti dalla Puglia, dall’Umbria e dalle Marche, luoghi particolarmente legati al passaggio terreno e alla memoria del "Santo dei voli".

Come indicavo nel Messaggio pubblicato nel febbraio scorso, Giuseppe da Copertino continua ad essere un Santo di straordinaria attualità, perché "spiritualmente vicino agli uomini del nostro tempo", ai quali insegna "a percorrere la strada che conduce ad una santità ‘feriale’, contrassegnata dal compimento fedele del proprio quotidiano dovere" (n. 9).

2. San Giuseppe, infatti, è innanzitutto maestro di preghiera. Al centro della sua giornata stava la celebrazione della Santa Messa, a cui seguivano lunghe ore di adorazione dinanzi al tabernacolo. Secondo la più genuina tradizione francescana, egli si sentiva affascinato e commosso dai misteri dell’Incarnazione e della Passione del Signore. San Giuseppe da Copertino ha vissuto in intima unione con lo Spirito Santo; era interamente posseduto dallo Spirito, dal quale apprendeva le cose di Dio per tradurle poi in linguaggio semplice e a tutti comprensibile. Coloro che lo incontravano ascoltavano volentieri le sue parole perché, come tramandano i biografi, pur essendo ignorante di lingua e zoppicante di calligrafia, quando parlava di Dio si trasformava.

3. In secondo luogo, il Santo copertinese continua a parlare ai giovani e, in particolare, agli studenti, che lo venerano come loro patrono. Egli li spinge ad innamorarsi del Vangelo, a "prendere il largo" nel vasto oceano del mondo e della storia, rimanendo saldamente ancorati alla contemplazione del Volto di Cristo.

307 Il mio auspicio è che voi, cari giovani e studenti, come pure voi, che operate nell’ambito culturale e formativo, seguiate l’esempio di san Giuseppe, impegnandovi a coniugare la sapienza della fede con il metodo rigoroso della scienza, affinché il sapere umano, sempre aperto alla trascendenza, proceda sicuro verso una conoscenza della verità sempre più piena.

4. San Giuseppe da Copertino rifulge infine come esemplare modello di santità per i suoi confratelli dell'Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali. La costante tensione per appartenere solo a Cristo fa di lui un’icona del frate "minore", che, alla scuola del Poverello d'Assisi, assume il Cristo come centro dell’intera propria esistenza. Diventa eloquente il suo deciso impegno per riportare costantemente il cuore verso Dio, perché nulla lo separi dal "suo" Gesù, amato sopra ogni cosa e ogni persona.

La testimonianza di questo grande Santo, che risplende di luce singolare in questa ricorrenza centenaria, costituisce un incoraggiante messaggio di vita evangelica. Per quanti hanno abbracciato gli ideali della vita di consacrazione, egli rappresenta un forte richiamo a vivere protesi sempre verso i valori dello spirito, totalmente consacrati al Signore e ad un necessario servizio di carità verso i fratelli.

5. Come tutti i Santi, Giuseppe da Copertino non passa di moda! A quattro secoli di distanza, la sua testimonianza continua a rappresentare per tutti un invito a essere santi. Anche se appartiene ad un’epoca per certi aspetti assai diversa dalla nostra, egli addita un itinerario di spiritualità valido per ogni tempo; ricorda il primato di Dio, la necessità della preghiera e della contemplazione, l'ardente e fiduciosa adesione a Cristo, l’impegno dell’annuncio missionario, l’amore alla Croce.

Mentre rinnovo l’auspicio che le celebrazioni centenarie contribuiscano a far meglio conoscere il "Santo dei voli", invoco su quanti le hanno promosse e vi prendono parte la celeste protezione della Vergine Maria.

Con questi sentimenti e voti, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, qui presenti, alle vostre Comunità ed ai tanti devoti del Santo da Copertino dell’Italia e del mondo.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO COMITATO


DI SCIENZE STORICHE IN OCCASIONE


DEL XIV CENTENARIO DI SAN GREGORIO MAGNO


Al Reverendissimo Signore
Mons. WALTER BRANDMÜLLER
Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche

1. In vista del l4° centenario della morte del mio predecessore, san Gregorio Magno, l'Accademia Nazionale dei Lincei e il Pontificio Comitato di Scienze Storiche intendono insieme far memoria di questa eminente figura di successore di Pietro, a cui è stato giustamente riservato l’appellativo di "Grande". Rievocando personaggi ed eventi del passato che hanno lasciato un’impronta significativa nel loro tempo, la storiografia rende un valido servizio alle future generazioni, perché pone in luce modelli umani portatori di valori universali, validi - come tali - per ogni epoca. E' il caso di san Gregorio Magno, della cui personalità voglio qui sottolineare almeno alcuni aspetti che ritengo particolarmente rilevanti.

2. Figlio di antica famiglia romana da lungo tempo cristiana, Gregorio, grazie all'atmosfera della casa paterna e alla formazione scolastica ricevuta, poté familiarizzare con il patrimonio delle scienze e della letteratura antica.

308 Attento ricercatore della verità, intuì che il patrimonio dell'antichità classica, oltre che di quella cristiana, costituiva una preziosa base per ogni successivo sviluppo scientifico e umano. E’ intuizione, questa, che conserva anche oggi tutto il suo valore in vista del futuro dell'umanità e soprattutto dell'Europa. Non si può, infatti, costruire l’avvenire prescindendo dal passato. Ecco perché in svariate occasioni ho esortato le Autorità competenti a valorizzare appieno le ricche "radici" classiche e cristiane della civiltà europea, per tramandarne la linfa alle nuove generazioni.

Altra caratteristica significativa di san Gregorio Magno fu il suo impegno nel porre in luce il primato della persona umana, considerata non solo nella sua dimensione fisica, psicologica e sociale, ma anche nel costante riferimento al suo destino eterno. E’ verità, questa, alla quale il mondo di oggi deve tornare a farsi maggiormente attento, se vuole costruire un mondo più rispettoso delle molteplici esigenze di ogni essere umano.

3. Non raramente san Gregorio Magno viene chiamato "l'ultimo dei Romani". Egli fu, infatti, profondamente radicato nell'Urbe, nel suo popolo, nelle sue tradizioni. Come Sommo Pontefice ebbe sempre di mira tutto l'Orbis Romanus. Si interessò non solo alla parte orientale dell'Impero Romano, Bisanzio, che ben conosceva data la sua lunga permanenza a Costantinopoli, ma estese la sua cura pastorale alla Hispania, alla Gallia, alla Germania ed alla Britannia, facenti parte, allora, dell'Impero Romano.

Motivato da un esemplare zelo per la diffusione del Vangelo, promosse un'intensa attività missionaria, nella quale trovava espressione una romanità purificata ed ispirata al Vangelo; una romanità cristiana, non più protesa all’affermazione di un potere politico, ma desiderosa di diffondere il messaggio salvifico di Cristo a tutti i popoli.

Questo atteggiamento interiore del grande Pontefice emerge nelle direttive che si premurò di impartire all'abate Agostino, inviato in Britannia: a lui egli richiese esplicitamente di rispettare i costumi di quei popoli, purché non in contrasto con la fede cristiana. In tal modo, Gregorio Magno, oltre a coltivare l’ansia missionaria inerente al suo ministero, recava un decisivo contributo ad un’armoniosa integrazione dei diversi popoli della cristianità occidentale.

La testimonianza di questo illustre Pontefice, pertanto, rimane come esempio anche per noi, cristiani di oggi, che abbiamo da poco varcato la soglia del terzo millennio, e guardiamo con fiducia al futuro. Per costruire un avvenire sereno e solidale, converrà volgere lo sguardo a questo autentico discepolo di Cristo e seguirne l’insegnamento, riproponendo con coraggio al mondo contemporaneo il messaggio salvifico del Vangelo. In Cristo, infatti, e in Lui soltanto l’uomo di ogni epoca può trovare il segreto della piena realizzazione delle sue più essenziali aspirazioni.

Auspico di cuore che anche voi, illustri Professori, grazie ad una fruttuosa collaborazione tra il Pontificio Comitato di Scienze Storiche e l’Accademia dei Lincei, approfondendo il pensiero e l'operato del grande Pontefice, possiate offrire il vostro significativo contributo alla costruzione d’una nuova civiltà, veramente degna dell’uomo.

Con tali sentimenti, mentre assicuro un ricordo nella preghiera, di cuore tutti vi benedico.

Dal Vaticano, 22 ottobre 2003


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